Mondiale lontano. Longo Borghini firma il tris all’Emilia

02.10.2022
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Australia punto e a capo. Giro dell’Emilia punto esclamativo. Elisa Longo Borghini dimentica il mondiale nella migliore maniera possibile trionfando in cima al santuario di San Luca con un’azione di forza sulla terribile erta finale. Una stoccata che si aspettavano in tanti, che le è valso il terzo sigillo nella classica bolognese ed il 45° successo in carriera.

La 30enne ossolana della Trek-Segafredo sugli ultimi duemila metri ha dimostrato di aver smaltito le scorie sia del fuso orario sia della prova iridata. Già al mattino era parsa serena. Ha voltato pagina anche se avrebbe voluto condividere alcuni momenti con suo fidanzato.

«Jacopo (Mosca, ndr) ora sta correndo in Croazia – racconta Longo Borghini – e non lo vedo dal 31 agosto. Naturalmente mi avrebbe fatto piacere averlo vicino, ma mi ha confortato a distanza. Alla fine però bisogna anche imparare ad affrontare le cose da soli e cercare di andare avanti lo stesso. Non è morto nessuno, è stato solo un mondiale andato un po’ storto e basta. In ogni caso c’è la possibilità di recuperare nei prossimi anni».

Le Elise della Trek-Segafredo. Per Balsamo la prima gara con la maglia tricolore. Per Longo Borghini il tris a San Luca.
Le Elise della Trek-Segafredo. Per Balsamo la prima gara con la maglia tricolore. Per Longo Borghini il tris a San Luca.

Sempre prima della partenza Elisa era intenta a scherzare con la sua amica-compagna Balsamo, che sfoggiava per la prima volta in corsa la livrea tricolore.

«All’Australia non voglio più pensare. Oggi non sarà una necessariamente una giornata per il riscatto – proseguiva la scalatrice – sarà solo una giornata da correre, da godere al massimo per divertirsi e avviarsi verso la fine della stagione».

Così è stato. Al traguardo esulta alzando un braccio al cielo con un’espressione tirata e sinonimo dello sforzo appena compiuto. Dietro di lei non possono fare nulla la combattiva statunitense Veronica Ewers ed una splendida Sofia Bertizzolo, sua compagna di nazionale. «Tra me e Sofia c’è grande rispetto. Lei ha lavorato molto per me al mondiale. Oggi voleva giocarsi le sue carte, però io ho giocato le mie».

Il podio del Giro dell’Emilia Donne. Longo Borghini tra la statunitense Veronica Ewers e Sofia Bertizzolo
Il podio del Giro dell’Emilia Donne. Longo Borghini tra la statunitense Veronica Ewers e Sofia Bertizzolo

Nuove gare

Il sorriso resta sul volto di Longo Borghini anche quando le sue compagne – attardate – si complimentano con lei tra il rituale delle premiazioni e della mixed zone.

«Sì lo so, a volte sono un po’ musona, ma ora posso godermi questo momento. E’ sempre bello vincere in Italia. Queste sono le corse che mi piacciono particolarmente, in cui ti senti un po’ a casa ed è sempre bello parteciparvi.

«Sinceramente – prosegue, facendo una considerazione sulle gare femminili – spero che nei prossimi anni il livello del Giro dell’Emilia possa salire perché è veramente bello. E sarebbe anche bello fare due volte il San Luca. Sarebbe più spettacolare per chi ci viene a vedere. Potrebbe diventare una bellissima classica d’autunno. Fare 120 chilometri non sarebbe un problema per noi. Come ho già detto durante il Giro Donne, mi piacerebbe tantissimo il Lombardia femminile. Nel 2016 ho avuto l’occasione di seguirlo in auto e mi ha affascinato tantissimo. Lanciamo un appello affinché lo possano organizzare».

Un finale all’insù e a denti stretti. Ewers e Bertizzolo stanno per cedere all’attacco di Longo Borghini
Un finale all’insù e a denti stretti. Ewers e Bertizzolo stanno per cedere all’attacco di Longo Borghini

Tris emiliano

In nove edizioni Longo Borghini ha iscritto il suo nome sull’albo d’oro del Giro dell’Emilia per tre volte. «Dalla prima volta ad oggi – ricorda – è cambiata la maglia di club. E la mia età, sono più grande di sette anni. Però è cresciuta anche la mia qualità. Spero di essere come il vino che invecchiando migliora. La prima l’ho vinta con la maglia della nazionale nel 2015 dopo il mondiale di Richmond, in cui avevo fatto quarta. E quella gara l’avevamo presa più come una festa.

«L’anno successivo l’ho corsa con il mio team di allora (Wiggle High5, ndr). Siamo state compatte, c’era stata una bella lead-out. Nel finale avevo fatto una volata molto simile a questa. E quest’anno avete visto com’è andata. Segreti per vincere? Forse non partire troppo lunga quando sei in un gruppetto. Questa è una salita particolare perché ha dei pezzi molto duri poi spiana.»

La Trek-Segafredo al via del Giro dell’Emilia
La Trek-Segafredo al via del Giro dell’Emilia

Relax dietro l’angolo

Il 2022 ormai sta arrivando ai titoli di coda. Per Longo Borghini ci sono ancora alcuni impegni da onorare al massimo prima di pensare alle vacanze.

«Martedì – conclude – correrò la Tre Valli Varesine e poi il Tour de Romandie (dal 7 al 9 ottobre, ndr). Quest’ultima è una gara che sento abbastanza visto che è piuttosto vicina a casa mia. In ogni caso andrò ad entrambe senza particolari pressioni o ossessioni di risultato, anche se vorremmo replicare la bella giornata all’Emilia.

«Per il resto la stagione è stata molto impegnativa. Luglio è stato di fuoco. Poi Vuelta e mondiale senza troppo respiro. Abbiamo fatto tanti viaggi e vorrei iniziare a riposarmi. Comunque manca poco. Tra fine ottobre e inizio novembre Jacopo ed io andremo a La Reunion (isola francese nell’Oceano Indiano, ndr). Sì, è un posto romantico, ma l’ho scelto più che altro perché è avventuroso».

Mondiale e dintorni: con Sangalli nel primo anno da cittì

28.09.2022
5 min
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«A parte le junior, che comunque hanno portato a casa il quarto posto – dice Sangalli ragionando – in tutte le gare che abbiamo fatto finora è arrivata una medaglia, che sia d’oro, argento o bronzo. Quindi ci sono una continuità e un modo di lavorare che a me piace e piace alle ragazze, bene così. E volendo tornare al quarto posto della Pellegrini a Wollongong, se andiamo a vedere le prove di Nation’s Cup e gli europei, quelle che sono arrivate davanti erano sempre le stesse. Solo perché all’europeo non c’era Backstedt, sennò avrebbe vinto anche quello. Con una Ciabocco che fosse stata bene, avendone due davanti le cose un po’ cambiavano. Ma non ne farei un caso, perché davvero con le junior il risultato non deve essere un’ossessione».

