Il debutto al Tour, “Cav” e l’occhio a mondiale e Roubaix

24.06.2021
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Per Davide Ballerini mancano due giorni al debutto nel Tour de France. E allo stesso modo in cui con Michael Morkov avrebbe fatto parte del treno di Bennett, a partire da sabato sarà una delle guardie del corpo di Mark Cavendish, richiamato dalla panchina quando si è scoperto che il ginocchio dell’irlandese non sarebbe guarito in tempo.

Capelli corti e biondi, lo sguardo divertito di quando parti per la gita scolastica nell’anno della maturità, nelle sue espressioni ci sono la sicurezza per aver fatto la sua parte e l’evidente incertezza davanti a un viaggio tanto impegnativo.

Proprio alla vigilia del Tour è stato annunciato il rinnovo fra Specialized e Deceuninck-Quick Step (foto Wout Beel)
E’ stato appena annunciato il rinnovo fra Specialized e Deceuninckp (foto Wout Beel)

Cav e il gruppo

Il gioco per il ragazzo di Como, approdato dallo scorso anno alla Deceuninck-Quick Step, si sta facendo grande come sperava e così, nonostante la stagione abbia registrato il rinvio a ottobre della Roubaix costringendo le squadre a un altro cambio di piani, anche il Tour si annuncia come un altro step di crescita molto importante.

«Purtroppo – dice – del ginocchio di Sam si è saputo bene al Giro del Belgio, ma quando iniziano questi problemi si è sempre a rincorrere. Con Cav il rapporto è ottimo, ho fatto con lui le ultime tre corse e lo vedo molto convinto. Non sapevo fosse vicino al record di Merckx di tappe vinte (34 per il grande belga, 30 per il britannico, ndr) perché lui non ne parla. Però si è inserito bene, scherziamo, sa fare gruppo…».

Allenamento per il team sulle strade della Bretagna (foto Wout Beel)
Allenamento per il team sulle strade della Bretagna (foto Wout Beel)

Rivale Colbrelli

Il suo 2021 si è aperto col botto, con due vittorie al Tour de la Provence e quella alla Omloop Het Nieuwsblad che ha schiuso un’interessante finestra sul suo futuro nelle classiche. Poi per il Ballero si è trattato di aiutare bene gli altri leader della squadra, da Alaphilippe ad Asgreen, strappando per sé un podio nella tappa di Gualdo Tadino alla Tirreno dietro Van Aert e Van der Poel.

«Cosa aspettarmi dal Tour – dice – onestamente non lo so. Non ho studiato il percorso, lavorerò per Cavendish e semmai le tappe cui potrei ambire sono quelle in cui andrà via la fuga. Il fatto è che ci sono tanti grossi nomi, per cui per fare qualcosa di buono serviranno tanta fortuna e tante gambe. La condizione non è male. Sono sceso dall’altura, la gamba gira. Ma certo pensare di doversela giocare contro Colbrelli è un bel grattacapo. Ha dimostrato una gamba super, però è in condizione da tanto. Di sicuro per Cavendish sarà uno dei rivali più forti».

Per Ballerini si tratta del debutto al Tour de France (foto Wout Beel)
Per Ballerini si tratta del debutto al Tour de France (foto Wout Beel)

Mastro Asgreen

Perché sia scuola, serve qualcuno che insegni e il suo maestro di ciclismo e strade quest’anno è stato Kasper Asgreen, con cui ha diviso la stanza durante il periodo delle classiche del Nord e che ritrova come compagno di avventura al Tour, anche se questa volta il vincitore del Fiandre giocherà probabilmente da battitore libero (i due sono insieme nella foto Wout Beel in apertura).

«E’ una grande persona – dice Ballerini – da cui c’è tanto da imparare. Non lascia niente al caso e in quelle corse in cui certi dettagli fanno davvero la differenza, sulla bici e sui componenti da scegliere, anche solo guardarlo è stato illuminante».

Cavendish torna al Tour e mira alle 34 vittorie di Merckx
Cavendish torna al Tour e mira alle 34 vittorie di Merckx

Mondiale e Roubaix

Quegli stessi consigli, quelle strade Ballerini le ritroverà a fine stagione. E anche se sembra brutto parlare d’altro alla vigilia del debutto al Tour de France, che richiede rispetto e dedizione e potrebbe riservargli spazi inattesi (resta da capire infatti se il livello di Cavendish sarà tale da permettergli di giocarsela con gli altri velocisti, da Ewan a Demare), il focus nella sua testa sembra più avanti nella stagione. Nell’accoppiata mondiale di Leuven+Roubaix che tra fine settembre e primi di ottobre riprodurrà un clima da Nord che fa venire l’acquolina in bocca.

«Al mondiale – ammette con un sorriso malandrino – ci penso da dopo il Fiandre, da quando è stata spostata la Roubaix. Cercherò di arrivarci al massimo, è il mio grande obiettivo di stagione. Saranno dieci giorni che valgono un anno intero. Ci penso, certo che ci penso…».

Ballerini, un mese all’università del ciclismo

04.04.2021
2 min
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Proprio mentre Davide Ballerini sta correndo il Fiandre, ecco quello che ci ha raccontato alla partenza da Anversa. La Deceuninck-Quick Step è davvero come l'università del ciclismo, dalle ricognizioni al rapporto con direttori e staff. E il comasco sta così scoprendo la sua nuova dimensione.

