Marengo riparte col fuoristrada e un piccolo sogno

04.01.2023
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A fine novembre, l’ultima volta che lo avevamo sentito, l’umore di Umberto Marengo non era dei migliori. La Drone Hopper si stava ridimensionando drasticamente e lui, come altri suoi compagni, era ancora senza squadra. Tuttavia sul finire della telefonata, prima di salutarci, la sua voce aveva avuto un barlume di speranza.

«Non ho ancora il piano B ma valuterei anche un ingaggio in MTB», ci aveva confidato il 30enne torinese. Detto, fatto e accordo raggiunto sotto Natale con il Boscaro Racing Team. Così abbiamo richiamato Marengo per chiedergli come stia affrontando questa nuova fase della sua carriera. Piedi per terra, ma anche un piccolo desiderio forse non troppo impossibile da realizzare. Sentiamolo.

Non solo Mtb. Marengo punta anche alla qualificazione del mondiale gravel
Marengo punta alla qualificazione del mondiale gravel
Umberto come sei arrivato a questo ingaggio?

Mi hanno contattato i titolari della Cicli Boscaro. Hanno il negozio a Pianezza, a pochissimi chilometri da Collegno dove abito io. Loro sapevano della mia volontà di fare fuoristrada e così mi hanno proposto un progetto comprendente anche la loro attività commerciale. Per la verità avevano questa idea per il 2024, ma hanno anticipato di un anno. Spero che possa andare bene sia a loro che a me.

Cosa prevede questo progetto nel complesso?

Naturalmente farò la stagione da elite grazie alla affiliazione con la FCI. Mi hanno detto di pensare principalmente a fare il corridore, però nel nostro accordo c’è anche un lavoro in negozio. Per alcune situazioni potrei portare la mia esperienza, ma per tante altre dovrei apprendere tutto. Come i lavori meccanici ad esempio. Non sono un grande “smanettone” accanto alla bici, giusto l’indispensabile. Sono però sempre stato molto curioso e quindi potrei imparare quasi un mestiere.

Per Umberto la nascita del figlio Leonardo ha compensato un 2022 ciclisticamente difficile
Per Umberto la nascita del figlio Leonardo ha compensato un 2022 ciclisticamente difficile
E’ già un pensiero per il futuro per quando smetterai di correre?

No assolutamente. O meglio, mai dire mai. Quello che mi insegneranno sono certo che mi tornerà utile. In realtà non mi è mai piaciuto guardare troppo avanti, specialmente dopo questo 2022 che è stato ricco di batoste, anche sul piano personale. Ogni mattina mi svegliavo e mi ritrovavo a ricominciare tutto daccapo. Adesso vivo alla giornata pensando ad allenarmi e preparare una stagione in una disciplina che mi piace, ma nella quale incontrerò delle difficoltà.

C’è qualcosa che ti spaventa di questa nuova avventura?

Da molto giovane praticavo ciclocross e la Mtb l’ho sempre seguita. Sarà tutta una scoperta in cui mi tuffo con curiosità ed entusiasmo. So che troverò atleti molto più forti di me e pagherò l’inesperienza. Dovrò dimostrare di essere all’altezza. Spero di imparare in fretta e divertirmi, ma vorrei soprattutto ripagare la fiducia che Cicli Boscaro hanno riposto in me. Non è stato facile per me trovare una squadra e trovare una società di Mtb che scommette su uno stradista è stata una bella occasione, piuttosto insolita.

Che calendario farai?

Farò tutte le corse del fuoristrada, soprattutto le marathon. Per esempio, avrei sempre voluto partecipare alla Assietta Legend che si disputa al Sestriere, ma mi era impossibile vista l’attività su strada. Adesso potrò finalmente correrla. Cercherò di fare anche le gare di gravel. Nel 2022 ho fatto la Serenissima e quest’anno vorrei qualificarmi per il mondiale. Infine, per quanto possibile, cercherò di correre anche su strada. Al momento il calendario mi permette solo di partecipare al campionato italiano, ma avrei anche un sogno…

Quale?

Quello di poter correre qualche classica italiana con la nazionale. Nel 2022 i ragazzi della ex Gazprom hanno avuto questa giusta possibilità e mi piacerebbe poterla vivere a mia volta. Non conosco chiaramente i programmi del cittì Bennati e non ho la confidenza per chiamarlo e proporgli una cosa del genere, però se lo vedessi ad una gara non avrei timore ad accennarglielo. Magari potrei mettermi a disposizione degli azzurri più giovani. Ovvio che per entrare nei radar del cittì dovrò andare forte e continuare ad allenarmi seriamente anche su strada.