Sola nel finale, la Pellegrini ha tirato fuori un ottimo quarto posto fra le junior
Sola nel finale, la Pellegrini ha tirato fuori un ottimo quarto posto fra le junior

Pochi giorni dopo la fine dei mondiali australiani, Paolo Sangalli si volta per le ultime considerazioni. Il bronzo di Silvia Persico è stato un risultato sperato e anche il frutto di un lavoro di programmazione iniziato con lei, come con tutte le altre, una volta avuto chiaro come fosse fatto il percorso. Il viaggio assieme a Bennati di metà giugno ha dato l’idea su cui lavorare.

Questo podio ci piace molto perché?

Soprattutto perché sul podio c’è una debuttante assoluta. Di base, non è venuta la corsa che ci aspettavamo. Fino a due giri dalla fine sì, perché l’obiettivo era di salvare la Balsamo non facendo troppo presto attacchi spropositati (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr). E invece già ai meno tre giri, Elisa era in difficoltà e abbiamo deciso di attaccare. Invece ci hanno anticipato e quindi la Longo si è infilata nel gruppetto delle cinque. Era un attacco per andare all’arrivo. In qualche modo l’obiettivo era rimanere in meno possibile e, una volta davanti, capire cosa succedesse dietro. Il massimo sarebbe stato avere davanti la Longo Borghini e dietro un gruppetto con la Persico, ma così non è stato. Questo è quello che avevamo pensato, però ci sono di mezzo anche le altre (sorride e allarga le braccia, ndr).

Secondo Sangalli, la delusione della Longo dipende anche dal fatto che col bagnato si scattasse a fatica
Secondo Sangalli, la delusione della Longo dipende anche dal fatto che col bagnato si scattasse a fatica
Pensavate che la Van Vleuten con quel gomito rotto potesse fare un numero del genere?

Ero sicuro che per la condizione che aveva non potesse attaccare sugli strappi e sulle salite, ma doveva solo difendersi. E’ stata brava. E’ stata tutta la sua esperienza, la forza che hai dopo 170 chilometri di poter fare quel numero. Tutte l’hanno vista, ma alla fine nessuna è riuscita a stopparla.

La dinamica del finale ha anticipato quella dei pro’, con il gruppo della Longo davanti che non si accorge del gruppo di Persico e Van Vleuten…

Anche secondo me la Longo non ha visto che era rientrata la Persico. Avessimo avuto le radio, avrei detto: «Occhio che arriva. Quando rientrate una parte e tira dritto». Però non ci sono. Io ho messo una postazione a metà strappo, una in cima, una a inizio discesa e ai meno 4, quindi una comunicazione c’è stata, ma non era diretta, immediata.

L’ottimo mondiale di Silvia Persico (qui con la Van Vleuten) viene da una buona programmazione
L’ottimo mondiale di Silvia Persico (qui con la Van Vleuten) viene da una buona programmazione
A un certo punto è stata chiara l’immagine delle azzurre in testa al gruppo.

Il tirare del secondo e terzo giro era per mantenere la velocità costante. Per non far andare via nessuno, quindi lo sforzo è stato anche relativo. Il tirare vero è stato per chiudere su Sarah Roy, dove Guazzini ha fatto vedere i cavalli che ha.

Come avete gestito la gara delle under 23?

Non era gestibile. La paura era che la Van Vleuten provasse a disfare il gruppo dall’inizio, ma non è stato così. Quando siamo entrati sul circuito, la Zanardi aveva solo il compito di stare il più avanti possibile. Ha fatto quello che ha potuto, invece Vittoria (Guazzini, ndr) l’ho considerata una titolare, non ho mai pensato a lei per fare la corsa delle under 23. Anche perché non era neanche adatta a lei. Insieme a Elena Cecchini ha fatto un grandissimo lavoro.

Quando si è trattato di inseguire Sarah Roy, Guazzini ha mostrato il motore di cui dispone
Quando si è trattato di inseguire Sarah Roy, Guazzini ha mostrato il motore di cui dispone
Proprio Elena ti ha ringraziato perché se avessi scelto in base alle vittorie probabilmente avresti portato un’altra al suo posto.

Una delle prime cose che ho detto è che i risultati certo sono importanti, ovvio che li guardo. Ma ci vuole anche qualcosa d’altro.

Pensavi a una Persico così solida?

Vi dico la verità, la cosa più bella di quest’anno è stata che ho programmato ogni cosa con loro, sia con le squadre straniere, sia con le italiane. Loro l’hanno sposato e le ragazze sono arrivate in condizione al momento giusto. Io non sono il loro preparatore, però ho condiviso la mia idea e loro l’hanno accettata.

Abbiamo visto una grande Bertizzolo…

A Sofia ho detto due mesi fa che se avesse seguito un determinato percorso, avrebbe fatto il mondiale. E credo che abbia fatto una delle gare più belle in nazionale. E anche Marta Bastianelli, anche se per lei non era il percorso più adatto, ha lavorato, si è difesa. Come fai a rinunciare a una ragazza così veloce, se poi trova il giorno giusto?

Soraya Paladin, riserva, dà le informazioni di corsa alla Bertizzolo in cima allo strappo. Senza radio, Sangalli si è organizzato così
Soraya Paladin, riserva, dà le informazioni di corsa alla Bertizzolo in cima allo strappo. Senza radio si fa così
Come fai?

Non rinunci. Non è che puoi andare con tutti centravanti o tutti difensori. Capito? Bisogna amalgamarla la squadra e io credo che avessimo le atlete per gestire ogni situazione. Poi di mezzo si sono messi la Van Vleuten e il meteo. Capisco l’amarezza della Longo dopo la gara. Ci teneva. E purtroppo per lei, la difficoltà di scattare sotto la pioggia su quel muro così ripido le ha fatto perdere incisività.

Programmazione. Condivisione degli obiettivi. Nessuna valutazione preconcetta. No stress, sulle grandi e sulle juniores. Il corso di Sangalli ha già dei tratti ben definiti. Ma se ti trovi fra i piedi un fenomeno come la Van Vleuten, a un certo punto puoi solo toglierti il cappello…

Per Longo e Balsamo, mondiale andato di traverso

26.09.2022
4 min
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Raramente ci era capitato di vedere la Longo così delusa. Quando Elisa arriva, ha lo sguardo mesto e il tono dimesso. Nel giro di pochi secondi, il suo mondiale ha cambiato faccia. E dalla speranza di arrivare da sola, si è ritrovata a remare nelle retrovie di una volata non sua. Il ricongiungimento che ha permesso a Silvia Persico di conquistare il bronzo e ad Annemiek Van Vleuten di vincere la corsa iridata ha privato Longo Borghini delle ultime chance di giocarsela. Difficile dire come sarebbe finita nella volata a cinque, ma neppure quello era lo scenario che aveva progettato. L’idea era di arrivare da sola, ma scattare con l’asfalto bagnato su quel muro così ripido ha reso impossibile fare vere accelerazioni.