Alla partenza di Anversa, al via del Fiandre nella grande università del ciclismo fiammingo, Ballerini è stato fra i più richiesti dai giornalisti di quassù. Quando vinci la Omloop Het Nieuwsblad e il tuo nome rievoca fantastiche Roubaix, la gente del Nord di adotta e ti vuol bene.

E così, prima che si allineasse sulla riga di partenza, sapendo già di avere sulle spalle un ruolo fondamentale per la Decenuninck-Quick Step, Davide Ballerini ci ha raccontato il punto della situazione. Aveva salutato l’arrivo in squadra come l’approdo all’università del ciclismo e questi primi mesi fra ritiro e corse lo stanno confermando.

Le ricognizioni sono state una delle scoperte di Ballerini al Nord
Le ricognizioni sono state una delle scoperte di Ballerini al Nord

Prima di partire

Fermo accanto alla transenna dietro cui erano contenuti i giornalisti, proprio di fronte al palco su cui continuavano a sfilare (rumorosamente) le squadre del Fiandre, Ballerini ha raccontato la sua avventura.

«Sto imparando tantissimo – ha detto – soprattutto in queste gare è veramente fantastico. Conta tutto, conoscere a memoria i percorsi. Siamo pilotati da grandissimi direttori in ammiraglia, che ci aiutano molto. Abbiamo fatto tante ricognizioni e secondo me questo è un punto fondamentale per approcciare a certe corse. Perché quassù una gara si può perdere per una frazione di secondo. Quindi è molto importante essere al punto giusto nel momento giusto».

Il resto è nel video che vi proponiamo, per darvi la sensazione di essere stati lì con noi. In attesa che in Fiandre entri nel vivo…

E se Ballerini fosse l’erede di Tafi?

10.03.2021
4 min
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C’è un altro Andrea Tafi in circolazione nel ciclismo italiano? Sono molti anni ormai che le due ruote tricolori attendono di trovare un altro protagonista capace di far sognare alla Parigi-Roubaix e il toscano, che l’ha vinta nel 1999 finendo altre tre volte nella top 5, pensa di averlo finalmente identificato.

Da solo con la maglia tricolore addosso: odore di impresa
Non ci sono più avversari davanti, è il momento dell’allungo

«Da quel che ho visto – dice Tafi – possiamo avere in Davide Ballerini un grande pretendente alla vittoria. Ha fatto un’escalation importante, anche lui come me ha iniziato con Savio, è passato all’Astana come io vissi un’esperienza alla Carrera ed ora è nel pieno della maturazione alla Deceuninck come me quando arrivai alla Mapei. E’ molto concentrato sulla sua attività e mi dà fiducia il fatto che stia seguendo una parabola ascendente da un paio d’anni. Attualmente non è un fatto di poco conto perché troppo spesso si vedono corridori che spariscono da un anno all’altro».

Perché questo avviene?

Io dico sempre che la bici vuol vederti soffrire, ti chiede quel “sacrificio”, parola tanto cara ad Alfredo Martini, ma è un sacrificio buono, quello che ti porta a emergere, a cambiare la tua vita. Le nuove generazioni sembra non sappiano che cosa vogliono, non sappiano che i risultati arrivano solo con il lavoro costante e appena molli un po’ la presa, non arrivano più. Il ciclismo è fatto di tante cose, non è solo tecnologia…

Davide Ballerini finora ha corsa una sola Roubaix, nel 2019 con l’Astana
Davide Ballerini finora ha corsa una sola Roubaix, nel 2019 con l’Astana
Che corridore è il “candidato per la Roubaix”?

Sicuramente non può essere un corridore leggero, ma non dev’essere neanche troppo pesante anche se in passato esempi del genere ce ne sono stati, basti ricordare Backstedt (primo nel 2004, ndr). Deve essere uno “tosto”, da ogni punto di vista, fisicamente ma anche mentalmente, pronto a combattere contro le pietre e che naturalmente ha una buona predisposizione a pedalare sul pavé.

Proprio a proposito di pavé, come va interpretato?

Dipende da settore a settore, ce ne sono alcuni più semplici e altri che sono determinanti per la corsa, alcuni che puoi affrontare ai suoi lati e altri dove è meglio andare sulla “schiena d’asino” ossia cercare la parte centrale. Cambiano se c’è sole o pioggia, magari passi su una piccola pozzanghera che nasconde una buca profonda che ti costa la foratura e la corsa. Per questo è fondamentale la ricognizione del venerdì, per studiare ogni settore, bisogna impararli a memoria e non è facile. Anche perché sono strade che durante la settimana precedente sono comunque aperte al passaggio dei trattori e dei mezzi motorizzati.

Nell’era della multidisciplina, chi ha una base proveniente da una specialità fuoristrada è avvantaggiato?

Enormemente perché ha una capacità di guida talmente rodata che gli permette di approcciarsi ai vari settori nella maniera giusta. Saper guidare la bici consente di risparmiare energie e in una gara come la Roubaix la riserva di forze è quello che fa la differenza.

Quanto conta l’approccio mentale?

