SAINT PAUL TROIS CHATEAUX (Francia) – Dove sia finito Luca Mozzato se lo chiedono un po’ tutti. Il vicentino della Arkea-B&B in effetti sta correndo un Tour nell’ombra. In realtà era prevedibile che fosse così, dovendo lavorare per Demare. Ma quando sei al via con soli otto italiani, ti piacerebbe che ogni tanto alzassero la mano. Ma non è sempre così. Mozzato sta lavorando per il suo capitano e per un obiettivo superiore: le Olimpiadi. Lo stesso, con le debite proporzioni, sta facendo Mathieu Van der Poel. Anche lui tira per un compagno velocista: la differenza è che Philipsen vince, Demare non più.
In ogni caso quando sei al Tour, il modo migliore per sapere dove sia Luca Mozzato è andare a cercarlo. E nessun momento è migliore del tempo tra la firma di partenza e il via effettivo della tappa. Perciò ieri lo abbiamo trascinato giù dal pullman per farci raccontare il suo momento e quello che verrà (in apertura, Mozzato è con Davide Ballerini).
Con Bennati nelle tappe italiane del Tour: Mozzato si sente di frequente con il cittìCon Bennati nelle tappe italiane del Tour: Mozzato si sente di frequente con il cittì
Vai alle Olimpiadi. E’ il sogno di ogni sportivo di qualunque disciplina: che effetto fa?
Sicuramente penso sia una delle convocazioni più importanti che uno sportivo possa ricevere. Rappresentare il proprio Paese alle Olimpiadi sarà sicuramente un onore. E’ una cosa cui mi fermo a pensare ogni giorno, anche se comunque siamo lontani dall’appuntamento. E’ un’occasione che arriva una volta ogni quattro anni, io sono stato fortunato che il percorso si adatti a me. Ho fatto una bella prima parte di stagione e quindi insomma vado all’Olimpiadi con l’idea di far bene.
Come hai reagito quando Bennati te l’ha detto?
Diciamo che forse a inizio stagione era un sogno. Un po’ ci pensavo, soprattutto per come è fatto il percorso. Comunque di corridori ce ne sono tanti, per cui era qualcosa di lontano. Poi le classiche sono andate bene, tanto bene. E lì è cominciato a diventare una cosa un po’ più reale. Ho cominciato a respirare la sensazione che ci potesse essere effettivamente una possibilità per andare. Le cose si facevano sempre più serie e quando Bennati mi ha detto che mi avrebbe portato, è stata una gioia incredibile.
Il Tour potrebbe essere la miglior preparazione, non a caso Van Der Poel è qua e nessuno l’ha visto, ad eccezione di due volate e una fuga…
Secondo me nella scelta ha giocato un po’ anche il fatto che venissi qua. La gamba che ti dà una corsa di tre settimane a queste velocità, a questi ritmi, penso che nessuna preparazione sia in grado di poterla eguagliare. L’idea, soprattutto quando la squadra mi ha detto che venivo qua con l’unico obiettivo di essere in appoggio ad Arnaud, era quella di essere utile alla squadra e di costruire la condizione. Poi è ovvio che non si parta al Tour con l’idea di preparare un’altra corsa, perché ovviamente il Tour è il Tour. Però c’è sempre un occhio di riguardo a quello che viene dopo. Si cerca di non sprecare troppo e la cosa più importante, adesso che le tappe adatte a me sono finite, è quella di uscire bene. Quindi non troppo stanco e magari in crescita.
La tappa degli sterrati a Troyes è stata l’occasione per fuorigiri importantiLa tappa degli sterrati a Troyes è stata l’occasione per fuorigiri importanti
Come dire che in questi giorni sulle Alpi si andrà avanti guardando il contagiri?
Già in un’edizione… normale del Tour si è sempre a centellinarle le forze, perché comunque è lungo e duro e quest’anno ancora di più. Quindi se si può andare un minuto o due minuti più piano per salvare qualche forza, lo si fa volentieri.
Finisce il Tour e poi cosa farai?
Sicuramente ci sarà un po’ di recupero, perché comunque per quanto tranquillo si possa prendere, il Tour è sempre duro. Poi a seconda delle sensazioni, si comincerà un po’ a lavorare. Penso qualche lungo, un po’ di intensità, soprattutto perché uscendo da una corsa così dura, non servirà arrivare troppo “riposati”. Avendo l’abitudine a stare ogni giorno con la fatica nelle gambe, c’è il rischio che magari arrivare troppo rilassati sia controproducente. E poi che dire? E poi si andrà a Parigi…
Una mezz’ora prima che il campionato italiano partisse, il cittì Bennati è salito sul camper della famiglia Viviani, su cui si stavano preparando Elia, Ganna, Puccio e Moscon, in qualità di ospite. Non si sa cosa abbia detto, ha chiesto a Cioni il permesso di salire, poi si è chiuso la porta alle spalle. Il momento delle convocazioni olimpiche sta arrivando, probabilmente aveva qualche altro puntino da collegare.
Pogacar e i suoi 9.663 punti sono irraggiungibili, ma scorrendo il dito verso il basso nella classifica UCI, il primo italiano è Jonathan Milan a quota 1.941 e subito dopo arriva Ganna, con 1.749. Loro due Bennati non può convocarli per le Olimpiadi, perché faranno soltanto la pista, cui Ganna aggiungerà la crono. Il terzo italiano della classifica mondiale è Luca Mozzato, 1.722 punti, poi c’è Bettiol a 1.551,7. Se le convocazioni si facessero con il ranking dell’UCI e considerato che Viviani correrà su strada per scelta FCI e per gareggiare nell’omnium, Bennati potrebbe trovarsi con gli altri due nomi già serviti in tavola. Se fosse tutto così semplice, non ci sarebbe bisogno neppure di un commissario tecnico. Ed è per questo che domenica, dopo aver seguito la corsa tricolore dalla moto, il cittì aretino era cogitabondo. La vittoria di Bettiol è stata una grandissima conferma, ma il nome del fiorentino era già scolpito nella pietra.
«Ovviamente il risultato fa sempre piacere – diceva Bennati – a lui in primis. Ma per come ha gestito questo inizio di stagione, il risultato del campionato italiano non era determinante. Poi c’è tutto un Tour davanti, quindi Parigi sembra che sia lì, però la strada è ancora abbastanza lunga».
Bennati ha seguito il tricolore sulla moto anche nei primi chilometri, sotto la pioggiaBennati ha seguito il tricolore sulla moto anche nei primi chilometri, sotto la pioggia
La corsa sulla moto
I campionati italiani non sarebbero stati utili per definire la posizione di Bettiol, ma forse qualcun altro avrebbe potuto convincere Bennati a tenere aperta la porta. Il giorno delle convocazioni sarà il 5 luglio, quando a Roma ciascun cittì snocciolerà i nomi degli azzurri che porterà ai Giochi. Eppure, parlando da osservatori esterni e poco competenti, la gara di Sesto Fiorentino non ha rivelato identità aggiuntive.
