Balsamo MIlton 2022

Tre vittorie su pista, ma ora la Balsamo torna alla strada

27.05.2022
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Facciamo un piccolo salto indietro perché la trasferta azzurra alla seconda tappa di Coppa del Mondo su pista a Milton ha dato segnali importanti. Si ha un bel dire che mancavano molti big, a differenza di quanto avvenuto a Glasgow dove c’erano tutti per “mettersi al sicuro” in vista delle convocazioni per i Mondiali di ottobre in Francia. Sarà anche vero, ma se guardiamo numeri e presenze, i risultati sono stati importanti in chiave italiana, soprattutto per Elisa Balsamo.

La campionessa del mondo su strada manca dal calendario “on the road” da un mese, un’assenza considerevole ma che era stata programmata con la Trek Segafredo pensando alla lunghezza della stagione e agli obiettivi da identificare dopo la più che proficua campagna del Nord: «Dovevo staccare, la prima parte era stata pesante. Durante questo periodo, tra Glasgow e Milton sono stata anche una settimana senza toccare la bici. Abbiamo valutato, con la squadra e con Villa, la mia presenza in Canada e poteva essere utile per riprendere in vista della strada, così ho accettato di partecipare alla trasferta».

Balsamo Villa 2022
Consonni e Balsamo fra Fabio Masotti e Marco Villa. A Milton una vittoria di spessore nell’americana
Balsamo Villa 2022
Consonni e Balsamo fra Fabio Masotti e Marco Villa. A Milton una vittoria di spessore nell’americana
Bilancio migliore non poteva essere, con 3 vittorie…

Effettivamente mi sono ritrovata con una condizione migliore di quanto pensassi e questo mi ha dato molta fiducia per il prosieguo della stagione.

Partiamo dall’inseguimento a squadre. Al di là dell’assenza di Germania e Gran Bretagna, la sensazione è che rispetto allo scorso anno siate cresciute.

Un passo avanti c’è stato, indubbiamente. Soprattutto perché non siamo solamente 4 ragazze, ma c’è un gruppo ampio, con continui innesti: a Milton siamo scese in qualificazione senza mai esserci allenate insieme e dopo la prima prova eravamo già affiatate, come si è visto in semifinale e finale. Il tempo finale non è stato dei migliori, ma è normale se non provi insieme. Vorrei poi sottolineare che fra noi c’era Barbara Guarischi che non gareggiava su pista da una decina d’anni… E’ questo che intendo quando parlo di un gruppo ampio, sono tante le ragazze che possono entrare nel team e questo significa anche che c’è concorrenza per farlo, non ci sono posti assicurati.

Che cosa manca per chiudere quel piccolo gap rispetto alle nazioni citate prima?

Sinceramente è difficile dirlo, so che Villa ci sta lavorando molto. Il metodo di allenamento è cambiato, lui è prodigo di consigli e si lavora molto anche sulla base dell’esperienza dei ragazzi arrivati all’oro olimpico. Intanto però dimostriamo costantemente che pista e strada possono convivere benissimo, senza nulla togliere l’una all’altra.

Quartetto Milton 2022
Con Balsamo e Consonni anche Zanardi, Fidanza e Guarischi hanno contribuito al successo
Quartetto Milton 2022
Con Balsamo e Consonni anche Zanardi, Fidanza e Guarischi hanno contribuito al successo
Se nel quartetto mancavano i vertici, nell’omnium c’erano l’oro e l’argento di Tokyo. Averle messe alle spalle ti ha dato una soddisfazione in più o ti ha fatto rimpiangere ancora di più quella caduta?

A dir la verità non ci ho pensato, non avevo riflettuto sul fatto di chi mi ero messa alle spalle. Mi fa piacere, dà un senso ulteriore a quella vittoria, ma se proprio devo dire, ormai a Tokyo non ci penso più, è una pagina chiusa alla quale ne sono succedute tante altre, molte davvero belle e poi sono sempre stata portata a guardare avanti. Non avevo un particolare spirito di rivincita, questo è sicuro, ogni gara fa storia a sé.

Terza gara e terza vittoria, nella madison. Villa ha sempre affermato che per emergere in quella che era la “sua” specialità serve grande affiatamento fra i compagni.

E’ vero e il fatto che io e Chiara (Consonni, con lei nella foto d’apertura, ndr) abbiamo vinto alla nostra prima gara insieme non deve trarre in inganno. L’affiatamento è la prima componente per emergere e la madison è un grande “work in progress”, tanto è vero che su pista lavoriamo sempre insieme ai ragazzi, proprio perché dobbiamo migliorare tantissimo nella tecnica. Sappiamo che il cittì è molto esigente, sui cambi ad esempio siamo ancora carenti. Quando saremo abbastanza brave faremo coppie diverse, tutte al femminile, ma ci vuole tempo e pazienza.

Balsamo Omnium Milton 2022
Il podio dell’Omnium, con l’azzurra fra l’olimpionica americana Valente e l’australiana Manly
Balsamo Omnium Milton 2022
Il podio dell’Omnium, con l’azzurra fra l’olimpionica americana Valente e l’australiana Manly
Quando tornerai su pista?

Non lo so, non ne abbiamo ancora parlato. Per gli Europei ci sarà da capire come gestire il poco spazio temporale fra le gare su pista e su strada, vedremo di trovare la soluzione più adatta. Quello di Monaco è un percorso piatto, che potrebbe portare a una volata finale e io voglio esserci. Magari gareggiare su pista prima potrebbe anche darmi quel quid in più.

E su strada?

Ricomincio questa settimana con la RideLondon, dove sono salita già due volte sul podio. Mi aspettano Giro e Tour, con tanta voglia di correre ora che le batterie sono state ricaricate…

ULTIM’ORA: Non c’è due senza tre. Nella prima tappa della RideLondon l’iridata ha chiuso seconda nella volata di gruppo, battuta dall’altra regina dello sprint, l’olandese Lorena Wiebes con Guazzini, Persico e Consonni dal quinto al settimo posto. Come ritorno non c’è male…

Villa Glasgow 2022

Glasgow, missione compiuta. Villa traccia il bilancio azzurro

25.04.2022
5 min
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Una tappa particolare, quella di apertura della coppa del mondo su pista a Glasgow. Innanzitutto per la sua collocazione temporale, accavallata con il periodo delle classiche delle Ardenne che ha posto molti atleti di fronte a una difficile scelta, cercando di ricavare spazio e libertà dagli obblighi imposti dalle varie squadre. Poi per i regolamenti Uci, che impongono una presenza in coppa (ci saranno sole altre due tappe, a Milton e Cali) per essere eleggibili per i mondiali e quindi per guadagnare punti importanti per la qualificazione olimpica.

Il cittì Marco Villa (nella foto di apertura fra Balsamo e Guazzini, seconde nella madison, le foto @arne_mill/FCI) è stato così costretto ad autentici salti mortali nella composizione della squadra azzurra, richiamando in nazionale tutti i migliori (chi è rimasto fuori, come Milan e Paternoster, è stato solo per problemi di salute) ma senza poterli “assemblare” come al solito, senza quindi aver potuto fare quei necessari lavori specifici di allenamento a ridosso dell’evento che a questi livelli sono decisivi. Se quindi a prima vista il quarto posto finale del quartetto olimpionico può sembrare deludente, scavando si scopre che ci sono precise ragioni.

