A che età si smette di correre in bici? C’è chi lascia prima dei 35 anni, svuotato della passione e dai mille impegni: ritiri, gare, eventi… Chi superati i 30 riscopre una seconda giovinezza e trova energie nascoste per rilanciarsi. C’è un corridore, però, che la passione non l’ha persa mai e neanche la voglia di rimettersi in sella. E’ Davide Rebellin, che si appresta ad iniziare un’altra stagione: la voglia non manca, nonostante la sfortuna ne abbia condizionato l’inizio. A settembre, infatti, Davide ha subìto un grave infortunio al Memorial Pantani (foto di apertura): frattura esposta di tibia e perone, “sistemata” con due placche e qualche vite.
Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Ciao Davide, come stai?
Bene, il recupero procede abbastanza rapidamente, domani (giovedì, ndr) ho una radiografia che mi dirà se sono pronto a riprendere l’attività agonistica a pieno.
Eri tornato quasi subito a pedalare…
Sì, sotto parere medico avevo iniziato a fare qualche sgambata già dopo una quarantina di giorni dall’infortunio. Ho ancora qualche problema con la mobilità della caviglia, la pedalata non è “rotonda” come dovrebbe essere.
Con i nuovi compagni ti sei già allenato?
Purtroppo non ancora, ci siamo visti qualche giorno fa per la consegna dei materiali e per le visite mediche. Loro si sono allenati insieme a Padova un paio di giorni ma ho preferito evitare.
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Perché?
A causa della caviglia, ho un po’ di timore ad allenarmi in gruppo perché non posso appoggiarla a terra mentre pedalo. Stare in gruppo vorrebbe dire esporsi a dei rischi in quanto non puoi controllare tutto, ho deciso di allenarmi da solo in questo periodo, mi sento più sicuro.
Compagni e diesse ci hanno detto che Mallorca sarà il primo ritiro stagionale con delle gare annesse, ci sarai?
Al ritiro sicuramente, mi piace stare accanto ai miei compagni, anche dopo l’infortunio li ho seguiti spesso alle corse. Per dire che mi allenerò con loro devo aspettare ancora qualche radiografia di controllo. Di correre, ahimé, se ne parlerà ad aprile o maggio.
In squadra quest’anno sarete due ex professionisti: tu e Nicola Venchiarutti, due carriere differenti, come gli obiettivi stagionali.
Vero, Nicola l’ho conosciuto, ma ci ho parlato poco…
Lui arriva dall’Androni, ora Drone Hopper, dopo due stagioni non facili. Vorrà sicuramente riconquistare il mondo dei pro’, che consigli ti sentiresti di dargli?
Sanno che sei una figura importante all’interno della squadra…
Sì, quello che dico ha un peso. Certamente non decido io, però qualche consiglio mi sento di darlo. Anche perché non potrò mica correre in eterno.
Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio per entrare in condizione nella seconda metà della stagione Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio
La tua carriera si avvicina alla conclusione?
Questa, molto probabilmente, sarà la mia ultima stagione. Doveva esserlo la scorsa ma non mi andava di lasciare dopo un infortunio.
La Work ha una struttura paragonabile ad una professional, si è mai pensato al salto di categoria?
Secondo me è una cosa che si sta costruendo a poco a poco. Prima hanno messo delle solide basi con un team continental di tutto rispetto. Diventare professional sarebbe bello, servirebbe sicuramente un secondo sponsor, magari italiano…
E tu ti vedresti nei panni di diesse?
No, in questo ruolo non mi ci vedo, mi piace di più dare consigli… Forse sono più adatto ad un ruolo manageriale o solamente da “consigliere”.
Una caduta nella prima corsa da pro' ha rovinato la prima parte di stagione di Gabriele Benedetti e il suo ginocchio sinistro. Ma ora è tempo di voltare pagina
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Vi avevamo raccontato di una call in diretta fra la Drone Hopper-Androni e EthicSport, l’argomento sul banco chiaramente erano gli integratori e l’integrazione: come dovevano essere usati e ancora di più ottimizzati. Il meeting aveva riguardato sia i corridori che lo staff sanitario della squadra di Gianni Savio. E dello staff sanitario faceva parte anche Andrea Giorgi, medico chirurgo specialista in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico, esperto di metodologia di allenamento, valutazione funzionale e biomeccanica, alimentazione per il ciclista professionista.
Le annotazioni di Giovanni Ellena, uno dei diesse della Drone Hopper, avevano anche sollevato qualche domanda sull’utilizzo degli stessi integratori. In particolare ci aveva colpito il fatto che i colombiani volessero solamente i sali e non i sali e le maltodestrine.
La call su Zoom, fra Drone Hopper (in quel momento ancora Androni), EthicSport e il nostro direttore Vicennati (secondo in alto a sinistra)La call su Zoom, fra Drone Hopper (in quel momento ancora Androni), EthicSport e il nostro direttore Vicennati (secondo in alto a sinistra)
Dottor Giorgi, partiamo proprio dai sudamericani…
I sudamericani sono gestiti soprattutto da Giovanni Ellena, lui li conosce molto bene e in effetti è vero: per loro la borraccia è con i sali, punto. Fa parte della loro cultura. Io credo che tutto ciò dipenda da due questioni principali. La prima è che da quelle parti fa molto caldo e quindi si tendono ad utilizzare parecchio i sali. La seconda è che Gatorade negli anni ’90 fece una massiccia campagna pubblicitaria e probabilmente sono cresciuti con queste convinzioni. Anche oggi se tu in gara e gli dai una borraccia, contenente anche le maltodestrine te la ridanno indietro. Ed è un problema.
In effetti non è cosa da poco nel ciclismo del dettaglio attuale…
Inoltre anche a livello scientifico è dimostrato che i sali minerali non sono così necessari. Non serve un apporto in tali quantità, anche perché questi sono contenuti anche nel paninetto, nella barretta… ciò che interessa a noi sono soprattutto gli zuccheri.
Zuccheri, la “benzina” più pregiata…
Esatto, noi dobbiamo attenerci alle indicazioni, dobbiamo sfruttare al massimo le capacità di trasporto di questi zuccheri. Mediamente l’assorbimento dello zucchero è di un grammo al minuto, ma possiamo arrivare a 1,4 grammi al minuto miscelando zuccheri di diversa natura, come glucosio e fruttosio. Le linee guida dicono che con sforzi non troppo intensi si consumano 60 grammi di zuccheri ogni ora, ma per sforzi più prolungati e intensi si può arrivare a 90-120 grammi all’ora. Insomma, il concetto è semplice: bisogna incamerare più zuccheri possibili dall’alimentazione per risparmiare lo zucchero immagazzinato nel corpo, chiamato glicogeno.