Una Roubaix non s’improvvisa. Puoi magari sapere all’ultimo di correrla per sostituire un compagno, ma molto difficilmente potrai recitare un ruolo importante. Chi punta alla Roubaix la prepara molto prima, io cominciavo a pensarci già a dicembre. Sapevo che era il punto clou della stagione e mi preparavo a puntino, grazie anche a un grande team che mi permetteva di organizzarmi in sua funzione.

Assaggio di pavé fra i pro’ per Ganna, che aveva vinto fra gli U23
Assaggio di pavé fra i pro’ per Ganna, che aveva vinto fra gli U23
Hai detto di Ballerini. Ti viene in mente un altro nome?

Visto quello che ha fatto nelle categorie giovanili, soprattutto con la vittoria fra gli under 23 nel 2016, credo che Filippo Ganna sia adattissimo alla Roubaix, ma un conto è correrla nelle categorie giovanili, un altro fra i big. So che se ne parlerà il prossimo anno, lo seguirò con grande curiosità.

Fiandre, Bartoli punta su Ballerini (e su Moscon)

08.03.2021
4 min
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Il Giro delle Fiandre si avvicina e chi lo conosce bene, chi lo ha già affrontato sa che non è una classica come le altre. E’ quasi un crocevia nel corso della stagione, un momento fondamentale di passaggio, che emette verdetti mai banali. Lo sa bene Michele Bartoli, che lo vinse nel 1996 finendo ininterrottamente nei primi 10 fra il ’95 e il ’99.

L’apricorsa di solito teneva a bada il pubblico, ma il pubblico non ci sarà
L’apricorsa di solito teneva a bada il pubblico, ma il pubblico non ci sarà

«E’ una gara completa – dice – che può essere vinta da un gran numero di corridori perché può finire in svariati modi: con un’azione solitaria, un gruppo ristretto ma anche una selezione più moderata. Non sai mai come si evolverà, per questo il Fiandre non si vince solo in base al fisico, ma serve un complesso di caratteristiche. Dicono che sia una corsa altimetricamente impegnativa, ma non è certo per quegli scalatori troppo leggeri che possono essere rimbalzati via».

E’ una corsa dispendiosa più fisicamente o mentalmente?

Entrambe. Per affrontarla al meglio serve una grande concentrazione perché in ogni momento può accadere qualcosa, devi essere sempre sul chi va là. In ogni fase c’è una decisione da prendere per risparmiare quelle energie che ti saranno fondamentali più avanti, per attaccare o rispondere agli avversari. Certo, oggi con le radioline, con le ammiraglie che tutto controllano e ti avvertono è più facile, ma devi comunque essere sveglio e saperti muovere.

Anche Moscon è adatto al Fiandre. Qui nel 2017, il suo anno migliore: 15°
Anche Moscon è adatto al Fiandre. Qui nel 2017, il suo anno migliore: 15°
Quando correvi tu, le radioline non c’erano: quanto contava la figura del “regista in corsa”?

Tantissimo, proprio perché serviva saperla leggere in ogni momento. Quella è una qualità primaria per un corridore perché la fantasia, il colpo a effetto nascono da questo. Le radioline hanno un po’ svilito il nostro mestiere, ma sarebbe un discorso lungo da affrontare…

Ci sono momenti in cui ti puoi rilassare?

No, anche le fasi iniziali hanno il loro peso, più che in altre corse anche le fughe iniziali che possono sembrare velleitarie possono avere invece un significato, essere tentativi a tutti gli effetti o base per successivi attacchi. E’ fondamentale studiare prima della corsa, conoscere il percorso nei minimi particolari, perché devi decidere metro dopo metro che cosa fare, è una corsa che può cambiare in qualsiasi momento, non puoi sapere mai come andrà a finire.

Michele Bartoli, Giro delle Fiandre 1996
Michele Bartoli conquista così, in solitudine, il Fiandre del 1996
Michele Bartoli, Giro delle Fiandre 1996
Michele Bartoli conquista così il Fiandre del 1996
Quali sono i corridori italiani ideali attualmente per il Giro delle Fiandre?

Io ne identifico due, molto diversi fra loro: Davide Ballerini e Gianni Moscon. Ballerini è il corridore ideale per il Fiandre perché può adattarsi a varie soluzioni tattiche, unendo velocità e resistenza. Sono anni che gli dico che ha un grande spunto veloce e finalmente in questa stagione lo sta mettendo a frutto. Davide può attaccare da lontano ma anche seguire le azioni e sfruttare il suo spunto nel finale. Nessuno vuole portarselo con sé all’arrivo, troppo pericoloso. Ballerini è il prototipo ideale del corridore per il Fiandre.

E Moscon?