In questo ultimo periodo ti ha chiamato qualcuno della Drone Hopper per sapere se avevi trovato una squadra?

A parte qualche video-call per questioni solo burocratiche, l’unico con cui sono rimasto in contatto con una certa regolarità è Giovanni Ellena. Con lui mi sono sempre sentito e quasi sempre per parlare di altro, non di ciclismo. Comunque alla nostra ultima chiamata mi ha detto che ho fatto bene a scegliere la Mtb.

Marengo è passato pro’ nel 2019. Ha corso con Neri Sottoli, Vini Zabù, Bardiani e Drone Hopper
Marengo è passato pro’ nel 2019. Ha corso con Neri Sottoli, Vini Zabù, Bardiani e Drone Hopper
All’orizzonte, tipo a metà stagione, potrebbe esserci uno spiraglio per Umberto Marengo di tornare su strada?

In questi mesi nessuna squadra mi ha tenuta aperta mezza finestra. Tutti erano a posto. E dubito fortemente di poter ripetere il caso più unico che raro di Jacopo Mosca. Nel 2019 lui corse l’italiano con la D’Amico, una continental, ed un mese dopo era alla Trek-Segafredo nel WorldTour. Lui è stato bravo a meritarselo. Non voglio fantasticare però è ovvio che spererei di potervi dire il contrario magari quando ci sentiremo fra sei mesi. Mi mancano gli amici che ho avuto in gruppo e vi confesso che se una professional mi chiamasse domattina firmerei subito. Ma ripeto, resto con i piedi per terra. Mi voglio godere ed impegnare al massimo in ciò che mi aspetta.

Savio riparte dalla Colombia, ma il mosaico è incompleto

30.11.2022
5 min
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«Siamo rimasti com-ple-ta-men-te spiazzati dalla Drone Hopper». Gianni Savio scandisce bene l’avverbio e in quelle sillabe c’è tutto il suo stupore e la sua delusione se così possiamo dire. Lo storico team manager dell’Androni, ad oggi ancora Drone Hopper-Androni, ci racconta per bene come stanno le cose.

Ieri erano uscite delle sue dichiarazioni, oggi Savio va più in profondità. Trent’anni di ciclismo, di squadre, di emozioni, di cadute e di vittorie non si possono, e non si devono, cancellare così. La startup spagnola dei droni, li ha di fatto lasciati a piedi.

Quest’anno la squadra di Savio ha vinto sei corse. Qui l’ultima di queste: Grosu nella terza tappa del Turul Romaniei
Quest’anno la squadra di Savio ha vinto sei corse. Qui l’ultima: Grosu nella terza tappa del Turul Romaniei

Droni “poco volanti”

«Come dicevo – inizia Savio – non ce lo aspettavamo. Noi pensavamo di fare il salto di qualità, addirittura in Drone Hopper parlavano di WorldTour. Ero io che li frenavo. “Andiamo per gradi”, dicevo. Loro hanno un grande potenziale, ma sono stati superficiali. E mi spiego…

«Un anno fa, inviammo la documentazione all’UCI per avere il via libera ed ottenere la licenza.E infatti come da prassi analizzarono le carte e ci dissero che era tutto okay. Poi ad inizio anno sono iniziati i primi problemi ai quali non hanno saputo far fronte, fino ad arrivare alla totale mancanza di liquidità. 

«Io e Marco Bellini abbiamo fatto i salti mortali per pagare gli stipendi. Grazie alla clausola sul premio di valorizzazione, con le cessioni di Cepeda e Piccolo a luglio siamo riusciti a pagare gli stipendi. I soldi arrivarono in banca il martedì e il mercoledì erano già usciti. E ancora oggi con Marco intendiamo onorare quanto ancora manca ai componenti della squadra».

Piccolo, arrivato a giugno, ha lasciato la Drone Hopper-Androni a luglio (foto Drone Hopper/Sirotti)
Piccolo, arrivato a giugno, ha lasciato la Drone Hopper-Androni a luglio (foto Drone Hopper/Sirotti)

Ed ora?

L’allarme rosso si era acceso già in estate. Pare che sia stato Giovanni Ellena, il primo diesse della squadra, a pretendere chiarezza e da lì si sia aperto ufficialmente lo stato di crisi.

