Rebellin pronto a ripartire: «Forse per l’ultima volta»

12.01.2022
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A che età si smette di correre in bici? C’è chi lascia prima dei 35 anni, svuotato della passione e dai mille impegni: ritiri, gare, eventi… Chi superati i 30 riscopre una seconda giovinezza e trova energie nascoste per rilanciarsi. C’è un corridore, però, che la passione non l’ha persa mai e neanche la voglia di rimettersi in sella. E’ Davide Rebellin, che si appresta ad iniziare un’altra stagione: la voglia non manca, nonostante la sfortuna ne abbia condizionato l’inizio. A settembre, infatti, Davide ha subìto un grave infortunio al Memorial Pantani (foto di apertura): frattura esposta di tibia e perone, “sistemata” con due placche e qualche vite.

Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Ciao Davide, come stai?

Bene, il recupero procede abbastanza rapidamente, domani (giovedì, ndr) ho una radiografia che mi dirà se sono pronto a riprendere l’attività agonistica a pieno.

Eri tornato quasi subito a pedalare…

Sì, sotto parere medico avevo iniziato a fare qualche sgambata già dopo una quarantina di giorni dall’infortunio. Ho ancora qualche problema con la mobilità della caviglia, la pedalata non è “rotonda” come dovrebbe essere.

Con i nuovi compagni ti sei già allenato?

Purtroppo non ancora, ci siamo visti qualche giorno fa per la consegna dei materiali e per le visite mediche. Loro si sono allenati insieme a Padova un paio di giorni ma ho preferito evitare.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Perché?

A causa della caviglia, ho un po’ di timore ad allenarmi in gruppo perché non posso appoggiarla a terra mentre pedalo. Stare in gruppo vorrebbe dire esporsi a dei rischi in quanto non puoi controllare tutto, ho deciso di allenarmi da solo in questo periodo, mi sento più sicuro.

Compagni e diesse ci hanno detto che Mallorca sarà il primo ritiro stagionale con delle gare annesse, ci sarai?

Al ritiro sicuramente, mi piace stare accanto ai miei compagni, anche dopo l’infortunio li ho seguiti spesso alle corse. Per dire che mi allenerò con loro devo aspettare ancora qualche radiografia di controllo. Di correre, ahimé, se ne parlerà ad aprile o maggio.

In squadra quest’anno sarete due ex professionisti: tu e Nicola Venchiarutti, due carriere differenti, come gli obiettivi stagionali.

Vero, Nicola l’ho conosciuto, ma ci ho parlato poco…

Lui arriva dall’Androni, ora Drone Hopper, dopo due stagioni non facili. Vorrà sicuramente riconquistare il mondo dei pro’, che consigli ti sentiresti di dargli?

Innanzitutto, penso abbia fatto bene a prendersi una seconda occasione. Deve crederci, partendo con grinta e coraggio, il calendario c’è e le occasioni di conseguenza. Alla fine, la Work Service fa un calendario quasi paragonabile ad una squadra professional, anche come struttura societaria. Qui “bussano” tanti ragazzi in cerca di una seconda occasione, spesso scrivono e chiedono direttamente a me.

Sanno che sei una figura importante all’interno della squadra…

Sì, quello che dico ha un peso. Certamente non decido io, però qualche consiglio mi sento di darlo. Anche perché non potrò mica correre in eterno.

Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio per entrare in condizione nella seconda metà della stagione
Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio
La tua carriera si avvicina alla conclusione?

Questa, molto probabilmente, sarà la mia ultima stagione. Doveva esserlo la scorsa ma non mi andava di lasciare dopo un infortunio.

La Work ha una struttura paragonabile ad una professional, si è mai pensato al salto di categoria?

Secondo me è una cosa che si sta costruendo a poco a poco. Prima hanno messo delle solide basi con un team continental di tutto rispetto. Diventare professional sarebbe bello, servirebbe sicuramente un secondo sponsor, magari italiano…

E tu ti vedresti nei panni di diesse?

No, in questo ruolo non mi ci vedo, mi piace di più dare consigli… Forse sono più adatto ad un ruolo manageriale o solamente da “consigliere”.

Saby Sport & Work Service: si lavora al 2022

01.12.2021
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Prosegue spedito, come da programma, l’inteso lavoro di organizzazione e coordinamento operato dallo staff del Team Work Service in vista della prossima stagione agonistica 2022. Anche per il prossimo anno continua la collaborazione con Saby Sport. Il consolidato sodalizio tra la Vega Prefabbricati e l’U.S. Fausto Coppi Gazzera Videa è pronto a rilanciare con forza l’attività su strada delle formazioni Continental e Juniores. Le operazioni saranno guidate dal patron Massimo Levorato e dai presidenti Demetrio Iommi e Renato Marin.

