Dalla Romania torna Grosu: che ciclismo ha trovato?

15.09.2022
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Il Giro di Romania era per Eduard Grosu l’evento principale della sua estate e probabilmente di tutta la stagione. Il portacolori della Drone Hopper per l’occasione è tornato a casa, con l’ambizione di conquistare il successo pieno nella corsa alla quale è affettivamente più legato. Tornando nella sua Romania, ha potuto tastare con mano lo stato di salute del “suo” ciclismo, del quale si parla poco a differenza di altre realtà dell’est europeo.

Grosu ormai è di casa in Italia, tanto che il suo italiano è fluente come pochi. Alla fine la vittoria nella classifica generale non è arrivata, ma ha fatto sua la classifica a punti oltre a una tappa, il bilancio può quindi essere considerato positivo.

«Ho avuto una giornata storta proprio nella tappa decisiva – dice – l’unica con una salita lunga. Sono andato in crisi a 7 chilometri dalla fine, non avevo speranze di rientrare. Alla fine però posso dire di essere soddisfatto e orgoglioso della mia prestazione e devo dire grazie alla squadra che mi ha sostenuto alla grandissima».

La volata vittoriosa di Grosu nella terza tappa, battendo l’americano Rhym
La volata vittoriosa di Grosu nella terza tappa, battendo l’americano Rhym
Che tipo di corsa avete affrontato? Il profilo geografico del territorio rumeno non è molto simile a quello italiano…

Sì, ma le salite ci sono, anzi la tappa decisiva portava gli atleti oltre quota 2.000. Tutte le tappe avevano un dislivello complessivo di almeno 1.800 metri. Tutte le frazioni, salvo quella finale completamente pianeggiate, erano con salite di 3-4 chilometri, il tappone aveva invece la salita che ha fatto la differenza anche al Sibiu Cycling Tour.

Prendiamo spunto dalla gara per parlare del ciclismo del tuo Paese, a che livello è?

Sta crescendo, anche se non come potrebbe. Dal punto di vista organizzativo si disputano gare sempre più qualificate: il Sibiu Tour è quella più importante, ma anche il Turul Romaniei che è il nostro giro nazionale sta diventando sempre più qualificato. Il problema vero è a livello di squadre, guidate da dirigenti che sono signori che correvano tanti anni fa e che fanno tanta fatica ad adeguarsi al ciclismo moderno. Manca la mentalità giusta e questo rappresenta un ostacolo.

Il podio finale del Turul Romaniei con il britannico Stewart primo davanti a Raileanu (ROU) e Otruba (CZE)
Il podio finale del Turul Romaniei con il britannico Stewart primo davanti a Raileanu (ROU) e Otruba (CZE)
Considerando anche la crescita della vicina Ungheria…

Siamo lontani dai livelli magiari oppure polacchi. Deve cambiare qualcosa proprio a livello dirigenziale. Io curo con mio padre una squadra che ha 50 ragazzi nelle categorie giovanili, ma è difficile farli crescere ed anzi il nostro è un team fra i più grandi. Il problema è convincere i genitori a far fare questo sport ai propri figli, hanno molta paura.

Qualcosa che si vive anche dalle nostre parti…

Sì, ma in Italia ci sono le autostrade che attirano la gran parte del traffico così le strade secondarie sono più libere e ci si può allenare, pur con le dovute cautele. In Romania non ci sono e questo porta sempre molto traffico anche sulle strade provinciali. E’ uno sport rischioso e questo pesa. I genitori sono più propensi a portare i propri ragazzi a pedalare nei boschi, infatti la mtb è in pieno sviluppo. Ora c’è anche un campione da seguire, Vlad Dascalu che è stato iridato U23 e tanti ragazzi vogliono seguire le sue orme.

La Drone Hopper era, insieme alla Caja Rural, l’unica squadra professional al via
La Drone Hopper era, insieme alla Caja Rural, l’unica squadra professional al via
Dal punto di vista agonistico qual è la situazione?

I praticanti non sono tantissimi, ma stanno aumentando e questo è un bel segnale. Bisogna considerare che fino a 5 anni fa non si disputavano campionati nazionali al di sotto della categoria allievi. Per capire comunque il livello basti pensare che all’ultimo campionato nazionale elite eravamo una quarantina al via e in un Paese con 23 milioni di persone è davvero poco. Serve davvero una grande opera di promozione con idee nuove.

Grosu si era già messo in mostra al Tour di Limousin, finendo 2° a Liberac
Grosu si era già messo in mostra al Tour di Limousin, finendo 2° a Liberac
Ai mondiali sarete presenti?

In Australia dovrebbe andare il campione nazionale. A me avevano chiesto di partecipare, ma ho detto di no perché avrei precluso la seconda parte di stagione alla quale tengo tantissimo, con tutte le classiche italiane dove possiamo fare bene. Sono finalmente in una buona condizione e con la squadra che abbiamo può venire fuori qualcosa di molto buono, anche perché ho il contratto in scadenza e vorrei continuare con il team. Oltretutto gareggiare per la nazionale, nel mio caso rappresenta sempre un problema.

Perché?

A Monaco, agli europei, mi sono trovato a prendere parte alla gara senza uno staff. Non avevo né meccanico né massaggiatore. In gara ho forato a 7 chilometri dal traguardo ma non c’era un’ammiraglia che poteva aiutarmi a sostituire la bici. Che senso ha gareggiare così?

Nel grande mondo della caffeina. Ci accompagna il dottor Giorgi

15.09.2022
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Qualche tempo fa, parlando della Coca Cola con il dottor Andrea Giorgi un’importante “fetta del discorso” riguardava la caffeina, sostanza che dà una certa verve. Per questo motivo la caffeina è tanto amata dai corridori. Ma al tempo stesso è anche temuta.

Ed è “temuta” perché va presa con qualche precauzione. E forse anche perché c’è ancora un bel po’ da sapere in merito ai suoi effetti, almeno ai più alti livelli sportivi.

Il dottor Giorgi ieri ha accolto i suoi atleti al Giro di Toscana. Per loro subito Coca Cola dopo l’arrivo
Il dottor Giorgi ieri ha accolto i suoi atleti al Giro di Toscana. Per loro subito Coca Cola dopo l’arrivo

Non più doping

«La caffeina – spiega Giorgi, medico della Drone Hopper-Androniè uscita dalla lista dei dopanti nel 2004. Pertanto si può assumere in libertà, ma restano comunque dei limiti. Oltre una certa quantità (9 milligrammi per chilo) infatti diventa tossica.

«Si utilizza principalmente per migliorare la performance, ma i suoi dosaggi restano comunque molto bassi rispetto a quella soglia e oscillano dai 3 ai 6 milligrammi per chilo. Favorisce la performance in quanto la caffeina è un’antagonista dell’adenosina (volgarmente la sostanza del rilassamento, ndr)».

Si dice, e questo è vero, che la caffeina sia uno stimolante. Ma poi alcuni aspetti di tale definizione vanno verificati e approfonditi quando si parla di attività fisica intensa. E allora perché si prende la caffeina? E come va assunta?