«Cinque mesi fa – va avanti Gianni – ho detto a tutti di ritenersi liberi, in modo che non si arrivasse in autunno e nessuno potesse dire: “Ma se lo avessimo saputo prima”». Una mossa onesta che infatti ha consentito a molti, corridori e staff, di ricollocarsi.

«Ovviamente – continua Savio – non avrei ricominciato una stagione senza garanzie totali. Ho cercato sponsor nell’ultimo momento, fra agosto, settembre e ottobre, ma tra pandemia, guerra e crisi energetica non si è trovata un’azienda disposta a mettere 1,5 milioni di euro per fare il primo sponsor. Quindi ho optato per una continental, ma a due condizioni. Uno: che dietro ci fosse un progetto. Due: che non corressimo più rischi economici».

Savio racconta che, una volta saputo che non avrebbe più fatto la squadra professional, molti team si sono fatti avanti, persino da Australia e Sud Africa. Tra chi si è proposto c’è effettivamente il team colombiano di cui si diceva ieri.

«E questa proposta l’abbiamo accettata, perché rispetta le due condizioni. In questa squadra colombiana ci sono corridori interessanti, giovani con dei bei valori fisici». 

Savio non può dire molto sulla nuova squadra che verrà annunciata a giorni. «E’ anche – spiega – una questione di scaramanzia, visto che c’è un accordo verbale tra gentiluomini, ma nulla di nero su bianco».

Sarà strano non vedere una squadra di Savio al Giro d’Italia. Qui Edoardo Zardini al via da Isernia quest’anno
Sarà strano non vedere una squadra di Savio al Giro d’Italia. Qui Edoardo Zardini al via da Isernia quest’anno

Oltre l’Atlantico

Ma come nasce la “fusione” con la squadra colombiana? A fare da ponte è stato un nostro collega, il giornalista colombiano Hector Urrego, un vero amico di Gianni. Savio è molto popolare in Sud America, amici e conoscenze proprio non gli mancano.

«Hector mi disse: “Guarda Gianni che c’è questo team che è davvero interessante”. Ci sono persone serie, tra cui un direttore sportivo di lungo corso che ben conosco». 

«La squadra avrà sede in Colombia. Il primo sponsor è di lì. Ci saranno dieci corridori colombiani e cinque o sei corridori che erano già con noi. E questi sei sono: Santiago Umba, Didier Merchan, Brandon Rojas, Gabriele Benedetti e Trym Westgaard Holther. Loro avevano un contratto anche per il 2023. Mentre per Riccardo Ciuccarelli (che avevano ingaggiato dagli U23, ndr) vediamo come andranno le cose, se riuscirà ad accasarsi altrove o se resterà con noi (il contratto che aveva firmato con Drone Hopper chiaramente è decaduto, ndr). Insomma stiamo mettendo insieme i tasselli del mosaico».

E fra tasselli del mosaico, da quel che si capisce, c’è anche lo staff tecnico da definire. L’unico diesse certo è quello colombiano che Savio non può rivelare. «E’ anche giusto che essendo loro il primo sponsor questo passaggio spetti a loro».

In tutto ciò resta il fatto che Giovanni Ellena, direttore sportivo di grande spessore (ma alla Drone Hopper-Androni c’erano anche Alessandro Spezialetti, Daniele Righi, Giampaolo Cheula e Leonardo Canciani), non è ancora nel mosaico. Tutto è in divenire. 

Umba è uno dei corridori che dovrebbe restare nella nuova squadra (Santiago aveva un contratto con la Drone Hopper fino al 2024)
Umba è uno dei corridori che dovrebbe restare nella nuova squadra (Santiago aveva un contratto con la Drone Hopper fino al 2024)

Professional nel 2024

Una cosa è certa, la prima condizione di cui parlava Savio era il progetto e questo sembra esserci.

«La parte colombiana – spiega il piemontese – è interessata alla nostra sede europea e alle nostre strutture come ammiraglie, motorhome, bus (e aggiungiamo anche al sapere e all’esperienza, ndr)… E noi ai corridori e allo sponsor». Come si dice: una mano lava l’altra.

«Ma anche noi abbiamo il nostro pacchetto di sponsor. I nostri partner storici ci sono rimasti vicino. Parlo di Androni, Sidermec, Lauretana, Omz. Anche per questo l’obiettivo è di traghettarsi verso il 2024 e fare di nuovo la professional per quella data.