Glasgow quartetto 2022
Il quartetto iridato ha chiuso 4°, dopo il miglior tempo in qualificazione con 3 dei 4 olimpionici
Glasgow quartetto 2022
Il quartetto iridato ha chiuso 4°, dopo il miglior tempo in qualificazione con 3 dei 4 olimpionici

5 podi, un buon inizio

Villa, in procinto di tornare in Italia, spiega il bilancio azzurro (un oro con Viviani nella “sua” eliminazione, argento delle due formazioni madison e della Vece nei 500 metri da fermo, bronzo del quartetto femminile) con la solita sincerità, senza pararsi dietro ad attenuanti: «I problemi che ho avuto io li hanno avuti tutti, devo abituarmi a questa situazione perché è chiaro che ragazzi e ragazze hanno la strada come attività primaria. Abbiamo comunque approntato un sistema che consente loro, almeno una volta a settimana di effettuare lavori su pista e questo serve per mantenere legato un filo e per fare ripassi, è chiaro che poi possono mancare quei particolari che fanno la differenza».

Il quartetto azzurro era stato il migliore in qualificazione, con Ganna al suo interno, poi che cosa è successo?

E’ proprio a questo che mi riferivo a proposito dei particolari. Il quartetto è fatto di sincronismi che devono funzionare alla perfezione: Lamon ha chiamato al cambio Scartezzini che non lo ha sentito, così il quartetto si è sfaldato e una cosa simile è avvenuta nella finalina. Non nascondo di esserci rimasto un po’ male, perché so bene il valore di questi ragazzi e so che ci tengono a far bene ogni volta che scendono in pista, ma sono esperienze che fanno parte del gioco.

Relativamente alla prova delle ragazze, la sensazione è che i vertici ora siano ancora più vicini…

Io sto portando avanti il lavoro che ha impostato con loro Salvoldi. Ho detto loro che sta a loro crederci, se lo faranno, fra due anni e mezzo saranno al livello delle migliori. Con la Gran Bretagna in semifinale erano davanti fin quasi alla fine, hanno perso per 60 millesimi perché la Consonni, che era quella che meno aveva lavorato su pista, ha ceduto, ma io guardo a quella sconfitta come a un fatto positivo, ora dobbiamo lavorare per trasformare quei 60 millesimi da uno svantaggio a un vantaggio nei confronti delle avversarie.

Come giudichi nel complesso la trasferta azzurra?

E’ stata positiva, va guardata con soddisfazione considerando proprio le difficoltà avute e lo scarso tempo per mettere a punto quei meccanismi che a questi livelli fanno la differenza. Ribadisco però che i problemi nostri li hanno avuti tutti: la Francia aveva qui il meglio, con Thomas reduce dal trionfo a Besseges e i quartetti che continuano a crescere pensando alle Olimpiadi di casa. La Gran Bretagna anche aveva i migliori effettivi, basti guardare la Archibald che si era fatta male nell’omnium è stata prontamente e degnamente sostituita nella madison. Per questo i risultati azzurri sono ampiamente positivi.

Viviani Eliminazione 2022
Viviani ha un po’ deluso nell’omnium, ma nell’eliminazione è sempre il re
Viviani Eliminazione 2022
Viviani ha un po’ deluso nell’omnium, ma nell’eliminazione è sempre il re
Come pensi di regolarti per le prossime tappe?

A Milton conto di portare molti Under 23, soprattutto per il quartetto, in modo da far fare loro esperienza, proprio perché ci tengo a lasciare la porta aperta a nuovi innesti in vista anche di Parigi 2024, quindi c’è bisogno che si confrontino ai massimi livelli. Fra le donne sicuramente ci saranno la Balsamo e la Consonni: a proposito di Elisa devo dire che la sua abnegazione le fa onore: durante le classiche ha fatto su e giù con il Belgio proprio per effettuare lavori in pista e i risultati si sono visti, sia nel quartetto, sia soprattutto nella madison con la Guazzini. Spero inoltre di recuperare la Paternoster che è mancata a Glasgow in quanto aveva la febbre, attendiamo gli esami per capire come sta, come anche vorrei portare la Fidanza in ripresa dopo il brutto incidente.

E a Cali?

In Colombia ci sarà una spedizione più ridotta nei numeri, è probabile che soprattutto al femminile ci saranno poche ragazze per la concomitanza con il Giro d’Italia, forse rinunceremo al quartetto. Per questo era importante essere a Glasgow al meglio delle nostre forze.

Glasgow donne 2022
Azzurre terze nel quartetto, con Alzini, Balsamo, Barbieri, Consonni e Guazzini
Glasgow donne 2022
Azzurre terze nel quartetto, con Alzini, Balsamo, Barbieri, Consonni e Guazzini

Intanto l’Olanda riparte senza Wild

Nel complesso la tappa di Glasgow ha confermato la sensazione emersa nel dopo Tokyo, ossia l’emergere di nuove forze pronte a smuovere le gerarchie. Nel quartetto maschile ormai la Francia è una seria candidata ai vertici mondiali, guidata da quell’Ermenault figlio d’arte che ai mondiali di Roubaix aveva impressionato nell’inseguimento individuale. Fra le donne le transalpine sono in netta crescita mentre anche l’Olanda inizia a interessarsi alla specialità, in un quadro di ricostruzione dopo l’addio della sua storica guida Kirsten Wild. Ci sarà molto da lavorare, ma noi ci siamo.

Sergio Balsamo racconta Elisa: «E’ il nostro orgoglio»

03.04.2022
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«In quello sguardo li si vede il massimo della gioia che un genitore ha nel vedere la figlia felice». La foto in apertura sta girando da una settimana sul web. Racchiude un padre e una figlia. Orgoglio. Amore. La stessa passione per la bicicletta. Sergio e sua figlia Elisa. Un’istantanea scattata qualche metro dopo l’arrivo vittorioso di Elisa Balsamo alla Gand-Wevelgem

Abbiamo deciso di farci raccontare direttamente da Sergio Balsamo quello scatto partendo dal percorso della figlia campionessa del mondo. Ripercorrendo rispettosamente i ricordi più intimi di gioia, crescita e momenti difficili. 

Il forte legame di Elisa è anche con mamma Silvia anche lei appassionata di bici
Il forte legame di Elisa è anche con mamma Silvia anche lei appassionata di bici

Un’istantanea d’amore

«Dico la verità. Noi preferiamo stare nell’ombra. Lo siamo stati fino adesso, lei è la protagonista. Chi ha fatto quella foto è stato bravo a cogliere il momento. Lei sa che noi ci siamo. Ci siamo sempre. Facciamo prima a contare le gare a cui non siamo andati che viceversa. E sono davvero poche. I genitori diventano dei punti di riferimento per qualsiasi situazione che una figlia richieda che siano belli o brutti».

Da questa affermazione che ci viene detta da Sergio pochi secondi dopo che ci ha risposto al telefono, si capisce quanto papà e mamma siano rispettosi della figlia in ogni momento della sua carriera

Papà Sergio e mamma Silvia seguono la figlia da sempre in giro per il mondo
Papà Sergio e mamma Silvia seguono la figlia da sempre in giro per il mondo

Nata sull’ammiraglia

Da ogni frase detta da Sergio spicca sempre la parola “noi”. Proprio così, nessuna frase che descriva il percorso di Elisa viene detta in prima persona. La famiglia infatti conta tre. Mamma Silvia è l’altra colonna portante della famiglia Balsamo che supporta la figlia da sempre.