«A un certo punto ho pensato di dover fare quella volata – dice – ci ho anche sperato sinceramente. Sono contenta perché alla fine l’Italia porta a casa un bel bronzo e questo è un bel successo di squadra, alla quale tengo molto. E’ ovvio, personalmente, sono un po’ dispiaciuta perché essere ripresa ai 500 metri dall’arrivo brucia sempre un po’, però l’importante è aver preso una medaglia».

Longo Borghini sul traguardo, sconfitta e triste, poi felice per il bronzo di Persico
Longo Borghini sul traguardo, sconfitta e triste, poi felice per il bronzo di Persico

Grazie alla squadra

L’attacco era previsto. Il piano di Sangalli si è realizzato quasi alla perfezione. Il difetto sta nel fatto che a vincere sia stata infine un’altra. Lo scenario vedeva la Longo andare via in salita con le 3-4 migliori e nel gruppetto alle sue spalle sarebbe dovuta entrare la Persico, pronta allo sprint in caso di ricongiungimento.

«Era tutto previsto – conferma Elisa – e sapevamo che Silvia stava molto bene. Ci tenevo molto a questo mondiale. E’ stata una stagione particolare, però è così. E’ il ciclismo e va benissimo così perché abbiamo una medaglia. Abbiamo corso veramente bene, io devo ringraziare le mie compagne e soprattutto nel finale Sofia Bertizzolo, ma tantissimo anche Vittoria Guazzini, Elena Cecchini. Tutte le mie compagne che hanno creduto tantissimo in me e spero di non averle deluse (in apertura l’abbraccio con Balsamo e Cecchini, ndr), ma credo che alla fine Silvia abbia salvato tutte e sono contenta per lei, perché quest’anno ha fatto una bellissima stagione».

Elisa Balsamo sapeva che la corsa sarebbe stata dura per lei, ma fino a due giri dalla fine era con le migliori
Elisa Balsamo sapeva che la corsa sarebbe stata dura per lei, ma fino a due giri dalla fine era con le migliori

Strappo fatale

Da un’Elisa all’altra, il mondiale dell’iridata uscente ha seguito la logica sperata fino a due giri e mezzo dalla fine. Nei giorni precedenti Balsamo è parsa concentratissima, dedita a curare ogni cosa nei minimi dettagli. Anche nel primo giorno di pioggia, mentre le compagne giravano sui rulli con apparente disinteresse, Elisa è subito parsa impegnata in una sessione di vero allenamento. Quando però si è resa conto di non riuscire a tenere sugli strappi, ha dato via libera alle compagne.

«La gara è venuta dura – racconta – ci sono anche queste giornate. L’ho capito nel penultimo giro, visto che non riuscivo a tenere il passo sullo strappo e ho capito che semplicemente non sarebbe stata la mia giornata. Succede».

Quando si è visto che Balsamo era in difficoltà, Cecchini ha fatto per lei ritmo regolare sulla salita
Quando si è visto che Balsamo era in difficoltà, Cecchini ha fatto per lei ritmo regolare sulla salita

Il freddo di colpo

Su questo percorso che ha visto al traguardo non già velocisti ma uomini e donne da classiche, la missione per Balsamo prometteva di essere impossibile. 

«Ero consapevole – conferma – del fatto che per me sarebbe stato duro. Avrei dovuto centrare una giornata davvero super e sperare magari di riuscire a rientrare da dietro e così non è stato. Silvia (Persico, ndr) comunque ha preso una medaglia, quindi penso che sia una cosa molto positiva. Diciamo che alla fine faceva freddo, quindi può essere che abbia anche condizionato la gara».

Ilaria Sanguineti alla Trek torna al servizio di Elisa Balsamo

26.09.2022
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«Yaya, non perderla mai di vista. Da adesso fino all’arrivo». Agli europei di Monaco, fuori dal pullman della nazionale prima della partenza, il cittì Paolo Sangalli aveva assegnato ad Ilaria Sanguineti il compito di fare da angelo custode ad Elisa Balsamo. Detto, fatto e medaglia d’argento dietro il totem Wiebes.

Un ruolo importante, quello ricoperto in azzurro dalla 28enne ligure, che diventerà fisso nelle prossime due stagioni. A partire dal 2023 Sanguineti passerà infatti dalla Valcar Travel&Service alla Trek-Segafredo per uno dei colpi di mercato più rilevanti. L’ufficialità è arrivata una settimana fa, anche se la notizia era sempre più nell’aria da inizio luglio. Anzi, inizialmente era stato divertente giocare con Ilaria ad “acqua o fuoco” mentre le chiedevamo conferma sulle prime voci sul suo trasferimento. Ora con lei ne possiamo parlare più serenamente…

Col successo alla Dwars door het Hageland Sanguineti ha rafforzato l’interesse della Trek-Segafredo
Col successo alla Dwars door het Hageland Sanguineti ha rafforzato l’interesse della Trek-Segafredo
Yaya innanzitutto, che sentimento provi nel lasciare la Valcar?

Naturalmente mi dispiace tanto. Siamo tutte tristi, io come le mie compagne che andremo via. C’è sempre stato un grande rapporto fra noi ragazze e lo staff. Con Valentino e il Capo (il presidente Villa e il team manager Davide Arzeni, ndr) mi sono sempre sentita come a casa, anche se con Davide ho un legame di amore-odio (dice scherzando, ndr) che mi mancherà. Però si stavano evolvendo un po’ di situazioni, era giunto il momento di fare delle scelte anche per me.

Raccontaci pure. Come è nato questo contatto?

Durante le classiche di primavera al Nord si sentiva parlare di alcune trattative e alcuni movimenti delle squadre per l’anno prossimo. Erano chiacchiere, anche noi della Valcar non ne eravamo esenti, visti i buoni risultati fatti. Tante mie compagne avevano ricevuto proposte, io no invece. Durante quelle trasferte loro dicevano che ci stavano riflettendo, che ne avevano già parlato con Arzeni e che avrebbero colto l’opportunità di andare nel WorldTour. Io invece, appunto, mi sono ritrovata a pensare se sarei rimasta, e con chi a quel punto, o se sarei dovuta andare anch’io. Ma non avevo ancora nessuna offerta.

Nel 2022 Sanguineti è stata preziosa per la nazionale. Ha pilotato Guarischi all’oro al Mediterraneo e Balsamo all’argento all’europeo
Nel 2022 Sanguineti è stata preziosa per la nazionale. Ha pilotato Guarischi all’oro al Mediterraneo e Balsamo all’argento all’europeo
Come si è evoluta la situazione?

Alla mia età se passano certi treni devi prenderli al volo. Anch’io ho parlato con Capo ma ho interpellato pure il mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr). Lui ha sondato il terreno in giro tra le squadre poi il vero interessamento generale su di me c’è stato l’11 giugno dopo la mia vittoria alla Dwars door het Hageland. Quando vinci è normale che ti cerchino. Dieci giorni dopo, al termine del Giro di Svizzera abbiamo avuto il contatto definitivo con la Trek-Segafredo. E da lì abbiamo trovato l’accordo.