«Da parte mia riparto con lo stesso entusiasmo di sempre e la solita “maledetta” passione. Quella passione che mi porta a superare i problemi».

Sei ore con l’Androni, fra ragionamenti, risate e silenzi

16.12.2021
8 min
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Al chilometro 172 di allenamento, Grosu si avvicina all’ammiraglia, chiedendo un panino e una borraccia. Sul sedile posteriore, Sergio Barbero che da corridore ha fatto sicuramente più fatica del rumeno e oggi è meccanico alla Androni, gli propone invece un’arancia.

«Se c’è frutta anche meglio, grazie» dice il velocista, che poi prende il frutto sbucciato dal piemontese, afferra la borraccia d’acqua e si riaccoda al gruppetto.

Sono in bicicletta da sei ore circa. Alcuni passaggi sterrati hanno sporcato le bici, ma i corridori della futura Drone Hopper marciano di buona lena. Alle loro spalle, staccati di circa 15 minuti, i compagni del secondo gruppo di lavoro stanno percorrendo la stessa strada.

Distanza e test

Oggi distanza (ieri per chi legge). Sull’ammiraglia in cui viaggiamo, Giovanni Ellena dirige le operazioni. Sul sedile posteriore ci sono appunto Barbero, professionista alla Carrera e alla Mercatono Uno, e il preparatore Borja Martinez Gonzales, portato in squadra dal dottor Giorgi. Viene da Burgos, dopo la laurea ha studiato in Gran Bretagna e ora vive a Bologna.

Partenza alle 9,45, con undici gradi, mentre Benidorm si metteva disordinatamente in movimento. All’appello manca soltanto Chirico, reduce da un malanno, che dopo due giorni sui rulli, uscirà su strada per una sgambata.

Sul cruscotto, il tablet mostra la schermata di VeloViewer: un bel passo avanti rispetto a quando si girava con carte stradali da interpretare e si perdeva la metà del tempo in cerca del giusto incrocio. Il programma giornaliero prevede 185 chilometri con 3.200 metri di dislivello e tre test. Uno dopo 85 chilometri: 15 secondi di sprint in leggera salita. Uno dopo 90 chilometri, con 3 minuti a tutta. Il terzo dopo 110 chilometri, facendo 12 minuti al massimo in salita.

Quando c’era il Chiappa

Il navigatore mostra la posizione della macchina e quella dei corridori, che nel display del computerino hanno le indicazioni di percorso.

«Il nostro Gps – ridacchia Barbero da dietro – era Chiappucci. Si metteva davanti, concordava la solita strada con Quintarelli e si seguiva tutti lui».

Durante i primi chilometri, Rojas si è lasciato sfilare ed è venuto all’ammiraglia. Il ragazzo di 19 anni è uno dei tre, assieme a Diego Alba e Marti Vigo, a essere stato investito da un’auto giovedì scorso. Il colombiano è stato sbalzato sul parabrezza e adesso ha male al ginocchio sinistro. Il consiglio è di sfilarsi, di aspettare semmai il secondo gruppo e casomai di tornare in hotel. Non c’è motivo di rischiare, la stagione non è nemmeno cominciata.

Rojas combatte con il dolore al ginocchio dopo l’investimento
Rojas combatte con il dolore al ginocchio dopo l’investimento

Grosu già leader?

Stamattina anche Ponomar è andato al pronto soccorso per un dolorino al ginocchio. E intanto Ellena racconta delle mille precauzioni per far rientrare Tesfatsion dall’Eritrea e farlo vaccinare. E del fatto che a fine ritiro, Grosu rimarrà ad allenarsi qua. Farà venire la compagna e sta pensando di restarci fino alle corse di Mallorca, in cui potrebbe debuttare.

«Ha l’indole del velocista un po’ furbacchione – sorride con affetto il tecnico della Androni – ma quest’anno è motivatissimo e ci sta dando dentro alla grande. Lo vedo anche come un discreto trascinatore, perché gli altri mi pare che glielo riconoscano».

Ben 18 team in allenamento

Nel raggio di 5 chilometri incrociamo la Deceuninck, la Groupama, la Eolo, la Trek, la Cofidis e alcuni uomini della Ef. Ci mettiamo a contare e viene fuori che in questo periodo ci sono 18 squadre tra WorldTour e professional che si stanno allenando su queste strade.