Il classico caffè prima del via. Specie per chi deve andare subito in fuga può essere efficace
Il classico caffè prima del via. Specie per chi deve andare subito in fuga può essere efficace

Contro la fatica

Secondo il dottor Giorgi per l’assunzione della caffeina molto dipende dall’obiettivo. Chi deve fare una partita di calcio la cui durata è di 90′ o magari una cronometro, che con ogni probabilità dura meno di un’ora, ha effetti più precisi per così dire.

«Discorso diverso – riprende Giorgi – se si parla di una gara di ciclismo che dura molto di più. Con sforzi come quelli prima elencati si dovrebbe assumere 60′-120′ prima della prestazione, in una gara di ciclismo invece si assume prima del via e poi anche in corsa. E più che per andare forte, la si prende per sentire meno la fatica. E’ questa la sua vera valenza».

Spesso per assumere caffeina in corsa ci si regola con i punti chiave individuati anche con i diesse
Spesso per assumere caffeina in corsa ci si regola con i punti chiave individuati anche con i diesse

Come si assume

«La caffeina – spiega Giorgi – è presente in molte bevande: il caffè, la Coca Cola, il the… e persino in alcune gomme da masticare, soluzione che deriva dagli eserciti. Per esempio in Quick Step-Alpha Vinyl le utilizzano, le hanno tra i loro sponsor. 

«Una volta assunta, come detto, va a contrastare il neurotrasmettirore del rilassamento, l’adenosina, e pertanto si è un po’ più brillanti. Anche per questo motivo non bisognerebbe prendere il classico caffè cinque ore prima di andare a dormire».

«Tuttavia questo ultimo aspetto è molto soggettivo. Ad alcune persone infatti la caffeina fa effetto ad altre no. Dipende da specifici enzimi che quel soggetto ha o non ha».

Nel caso di una gara lunga la caffeina va dosata con attenzione. Magari si concerta la sua assunzione in vista dei punti critici, analizzati in precedenza con i direttori sportivi. Pensando di dover andare forte in quei momenti ci si organizza per farsi trovare pronti. Mentre se si parte per andare subito in fuga, la si prende un’ora prima del via.

«In linea di massima – spiega Giorgi – tutti i corridori prendono un caffè (70-110 milligrammi, ndr) prima del via, fa bene ma è giusto ricordare che la sua dose resta comunque molto, molto bassa e non è così stimolante come si pensa. Perché la caffeina diventi davvero stimolante e abbia effetti sulla prestazione ne servono 200 milligrammi e quindi iniziamo a parlare di quei 3 milligrammi per chilo (ipotizzando un corridore di 60 chili, ndr)».

Il dibattito scientifico fra crampi e caffeina è ancora aperto (immagine Eurosport)
Il dibattito scientifico fra crampi e caffeina è ancora aperto (immagine Eurosport)

E con i crampi?

L’assunzione della caffeina si lega poi al discorso dei crampi ed è questo che più di altri mette i corridori sul “chi va là”. Si diceva, e in parte di dice ancora, che la caffeina favorisce i crampi: questo non dovrebbe essere vero, però non è un aspetto ancora del tutto chiaro.

«Questo è un discorso molto ampio – dice Giorgi – e il dibattito scientifico è aperto. Sembra che la relazione crampi-caffeina sia più frequente per chi è a riposo. In quel caso altera il metabolismo muscolare. Mentre è meno rilevante e ha meno effetti su chi sta facendo attività». 

Sul bus della Drone Hopper-Androni presenti degli integratori a base di caffeina
Sul bus della Drone Hopper-Androni presenti degli integratori a base di caffeina

Caffeina e integratori

Oggi si trovano molti integratori che contengono caffeina, ma il loro apporto non è così sostanzioso sul singolo pezzo. Ci vorrebbe una ricetta medica, andare in farmacia e farseli fare per assumerne certe dosi come i 200-250 milligrammi in un’unica soluzione. Ma poi si va incontro alle controindicazioni quali ipertensione, irritabilità, tachicardia e in qualche caso anche mal di stomaco… per questo va presa con cautela.

«Gli integratori a base di caffeina – riprende Giorgi – ormai li hanno un po’ tutti i marchi. Alcuni integratori solidi ne contengono 60-70 milligrammi. Le fiale di caffeina arrivano anche a 160-170 milligrammi e si avvicinano a quella soglia dei 200 milligrammi. Occhio ad abusarne, perché contenendo anche zuccheri si va incontro ad altre problematiche.

«Sono integratori che i corridori chiedono, ma ho notato che li chiedono soprattutto in base al tipo di percorso e non sempre. E li chiedono non solo in gara, ma anche d’inverno per dimagrire.

«Per esempio escono a digiuno, dopo un po’ prendono della caffeina. Questa gli fa sentire meno la fatica e pedalano più a lungo senza aver mangiato. E a proposito di dimagrimento: la caffeina ha anche un effetto lipolitico, cioè favorisce il consumo dei grassi» 

Dottor Giorgi, perché i corridori chiedono la Coca Cola?

29.08.2022
6 min
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Quante volte abbiamo visto i corridori mandare giù una lattina di Coca Cola in corsa? E’ lecito chiedersi perché e quali benefici apporti. E soprattutto perché, ancora oggi con la scienza alimentare così avanti e con le squadre che ne sanno una più del diavolo, ancora si ricorre alla mitica lattina.

Chi pedala, che corra o che inforchi la bici per passione, almeno una volta l’ha provata nella sosta bar o durante una gran fondo. E provandola ha saggiato quella “botta di adrenalina” che dà la bevanda in questione.

Si dice: «Perché la Coca Cola è ricca di zuccheri».

Vero, ma la questione, soprattutto sulle sue proprietà, è meno banale di quel che sembra, tanto più dopo averne parlato con il dottor Andrea Giorgi, della Drone Hopper-Androni.

Il dottor Andrea Giorgi, qui con Mattia Bais…
Il dottor Andrea Giorgi, qui con Mattia Bais..

Cola, l’integratore in più

Giorgi è interessatissimo al nostro discorso. «Spesso – dice – i corridori mi chiedono se prenderla o meno, quando e quanta prenderne. La Coca Cola e i suoi simili, ma la Coca Cola soprattutto, hanno diverse componenti principali: zuccheri, caffeina e anidride carbonica, almeno in relazione al nostro discorso. Queste componenti vanno ad agire sull’atleta sia durante che dopo la prestazione.

«L’assunzione della Coca Cola può rientrare in una strategia alimentare di gara. In primis è uno zucchero rapidamente assorbibile. Contiene quel minimo di caffeina che, se inserito in un protocollo di assunzione giornaliera, ha una sua valenza e quindi ritengo che la Cola nel suo insieme possa aiutare».