Come hai reagito quando lo hai saputo?

Ero al telefono con Lorenzo che mi aveva chiamato per dirmi che aveva in mano l’ingaggio e che mancava solo il mio benestare. Ho avuto 10/15 secondi di silenzio totale. Lui pensava che fosse caduta la linea o che fossi svenuta (ride, ndr). Mi ha riformulato la domanda ed io gli ho risposto di sì senza nemmeno farlo finire, dicendogli che sarei andata alla Trek anche per portare le borracce. Non ho ancora realizzato questo trasferimento.

Cosa rappresenta per te?

E’ un sogno. Sono ancora fuori di testa. Non avrei mai pensato di arrivarci. Però, prima di tutto, mi devo chiedere se sarò all’altezza. E di conseguenza trovare le risposte in fretta. Penso che sarà contemporaneamente un punto di arrivo e di partenza. Punto di arrivo perché credo di averci messo del mio negli ultimi anni. Forse, facendo per una volta l’egoista io che non mi sono mai presa troppo in considerazione, penso di essermi meritata questo passaggio. Sarà però anche un punto di partenza perché per me inizierà una nuova carriera, ripartendo quasi da zero. Vado a fare le stesse cose che ho fatto finora ma più in grande. Avrò più responsabilità. Dovrò calarmi in un’altra realtà, ancor più professionale senza nulla togliere alla Valcar. Non cambierò il mio modo di essere ma so che dovrò essere più formale, soprattutto essendo l’ultima arrivata.

Cosa ti ha detto Elisa del tuo arrivo? Pensi che possa averci messo una buona parola?

Lei era più felice di me (confida sorridendo, ndr). Sicuramente avrà parlato bene di me come credo che abbiano contato le opinioni di Arzeni e del mio agente. Con Elisa siamo state assieme in Valcar per quattro anni e siamo diventate molto amiche tanto da avere un tatuaggio in comune con lei e Silvia Pollicini. Elisa in quel periodo ha imparato a fidarsi di me in gara e lo ha rivisto in nazionale. Per me è un onore essere il suo pesce-pilota. Amo fare quel lavoro e per lei sarà speciale. E poi Elisa ed io ci eravamo ripromesse che ci sarebbe piaciuto essere nuovamente compagne di squadre.

Yaya angelo custode di Elisa in nazionale all’europeo di Monaco. Sarà così anche nella Trek-Segafredo
Yaya angelo custode di Elisa in nazionale all’europeo di Monaco. Sarà così anche nella Trek-Segafredo
Visto il vostro rapporto, avrai più pressioni o sarai più serena nello svolgere il tuo ruolo?

Penso che possa essere un punto a nostro favore avere questa sintonia. Perché sarà più facile risolvere le eventuali incomprensioni o problemi che si possono creare nei finali di gara. Sono certa comunque che lei e l’altra Elisa (Longo Borghini, ndr) mi aiuteranno ad inserirmi in squadra e quindi avere meno problemi nelle varie tattiche.

Sanguineti che lancia Balsamo alla vittoria. Qual è la gara che vorresti che finisse così?

Ce l’ho già pronta. Il Giro delle Fiandre. Vincerlo così sarebbe un sogno davvero. Allargando il campo vi posso dire un’altra bella classica del Nord, tipo la Roubaix. Però, visto che non vedo l’ora di iniziare, vi dico che andrebbe anche la prima gara che faremo assieme.

Bronzini e l’altro mondiale in Australia, tra ricordi e consigli

23.09.2022
6 min
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L’ultima (ed unica) volta in cui si disputò il mondiale in Australia nel 2010, la nazionale italiana femminile fu protagonista di un piccolo capolavoro. Uguale a quello dell’anno prima e poi a quello seguente. Un periodo d’oro con quattro vittorie in cinque anni, contando anche il successo del 2007.

Dodici anni fa si correva a Geelong, vicino a Melbourne, e fu Giorgia Bronzini a vestirsi d’iride con una volata infinita. Infinita sia perché lanciata lunga dalla solita Marianne Vos ai 350 metri in leggera salita, sia perché quello della piacentina fu un trionfo inaspettato. Che poi nel 2011 a Copenaghen si sia replicato lo stesso identico finale è un altro discorso.

Bronzini portata in trionfo dalle sue compagne. Si riconosce Callovi, attuale assistente del cittì Sangalli
Bronzini portata in trionfo dalle sue compagne. Si riconosce Callovi, attuale assistente del cittì Sangalli

«Appena tagliata la linea del traguardo – ricorda divertita Bronzini – volevo simboleggiare un cuore con le mani ed invece è uscita una roba che sembrava un panino. Forse perché avevo fame!»

A parte quel simpatico episodio, alla diesse della Liv Racing Xstra abbiamo chiesto cosa ricorda di quella lunga trasferta e di conseguenza quali indicazioni sente di dare a due azzurre che conosce benissimo e che lotteranno per la maglia arcobaleno nella stessa prova di Wollongong. Elisa Balsamo tra le elite, che avrebbe voluto guidare in ammiraglia. E Silvia Zanardi sua concittadina tra le U23, categoria che per la prima volta nella storia assegnerà il titolo iridato.

Giorgia come fu l’avvicinamento a quel mondiale?

Eravamo arrivati in Australia circa due settimane prima della gara, che all’epoca si correva ad inizio ottobre. Avevamo smaltito bene il fuso orario. C’era freddo e ci allenavamo in calzamaglia e maglia a maniche lunghe. Qualche mese prima, quando ero stata a Melbourne in Coppa del Mondo per la pista, avevo fatto un bel sopralluogo al circuito. Ero quindi partita per fare la gregaria ed aiutare Tatiana e Noemi (rispettivamente Guderzo e Cantele, ndr) che l’anno prima avevano fatto prima e terza al mondiale di Mendrisio. Avevo la testa sgombra da qualsiasi tipo di pressione.

Leuven 2021. Bronzini si complimenta con Balsamo per il mondiale appena vinto. Fra loro c’è grande amicizia
Leuven 2021. Bronzini si complimenta con Balsamo per il mondiale appena vinto. Fra loro c’è grande amicizia
Non andò così però.

No, ma fino alla riunione della sera prima il ruolo doveva essere quello. Poi al mattino della gara, Dino (Salvoldi, il cittì di allora, ndr) ci disse che avremmo fatto la gara per me se a due giri dalla fine non fosse successo ancora nulla ed io non avessi lavorato per le compagne. Non ero molto convinta onestamente. Pensavo che ci sarebbe stata più battaglia. Invece andò via una fuga che non impensieriva nessuno e a due giri dal termine eravamo ancora tutte assieme. A quel punto scattò la bagarre e io non è che fossi messa tanto bene.

Ti riferisci a quegli ultimi strappi nel finale?