Questa la sede di Saby Sport a Sovizzo
Sede di Saby Sport a Sovizzo

Presto la grafica delle nuove divise

E proprio in attesa di ufficializzare le prime novità relative al prossimo anno, lo staff bianco-rosso-blu è stato recentemente ospite presso la sede Saby Sport. Con cui ha tracciato la linea grafica delle divise da gara che caratterizzeranno gli atleti griffati Work Service nella prossima stagione.

Davide Rebellin, insieme al coordinatore tecnico Matteo Berti e a Renato Marin, in rappresentanza della dirigenza delle formazioni Juniores e Continental, hanno disegnato la nuova livrea con i grafici di Saby Sport sotto la supervisione della fondatrice dell’azienda – Sabina Zambon – e di Gianluca Peripoli.

«La partnership con i team Work Service nel 2021 ci ha regalato molte soddisfazioni – ha dichiarato Gianluca Peripoli – alle quali vanno aggiunti i feedback utili a rendere più comodi e performanti i nostri capi. Il nostro è un settore in continua evoluzione e, grazie al gruppo interno di ricerca, siamo sempre al lavoro per realizzare capi all’avanguardia. Come Saby Sport siamo estremamente felici di poter proseguire questo rapporto anche per la prossima stagione 2022. L’obiettivo è di supportare al meglio i ragazzi che hanno dimostrato un grande attaccamento alla maglia».

Saby Sport ha vestito il Team Work Service nella stagione 2021 utilizzando i feedback dei corridori per migliorare i propri capi
Saby Sport ha vestito il Team Work Service nella stagione 2021

L’incontro è stato propizio anche per conoscere e toccare con mano i nuovi tessuti selezionati da Saby Sport per realizzare la gamma riservata agli agonisti e, in particolare, alle formazioni Work Service. Saby Sport produce una ricca collezione di indumenti invernali per il ciclismo, molto performanti e altamente tecnici. Dalla collezione Winter Saby 2021 sono stati scelti alcuni capi per la stagione 2022 del Team Work Service.

Rebellin, tester d’esperienza

Nel corso dell’inverno, infatti, Davide Rebellin con gli altri compagni di squadra potranno utilizzare la maglia manica lunga e la calzamaglia invernale con bretelle Limited. Entrambe realizzate mediante l’impiego del tessuto Blizzard Native, con filato riciclato, altamente tecnico e “green”. Al quale si cuce il fondello Top Cytech Road Performance Space Man 2, con spugna a densità variabile. A questi indumenti si abbinerà anche il giubbino Invernale Pro realizzato interamente in Ivory Plus 85. Un tessuto con membrana interna che garantisce la perfetta traspirazione mantenendo comunque costante la temperatura corporea interna. Nella parte posteriore, oltre alle consuete tre tasche, sarà presente una tasca zip e due inserti reflex per aiutare la visibilità degli atleti in bicicletta e conseguentemente la loro sicurezza anche in allenamento.

Davide Rebellin con la sua esperienza è un ottimo tester per i prodotti Saby Sport
Davide Rebellin è un ottimo tester per i prodotti Saby Sport

Parola a Rebellin

«Con questi capi tecnici – ha osservato Davide Rebellin – è stato un piacere pedalare quest’anno. Per quanto mi riguarda, sto trascorrendo un importante periodo di riabilitazione e ogni giorno che passa le mie condizioni fisiche migliorano. Ho buone sensazioni, e spero di poter presto iniziare a fare programmi per la prossima stagione».

La passione di certo non manca al capitano della formazione presieduta da Demetrio Iommi che, guardandosi alle spalle, ha tracciato un bilancio positivo del proprio 2021. «Questa stagione – ha aggiunto sempre Rebellin – mi ha ridato un grande entusiasmo: avere la possibilità di gareggiare in Italia, al fianco di un gruppo di atleti giovani e di talento, mi ha consentito di esprimermi al meglio e di trasmettere tutta la mia esperienza al team. Purtroppo qualche caduta… di troppo mi ha limitato proprio quando erano in vista delle belle occasioni, ma questo non mi ha certo tolto la voglia di pedalare».

Saby Sport

Guazzini: va bene tutto, ma la gamba serve a Tokyo

04.06.2021
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Inutile dire che sugli europei in pista puntassero tutte molto. Le ragazze italiane in odore di quartetto olimpico avrebbero avuto l’occasione per provare la gamba e i meccanismi di gara, riprendere confidenza con il clima della competizione e guardare in faccia le rivali da troppo tempo fuori dai radar. Tolti gli europei di Plovdiv 2020, corsi senza troppe Nazioni partecipanti, l’ultimo vero confronto internazionale restano i mondiali di Berlino della scorsa primavera. Se la Bielorussia non avesse dimenticato la democrazia, mettendosi a dirottare aerei per sequestrare un giornalista scomodo al regime di Lukashenko, gli europei si sarebbero svolti regolarmente a Minsk.