Lui ha bisogno di una situazione diversa, serve una corsa dura nella quale poter attaccare anche da lontano (purtroppo la caduta di Kuurne e la frattura del polso potrebbero rendere parecchio difficile il suo compito il prossimo 4 aprile, ndr). E’ importante che sia innanzitutto lui a credere nelle sue possibilità, ma il Fiandre è ideale per il suo modo di correre perché gli offre molte occasioni per far saltare il banco. Per vincere d’altronde, per lui come per chiunque altro, serve la corsa perfetta, nella quale tutto deve andare nella maniera migliore proprio perché è una corsa complicata come nessun’altra. Peccato per quel che gli è accaduto, poteva davvero essere l’anno buono…

Trofeo Laigueglia 2021

Bramati: «Ballerini e Bagioli due veri gioielli»

04.03.2021
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La stagione entra sempre più nel vivo anche in Italia. E il nostro ciclismo ha gà trovato due protagonisti, Davide Ballerini e Andrea Bagioli. Le giovani stelle della Deceuninck-Quick Step hanno vinto due corse all’estero alzando la voce. Soprattutto Ballerini, si è portato a casa una corsa mica da ridere. Parliamo di loro con Davide Bramati, il diesse che se li sta coltivando con cura e che li conosce meglio di tutti.

Trofeo Laigueglia 2021
Prima del via del Trofeo Laigueglia Davide Ballerini era in prima fila
Trofeo Laigueglia 2021
Prima del via del Trofeo Laigueglia Davide Ballerini era in prima fila

Mentalità Deceuninck

«Siamo ripartiti subito alla grandissima – dice Bramati – la squadra ha iniziato veramente bene, sono contento, anche perché hanno vinto corridori italiani. Davide e Andrea hanno già alzato le braccia al cielo e questo penso sia molto importante per il morale di tutto il gruppo. A noi piace partire così».

Bagioli e Ballerini già sono in qualche modo delle star: loro avvertono un po’ più di pressione? E’ motivo di responsabilità, di sprone, di paura?

«Sicuramente sanno di essere corridori importanti, hanno acquisito la mentalità del gruppo. Noi la corsa preferiamo perderla all’arrivo. Sanno sopportare la pressione e questo è importante. Domenica avevo messo Andrea come leader e lui ha risposto con una grande prestazione. Lo stesso vale per Davide. In Belgio la squadra ha lavorato tutta per lui. Davide stesso ha visto cosa ha fatto la squadra e lui ha finalizzato il lavoro».

Trofeo Laigueglia 2021
Ballerini davanti e Bagioli a ruota
Trofeo Laigueglia 2021
Ballerini davanti e Bagioli a ruota

Il pubblico li vuole

Due così sono i figli del nuovo ciclismo. E il fatto che siano italiani ci inorgoglisce non poco. Si torna a sognare in grande e in prospettiva: classiche, tappe… E la gente già li acclama, li vuole vedere in Italia.

«Adesso – riprende Bramati – stanno arrivando le prime due corse più importanti che sono la Parigi-Nizza la Tirreno-Adriatico e penso che dopo queste due prove tireremo le prime somme per vedere chi davvero potrà andare al Giro. Al momento in squadra c’è una lista di 12 corridori che andrà sfoltita. Abbiamo già in mente qualcosa, ma aspettiamo e vediamo.

Trofeo Laigueglia 2021
Andrea Bagioli caduto ad una cinquantina di chilometri dal termine del Trofeo Laigueglia
Trofeo Laigueglia 2021
Bagioli caduto ad una cinquantina di chilometri dal termine del Trofeo Laigueglia

Due gioiellini 

Bagioli e Ballerini possono davvero essere protagonisti della primavera. Hanno caratteristiche fisiche, mentali e di condizione che li possono rendere protagonisti sia sabato alla Strade Bianche, ma anche alla Tirreno e, perché no, alla Sanremo. Proprio perché lì tutti si aspettano Alaphilippe potrebbero avere più spazio. Ma il Brama sembra gettare acqua sugli entusiasmi.

«Sono dei ragazzi veramente molto tranquilli e questo questo mi piace. Non hanno mai niente da ridire, né io da rimproverargli. Danno sempre il massimo e questo penso che per crescere, per avere una maturazione anche in vista dei prossimi anni, sia molto importante. 

«Magari devono migliorare in alcuni momenti di corsa, quelle situazioni in cui devi sapere come muoverti. Devi dimostrare di essere leader e magari far muovere la squadra. Ma questo viene con l’esperienza e con tante corse nelle gambe.
«Un aggettivo secco per definirli? Difficile. Bagioli è uno scalatore ma esplosivo. E Ballerini è un corridore veloce. Lui è proprio da classiche».

Peccato che durante il Trofeo Laigueglia di ieri, Bagioli sia caduto. Per lui una botta alla testa e un taglio sul sopracciglio. La speranza è che questo intoppo non comprometta la sua primavera. Ma difficilmente lo vedremo in corsa prima di Larciano.

La Deceuninck pensiona i tubolari: Ballerini ringrazia!

28.02.2021
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«Veramente bene con i clincher – dice Ballerini, dopo aver vinto – ho avuto per tutta la corsa un ottimo feeling soprattutto sul pavé. Moltissima aderenza anche su strada, perfetto anche a velocità elevata. Veramente ottime e confortevoli».

Tubolari addio

Da casa forse non ve ne siete accorti, del resto il bello (e il privilegio) di andare e vivere le corse è la possibilità di ficcare il naso anche dove normalmente non si fa. Seppure in epoca Covid, il naso spesso resti sotto la mascherina. Ma facciamo un passo indietro…

Ieri, partenza da Gand. Un gigante mascherato si avvicina e butta lì una frase che sul momento lascia interdetti.