Il dottor Giorgi con Mattia Bais… (foto Instagram)Il dottor Giorgi con Mattia Bais… si scherza sull’idratazione vista la bottiglia di spumante! (foto Instagram)
Si ottimizza tutto…
Nel ciclismo però è importante anche la parte solida e le ditte specializzate hanno già molti prodotti nella loro offerta. Per noi che dobbiamo provvedere all’alimentazione degli atleti è più facile farlo seguendo le loro indicazioni, perché sappiamo cosa contengono effettivamente e ogni ragazzo ha le sue “problematiche”: chi non digerisce questo, chi ricerca il gusto…
E come fate?
Non è facile, ma soprattutto all’inizio stagione cerchiamo di accontentare le esigenze di ognuno. Oggi si usa molto il Supersapiens, per noi sono le prime volte. È un “lavorone” creare dei prodotti specifici per ogni singolo atleta… Facciamo delle prove sul campo. In allenamento diciamo ad ogni atleta: oggi mangia questa barretta, domani quel panino netto, bevi questo, bevi quest’altro… E vediamo come risponde. E’ molto importante poi utilizzare prodotti le cui indicazioni sui nutrienti siano precise.
Perché?
Perché il paninetto più o meno sappiamo cosa contiene, ma appunto “più o meno”. Mentre un prodotto già pronto è preciso nella quantità di calorie e nutrienti che contiene. Con il Supersapiens siamo in grado di vedere come risponde la glicemia dell’atleta e cerchiamo di capire come può mangiare in corsa.
Si ragiona in modo preciso…
Io lo dico sempre ai miei corridori: “Quando vi allenate, allenate anche l’intestino non solo le gambe”. Se tu a casa mangi altri cibi, o fai riferimento ad altri prodotti di integratori perché hai altri sponsor e poi in corsa devi utilizzare quelli della squadra non va bene, magari ti senti male perché sono diversi e non ci sei abituato.
EthicSport, come altri produttori, vanta una vasta gamma di integratori. I team scelgono quelli che più si adattano alle loro esigenzeEthicSport, come altri produttori, vanta una vasta gamma di integratori. I team scelgono quelli che più si adattano alle loro esigenze
Come fate questi test in allenamento?
Eseguiamo dei test di valutazione soprattutto dopo la fatica. Tra l’altro io faccio parte di un gruppo internazionale che sta studiando proprio come lo sforzo fisico e la fatica influiscono sulla prestazione e recupero. Eseguiamo dei test ad elevata intensità e andiamo a vedere dopo un determinato intervallo di tempo quante kcal sono state bruciate. Da qui vediamo chi va più forte dopo un determinato dispendio energetico.
Ci spieghi meglio…
Faccio un esempio: brucio 2.000 kcal. Dopo questo dispendio eseguiamo un test su strada. Però è importante capire come è avvenuto questo dispendio delle 2.000 kcal in precedenza. Perché se è avvenuto in maniera molto blanda, il corridore professionista neanche lo avverte. Se invece è avvenuto a fasi intermittenti, alcune delle quali molto intense, il discorso cambia. Ebbene, noi vogliamo vedere la perdita di prestazioni che è ciò che fa la differenza nel finale di gara.
Nella preparazione dei rifornimenti interviene anche il medico? Noi immaginiamo che sia il massaggiatore a preparare le borracce e dei paninetti, ma le indicazioni le dà anche lei?
Va fatta anche una distinzione rispetto ai grandi team del WorldTour, noi non abbiamo il cuoco o il nutrizionista. Noi medici diamo delle indicazioni ai massaggiatori sulla quantità e anche sulle merende dei corridori. Gli suggeriamo di ricorrere alla bilancia, molto importante. Così come sono importanti i pasti del dopo corsa: riso, patate… E anche la parte proteica.
La “cassetta della merenda”, come la chiama il dottor Giorgi…
E’ pensata per il recupero
I suoi piatti sono variegati…
E anche ricchi di proteine
La “cassetta della merenda”, come la chiama il dottor Giorgi…
E’ pensata per il recupero
I suoi piatti sono variegati…
E anche ricchi di proteine
A proposito di proteine: quante se ne usano?
Proteine, ma anche carboidrati e grassi, vanno assunti in base al proprio peso corporeo e bisogna sempre pensare le quantità in base a tutto l’arco della giornata a prescindere dall’attività fisica. In corsa l’apporto di proteine è minimo, visto che non si riesce ad utilizzarle appieno, piuttosto è molto importante nel post gara.
Cioè…
Durante il recupero la regola sarebbe di assumere 1 grammo di carboidrati per chilo di peso corporeo entro i 30 minuti dal termine dello sforzo. Ma se c’è anche l’apporto proteico la composizione cambia e diventa: 0,8 grammi di carboidrati e 0,2 di proteine. Non solo, ma questa fase di integrazione andrebbe ripetuta ogni ora nelle quattro ore successive. Almeno durante le corse a tappe, visto che non si ha mai la possibilità di recuperare totalmente del tutto il dispendio energetico. Servirebbero 48 ore, che chiaramente non si hanno a disposizione. Mentre tutto ciò va a decadere quasi del tutto in caso di una corsa di un giorno.
Cosa è emerso dall’incontro con EtichSport? Vi è mai capitato di lavorare in questo modo?
Sono 10 anni che collaboro con questo team e la parte nutrizionale ha assunto sempre più valore. I primi cambiamenti veri ci sono stati già circa quattro anni fa. Ma è dall’anno scorso soprattutto che siamo più attivi su questo fronte. I primi approcci con il Supersapiens hanno dato un bell’impulso.
Un buon recupero muscolare non passa solo dalle proteine. Servono anche sali minerali precisi e carboidrati. E tutto deve essere ben bilanciato, come nel Recover di Cetilar
Dopo aver partecipato allo Zoom fra l’Androni ed Ethic Sport della scorsa settimana, era rimasta in circolo qualche scheggia. Sensazioni strane, frasi in sospeso. Come se fra i corridori delle piccole squadre e la scienza si frapponesse un’esperienza fatta di consuetudini difficili da mettere in discussione. Pertanto, dato che per tutto il tempo della riunione era rimasto in silenzio, abbiamo approfittato di una sosta durante l’allenamento per fare due chiacchiere con Alessandro Spezialetti.