Elisa Balsamo si concede una Coca Cola per recuperare gli zuccheri appena tagliato il traguardo
Elisa Balsamo si concede una Coca Cola per recuperare gli zuccheri appena tagliato il traguardo

La digestione

Parlando con chi fa sport di endurance come il ciclismo, ma anche come il triathlon o le ultramaratone, effettuando un sforzo di parecchie ore e assumendo tanti integratori, solidi, liquidi e semiliquidi si ritrova a fare i conti con una digestione non sempre facile e lineare. Anche in virtù di un organismo posto sotto stress…

Tra le proprietà della Coca Cola ci sarebbe anche quella di favorire appunto la digestione. Che poi, se ci si pensa, è quello che fanno le persone comuni quando al termine di un pasto un po’ più abbondante o quando hanno dei disturbi lievi di stomaco, la cercano.

«Anche il discorso inerente la digestione – spiega Giorgi – sembra essere vero. Questo perché la Coca Cola “frizza” in quanto contiene anidride carbonica. E l’anidride carbonica che fa? Va a stimolare la formazione del bicarbonato nell’intestino. Questo a sua volta favorisce la produzione di acido cloridrico, il quale degrada le proteine e tutto il resto. Quindi sì: la Coca favorisce la digestione. E’ l’effetto dell’anidride carbonica sullo stomaco».

Tra gli anni ’90 e 2000 al Tour il rifornimento era griffato Coca Cola, ma il più delle volte le borracce erano riempite con l’acqua!
Tra gli anni ’90 e 2000 al Tour il rifornimento era griffato Coca Cola, ma il più delle volte le borracce erano riempite con l’acqua!

Effetto psicologico

E questo aiuto tante volte è anche psicologico. La Coca Cola di certo ha un gusto forte. Un gusto e una consistenza (le bollicine) che non passano inosservate al palato.

«Io credo che l’aiuto sia fisico e anche psicologico – conferma Giorgi – di fatto si assumono zuccheri e caffeina.

«E in tal senso per me agendo sulla digestione assume anche un beneficio psicologico. Tante volte il corridore sotto sforzo non digerendo bene, paninetti, integratori, rice cake… si sente un po’ gonfio e ingolfato. Quel goccio di Coca lo libera. All’improvviso si sente meglio e di conseguenza rende di più». 

Mikel Landa con una Coca Cola in mano al termine della calda tappa di Torino all’ultimo Giro
Mikel Landa con una Coca Cola in mano al termine della calda tappa di Torino all’ultimo Giro

Ideale nel post gara

Non tutto però è oro. La Coca Cola è per esempio ricca di sodio e, come abbiamo visto anche quando parlammo dei sali, il sodio fa ritenere i liquidi (ritenzione idrica). Anche se quando fa caldo avere trattenuto qualche liquido in più non è male.

E il sodio è presente anche nella Coca Zero. «La Cola senza zuccheri – dice Giorgi – se utilizzata in corsa si pensa possa essere esclusa dal computo dell’assunzione di zuccheri e calorie durante la gara. Per me in corsa non ha senso. Così come non ha senso dopo l’arrivo.

«E questo è stato tema di discussione con i miei atleti. A fine corsa la volevano senza zuccheri. Ma perché? Meglio inserirla nel computo degli zuccheri da assumere nella finestra di recupero dopo gara, che prendere una Coca Zero e poi mangiare anche altro».

E a proposito di post gara. Nel dopocorsa la Coca Cola è usatissima. I suoi benefici sono decisamente più concreti. 

«Si vedono spesso – riprende Giorgi – i massaggiatori passare delle lattine di Coca (o di Fanta) ai corridori. Noi le chiamiamo “cochine” perché sono in formato più piccolo (20 ml). Contengono meno zucchero. Anziché i 30 grammi classici della 33 cl, ce ne sono circa 15 grammi. E questi grammi entrano nel conteggio degli zuccheri rapidi da assumere nel post gara. E poi c’è della caffeina».

Una stima del quantitativo di caffeina per comuni bevande
Una stima del quantitativo di caffeina per comuni bevande

Sulla caffeina…

E il discorso della caffeina sembra quasi essere il più importante per Giorgi. Si è abituati a pensare alla caffeina solo come ad un eccitante. 

«E qui – dice Giorgi – si entra in un capitolo molto vasto. Anche i dosaggi di caffeina devono rientrare nei range giornalieri. E non per questioni di doping: dal 2004, se ben ricordo, non è più nella lista dei dopanti. Se ne può assumere quanta se ne vuole. Ma per avere degli effetti sulla prestazione bisogna assumerne dai 3 ai 6 milligrammi chilo. Sopra ai 9 milligrammi per chilo è tossica. E’ pericolosa».

Cento millilitri di Coca Cola contengono in tutto 8-9 milligrammi di caffeina. Una lattina circa 35 milligrammi: pertanto è pochissima. Per avere effetti sulla prestazione e la sensazione di fatica, un atleta di 70 chili dovrebbe assumerne 210 milligrammi (una differenza enorme, ndr). Quindi la caffeina nella Coca Cola è minima, quel che fa è che agevola l’assorbimento degli zuccheri stessi.

«Poi favorisce anche l’utilizzo dei grassi “come benzina”, in quanto lipolitica, e favorisce anche la contrazione muscolare in quanto influisce sul rilascio del calcio muscolare».

Di nuovo, più o meno indirettamente, si riapre il capitolo dell’integrazione liquida e salina, che tanto è centrale d’estate.

I crampi non dipendono dalla Coca Cola. Qui Bettiol la scorsa estate alle Olimpiadi di Tokyo (immagini Eurosport)
I crampi non dipendono dalla Coca Cola. Qui Bettiol la scorsa estate alle Olimpiadi di Tokyo (immagini Eurosport)

Crampi e caffeina

Tanti sportivi ancora pensano che la Coca Cola faccia venire i crampi proprio perché contiene caffeina. Chi ha più di 40 anni e ha avuto a che fare con le corse di certo ha sentito questo vecchio adagio.

«Ma i crampi – chiarisce Giorgi – non sono dovuti dalla riduzione degli elettroliti, ma dalla fatica muscolare. C’è un’alterazione dei movimenti muscolari e quindi della biomeccanica. C’è un’alterazione del sistema neurovegetativo. In pratica il muscolo sente che qualcosa non va e “crea il crampo” per evitare danni maggiori.

«Si pensava dunque che la caffeina favorisse la disidratazione e interagisse direttamente con il muscolo: questo non è dimostrato. Anzi…»

Umba: da capitano all’Avenir al forfait. Perché?

22.08.2022
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A pochi giorni dal via del Tour de l’Avenir il nome di Santiago Umba figurava in testa alla lista della squadra colombiana. Il diciannovenne della Drone Hopper-Androni aveva già un biglietto per la Francia, ma poi al via di La Roche sur Yon non lo abbiamo visto. Il perché è semplice: Umba non era in condizione.

Ma un forfait così importante, in relazione alla gara chiaramente, non poteva restare senza risposte. E le risposte come spesso accade ce le dà un vero maestro del ciclismo, Giovanni Ellena, che di Umba è anche il direttore sportivo.

All’Avenir la Colombia, orfana di Umba, punterà di più magari su Gomez (terzo da destra) della Colpack per le tappe veloci
All’Avenir la Colombia, orfana di Umba, punterà di più magari su Gomez (primo da destra) della Colpack per le tappe veloci

Guai d’inverno

Riavvolgendo il nastro con Ellena ci si accorge che il talento colombiano in effetti quest’anno ha gareggiato relativamente poco e senza grossi risultati.