«Noi per un po’ si è sperato che li collocassero nelle stesse date ma da un’altra parte – dice la toscana Vittoria Guazzini, in apertura mentre coglie il quarto posto alla Dwars door Vlaanderen – invece martedì mentre eravamo nell’ultimo giorno di ritiro a Livigno, Salvoldi ci ha comunicato che li faremo a ottobre. E’ stato veramente brutto. Non sarebbero stati un obiettivo, ma un passaggio per capire. Allenarsi non è come correre, ma Dino ci conosce e valutando le nostre prestazioni in pista, saprà scegliere lo stesso».

Vittoria Guazzini, Martina Alzini, Chiara Consonni: tre pedine importanti per il quartetto, ma la rosa è ben più ampia
Vittoria Guazzini, Martina Alzini, Chiara Consonni: tre pedine importanti per il quartetto, ma la rosa è ben più ampia

Priorità alla pista

Si andrà dritti all’esame di laurea senza averne sostenuti altri in avvicinamento. Le Olimpiadi senza gare. Si disse in tempi non sospetti: per tante discipline, il ciclismo fra queste, sarà l’edizione più folle di sempre.

«Si va alla cieca – ride con il solito tono scanzonato – e del resto nemmeno sapevamo se agli europei sarebbero venuti tutti. Il primo quartetto sarà quello delle Olimpiadi, per cui a giugno passeremo tanti giorni in pista, correndo nei weekend per velocizzare. Io sto bene, lavori in corso. In altura abbiamo fatto tanti lunghi e palestra. Nella prima parte di stagione ho corso tanto in Belgio, ma adesso la priorità è la pista. Per cui ad esempio non farò il Giro d’Italia».

Nel tempo libero suona la chitarra: l’acustica e l’elettrica (foto Instagram)
Nel tempo libero suona la chitarra: l’acustica e l’elettrica (foto Instagram)

Sana competizione

La gara avrebbe se non altro permesso a ciascuna di trovare la sua collocazione, farsi una ragione davanti alle prestazioni delle altre: la selezione in allenamento ha il sapore del trial e non sempre si riesce a vivere in modo sereno.

«In questo ritiro siamo state bene – dice Vittoria che è burlona ma anche tosta – ognuna sa che può essere selezionata e si è creato un clima di sana competizione. Ciascuna di noi ha pianificato con il proprio allenatore un cammino verso Tokyo e di certo il picco di forma andrà raggiunto là. Essere con la gamba al top a giugno in Italia non lo vedo troppo saggio».

Agli ultimi europei di Plovdiv, ha vinto la madison in coppia con Elisa Balsamo
Agli ultimi europei di Plovdiv, ha vinto la madison in coppia con Elisa Balsamo

Tricolori in Puglia

Intanto le ragazze della Valcar, la squadra di Vittoria Guazzini, si sono vaccinate e stanno viaggiando verso il Belgio a correre domani la Dwars door het Hageland e il giorno dopo la Dwars door de Westhoek.

«Del gruppo pista – dice – ci saremo Balsamo, Consonni e io. Ma troveremo anche Ilaria Sanguineti e Silvia Persico che pochi giorni fa ha vinto la Euganissima Flanders e dovrebbe avere una gran gamba. Noi tre andremo per fare i nostri lavori, ma la squadra si farà vedere di sicuro. E poi a fine giugno sarò ai campionati italiani in Puglia. Insomma, c’è parecchio da fare…».

De Gasperi a Lucca e Simoni applaude Rebellin

03.06.2021
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«Bravo Riccardo Lucca – scrive Gilberto Simoni su Facebook – spero che questo Trofeo De Gasperi porti fortuna come l’ha portata a me!! E bravo anche Davide Rebellin, mio coscritto, che 29 anni fa mi ha fregato la doppietta a Bassano e oggi è ancora in corsa con la stessa determinazione di allora! Difficile giudicare, certamente se i ragazzi in gruppo vogliono imparare qualcosa da qualcuno… be’ quel qualcuno è proprio lui!!».

Simoni su Facebook

Il De Gasperi (dedicato ad Alcide De Gasperi, fondatore della Democrazia Cristiana, per 8 volte Presidente del Consiglio, nato a Pieve Tesino e morto nel 1954 a Borgo Valsugana), si corre dal 1955 fra Bassano del Grappa e il Trentino, un anno in un verso e un anno nell’altro lungo la strada della Valsugana. Una volta si arrivava o si partiva da Trento, poi ci si è spostati a Borgo, questa volta a Pergine. Simoni lo vinse nel 1991, con l’arrivo a Trento, mentre l’anno dopo fu terzo dietro Davide Rebellin. Sono passati trent’anni. E mentre Gilberto, vinti due Giri d’Italia e varie altre corse, si è ritirato a Palù di Giovo dove si diverte a fare il muratore, Rebellin è ancora in gruppo e ha chiuso la corsa nel gruppo principale. Trentesimo, in mezzo a ragazzi che hanno la metà dei suoi anni.