Sul pavé i corridori della Deceuninck ben soddisfatti
Sul pavé i corridori della Deceuninck ben soddisfatti

«Oggi è il giorno del funerale».

Chi è morto? Il tempo di riconoscere Giampaolo Mondini e il buontempone si mette a ridere.

«Ammetto – concede – di aver omesso l’oggetto. Oggi per la Deceuninck-Quick Step è il giorno del funerale definitivo dei tubolari. Prima gara per tutti con i clincher, i copertoncini. E se avete dubbi, chiedete a Kasper Asgreen. Lui è uno che studia tutto e negli ultimi mesi ci ha sommerso con messaggi e feedback».

Kasper conferma

Ne avevamo già parlato proprio con Mondini, ricordate? Ci aveva raccontato di come Specialized affianchi il team di Ballerini e precisò che era all’inizio una serie di test per capire se fosse possibile rimpiazzare definitivamente i tubolari. E proprio mentre ricordiamo l’intervista di novembre, Kasper Asgren e la sua maglia di campione danese passano accanto e li fermiamo.

Il cotone cede meglio e assorbe le vistrazioni della strada
Il cotone cede meglio e assorbe le vistrazioni della strada
Come ti trovi con le nuove gomme?

Le gomme? Sono super veloci nonostante la sezione da 28 e ovviamente comode. Molto buone sulle pietre.

Tanto diverse dai tubolari?

Parecchio, aderiscono meglio in curva e sui sassi. Assorbono tutto. Le sto testando dalla ripresa, prima di Natale, quindi già da parecchio. Si usano pressioni più basse, la gomma è più grande e serve meno aria.

Clincher: Bora aspetta

Mondini gongola e gongolerà anche di lì a quasi 5 ore quando Ballerini, con quelle gomme che tanto gli sono piaciute, vincerà in volata l’Omloop Het Nieuwsblad. Ma il discorso merita un approfondimento, perché se un colosso come Specialized intraprende questa strada, prima o poi il mercato dovrà chiedersi cosa fare. Per ora la scelta però si limita alla Deceuninck-Quick Step, la Bora ancora non cambia.

Mezz’ora alla partenza, la bici di Ballerini con gli Hell of the North
Mezz’ora alla partenza, Ballerini userà gli Hell of the North
Da quanto tempo, Mondo, si lavora al… funerale?

Il processo di passaggio dal tubolare al clincher è iniziato già l’anno scorso. In qualche gara provammo i copertoncini e alcuni avevano usato anche i tubeless. E’ stata anche la scelta aziendale di fare le nuove Roval solo per copertoncino e tubeless. Così abbiamo messo sotto pressione la squadra, che ha fatto qualche prova in più, soprattutto per le classiche. Un mese fa è stato fatto qualche test in Spagna, poi in Belgio.

Ballerini dice di averle usate soltanto due giorni prima.

Dalla ricognizione di mercoledì, confermo, quando si è deciso di partire solo con i clincher.

In che modo i clincher si adattano al terreno?

Abbiamo più possibilità, stiamo lavorando non su diverse mescole ma su diversi tipi di copertura. Quello classico con la spalla più rigida, il Turbo RapidAir. E quelli che hanno usato ieri con la spalla in cotone, assorbono meglio i colpi derivanti dal pavé. Non a caso si chiamano Cotton Hell. Il test è andato bene, i corridori hanno dato ottimo feedback, possiamo esser contenti.

Davvero dal camion della Deceuninck spariranno le ruote per tubolari?

Sì, perché a questo punto la cosa che cercheremo di fare come azienda è fornire diverse sezioni. Metteremo a disposizione copertoncini da 26-28-30 e saranno poi loro a decidere quali usare. Tre sezioni in entrambe le versioni: con spalla normale che si chiama Turbo Rapid Air e gli Hell of the North con spalla in cotone.

Anche Asgreen al via con la spalla in cotone
Anche Asgreen al via con la spalla in cotone
Quali clincher si useranno alla Strade Bianche?

Bella domanda, dovremo fare delle ricognizioni. L’idea sul gravel, cioè sullo sterrato, è di avere una spalla più resistente, perché il sasso tende a lacerare il fianco del copertone. In quel caso il Turbo Rapid Air dovrebbe essere scelta migliore. Però bisogna veder la sezione, perché dipende da quanto il fondo sarà colloso. Si parla di argilla, per cui se è più colloso si abbassano le sezioni e magari un 26 potrebbe bastare per un corridore di 65-70 chili. Questo è il lavoro che stiamo facendo.

Date anche indicazioni sulla pressione?

Da lì parte il discorso enorme della pressione, che diventa la parte più soggettiva che il corridore dovrà scegliere. E questo probabilmente farà impazzire ancora di più i meccanici.

Het Nieuwsblad nel taschino, il Ballero fa sul serio

27.02.2021
5 min
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Lo stesso urlo di un calciatore che la butta dentro: quando Davide Ballerini passa sulla riga di Ninove e vince l’Omoloop Het Nieuwsblad, prima mostra la maglia e poi sferra un pugno nel vento che la dice lunga sulla sua carica emotiva. Il lavoro della Deceuninck-Quick Step è stato perfetto e nel cuore della cittadina delle Fiandre, all’ombra di una colossale abbazia medievale, è andato in scena il finale che il Ballero sognava dal mattino.