«Per capire questa sua rinuncia all’Avenir – dice Ellena – bisogna partire a monte. In una delle prime gare di stagione Santiago è caduto battendo il ginocchio e ne è emerso un edema osseo. Questo gli ha portato parecchi problemi. Problemi con i quali ha avuto a che fare fino a maggio inoltrato. Solo da quel momento si è potuto allenare bene».

E da quel periodo Umba ha ripreso anche a correre con costanza. Ha inanellato diverse gare, ma non senza fatica.

«Ha iniziato a stare benino al Sibiu Tour. Da lì ha fatto un buon blocco di corse fino allo Sazka Tour. Ma tutto ciò era poca cosa per andare all’Avenir. Santiago non era al cento per cento».

Umba in testa a tirare per i compagni al Sibiu Tour (foto Instagram)
Umba in testa a tirare per i compagni al Sibiu Tour (foto Instagram)

Capitano: onori ed oneri

Non era al cento per cento, ma un atleta di cui lo stesso Ellena ci aveva detto un gran bene, in grado di esprimere enormi valori, magari poteva andare in Francia lo stesso. Magari poteva dare una mano ai suoi compagni. 

Ma le cose non stavano così.

«Qualche tempo fa – riprende Ellena – mi chiama il tecnico della Colombia e mi dice che non solo vuole portare Umba, ma lo vuole portare come capitano. A quel punto, vista la vetrina importante, abbiamo pensato che non poteva andare e fare brutte figure. Non sarebbe stato bello per nessuno: per il ragazzo, per la Colombia e anche per noi. Neanche poteva lavorare per altri (che magari non erano all’altezza, ndr) e non fare il leader».

E così vista questa rincorsa alla condizione la Drone Hopper-Androni e il ragazzo stesso hanno pensato che bisognasse in qualche modo mettere a frutto il blocco di corse estive. Il ragionamento è stato questo: “non sei al cento per cento per l’Avenir, sfruttiamo quanto fatto, andiamo in altura e prepariamo per bene il blocco finale del calendario italiano”.

Il colombiano (20 anni a novembre) sta preparando il finale di stagione nella sua terra (foto Instagram)
Il colombiano (20 anni a novembre) sta preparando il finale di stagione nella sua terra (foto Instagram)

Umba il saggio

Certo che a neanche venti anni dover rinunciare ad un ruolo del genere è qualcosa che brucia. Tanto più che in Sud America l’Avenir, ma in generale le importanti corse a tappe europee, sono seguitissime.

Umba ci teneva moltissimo. 

Adesso Santiago è ritornato a casa sua, in Colombia a Tunja, un paesino a 2.820 metri sul livello del mare, non lontano da Boyaca, le zone di Quintana e neanche troppo distanti da quelle di Bernal. E’ lì che sta facendo l’altura. Può pedalare oltre i 3.500 metri di quota.

Ellena racconta che la scelta in effetti è stata dolorosa, ma al tempo stesso dice che Umba è un ragazzo molto intelligente e anche in questa occasione si è mostrato saggio. Santiago sapeva che avrebbe avuto più da perdere che da guadagnare, vista la sua condizione.

«Umba è davvero un bell’atleta – va avanti Ellena – ma ha capito che poteva bruciarsi e abbiamo preso questa decisione secca. E’ un ragazzo intelligente ed è stato il primo ad alzare la mano e a tirare fuori il discorso. Quasi non sapeva come dirlo. E posso assicurarvi che l’Avenir per un ragazzo colombiano è importantissimo».

La scorsa estate Umba ottenne due successi importanti al Tour d’Alsace (qui alla Planche des Belles Filles) e al Tour du Mont Blanc
La scorsa estate Umba ottenne due successi importanti al Tour d’Alsace (qui alla Planche des Belles Filles) e al Tour du Mont Blanc

Finale italiano

«Santiago – dice Ellena – tornerà in Europa, qui in Piemonte, il 9 settembre. E’ maturato molto rispetto allo scorso anno, anche se in qualche modo lo è già di suo. Lui come i suoi connazionali vedono il ciclismo come uno sbocco di vita, anche se la sua famiglia non sta male, e il fatto che una caduta ridicola gli abbia compromesso così tanto tempo gli ha fatto venire mille dubbi, lo ha mandato un po’ in confusione.

«Fino all’ultimo è stato sul filo: lo faccio o non lo faccio? Ci ha provato: ogni giorno un massaggiatore andava da lui, poi è andato in un centro fisioterapico, poi ancora ha fatto della fisio a casa… Ma, ripeto, magari ci sarebbero state aspettative troppo alte nei suoi confronti. Ne abbiamo parlato anche con Michele Bartoli che lo segue, e insieme abbiamo deciso che visto il buon blocco di corse fatte era meglio che recuperasse un po’ e preparasse bene il finale di stagione.

«Alla fine parliamo di un ragazzo che è al secondo anno “da dilettante”, perché è così che è».

E prima di chiudere Ellena aggiunge una frase su cui riflettere: «Se fosse stato tre o quattro anni fa magari sarebbe andato anche in queste condizioni. Magari si sarebbe giocato la vittoria, ma con il livello che c’è oggi… è impossibile».

Piccolo (già) saluta la Drone Hopper. La EF lo aspetta

01.08.2022
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Poco più di un mese. E’ la permanenza di Andrea Piccolo alla Drone Hopper-Androni. Le voci di qualche giorno fa che lo davano verso la EF Education-EasyPost sono vere e da oggi, primo agosto, con il ciclomercato aperto, il trasferimento è possibile.

Giovanni Ellena, direttore sportivo di lungo corso e pietra miliare del gruppo di Gianni Savio e Marco Bellini, e Savio stesso ci confermano che questo addio è ufficiale: da oggi Andrea Piccolo è del team americano.

Campionato italiano 2022, Piccolo rientra alle gare dopo quasi 5 mesi di stop ed è subito quarto (foto Drone Hopper/Sirotti)
Campionato italiano 2022, Piccolo rientra alle gare dopo quasi 5 mesi di stop ed è subito quarto (foto Drone Hopper/Sirotti)

Terza squadra del 2022

Piccolo era finito nel ginepraio della Gazprom-RusVelo. Una corsa ad inizio anno e poi nulla più. Nulla più fino al 26 giugno, quando 36 ore dopo aver avuto il via libera per passare alla Drone Hopper-Androni ce lo eravamo ritrovati al Alberobello, dove aveva ottenuto un eccellente quarto posto.

Di fatto si tratta del terzo cambio di maglia nella stessa stagione (la quarta se si considerano i 12 mesi, visto che la scorsa estate era ancora all’Astana). Ma i motivi stavolta sono buoni, di certo migliori della volta precedente. Si tratta di motivi sportivi, di prestazioni e non di una guerra, quella russo-ucraina, che tra l’altro ha ben poco a che fare con il ciclismo.