«Noi ci siamo conosciuto attraverso la bici. Io ho corso fino a dilettante. Mia moglie è sempre andata in bici. Siamo direttori sportivi di terzo livello entrambi. Siamo stati diesse della SC Vigor Piasco per undici anni. In quel periodo è nata Elisa e chiaramente fin dai primi mesi l’abbiamo portata sull’ammiraglia. E’ nata sull’ammiraglia. Dietro alle gare non possono salire minori sulle macchine della carovana e noi la nascondevamo tra i sedili dove giocava spensieratamente. Era diventata la mascotte della gara».

Finestra sul passato

Parlando con il padre viene naturale chiedersi come una campionessa del mondo si sia approcciata alla bicicletta. «Noi non l’abbiamo mai forzata – racconta il papà – anzi volevamo che praticasse altri sport. L’avevamo iscritta ad uno sci club e d’inverno faceva sia fondo che biathlon. Lei cominciava ad andare in bici a marzo quando finivano le gare di sci. Era molto brava anche nel nuoto, infatti volevano che entrasse nella squadra agonistica».

Una foto di Sergio Balsamo dilettante nel 1988
Una foto di Sergio Balsamo dilettante nel 1988

«Da piccoli è importante che i bambini e ragazzi sviluppino le capacità coordinative e si divertano senza pensare ad un futuro nello sport. La prima gara che fece a sei anni è caduta e quello è stato il suo battesimo alle corse. Fino ai dodici anni faceva gare per divertirsi. C’erano i suoi cugini i suoi amici. Era una festa continua, giocavano di continuo».

Agonismo innato

Dietro a ogni campione c’è sempre una dose di agonismo che scorre nelle vene. E’ forse una delle caratteristiche che accomuna gli sportivi di tutto il mondo. «Lei è un’agonista incredibile. Se non vince – racconta Sergio – si arrabbia, ma quella è una caratteristica innata. A livello mentale su quel lato lì è sempre stata così, è un suo tratto distintivo fin da quando era piccola».

Elisa Balsamo emula la foto del padre a dimostrare il piacere di stare in sella e il legame fra loro
Elisa Balsamo emula la foto del padre a dimostrare il piacere di stare in sella e il legame fra loro

Da allenatori a genitori

Un passaggio importante per la crescita di un’atleta, ma in generale della pratica sportiva nell’adolescenza, è sicuramente come viene vissuto lo sport dalla famiglia.

«Abbiamo capito presto che a lei bastava allenarsi poco per vincere – spiega papà Sergio – e abbiamo sempre voluto tutelarla in rapporto alla sua età. Lei si confrontava con altre ragazze e posso assicurare che si allenava la metà. Usciva in bici un’ora al giorno e poi si dedicava allo studio. Vedevamo che a lei piaceva e che voleva impegnarsi. Dal nostro lato non l’abbiamo mai caricata di agonismo o aspettative. Ci limitavamo ad assecondarla e accompagnarla. Mamma natura ha pensato a darle un’abilità che non aveva bisogno di altro». 

Dopo le Olimpiadi amare di Tokyo Elisa si è focalizzata sui mondiali di Leuven
Dopo le Olimpiadi amare di Tokyo Elisa si è focalizzata sui mondiali di Leuven

Una mentalità devastante

Che Elisa sia forte ormai lo si capisce dall’arcobaleno che cintura la sua maglia Trek-Segafredo. Ma per un’atleta che conquista questo tipo di risultati i motivi dei successi vanno oltre al fisico.

«A livello fisico è forte. Secondo noi a livello mentale è davvero incredibile. Se si mette qualcosa in testa non glielo togli. Una cosa che ci ha impressionato è stato il periodo post Olimpiadi di Tokyo. E’ uscita da quell’esperienza distrutta. Non per la caduta. Ma mentalmente era a terra. E’ arrivata a casa e non voleva sentire parlare di bici. Non l’ha toccata per una settimana. Alla domenica ha resettato la mente e si è focalizzata su un nuovo obiettivo. Il mondiale. In quattro settimane ha preparato un campionato del mondo di 160 chilometri dopo aver passato gran parte dell’ultimo periodo in pista. Siamo rimasti impressionati». 

Crescita graduale

Il palmares di Elisa inizia ad essere sempre più ricco di classiche e successi di spessore. Tutti questi risultati però sono arrivati in maniera costante con una continua crescita delle prestazioni.

«Lei di anno in anno è cresciuta – dice papà Balsamo – senza bruciare tappe o con exploit casuali. Fortunatamente ha trovato un preparatore come Davide Arzeni che l’ha capita fin da subito. Tant’è vero che lei quando è passata juniores ci siamo subito tirati indietro e ci siamo messi dietro le quinte».

Le vittorie costanti nella sua crescita naturale del talento fino ad arrivare al mondiale di Leuven
Le vittorie costanti nella sua crescita naturale del talento fino ad arrivare al mondiale di Leuven

«Ovviamente sempre a sua disposizione perché è lei la prima a venirci a domandare. Una cosa che ci dava fastidio quando facevamo i direttori sportivi, erano i genitori che si intromettevano tra atleti e allenatori. Per tornare ad Arzeni, lui la pensa come noi. Sia come ore in bici che come preparazione. Le ha dato un carico di lavoro che non è straordinario. Anzi, lavora spesso in pista per i lavori specifici. Alla Valcar l’hanno fatta crescere con calma e serenità e questo ha giovato al suo percorso. A completare il cerchio, tre anni fa ha preso una nutrizionista che l’ha aiutata a fare un ulteriore salto di qualità». 

Vivere il presente

Siamo ormai alla chiusura di una telefonata che ci ha fatto percorrere i passaggi più intimi che due genitori hanno vissuto nella carriera della figlia. Una domanda sul futuro per quanto scontata è però doverosa.

Papà Balsamo ci risponde così: «Non faccio voli pindarici, ci piace vivere nel presente. Quello che vogliamo noi è vederla sorridente e felice come in questo periodo. Vedere una figlia che fa quello che le piace, che si impegna e non le pesano i sacrifici per questo sport è il massimo. Due genitori non possono chiedere di meglio. Per il resto, tutto quello che arriva è un regalo. Non si sente superiore e sa che quello che raccoglie è dovuto per la maggior parte alla squadra che le dà la possibilità di giocarsi le sue carte».

Van Dijk, Balsamo, Longo: prove d’intesa alla Trek-Segafredo

02.04.2022
6 min
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Prendi Elisa Longo Borghini e la Balsamo e aggiungi allo stesso tavolo anche Ellen Van Dijk. Un simile concentrato di bandiere non è facile da trovare. La campionessa italiana, quella del mondo e quella d’Europa. Tutte con le insegne della Trek-Segafredo. Mancano 24 ore al Giro delle Fiandre e il Belgio s’è vestito di bianco, ammantando le strade di neve e aggiungendo insidie a un percorso già di per sé complicato.

I discorsi si legano, le domande e le risposte vengono snocciolate con quell’andare impersonale delle conferenze online. Anche se da ieri in Italia lo stato d’emergenza è alle spalle, il dannato Covid continua a circolare. Van Aert ha appena rinunciato al suo più grande obiettivo. Le squadre sono decimate e adesso al danno immediato si somma il sospetto di quel che il Covid potrebbe lasciarti addosso. Troppi malanni saltati fuori senza causa apparente. Per questo alcune squadre tengono ancora chiuso e sebbene con una punta di fastidio, c’è da capirle.