Durante la ricognizione del giovedì prima dell’Het Nieuwsblad, Ballero in testa al team
Durante la ricognizione del giovedì, Ballero in testa

Per questo motivo, la storia si può dividere idealmente in due parti: prima della corsa e dopo la corsa. E in mezzo il primo combattimento su questi muri mesti che reclamano il loro pubblico. Il Grammont senza tifosi è stato come un concerto senza pubblico.

La mattina a Gand

«E’ bellissimo essere qui con questa squadra – diceva alla partenza il corridore lombardo della Deceuninck-Quick Step – e sto davvero bene. Sono in buona condizione, contento di aver vinto, ma quello è già passato, anche se di sicuro mi dà una grandissima soddisfazione. Adesso siamo all’Het Nieuwsblad con tanta convinzione, soprattutto in questo team che per me era un sogno. Per cui continuiamo a viverlo e cerchiamo di raggiungerne altri».

Al matttino Ballerini aveva già chiaro in testa il possibile finale dell’Het Nieuwsblad
Al matttino Ballerini aveva già chiaro in testa il possibile finale

Poi il discorso era finito su Luca Paolini, ultimo vincitore italiano dell’Het Nieuwsblad, e sul consiglio che gli aveva dato proprio dalle nostre pagine: sbaglierebbe se considerasse quella corsa come una classica minore.

«Qui in Belgio – rispondeva sorridendo – non ci sono piccole corse. Sono tutte grandi e difficili da interpretare e da vincere. Non è niente facile. Oggi ci sono almeno 30 corridori che potrebbero farcela. Di sicuro è meno dura del Fiandre, perché se la corsa supera i 200 chilometri, tutto si complica. Devi gestirti bene, basta mangiare un po’ meno e in un chilometro si spegne tutto. Questa è più aperta, sarebbe bello arrivare in volata ma sarà dura. Potendo scegliere, sarebbe meglio la volata in un gruppo un po’ allungato».

Cielo grigio, temperatura mai sopra i 10 gradi: Het Nieuwsblad in perfetto stile Fiandre
Cielo grigio, temperatura mai sopra i 10 gradi: stile Fiandre

Iride d’assalto

Alaphilippe si è mosso per la prima volta dietro Trentin a 43 chilometri dall’arrivo, poi se ne è andato da solo ai meno 32. Da capire se l’abbia fatto perché sentiva una grande condizione oppure sperando che qualcuno lo seguisse. Dietro, Ballerini faceva buona guardia con il resto della squadra. E quando poi il gruppo ha riassorbito tutti ai piedi del Muur, nella testa di Davide si è accesa la luce verde.

«Con Julian – dice – abbiamo parlato prima di quella salita. Gli ho detto che poteva provare, perché si vedeva che stava bene e dietro ci saremmo stati noi. Ma il fatto che si sia trovato da solo è stato un guaio, niente di buono. Ho provato a rompere qualche cambio, ma il problema è stato il ritorno del gruppo. Quando mi è venuto accanto, mi ha chiesto se avessi buone gambe. Ho annuito e lui si è messo subito a tirare. Sono contento di essere in una squadra così…».

Alaphilippe si è ritrovato davanti troppo presto
Alaphilippe si è ritrovato davanti troppo presto

Guardia Wolfpack

E la Deceuninck-Quick Step che era partita per spaccare la corsa, da quel momento ha chiuso su ogni buco, schivando quasi tutte le cadute, tranne quella di Stybar che probabilmente si è toccato proprio con Ballerini, che però era davanti e forse non se ne è neppure accorto.

«Eravamo partiti per fare la differenza – racconta Ballero, felice di una felicità discreta – anche se non è facile. Eravamo sette possibili vincitori, per cui ogni situazione di corsa sarebbe stata buona. Ma quando si è deciso di lavorare per me allo sprint, sapevo che avrebbero fatto un capolavoro. Non sono mai stato un velocista di gruppo, ma credo in me stesso e quando sto bene mi butto. L’ultimo chilometro lo ricordavo bene e siamo entrati con il treno giusto, nella posizione giusta. Questa squadra era davvero un sogno, fatta al 100 per cento per le classiche. C’è il campione del mondo. Adesso torno a casa, domani niente Kuurne, se ne riparla a Laigueglia».

L’abbraccio con Alaphilippe: missione compiuta
L’abbraccio con Alaphilippe: missione compiuta

Gerva al telefono

Mentre Ballerini si avvia all’antidoping, il telefono squilla, c’è Paolini che avevamo cercato poco fa mentre era dal parrucchiere, per riallacciare il filo con l’intervista dei giorni scorsi.

«Se quelli di lassù non l’hanno capito – dice contento – ditegli che quel ragazzo impareranno a conoscerlo presto. E’ di Como, siamo usciti in bici insieme. Lui di solito va con i ticinesi e qualche volta mi aggrego. E soprattutto parlavo di lui con Zazà (Stefano Zanini, tecnico Astana, ndr) che lo ha avuto due anni fa e me ne parlava già benissimo. E soprattutto è un ragazzo umile, con i piedi per terra. Ed è fortissimo».