Tutto è avvenuto in modo estremamente veloce. Tutto è avvenuto nella seconda metà di luglio. Con il corridore quasi colto di sorpresa. Evidentemente gli uffici del suo procuratore Giuseppe Acquadro, che ha capito la forza dell’atleta, hanno fatto effetto.

«Marco Bellini ed io – dice Savio – prendemmo la decisione di accogliere Andrea Piccolo. Le info su di lui non erano ottime, ma gli abbiamo voluto dare fiducia. Ho avuto modo di conoscere questo ragazzo e devo dire che ho stretto un ottimo rapporto con lui. Oltre che un ottimo atleta, ho trovato un ragazzo che si è impegnato al massimo. Un ragazzo educato, intelligente e sensibile. Proprio l’altro ieri alla vigilia del Circuito de Getxo mi ha scritto: “Gianni domani è l’ultima gara con la tua maglia, sto bene e voglio davvero fare bene per voi”.

«Vi dico adesso, in tempi non sospetti, che Andrea Piccolo diventerà un grande corridore. E’ un talento».

Piccolo (classe 2001) passerà alla EF Education-EasyPost. Con la Gazprom aveva corso solo la Valenciana
Piccolo (classe 2001) passerà alla EF Education-EasyPost. Con la Gazprom aveva corso solo la Valenciana

In un attimo…

«La questione è nata strada facendo e in tempi ristretti – dice Ellena – quando per esempio qualche tempo fa feci quell’intervista con voi su Piccolo, non si sapeva proprio nulla del suo trasferimento.

«Ti contatta una WorldTour e cosa dici al ragazzo, di non andare? Impossibile. Di là avrà più soldi, più stabilità in merito ai calendari e sul futuro, con contratti di due o tre anni… Magari ci si chiede come mai, gli altri non ci avessero pensato prima. E noi lo abbiamo cercato quando tutti se lo erano dimenticato». 

«Io – riprende Ellena – sono andato a trovarlo nel ritiro a Cervinia. Vedevo che parlando del 2023 abbassava un po’ lo sguardo e così gli ho chiesto cosa ci fosse. E lui: “Non so come dirtelo, ma sono stato contattato dalla EF”. In quel momento però non c’era ancora nulla di certo».

Il lombardo ieri è arrivato 2° al Circuito de Getxo battuto da Ayuso. Andrea era in rimonta
Il lombardo ieri è arrivato 2° al Circuito de Getxo battuto da Ayuso. Andrea era in rimonta

Il premio per il team

La speranza almeno per la Drone Hopper-Androni, come accade nel calcio, è che almeno questo passaggio si possa monetizzare e che possa aiutare il team ad andare avanti. Come di fatto accadde con Bernal.

«Certo che qualcosina abbiamo monetizzato – chiarisce Savio – e non c’è nulla di scandaloso. Sciocco chi pensa il contrario. Scandaloso è se io monetizzo e magari da mesi non pago gli atleti, ma così non è.

«Si è parlato e si parla tuttora di penali, io parlo invece di “premio di valorizzazione dell’atleta”. Penale, lo dice il vocabolario della lingua italiana, penalizza qualcuno. Prendendo il caso Bernal, nessuno è stato penalizzato. Il corridore andò a guadagnare esattamente il triplo, noi ricevemmo un compenso e la Sky si ritrovò un giovane corridore che l’anno dopo vinse il Tour.

«Quindi sì: abbiamo ricevuto un piccolo riconoscimento economico anche per Piccolo e, aggiungo, per Cepeda che lo seguirà in EF (è il delfino e amico di Carapaz, anche lui verso il team americano, ndr). Chiaramente si parla di cifre ben più basse rispetto al caso Bernal: sia perché Andrea era in scadenza a fine anno, sia perché comunque aveva risultati minori. Insomma c’è una serie di parametri da valutare».

«Poi è chiaro: avrei tenuto con piacere Piccolo un altro anno per rilanciarlo definitivamente. Mi sarebbe piaciuto almeno finire la stagione e vincere con lui qualche corsa del calendario italiano. Ma ripeto, come si fa a trattenerlo di fronte a compensi decisamente migliori e calendari che lo porteranno a confrontarsi con i più grandi corridori? Noi siamo la professional che ha lanciato più corridori nel WorldTour: nove in quattro anni».

Ellena ha sottolineato le qualità di Piccolo anche in allenamento. Qui a Cervinia (foto Instagram)
Ellena ha sottolineato le qualità di Piccolo anche in allenamento. Qui a Cervinia (foto Instagram)

Piccolo: talento e lavoro

Ellena ha lavorato poco tempo con Piccolo, ma il rapporto era già buono anche con il diesse. Casualità noi stessi vedemmo Piccolo ed Ellena al Giro della Valle d’Aosta, quando la corsa arrivò a Cervinia. 

Piccolo passò sotto il traguardo un quarto d’ora prima dell’arrivo della corsa ed Ellena lo incrociammo al mattino. Giovanni era lassù per dare un occhio alle giovani leve e per seguire i suoi ragazzi, tra cui appunto Andrea, che stavano facendo l’altura.

«Non ci aspettavamo questa svolta improvvisa – dice Ellena – ma faccio in bocca al lupo al ragazzo. Mi dispiace non averlo diretto in corsa… 

«Da quel che mi dicono i colleghi, Cheula e Spezialetti, che lo hanno avuto tra l’italiano, Sibiu e Getxo, Andrea è un bravissimo ragazzo. Io l’ho seguito in allenamento proprio in quei giorni a Cervinia. Sono rimasto davvero stupito quando l’ho visto salire in quel modo sul Saint Pantaleon. Non tanto per i watt che controllavo dalla macchina (altissimi), ma per come andava veloce, per la sua cadenza, la sua pedalata. A quel ritmo uno normale sarebbe stato a tutta, lui quasi non sudava. Andava su come una Pasqua!

«Ti accorgi subito di avere di fronte un certo tipo di corridore. E infatti quella sera chiamando Bellini gli dissi: “Questo è un fenomeno”. E poi si vede da come si muove in gruppo, da come legge la corsa».

Bellini: tutti bravi a fare gli squadroni con certi budget

19.07.2022
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Negli anni in cui il calcio era più genuino di adesso, tra i ’70 e gli ’80, le squadre italiane avevano padroni italiani. Alla RAI c’era una trasmissione chiamata Il Processo del Lunedì, creata e condotta da Aldo Biscardi, in cui quasi ogni settimana avvenivano duelli divertiti ma convinti fra il presidente della piccola Ascoli Calcio – Costantino Rozzi – e quelli di club ben più grandi. Fra questi, l’avvocato “Peppino” Prisco vicepresidente dell’Inter era uno dei più sanguigni. Il nodo del dibattere era quanto fosse facile lottare per lo scudetto con i budget miliardari a sua disposizione e quanto fosse complicato inseguire la salvezza disponendo di risorse decisamente più basse. Alla fine, anche i grandi dovevano convenire sul fatto che il vulcanico marchigiano avesse ragione.