Sì esatto, soprattutto nell’ultima tornata. Ero rimasta un po’ staccata su quelle salitelle. Per fortuna mi aspettò Noemi, che mi riportò dentro al gruppo di testa, mentre Tatiana era rimasta davanti a rompere i cambi. In quei frangenti fu decisivo non perdere la testa e non agitarsi, anche perché nel frattempo avevano preso 10” di vantaggio Cooke e Arndt, mica due a caso. E mancavano pochissimi metri all’arrivo. Noemi e Tatiana hanno tirato a tutta per chiudere, dovevamo provarci. Alla fine è partita Marianne e sappiamo com’è andata a finire.

Zanardi (qui a Trento 2021) è concittadina di Bronzini. Sono cresciute nella stessa società, la Franco Zeppi di Piacenza
Zanardi (qui a Trento 2021) è concittadina di Bronzini. Sono cresciute nella stessa Franco Zeppi di Piacenza
Sulla base di questo finale, cosa ti senti di suggerire alle azzurre?

Di comunicare. Essere leali fra loro ed essere oneste con se stesse. Dire come si sta sia prima che durante la gara. Poi bisogna giocare anche sull’aspetto psicologico. Nel finale avere una ruota veloce è sempre una garanzia, perché il velocista fa sempre paura. E perché una sprinter sa tirare fuori quel 10 per cento in più degli altri anche se può sembrare affaticata.

E a Balsamo nello specifico?

Le direi che non deve vincere per forza, non deve sentire la tensione. Elisa un mondiale lo ha già vinto, in poche hanno fatto la doppietta consecutiva (le facciamo notare che lo dice senza considerare la sua, ndr). Ha ancora tanto tempo per farlo e rivincere. E non andare nel panico se nel finale fosse attardata come me allora. Avete presente Cittiglio quest’anno? Elisa scollinò staccata, ma grazie alla squadra tornò dentro e vinse in modo netto. In ogni caso la sua avversaria sarà la Vos, che nell’ultimo mese, dopo aver vinto quattro tappe al Tour of Scandinavia, si è nascosta e non ha più corso. Ma vi garantisco che non è andata in Australia a fare una gita scolastica. Non ho più parole per lei. La ammiro perché è sempre lì ai massimi livelli.

La prova su strada delle donne elite misura 164,3 chilometri: una distanza importante
A Zanardi cosa diresti invece?

Innanzitutto bisogna sapere quale sarà la tattica. Io credo che l’obiettivo dell’Italia sia vincere il titolo elite. D’istinto, da ex atleta della nazionale, se fossi una U23 probabilmente mi sacrificherei per la capitana. Anche perché sarei contenta di aver contribuito alla conquista della maglia iridata. Detto questo, a Silvia ripeterei quello che ho detto prima. Comunicare con Vittoria Guazzini, l’altra azzurra U23, sul come si sta. Poi, se sarà eventualmente più libera da compiti tattici, le direi di curare la ruota di Van Anrooij, la più accreditata per me tra le giovani. Comunque diventa difficile fare una corsa nella corsa.

Sarà sfida con l’Olanda come sempre oppure si inserirà qualche altra nazione?

C’è da capire intanto se la Van Vleuten recupererà dopo la brutta botta nella mixed relay e se non avrà riportato problemi al ginocchio. Senza quella caduta avrei detto che avrebbe potuto fare come in Yorkshire nel 2019, partendo già sulla lunga salita che ci sarà dopo 35 chilometri anche se poi ne mancherebbero altri 130. Annemiek è capace di tutto ma adesso è un’incognita. Comunque per me l’Olanda farà la gara per la Vos. Attenzione però alle outsider come Grace Brown che corre in casa ed è in forma. Mavi Garcia, Ludwig, Lippert, Kopecky e Faulkner potrebbero essere le altre da tenere d’occhio anche se le vedo in calando.

Maglia aperta e cuore improvvisato con le dita. Bronzini esulta incredula per il mondiale 2010
Maglia aperta e cuore improvvisato con le dita. Bronzini esulta incredula per il mondiale 2010
Un’ultima curiosità su Geelong. Tu facesti una volata con la zip a metà maglia. Qualcosa di poco aerodinamico se confrontato col ciclismo di adesso. Eppure non è passato un secolo…

Se è per quello io sono sempre stata allergica alle divise attillate (ride, ndr). E sono sempre stata poco attenta a certi dettagli. Adesso c’è chi inizia a stringersi gli scarpini a 10 chilometri dall’arrivo, io invece ho imparato a interpretare bene il potenziometro grazie a Longo Borghini che un giorno in allenamento me lo ha spiegato a dovere, anche a male parole (ride ancora, ndr). Quel giorno non riuscii a chiudere la zip perché dopo lo scollinamento ero a tutta e non avevo avuto tempo. Ma battute a parte, da quella maglia così larga che mi sventolava come una bandiera, noi donne iniziammo una sorta di crociata per avere lo stesso materiale che indossavano gli uomini.

Balsamo, l’ultimo bacio a Madrid e poi la valigia per Sydney

16.09.2022
4 min
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Elisa Balsamo, 24 anni, ha chiuso la valigia e per la prima volta da un anno, al suo interno non c’era la maglia iridata. Nel momento in cui leggerete questa parole, la campionessa del mondo in carica è in volo fra Malpensa e Abu Dhabi, da cui poi con gli altri azzurri spiccherà il volo verso Sydney.

La Vuelta è stata l’ultima corsa con la maglia iridata; un viaggio iniziato a Leuven il 25 settembre 2021
La Vuelta è stata l’ultima corsa con la maglia iridata; un viaggio iniziato a Leuven il 25 settembre 2021

«Diciamo che ha fatto abbastanza effetto – dice – non portare quella maglia. Mi consolo col fatto che è stato un anno veramente positivo. Però nel dubbio non ho riposto niente, chi lo sa come finisce la storia…».

Gli occhi puntati

Il percorso di Balsamo fino ai mondiali di Wollongong è passato per la Vuelta, con una vittoria di tappa che ha confermato la buona condizione. E anche se il mondiale, come ama ripetere, è sempre qualcosa di particolare, il senso di aver fatto il proprio dovere è una bella compagnia su cui appoggiarsi.

La prova su strada delle donne elite misura 164,3 chilometri: una distanza importante

«L’anno scorso – spiega – arrivai a Leuven con addosso la rabbia di voler risollevare una stagione difficile che non era andata come volevo (la delusione delle Olimpiadi fu davvero un duro colpo, ndr). Adesso invece arrivo dalla stagione più bella e sicuramente ho più occhi puntati addosso. L’anno scorso nessuno avrebbe creduto che fossi capace di vincere un mondiale, adesso magari a qualcuno potrebbe venire in mente. Perciò volo in Australia con l’idea di dare il massimo, ma senza mettermi troppe pressioni addosso».

Un mondiale aperto

Di sicuro questi mesi nella Trek-Segafredo hanno mostrato una Balsamo molto più solida e meno… velocista. La vittoria nel Trofeo Binda, che il suo tecnico Arzeni aveva teorizzato in anni non sospetti, ha iniziato a mostrare un’atleta completa che vincendo poi anche la Gand-Wevelgem e il campionato italiano, ha dimostrato di saper stringere i denti in salita. E poi di sapersi sempre fare giustizia con il suo sprint. Per questo il percorso nervoso di Wollongong – lungo 164,3 chilometri con tratto in linea, salita lunga e 5 giri del circuito – potrebbe non essere uno scoglio insormontabile.