Orgoglio di figlia

«E’ sempre bello vestire questa maglia – dice Balsamo – ed è sempre speciale correre in Belgio. Il Fiandre sarà corsa dura, ma abbiamo una super squadra e diverse soluzioni. Sono venuti su i miei genitori ed è davvero bello. Quando ero piccola, mi hanno trasmesso l’amore per la bicicletta. Averli accanto e vincere come a Gand è stato bellissimo».

Il riferimento è alla foto dell’esultanza con suo padre Sergio dopo l’arrivo di Wevelgem. In quegli occhi c’è un mondo. L’amore del padre, lo slancio della figlia. L’orgoglio dell’uno e il gusto di averlo reso felice dell’altra.

Balsamo ha vinto tre corse in fila, ma sempre con il sole: come andrà al Fiandre?
Balsamo ha vinto tre corse in fila, ma sempre con il sole: come andrà al Fiandre?

Dannata sinusite

«Questa primavera sta venendo un po’ dura – ragiona Longo Borghini – non ho una gran forma. Mi sono presa una sinusite dopo la Strade Bianche e ci sto ancora combattendo. Domenica sarò alla partenza, ma non so cosa aspettarmi. Però mi conoscete, mi piace correre. Ci sarò, ma parleremo di tattiche domani. Penso spesso alla mia vittoria nel Fiandre del 2015, fu grandioso. Ci penso perché vincere qui è speciale per la carriera. Per questo spero che una mia compagna possa provare quella sensazione o che tocchi nuovamente a me».

Aveva 24 anni, se ne andò da lontano con la sua maglia della Wiggle-Honda, mentre Rochelle Gilmore a furia di incitarla rischiò quasi l’infarto. Elisa sembra più tranquilla da quando in squadra è arrivata Balsamo, ma si capisce che il morale non sia dei migliori. Nei giorni scorsi ha aiutato, ma questa sarebbe una corsa per lei.

Elisa Longo Borghini è alle prese con una fastidiosa sinusite già dalla Strade Bianche
Elisa Longo Borghini è alle prese con una fastidiosa sinusite già dalla Strade Bianche

Kopecky provoca

«Il Koppenberg sarà una bella sfida – dice Van Dijk – non è nel finale, ma darà la svolta. Tutte vorranno stare davanti. Il Fiandre non è una corsa che si presti a chissà quali ragionamenti tattici alla vigilia. Di sicuro non si potrà tenere chiuso. In corsa può succedere tutto. Elisa Balsamo è la migliore in caso di arrivo allo sprint, ma non so se finirà in volata. Vedo ragazze come Van Vleuten, Kopecky, Vollering e Vos che proveranno a portare via la fuga. Siamo professioniste, non ci saranno problemi».

Ellen è una che ama attaccare. Alla Gand s’è piegata di buon grado alla causa di Elisa Balsamo, ma sin da ieri le rivali hanno cominciato a chiedersi come mai la Trek corra in modo così difensivo e lei s’è sentita un po’ pungere l’orgoglio.

Van Dijk è campionessa europea e finora ha lavorato per la Balsamo. Ha vinto una tappa alla Valenciana
Van Dijk è campionessa europea e finora ha lavorato per la Balsamo. Ha vinto una tappa alla Valenciana

Ragazze nell’ombra

«E’ facile andare d’accordo – interviene la Longo – perché ci conosciamo bene. Sappiamo che se portiamo Elisa ai 200 metri, lei vince la corsa. E poi ci siamo Ellen ed io che corriamo insieme da quattro anni. Siamo complementari e sappiamo come integrarci. Il fatto è che la gente è abituata a vedere quello che succede nei finali. La verità è che la nostra squadra entra in azione molto prima. Ci sono altre ragazze che lavorano nell’ombra da prima».

Viene da pensare che all’appello manca per giunta Lizzie Deignan, ferma ai box per la maternità annunciata il 24 febbraio. Se ci fosse stata anche lei, allora sì che l’imbarazzo per la scelta sarebbe stato trabordante.

Fra le gregarie della Trek-Segafredo anche ragazze che lavorano lontano dai riflettori come Leah Thomas
Fra le gregarie della Trek-Segafredo anche ragazze che lavorano lontano dai riflettori come Leah Thomas

Sfida a Consonni

«C’è buona comunicazione fra noi in corsa – precisa Elisa Balsamo, che si sarà sentita tirata per la manica – e domenica sarà più che mai necessario. Il Fiandre è duro. In più sarà freddo e bagnato, quindi sarà anche peggio perché io preferisco il sole e le corse asciutte. So che tanti team vorranno andare full gas per non arrivare in volata. Io combatterò per sopravvivere alle salite ed eventualmente arrivare in fondo. E chissà che magari in uno sprint di gruppo, non trovi Chiara Consonni con cui duellare. E’ in forma, quando sta così, tiene anche sugli strappi. Però non sento pressioni su di me, siamo tante. Farò del mio meglio e vedremo come va a finire».

Non sente la pressione, ma ripete queste parole come un mantra da qualche settimana. In realtà, se hai vinto così tanti titoli fra strada e pista, la pressione è un problema per gli altri.

Le ragazze partiranno domenica mattina da Oudenaarde alle 13,25 e ancora a Oudenaarde arriveranno intorno alle 17,45 dopo 158,6 chilometri, 11 muri e 6 tratti in pavé. Lo scorso anno vinse Annemiek Van Vleuten. In 18 anni di storia, fra le italiane soltanto Elisa Longo Borghini (2015) e Marta Bastianelli (2019) hanno vinto il Giro delle Fiandre. Domenica saranno entrambe in corsa.

La super Balsamo? Tanti motivi (più uno), parola di Arzeni

30.03.2022
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Qualche giorno fa, con Davide Arzeni, abbiamo parlato della Wiebes, come la velocista più forte del momento. Adesso però dopo le vittorie della sua ex atleta, Elisa Balsamo, siamo “costretti” a rivedere il tutto! 

Sia perché la campionessa del mondo sta vincendo in volata, sia perché in generale sta andando davvero forte. Come mai? Cosa è cambiato? Quanto influisce il minor lavoro in pista? Sentiamo il diesse della Valcar Travel & Service, ex direttore sportivo della stessa iridata e suo preparatore.

Elena Balsamo con Davide Arzeni, il diesse che ha cresciuto la cuneese
Elena Balsamo con Davide Arzeni, il diesse che ha cresciuto la cuneese
Davide ci eravamo lasciati con la Wiebes dominatrice in volata, ma Elisa…

Per me sono due atlete differenti. La Wiebes è una velocista pura. Elisa è un’atleta completa con lo spunto di una velocista. Se dovessi definirla direi che è appunto una ciclista completa, ma con la testa da velocista.

E com’è la testa da velocista?

E’ così perché lei vuole avere la testa da velocista. Le piacciono più le volate…

Ma questo significa che è rinunciataria su percorsi più duri, magari con delle salite?

No, è che come ho detto le piace di più fare le volate. Le piacciono i percorsi medi. Penso che non si sia ancora resa del tutto conto del suo potenziale, che debba ancora conoscersi al 100%. Come ho già detto in passato: non c’è una classica che non possa vincere. E il Trofeo Binda, in cui sono arrivate in 15, lo dimostra. La Wiebes, tanto per restare in tema, anche con tutta la squadra che le sta attorno a Cittiglio non vince, non ci arriva in volata. Elisa ha bisogno semmai più di una squadra che la porti fuori nel finale. Qui aveva la Sanguineti, la Consonni, lì ha Van Dijk e quando parte davanti poi sa come si fa.