Dopo 65 chilometri, sulla montagna davanti una serie di tornati arrampicati alla roccia lascia intravedere la salita su cui dovranno arrampicarsi. Speriamo che i corridori non se ne accorgano, diciamo, ma è tardi. Grosu davanti ha il dito puntato. Non gli sfugge niente.

«Venchiarutti l’avrei tenuto – dice Ellena mentre si parla dei corridori non confermati – perché sono convinto che dentro abbia dei numeri. Essere neoprofessionisti nel 2020 del Covid è stata una sfortuna per tanti. Poi si è un po’ abbattuto e alla fine non è stato confermato. Dovrebbe andare alla Work Service con cui abbiamo una collaborazione. E’ il modo di dire che non lo abbiamo mollato…».

Guance e gambe sudate

Arrivano sulla cima del Port la Valle d’Ebo, lungo la quale incontriamo i corridori della Eolo fare i test sul lattato. Per qualche secondo ci affianchiamo a Maestri, sudato e rosso in viso. Ricambia il saluto e si rimette a testa bassa.

Arrivati in cima, Borja scende per sentirli parlare. Nonostante l’aria sia fredda, gambe e guance dei ragazzi dell’Androni sono sudate.

A colazione hanno mandato già su sua indicazione 90 grammi di carboidrati. Le reazioni sono differenti e non tutte entusiasmanti.

«Mi sento così pieno – dice Bais – che non posso mangiare niente. Anzi, se ci penso sto male. Posso bere acqua, ma mi sento pieno».

«Ho anche io la stessa sensazione – conferma Marengo – tanto che mi viene da dire che potrei mangiare meno a colazione e cominciare a farlo subito in bici…».

Mentre prendono fiato e acqua, Sepulveda chiede notizie dei nuovi integratori. La squadra ha firmato con EthicSport e domani nel corso di una call, spiega Ellena, interverrà anche il responsabile dell’azienda, per spiegare i prodotti e le loro caratteristiche. Lo guardano con approvazione, poi ripartono…

La cura dei dettagli

Ravanelli ha una sporgenza sotto la manica sinistra. Chiediamo cosa sia, rispondono all’unisono Borja ed Ellena.

«E’ il rilevatore della glicemia – dice Ellena – il Super Sapiens. In corsa è vietato, ma è un bello strumento in allenamento».

Sulla salita, borracce e smanicati. All’ombra le temperature sono rigide
Sulla salita, borracce e smanicati. All’ombra le temperature sono rigide

Poi il tecnico racconta di uno studio già fatto un paio d’anni fa sulle ore di sonno. «Si trattava di mettere una sorta di orologio – racconta – che registrava la qualità del riposo. Alcuni corridori l’avevano presa male, quasi fosse una violazione di qualcosa. Così quando Borja l’ha riproposto, aveva quasi paura. Invece lo hanno spiazzato, chiedendogli se non potesse essere utile tenerlo anche di giorno. Ormai sono così attenti al dettaglio, che se non gliene proponi, passi per disorganizzato. Se invece hai mille attenzioni, loro ti seguono».

Ravanelli in panne

Ravanelli si ferma per l’ennesima volta e scherzando dice che a Bergamo per giornate come questa direbbero di starsene a casa. Questa volta c’è da sostituire la batteria del trasmettitore nella pedivella, perché non arriva segnale al computer. La prima volta invece gli sono spariti i dati. L’ammiraglia si ferma, Barbero inforca gli occhiali che ha cominciato a usare proprio oggi, scende ed effettua il pit stop.

«Il prossimo anno – dice Ellena – dovremmo cambiare computer e misuratori di potenza. Passiamo ai Dash di Stages Cycling con il rilevatore nella pedivella. Guarda però come si sta asciugando Ravanelli – aggiunge  mentre seguiamo il corridore bergamasco – sta davvero crescendo bene. Il primo anno con noi ha avuto problemi, nel 2021 è andato molto meglio, speriamo nel prossimo».

Cattiveria Grosu

Dopo una grande discesa c’è spesso una grande salita, ma quello davanti è un vero muro. I corridori hanno spesso fra i piedi i dilettanti della Drone Hopper, squadra di under 23 sponsorizzata dalla stessa azienda. Grosu per i primi metri procede zigzagando, ma quando arriva il momento di iniziare il test sui 12 minuti, tira su il 53 e attacca. Dietro anche gli altri si mettono faticosamente in movimento, mentre l’ammiraglia segue il velocista rumeno in maglia Delko. Ha la bocca aperta e la pedalata cattiva. Sui tornanti si volta per guardare ed è un continuo rilancio. Solo in cima lo aggancia Sepulveda, ben più scalatore di lui.