Spezialetti assieme a Ellena è uno dei diesse più esperti della Drone HopperSpezialetti assieme a Ellena è uno dei diesse più esperti della Drone Hopper
«Una sola cosa rende tutto più difficile – dice – la maledetta abitudine di imitare quello che fanno negli squadroni. E’ una moda che forse c’è sempre stata. Ad esempio sentono che alla Jumbo Visma usano i chetoni e ci si buttano sopra. Per il resto, credo che tutto sia migliorato nella qualità, ma i concetti che ci sono alla base dell’integrazione sono gli stessi. I sali hanno diverse composizioni, ma sempre per quello si usano. Le maltodestrine hanno diversa composizione, ma l’effetto che fanno rimane quello di sempre. Non abbiamo corso cinquant’anni fa, per cui ci saranno pure nuovi prodotti, ma i concetti sono quelli…».
Scienza ed esperienza
Il discorso regge, ma fondamentalmente scricchiola. E’ vero che i principi di base dell’integrazione sono gli stessi, ma ci sono stati così tanti cambiamenti nel settore, che fermarsi ai concetti di 10 anni fa rischia di farti restare indietro. E se questo accade, il gap fra team WorldTour e professional rischia di diventare incolmabile anche su aspetti tutto sommato abbordabili.
Spezialetti ha corso fino al 2012: ultima squadra la LampreSpezialetti ha corso fino al 2012: ultima squadra la Lampre
«Se vogliamo dirci la verità – parte Spezialetti – certe raffinatezze possono farle le grandi squadre, che possono investire su certi dottori e certe pratiche. Il nostro Giorgi è preparatissimo e aperto a questi discorsi. Perciò anche noi che magari ci troviamo a gestire le borracce sull’ammiraglia ci teniamo aggiornati parlando con lui, con qualche amicizia e leggendo. E per il resto andiamo avanti con l’esperienza. Chi ha corso sa come sta il corridore in certi momenti. Puoi dargli tutte le raccomandazioni che vuoi, ma in certi momenti la bici non è tanto lineare, per cui devi dare indicazioni sintetiche e chiare».
Servono le gambe
Il punto precedente continua però a stuzzicarci. La prassi di imitare gli squadroni può produrre disastri ed è davvero una prassi piuttosto diffusa.
Fase di rifornimento all’ammiraglia in cima a una salitaFase di rifornimento all’ammiraglia in cima a una salita
«Copiare è tutto casino – conferma il diesse abruzzese – come se poi alla Jumbo Visma andassero così forte per certe cose. Se non hai il corridore con il motore grande, puoi mangiare quello che ti pare, ma non funziona. Anche noi quando avevamo Bernal o Ballerini potevamo fare corsa di testa. Se trovi i corridori giusti, vi assicuro che certe attenzioni servono anche meno. Noi proviamo a prendere dei buoni corridori, ma una squadra che spende 50 milioni avrà corridori migliori dei nostri e potrà prepararli meglio di quanto potremo mai fare noi. La Ineos le prende da Pogacar, eppure fino a due anni fa erano convinti di aver preso il più forte di tutti con Bernal. Egan fino a qualche tempo fa sembrava molto più forte, ora forse non è più così. E non dipende dalle borracce, dipende dalla qualità degli uomini».
Dopo il Giro in cui ha vinto la classifica dei chilometri in fuga, Mattia Bais prova a cambiare modo di correre. Ora cercherà fughe che possano arrivare
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Gli occhiali forniti al team Drone Hopper si abbinano perfettamente con il casco Salice Vento. Qui Simone Ravanelli Gli occhiali forniti al team Drone Hopper e il casco Salice Vento
Insieme da sei anni
La partnership tra Salice Occhiali e la squadra diretta da Savio e Bellini, con Giovanni Ellena in ammiraglia, dura da ben cinque anni. Nel 2022 saranno pertanto sei gli anni di una collaborazione che si è dimostrata ricca di soddisfazioni per entrambe le parti. Per farci raccontare qualcosa in più su questa felice esperienza ci siamo rivolti a Paolo Tiraboschi, che ancora oggi, seppure in pensione, riveste il ruolo di ambassador Salice con gli atleti e i team sponsorizzati.
«Nella mia lunga esperienza lavorativa – spiega – ho avuto la fortuna di costruire una bella amicizia con Gianni Savio e Giovanni Ellena anche quando lavoravo per altri marchi e non avevamo rapporti diretti di lavoro. Nel 2015, ci siamo incontrati a Eurobike. Erano alla ricerca di un partner tecnico affidabile per la nuova stagione. Ne ho subito parlato con Anna Salice e da lì è iniziata la nostra collaborazione».
Occhiale Salice 023
Casco Vento nella versione Italia nera
Occhiale Salice 022
Occhiale Salice 023
Casco Vento nella versione Italia nera
Occhiale Salice 022
Fornitura completa
Per la nuova stagione gli atleti della Drone Hopper-Androni Giocattoli riceveranno a testa rispettivamente due caschi e 3 paia di occhiali. Per quel che riguarda il casco, uno sarà dedicato agli allenamenti a casa e uno alle gare. A questi due si aggiungerà un modello specifico per le cronometro. Ad atleti e staff sarà inoltre fornito un occhiale per il tempo libero. Si tratta del modello 3047, estremamente comodo e fashion. Durante la stagione sarà lo stesso Tiraboschi a curare di persona il riassortimento della fornitura tecnica in dotazione alla squadra.
Il feedback dell’atleta
Lavorare a stretto contatto con atleti professionisti è un’esperienza estremamente utile anche per i fornitori tecnici che possono ricevere dagli stessi atleti feedback utili per migliorare i propri prodotti. A raccontarci qualcosa in merito per quel che riguarda la Drone Hopper-Androni Giocattoli è lo stesso Paolo Tiraboschi.
«In tutti questi anni – spiega – ho avuto la fortuna di lavorare con alcuni atleti davvero preparati, attenti a quali prodotti fossero chiamati ad indossare in gara. Per citarne alcuni, mi vengono in mente Francesco Gavazzi, Marco Frapporti e Simon Pellaud. Fra gli ultimi meritano sicuramente una citazione i colombiani Jhonatan Restrepo e Daniel Munoz, disponibili e molto preparati. Da loro ho ricevuto indicazioni sulla vestibilità degli occhiali e sull’importanza di avere lenti perfette per ogni condizione meteo o di visibilità».