Gilberto Simoni con il vincitore Riccardo Lucca, anche lui trentino
Gilberto Simoni con il vincitore Riccardo Lucca, anche lui trentino

Anche Rebellin su Facebook

Davide, ugualmente su Facebook, aveva dedicato alla corsa un post alla vigilia, pubblicando anche la foto del podio che lo vedeva davanti a Mirko Gualdi e Gilberto Simoni.

«Son passati quasi 30 anni dalla mia vittoria al Teofeo Alcide Degasperi (1992) – aveva scritto – e con il solito entusiasmo di correre ci sarò anche domani».

Per i corridori trentini, vincere il De Gasperi è motivo di vanto. Come accade per la Coppa d’Oro quando sono allievi, il Trofeo è la corsa per la quale hanno iniziato a correre. Il primo fu Zampredi, che vinse la seconda edizione nel 1956, poi fu la volta di Enzo Moser nel 1961 e venendo a tempi più recenti, dopo il Simoni del 1991, nel 2011 fu la volta di Matteo Trentin, che precedette Moreno Moser. Giusto dieci anni dopo, ecco un altro trentino: Riccardo Lucca.

Questa la foto postata da Davide Rebellin, riferita al De Gasperi del 1992
Questa la foto postata da Davide Rebellin, riferita al De Gasperi del 1992

La salita di Tenna

Il corridore della General Store, nato e cresciuto a Rovereto, aveva già vinto il Memorial Mantovani battendo il compagno Rocchetta, mentre stavolta alle sue spalle è finito Verza in maglia Zalf.

«Sono soddisfattissimo – ha commentato Lucca – il Trofeo De Gasperi è una corsa importante e, soprattutto, è la corsa di casa. Sapevo che in tanti avrebbero fatto il tifo per me e questo mi ha dato una motivazione in più per fare bene. La salita di Tenna, poi, mi è sempre piaciuta. Diciamo che ce l’ho nel cuore. Faceva parte del percorso di una corsa per allievi che avevo affrontato da ragazzino e ritrovarla in una corsa internazionale è stato emozionante».

Venti in fuga

La corsa ha avuto subito la svolta grazie a una fuga di venti corridori. Poi un po’ la fatica e un po’ il caldo, nell’ultimo dei quattro giri finali il gruppo ha iniziato a farsi sotto. E a quel punto, proprio sull’ultima salita di Tenna, Lucca ha cambiato passo, piazzando l’affondo che gli ha permesso di arrivare davanti al gruppetto che si è giocato il resto del podio.

«Quella corsa di allievi – continua a ricordare – era organizzata da Silvano Dusevich, che era anche il presidente della mia squadra. Purtroppo Silvano se ne è andato nel 2019 per cui un pensiero va sicuramente a lui. Avevamo un rapporto bellissimo e prima di partire ho pensato che sarebbe stato bello potergli dedicare qualcosa. Adesso mi dedicherò a un periodo di allenamento in altura per prepararmi alle prossime corse. Il Giro del Piave, l’Adriatica Ionica Race con i professionisti, il campionato Italiano e il Giro del Veneto, dove spero di fare altrettanto bene».

Sul podio di Pergine, oltre a Lucca, ecco Verza e il tedesco Knolle
Sul podio di Pergine, oltre a Lucca, ecco Verza e il tedesco Knolle

Billy sull’ammiraglia

Fra le curiosità di questo insolito viaggio nel tempo c’è che sull’ammiraglia della General Store viaggiava anche Billy Ceresoli, che di Rebellin fu il direttore sportivo in tutto il suo cammino fra gli allora dilettanti. Da oggi la General Store è impegnata nel Giro d’Italia U24. Lucca, che è del 1997 ed è fuori dall’età prevista, seguirà il cammino di cui ha raccontato.

Davide Rebellin Saby Sport

Saby Sport: professionismo, ma non solo

19.05.2021
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Saby Sport prosegue spedita la propria crescita ed espansione commerciale nel settore del ciclismo puntando forte sia sulla qualità Made in Italy (meglio, Made in Veneto!) della produzione quanto sulla presenza, in qualità di sponsor tecnico, di alcune formazioni impegnate nel calendario professionistico. Tra queste, merita senza dubbio evidenza la squadra UCI Continental Work Service Marchiol Vega Prefabbricati, compagine che proprio quest’anno ha consentito a Davide Rebellin di proseguire “in gruppo” e questo anche a beneficio dell’esperienza che lo stesso Rebellin potrà trasmettere ai moltissimi giovani che compongono la formazione padovana.