«Se dovessi guardare le indicazioni in vista delle Olimpiadi – spiegava – il percorso del tricolore non assomigliava nemmeno un po’ a quello di Parigi. Alberto (Bettiol, ndr) è un corridore più polivalente rispetto a Mozzato, che comunque su un percorso come questo di Sesto Fiorentino, farebbe tanta fatica anche con la condizione del Fiandre. Una conferma poteva venire da Trentin, che comunque è andato forte, Bagioli invece non l’ho mai visto. Vendrame è andato bene, è stato sempre in corsa. I Bardiani sono sempre stati molto presenti, Zoccarato ha fatto una grande corsa e Fiorelli nel finale era lì. Sono i soliti uomini da campionato italiano. E poi c’è Rota…».
Ganna ha chiuso al quarto posto, con un’accelerazione pazzesca nel finaleViviani, qui con Mosca, correrà su strada a Parigi per poter fare l’omnium in pistaVisto il percorso troppo duro, Mozzato si è infilato in una delle prime fugheTrentin ha chiuso l’italiano in 13ª posizione, dopo aver fatto una buona crono. La gamba c’èGanna ha chiuso al quarto posto, con un’accelerazione pazzesca nel finaleViviani, qui con Mosca, correrà su strada a Parigi per poter fare l’omnium in pistaVisto il percorso troppo duro, Mozzato si è infilato in una delle prime fugheTrentin ha chiuso l’italiano in 13ª posizione, dopo aver fatto una buona crono. La gamba c’è
Il terzo secondo posto consecutivo rischia di essere fastidioso…
Arriva sempre secondo, però è un corridore che ci crede sempre. Purtroppo non possiamo considerarlo vincente, però è presente. Non ha paura di attaccare da lontano, è un corridore così. Con me ha fatto entrambi i mondiali, quindi è un corridore che può essere determinante all’interno di una squadra. Lorenzo ha la capacità di aprire la corsa da lontano, è un corridore moderno.
Per scegliere il fantomatico terzo uomo aspetti un lampo dal Tour, oppure hai già il nome in testa?
Ce l’ho già, però adesso voglio prendermi 3-4 giorni per fare mente locale su tutto. Penso che non potrò nemmeno aspettare la prima settimana del Tour, perché il 5 luglio dobbiamo dare i nomi. Potrei guardare le prime tappe, ma vorrebbe dire poco. L’idea a questo punto è di scegliere il terzo in questa settimana.
L’appuntamento è per il 5 luglio alle 11 nella Sala Giunta del CONI. Alla presenza di Malagò, Pancalli e Dagnoni, presidenti rispettivamente del Comitato Olimpico, di quello Paralimpico e della Federciclismo, saranno annunciati i nomi degli azzurri che partiranno per Parigi. La maglia tricolore è stata presentata a Napoli durante il Giro d’Italia, non resta che conoscere i nomi degli atleti che la vestiranno.
Toscana protagonista dei campionati italiani di quest’anno, saranno ben 25 i titoli messi in palio fra strada, pista e offroad nel corso dell’estate. E infatti il tutto è stato ribattezzato “Toscana Tricolore 2024”.
Giusto oggi a Firenze, a Palazzo Vecchio, è stato presentato il tricolore dei professionisti, che di base ricalcherà le strade della Per Sempre Alfredo, in onore al grande Alfredo Martini, ex ciclista e storico cittì azzurro. Oggi sulla “sua ammiraglia” siede Daniele Bennati, il quale a sua volta ci presenta il percorso del prossimo 23 giugno più nel dettaglio.
Il cittì Bennati sul palco della Per Sempre Alfredo di un paio di anni faIl cittì Bennati sul palco della Per Sempre Alfredo di un paio di anni fa
Nel segno di Alfredo
Come detto, il percorso tricolore ricalca per grande, grandissima parte quello della Per Sempre Alfredo, ciò che cambia principalmente è la distanza: 230 chilometri per il tricolore, circa 180 per la Per Sempre Alfredo.
Se il primo centinaio di chilometri è pressoché identico tra le due corse, varia un po’ l’anello che va verso il Mugello, in particolare verso le località di Scarperia e Sant’Agata. Questo anello è unico ma un po’ più ampio, nel senso che si evita il secondo anello che passava per Barberino del Mugello. Questo fa sì che la prima vera scalata del percorso tricolore è quella delle Croci di Calenzano.
Quel che cambia di più è il finale. La salita della Collina (via Baroncoli) si affronterà per cinque volte e non per tre come nella Per Sempre Alfredo. Si percorreranno quindi 4 giri di 19 chilometri ciascuno con questa dura salita tra Calenzano e Sesto, dove è previsto l’arrivo.
«Avevo già visionato, o meglio scelto, questo percorso a febbraio – ci confida l’erede di Martini, Daniele Bennati – lo avevo osservato e avevo fatto le mie richieste, come quella di allungarlo. Che dire: è un percorso abbastanza impegnativo. La scalata finale va su a strappi, spesso anche in doppia cifra. La strada quindi è tecnica, anche perché è stretta. E lo stesso vale per la discesa. Dalla cima all’arrivo quindi non c’è tanto respiro e si potrebbe scappare via anche con pochi secondi».
Uno scatto della salita finale da ripetere 5 volte. Anche il caldo potrà incidere (foto Instagram)Uno scatto della salita finale da ripetere 5 volte. Anche il caldo potrà incidere (foto Instagram)
Percorso per molti
Si parte da Firenze dunque, capitale del ciclismo visto che una settimana dopo vedrà la partenza del Tour de France. Il percorso scelto dall’UC Larcianese, la società organizzatrice, è tipico da classiche, ondulato e nervoso. Non è un caso che a vincere la Per Sempre Alfredo sia stata gente come Marc Hirschi, tanto per dirne uno.
«Questo percorso – va avanti Bennati – non ricalca né quello Olimpico, la cui salita più lunga è di un chilometro, né di quello dei mondiali. E poi stabilire da questo percorso, da questa gara, che si tiene a giugno, chi dovrà essere competitivo a settembre sarebbe complicato.
«Tanti atleti ci arrivano per vie diverse: chi esce dal Giro d’Italia e ha tenuto duro, e chi invece è pronto per il Tour ma magari ha corso meno. Quindi conciliare il picco tricolore con quello del mondiale è dura».
Bennati insiste sul discorso che in qualche modo bisognava anche “adattarsi” a quelle che erano le possibilità offerte dal territorio. E in Toscana, si sa, questo è ondulato. Ma il cittì dice anche che è giusto offrire un tracciato aperto a tanti corridori. Un percorso che non sia troppo duro, così da favorire solo gli scalatori, né piatto che esalti i soli sprinter.
Filippo Ganna in azione con la sua maglia tricolore. A Grosseto tanta pianura per i cronoman (foto Fci)Filippo Ganna in azione con la sua maglia tricolore. A Grosseto tanta pianura per i cronoman (foto Fci)
Parola a Velo
E le crono? Sempre la Toscana ospiterà qualche giorno prima (19-20 giugno) le prove a cronometro. E la crono ha invece una valore diverso in relazione ai due appuntamenti estivi: Olimpiadi e Mondiali.
«Ho cercato – ha detto Marco Velo, responsabile della crono – un tracciato che fosse il più simile possibile a quello delle gare contro il tempo di Parigi, il cui percorso è pianeggiante. Ho chiesto io questo chilometraggio: 35 chilometri per gli uomini e 25 per donne e Under 23».