Esperienza e buon umore: il 2022 di Balsamo alla Trek è stato un anno da incorniciare
Esperienza e buon umore: il 2022 di Balsamo alla Trek è stato un anno da incorniciare

«E’ un tracciato molto aperto – riflette – e dipenderà molto da come verrà affrontato. Potrebbe succedere che la Van Vleuten punti a tutta la salita lunga e che si ritrovino nel circuito finale in un piccolo gruppo selezionato, come anche che vada via una fuga più innocua e alla fine si rimescoli tutto. Sicuramente la Trek-Segafredo mi ha dato tanto. Avere compagne esperte come Elisa Longo Borghini, Lucinda Brand ed Ellen Van Dijk aiuta a crescere. Alla Valcar non c’erano, per cui sono soddisfatta di quello che ho fatto prima e anche molto della mia scelta successiva».

L’iride in gioco

In questo quadro di solidità, si inserisce anche il nuovo progetto azzurro di Paolo Sangalli, che ha ripreso il buono costruito negli ultimi anni da Salvoldi e ha portato dentro la sua flemma e la capacità di vivere vigilie e avvicinamenti meno pressanti.

Per favore, verrebbe da sorridere, qualcuno le dia una maglia: Elisa non ha mai indossato quella della Trek
Per favore, verrebbe da sorridere, qualcuno le dia una maglia: Elisa non ha mai indossato quella della Trek

«Abbiamo una bella squadra – dice Balsamo – con la sola pecca di Marta (Cavalli, ndr) che sconta ancora i postumi della caduta del Tour. Credo che saremo un bel gruppo, pronto a reagire alle situazioni della corsa. Sangalli sta cercando di darci tranquillità, non mette pressioni e questo lo apprezzo molto, perché preferisco lavorare concentrata seguendo il mio percorso. E comunque anche per lui sarà il primo mondiale, magari sarà emozionato. Quindi si va in Australia per rimettere in gioco la mia maglia iridata. Sicuramente mi ci sono affezionata, ma in ogni caso sono molto contenta di come siano andate le cose finora».

Un salto a Ornavasso, nel magico mondo di Elisa

04.09.2022
7 min
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La definizione che Elisa Longo Borghini dà di sé usando l’aggettivo “montagnina” si chiarisce di colpo quando l’autostrada esce dall’ultima galleria e atterra nella valle di Ornavasso. E’ la porta di un altro mondo. Silenzioso. Di pietra e legno. Con la gigantesca cava di marmo da cui fu estratto il marmo del Duomo di Milano che fora la montagna di fronte, a ribadire la solidità di queste pietre e di queste persone.

E’ un venerdì di gare in tutto il mondo. Al Simac Ladies Tour Anastasia Carbonari ha appena sperimentato la durezza dell’asfalto, invece la Val d’Ossola s’è fermata per qualche ora in onore della sua campionessa.

Ospiti e amici

Per lei sono arrivati Elisa Balsamo, Davide Plebani e Tatiana Guderzo, Francesca Barale e Leo Hayter, il compagno vincitore del Giro U23. Ma soprattutto sono arrivati gli alpini, i papà e le mamme, i bambini del Pedale Ossolano in cui anche Elisa mosse i primi passi. E’ il paese che la abbraccia e ha scelto per farlo il Santuario della Madonna del Boden, uno dei luoghi sacri del ciclismo.

La strada ti solleva dalla valle, che presto resta in basso. I bambini si arrampicano di tornante in tornante, piccoli come simpatici folletti dei boschi. Accoglieranno Elisa e percorreranno con lei gli ultimi metri. Ci sono anche i nipoti e suo fratello Paolo, che tiene in braccio il piccolo Pietro che dorme beato. C’è il suo mondo e c’è il suo sguardo diverso da quello delle corse.

«E’ sempre bello essere premiata qui a casa mia – sorride, con la camicia, i jeans, un filo di trucco e la sua Trek – perché comunque mi sento parte di una comunità. Ed è bello, perché essendo sempre via, corri il rischio di essere un po’ alienata da tutto. Invece così mi fanno sentire a casa. Mi motiva tanto vedere i ragazzini del Pedale Ossolano, la società in cui sono cresciuta anche io. Il fatto che siano presenti ed entusiasti di me e di quello che sta tutto intorno al nostro movimento, anche con Pippo Ganna e Francesca Barale, è veramente emozionante».

Pippo in alta quota

Ganna sta preparando il mondiale nel solito rifugio Omaroli ad altissima quota, che in linea d’aria è a due passi da qui. Con lui c’è Matteo Sobrero. I due vengono fuori da un videomessaggio per Elisa e l’applauso è scrosciante. I genitori Ganna però sono qui e raccontano della bellezza del posto.

«In teoria sarebbe vicino – sorride Marco – ma se perdi l’ultima funivia, resti giù. In cima è bello, il wifi c’è e non c’è. Per mandare quel messaggio saranno dovuti uscire fuori».

Poi raccontano della salita che prosegue oltre il Santuario e di Pippo che partirà a breve per l’Australia. Intorno ci sono alberi e silenzio e in quel rivendicare le proprie origini, c’è la dimensione della Longo.

La testa dura

Montagnino significa conoscere le regole. Apprezzare la roccia da cui si viene. Aver sviluppato la forza interiore per partire da casa e prendersi il mondo. E poi avere subito la voglia di tornare. Non per niente, la casa in cui vive con Jacopo Mosca è ai primi due chilometri di questa stessa salita.

«Ho la testa dura come i sassi – dice – da buona ornavassese. Finora è stato un anno strano. Di fatto tutti gli appuntamenti che mi ero data li ho cileccati. In compenso ho vinto tante altre corse che non mi aspettavo e nel modo che non mi aspettavo. La Parigi-Roubaix, ma anche il Women’s Tour vinto grazie a una volata. Un anno strano, ma non significa necessariamente che sia stato peggiore. Un anno col sorriso. Un altro anno col sorriso».

Piccoli guerrieri

I bambini del Pedale Ossolano la guardano come si fa con una sorella maggiore. L’amica viene prima della campionessa. Per loro c’è la bici e la bici gli permette di esprimersi. Sono soldi di cacio. Qualcuno cade perché non sgancia il pedale. Sua nipote Anna si avvicina, ma lei è già grande e sorride decisa.

Fra il pubblico ci sono anche Paolo Sangalli ed Elisabetta Borgia, tecnico e mental coach azzurri. Paolo è in ritiro qui vicino con le donne junior e lo vedi che avere accanto le due “Elise”, la Longo e la Balsamo, renda meno tesa la vigilia del mondiale. C’è anche Paolo Barbieri, addetto stampa della Trek-Segafredo. Dice di essere in vacanza, ma le due “Elise” meritano comunque un occhio…

«Le lascio tranquille – dice Sangalli – ho capito che a questi livelli non serve stressarle. Si alleneranno. Elisa e Bertizzolo faranno la Vuelta, ma non perché debbano dimostrarmi qualcosa, solo per completare il lavoro. Vi sono piaciuti gli europei? Rachele Barbieri ha fatto un lavoro eccezionale, peccato che Balsamo non fosse nel suo giorno migliore, altrimenti la Wiebes non passava. Ma c’eravamo».