Angelo Furlan
Anche Angelo Furlan veste Saby Sport
Angelo Furlan
Anche l’ex professionista Angelo Furlan usa completi firmati Saby Sport

La maglia di Angelo Furlan

Oltre alla partnership con Work Service Marchiol Vega Prefabbricati, Saby ha anche recentemente realizzato una speciale divisa per Angelo Furlan. L’ex corridore professionista, anch’egli vicentino, oggi preparatore ed autentico trascinatore sui canali social. La maglia definita con lo stesso Furlan è una Limited Edition, il modello che rappresenta per Saby la linea di prodotto più elegante arricchita con un elevato contenuto tecnico. Concepita tutta in un unico tessuto, il 14610, molto elastico, leggero e super traspirante, questa maglia è perfetta per le stagioni calde. Nelle maniche il tessuto Pirata a taglio vivo rappresenta il perfetto mix di qualità e comfort. Ulteriore caratteristica della maglia è la zip centrale pressofusa che alza ulteriormente il livello complessivo di qualità. Sul fondo maglia è poi presente un elastico in silicone, mentre nella parte posteriore sono presenti tre tasche. La vestibilità è “slim” e dunque ben aderente al corpo.

Gianluca Peripoli, titolare di Saby Sport
Gianluca Peripoli, titolare di Saby Sport
Gianluca Peripoli, titolare di Saby Sport
Gianluca Peripoli, titolare di Saby Sport

Orgogliosi di essere italiani

«Saby, la passione del vero Made in Italy. Questo è lo storico slogan che caratterizza l’attività della Saby Sport – ci ha confidato Gianluca Peripoli, il titolare del brand – e proprio questo slogan lo utilizziamo sempre e con molta convinzione in quanto ci rappresenta e ci contraddistingue alla perfezione. Noi siamo difatti orgogliosi di essere Italiani, e di proporre in un mondo oramai globalizzato la bellezza, la qualità e il comfort di specifici capi per il ciclismo che solamente un design ed una realizzazione artigianale in Italia possono conferire. Il nostro è un vero Made in Italy, che apre e che chiude il proprio ciclo produttivo all’interno dell’azienda. Siamo a Km zero, ed abbiamo massima cura dei dettagli e questo grazie alla ricerca, alla selezione e alla scelta dei migliori materiali, altamente tecnici ed innovativi, e dei tessuti sempre più leggeri e performanti, ai quali aggiungere i fondelli più confortevoli traspiranti ed ergonomici».

sabysport.com

Rebellin, cosa ti pare della nuovissima Dynatek Levius?

23.04.2021
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La padovana Dynatek rilancia con un nuovo modello, attualmente in prova a Davide Rebellin: la Levius, l’ultimo arrivo della gamma.

«Le prima sensazioni che ho avuto in sella alla nuova Dynatek Levius – spiega il corridore vicentino – sono state positive. E’ leggera e scattante. Mi piace perché quando ci si alza sui pedali, si sente immediatamente la reattività. Il peso, rispetto ai modelli precedenti, è stato ridotto anche grazie alle tubazioni più leggere, in carbonio T1100».

Davide Rebellin ha aiutato nello sviluppo della Dynatek Levius
Davide Rebellin ha aiutato nello sviluppo della Dynatek Levius

Bici da salita

La bici ha tutte le caratteristiche per essere competitiva soprattutto nelle corse di maggiore difficoltà altimetrica. Gialla con le scritte nere, un design pulito ed elegante. La nuova Levius è una bici che non passa inosservata. Il reggisella riprende la sagomatura del piantone in cui scorre, garantendo la migliore aerodinamicità. Il carro, con i pendenti molto più esili dei foderi orizzontali, si innesta appena sotto il nodo di sella. La forcella è compatta e i suoi steli si assottigliano avvicinandosi al centro della ruota, dall’alto verso il basso, a vantaggio della reattività.

Tubazioni eleganti per la nuova Dynatek Levius
Tubazioni eleganti per la nuova Dynatek Levius

Un telaio diverso rispetto ai precedenti, con tubazioni tonde, tradizionali: la prima impressione è quella di una bici pensata per affrontare le grandi salite.

Facile da guidare

«Si guida bene in discesa – spiega Rebellin – imposta le curve ottimamente. Questo è dovuto anche al giusto livello di rigidità. Il suo punto forte, secondo il mio punto di vista, è la salita: non è un… mattone che senti pesare sulla schiena, al contrario. E’ scattante, immediata, senti che contribuisce al cambio di ritmo. Questo è fondamentale per compiere una buona azione. Ti accorgi subito che non è una bici aero, sebbene anche in pianura si esprima al meglio. Pesa 6 chili e 900 grammi. E ovviamente in base alla scelta dei componenti, il peso è ulteriormente riducibile».