Crono nel grossetano dunque, nessuna difficoltà altimetrica, né tecnica Ma il vento, visto che siamo vicini alla costa, come sarà?
«Di fatto – riprende Velo – la planimetria è come un grande quadrato: una volta il vento sarà a favore, una volta contro e una di lato. Quindi in qualche modo si annulla. Spero solo che non vari troppo nel corso della gara. Però non siamo in un grande Giro in cui il primo parte magari prima di pranzo e l’ultimo a pomeriggio inoltrato. Qui nell’arco di mezz’ora sono tutti in corsa».
«Parlare di Olimpiadi? Per me è sempre bellissimo, è la vittoria che ricordo con più piacere tanto che ad agosto tornerò in Grecia per celebrare con un’avventura cicloturistica i miei vent’anni dall’oro di Atene». L’argomento a cinque cerchi solletica sempre Paolo Bettini, che ha vissuto l’esperienza a cinque cerchi sia da corridore che da commissario tecnico e non si tira indietro nel tracciare un profilo di quel che ci attende.
14 agosto 2004, Bettini vince di forza la medaglia d’oro, staccando tutti, ultimo il portoghese Paulinho14 agosto 2004, Bettini vince di forza la medaglia d’oro, staccando tutti, ultimo il portoghese Paulinho
Quando Bettini ha gareggiato nella prova olimpica, nel 2000-2004 e 2008, la squadra italiana era composta da 5 elementi: «Ma non è che in 5 riesci a controllare la gara – dice – non potevi allora e ancor meno adesso che le nazionali al massimo possono averne 4 e noi non siamo tra queste. Allora poi il percorso era leggermente ridotto, 225-230 chilometri contro i 270 di oggi. E’ normale che, alle Olimpiadi ancor più che nelle altre gare titolate, vadano così a innescarsi quei legami non scritti, dipendenti dal club di appartenenza ma anche da comuni interessi perché, non va mai dimenticato, ai Giochi vincono in 3, non uno solo».
Che cosa si deve fare allora in una gara così sui generis?
Se non puoi controllarla, devi cercare soluzioni per risparmiare energie. Ricordo che quando corremmo a Londra eravamo io e Rebellin le punte e io avevo il compito di marcare Valverde. Si scelgono gli uomini sui quali fare la corsa oppure si cerca di mandare qualcuno dei tuoi in fuga in modo da non dover tirare. Ma ragioniamo di gare che avevano 5 uomini e nelle quali si cercava una collaborazione. Ora, con 4, è praticamente impossibile.
Viviani su strada? Per Bettini è una scelta giusta pensando alle possibilità nell’omniumViviani su strada? Per Bettini è una scelta giusta pensando alle possibilità nell’omnium
Noi addirittura ne avremo 3…
Il lavoro di Bennati è difficilissimo, io lo so bene, eppure paradossalmente in questo caso è più facile. Mi spiego: non si applicano i criteri che valgono per mondiali o europei. Esistono logiche completamente differenti. Intanto perché la rosa dalla quale pescare devi sceglierla molto tempo prima, a inizio anno per far fare le visite mediche ai ragazzi e per presentare la relazione alla Federazione che dovrà girarla al Coni. E’ questo che dirige.
Come giudichi allora le voci che vogliono Viviani nel trio per garantirgli un posto nella delegazione su pista?
E’ una scelta che rientra proprio in quelle regole diverse dal solito. Faccio un esempio per assurdo: Bennati può convocare Bettini e Paolini, ma questi due non vanno d’accordo (in realtà siamo amicissimi, ma è per far capire). Il cittì decide di puntare su uno dei due: questo potrebbe farlo se si trattasse di un mondiale, ma ai Giochi devono andare gli uomini più medagliabili a prescindere. Per questo dico che il lavoro di Bennati per certi versi è più semplice, perché certe scelte sono vincolate.
Van Der Poel è uno di quelli che può far esplodere la corsa anche da lontanissimoVan Der Poel è uno di quelli che può far esplodere la corsa anche da lontanissimo
Non pensi sia una situazione un po’ triste?
Paghiamo il difficile momento che il ciclismo italiano sta vivendo, è giusto per certi versi pensare ad altre specialità dove ci sono concrete possibilità. Viviani ha belle carte da giocare su pista, un secondo uomo Bennati deve selezionarlo pensando alla cronometro da affiancare a Ganna, di fatto gli resta un solo corridore. Sono ragionamenti che tanti tifosi, i “cittì da tastiera” non conoscono, ma quando si parla, si critica il cittì, bisognerebbe ricordarsene…
La gara olimpica di quest’anno si preannuncia però un po’ diversa dalle edizioni precedenti, nel senso che al via si presenteranno corridori che non hanno paura di fare una gara “uomo contro uomo”…
E’ vero, al via ci saranno corridori che sono talmente forti al punto da poter fare la corsa per conto proprio, da cercare la soluzione di forza anche a 80 chilometri dal traguardo. Noi partiamo apparentemente senza grandi ambizioni, quasi per far numero.
Bettiol secondo l’ex cittì può anche fare il colpo a Parigi, ma serve la giornata perfettaBettiol secondo l’ex cittì può anche fare il colpo a Parigi, ma serve la giornata perfetta
Perché dici “apparentemente”?
Perché io un’idea me la sono fatta ed è legata al nome di Alberto Bettiol. E’ sicuramente il corridore italiano più strutturato per affrontare una corsa simile e se indovina la giornata giusta, fisicamente e mentalmente, potrebbe anche essere uno di quelli che a 80 chilometri dal traguardo, se e quando la gara esplode, è lì a giocarsi le sue carte. La differenza con i Van Der Poel e Pogacar (senza dimenticare quelli che sono ancora in infermeria per cadute, il resto dei “magnifici sei”) è che quelli sono sempre nella condizione per fare la corsa in quella maniera, per il toscano serve che una serie di circostanze combaci, ci sia quasi una congiunzione astrale favorevole…
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Il crampo di Bettiol ha vanificato il lavoro di tutta la squadra. Cassani ha poco da rimproverare ai ragazzi. Ma qualche dubbio sull'avvicinamento resta
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Mancano poche ore al Giro, ma in questa primavera che annuncia l’estate e ne porta il calore, occorre tenere lo sguardo anche sullo scenario olimpico. Nei giorni scorsi abbiamo lasciato intravedere quel che potrebbe accadere nella squadra italiana a Parigi, con Viviani iscritto come stradista per consegnare un uomo in più a Villa. In questo modo Bennati, che ha da scegliere appena tre uomini, dovrà ridurre la selezione a due nomi. La causa olimpica viene prima, ma per l’Italia e la sua storia tutto ciò suona alquanto insolito.
Lenny Martinez è stato finora uno dei francesi più vittoriosi (4 successi), ma a Parigi non ci saràLenny Martinez è stato finora uno dei francesi più vittoriosi (4 successi), ma a Parigi non ci sarà
Quattro nomi di Francia
In Francia le cose vanno diversamente, con i transalpini che hanno vissuto la stagione delle stranezze nel 2021 a Tokyo. Tre anni fa, Alaphilippe si rifiutò di andare alle Olimpiadi per l’imminente nascita di suo figlio Nino. Mentre Cavagna, convocato principalmente per la crono, neppure finse di essere interessato alla strada e si ritirò dopo appena pochi chilometri. Insomma, Thomas Voeckler dovrebbe essere tranquillo, invece fa fatica a individuare i quattro nomi (uno più di noi) con cui i francesi correranno a Parigi.