La Wiebes è molto più “scomposta”, Elisa quando fa le volate sembra quasi non si alzi di sella. Dipende anche dalla pista?

Sì, è vero si alza poco. Credo sia una postura tutta sua, una postura perfetta. Ha classe anche nella pedalata.

Adesso però sta andando davvero forte. E’ cambiato qualcosa?

Ha 24 anni. C’è una crescita fisiologica, ha preso consapevolezza, è in una squadra fortissima, la Trek-Segafredo e comincia anche a conoscere gli arrivi. Faccio un esempio: lo scorso anno alla Gand con noi fece quarta perché sbagliò qualcosina nel rettilineo finale, quest’anno che lo conosceva ha vinto.

Con una volata magistrale, ben portata fuori dalla Van Dijk, la Balsamo ha vinto la Gand. Prima la guidava la Guazzini
Con una volata magistrale, ben portata fuori dalla Van Dijk, la Balsamo ha vinto la Gand. Prima la guidava la Guazzini
E negli allenamenti? La Balsamo va più forte perché è più concentrata sulla strada?

Elisa continua ad andare in pista. Almeno fino a 15 giorni fa, prima della campagna del Nord ci andava una volta a settimana. Si allena di più in salita, proprio perché l’obiettivo è fare bene nelle classiche. Prima si faceva di più in pista: un giorno di più in pista e uno in meno su strada. Ma resta comunque funzionale. Lo scorso anno era un continuo compromesso. Lei, come altre ragazze, le ho avute a mezzo servizio. Per dire, il giorno prima della Classic London le hanno detto che doveva assolutamente fare un allenamento in pista. Mentre gli uomini, Ganna, Consonni, Viviani hanno corso molto di più su strada.

Quindi il lavoro su pista incideva eccome…

Da quando ha lavorato di più su strada, e parlando solo di WorldTour, non è mai uscita dal podio, Roubaix esclusa che comunque è una corsa particolare. Ha vinto il mondiale, ha fatto un primo posto e due secondi al Women’s Tour. Quest’anno a Drenthe è stata seconda. E al Binda, a Depanne e Gand ha vinto. E lo ha fatto con una volata di gruppo, ristretta…

Se parliamo di volumi totali di lavoro, in percentuale che differenza c’è tra pista e strada rispetto alla passata stagione?

Quest’anno potremmo dire un 20% pista e 80% strada. Lo scorso anno era 50-50. Ma poi cambia anche il modo di lavorare.

Cioè?

Non voglio dire se sia giusto o sbagliato, ma lo scorso anno con le Olimpiadi era tutto più intenso, adesso invece coi mondiali su pista ad ottobre le sedute sono meno intense e ne risente meno anche la pedalata (fa una pausa Arzeni, ndr). E lo dice un fervente sostenitore dell’allenamento sul parquet: io ci porto dagli esordienti agli elite, uomini e donne, almeno una volta a settimana. Così come sono convinto che questo maggior lavoro su strada le tornerà utile anche in pista. 

Balsamo Roubaix 2021
Nel 2021 Elisa ha dedicato moltissimo tempo alla pista. Per Arzeni quest’anno ha ridotto al 20% il volume di lavoro sul parquet
Balsamo Roubaix 2021
Nel 2021 Elisa ha dedicato moltissimo tempo alla pista. Per Arzeni quest’anno ha ridotto al 20% il volume di lavoro sul parquet
Cosa intendi quando dici: ne risente meno la pedalata?

In pista pedali con altri rapporti, con determinate intensità e con la ruota fissa e questo lavoro ti resta almeno un paio di giorni nelle gambe. Con la ruota fissa spingi sia quando la gamba va avanti, sia quando la richiami. Tuttavia sei anche “costretto” ad andarci per non perdere l’abitudine. Lo scorso anno su 5 allenamenti, due e mezzo erano su pista e tutti al 100%. Chiara Consonni, per esempio, dopo che uscì dal discorso olimpico al Giro d’Italia faceva fatica a tenere le ruote in pianura. Capito? La Consonni fatica in pianura. E infatti poi finì fuori tempo massimo nella cronoscalata.

Un discorso complesso, ma chiaro…

Certo. Senza contare il discorso del peso. In pista quel chiletto in più ti fa anche bene, per la forza e l’esplosività, su strada non sempre. Di certo non va bene per una Gand o per un Fiandre.

Pensieri e parole di Elisa Balsamo da Gand a Wevelgem

28.03.2022
5 min
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Le donne iniziano nel pomeriggio. E mentre Hailu Girmay ha già messo Wevelgem nel mirino, una coppia russo-olandese – Gulnaz Khatuntseva e Anne van Rooijen – cerca visibilità e improbabile gloria con un vantaggio massimo di tre minuti. A De Moeren è la Jumbo-Visma a suonare l’allarme, ma non c’è vento: primo errore. E se Marianne Vos inizia a capire di aver perso troppo presto alcune compagne di squadra, nella testa di Elisa Balsamo e sull’ammiraglia della Trek-Segafredo, il piano inizia a prendere forma. La coppia di testa lotta ancora a lungo, ma a 65 chilometri dalla fine è riassorbita. E la corsa inizia…

«Oggi ho vinto la mia gara preferita – esclama Elisa Balsamo dopo l’arrivo – è un sogno che si avvera. Sono molto, molto felice».

Riavvolgiamo il nastro però. Non è mai bello svelare il finale, la storia merita un racconto meno frettoloso. Fuga ripresa, Gand sul punto di esplodere.

Kopecky all’attacco

Lotte Kopecky mette fuori la testa per la prima volta sul Baneberg e fiuta l’aria. La fuoriclasse belga attacca con Katarzyna Niewiadoma (Canyon), Anna Henderson (Jumbo-Visma), Marta Lach (Ceratizit) e Liane Lippert (Team DSM). La gente le aspetta, seguendo un po’ la gara degli uomini dai telefoni e bevendo birra.

Al primo passaggio sul Kemmelberg, Kopecky forza ancora, mentre dal gruppo sono arrivate anche Marta Cavalli (FDJ), Labecki (Jumbo-Visma) e Olivia Baril (Valcar). Lorena Wiebes, la velocista terribile, è uscita anche lei dal gruppo di testa, ma presto si arrenderà.

«Il Kemmelberg è stato duro e ripido – dice Elisa Balsamo, al settimo cielo – ma giro dopo giro le mie compagne di squadra mi hanno aiutato a rimanere in una buona posizione. Ed essere in una buona posizione su queste strade è molto importante. Dopo l’ultimo passaggio lassù, abbiamo deciso di arrivare allo sprint».

In pezzi sul Kemmel

Ancora un passo indietro, riavvolgiamo la pellicola. Fuga ripresa, ma corsa non ancora chiusa. Sul Banenberg ci riprova infatti la giovanissima De Wilde rispondendo a un attacco di Chantal Van den Broek-Blaak. Nel tratto più ripido del muro simbolo della Gand, il gruppo va nuovamente in pezzi, con Grace Brown (FDJ) che cerca l’assolo. Gruppo ancora compatto.

Altro tentativo di Van den Broek-Blaak, Mackaij e Van Anrooij, ma questa volta è la Jumbo-Visma a chiudere per la Vos. La corsa è da mal di testa, spettacolo nello spettacolo delle Fiandre. A 3,5 chilometri dalla fine, ancora Brown che prova il colpo a sorpresa.