Chiudiamo la nostra chiaccherata con Paolo Tiraboschi chiedendogli come mai ancora oggi, seppure in pensione, continui a lavorare con Salice Occhiali.
«Con Anna Salice – sorride – ho costruito un bellissimo rapporto. Lavorare ancora per Salice, anzi per la signora Anna, è un modo per ringraziarla e restituirle tutto ciò che mi ha dato in tutti questi anni».
Le 18,30 di ieri sera, quasi cinquanta persone su Zoom fra medici, direttori, staff e atleti dell’Androni (in procinto di diventare Drone Hopper-Androni). Il motivo è il primo incontro con Massimiliano di Montigny, responsabile marketing di EthicSport che dal 2022 fornirà integratori e supporti alimentari alla squadra di Savio. Gianni non c’è, manda a dire di scusarlo.
Fra i cambiamenti per la nuova stagione, questo è uno dei più significativi. I corridori hanno le loro abitudini, i massaggiatori sono abituati a preparare le borracce in un certo modo: il passaggio sarà indolore o comporterà qualche problema? Se ne era parlato in ammiraglia con Ellena nei giorni del raduno di Benidorm.
«Amiamo questo tipo di incontri – comincia Massimiliano – per migliorare la conoscenza del prodotto e creare una collaborazione con la struttura tecnica della squadra. Ci piacerebbe ricevere i vostri feedback dopo che avrete conosciuto i prodotti, per sapere se ci siano accorgimenti da adottare. Nel periodo in cui abbiamo lavorato con la Nippo, abbiamo riscontrato tanti errori e tante abitudini inculcate col tempo. Quello che vorrei dirvi è di sperimentare anche le novità, perché non sempre quel che è stato valido fino a ieri lo sarà domani».
La frase risulterà oltremodo profetica, sarà presto evidente che il professionismo ha esigenze da approfondire e che non è semplice convincere corridori, preparatori e medici a sperimentare soluzioni diverse. La spiegazione comincia.
Benidorm, Marengo, qui con Spezialetti, è parso tra i più curiosi sul recupero post garaBenidorm, Marengo, qui con Spezialetti, è parso tra i più curiosi sul recupero post gara
Schermo condiviso
Il racconto inizia con la condivisione dello schermo. Si parla dell’idratazione pre, durante e dopo lo sforzo. Viene spiegato un idrosalino energetico di nome PowerFlux che contiene prodotti vasodilatatori: assunto prima della gara, ad esempio una crono, ha un impatto incisivo.
Il pdf riassume i prodotti in base alla fase di assunzione, Massimiliano si sofferma sul SuperDextrin, sul quale invoca i primi feedback. E’ un prodotto brevettato e contiene ciclodestrine a catena ramificata, con un meccanismo di rilascio energetico progressivo.
«Non ripristina i minerali – sottolinea – è solo energetico. In allenamento si potrebbe sperimentare di fare una borraccia da litro con SuperHydro e SuperDextrin. Una volta mescolata, si divide in due borracce più piccole e si ha una bevanda isotonica, che fornisce sali e ciclodestrine».
Chi vuole la caffeina
I corridori ascoltano e il discorso passa alle barrette, che devono essere masticabili, resistere alle temperature e non avere retrogusto fastidioso. «Quello viene dalla chimica – dice Massimiliano – le nostre magari durano di meno, però non contengono conservanti, sono prodotti più puliti».
Si parla di energetici con o senza caffeina. Il dettaglio viene sottolineato per tutti i prodotti a seguire. «Il caffè – dice – non piace a tutti, mentre altri devono stare attenti a non abusarne. EnergiaRapida Professional è un prodotto in tre gusti che ne contiene un quantitativo significativo. E poi c’è EnergiaRapida + un prodotto con impatto veloce. Utile quando senti che stai perdendo lucidità».
SuperDextrin di EthicSport è brevettato, contiene ciclodestrine a catena ramificata
SuperHydro è un integratore isotonico, ricco di carboidrati
PowerFlux di EthicSport si usa prima della performance
SuperDextrin di EthicSport è brevettato, contiene ciclodestrine a catena ramificata
SuperHydro è un integratore isotonico, ricco di carboidrati
PowerFlux di EthicSport si usa prima della performance
Righi va al sodo
Prodotti e proprietà. Il discorso va avanti, pensiamo che al di là delle parole saranno l’uso e il riscontro degli atleti a dare la prima svolta. E infatti Daniele Righi interrompe con una domanda.
«Possiamo organizzare con i dottori e con il nostro preparatore Borja – chiede – un vademecum che può servire a noi in ammiraglia nelle varie situazioni? In modo che abbiamo borracce già pronte».
«Con i dottori – spiega Massimiliano – c’è da fare delle scelte per individuare i prodotti più utili in base alle esigenze dei singoli atleti, non credo che tutti abbiano le stesse esigenze…».
Zuccheri subito pronti
Chiamato in causa, il dottor Andrea Giorgi prende la parola. «Abbiamo visto tanti prodotti – dice – in assoluto ci serve qualcosa per massimizzare l’uso degli zuccheri. Se si crea una situazione come quella di Van der Poel alla Tirreno, difficilmente si riesce ad aprire le barrette, per cui può servire un prodotto che basti da sé. Capisco la richiesta di Righi, perché il corridore in certi momenti non è lucido. Ci sono in giro prodotti con grande quantità di carboidrati e anche isotonici».
Gli altri prodotti
Di Montigny ascolta e chiede che gli si facciano i nomi. «Se riuscite a darmi i nomi e la composizione – rilancia – possiamo parlare con la produzione e intervenire. Proviamo a cambiare punto di vista. Descrivetemi le vostre esigenze, definiamo il tipo di gare e di situazioni e noi cercheremo di offrire le varie opzioni. Si riesce a fare a stretto giro di posta. Per noi è un valore aggiunto importante. E alle prime gare verifichiamo tutto».
Il preparatore Borja, con Benedetti ed Eduard GrosuIl preparatore Borja, con Benedetti ed Eduard Grosu
Carboidrati esagerati
Stuzzicato dall’Abruzzo da cui risponde, Stefano Di Zio comincia a parlare di prodotti e intanto mangia pizza e beve prosecco. «Un prodotto che si usa tanto – dice – ha una quantità di carboidrati esagerata. Si può avere qualcosa del genere da EthicSport?».