«La primavera – spiega il cittì transalpino (in apertura foto Instagram con Sagan) – non mi ha rassicurato. Abbiamo fatto delle ottime prestazioni, ma vista l’altimetria della corsa olimpica, non basteranno per vincere una medaglia. Lenny Martinez, che ha vinto tanto e bene, non ci sarà perché il percorso non è fatto per le sue qualità. Non saremo i migliori in partenza, perché per tutti i più grandi del gruppo i Giochi sono diventati una priorità. Van Aert era pronto a rinunciare al Tour per vincere l’oro: una cosa impossibile due o tre Olimpiadi fa. Correremo in quattro, ma non saremo nella lista dei favoriti».
Laporte è campione europeo in carica, ma finora non è parso in grande spolveroLaporte è campione europeo in carica, ma finora non è parso in grande spolvero
Corridori spenti
Non sono poi molti i nomi dei grandi corridori francesi, quantomeno quelli in grado di giocarsi una corsa come quella olimpica. E le due carte migliori – Laporte e Valentin Madouas ai Giochi – escono da un periodo non proprio fortunato.
«Dobbiamo capire che questa corsa olimpica – ha aggiunto Voeckler a L’Equipe – sarà unica. Non sarà una classica, una tappa del Tour, un sesto Monumento o un’altra Coppa del mondo. Sarà speciale. Avremo quattro corridori in un gruppo di 90 per oltre 270 chilometri. Nulla sarà impossibile, ma è scontato che non vincerà uno scalatore. Sento molte critiche sulle dimensioni ridotte del gruppo, ma la cosa mi diverte. Questi sono i Giochi, non vuole essere una gara normale. Ho la mia idea di come affronteremo questa gara olimpica. Montmartre sarà un divertimento, ma arriverà dopo oltre 200 chilometri di corsa, come il Poggio alla Milano-San Remo, ma senza una squadra a proteggerti. Sono già stato a vedere il circuito diverse volte e lo farò ancora, perché è difficilissimo capire la difficoltà di questo circuito finale».
Madouas è stato terzo al Fiandre del 2022: se in forma può essere una carta importante per VoecklerMadouas è stato terzo al Fiandre del 2022: se in forma può essere una carta importante per Voeckler
Corsa imprevedibile
L’ultima medaglia olimpica italiana su strada resta quella di Bettini ad Atene 2004. Paolo vinse dodici anni dopo Fabio Casartelli a Barcellona, quando curiosamente si corse ugualmente in tre. L’ultima volta che la Francia conquistò medaglie, furono quella d’oro a squadre e quella d’argento di Geyre, a Melbourne 1956 quando l’oro in linea andò a Baldini.
Parigi con il nuovo volto imposto dal CIO al ciclismo sarà una parentesi anomala nello scenario internazionale. Questo farà sì che la corsa possa risolversi al primo attacco deciso o aspettare l’ingresso nel circuito di Montmartre. Nessuno potrà controllarla, per questo i tecnici si prenderanno tutto il tempo possibile. Si tratterà di pescare i più vincenti, metterli insieme e sperare che si riconoscano l’uno con l’altro.
Zana e Sobrero le due riserve azzurre. Il campione italiano da un lato è dispiaciuto, dall'altro è grato di esserci stato. E la sua stagione è risollevata
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Se la partecipazione di Viviani alla prova su strada di Parigi è un’opzione sul tavolo, che cosa ne pensa il diretto interessato? Le parole di Amadio dicono e non dicono: la decisione non è stata presa, ma si capisce che se ne stia parlando. E se la logica olimpica è quella di privilegiare le specialità con le più elevate possibilità di medaglia, è chiaro che la pista sia un passo avanti. Le ultime grandi corse maschili le abbiamo vinte fra il 2021 e il 2022 con Colbrelli ed è difficile indicare i nomi di chi potrebbe portarci una medaglia. Stando così le cose, la presenza di Viviani su strada sarebbe funzionale al suo impiego teoricamente più redditizio su pista. Come detto più volte, siamo nel campo delle ipotesi, però manca così poco alle Olimpiadi, che un eventuale cambio di programma dovrebbe avvenire nel giro di poche settimane. Per contro, che cosa penserà Bennati che ha a disposizione soltanto tre posti e fra questi uno potrebbe essere quello di Viviani e un altro potrebbe essere necessario riservarlo a un cronoman?
Viviani è a Livigno per il primo blocco di lavoro in vista dei Giochi (in apertura foto Instagram nella galleria del vento del Politecnico di Milano). Quando è arrivato la settimana scorsa per la presentazione delle tappe del Giro, nevicava ancora ed è riuscito ad allenarsi un solo giorno. Ieri, quando lo abbiamo sentito, c’erano 6-7 gradi e una bella giornata. Gli impianti sono aperti per le ultime sciate, grazie anche alla neve artificiale, ma in bici si va alla grande. Perciò, dopo aver girato dei video, il campione olimpico di Rio 2016 ha fatto due ore di ciclomulino ad alta intensità e poi palestra.
Viviani ha vinto l’oro olimpico dell’omnium a Rio 2016Viviani ha vinto l’oro olimpico dell’omnium a Rio 2016
Avevamo fatto un’intervista in cui non sapevi ancora se saresti andato al Giro e ipotizzavi una preparazione da pistard puro…
In quell’occasione, avevo spiegato che c’erano due modi per arrivare a Parigi. Uno era il Giro, l’altro era quello di puntare sui lavori specifici. Quando sono uscito dalla squadra del Giro, restava solo la seconda possibilità.
Poi è uscita la scelta della Danimarca per Morkov e ci siamo chiesti se non possa essere una via da seguire anche con te. Amadio dice che è una delle ipotesi sul tavolo e che ancora non è deciso niente. Ma poniamo che vada in porto, che Viviani potremmo aspettarci?
Non potrei essere competitivo, almeno nel senso di ottenere un risultato. E’ ovvio che sono un stradista e la mia preparazione per le Olimpiadi conterrà comunque delle corse a tappe. Come dissi l’altra volta, in ogni blocco di lavoro continuerò a fare la mia distanza, però è un’Olimpiade con 90 corridori, è utopistico pensare che si possa fare un risultato su strada. Quindi è ovvio che l’opzione di correre la strada mi vedrebbe competitivo, ma i miei obiettivi all’Olimpiade sono l’omnium e l’americana. Sarebbe un’opzione per liberare il posto in più che ci servirebbe su pista. Potrei svolgere un ruolo di supporto. Sappiamo che l’Olimpiade può essere una gara pazza, quindi è ovvio che non arriverò impreparato. Le distanze, se farò l’Olimpiade su strada, al posto di essere di 4-5 ore, saranno di 6, perché comunque la corsa è di 270 e passa chilometri.