«Ci siamo un po’ fatte prendere dal panico – racconta ancora Balsamo – ma Ina (Teutenberg, diesse della Trek-Segafredo, ndr) è stata bravissima dall’ammiraglia e ci ha tenute calme. Poi Ellen Van Dijk è passata in testa e ha colmato il divario. E’ stata incredibile».

Finale furibondo

La campionessa europea Ellen Van Dijk e Rianne Markus, gregaria di Marianne Vos, fanno un capolavoro per riprendere l’ultima attaccante. Ce la fanno, ma a quel punto Elisa Balsamo deve mettere sulla strada tutta l’arte della pista per giocarsi lo sprint.

Festeggiamenti fiamminghi per Balsamo padre e figlia: il Belgio porta bene
Festeggiamenti fiamminghi per Balsamo padre e figlia: il Belgio porta bene

Marlene Reusser infatti pilota in modo eccellente l’inarrestabile Kopecky e Lotte prova ad anticipare, ma Elisa riesce nella rimonta ancora aiutata da una grande Van Dijk. E nello sprint arriva il terzo capolavoro in una settimana. Vos seconda, come a Leuven, 130 chilometri da Wevelgem. Confalonieri terza. Per Kopecky alla fine è arrivato il quarto posto.

«Dopo il Kemmelberg eravamo fiduciose – racconta finalmente Balsamo – ma non è stato facile. Negli ultimi chilometri ci sono stati tanti attacchi, ma il mio team è stato perfetto e ha chiuso tutto, hanno fatto un ottimo lavoro! Sono state tutte forti. Van Dijk, Elisa (Longo Borghini, ndr) e Shirin (Van Anrooij), soprattutto nel finale. Ho avvertito un po’ di pressione con una squadra così forte che lavora per me, ma mi sento bene. Sembra che il lavoro che ho fatto quest’inverno stia dando i suoi frutti. Abbiamo vinto perché eravamo la squadra migliore e abbiamo mostrato il miglior spirito di squadra».

Due su tre come a Leuven: prima Balsamo, seconda Vos. Terza questa volta Confalonieri
Due su tre come a Leuven: prima Balsamo, seconda Vos. Terza questa volta Confalonieri

Appuntamento ad Anversa

Con la maglia iridata sulle spalle e un buon vantaggio nella classifica del Women’s WorldTour, Elisa ora fa rotta verso il Giro delle Fiandre, mentre la stampa belga si interessa e le chiede quale sia la corretta pronuncia del suo cognome: se Balsàmo, come dicono quassù, oppure Bàlsamo. Ora l’attende il Fiandre, altro percorso e altra storia da scrivere. La sensazione è che il viaggio sia appena cominciato. La certezza è che una così ce l’abbiamo solo noi!

Balsamo, tempo di esami: da domani fino al Fiandre

26.03.2022
4 min
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Tre vittorie, le ultime due in gare WorldTour. Il 2022 di Elisa Balsamo è iniziato nel segno della grande condizione e probabilmente di un’ancora più grande convinzione. La piemontese al momento è in Belgio, alla vigilia di una delle sue gare preferite, la Gand-Wevelgem, a una settimana dal Fiandre, altra corsa che la fa sognare.

«Rispetto allo scorso anno – dice – credo di aver avuto una crescita fisica e anche mentale, di questo sono contenta. Continuo ad allenarmi in pista, questa è la sola settimana che non ci sono andata. Sono convinta che sia sempre utile, ma è un fatto che quest’anno io abbia voluto investire di più sulla strada. Bisogna essere realisti e non porsi degli obiettivi troppo alti. Posso lavorare per essere un’atleta da classiche, ma le salite lunghe non saranno mai adatte a me. Credo di essere abbastanza completa».

La Ronde Van Drenthe e il Trofeo Binda hanno evidenziato i progressi di Elisa in salita
La Ronde Van Drenthe e il Trofeo Binda hanno evidenziato i progressi di Elisa in salita

La più forte del mondo

Sta di fatto che la maglia iridata sta brillando di luce propria, al punto che prima il suo preparatore Arzeni e poi una rivale come Marta Bastianelli (ieri terza, dietro Elisa e la Wiebes), l’abbiano definita la più forte al mondo. Lei che è sempre incline a restare dietro le quinte, davanti all’affermazione scoppia a ridere.

«Nel ciclismo è difficile fare certe affermazioni – spiega – non è come nel nuoto in cui la più forte nei 200 metri stile libero è quella che fa il tempo più basso. Diciamo che nelle gare adatte me la posso giocare e già questa è una bella consapevolezza. La maglia iridata mi sta dando molta fiducia. Ha i suoi lati negativi e anche quelli positivi. Aver vinto ancora dà la convinzione che il mondiale non sia venuto per caso».

Dopo il 4° posto all’Het Nieuwsblad, giorno nero alla Strade Bianche. Poi il decollo…
Dopo il 4° posto all’Het Nieuwsblad, giorno nero alla Strade Bianche. Poi il decollo…

Studiare la Wiebes

Il primo che lo dice farà i conti con noi! Nel frattempo il livello della sfida si è alzato. E se nei giorni scorsi abbiamo ragionato con Capo Arzeni sulle qualità della rivale Wiebes, c’è da supporre che la stessa Balsamo sia concentratissima sulla rivale più pericolosa.

«Conoscere un’avversaria – conferma – è necessario. Riguardare le volate è una parte importante di questo lavoro. Alla fine è l’unico modo per cercare di batterle. Puoi partire con un’idea di tattica, anche se poi la corsa è capace di riscrivere tutto».

Dimensione WorldTour

Di sicuro è tutto più facile o se non altro meno difficile, avendo al proprio fianco uno squadrone come la Trek-Segafredo che, avendo perso per maternità Lizzie Deignan, si sta stringendo attorno a Elisa, avendone riconosciuto la solidità. Con i leader veri succede così.

«La differenza fra una squadra WorldTour e le altre – dice – si vede innanzitutto nell’organizzazione e nel numero delle persone che ci lavorano. Ognuno cura i dettagli del suo sapere, dall’alimentazione ai materiali. In gara poi, con le compagne che ho, mi rendo conto che siamo noi che possiamo decidere come far andare la gara. Non la subiamo, come capita se hai un organico meno forte. E’ difficile gestire il gruppo, ma a volte succede ed è molto bello.

Grande Balsamo a De Panne, battuta la Wiebes. Terza Marta Bastianelli
A De Panne, battuta la Wiebes. Terza Marta Bastianelli: grande Balsamo

Tempo di esami

E così, in attesa che l’ultimo esame le permetta di arrivare alla laurea, le prossime due domeniche la vedranno impegnata in due test molto severi.

«Gand e Fiandre – conferma – sono le mie due corse preferite, anche se tecnicamente molto diverse. Il Fiandre è più duro e c’è meno spazio tra l’ultimo muro e l’arrivo. La Gand parte piatta, poi ha un settore centrale con i muri e poi ci sono 30 chilometri fino al traguardo. Spero che in quel drittone domenica ci sia vento, che renderebbe tutto più… interessante. E poi si penserà anche all’università. In questo momento non c’è tanto tempo per studiare. Conto di finire, ma non voglio sbilanciarmi».