Ci vediamo a Wollongong

Parlano di vittorie, chiedono medaglie… Non sanno che non si fa? La scaramanzia è una cosa seria, pensiamo, ma intanto il cielo minaccia pioggia. Elisa fa in tempo a snocciolare un’altra perla.

«Va bene vincere le medaglie – dice – ma non vedo perché questo mi dovrebbe cambiare. Certo, ho più impegni, ma la fila all’Esselunga devo farla lo stesso. Guercilena scherzando dice che abito in Kosovo, perché qui non ci sono centri commerciali né le altre cose che ci sono vicino alla città. Siamo lontani, per fortuna c’è l’autostrada. Ma volete sapere una cosa? A me sta bene così».

Grazie per l’invito, Elisa.

Grazie per essere venuti.

Ci vediamo ai mondiali.

Ci vediamo in Australia.

Oro alla Wiebes, ma l’Italia si avvicina e chiude sul podio

21.08.2022
6 min
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Ci sono treni che passano e che vanno presi al volo. Lorena Wiebes salta su quello azzurro per diventare la nuova campionessa europea battendo l’Italia di Balsamo e Barbieri con tanto di fiato sospeso.

Il vialone di Odeonplatz a Monaco si trasforma in una stazione per treni ad alta velocità. Nella volata generale da un lato c’è quello arancione dell’Olanda che va forte ma inizia a stentare e perdere vagoni. Dall’altro c’è quello dell’Italia lanciatissimo ed organizzato con Guarischi, Sanguineti e Barbieri pronte a pilotare Balsamo. Dietro di loro praticamente carrozze singole al gancio per posizioni di rincalzo. Quando Wiebes capisce che le italiane sono messe meglio, ecco che esce l’istinto della sprinter di razza che è in lei. Lorena si mette a ruota di Balsamo ed appena Sanguineti si toglie, anticipa tutte e si ributta a sinistra per il proprio allungo.

Il finale dell’europeo non si gioca solo sulla linea del traguardo, ma anche dopo. Sia Wiebes che Balsamo danno il colpo di reni. Nessuno esulta. Le loro nazionali si stringono attorno agli smartphone dei rispettivi staff per aspettare il verdetto del replay. Oro all’Olanda, argento e bronzo all’Italia.

Vittoria speciale

«E’ vero, oggi non ho vinto come al solito – ci dice ridendo Wiebes, al suo diciottesimo successo stagionale – però penso che sia speciale vincere anche così, di pochissimo. Il finale è stato davvero veloce. Oggi è stata una volata lunga e molto serrata. L’Italia è venuta su molto veloce dalla parte destra della strada. Noi invece dalla parte sinistra poi ho dovuto prendere il loro treno, che viaggiava meglio del nostro in quel momento».

«Tuttavia oggi noi abbiamo lavorato tutto il giorno. Siamo stati una grande squadra. E sono orgogliosa delle mie compagne. Così come sono orgogliosa di poter vestire questa maglia, con cui tra l’altro ho un bel feeling. L’avevo già vinta nel 2017 da junior in Danimarca. Ed anche allora c’era stata una volata come quella di oggi dove non si sapeva chi avesse vinto».

Zero recriminazioni

Se gli scontri diretti Balsamo-Wiebes sono ancora favorevoli all’atleta oranje, bisogna dire che il gap negli sprint con la neo-campionessa europea si è ridotto. Quanto meno qui in Baviera. Lo riconosce subito il cittì Paolo Sangalli, decisamente soddisfatto del risultato.

«Normalmente la Wiebes vince dando due bici a tutte, oggi invece no, se l’è sudata. Si è trovata di fronte una grande Italia. Il nostro treno ha dimostrato che siamo una squadra vera, unita, forte».

«Le ragazze sono state perfette – finisce il tecnico milanese – poi le volate si vincono e si perdono e ci sta. Anzi, merito e complimenti all’Olanda che ha vinto ma noi oggi abbiamo disfatto la loro fortissima formazione. Sono contentissimo. Una volta in più abbiamo dimostrato che siamo una squadra. Dispiace solo per Bastianelli che stava male, alle prese con una brutta tracheite. Avrebbe dovuto coprire la ruota di Elisa».

«Rachele? E’ una che tira le volate a sessantacinque all’ora, quindi bastava che non smettesse di pedalare per finire di slancio e guadagnarsi un grande piazzamento, come il bronzo».

Il cittì Sangalli con Elena Cecchini a fine gara. Rivivono assieme alcuni momenti
Il cittì Sangalli con Elena Cecchini a fine gara. Rivivono assieme alcuni momenti

«Non c’è da recriminare nulla quando perdi per così poco – spiega Elena Cecchini in mixed zone – Lorena è una fuoriclasse. Abbiamo provato a metterla in crisi. L’Olanda ha fatto tutta la gara davanti, compatta e sprecando molto. Tant’è che alla fine hanno dovuto sfruttare il nostro treno. Noi non abbiamo la forza e i motori per fare quello che hanno fatto loro. Noi eravamo più veloci in generale e quindi potevamo fare solo un treno che uscisse all’ultimo».

«Seconda e terza è un buon risultato perché stavolta la vittoria è mancata per poco. E’ stata un’ottima prestazione. Sapevo che oggi era difficile battere la Wiebes ma avevamo una buona squadra per provarci. Oggi abbiamo corso da 8. Speriamo di prenderci un voto più alto in Australia».

Medaglie pesanti

Quest’anno bisogna riconoscerlo. In volata perdere dalla Wiebes equivale ad una mezza vittoria. Finora Lorena è apparsa sempre imbattibile ma le azzurre hanno capito che forse non è sempre così.

«Le ragazze hanno fatto un treno perfetto, devo ringraziarle – confida Balsamo mentre raggiunge il bus azzurro – ci ho creduto fino alla fine. Sul traguardo non mi sembrava così netta la vittoria di Wiebes, tant’è che anche lei non lo sapeva. Esco contenta da questa gara perché perdere al fotofinish non è come perdere di due bici di distacco».

«Dopo il Tour sono stata ferma una settimana – prosegue l’iridata in carica – quindi erano solo quindici giorni che mi allenavo. Devo dire che il riposo si è fatto sentire, mi ha fatto bene, dopo un inizio di stagione davvero intenso. Tornare alle gare così fa davvero tanto piacere ed è incoraggiante. Onestamente non sento molta pressione addosso.

«Quest’anno in maglia iridata me lo sono davvero goduto, finora la cosa più bella della mia carriera ciclistica, qualcosa che va vissuto almeno una volta nella vita. In Australia l’intenzione è quella di difendere la maglia e so già che non sarà facile».