Questa caduta alla Roubaix ha impedito a Viviani di rendere bene in pista a MiltonQuesta caduta alla Roubaix ha impedito a Viviani di rendere bene in pista a Milton
Anche senza Giro si potrebbe arrivarci pronti?
Non mi preoccupa in termini di fatica, nel senso che abbiamo analizzato che le tempistiche di recupero ci sono. Il mio omnium è cinque giorni dopo la strada, non l’indomani o due giorni come l’inseguimento a squadre. Però penso che nel ciclismo moderno sia chiaro a tutti che in una corsa di 90 corridori, se Van der Poel e quelli come lui si preparano per bene, possono fare quel che vogliono. Ci sarà selezione, non vedo un arrivo allo sprint.
Quindi non è un fatto di Elia che dal 2019 non vince un certo tipo di corse o che non fa il Giro d’Italia. E’ proprio una situazione oggettiva legata alla corsa, a prescindere dalla preparazione?
Sì, secondo me sì. Credo che anche quell’Elia in questo ciclismo non sarebbe competitivo per una medaglia su strada. Spalmati in 273 chilometri, 3.000 metri di dislivello non sembrano tanti, però sono più di un Fiandre che ne ha 2.600. Quindi c’è lo spazio per fare un disastro, aggiungendo il fatto che si corre senza compagni. Se Olanda, Belgio e altre due Nazioni che corrono in quattro ne portano uno a testa per tirare, si mettono là, lasciano andare la classica fuga e poi tirano per 200 chilometri, allora viene una corsa normale. Se invece portano quattro semi punte e non mettono nessuno a tirare, succede come a Londra, che arrivarono quelli partiti per primi.
Quindi volendo giocare con le ipotesi, il ruolo di Viviani in una corsa del genere sarebbe proprio quello di dare una mano agli altri due a tappare i buchi finché si può?
Assolutamente.
Le prestazioni di Viviani a Milton sono state condizionate dalle corse del pavé (foto Instagram)Le prestazioni di Viviani a Milton sono state condizionate dalle corse del pavé (foto Instagram)
Pensi che sarebbe il caso di andare a vedere il percorso?
Non so, a dire la verità e proprio a dimostrazione che è ancora un’opzione, se Bennati abbia pianificato una “recon” o no. Non so se glielo avete chiesto, io non lo so. La mia idea è che al momento abbiamo una carta per la medaglia ed è una super giornata di Bettiol. Poi il Benna farà le sue valutazioni, ovviamente è lui il cittì. Però guardando le classiche, abbiamo avuto un exploit di Mozzato. Ha dimostrato che dopo 270 chilometri, a coprirsi bene, può sprintare con un gruppo di 5-6-7 corridori. Però alla fine Bettiol ha dimostrato ancora una volta che quando ha giornate come alla Milano-Torino, può dire la sua.
Quando si è ventilata questa opzione, tu che cosa hai pensato?
Sarei contentissimo, se dovesse andare in questa direzione. Alla fine, dopo Londra sarebbe la mia seconda partecipazione all’Olimpiade su strada: è un onore ed è bellissimo. Dall’altra parte sono consapevole del fatto che la mia medaglia può arrivare nell’omnium, quindi io devo essere pronto al 100 per cento per quello, perché è lì che voglio riprendere l’oro. E’ ovvio però che un’Olimpiade su strada merita rispetto, non parteciperei tanto per partire. D’altra parte è ovvio che se entro in una fuga di venti corridori all’inizio, non posso essere nelle condizioni che dopo cinque ore mi si spegne la luce. Quindi è ovvio che la mia preparazione conterrà anche delle giornate da sei, sei ore e mezza, perché so che una classica da 260 chilometri ha bisogno di quelle ore lì. Per il resto però il mio avvicinamento avrà lavori specifici rivolti alla pista. Sto lavorando già, questo è il primo blocco. Parliamo di lavori di 20 secondi, 30 secondi, un minuto, due minuti, tre minuti ad alta intensità, a cui abbinerò delle distanze. Comunque le mie 20-25 ore a settimana su strada le faccio, non sono chiuso in pista sette giorni su sette. Qui a Livigno faccio 16 giorni e non scenderò mai a Montichiari.
La campagna del Nord si è conclusa e ora Viviani è al lavoro in quota a LIvignoLa campagna del Nord si è conclusa e ora Viviani è al lavoro in quota a LIvigno
Il programma prevede delle corse a tappe?
Senza la gara su strada, dopo il Giro di Ungheria avrei due mesi di lavoro nel velodromo e arriverei alle Olimpiadi con tanta pista e solo allenamenti su strada. Con una possibile gara su strada, è ovvio che il mio calendario dovrebbe cambiare. Sicuramente non farò il Tour, però potrei aggiungerne una fra il Delfinato e la Svizzera, oppure l’Austria. Devo guardare bene il calendario della squadra, per analizzare con loro quali corse a tappe posso fare. La verità è che per una gara così, serve un avvicinamento di qualità, quindi Delfinato o Svizzera. Anche se sono dure, probabilmente sono quelle che mi aiuterebbero a raggiungere la resistenza che serve.
Sarebbe utile saperlo prima possibile?
A maggio faccio sicuramente Ungheria e Norvegia. Poi mi aggrego agli altri che arrivano dal Giro e facciamo il secondo blocco di altura. In quel periodo c’è da decidere, fra giugno e luglio, ma prima lo sappiamo e meglio è. Credo che tutti, anche Amadio, stiano aspettando che il Benna abbia le idee più chiare sui tre nomi, in modo da metterli sul banco e capire le chance che abbiamo. Questo è lo scenario e spero che quando verrà presa una decisione, venga anche comunicata, in modo che tutti siamo consapevoli.
Viviani ha già corso un’Olimpiade su strada, a Londra 2012, chiudendo al 38° postoViviani ha già corso un’Olimpiade su strada, a Londra 2012, chiudendo al 38° posto
Fare quella gara di 273 chilometri prima della tua ultima Olimpiade in pista è un vantaggio o uno svantaggio?
Non penso che possa essere funzionale in termini di resistenza. Potrebbe aiutarmi un Giro d’Italia, non la gara di un giorno. Dall’altra parte però non penso che andrà a incidere sul mio percorso da pistard. Ho i miei schemi. Devo arrivare all’8 agosto avendo nelle gambe i lavori che mi servono per quelle tre volte da 15 minuti delle prime tre prove dell’omnium e la mezz’ora di della corsa a punti. Il livello di resistenza lo devo tenere alto, perché è quello che permette a noi stradisti fare la differenza nella corsa a punti, come è successo a Tokyo. Ero fuori dalle medaglie, invece la corsa a punti me l’ha rimesso al collo. Sono certo che arriverò all’8 di agosto avendo fatto tutto quello che devo per l’omnium. E fare cinque giorni prima la gara su strada non mi creerà nessun problema.
Masotti, braccio destro di Villa con le donne junior, spiega come hanno lavorato per i mondiali di Cali. E come faranno per sostituire Federica Venturelli
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«Viviani nella prova su strada è un’ipotesi sul tavolo. C’è massima collaborazione fra i tecnici, continuiamo a fare riunioni tutti assieme per quanto riguarda strada, pista e crono non solo per le Olimpiadi. Vediamo un po’ come prosegue la preparazione di tutti, come proseguono le corse, compreso il Giro d’Italia…».