Le azzurre dominano il Trofeo Binda. E Sangalli sorride…

21.03.2022
6 min
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Un podio verde-bianco-rosso, con forti tinte arcobaleno. Elisa Balsamo, Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin. Un ordine d’arrivo tutto italiano non si era mai visto prima al Trofeo Binda, gara del Women WorldTour dal 2016 e giunta alla 23esima edizione. Per la verità l’ultima volta era capitata nel 1995 (le sorelle Cappellotto e Imelda Chiappa ai primi tre posti) ma all’epoca la corsa aveva ancora lo status di gara regionale.

A godersi questo trionfo azzurro a Cittiglio nel giorno dell’equinozio primaverile c’è anche il cittì della nazionale Paolo Sangalli (in apertura con Balsamo dopo l’arrivo) che ha un sorriso grande come una casa. Non solo per il podio ma anche per il quinto posto di Cecchini, l’ottavo della Persico e per la vittoria nelle junior al mattino di Francesca Pellegrini della Valcar-Travel&Service (finora tre vittorie su tre in questo inizio di stagione) davanti a Michela De Grandis (Conscio Pedale del Sile).

Gioco di squadra

La voce di Sangalli al telefono è tutta un programma. «Sono davvero felicissimo perché è stata una giornata iniziata benissimo con le junior e finita alla grande con le elite. Sulla Balsamo (alla sua 15ª vittoria da elite, ndr) ormai non c’è più nulla da dire. Qualunque sia la volata, praticamente non la batti quasi mai. Ha vinto su un percorso poco adatto a lei, ma il suo successo è stato frutto di un grande lavoro della Trek-Segafredo, con una Longo Borghini eccezionale che si è messa al servizio della compagna proprio come al mondiale di Leuven. Sull’ultima salita, a pochissimo dal traguardo, hanno scollinato staccate di 15”, però non sono andate nel panico. Sono rientrate bene ed hanno impostato lo sprint come volevano loro».

Sangalli raggiante

«Bertizzolo – prosegue Sangalli, che ha elogi per tutte – ha avuto la consapevolezza di essere forte dopo la delusione alla Strade Bianche. Qui ha fatto una volata di grande spessore dopo aver lavorato tutto il giorno. Soraya (Paladin, ndr) sta facendo il salto di qualità. E’ arrivata ad un punto della carriera in cui deve concretizzare il lavoro che ha fatto. E anche lei non si era risparmiata prima. La Persico ha confermato che nelle gare dure, come a Siena (10ª alla Strade Bianche, ndr) e a Cittiglio, lei c’è. Infine sono molto contento per la Cecchini che, dopo un paio di anni sottotono, sta tornando ai livelli per la quale l’abbiamo conosciuta. Ieri era lei la deputata a fare lo sprint per lo squadrone della SD Worx. La seguirò molto, ripongo in lei molte aspettative. Non in termini di risultati, ma di prestazioni e di saper essere donna-squadra in cui lei è molto brava».

Balsamo, dedica importante

E le protagoniste del podio cosa dicono? Elisa Balsamo – la terza a vincere il Trofeo Binda in maglia iridata (le altre, Lizzie Deignan nel 2016 e Regina Schleicher nel 2006) – spiega come e perché e cosa vuole diventare.

«In salita vado meglio quest’anno – dice – anche se sull’ultima ero a full gas. Nel finale con Van Dijk, Longo Borghini e Van Anrooij abbiamo deciso di restare assieme per chiudere il buco. Tutta la squadra ha fatto un lavoro prezioso. Questa era una volata da fare in rimonta: più tardi parti, meglio è. E’ stato bello poter condividere le premiazioni con due ragazze che conosco bene. Questa vittoria la dedico ad un mio caro cugino che purtroppo non c’è più da qualche mese (si chiamava Enrico, è morto a ottobre in un incidente stradale, ndr). Sto crescendo in salita per essere sempre di più un corridore da classiche. Qui alla Trek-Segafredo mi trovo benissimo e mi stanno aiutando anche nel gestire il peso della maglia iridata. Correre con queste campionesse ti permette di decidere che tipo di gara impostare. E’ tutto più semplice».

La volata del Trofeo Binda 2022. Cinque italiane nella top ten. Vince Balsamo su Bertizzolo e Paladin
La volata del Trofeo Binda 2022. Cinque italiane nella top ten. Vince Balsamo su Bertizzolo e Paladin

Bertizzolo, volata intricata…

Essere felici per un piazzamento è possibile. Eccome, se lo fai dietro alla campionessa del mondo, che è anche una tua amica. Sofia Bertizzolo, che il 6 marzo aveva vinto a Montignoso la gara internazionale Trofeo Oro in Euro, è soddisfatta di se stessa e del suo Team UAE Adq.

«Abbiamo corso in modo intelligente – dice – Erica (Magnaldi, ndr) ha provato una fuga solitaria, Mavi Garcia ha invece sempre ricucito tutti i buchi. Sono orgogliosa di come siamo partite quest’anno. Conoscevo bene questo arrivo (ci ha vinto da junior nel 2015, ndr) e so che dovevo aspettare perché è lungo e in salita. Sono partita a destra della strada, poi sono uscita a sinistra perché non volevo dare riferimenti ad Elisa che stava rimontando. Forse ho fatto più strada delle altre, ma già la Balsamo è più veloce di me, se poi le tiro lo sprint tanto vale offrirle pure il caffè prima del traguardo (ride, ndr).

«Non potevo fare di più. Alla fine questo arrivo mi ha ricordato le categorie giovanili quando correvo contro di lei che è un ’98 ed è più giovane di me di un anno. Poi sono molto contenta anche per Soraya. Siamo state compagne di squadra negli ultimi due anni e si merita i piazzamenti che sta ottenendo. Ora cercherò di sfruttare ancora la mia condizione nelle prossime gare».

Emozione Paladin

Anche Soraya Paladin fa eco in parte alla sua avversaria e corregionale. «Cittiglio è una gara che mi piace – dice – e stavolta sono doppiamente felice perché è la prima volta che in uno sprint, che non è la mia specialità, riesco a centrare il podio. La Balsamo è imbattibile in volata però noi della Canyon Sram ci abbiamo provato a fare gara dura, a tagliarla fuori. Pensavo che anche la SD Worx volesse fare come noi, ma hanno portato in volata la Cecchini, che è andata fortissimo.

«Oggi ero io quella designata per il finale e onestamente ero piuttosto agitata perché non volevo sprecare tutto il lavoro delle mie compagne, soprattutto di Elise (Chabbey, ndr) che mi ha scortato per tutto l’ultimo chilometro. E’ un buonissimo terzo posto, perché condiviso con due amiche, di cui una, Sofia, mia ex compagna. Lei si merita davvero tanto questi risultati. Anzi, vedendo l’ordine d’arrivo, direi che il nostro cittì avrà il suo bel daffare con le convocazioni».

Sangalli e l’abbondanza

E noi chiudiamo girando lo spunto proprio a Sangalli. «Eh (sospira e ride, ndr), mi piace avere questi problemi di abbondanza, anche perché l’obiettivo è averne così anche per Parigi 2024. Tutte sanno di far parte di un progetto – prosegue – e sono certo che le eventuali esclusioni saranno capite da ognuna di loro. Stiamo creando un gruppo, attraverso i vari ritiri, dove tutte si possono aiutare e nel quale nessuna sarà mai vista come una seconda scelta.