Grosu prima lo tiene, poi cede, ma quando la strada spiana mette le mani sotto e lancia una volata. Sta per prenderlo, poi si siede di schianto. I 12 minuti sono finiti, ma la sua azione ha colpito Ellena, che lo affianca e glielo dice.

Domani scarico

E’ tempo di rientrare. Benidorm si staglia all’orizzonte con il suo profilo di grattacieli non proprio bellissimi. La città del secondo iride di Bugno in breve inghiotte i corridori della Androni, che guadagnano placidamente l’hotel soddisfatti del lavoro svolto. Domani (oggi per chi legge) ci saranno un giorno di scarico e la plicometria.

Drone Hopper-Androni, al decollo manca l’okay dell’Uci

22.10.2021
5 min
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Per il decollo nel 2022 della nuova Drone Hopper manca poco. Serve l’ok dalla torre di controllo dell’Uci per il rilascio definitivo della licenza, dopo di che la flotta del “comandante” Gianni Savio sarà pronta a volare nella nuova stagione. 

«Si tratta di questioni burocratiche-amministrative – ci spiega al telefono il general manager piemontese col suo solito modo preciso di esporre la situazione – che regolarizzeremo in questi giorni. E’ un proforma dato che il nostro nuovo title sponsor è una start-up e quindi partendo adesso non ha bilanci precedenti da mostrare agli organi competenti dell’Unione Ciclistica Internazionale. Lo avevamo già segnalato quando avevamo firmato il contratto pluriennale, ma abbiamo prodotto l’ulteriore documentazione necessaria. Servirà un po’ più di tempo ma siamo fiduciosi».

L’azienda spagnola (con sede a Leganes, città dell’area metropolitana di Madrid) si è legata con la società di Savio fino al 2025. La squadra si chiamerà Drone Hopper-Androni Giocattoli, con Sidermec che resterà come terzo marchio.

La squadra 2022 si chiamerà Drone Hopper, dal nome di una start-up spagnola
La squadra 2022 si chiamerà Drone Hopper, dal nome di una start-up spagnola
Gianni, timore che non arrivino buone notizie?

No, siamo tranquilli. Abbiamo in mano un contratto di quattro stagioni con questa società che per il 2022 ha commesse lavorative già fissate per 80 milioni di euro. Hanno costruito uno stabilimento da zero nell’hinterland di Madrid presso cui siamo stati in estate per definire l’accordo. Considerate che la loro vera attività inizia con noi. E la sensazione mia è che faremo molto bene. 

L’ambizione è sempre quella di arrivare al WorldTour o nel frattempo è cambiato qualcosa nell’accordo con loro?

No, restano i programmi iniziali. Ovvero un investimento adeguato per un team professional come il nostro per le prime due stagioni. Poi nel 2024 e 2025 potrebbe esserci la possibilità di aumentare il budget fino ad arrivare alla categoria più alta, anche in base ai risultati. Il loro progetto è quello del WorldTour ma, contrariamente ad uno sponsor che “vola”, io resto con i piedi per terra, come sempre. Lo dico per esperienza, soprattutto dopo il caso col Governo del Venezuela. Il ciclismo ora come ora è in continua evoluzione, inutile sbilanciarsi troppo.

Luca Chirico (assieme a Viel) è stato investito alla vigilia della Veneto Classic
Luca Chirico (assieme a Viel) è stato investito alla vigilia della Veneto Classic
Con l’ingresso di questo nuovo sponsor spagnolo avete nuovi obiettivi? Ad esempio, dopo un primo di assestamento, potreste avere la wild card per fare la Vuelta nel 2023?

Sostanzialmente non cambia nulla per noi. Saremo coerenti con la nostra solita filosofia, cercando di mettere in mostra i nostri migliori talenti. Oltre che andare a caccia di vittorie. Innanzitutto speriamo di essere invitati al prossimo Giro d’Italia. Poi non credo che verremo mai invitati alla Vuelta fra due anni, anche perché attualmente non abbiamo una squadra che possa supportare l’impegno che richiedono due grandi Giri in una annata. 