Roberto Amadio, con cui avevamo già parlato di convocazioni olimpiche, risponde dopo aver messo le mani avanti sul fatto che il termine ultimo per le iscrizioni degli atleti per le Olimpiadi è il prossimo 7 luglio. I tecnici quindi hanno tempo sino alla fine di giugno per fare le loro valutazioni, ma a questo punto serve fare un passo indietro.
Nell’ultima intervista fatta con Elia Viviani, il veronese ci aveva fatto capire che non avrebbe fatto il Giro e che di conseguenza la sua preparazione per l’omnium di Parigi sarebbe stata da puro pistard. Tutto dalle sue parole lasciava intuire che potesse essere lui la riserva per i quattro titolari del quartetto.
Viviani è passato nel 2010 alla Liquigas. Qui due anni dopo con Amadio e l’amministratore Dal Lago, scomparso nel 2022Viviani è passato nel 2010 alla Liquigas. Qui con Amadio e l’amministratore Dal Lago, scomparso nel 2022
La svolta danese
Pochi giorni dopo, la Danimarca ha annunciato che per consentire a Morkov di difendere il suo titolo olimpico della madison, lo avrebbero convocato anche su strada, dato che le quote limitate di atleti impongono la partecipazione a più di una specialità. I danesi, come noi, puntano all’oro del quartetto e Morkov evidentemente non offre le necessarie garanzie.
A quel punto, nell’editoriale del 15 aprile ci chiedemmo se spostando su strada uno dei pistard, Villa non avrebbe avuto la chance di convocare un uomo in più per il quartetto. Non era una domanda per caso: sappiamo che i tempi fatti registrare da Manlio Moro nell’inseguimento a squadre sono di tutto rispetto, per cui spostando Viviani anche nella prova su strada, si aprirebbe un varco per lui. Anche la Gazzetta dello Sport ha unito i puntini e un paio di giorni fa ha iniziato a parlarne.
Il tema è importante. Alle Olimpiadi si guarda alle medaglie e non alla loro provenienza. E’ chiaro però che correndo la prova su strada con soli tre uomini, quali garanzie avrà Bennati, se Elia non potrà fare il Giro d’Italia? Il Viviani del 2019 sarebbe stato la prima scelta per il percorso di Parigi, ma quegli anni sono lontani. Per questo abbiamo chiamato Amadio, il team manager della nazionale.
Il Viviani del 2019 era capace di vincere classiche e titoli: qui nell’europeo. Poi si è dedicato di più alla pistaIl Viviani del 2019 era capace di vincere classiche e titoli: qui nell’europeo. Poi si è dedicato di più alla pista
Restiamo nel campo delle ipotesi, attenendoci ai pochi dati oggettivi. Hai parlato di Giro d’Italia e Viviani non lo farà. Farebbe la strada tanto per firmare il foglio di partenza o con legittime aspirazioni?
E’ logico che nell’ipotesi che corresse su strada, sarà pronto. A differenza di quanto accade con i quartetti che iniziano due giorni dopo la gara su strada, con l’omnium abbiamo quasi una settimana di tempo per riprendere il colpo di pedale della pista. I tempi stretti sono il motivo per cui sarebbe problematico schierare Milan e Ganna nella gara su strada. Pippo invece fa la crono e ha quasi nove giorni di tempo per recuperare. E’ chiaro che come Federazione facciamo le valutazioni concrete sulle migliori prospettive di fare risultato. Anche perché noi abbiamo la qualifica anche nella madison e non possiamo presentarci con chi non l’ha mai fatta. Comunque sono valutazioni che sto facendo assieme ai tecnici. E poi, come ho detto, dopo il Giro, tra fine giugno e i primi di luglio, tireremo la linea.
Quindi se doveste decidere per Viviani su strada, sarebbe possibile intervenire sulla sua preparazione? Villa è in contatto con Cioni per questo aspetto?
Il fatto che Elia debba correre una gara a tappe prima di Parigi, che non sarà però il Giro, servirà indipendentemente dalla possibilità di correre la strada. L’omnium sono quattro prove, una ogni due ore, e anche l’americana dura 50 chilometri, quindi è necessario avere un bel fondo. Nel vasto calendario dell’UCI, credo che la Ineos troverà sicuramente la corsa più idonea, confrontandosi con Elia e con Villa, per capire quale sia la miglior soluzione. Indipendentemente da quello che sarà il programma.
La crescita di Moro potrebbe aver convinto Villa di Volerlo come supporto per il quartettoLa crescita di Moro potrebbe aver convinto Villa di Volerlo come supporto per il quartetto
Sempre restando nel campo delle ipotesi, tu Elia l’hai cresciuto alla Liquigas, pensi che andrebbe a fare la gara su strada solo per onore di firma oppure come sempre si impegnerebbe per tirare fuori il meglio?
Si impegnerebbe al 100 per cento, non lo metto neanche in discussione. E anche Bennati sa benissimo che in questa eventualità può farci affidamento. Elia lo conosciamo tutti. E’ chiaro che qui si torna a un discorso di programmazione del calendario delle Olimpiadi, che presenta problemi, non solo per gli uomini, ma anche per le ragazze. Noi abbiamo una Balsamo che su quel percorso potrebbe essere protagonista, come pure nel quartetto. Anche qui dovremo fare sicuramente delle scelte mirate, cercando di capire se fare entrambe le prove o sceglierne una. Alla fine è sempre l’atleta professionista, come Viviani ma anche come Elisa, che capisce fino a dove può arrivare e quello che può fare. Io ho molta fiducia anche in loro e ne parliamo tranquillamente ad ogni occasione.
Giusto mercoledì al Gran Premio della Liberazione, il cittì delle donne Sangalli ci ha detto che fra dieci giorni andrà a Parigi con un gruppo di atlete proprio perché possano valutare il percorso. Non dovrebbero farlo anche Bennati e Viviani, secondo te?
Questa è una programmazione fatta da Paolo (Sangalli, ndr). Io credo che Daniele sappia quali sono i nomi fra cui scegliere, per cui il fatto di andare con gli atleti è una decisione che deve prendere lui. Credo però che voglia aspettare un attimo, capire il Giro e soprattutto chi farà il Tour. Perché il Tour secondo me per chi vuole vincere le Olimpiadi è un passaggio quasi obbligato. E’ fatto a pennello, finisce una settimana prima. E poi fra uomini e donne c’è anche una differenza di modo di correre.
Amadio è sicuro della piena collaborazione fra Viviani e Villa, qui al via della SanremoAmadio è sicuro della piena collaborazione fra Viviani e Villa, qui al via della Sanremo
Cioè?
Ho visto alla Liegi di domenica scorsa, che fino a 20 chilometri all’arrivo c’erano ancora 40 ragazze che se la giocavano e la Liegi è una corsa dura. Quindi trovo corretto il fatto di fare una valutazione del percorso con le atlete, proprio perché è un altro tipo di interpretazione e di sviluppo anche della corsa. Le possibilità di un gruppetto di una quindicina di elementi che arrivino in volata è molto concreta, a differenza degli uomini fra cui secondo me ci sarà una selezione molto più definita. Di certo i soliti fenomeni saranno lì a lottare, ma secondo me non parliamo di 20-30-40 corridori che arrivano in volata.