«Ad esempio, per i Giochi del Mediterraneo verrà convocata chi non farà il Giro d’Italia Donne, che è in concomitanza. Per tutti gli appuntamenti terremo conto di chi sarà più in forma. Avremo sempre la miglior nazionale possibile perché abbiamo una nazionale forte. Quando vinceremo sarà merito delle ragazze, quando andrà male sarò io il responsabile. Questa è e sarà sempre la mia filosofia».

La parità è lontana: ecco perché ci servono i corpi militari

01.03.2022
5 min
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Da Elisa Balsamo che lascia la Polizia a immaginare un futuro analogo per gli atleti dei gruppi sportivi di Polizia e militari il passo è piuttosto lungo. La scelta della campionessa del mondo ad ora si pone come un’eccezione, ma le parole di Nicola Assuntore, il responsabile delle Fiamme Oro, ci hanno spinto ad approfondire il tema. Prima con il presidente Dagnoni e poi con Marcello Tolu, segretario generale della Federazione, che sul fronte specifico ha una delega importante.

Grazie allo stipendio delle Fiamme Oro, Rachele Barbieri (qui con Dagnoni) ha potuto correre e conquistarsi la maglia LIV
Grazie alle Fiamme Oro, Rachele Barbieri (qui con Dagnoni) ha potuto correre e conquistarsi la maglia LIV

Nuovi progetti

Dagnoni non vuole immaginare un futuro del ciclismo italiano senza il supporto dei corpi militari e anzi conferma che la FCI sta cercando di ampliare i termini e il terreno di tale collaborazione.

«Abbiamo già fatto un accordo con l’Esercito – dice – per le discipline che finora erano stato sottovalutate. Potrebbero rientrare nel discorso il settore velocità su pista, come anche la MTB e la BMX. Il supporto di questi corpi militari sostiene il ciclismo dove non c’è professionismo e sappiamo bene che in Italia al momento è inimmaginabile, ad esempio, fare il velocista su pista per mestiere. Magari si potrebbe pensare che avendo le donne ormai uno stipendio più sostanzioso, il supporto dei Corpi sia meno determinante.

«Tuttavia la riflessione che va fatta è che grazie a questo supporto, una volta che smetteranno di correre, avranno un posto di lavoro a tempo indeterminato. Gli stipendi delle WorldTour femminili non sono da sogno per tutte, forse a qualcuna potrebbe convenire tenersi il posto nel Corpo di Polizia e restare in una continental. Grazie alle Fiamme Azzurre, un atleta come Lamon ha potuto allenarsi, crescere e diventare campione olimpico. Ma per questo ho delegato Marcello Tolu. E’ stato capo delle Fiamme Azzurre, fu lui a crearne il Gruppo Sportivo…».

Lamon è nelle Fiamme Azzurre: non è un professionista su strada, ma è arrivato all’oro olimpico
Lamon è nelle Fiamme Azzurre: non è un professionista su strada, ma è arrivato all’oro olimpico

La parola al segretario

Marcello Toluì, segretario generale FCI, ben si presta alle domande e si capisce che il tema gli stia a cuore. Al di là degli schieramenti e di risultati elettorali che si fa fatica ad accettare, è necessario capire cosa stia facendo l’attuale gestione federale su un tema che il professionismo rischia di complicare.

Segretario, ci descrive la situazione?

Il ciclismo femminile è quasi sfociato nel professionismo (in apertura Elia Viviani e la compagna Elena Cecchini, entrambi professionisti, ma con grosse differenze, ndr). Quasi perché in Italia questo status ancora non esiste. Perché un conto è avere un contratto depositato con un minimo salariale e altro è esserlo a 360 gradi con contributi e copertura assicurativa. Per intenderci, siamo nei parametri del calcio dilettantistico, che obbliga comunque ad avere un contratto al minimo, ma non è professionismo. Dal prossimo anno però alcune questioni andranno chiarite, federazione per federazione, Paese per Paese. Se anche in Italia il professionismo delle donne sarà equiparato a quello che prevede la Legge 91, allora potrebbe porsi qualche problema. Altrimenti le cose potrebbero rimanere come sono.

Marcello Tolu, al centro con il cappotto, con i presidenti dei Comitati regionali e il vicepresidente Acquasanta (foto FCI)
Marcello Tolu, al centro con il cappotto, con i presidenti dei Comitati regionali e il vicepresidente Acquasanta (foto FCI)
In che senso?

Se l’Uci intende per professionismo il fatto che ci siano un contratto depositato e una copertura assicurativa, noi possiamo sostenere che questi atleti hanno già un contratto e tutte le garanzie di un posto nella Pubblica Amministrazione. Perciò si potrebbe immaginare una deroga da applicare ai GS dei corpi di Polizia o quelli militari. Chiaramente nei prossimi mesi approfondiremo il tema con l’UCI. Perciò rispettiamo la scelta di Elisa Balsamo, ma non crediamo che essa avrà ripercussioni giuridiche sul Sistema Sport Italia. Facciamo due conti…

Prego.

Facendo il conto dello stipendio nel Pubblico Impiego, comprensivo della parte contributiva, ad eccezione di pochi professionisti che un domani potrebbero vivere di rendita, senza quei gruppi sportivi lo sport agonistico italiano sparirebbe. Per noi sono linfa vitale, per loro sono vita. Come fai a vivere di sport senza un’entrata? A carico delle famiglie? Non si può. Alcuni smetterebbero, per questo stiamo cercando di strutturare progetti quadriennali per supportare nella preparazione olimpica degli ambienti che finora sono stati sottovalutati. La velocità, ad esempio, il fuoristrada, la BMX in cui siamo fortissimi. Io dico una cosa…

Fantoni Tokyo 2021
Dopo Tokyo, Fantoni ha smesso per l’impossibilità di guadagnare con la BMX e di entrare nei corpi militari
Fantoni Tokyo 2021
Dopo Tokyo, Fantoni ha smesso per l’impossibilità di guadagnare con la BMX e di entrare nei corpi militari
Cosa?

Il nostro è un sistema unico al mondo. C’era qualcosa di simile nella ex Unione Sovietica e di più blando in Germania e Spagna. Teniamocelo stretto, perché grazie a una legge si riconosce allo sport un immenso valore sociale.

Qualcuno obietta che un funzionario pubblico non possa percepire altri stipendi.

Esiste una legge e la cosa più bella è che è tutto alla luce del sole. La legge prevede dei paletti e gli atleti e tutti i gruppi sportivi sono perfettamente al suo interno. Piuttosto adoperiamoci, come dicevo poco fa, per includere nella famiglia della Federazione le discipline che per anni sono state lasciate alla porta. Non è per caso che nella conferenza stampa di Milano, nella presentazione di tutti i tecnici per la prima volta presenti, il professionismo sia stato tenuto per ultimo. Non perché sia meno importante, ma perché possa contribuire a dare visibilità a tutto il sistema.

Paternoster è tesserata con le Fiamme Azzurre e corre con la Trek-Segafredo
Paternoster è tesserata con le Fiamme Azzurre e corre con la Trek-Segafredo
Servirebbe un cambiamento culturale…

Io sono arrivato a elezioni già fatte, ma ciò che noto è che in passato la Federazione non sia stata in grado di intercettare le istanze emergenti. Noi ci stiamo provando e personalmente lo vivo come una sorta di ribellione. Bisogna far uscire il ciclismo dalle vecchie logiche, dalle parrocchie contrapposte e chiuse. Ma per farlo serve il supporto di tutti quelli che gli vogliono bene.