Massimiliano risponde e non si secca, anzi forse se lo aspetta che gli propongano confronti con altre aziende. «Sto guardando ora – dice – ma approfondiamo per vedere se in realtà quel che proponiamo noi non sia meglio. SuperDextrin è di un altro livello e magari quello che si usa tanto in giro è frutto del marketing. Le farmacie e i negozi sono pieni di prodotti. Se prendo qualcosa che poi dà problemi di digeribilità, i vantaggi vanno a farsi benedire. Bisognerà partire dalla palatabilità…».
Antidoping in agguato
C’è sempre l’antidoping in agguato e così il dottor Giorgi chiede se EthicSport sia collegata a Informed Sport, una piattaforma Android e iOS, che permette agli atleti di verificare se il prodotto acquistato sia in regola. «C’è sempre la paura di inciampare in qualche ingrediente irregolare – dice – e con questo loro possono inserire i dati e avere una risposta attendibile».
Massimiliano prende nota e promette che riferirà per capire la fattibilità della richiesta. Dice di aver lavorato con Informed Sport quando hanno sponsorizzato i mondiali di Mtb all’Elba e chiederà di inviare gli stessi documenti per verificare la possibilità di farlo.
Solo sali, si può?
Ancora Giorgi fa notare che i corridori sono curiosi di sapere il rapporto tra fruttosio e isomaltulosio e che con il caldo sarebbe utile sviluppare dei prodotti a base di mentolo, come altre aziende stanno già facendo. Poi la parola passa al dottor Maurizio Vicini, il medico più esperto del team che finalmente ha risolto i problemi di collegamento.
«Abbiamo esaminato i prodotti che ci avete mandato – dice – e abbiamo qualche dubbio su un aspetto. Durante la corsa, i massaggiatori preparano le borracce. Abbiamo visto il SuperHydro che contiene elettroliti e anche carboidrati. Se volessimo solo un prodotto a base di sali, è possibile? Serve per sapere che ci sono borracce univoche, di sali e di maltodestrine».
La domanda provoca un istante di silenzio. «Così su due piedi, la risposta è no, non ci era mai stato chiesto», replica Di Montigny.
«In Sudamerica – entra anche Giorgi – i corridori vogliono solo sali. E’ più semplice avere un prodotto che contiene solo sali, avendo già fatto a parte il calcolo degli zuccheri. E’ più facile da gestire».
Fase di stallo, la situazione è chiara. «Ora non è possibile – dice Massimiliano – ma secondo me, quando ci avrete comunicato tutte le vostre esigenze e avrete sperimentato i nostri prodotti, supereremo questa fase».
Cosa mettere nelle borracce? Qui Ravanelli con le maltodestrineCosa mettere nelle borracce? Qui Ravanelli con le maltodestrine
Abitudini e marketing
Ellena, abituato a guidare la squadra e anche i discorsi, getta il salvagente. «La borraccia per il sudamericano è di sali – dice – probabilmente a causa del marketing di Gatorade che anni fa sbarcò laggiù e creò l’abitudine. Dobbiamo lavorare sulla nostra cultura interna. Come per certi gel, di cui non farebbero a meno. Gli ho fatto vedere che sono a base d’acqua, ma sono le mie parole contro il marketing delle grandi aziende».
Proteine e recupero
Si va avanti con Marengo a chiedere in che modo si gestisca il recupero. Il pasto subito dopo. Le proteine. E i ramificati che secondo Ethic Sport è meglio assumere prima di andare a letto, perché la ricostruzione inizi nelle ore del vero recupero corporeo.
«Il recupero è vario e soggettivo – spiega il dottore – il vostro prodotto è un ottimo prodotto, ma va associato al fattore temporale. Bisogna convincere i ragazzi a iniziare il recupero subito dopo la corsa».
Grosu ambasciatore
Il resto sono domande di ordine pratico. Dal prezzo d’acquisto dei prodotti per l’uso personale, fino a Grosu che chiede se ci sia modo di farli arrivare in Romania. Il discorso interessa, al punto da ipotizzare che il velocista possa diventare una sorta di testimonial per il suo Paese. La chiosa finale spetta nuovamente a Ellena.
«Ho partecipato a tanti meeting di questo tipo – dice – e so che le aziende del settore sono molto rigide. E’ la prima volta che vedo questa disponibilità a modificare i prodotti in base alle nostre esigenze. E’ un grande inizio. Vi manderemo subito le nostre richieste. Per il momento ci salutiamo. E buon anno a tutti!».
Il ritiro dell’Androni a Benidorm ci ha fornito tanti spunti di riflessione. Dal rilancio di Simone Ravanelli alla dolorosa, ma a quanto pare necessaria esclusione di Nicola Venchiarutti. Il corridore friulano correrà con la Work Service nella stagione 2022. Il suo non sembrerebbe essere un taglio netto, ma una possibilità di riscatto. Anche lui passato professionista nel 2020 ha risentito della pandemia e di una stagione d’esordio corsa (se 7 gare in un anno vuol dire correre) in sordina.
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020, la sua seconda gara in maglia Androni prima della pandemiaNicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Ciao Nicola, come mai hai disputato così poche gare nel 2020?
Ad inizio stagione avevo corso tanto, con l’esordio a gennaio in Venezuela alla Vuelta al Tachira e poi, a febbraio il Tour de Langkawi. Poi come ben sapete la pandemia ha fermato tutto per mesi ed al rientro alle corse, ad agosto, la squadra ha deciso di dare più spazio ad atleti con maggiore esperienza per poi lasciarmi più margine nel 2021.
Correre così poco ti ha reso più difficile adattarti alla categoria?
Senza dubbio, già il passaggio da under 23 a pro’ è difficile, se in più ci si aggiunge uno stop di quattro mesi… Chi è diventato professionista nel 2020 ne ha sicuramente risentito in negativo.
Qual è stata la maggiore difficoltà nel correre tra i pro’?
Da under le corse durano quattro ore, raramente cinque. Invece, nei professionisti dopo cinque ore le gare si accendono ed il ritmo diventa infernale. Devi prendere il ritmo gara e per farlo devi correre tanto, poi io sono un corridore che per esprimersi al meglio ha bisogno di continuità.
Nicola Venchiarutti aveva corso tre gare da stagista nel 2019 con l’Androni, qui al Giro di Slovenia Nicola Venchiarutti aveva corso tre gare da stagista nel 2019 con l’Androni
Il 2021 invece com’è andato?
Non benissimo, ho preso il covid. A metà gennaio sono risultato positivo ad un tampone di controllo, sono rimasto positivo per un mese abbondante ed ho perso gran parte della preparazione. Mi allenavo in casa con i rulli, ma non è la stessa cosa.