Infatti non è semplice mettersi nei panni di Bennati, che può scegliere solo tre uomini e magari si chiederà a quale livello potrà correre Viviani.
Ma qui torniamo al discorso che l’Olimpiade è una manifestazione che va oltre il discorso tecnico, a differenza di un europeo e di un mondiale, dove le scelte sono mirate a ottenere il meglio nelle singole prove. Qui è un calderone in cui dobbiamo gestire un numero limitato di atleti per fare un certo numero di specialità. Non dimentichiamo che la Francia andò a Tokyo con Cavagna, che fece due chilometri nella prova su strada e poi si fermò, dato che puntava solo alla crono. Quello che bisogna far capire alla gente è che le Olimpiadi vanno oltre i discorsi comuni cui siamo abituati. Però ci stiamo ragionando, ci stiamo lavorando, abbiamo già fatto parecchie riunioni e stiamo andando avanti su tutti i fronti.
ZURIGO (Svizzera) – «Aveva ragione Alfredo Martini – dice Bennati con un sorriso ironico – i percorsi andrebbero visti di notte, in modo che i fari illuminano le salitee ti rendi conto delle pendenze. Comunque rispetto a ieri quando l’abbiamo fatto in macchina, oggi l’ho valutato diversamente. Finché il fisico un po’ mi sorregge, mi piace sempre provare i percorsi in bici, perché ti dà sempre tante indicazioni in più. E questo dei prossimi mondiali, rispetto ai due che ho già affrontato come cittì, è il tracciato che mi piace più di tutti. Anche quello in Australia era bello, però questo è disegnato molto bene. C’è un po’ di tutto. C’è salita impegnativa, una salita un po’ più lunga, ci sono le discese. E’ un percorso esigente…».
Le dieci del mattino di una giornata grigia sulle colline intorno alla città. Il lago è in basso, siamo quasi sul punto più alto del circuito di Zurigo su cui si assegneranno i prossimi titoli mondiali. Quando passa Demi Vollering e saluta, si capisce che le grandi manovre sono iniziate un po’ per tutti. I tecnici italiani della strada e della crono sono arrivati ieri, 3 aprile, per una due giorni di presa di contatto. Hanno alloggiato nello stesso hotel che ospiterà le squadre azzurre e il sopralluogo in bici di Bennati è l’atto conclusivo del viaggio. A breve riprenderanno l’autostrada verso Milano.
Il tratto di trasferimento è pianeggiante, con l’eccezione di due strappiLungo il tratto in linea intorno Winthertur, ci si muove in un contesto bucolicoIl tratto di trasferimento è pianeggiante, con l’eccezione di due strappiLungo il tratto in linea intorno Winthertur, ci si muove in un contesto bucolico
Mercoledì sul furgone
Il primo giorno è stato dedicato alla ricognizione dei tratti in linea e delle crono. I professionisti partiranno da Winthertur e proprio verso la cittadina a est di Zurigo si sono diretti i commissari tecnici sul furgone bianco della FCI. Il cielo era grigio anche ieri, il traffico ordinatissimo. Con Marco Velo al volante, Bennati sul sedile anteriore teneva in mano le stampate del percorso. Seduti dietro, Sangalli, Amadori e Salvoldi seguivano con lo sguardo.
Da Winterthur la strada esce in campagna. L’ordine non è un’imposizione, ma un’esigenza e un privilegio. All’uscita di scuola, i bambini intorno si muovevano in bicicletta e tutti rigorosamente col casco. Nessuno di loro metteva mai le ruote sulla strada perché i marciapiedi sono larghi e le corsie ciclabili non mancano. C’era una bambina così piccola che la testa le spariva nel casco e pedalava controvento sulla sua biciclettina, col cestino e lo zainetto.
Una pausa caffè dopo aver visto il tratto in linea dei pro’: ora sotto con gli U23Una pausa caffè dopo aver visto il tratto in linea dei pro’: ora sotto con gli U23
Le prime salite
La prima salita l’hanno incontrata in prossimità di una casa con le persiane decorate. Una svolta a sinistra e la strada lascia abbastanza rapidamente la valle. Un campanile a Buch am Irkel, poi la salita va avanti a gradoni. Si è fatto una sorta di giro, infatti la discesa riporta su Winthertur e da lì la strada si stringe. Diventa un viottolo e alla fine spunta un antico ponticello di legno, con la copertura di assi. Sarà largo tre metri e, subito dopo, una curva a destra introduce a una salita ripidissima. Una sorta di Redoute, con il vuoto sulla destra e il bosco a sinistra, su fino a Kyburg.
«Non credo che il tratto in linea serva a qualcosa – commenta ora Bennati – c’è questa salita di un chilometro, un chilometro e mezzo, che però serve come warm-up e per fare le foto (sorride, ndr). Non influisce sicuramente sull’andamento della corsa e sul risultato. A differenza di altri mondiali, questa volta si girerà sul circuito per più di 200 chilometri».
Sangalli e Amadori si prendono cura della bici di Bennati: «I settori collaborano», hanno scherzatoSangalli e Amadori si prendono cura della bici di Bennati: «I settori collaborano», hanno scherzato
Il circuito di Zurigo
Nel tratto basso del circuito, si corre lungo il fiume con le rotaie del tram parallele al senso di marcia. Gli sguardi e i commenti fra i tecnici non hanno bisogno di didascalie: troveranno certo il modo di tapparle. Una frase che è un po’ certezza e un po’ anche auspicio.
Bennati è salito in bici davanti all’Università di Zurigo. La sua Pinarello per l’occasione è una macchina da presa. Oltre al Garmin in cui ha caricato la traccia del percorso, sul manubrio ci sono due GoPro con le quali il toscano ha ripreso i giri e le salite. Ieri in macchina non si è potuto fare del tutto lo strappo più duro, con la bici Daniele è riuscito a farlo pedalando sul marciapiede, dato che normalmente il senso di marcia è opposto.
Ecco il profilo del circuito cittadino di ZurigoIl percorso si snoda sulle colline sopra alla cittàQuesta è l’altimetria generale della gara dei pro’: il più si fa nel circuitoIl tratto in linea fa un anello attorno Winthertur poi torna verso ZurigoEcco il profilo del circuito cittadino di ZurigoIl percorso si snoda sulle colline sopra alla cittàQuesta è l’altimetria generale della gara dei pro’: il più si fa nel circuitoIl tratto in linea fa un anello attorno Winthertur poi torna verso Zurigo
La seconda salita
Dopo quel primo strappo, con pendenza del 14 per cento, il percorso piega a destra, scende per un tratto, rientra fra le case e poi ne esce per attaccare la seconda salita. Quella meno ripida, ma più lunga.