A proposito di Giro, siete arrivati secondi nella Ciclismo Cup dietro la UAE Team Emirates e davanti alla Trek-Segafredo, due team WorldTour. E’ un buon segnale per ricevere la wild card.

Sì, ma non basta. Se fosse rimasto il vecchio regolamento avremmo avuto la partecipazione alla prossima corsa rosa di diritto. Da cinque anni a questa parte siamo sempre stati la prima professional in questa challenge. Siamo fiduciosi comunque di disputare il Giro 2022.

“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race
“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race
E’ stata una buona stagione quella appena conclusa. Dodici vittorie e tanti ragazzi che si sono fatti conoscere meglio.

Sono molto soddisfatto del 2021. E tenete conto che stavamo finendo l’annata con otto corridori indisponibili, che poi sono diventati dieci con gli incidenti di Chirico e Ravanelli, investiti in allenamento da un automobilista prima della Veneto Classic. Per fortuna stanno bene. Rinnovo quindi i complimenti a tutta la squadra per i risultati ottenuti. E ringrazio anche tutti i nostri sponsor.

Ad oggi, ufficialmente, il roster per l’anno prossimo conta solo dodici corridori, compresi i nuovi arrivi di Grosu, Marengo e del neoprof Gabriele Benedetti (campione italiano U23, ndr). Manca qualcuno, giusto?

Assolutamente sì. Saremo una ventina. Arriveranno due giovani colombiani interessanti  che annunceremo a breve. Abbiamo rinnovato Bais, Ravanelli, Sepulveda, Munoz, Bisolti e Chirico, che probabilmente non sono nella lista che avete in mano voi. Gli altri confermati sono Ponomar, Umba, Marchiori, Cepeda, Restrepo, Vigo, Tagliani e Tesfatsion. Abbiamo invece rescisso da poco il contratto con Jerman. Potremmo aggiungere ancora un paio di tessere nel nostro mosaico.

Chi saranno i protagonisti del vostro 2022?

Beh, spero tutti naturalmente. Ci sono tanti nostri ragazzi che potranno fare bene, anzi meglio. Se proprio devo fare due nomi faccio quelli di Andrii Ponomar e Santiago Umba. Entrambi, ricordiamolo, sono del 2002 e sono stati sfortunati al Tour de l’Avenir, dove sono caduti. Quest’anno il primo ha terminato il Giro d’Italia a metà della generale, sapendosi ben gestire. Il secondo invece, che ha vinto due gare in Francia, di cui una in cima a La Planche des Belles Filles (al Tour de Alsace, ndr), si metterà alla prova, se dovessimo farlo, nella corsa rosa. Tutti e due fanno un ulteriore salto di qualità.

Gianni, quando inizierà quindi la nuova era della Drone Hopper-Androni Giocattoli?

A novembre faremo il raduno in Italia, stiamo decidendo fra tre località. Avremo una nuova maglia, disegnata sempre da Rosti. Salice ci fornirà sempre casco e occhiali. Invece cambieremo le bici. Dopo cinque anni assieme a Bottecchia, abbiamo deciso di comune accordo di non proseguire. restando comunque in ottimi rapporti

Pellaud saluta, Savio riparte dai giovani e da… un drone

27.07.2021
5 min
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Quando un paio di settimane fa arrivò la notizia dell’accordo fra Gianni Savio e una start up spagnola produttrice di droni, dal nome Drone Hopper, nel pieno del Tour e della preparazione per le Olimpiadi, facemmo un nodo al fazzoletto proponendoci di approfondirla in seguito. Così oggi, alla vigilia delle crono di Tokyo e dopo aver applaudito la vittoria del piccolo Santiago Umba alla Planche des Belles Filles al Tour Alsace (gara francese di classe 2), siamo con il manager piemontese per farci raccontare meglio. E anche per mettere sul tavolo alcune delle perplessità che l’annuncio aveva suscitato.

Ponomar è uno dei giovani su cui rifondare la squadra dopo un bel Giro
Ponomar è uno dei giovani su cui rifondare la squadra dopo un bel Giro
Si è parlato di un accordo fino al 2025 e mire di WorldTour…

E ci si è chiesti: come può una start up investire e avere un programma milionario? Domanda legittima. La verità è che si è firmato un accordo quadriennale, con l’interesse reciproco di fare un salto di qualità. Valuteremo durante il tempo, ma con tutte le cautele del caso, l’approdo finale è il WorldTour. Al momento però il contratto prevede che la squadra sia professional. Non posso parlare di cifre, ma si tratta di un impegno sostenibile viste le commesse che l’azienda ha per tutto il 2022.