Hai iniziato a correre a marzo.
Sì, non ero per niente in forma e quelle gare servivano per “mettermi in moto”. Ho corso tanto devo dire: Strade Bianche, Giro di Turchia, poi una corsa a tappe in Bosnia e il Giro d’Italia. Queste gare mi sono servite per prendere il ritmo corsa ma sono state molto impegnative. Dopo il Giro ero davvero stanco, ho fatto una settimana di riposo completo.
Com’è stata la tua prima esperienza alla corsa rosa?
Bella dal punto di vista umano, per un ciclista italiano è un sogno. Non avevo mai fatto corse a tappe così lunghe e ne ho risentito, la terza settimana ero davvero cotto.
Dopo il Giro però non hai corso molto.
Nei due mesi successivi (giugno e luglio, ndr) ho corso solamente i campionati italiani a cronometro ed in linea. Sono tornato alle corse a fine agosto, al Tour Poitou. La squadra ha deciso di far correre chi non aveva fatto il Giro d’Italia.
Nicola Venchiarutti in fuga al Giro d’Italia 2021, nella 19° tappa con arrivo all’Alpe di Mera Nicola Venchiarutti in fuga al Giro d’Italia 2021 nella 19° tappa
Forse sarebbe stato meglio, per la tua crescita, non fare il Giro ma avere più continuità di gare…
Non dovevamo partecipare, lo sapevamo e avevano organizzato il calendario delle corse in altro modo. Poi, poco prima dell’inizio del Giro, io ero al Giro di Turchia, è arrivata l’esclusione della Vini Zabù ed io mi sono ritrovato in squadra. Non ci sono stati colloqui precedenti, però io da corridore ero contento di parteciparvi.
Analizzando queste due stagioni che conclusioni ne trai?
Secondo me sono mancati i risultati,perché se parliamo di valori sono cresciuto. Mi è mancata la continuità di corsa in alcuni momenti chiave della stagione.
Nicola Venchiarutti da under 23 ha corso con il Cycling Team Friuli, nel 2019 è stato stagista con l’Androni Nicola Venchiarutti nei due anni da under 23 ha corso con il Cycling Team Friuli
Tu sei passato pro’ alla fine del secondo anno da under, è stato una scelta prematura?
Non credo, prima di essere ingaggiato dall’Androni per il 2020 ho fatto tre gare da stagista con loro: la Coppa Bernocchi, il Giro di Slovenia ed il Tour of Taihu Lake. Parlando con la squadra (Cycling team Friuli, ndr) eravamo d’accordo che l’occasione era da prendere al volo.
Ora sei alla Work, con l’Androni come vi siete lasciati?
Ci sono rimasto male per la mancata conferma, ma loro in me credono. Alla Work devo e voglio ritrovare continuità di prestazione e di corsa. Ho un solo anno di contratto ma non è una grande preoccupazione. Il calendario è fitto, gli appuntamenti sono tanti e le possibilità di mettersi in mostra anche. Tocca a me riconquistarmi il mondo dei professionisti.
Una vita dedicata al ciclismo quella di Daniele Righi. Ha iniziato a correre da bambino e una volta lasciata la bici, dopo 13 anni tra i professionisti, di cui 10 passati nella Lampre, ha iniziato la sua carriera da direttore sportivo.
«Nel 2004 – ci racconta subito Daniele – avevo iniziato a fare il patentino per diventare direttore sportivo insieme a dei compagni. Diciamo che iniziavo a portarmi avanti sul futuro una volta sceso dalla bici. Ho deciso di intraprendere questa carriera perché volevo rimanere in un mondo che mi ha dato tanto».
«Grazie ai 5 anni maturati da corridore professionista presi il patentino di terzo livello. L’opportunità me la stavo creando da me. Una volta smesso, Saronni, per il quale ho corso per 10 anni, mi ha proposto di continuare in Lampre ma in un nuovo ruolo. L’idea della squadra era quella di avere persone nuove in ambito dirigenziale».
Tra Lampre e UAE Emirates sei stato con loro per 7 anni.
Nel 2014 presi l’abilitazione UCI e rimasi anche quando cambiò la proprietà del team passando da Lampre a UAE Emirates.
Quanto è stato difficile passare da corridore a diesse?
Non è un passaggio facile, devi imparare a vedere le cose in maniera differente. Quando sei corridore devi preoccuparti di te stesso e di fare il meglio che puoi, allenandoti e partecipando alle corse. Da diesse, invece, devi avere tutto sotto controllo, bisogna far ragionare le persone sulla stessa lunghezza d’onda.
Daniele Righi ha corso nella Lampre per dieci anni (dal 2003 al 2012) diventando poi diesse del team dal 2013 al 2016 Righi ha corso nella Lampre per 10 anni diventandone poi diesse nel 2013
Anche quando i corridori che segui erano i tuoi compagni fino a pochi mesi prima?
Ho corso dieci anni nella Lampre, da tutti quelli che arrivavano ero visto come punto di riferimento anche quando correvo. Il rispetto dei miei compagni e verso di loro l’ho sempre avuto. Il rapporto cambia, è chiaro, da corridore esperto ero anche un confidente. Anche i diesse lo sono a volte, ma allo stesso tempo siamo il filtro tra società e corridori.
Un ruolo complicato, due fazioni esigenti…
Si deve essere bravi a bilanciare le richieste. Un buon direttore sportivo è un bravo mediatore, sa quando chiedere di più ai corridori o se chiedere uno sforzo alla dirigenza.
Hai lavorato subito in un top team, hai avuto qualche mentore?
Mi sono confrontato molto con Orlando Maini e con Fabrizio Bontempi. La cosa bella è la loro capacità di metterti a tuo agio. Standogli accanto ho imparato tanto. Li seguivo sapendo che guardandoli lavorare avrei trovato spunti ed insegnamenti.
Facci un esempio.
Sono dei maestri nell’organizzazione delle gare, delle trasferte e anche nei ritiri. Sanno parlare con i corridori, conoscono tutti i segreti ed i dettagli che un diesse deve conoscere e prendere in considerazione.
Il tuo rapporto con la UAE poi si è interrotto…
Ci sono state delle decisioni in ambito dirigenziale e a novembre 2018 mi è stato comunicato che non sarei più stato parte della squadra. Me ne sono dispiaciuto molto, ma mi sono rimboccato le maniche e sono ripartito.