L’area dello sterzo è compatta, a tutto vantaggio della rigidità
L’area dello sterzo è compatta, a tutto vantaggio della rigidità

«Il diametro delle tubazioni non è eccessivo, mi piacciono molto. Se a questo aggiungiamo l’aspetto performante, non posso che ritenermi estremamente soddisfatto di questa bici. Grazie al fatto che viene realizzata su misura, in base ai tuoi dati fisici, ti accorgi subito dell’elevato comfort che ti concede. La puoi equipaggiare a tuo piacimento e questo fa sì che non abbia nulla da invidiare rispetto agli altri marchi».

I pendenti del carro posteriore, sottilissimi, si innestano subito sotto al nodo di sella
I pendenti del carro posteriore si innestano sotto al nodo di sella

Comfort e prestazioni

C’è poco da dire, la nuova Levius è un mix di eleganza, comfort e prestazioni. Dynatek ha realizzato una bici che è in grado di fornire al corridore le migliori qualità desiderabili. Si difende in pianura ed eccelle sulle pendenze più severe, le geometrie del telaio non ingannano.

«E’ una bici che sfida le montagne – conclude Davide Rebellin – non vedo l’ora di poterla utilizzare in corsa. Non ho dubbi, mi darà molte soddisfazioni e mi aiuterà a cogliere qualche risultato importante».

Gasparotto Amstel 16

Amstel Gold Race: 7 centri italiani e mai per caso

17.04.2021
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Per molti anni, l’Amstel Gold Race è sembrata la “gara stregata” degli italiani. Dalla sua nascita nel 1966 fino al 1997, avevamo collezionato una sola vittoria e ben 7 piazze d’onore. C’era sempre qualcuno più forte, sin dal 1978 quando Francesco Moser dovette arrendersi nello sprint a due alla maggiore brillantezza del padrone di casa Jan Raas, vincitore della corsa principe del calendario olandese per ben 5 volte.

La svolta di “Zazà”

A sfatare la maledizione era stato nel 1996 Stefano Zanini e per farlo dovette reinventarsi. Era un velocista, ma decise di anticipare lo sprint. «In fuga c’erano Missaglia, Sciandri e Peron, sono partito ai -15 per andarli a prendere – dichiarò all’epoca – poi scattai d’istinto e a 2 chilometri dall’arrivo, vedendo il gruppo in lontananza, capii che era fatta». Secondo fu Mauro Bettin, quinto Fontanelli: un’edizione molto azzurra.

Zanini Amstel 1996
Stefano Zanini, 29 vittorie in carriera, oggi Ds dell’Astana. In Olanda il giorno più bello
Zanini Amstel 1996
Stefano Zanini, 29 vittorie in carriera, oggi Ds dell’Astana.

L’acuto di Bartoli

Altre però ne sarebbero arrivate. Nel 2002 ad esempio ci fu il sigillo di Michele Bartoli, in fuga a 4 con il compagno di squadra russo Ivanov, l’olandese Boogerd e l’americano Armstrong. Quella fu l’ultima classica del Nord vinta dal toscano: «Era un periodo particolare, ero appena rientrato da un infortunio che avevo temuto potesse chiudere la mia carriera in anticipo, poi era appena arrivata mia figlia».

La settimana di Rebellin

Due anni dopo, proprio all’Amstel iniziò la settimana magica di Davide Rebellin, che in 8 giorni portò a casa oltre alla classica olandese anche Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi. Una gara fortemente italiana (terzo Bettini, quarto Di Luca), con l’olandese Michael Boogerd battuto nello sprint a due dal veneto.

Rebellin Amstel 2004
Rebellin all’Amstel 2004, dietro Boogerd. Quell’anno il veneto vinse la Coppa del Mondo
Rebellin Amstel 2004
Rebellin all’Amstel 2004, dietro Boogerd. Quell’anno il veneto vinse la Coppa del Mondo

Boogerd merita un capitolo a parte: corridore di riferimento al tempo per il ciclismo arancione, con l’Amstel ha avuto un rapporto conflittuale, solo lenito dal successo nel 1999, quando batté Armstrong.

L’olandese infatti è giunto per ben 4 volte secondo e anche nel 2005 incassò una delusione, perdendo in volata con Danilo Di Luca, con Celestino terzo e Rebellin quarto. Boogerd in quel frangente tirava la volata a Freire, solo che andò così forte che lo spagnolo si staccò e quando non ne aveva più, Di Luca gli tolse un altro sorriso dalla bocca…

Cunego, la testa a Liegi

Nel 2008 venne la volta di Damiano Cunego, nel pieno del processo di trasformazione da specialista delle corse a tappe a capitano per le classiche. Nel suo anno migliore (nel 2008 vincerà anche il Lombardia), il veronese batté allo sprint il lussemburghese Schleck e la sua vittoria la raccontò così: «Avevo in testa la Liegi, così vedevo l’Amstel come una prova generale. Attaccavano tutti e non potevo essere sempre io a rincorrere, dovevo anticiparli, così ho trovato la carta vincente».