«Mi dispiace che non siamo riusciti a cogliere il gradino più alto – analizza Barbieri che conquista il bronzo europeo su strada dopo due ori e un argento su pista la settimana scorsa – ma credo che sia un ottimo trampolino di lancio per ciò che sarà il mondiale per le ragazze. In volata siamo sempre più vicine a Lorena. Elisa ha mancato la vittoria di pochissimo. Non avremmo mai pensato di farcela così come abbiamo fatto».

«Oggi non era nei miei pensieri la medaglia – conclude la 25enne modenese – Il mio lavoro era quello di pilotare Elisa, lasciandola il più veloce possibile in volata. E per me era importante dimostrarle anche che di me si può fidare perché non abbiamo mai corso assieme. Siamo riuscite a fare il buco poi io ho dato il colpo di reni perché ho capito che potevo fare terza. Alla fine è stato bellissimo aspettare tutte assieme l’esito della gara.

«Elisa non era convinta di aver perso, ci abbiamo sperato tutte quante. Dobbiamo essere molto fiere di noi stesse per tutto quello che abbiamo fatto. Abbiamo fatto un grande treno».

Lo schema per Monaco: «Balsamo leader e marcatura a zona»

13.08.2022
6 min
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Sarà ancora Olanda-Italia. Una sfida che si rinnova ad ogni competizione femminile e che tocca l’apice all’europeo. Da quando esiste la rassegna continentale (prima edizione nel 2016), le oranje hanno vinto cinque volte su sei, ogni volta con un’atleta diversa. Le uniche che hanno combattuto questa egemonia, riuscendola ad interrompere in una occasione, sono state le nostre ragazze. Nel 2018 a Glasgow Marta Bastianelli vinse, nemmeno a dirlo, davanti ad una olandese, Marianne Vos, mentre per altre tre volte un’azzurra è finita seconda (oltre ad un bronzo).

A Monaco di Baviera – in un tracciato particolarmente adatto alle ruote veloci – i fari della corsa di domenica 21 agosto dovrebbero essere le nazionali dei selezionatori Loes Gunnewijk e Paolo Sangalli. Occhi puntati quindi sul dualismo Wiebes-Balsamo, facendo chiaramente attenzione a tutte le possibili outsider. Le altre azzurre saranno Barbieri, Bastianelli, Cecchini, Confalonieri, Fidanza, Guarischi e Sanguineti.

A circa una settimana dalla prova in linea (in programma domenica 21 agosto, per un totale di 128 chilometri) abbiamo provato ad ipotizzare col cittì azzurro che tipo di scenari potrebbero uscire. E ci scappano anche dei parallelismi calcistici…

Paolo come sta andando l’avvicinamento all’europeo?

Bene, ma non benissimo. A parte il mio investimento in bici, per il quale sto meglio, c’è stata la caduta di Consonni in pista. Si è procurata una frattura ad una spalla e quindi non potrò averla. Non ci voleva proprio. Poi ho temuto quando Cecchini è caduta a Vargarda in Svezia. Ha battuto la testa, ma fortunatamente non si è fatta nulla. Ecco, direi che siamo a posto così, anche troppo. In ogni caso a Monaco sapremo ovviare alla sfortuna. Anziché con tre punte, giocheremo con due ed un mediano in più.

Spiegaci meglio questo schema.

Il tridente sarebbe stato Balsamo, Barbieri e Consonni. Loro tre sono le velociste che emergono dai risultati. Le gerarchie erano queste e così rimangono, con Elisa leader. E’ la velocista più completa in circolazione. Invece Rachele arriverà dagli europei in pista con un bel colpo di pedale. La defezione di Chiara non scombina i nostri piani, ma è ovvio che mi dispiaccia molto non averla. Al suo posto schiererò Arianna Fidanza che sa fare bene anche i… lavori sporchi durante la corsa, oltre ad essere veloce qualora si trovasse in fuga. Senza dimenticare che tutte le altre nostre ragazze sanno fare altrettanto. Siamo ben coperti per ogni situazione.

Marcatura a uomo o a zona sulle olandesi?

Sempre a zona, anche se sappiamo che in certe occasioni i puristi della zona marcavano a uomo i fuoriclasse avversari. Ad oggi guardando le convocate dell’Olanda, loro punteranno tutto sulla Wiebes. Dovremo rovinare il loro intento di arrivare ad uno sprint di gruppo. Vogliamo fargli consumare un po’ di energie per chiudere sulle fughe in cui ci siamo noi e loro no. Anche se poi loro avranno Van Dijk che può tirare tutto il giorno o al posto di 2-3 atlete. Noi siamo una squadra ben assortita, le ragazze so che sapranno interpretare bene le disposizioni visto che non avremo le radioline.

Se l’idea è sempre quella di non arrivare in volata, dove si deciderà la corsa?

Secondo me sarà una corsa dura perché aperta tante soluzioni. Se ci fosse stata una salita sarebbe stata più facile da prevedere. Bisognerà essere brave a cogliere l’attimo giusto. Questo potrebbe essere l’aspetto decisivo della gara e noi abbiamo ragazze bravissime in questo. Non fermerò nessuna ragazza in fuga se la situazione sarà a noi favorevole. Vogliamo evitare una volata generale, ma se dovessimo arrivarci sapremmo cosa fare. E se ci batteranno, renderemo merito alle avversarie. Credo anche che la gara maschile ci darà qualche indicazione. Comunque credo che Wiebes battezzerà un paio di ruote, per forza. Anche lei potrebbe muoversi se lo faranno le sue rivale più dirette.

Dovrete tenere un occhio anche sulle possibili sorprese, se così si possono definire…

Esattamente. Penso subito a Kopecky. Anche il Belgio sembra avere disegnato una squadra solo per lei. E lei è l’altra grande favorita. Anche altre nazionali non vanno sottovalutate. Francia con Copponi, Spagna con Alonso potrebbero approfittare di quel marcamento di cui parlavo prima. Così come potrebbe fare la stessa Germania che corre in casa. Poi attenzione ai colpi da finisseur. Ad esempio Van Dijk (campionessa uscente, ndr), Reusser o Cordon-Ragot sono capaci di anticipare tutte e arrivare fino al traguardo da sole.

Per quanto riguarda la cronometro cosa può dirci?

E’ un percorso ondulato di ventiquattro chilometri (si disputerà mercoledì 17 agosto a Furstenfeldbruck, a circa 30 chilometri da Monaco, ndr). Non siamo tra le favorite. La faranno Arianna Fidanza e Alessia Vigilia. Arianna sta facendo un bel percorso sulla disciplina. E’ un investimento per il futuro, contando che la prepara Marco Pinotti, che è stato uno specialista. Alessia invece ha ripreso la via giusta. Da junior era una atleta con grande prospettiva nelle crono. L’ho chiamata perché credo che valga la pena puntare ed investire su di lei. Da loro mi aspetto più la prestazione che il risultato. E se arriva il risultato tanto meglio.