Sul podio, con Stewart e Vanmarcke
Sul podio, con Stewart e Vanmarcke

Mesto epilogo

La strada fuori è già vuota. Zero birre. Zero bambini. Zero cori fiamminghi. I pullman ronfano nel recinto di transenne, il cielo è grigio, mentre si annuncia già l’arrivo delle ragazze. Fra tutti coloro che saranno molto felici per la fine del Covid, il pubblico del ciclismo occupa sicuramente una posizione d’avanguardia.

Ottimi squilli azzurri da Almeria e Provence

15.02.2021
5 min
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Giacomo Nizzolo non sta nella pelle. E’ bastata una volata per fugare ogni dubbio sulla condizione, facendo dimenticare l’incidente di fine anno, in cui batté il ginocchio sul manubrio, perdendo davvero tanti giorni di allenamento. Alla Clasica de Almeria c’è arrivato con due obiettivi. Il primo, quello di stressare un po’ il suo treno per capirne la condizione in vista dello Uae Tour. Il secondo, provare a vincere. Ce lo aveva detto nell’ultima intervista di appena pochi giorni fa: «Sempre, credo di averlo dimostrato. Io ci provo sempre e poi comunque sarà un’ottima occasione per provare il treno».

Treno okay

Ieri dopo la vittoria il tono delle dichiarazioni era allegro. Accanto a lui, Pelucchi e Walsheid sono due vagoni del treno cui il campione europeo e d’Italia chiederà spesso man forte.

«Sono davvero felice – ha detto – per la vittoria e il grande lavoro fatto dalla squadra. Abbiamo cercato di controllare la corsa sin dall’inizio, ma c’è stato un andamento strano, con una serie di rallentamenti causati dal vento. Il finale è stato piuttosto pericoloso, ma siamo riusciti a prendere una buona posizione per lo sprint e così ora sono davvero felice per la squadra. Ora possiamo guardare avanti con fiducia».

Ballerini 1° de Provence

Nei giorni procedenti, dalla Francia sono arrivati altri interessantissimi segnali da parte di corridori italiani. Da Davide Ballerini, vincitore di due tappe al Tour de La Provence, a Giulio Ciccone, passando per Filippo Conca che ha sperimentato tanto vento in faccia e alla fine ha conquistato la classifica degli scalatori.

«Avevo buone gambe arrivando in gara dopo il ritiro – ha detto Ballerini dopo aver battuto Demare – ma non mi aspettavo niente del genere. Avevamo una squadra molto forte ed eravamo tutti estremamente motivati, quindi vincere il primo giorno è stato semplicemente fantastico».

Ballerini 2° de Provence

L’indomani, altra vittoria, ma questa volta sullo strappo di Manosque e dopo la caduta di Alaphilippe.

«Quando vedi come lavora questa squadra – ha detto – senti di dover dare il massimo e lottare per la vittoria fino all’ultimo momento. Basta guardare il loro impegno: sono stati incredibili, l’unica squadra a lavorare instancabilmente davanti fino all’ultimo chilometro e tenermi lassù. Lo sprint è stato duro, ma ho lottato fino all’ultimo briciolo di energia e sono contento di aver potuto ripagare questi fantastici ragazzi».

Cicco in arrivo

Alle sue spalle è terminato Ciccone, che progressivamente ritrova sensazioni e smalto, al punto da arrivare il giorno dopo 6° sul Mont Ventoux.

«Il Ventoux è stata una prova generale – ha detto dopo la corsa – sia per la salita che abbiamo affrontato che per i rivali. Finché il ritmo è stato alto ma costante, ho tenuto bene le posizioni di testa. Con il cambio di ritmo ai meno 3 ho sofferto. Me l’aspettavo, quindi posso giudicare incoraggiante il risultato. Per ora, i migliori sono stati più brillanti, ma va bene così. Ho vissuto tre giorni di intenso lavoro e tre prestazioni oltre le aspettative. Ho avuto la prova che l’allenamento di questo inverno è stato buono, che mi sono completamente ripreso e che sono sulla strada per competere al 100 per centro per gli obiettivi che ho in testa».

Ballerini, a cosa pensi se ti diciamo Roubaix?

01.02.2021
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Quando il Ballero vinse la prima Roubaix, Davide era venuto al mondo da sette mesi e chissà se a suo padre qualcuno fece la battuta. Poi Franco vinse la seconda nel 1998, ma di fatto la prima volta in cui Ballerini venne a sapere di Ballerini fu quando iniziò a correre anche lui in bicicletta. Quante possibilità c’erano, uno toscano e l’altro lombardo, che oltre al cognome avessero identici gusti ciclistici? Eppure andò così. Sarebbe stato divertente metterli allo stesso tavolo perché uno, tecnico della nazionale, desse consigli all’altro alla vigilia della corsa. Ma il destino così non ha voluto.

L’ultimo show di Ballerini a Roubaix, che nel 2001 salutò così la corsa vinta nel 1995 e 1998
Nel 2001 Ballerini salutò così la corsa vinta nel 1995 e 1998

Quando il Ballero se ne andò, Davide aveva 16 anni. E il fatto che quel soprannome sia passato dalle spalle di Franco alle sue, è parso a tutti normale. Così oggi il Ballero, come il Ballero di allora, sogna di vincere la Roubaix. E come il Ballero di allora, sa che non sarà per nulla facile. Tra le coincidenze, c’è che il suo diesse Wilfried Peeters, quel giorno corse in appoggio di Franco (e di Museeuw) e chiuse al 23° posto. E il manager di quella Mapei-Gb era lo stesso Patrick Lefevere che oggi guida la Deceuninck-Quick Step.