Parlando ieri con Marco Bellini, che assieme a Gianni Savio manda avanti con dignità la Drone Hopper-Androni, sono tornati alla memoria alcuni di quei passaggi infuocati, vissuti con il patriottismo dei ragazzini fedeli alla bandiera (in apertura, i due sono con Scarponi al Giro d’Italia 2009 a Roma). Per cui, in questo momento della stagione in cui le grandi squadre WorldTour fanno mercato, che cosa succede nelle più piccole? E come si fa a restare a galla in un ciclismo votato ai grandi sponsor dai budget illimitati, in cui la stessa autorità sportiva fa di tutto per emarginare gli altri?

Il 1994 è stato l’ultimo anno da dilettante di Bellini (qui ai mondiali di Sicilia). Correva con la Brunero di Damilano
Il 1994 è stato l’ultimo anno da dilettante di Bellini (qui ai mondiali di Sicilia). Correva con la Brunero di Damilano

Cinque anni da pro’

Bellini è nato nel 1969. E’ stato professionista come suo padre prima di lui dal 1995 al 1999 e ha vissuto sulla sua pelle l’avvento del WorldTour per come è inteso oggi. Prima come direttore sportivo e adesso come manager. Nel resto del tempo dirige la sua azienda agricola, la Prevostura in provincia di Biella, in cui produce vini e organizza eventi.

«Che cosa si fa in questa fase di mercato – riflette – dipende da che squadra hai. Noi vogliamo fare da anni il salto di qualità, per arrivare al livello delle professional francesi, che sono un riferimento. Ma il mercato che puoi fare dipende dal budget a disposizione. I corridori buoni hanno ambizione WorldTour oppure puntano a ottimi contratti e a quel punto dipende dalla disponibilità. Per cui una squadra come la nostra non fa che sondare quali siano i giovani di talento e confermare quelli che già ci sono e hanno reso al meglio. E poi si va a ripescare le scommesse, come abbiamo già fatto in passato. Cercando però di investire sulla scommessa giusta e non sugli azzardi. Piccolo è una di queste».

Piccolo è arrivato in squadra con una cattiveria tutta sua dopo due anni neri (foto Drone Hopper/Sirotti)
Piccolo è arrivato in squadra con una cattiveria tutta sua dopo due anni neri (foto Drone Hopper/Sirotti)
Le scommesse, come le chiami, di solito hanno voglia di dimostrare? Pensiamo negli anni scorsi a Scarponi e Cattaneo e ora Piccolo…

La fame sportiva è importante nell’aspetto psicologico dell’atleta. Con Piccolo abbiamo fatto poco in questo senso, perché è arrivato con la cattiveria di due anni in cui ha sofferto e per vari motivi non è riuscito a correre. Una cattiveria tutta sua. Invece per quanto riguarda i giovani, vedo che gli stranieri sono spesso più determinati dei nostri, che sono abituati sempre bene. Bisognerebbe portarli un po’ più spesso all’estero e smettere di farli sentire dei fenomeni. Tanti giovani italiani puntano al WorldTour, ma non è detto che ne abbiano il livello.

Essere stato corridore ti è utile?

Per quel che riguarda la scelta degli atleti e il modo di parlarci, senza dubbio. Per la consapevolezza e cosa puoi ottenere. Per il resto, non più di tanto. Se il problema è la difficoltà di budget, devi fare i conti in modo obiettivo. Non è detto che tu non possa avere buoni corridori, ma il ciclismo è tanto cambiato.

Gabriele Benedetti è stato tricolore U23 nel 2021: finora fermo per un problema al ginocchio
Gabriele Benedetti è stato tricolore U23 nel 2021: finora fermo per un problema al ginocchio
Che cosa pensi della scelta della Bardiani di creare un team U23?

Non mi sento di giudicarli. Avranno pensato che serva e visto che hanno la struttura e un tecnico come Rossato, lo hanno fatto. Di sicuro comporta un dispendio di energie e risorse. In piccolo è quello che stanno facendo le squadre WorldTour. La filosofia è giusta, se hanno budget e uomini per farlo.

Drone Hopper cresce come si è detto all’inizio?

Drone Hopper sta facendo quello che ha garantito. Sapevamo che si tratta di una start up, che ha firmato un buon contratto al livello del primo nome in una squadra professional. Non ci siamo mai illusi, come si è scritto da qualche parte, che fosse il grande sponsor della svolta. Bisogna vedere come crescono nell’ambito dei droni e dell’industria aerospaziale. Ma di certo il suo presidente Pablo Flores crede nel ciclismo come veicolo promozionale. Bisogna aspettare che decollino davvero.

Per Umba 21 giorni di corsa nel 2022. Lo scorso anno primo a la Planche des Belles Filles al Tour of Alsace
Per Umba 21 giorni di corsa. Lo scorso anno 1° a la Planche des Belles Filles al Tour of Alsace
Come va con Savio, che coppia siete?

Lavoro con lui da vent’anni, prima come tecnico e poi nella stessa società. Siamo totalmente complementari. Lui si occupa di comunicazione, io della parte burocratica. Non abbiamo mai litigato, ma per contro ci diciamo sempre le cose in modo diretto e non nego che qualche confronto a volte ci sia.

Sappiamo di Piccolo e Ciuccarelli, su quali altri nomi vi state muovendo?

Piccolo non ha il contratto per il 2023, solo per quest’anno. E poi, visto che abbiamo in ballo trattative con due grandi aziende, dobbiamo aspettare ancora un po’ per sapere esattamente a quanto ammontino le risorse e se il budget crescerà. Se potremo puntare su corridori che diano delle semi-garanzie, lo faremo. Altrimenti ci orienteremo sui 4-5 giovani che abbiamo già individuato.

Ciuccarelli, marchigiano classe 2000, è il primo acquisto 2023 per la Drone Hopper-Androni
Ciuccarelli, marchigiano classe 2000, è il primo acquisto 2023 per la Drone Hopper-Androni
C’è anche qualcuno da recuperare, no?

Benedetti, cui teniamo molto. Il fatto che potesse correre quest’anno serviva per dargli una buona base per il prossimo. Poi Umba, Grosu che ha avuto un Covid molto lungo e Restrepo che andava fortissimo, ma si è fratturato al Giro di Grecia.

Bici Bottecchia per il 2023 o si cambia?

Si doveva cambiare nel 2022 passando a Dynatek, ma non c’era abbastanza materiale e bisogna ringraziare Bottecchia che ci ha salvato. E ora che sono stati acquisiti da Fantic, abbiamo già avuto un incontro per capire se si riuscirà a proseguire con loro, visto che ci siamo trovati molto bene. E adesso scusate, ma ho una videoconferenza con l’UCI.

Bottecchia è stata acquisita da Fantic: si sta trattando per proseguire con la sponsorizzazione (nella foto, Bais)
Bottecchia è stata acquisita da Fantic: si tratta per proseguire insieme (nella foto, Bais)
Per parlare di cosa?

Hanno cambiato i revisori dei conti e prima di passare alla fase di registrazione, stanno facendo incontri con tutti per illustrare i nuovi termini e le scadenze. Spiegano tutto punto per punto. E dato che mi occupo anche di questo, adesso metto su la cuffia e per un’oretta non ci sono per nessuno…

Grosu, l’uomo che finora era mancato alla Drone Hopper

12.07.2022
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Zarnesti è una cittadina della Romania. Poco più di 25.000 anime che vivono nel mito del Conte Dracula. E tra queste anime c’è Eduard-Michael Grosu, che non è un vampiro, ma un ciclista. E anche di quelli tosti.