Damiano Cunego, Amstel 2008
Amstel 2008: Cunego “giustizia” Frank Schleck sul Cauberg
Damiano Cunego, Amstel 2008
Amstel 2008: Cunego “giustizia” Frank Schleck sul Cauberg

Arriva “Gaspa”

Proprio con Cunego e il suo Lombardia sarebbe iniziato un lungo periodo di astinenza da vittorie italiane nelle classiche. A interrompere la parentesi fu Enrico Gasparotto, uscito vittorioso nel 2012 da un quintetto con gente come Freire e Sagan. Il meno pronosticato, che però con l’Amstel aveva saputo instaurare un feeling speciale: sarebbe stato infatti capace di un clamoroso bis nel 2016 (oltre al podio preso anche nel 2018).

Gasparotto Amstel 2016
Il commovente arrivo di Gasparotto nel 2016, con la dedica per Demoitié
Gasparotto Amstel 2016
Il commovente arrivo di Gasparotto nel 2016, con una dedica speciale per Demoitié

Quella vittoria venne vissuta con uno stato d’animo diverso, caratterizzato ancora dal dolore per la perdita, subìta un mese prima, del compagno di squadra francese Antoine Demoitié, uno dei tanti caduti per incidenti stradali: «Il giorno prima arrivò in albergo la moglie, a darci lei una parola di conforto e di motivazione. E’ stata una delle emozioni più forti, io non ero neanche potuto essere al funerale, ero da solo in altura ad allenarmi». Già, certe vittorie hanno davvero un sapore particolare…

Conte e Rebellin, dopo 30 anni ancora insieme

11.03.2021
4 min
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Biagio Conte (classe 1968) e Davide Rebellin (classe 1971) erano compagni di squadra alla Mg Boys di patron Danilo Furlan, con Billy Ceresoli sull’ammiraglia. Erano i primi anni 90 e giusto trent’anni fa i due corsero assieme il mondiale di Stoccarda dei dilettanti, in cui Davide colse l’argento sulla porta dei vent’anni.  Oggi si ritrovano ancora insieme alla Work Service, Biagio direttore sportivo e Davide corridore, e la cosa a chi c’era anche allora sembra davvero originale. E sapete qual è la curiosità vera? Chiedere a Conte quanto il Rebellin di oggi sia diverso rispetto a quello di ieri.

«Volete sapere la cosa fantastica?», chiede Conte. «Sono identici. Era pignolo, calmo e riflessivo in ogni cosa che dice, proprio come oggi. Ha sempre curato ogni dettaglio e oggi forse lo fa con ancora più attenzione. Non per niente a 50 anni è ancora competitivo. A Larciano ha pagato le accelerazioni in pianura, anche perché nel 2020 ha fatto solo 8 corse. Ma mi ha detto che se avesse preso il San Baronto un po’ più avanti, sarebbe restato con il gruppo di Nibali. Ed è proprio vero…».

Negli anni da tecnico della Liquigas, Biagio Conte con Mauro Da Dalto
Negli anni da tecnico della Liquigas, Biagio Conte con Mauro Da Dalto
Ti saresti aspettato di vivere questa situazione?

Mai, davvero. Io ho smesso a 35 anni e solo perché mi tarparono le ali, dicendomi che ero vecchio. Avrei continuato più che volentieri. Il ciclismo nel frattempo è cambiato molto. Guardo Valverde che ha 41 anni e guardo anche Nibali che ne ha 37. Se uno è professionista al 100 per cento, dura di più. Anche se Davide è obiettivamente un’eccezione.

Secondo te perché corre ancora?

Sicuramente ha una grandissima passione e comunque ancora il fisico che lo sorregge. Ha una grandissima voglia di stare in sella: che piova o faccia freddo, lui esce. Io in certi giorni proprio tanta voglia non l’avevo! Francamente lo vedo difficilmente in un altro ruolo, non so se lo vedrei a fare il direttore sportivo. Sono cose diverse, te ne rendi conto la prima volta che sali su un’ammiraglia.

A inizio anno, sia tu sia il presidente Levorato, avete parlato di progetto giovani: come lo avete spiegato ai ragazzini l’arrivo di un corridore di 49 anni?

E’ stato difficile e abbiamo voluto dirglielo noi prima che lo scoprissero dai media. Anche perché, proprio in nome del progetto giovani, avevamo rinunciato a prendere e non avevamo tenuto dei corridori fuori quota. Glielo abbiamo spiegato dicendo che per Levorato e la sua azienda è un investimento più ampio. Non abbiamo preso un corridore, ma un fior di professionista che potrà aiutare anche nello sviluppo delle bici Dynatek che appartengono al gruppo.

Come hanno reagito?