Daniele Righi è stato Diesse del UAE Team Emirates nel 2017 e nel 2018 dopo che lo sponsor emiro ha sostituito la Lampre Daniele Righi è stato Diesse dell’UAE Team Emirates nel 2017 e nel 2018
Mi sono sentito parecchie volte con la dirigenza. A maggio 2021, quando si è scoperto che avrebbero fatto il Giro d’Italia mi sono proposto. Sapevo che avrebbero potuto aver bisogno di una mano e così ho lavorato saltuariamente con loro. A ottobre hanno deciso di prendermi in pianta stabile e gliene sono grato.
Siete tornati da poco dal ritiro a Benidorm, avete già un programma di lavoro?
Siamo tornati il 21, sono stati dodici giorni intensi. Ci siamo seduti al tavolo ed abbiamo deciso come impostare la stagione, come ultimo arrivato ho ascoltato molto cercando di assimilare il più possibile. Le gare inizieranno tra metà e fine gennaio.
Daniele Righi ha iniziato una nuova avventura con l’Androni Sidermec, dal primo gennaio Drone HopperDaniele Righi ha iniziato una nuova avventura con l’Androni Sidermec
Passare da un’esperienza WorldTour ad una professional com’è?
Il personale che lavora in una squadra professional è ridotto, ci si deve adattare a fare tante cose e farle sempre al meglio. Mi piace lavorare e darmi da fare, la parte più complicata è il calendario forse, perché hai il dubbio che magari a qualche gara non ti invitino, come successo inizialmente al Giro 2020.
Con i corridori cambia il rapporto?
Quando ero nella WorldTour capitava che alcuni corridori li vedessi al ritiro di dicembre e poi a fine anno. Qui ho un contatto più diretto con tutti i ragazzi e questa cosa permette un rapporto umano più approfondito.
Nella prima Scheldeprijs per le donne, arriva il podio di Elisa Balsamo. La piemontese è delusa, ma ha rischiato di farsi molto male. E allora, va bene così
Bottecchia e Gianni Savio: un binomio che si consolida e si rinnova. Saranno difatti ancora i modelli Emme 4 Squadra e Aerospace Squadra le biciclette che il team Professional Drone Hopper-Androni Giocattoli (la compagine che fino a quest’anno è stata l’Androni-Sidermec) utilizzerà nell’arco dell’intera stagione.
I corridori della squadra italiana più titolata potranno così ancora contare su entrambi i top di gamma di casa Bottecchia ingegnerizzati e sviluppati presso il proprio quartier generale di Cavarzere (Venezia).
Il team guidato da Gianni Savio dal prossimo anno si chiamerà Drone Hopper Androni Giocattoli Il team guidato da Gianni Savio si chiamerà Drone Hopper Androni Giocattoli
Massimo impegno e cuore
«La storia di Bottecchia è indissolubilmente legata alle corse e alle competizioni – ha dichiarato Diego Turato, il CEO di Bottecchia – e non nascondo che da tempo si stava lavorando al rinnovo. In modo particolare, le ultime corse della stagione ovvero il Giro del Veneto e la Veneto Classic hanno rappresentato due momenti fondamentali per confermare una partnership che da anni evidenzia l’impegno di Bottecchia nel mondo delle corse professionistiche. I feedback degli atleti hanno sempre contribuito in maniera importante allo sviluppo della tecnologia inserita nei nostri prodotti di altissima gamma del Reparto Corse.
«Grazie a questa collaborazione abbiamo avuto modo di perfezionare dei telai che hanno permesso agli atleti della squadra di raggiungere traguardi molto importanti. È evidente che il rapporto tra Bottecchia e la migliore squadra italiana sia molto più di una sponsorizzazione. E’ il sesto anno che siamo al fianco del team di Savio e di Bellini, supportando con orgoglio una squadra italiana che punta sui giovani. Una formazione che corre con passione e tenacia, mettendo in ogni competizione quello che noi trasferiamo nei nostri prodotti. In due parole: massimo impegno e cuore».
Fausto Masnada (all’epoca all’Androni) vinse due tappe al TOTA 2019Fausto Masnada (all’epoca all’Androni) vinse due tappe al TOTA 2019
Un rapporto di amicizia
«Quello con Diego Turato, Marco Sguotti e con Marco Turato – ha ribattuto Gianni Savio – è un rapporto che si è trasformato in solida amicizia. In Bottecchia abbiamo trovato un partner con cui condividiamo valori e ideali, e questo è stato fondamentale per raggiungere tutti i successi che la squadra ha ottenuto negli ultimi anni. Ci tengo a ricordare che è stato proprio con le biciclette Bottecchia che si sono formati molti atleti importanti. Partendo da Davide Ballerini, Mattia Cattaneo, Fausto Masnada, Andrea Vendrame, Ivan Sosa e soprattutto Egan Bernal, che al Tour de France vinto nel 2019 ha aggiunto quest’anno il Giro d’Italia. Il prossimo 2022 sarà per noi un’anno di grandi ambizioni. Una stagione dove daremo come sempre il massimo per onorare le corse, ma anche per gratificare tutte quelle aziende, come Bottecchia, che credono in noi».
Il team Androni è la squadra italiana più titolata Il team Androni è la squadra italiana più titolata
Due bici, due certezze
Come anticipato, il team Drone Hopper-Androni Giocattoli conterà ancora sui top di gamma di casa Bottecchia. Per affrontare al meglio le tappe in salita, i corridori avranno a disposizione il modello Emme 4 Squadra. Una bici perfetta per le lunghe distanze, leggera, rigida e al tempo stesso estremamente guidabile. Per le frazioni veloci, la “certezza” si chiama Aerospace Squadra: un modello aero con freni a disco e cavi totalmente integrati nel telaio per massimizzare l’efficienza aerodinamica ed esaltare la guidabilità e la precisione del design.
Edoardo Zardini sta usando i nuovi occhiali Salice 026, evoluzione di quelli con cui aveva iniziato la stagione. Le sue osservazioni e le caratteristiche
Per il decollo nel 2022 della nuova Drone Hopper manca poco. Serve l’ok dalla torre di controllo dell’Uci per il rilascio definitivo della licenza, dopo di che la flotta del “comandante” Gianni Savio sarà pronta a volare nella nuova stagione.
«Si tratta di questioni burocratiche-amministrative – ci spiega al telefono il general manager piemontese col suo solito modo preciso di esporre la situazione – che regolarizzeremo in questi giorni. E’ un proforma dato che il nostro nuovo title sponsor è una start-up e quindi partendo adesso non ha bilanci precedenti da mostrare agli organi competenti dell’Unione Ciclistica Internazionale. Lo avevamo già segnalato quando avevamo firmato il contratto pluriennale, ma abbiamo prodotto l’ulteriore documentazione necessaria. Servirà un po’ più di tempo ma siamo fiduciosi».