Grosu veste i colori della Drone Hopper-Androni. La sua storia con il ciclismo è legata a doppio filo con l’Italia. Il suo fisico possente, unito con la nostra mentalità ne fanno un corridore scaltro, uno di quelli che sa il mestiere. Il guaio è che per una serie di acciacchi non ha potuto correre il Giro e la squadra ne ha sentito davvero la mancanza.

Eduard Grosu (classe 1992) con suo padre Viorel, anche lui corridore
Eduard Grosu (classe 1992) con suo padre Viorel, anche lui corridore

Figlio d’arte

«Vero – racconta Grosu fresco del suo Sibiu Tour – abito a tre chilometri dal castello di Dracula. Di solito sono in Romania, vengo in Italia quando ci sono le corse.

«Ho iniziato con il ciclismo perché mio papà Viorel è stato a sua volta un ciclista. E’ stato sei volte campione di Romania, ma essendoci il comunismo non poteva uscire dalla patria Lui ha messo su una squadra di ciclismo ed è lì che ho iniziato. 

«Da bambino facevo tanti sport. Anche box, sci… però alla fine ero sempre in bici».

«Sono arrivato in Italia la prima volta nel 2011 per la stagione del cross. Io cercavo squadra già da un po’. Ero stato in Svizzera, al centro Uci, da juniores ma poi ero dovuto tornare a casa. Si sapeva che cercavo squadra. Arrivai al Team Cerone, in Piemonte. Ero al primo anno da under 23.

«Su strada invece arrivai a metà dell’anno successivo. Arrivai alla Overall, grazie alle buone parole del diesse del Team Cerone».

Nel 2020 Grosu ha vinto la generale del Sibiu Tour, la più importante corsa in Romania dall’appeal sempre più internazionale
Nel 2020 Grosu ha vinto la generale del Sibiu Tour, la più importante corsa in Romania dall’appeal sempre più internazionale

Abilità di guida

Grosu mette subito in mostra le sue doti di abile pilota, buon velocista e una super grinta. Doti che già anni fa il suo primo tecnico tra i pro’ alla Nippo-Vini Fantini, Stefano Giuliani esaltò: «Ce ne sono pochi che guidano bene come Grosu».

«Forse perché in bici ho fatto un po’ di tutto da bambino – spiega Grosu – in Romania essendoci poche gare si faceva di tutto: ciclocross, mtb, pista, strada, i criterium E poi essendo un velocista mi piace l’adrenalina, devo essere abile. Se trovo spazio, in discesa metto sempre me stesso e gli altri alla prova».

 

«E credo che per questo motivo sappia leggere bene la corsa. Il ciclismo è cambiato, ma io mi sono sempre adattato».

Eccolo agli europei 2020 a Plovdiv dove è stato 9° nell’eliminazione (foto Instagram)
Eccolo agli europei 2020 a Plovdiv dove è stato 9° nell’eliminazione (foto Instagram)

Grinta Grosu

Un corridore così non poteva passare inosservato a Gianni Savio. Valori perfetti per una squadra che ha nella grinta e nell’attacco il suo Dna.

«Sono arrivato alla Drone Hopper-Androni quest’anno. La Delko chiudeva per mancanza di soldi e i miei procuratori, i Carera, mi dissero di questa offerta. Pensate che facemmo tutto in un giorno. Ero alle Olimpiadi di Tokyo e firmai il contratto online».

«Sono in una squadra nuova e ho messo la mia esperienza al servizio dei più giovani. E questo mi piace. Mi piace correre davanti, sapere sempre cosa succede e così poter guidare i ragazzi. Magari loro vedendomi possono imparare. Ed è per questo che sono stato preso: per loro e anche per fare qualche risultato ovviamente».

Eduard è molto veloce e sa destreggiarsi bene in gruppo
Eduard è molto veloce e sa destreggiarsi bene in gruppo

Chioccia e apripista

Ma uno dei ruoli fondamentali di Grosu era ed è quello di aiutare i velocisti. Lui stesso è molto veloce e con le sue caratteristiche può essere un ottimo apripista.

«Abbiamo – dice Grosu – corridori veloci come Marchiori. E anche Benedetti. il problema è che dall’inizio dell’anno, per un motivo o per un altro, ci siamo visti poco. Alla fine ho passato molto più tempo con “Natalino” (Natnael Tesfatsion, ndr), con Andrii Ponomar, con Santiago Umba e ultimamente anche con Andrea Piccolo. Con loro abbiamo fatto dei ritiri per conto nostro. Con Natalino e Andrii davvero ci ho passato un sacco di tempo.

«Con Piccolo ero in camera al Sibiu Tour e abbiamo parlato molto. Un ragazzo davvero forte».

«Per quanto riguarda Marchiori, spero che da adesso in poi potremo vederci di più. E spero di cogliere qualche risultato. Verrò in Italia per le corse di fine stagione. Sono affascinato dalla Bernocchi con il Piccolo Stelvio. Andai forte l’anno che vinse Nibali. E mi piace anche la Milano-Torino».

EthicSport: in archivio un primo semestre di altissima visibilità

05.07.2022
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EthicSport chiude il primo semestre del 2022 e tira un primo bilancio molto, molto positivo in termini di attività di comunicazione e di marketing .

Il brand italiano, specializzato nell’integrazione alimentare sportiva, ha difatti aggiornato e predisposto una strategia finalizzata alla propria promozione e alla visibilità dei prodotti e del marchio, estremamente poderosa. Un mix ben distribuito tra supporto e sponsorizzazione di team, sia strada/corsa che mtb, eventi partecipati sul campo ed iniziative “spot” legate a promozioni commerciali del tutto particolari.

EthicSport è da quest’anno “energy partner” della DH Androni Giocattoli
EthicSport è da quest’anno “energy partner” della DH Androni Giocattoli

Un’attività intensa

Dal primo gennaio, EthicSport è rientrata nel mondo del ciclismo professionistico affiancando in qualità di “energy partner” il team Drone Hopper Androni Giocattoli. Una presenza importante, implementata da una forte visibilità, culminata con il recente Giro d’Italia e la “release” della nuova borraccia esclusiva (prodotta dalla bolognese Roto). Ciclismo professionistico e anche presenza sulle pagine della Gazzetta dello Sport, considerando in aggiunta le uscite pubblicitarie che EthicSport ha programmato ed effettuato in questo primo semestre sul quotidiano sportivo più amato dagli italiani.

Rimanendo sempre nel mondo corsa, EthicSport ha presenziato agli expo di numerosissime Gran Fondo. Una selezione tra le più importanti, come la Nove Colli, la Gran Fondo degli Squali e molte altre ancora. Ma l’evento amatoriale in bici che ha impegnato maggiormente lo staff di EthicSport è stata la 24ma edizione della Gran Fondo Internazionale Felice Gimondi – Bianchi, contesto nel quale è stato ricoperto il prestigioso ruolo di “official supporter”, manifestazione disputatasi come tradizione a Bergamo lo scorso 8 maggio.