Messa così, non hai scampo. Perché la Roubaix?

E’ un sogno. La corsa più bella che mi piacerebbe vincere e confermo che non è facile.

Confermi anche che di Franco non sapevi nulla?

Ne ho sentito parlare quando ho iniziato a correre, prima non conoscevo molto del ciclismo. Dopo, piano piano, ho scoperto le sue caratteristiche e la sua carriera.

Nella Foresta di Arenberg, nelle prime posizioni con Van Avermaet
Nella Foresta di Arenberg con Van Avermaet
Il primo assaggio di quel pavé?

Da junior, un vero disastro…

Il cittì De Candido ricorda di averti visto risalire da un fossato con le felci nel casco…

Sono caduto. Ho forato. Ma era da poco che correvo, già non era facile stare in gruppo su asfalto, figuratevi là sopra. Era tutto nuovo, l’unica cosa che ricordo era la raccomandazione di prendere i tratti davanti. Come fosse facile…

L’hai riprovata al terzo anno da pro’, come andò?

E’ strano, vorrei vincerla, ma ne ho fatta una soltanto. Comunque ero con l’Astana e non andò male. Peccato perché caddi nel Carrefour de l’Arbre, prendendo uno spettatore che si sporgeva.

In realtà fu lui a prendere te per fare una foto…

Serve tanta fortuna in ogni cosa, ma andai bene. In ogni caso tra farla da junior e poi da pro’ cambia il mondo. Tranne che prendere i tratti davanti resta difficilissimo. E poi devi restare concentrato. Se perdi 10 secondi quando scattano, non rientri più.

«Mi sono messo a ruota di Sagan – dice Ballerini – e ho cercato di rubargli ogni segreto»
«A ruota di Sagan per rubargli ogni segreto»
La chiamano l’Inferno del Nord.

Mi ricordo che già dal ritiro, i compagni mi dicevano che è dura anche per le mani. Invece quando arrivai, avevo l’acido lattico nelle braccia, ma le mani tutto sommato stavano bene.

Possibile?

E’ decisivo avere il giusto comfort in bici e la pressione giusta delle gomme. I pezzi di pavé non sono tutti uguali, alcuni ti permettono di pedalare in banchina e allora cambia molto. Quel giorno, non sapendo che pesci prendere, mi francobollai a Sagan cercando di rubargli il mestiere. A lui e anche agli altri, perché ogni settore ha le sue traiettorie e i suoi segreti.

La pressione delle gomme, dicevi…

Andammo a fare una ricognizione tre giorni prima e le provai tutte fino a trovare quella più adatta. Chiesi molto a Zanini, nostro direttore sportivo all’Astana. Da un settaggio all’altro cambia il mondo e cambia anche da una squadra all’altra. Ai tempi usai una Argon 18 con tubolari da 28. Non so se quest’anno userò la stessa misura o più grandi, non so quali materiali. Comunque con una variazione di pressione di 0,3 oppure 0,5, si hanno bici completamente diverse.

Nel gruppo di testa fino all’Arbre, quando viene fatto cadere da un tifoso
In testa fino all’Arbre, quando viene fatto cadere da un tifoso
Specialized per la Roubaix ha sempre fatto grandi lavori…

Non l’ho ancora usata, perché l’anno scorso la corsa fu cancellata. Sapevo che c’è la bici per il pavé, ma quando ho visto la sospensione, mi sono fregato le mani. Dopo il lockdown facemmo un training camp, ma solo per provare il Fiandre.

Qual è la prima Roubaix di cui hai memoria?

L’ultima di Cancellara, quella del 2013. In fuga con lui c’era anche Stybar e in ritiro abbiamo diviso la camera e me ne ha parlato. Era la prima Roubaix per lui, andò fortissimo.

Hai già un’idea di cosa farai per arrivare pronto al giorno di Roubaix?

Ho parlato spesso con il mio allenatore Tom Steels. Il mio programma prevede Omloop Het Nieuwsblad, Strade Bianche, Tirreno, Sanremo, Fiandre, Harelbeke, De Panne e Roubaix. Al Fiandre saremo tutti per il campione del mondo, per Alaphilippe. Soprattutto dopo quello che ha fatto vedere l’anno scorso. Poi però avrò il mio spazio. Starà alla mia condizione. Siamo in tanti, ma non c’è il Boonen che mette tutti d’accordo.

Ballerini conclude la Roubaix del 2019 in 31ª posizione, malgrado la caduta
Nella Roubaix del 2019, 31° malgrado la caduta
Da solo o in volata?

A vincere da soli ci sono riusciti in pochi e io in pista sono andato un po’ da giovane, ma non mi sono mai giocato una corsa in velodromo.

Andrete su a provare il percorso e i materiali?

Sicuramente faremo dei ritiri, non so ancora quando. Steels mi ha chiesto se voglio andare, l’ho guardato di traverso. Certe cose non vanno nemmeno proposte: si fanno e basta!