L’azienda spagnola (con sede a Leganes, città dell’area metropolitana di Madrid) si è legata con la società di Savio fino al 2025. La squadra si chiamerà Drone Hopper-Androni Giocattoli, con Sidermec che resterà come terzo marchio.
La squadra 2022 si chiamerà Drone Hopper, dal nome di una start-up spagnolaLa squadra 2022 si chiamerà Drone Hopper, dal nome di una start-up spagnola
Gianni, timore che non arrivino buone notizie?
No, siamo tranquilli. Abbiamo in mano un contratto di quattro stagioni con questa società che per il 2022 ha commesse lavorative già fissate per 80 milioni di euro. Hanno costruito uno stabilimento da zero nell’hinterland di Madrid presso cui siamo stati in estate per definire l’accordo. Considerate che la loro vera attività inizia con noi. E la sensazione mia è che faremo molto bene.
L’ambizione è sempre quella di arrivare al WorldTour o nel frattempo è cambiato qualcosa nell’accordo con loro?
No, restano i programmi iniziali. Ovvero un investimento adeguato per un team professional come il nostro per le prime due stagioni. Poi nel 2024 e 2025 potrebbe esserci la possibilità di aumentare il budget fino ad arrivare alla categoria più alta, anche in base ai risultati. Il loro progetto è quello del WorldTour ma, contrariamente ad uno sponsor che “vola”, io resto con i piedi per terra, come sempre. Lo dico per esperienza, soprattutto dopo il caso col Governo del Venezuela. Il ciclismo ora come ora è in continua evoluzione, inutile sbilanciarsi troppo.
Luca Chirico (assieme a Viel) è stato investito alla vigilia della Veneto ClassicLuca Chirico (assieme a Viel) è stato investito alla vigilia della Veneto Classic
Con l’ingresso di questo nuovo sponsor spagnolo avete nuovi obiettivi? Ad esempio, dopo un primo di assestamento, potreste avere la wild card per fare la Vuelta nel 2023?
Sostanzialmente non cambia nulla per noi. Saremo coerenti con la nostra solita filosofia, cercando di mettere in mostra i nostri migliori talenti. Oltre che andare a caccia di vittorie. Innanzitutto speriamo di essere invitati al prossimo Giro d’Italia. Poi non credo che verremo mai invitati alla Vuelta fra due anni, anche perché attualmente non abbiamo una squadra che possa supportare l’impegno che richiedono due grandi Giri in una annata.
A proposito di Giro, siete arrivati secondi nella Ciclismo Cup dietro la UAE Team Emirates e davanti alla Trek-Segafredo, due team WorldTour. E’ un buon segnale per ricevere la wild card.
Sì, ma non basta. Se fosse rimasto il vecchio regolamento avremmo avuto la partecipazione alla prossima corsa rosa di diritto. Da cinque anni a questa parte siamo sempre stati la prima professional in questa challenge. Siamo fiduciosi comunque di disputare il Giro 2022.
“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race
E’ stata una buona stagione quella appena conclusa. Dodici vittorie e tanti ragazzi che si sono fatti conoscere meglio.
Sono molto soddisfatto del 2021. E tenete conto che stavamo finendo l’annata con otto corridori indisponibili, che poi sono diventati dieci con gli incidenti di Chirico e Ravanelli, investiti in allenamento da un automobilista prima della Veneto Classic. Per fortuna stanno bene. Rinnovo quindi i complimenti a tutta la squadra per i risultati ottenuti. E ringrazio anche tutti i nostri sponsor.
Ad oggi, ufficialmente, il roster per l’anno prossimo conta solo dodici corridori, compresi i nuovi arrivi di Grosu, Marengo e del neoprof Gabriele Benedetti (campione italiano U23, ndr). Manca qualcuno, giusto?
Assolutamente sì. Saremo una ventina. Arriveranno due giovani colombiani interessanti che annunceremo a breve. Abbiamo rinnovato Bais, Ravanelli, Sepulveda, Munoz, Bisolti e Chirico, che probabilmente non sono nella lista che avete in mano voi. Gli altri confermati sono Ponomar, Umba, Marchiori, Cepeda, Restrepo, Vigo, Tagliani e Tesfatsion. Abbiamo invece rescisso da poco il contratto con Jerman. Potremmo aggiungere ancora un paio di tessere nel nostro mosaico.
Umba (di spalle) ringrazia Ravanelli dopo la vittoria a la Planche des Belles Filles
Mattia Bais interpete di due stagioni (2020-2021) facendo esperienza
Ponomar è uno dei giovani su cui rifondare la squadra dopo un bel Giro
Il trionfo di Cepeda sul Galibier, ad oltre 2.600 metri di quota
Umba (di spalle) ringrazia Ravanelli dopo la vittoria a la Planche des Belles Filles
Mattia Bais interpete di due stagioni (2020-2021) facendo esperienza
Ponomar è uno dei giovani su cui rifondare la squadra dopo un bel Giro
Il trionfo di Cepeda sul Galibier, ad oltre 2.600 metri di quota
Chi saranno i protagonisti del vostro 2022?
Beh, spero tutti naturalmente. Ci sono tanti nostri ragazzi che potranno fare bene, anzi meglio. Se proprio devo fare due nomi faccio quelli di Andrii Ponomar e Santiago Umba. Entrambi, ricordiamolo, sono del 2002 e sono stati sfortunati al Tour de l’Avenir, dove sono caduti. Quest’anno il primo ha terminato il Giro d’Italia a metà della generale, sapendosi ben gestire. Il secondo invece, che ha vinto due gare in Francia, di cui una in cima a La Planche des Belles Filles (al Tour de Alsace, ndr), si metterà alla prova, se dovessimo farlo, nella corsa rosa. Tutti e due fanno un ulteriore salto di qualità.
Gianni, quando inizierà quindi la nuova era della Drone Hopper-Androni Giocattoli?
A novembre faremo il raduno in Italia, stiamo decidendo fra tre località. Avremo una nuova maglia, disegnata sempre da Rosti. Salice ci fornirà sempre casco e occhiali. Invece cambieremo le bici. Dopo cinque anni assieme a Bottecchia, abbiamo deciso di comune accordo di non proseguire. restando comunque in ottimi rapporti
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