Anche nel mondo Mtb, EthicSport ha pianificato la presenza a moltissimi eventi, anche internazionali. L’azienda è infatti convinta che una partecipazione “on field” possa risultare strategica per la propria promozione. Anche per questo si conferma il numero delle squadre sponsorizzate. Tra queste citiamo la Soudal Lee Cougan di Leonardo Paez, il team Trinx di Eva Lechner e Gioele Bertolini e il team Taddei.

Max di Montigny, responsabile marketing EthicSport
Max di Montigny, responsabile marketing EthicSport

Adesso la Terre dei Varano

«Il 2022 sarà ricco di progetti», ha confermato Max de Montigny, responsabile marketing del brand.

«A seguito della partnership con la Drone Hopper Androni, incontreremo sempre più spesso gli appassionati sui campi gara. Questa attitudine l’abbiamo impressa nel Dna, ma desideriamo farlo esclusivamente in occasione di eventi di grande qualità. Un esempio? Oltre alle manifestazioni già citate, abbiamo attivato una collaborazione con un appuntamento nel quale crediamo tanto: la Gran Fondo Terre dei Varano del prossimo 10 luglio.

«Con il Comitato Organizzatore – prosegue Max – abbiamo siglato un accordo pluriennale. La nostra esperienza si affiancherà all’attività della Terre dei Varano. Costruiremo un nuovo percorso di sviluppo, centrato sui servizi di integrazione e nutrizione a beneficio degli atleti. A partire da quest’anno, tutti gli iscritti saranno supportati in gara dai nostri prodotti, sviluppati ottimizzare il rendimento in tutte le fasi degli sport di endurance. Inoltre metteremo a loro disposizione una strategia di integrazione concepita per affrontare al meglio i percorsi dell’evento camerte».

EthicSport

Ciuccarelli ringrazia, prende le misure e ora vuole passare

02.07.2022
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Vi abbiamo raccontato pochi giorni fa del motivo che aveva spinto Savio ed Ellena a prendere Riccardo Ciuccarelli (foto Instagram di apertura). Appena ci si è presentata l’occasione abbiamo interpellato il diretto interessato, ed ecco le parole del giovane scalatore della Biesse Carrera.

«E’ stata un’intervista a sorpresa – sorride – ho letto le loro parole sul vostro sito il pomeriggio stesso. Sono sicuramente delle belle emozioni, sono frasi che a primo impatto mi danno tanta fiducia per quella che sarà la mia prima stagione da professionista».

Ciuccareli (il secondo da destra) insieme alla Biesse Carrera alla presentazione dei team al campionato italiano 2022
Ciuccareli (il secondo da destra) alla presentazione dei team al campionato italiano 2022
Ripartiamo dal Giro under 23, che corsa è stata?

L’anno scorso ero riuscito a vincere una tappa, ma non avevo fatto classifica. Quest’anno si era deciso di puntare a far il meglio possibile per la generale. Nel complesso è stato un Giro duro, non mi aspettavo di reggere il passo dei migliori, nel complesso sono andato bene, direi.

Hai avuto una giornata di difficoltà sul Mortirolo che ti ha un po’ frenato.

Quella era la tappa più dura, la più discussa. Stavo bene ma non mi aspettavo di reggere il passo dei migliori fino al Mortirolo, peccato per quel che è successo in discesa, quel colpo di freddo non ci voleva.

Sul Fauniera hai colto un buon nono posto.

Anche in quella tappa mi sentivo bene, potrei dire che nel complesso, senza il giorno nero del Mortirolo mi sarei potuto giocare un Giro. 

Per Riccardo molte più corse a tappe in questa stagione, fino ad ora ne ha corse tre, per abituarsi ai ritmi dei pro’
Per Riccardo molte più corse a tappe in questa stagione: già tre, per abituarsi ai ritmi dei pro’
La terza tappa, la più criticata, cosa ti ha lasciato?

Mah – pensa profondamente Riccardo prima di rispondere – direi che mi ha permesso di toccare il “fondo”. Ho imparato qualcosa, d’altronde non avevo mai fatto 6 ore di corsa, è qualcosa di nuovo per me, ma il prossimo anno sarà all’ordine del giorno. Una batosta del genere è meglio subirla da under che da professionista, anche perché qui ho perso tanti minuti, ma senza rischiare di andare a casa. Di là vai diretto a casa. 

Rimanere un anno in più alla Biesse ti ha permesso di maturare?

Il passaggio ai pro’ non sarà facile, vedremo. La decisione di rimanere un anno in più qui è stata pattuita tra tutti gli interessati. Fare ancora una stagione da under mi ha permesso di imparare ancora qualcosa e di crescere come corridore. Considerando che ci aspettiamo tutti anche una maturazione fisica. Come hanno detto Savio ed Ellena ho ancora margini di miglioramento e si lavorerà su quelli. Si è visto anche nella famosa tappa del Mortirolo vuol dire che c’è qualcosa da fare.

Ha contribuito a questa scelta anche il fatto che questo è solo il tuo secondo anno alla Biesse Carrera?

Sì, non ero abituato ad essere seguito con questa cura ed attenzione. Non avevamo ancora trovato l’equilibrio perfetto, come testimonia una prima parte di stagione un po’ sotto tono.

Una caduta ha interrotto il suo campionato italiano a pochi chilometri dal termine
Una caduta ha interrotto il suo campionato italiano a pochi chilometri dal termine
Avete iniziato già a pensare al prossimo anno?

In un certo modo di fare sì, abbiamo aggiunto molte più gare a tappe, il massimo possibile. Ho fatto la Coppi e Bartali, il Giro di Sicilia e il Giro under 23. Cercheremo di farne altre anche nella seconda parte di stagione, tra i pro’ ci sono tante gare a tappe e bisogna imparare a gestirsi.

Correre con i pro’ com’è stato?

La Coppi e Bartali abbastanza dura, visto che era la prima. Al Giro di Sicilia avevo trovato il mio ritmo ed una buona condizione, riuscivo a rimanere spesso con i migliori. Poi nella tappa dell’Etna ho un po’ accusato, ma è normale, basti vedere chi ha vinto, uno che l’anno scorso ha fatto secondo al Giro (Caruso, ndr). Correre accanto a questi campioni è bello, li vedi da vicino e puoi studiarli e capire come si muovono e cosa fanno in corsa. Torni a casa che ti sei confrontato con gente che va davvero forte e ciò aiuta.

E nel 2023 la Drone Hopper, che cosa ti passa per la testa?

Provo una grande gioia, ho fatto molti sacrifici per arrivare a questo livello. La Drone Hopper è un grande traguardo, è una squadra che mi piace molto, che sa distinguersi in tutte le gare che fa, anche al Giro d’Italia di quest’anno si sono fatti vedere tante volte. Sin da quando ero piccolo è uno dei team che ho sempre visto in TV e quindi poterci correre sarà sicuramente emozionante.