Ero incerto, ma sembra che la sua presenza stia diventando un incentivo. Sanno di doversi mettere in gioco, perché un posto in squadra, a meno di problemi, sarà fisso di Davide. Lui però è stato onesto, ha detto di volersi sudare ogni convocazione e di non voler rubare il posto a nessuno. Ci siamo incontrati e dopo aver ricordato i bei vecchi tempi, abbiamo parlato francamente anche di questo.

Che cosa può insegnare Rebellin a un under 23 di primo anno?

Adesso siamo in Istria, all’Istrian Spring Trophy, una corsa a tappe che ci servirà a preparare il Coppi e Bartali. Osservarlo in corsa, vederlo a tavola, vedere la sua quotidianità sarà un’ottima ispirazione. Magari non mangeranno le sue stesse cose, che sono particolari, ma l’approccio con la corsa è decisivo. Oggi ad esempio c’è un prologo di 2 chilometri, non dovranno mangiare chissà quanto…

Rebellin tra i “bimbi”. Cosa ti chiedono, Davide?

08.03.2021
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Il vecchio e i bambini? Troppo facile. La chioccia e i novellini? Anche… E allora semplicemente parliamo di Davide Rebellin, un corridore di quasi 50 anni, che ha l’entusiasmo dei suoi compagni di squadra. Il più vecchio dei ragazzi della Work Service ha 24 anni, il più giovane 18.

Il veneto ci anticipa: «Potrebbero essere  miei figli», dice Rebellin. Al Trofeo Laigueglia, Davide ha iniziato la sua trentunesima stagione da professionista. Va in bici praticamente da sempre.

Davide Rebellin (50 anni ad agosto) è approdato alla Work Service di Biagio Conte
Davide Rebellin (50 anni ad agosto) è alla Work Service

Giovani “già esperti”

Come noi stessi scrivemmo, ama all’infinito il suo lavoro. E’ una passione carnale se non s’identifica addirittura con se stesso. Questo gli consente di essere un pozzo inesauribile di esperienza e di conseguenza di consigli da poter dare ai compagni. E Biagio Conte, non l’ha ingaggiato per caso.

Ma questa grande differenza di età, specie con i giovani di oggi, non rischia di essere incolmabile? Proprio Visconti qualche giorno fa ci aveva detto che lo ascoltavano più i corridori abbastanza esperti che i giovani. Gli approcci al ciclismo, alla vita del corridore, sono chiaramente diversi tra Davide e i compagni di squadra.

«Vedo che comunque i giovani adesso sono dei veri professionisti – spiega Rebellin – magari noi passavamo ma eravamo ancora un po’ inesperti. Non sapevamo molto, per non dire niente, dell’alimentazione, degli allenamenti, del come correre…. Adesso invece passano pronti. Sono seguiti sin da subito. Hanno il preparatore, il nutrizionista e per questo il loro livello aumenta. E sono subito competitivi.

«Però, per quel poco che ho visto, c’è sì chi la prende veramente sul serio, ma ci sono anche altri che la prendono un po’ così per vedere come va. La maggior parte dei professionisti giovani che sono in gruppo hanno veramente intenzione di fare le cose fatte bene».

Rebellin e Garavaglia sono riusciti a concludere la classica ligure per la Work Service
Rebellin e Garavaglia sono riusciti a concludere la classica ligure per la Work Service

Rebellin consigliere

Molti corridori di oggi non conoscono molto del passato del ciclismo e forse neanche colgono realmente la grandezza di Rebellin. Una volta un campione così avrebbe avuto i novellini pendere dalle sue labbra. Se non altro anche solo per ascoltare gli aneddoti e magari trarne qualche insegnamento.

«Le domande che mi fanno non riguardano cose particolari. Per il momento mi chiedono soprattutto dell’alimentazione: cosa mangio in gara e fuori gara. Poi devo essere sincero, per ora li ho visti davvero poco. Perciò avremo modo di conoscerci meglio col passare delle gare e in base a queste vedere cosa c’è la migliorare».

Emozioni forti

Oggi i ragazzi fanno “meno complimenti” che in passato, ma certo essere stati al via di un Trofeo Laigueglia o di Gp Industria & Commercio come quelli di quest’anno non capita sempre. Tante squadre WorldTour al via, vincitori di Tour de France, Giri, Classiche monumento… Quasi quasi era emozionato anche Rebellin!

«Beh, Biagio Conte mi ha detto che li ha visti un po’ più tesi del solito, visto il parterre. Ma era normale. Erano al fianco di professionisti e di gente che vedono in televisione. E’ una bella soddisfazione per loro essere qui. E si è tesi un po’ come fosse il primo giorno di scuola. Poi ogni gara ha la sua tensione agonistica. A Laigueglia era la prima dell’anno e anche per me c’era un po’ di tensione! Ma quella se devo dire la verità c’è sempre!».