Producono droni, corretto?

L’amministratore delegato, Pablo Lopez, è un ingegnere aeronautico che proviene dall’aeronautica spagnola. E’ un grande appassionato di ciclismo, ma soprattutto l’azienda detiene il brevetto di un drone che parrebbe essere rivoluzionario. Un amico spagnolo gli ha parlato di me. Siamo andati prima noi da lui, poi quando si è trattato di firmare il contratto, ha ricambiato lui la visita.

Umba, a sinistra, è grande amico dei fratelli Quintana, venendo dallo stesso paese in Colombia
Umba, a sinistra, è grande amico di Quintana, venendo dallo stesso paese in Colombia
Quindi forse in fase di annuncio si è alzato un po’ il tono?

Noi avevamo bisogno di un primo nome di peso, senza fare proclami. Il progetto si baserà ancora sui giovani e potrebbe farne ancora parte Androni Giocattoli, magari come secondo nome. Non è un mistero che l’anno scorso ci siamo allontanati, anche per la situazione Covid che li aveva costretti a interrompere la produzione. Poi ci siamo riavvicinati, dopo 12 anni di reciproche soddisfazioni.

Un progetto basato sui giovani, quindi?

A breve si annuncerà un bel nome, sto zitto per scaramanzia. Non abbiamo ricevuto richieste particolari per prendere corridori spagnoli. Drone Hopper ha interessi commerciali in tutta Europa, Italia compresa, e in Sud America. Per cui avremo senz’altro corridori spagnoli, ma anche di altre nazioni. Di certo terremo tutti i nostri giovani.

“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race
“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race
Fosse successo tutto tre anni fa, avreste tenuto Bernal?

Diciamo che non cederemo i nostri giovani come quando non avevamo la caratura per tenerli, ma un Egan lo lascerei andare ugualmente. Era e sarebbe ancora giusto che andasse. Se fosse rimasto, avrebbe potuto fare un bel Giro, ma non vincerlo perché non avrebbe avuto una squadra all’altezza. Invece è andato a Sky, in quel primo Tour del 2018 ha tirato forte in salita acquisendo credibilità in squadra e davanti ai compagni. E questo gli è tornato utile nel 2019, quando il Tour lo ha vinto lui e ha avuto bisogno di loro. Avrebbe perso un anno. Gli altri però restano qua.

Di quali corridori parliamo?

Di Santiago Umba, per cominciare, che ha 18 anni e sta crescendo gradualmente. Di Andrii Ponomar, che ha un fisico diverso e più possente. Ma terremo anche “Natalino” Tesfatsion e il piccolo Cepeda. Sono venuti al Giro, ma sono stati sfortunati dopo un bel Tour of the Alps. Le giornate di freddo che abbiamo trovato li hanno congelati.

E’ stato giusto nel suo interesse lasciar andare Bernal: «Avrebbe perso un anno»
E’ stato giusto nel suo interesse lasciar andare Bernal: «Avrebbe perso un anno»
Cosa farà Pellaud?

Pellaud ha il contratto che scade ed è vicino a una squadra WorldTour. Non si può dire fino al primo agosto, per cui ve lo dico a patto che non lo scriviate (ce lo ha detto, bisognerà aspettare, ndr). Con lui c’è un ottimo rapporto, sono stati due anni molto buoni per entrambi.

Bici ancora Bottecchia?

Qui si tocca un tasto dolente, per noi come per molte squadre. Manca il materiale, per cui l’accordo con Bottecchia c’è pure, ma non abbiamo depositato nulla, in attesa che si capisca se c’è la possibilità di fare l’accordo. Avevamo ricevuto richieste da altri, ma anche loro alla fine si sono defilati per lo stesso motivo.

Il fondatore e Ceo di Drone Hopper è Pablo Flores, a destra. Con lui il braccio destro Juan Carlos Marin
Il fondatore e Ceo di Drone Hopper è Pablo Flores
Abbiamo visto la foto di una maglia.

Ma era un bozzetto provvisorio, non c’è ancora niente. Si farà una presentazione durante la Vuelta e allora ci sarà qualcosa di più pronto. Il prossimo step sarà annunciare il nuovo acquisto. Un passo per volta. Di questi tempi è già tanto avere qualcosa da annunciare.