«Qui dove siamo adesso – dice Bennati – dopo 260 chilometri è il tratto in cui si può fare la differenza. Qui si spingerà il rapporto e farà male. Il primo strappo alla fine è quasi di un chilometro e si raggiungono pendenze in doppia cifra: se uno attacca lì, vuol dire che ha tante gambe. Questa seconda salita premierà i corridori che sapranno fare velocità. Siamo ancora lontani dall’arrivo, però in questi ultimi anni si è visto che aprono la corsa anche a 100 chilometri dall’arrivo, quindi non credo che a quei 3-4 faccia paura provare nel penultimo o terzultimo giro. Secondo me non è un percorso da scalatori puri, come ho letto in questi mesi, ma sicuramente servono doti da scalatore. Bisogna andare forte in salita, però anche avere doti di velocità, perché è un percorso in cui si fa a tanta velocità. Verrà fuori anche una bella media, secondo me».
Questo è lo strappo più duro del circuito, con pendenza del 14 per centoBennati non ha potuto percorrerlo su strada, ma sul marciapiede, a causa del senso vietatoQuesto è lo strappo più duro del circuito, con pendenza del 14 per centoBennati non ha potuto percorrerlo su strada, ma sul marciapiede, a causa del senso vietato
Gli juniores torneranno
Quando Bennati si è fermato accanto agli altri tecnici, si è messo a spiegare con il gesticolare delle mani che descriveva i cambi di pendenza e l’uso dei rapporti. Mentre Daniele pedalava, gli altri con il furgone hanno girato sul percorso, facendo la rampa più dura nel verso della discesa.
«Un percorso che va rivisto – dice Salvoldi, tecnico degli juniores – mi piacerebbe tornarci a giugno con una rosa ampia di ragazzi. Credo che nella nostra categoria il primo giro nel circuito farà molta selezione. La prima parte della discesa è difficile, poi quando si arriva sul lungolago il percorso è veloce, fino a che si riprende nuovamente a salire. C’è quel primo strappo impegnativo e poi la salita più lunga tutta dritta, che non dà recupero né riferimenti. E’ sicuramente un percorso per atleti con caratteristiche di esplosività in salita e abilità di guida, non esclusivamente per corridori superleggeri».
La parte superiore della seconda salita richiede il rapportone: qui si può fare la differenzaLa parte superiore della seconda salita richiede il rapportone: qui si può fare la differenza
A favore di chi attacca
Bennati ha finito di cambiarsi. Amadori ride e gli dice che sui questo percorso non lo avrebbe convocato. I cittì sono molto affiatati, scherzano, ma si capisce che avendo visto il percorso, hanno già iniziato a ragionare sui nomi. Sangalli li ha scritti nel telefono e ce li mostra con la promessa che li teniamo per noi. Amadori è più cogitabondo.
«La squadra sarà importante – dice Bennati – ma non ci sono grossi tratti in pianura, quindi a ruota si sta bene, a parte quando la corsa scoppierà. Da qui in cima e verso l’arrivo, ci sono tratti favorevoli e altri di strada tecnica e più stretta, per cui chi è davanti fa la stessa velocità di quelli dietro. Per questo, dando per scontato che in un mondiale non è mai facile organizzarsi, credo che chi sarà davanti avrà vantaggio. Quando poi si arriverà in basso, ci sono due o tre dentelli che potrebbero essere dei trampolini e poi la strada continua sempre a tirare un pochettino. C’è anche un tratto al 4-5 per cento, prima di girare a sinistra sul lago e da lì gli ultimi 3 chilometri saranno pianeggianti».
Ugualmente oggi, sul percorso abbiamo incontrato Demi Vollering, regina del Tour 2023Ugualmente oggi, sul percorso abbiamo incontrato Demi Vollering, regina del Tour 2023
Demi Vollering nel frattempo è passata un’altra volta. La campionessa olandese, vincitrice del Tour 2023, abita a Basilea, quindi non perderà occasione per prendere confidenza con il percorso iridato. Nel frattempo il furgone con i tecnici azzurri ha imboccato la discesa. Le corse chiamano e la testa gradualmente sta tornando sulle Olimpiadi e le altre scelte da fare. Per chi ha il compito di schierare le migliori nazionali, il 2024 non sarà affatto un anno semplice.
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E’ comprensibile che, guardando alle Olimpiadi di Parigi, ciascun tecnico voglia per sé gli atleti migliori. Pertanto è comprensibile che lunedì Marco Villa si sia irrigidito davanti all’ipotesi, appena sussurrata, che Elisa Balsamo possa essere dirottata sulla strada o portata a fare sia strada sia pista. In realtà Diego Bragato, responsabile del settore performance della FCI, ha spiegato in modo semplice ed efficace che il doppio impegno sia un grosso rischio: due giorni per recuperare sono pochi. Così se l’eventualità è stata esclusa da un pezzo per Ganna e Milan, si dovrà ragionare anche per le donne. Il quartetto è una costruzione particolare e spietata. Immaginare di avere uno degli atleti in condizioni poco meno che perfette dà i brividi. Per contro, privare la strada di una campionessa del mondo (lasciamo fuori dal discorso Chiara Consonni per non aggiungere altra carne al fuoco) sarebbe un duro colpo per Sangalli.
Dato che ciascun tecnico vuole per sé gli atleti migliori, la distribuzione degli azzurri non sarà lasciata alle valutazioni individuali, ma vedrà il team manager Roberto Amadio nei panni del mediatore. E dato che si parla di Olimpiadi, anche il CONI dirà la sua ed è chiaro che i criteri siano diversi da quelli di mondiali ed europei. Si ragiona giustamente per medaglie, per cui a un certo punto la ragion di stato prevarrà sulle ambizioni personali di tecnici e atleti. Perciò, per arricchire il punto di vista e dargli un’altra profondità, abbiamo affrontato la questione con Amadio.
Roberto Amadio è dal 2021 team manager delle nazionali: debuttò alle Olimpiadi di TokyoRoberto Amadio è dal 2021 team manager delle nazionali: debuttò alle Olimpiadi di Tokyo
Allora Roberto, come la mettiamo?
La valutazione tecnica fra uomini e donne è diversa, avete ragione. Anche il modo di interpretare le corse femminili è diverso da quello maschile. Ci sono molte più possibilità che arrivi un gruppetto senza la selezione ben definita che potrebbe verificarsi fra gli uomini. Un po’ per la distanza, un po’ per il percorso, un po’ per i fenomeni che vediamo in questo momento e che possono accendere la corsa in qualsiasi momento. Con le donne è diverso, ma credo sia ancora presto per immaginare degli scenari. Perché ci sono ancora delle classiche che possono offrire spunti. E poi soprattutto sono convinto che deve essere l’atleta a esprimere la propria convinzione di poter far bene, qual è la sua ambizione. Per cui vedremo, sono situazioni diverse che valuteremo.
Immaginiamo sia una valutazione complessa.
Abbastanza. La Federazione e di conseguenza il CONI valuteranno anche in base a quante possibilità abbiamo di andare a medaglia in una specialità piuttosto che in un’altra. Questo è chiarissimo e taglia tutti i discorsi. Per ora tuttavia direi di aspettare, lasciare ancora del tempo e far passare le classiche che sto osservando molto bene, immaginando quali situazioni potrebbero ripetersi eventualmente a Parigi. Visto il percorso, immagino che ancora una volta alle Olimpiadi verranno fuori atleti di fondo.
E’ complicato tenere in equilibrio i vari settori?
In realtà qua il vero problema è il modo di lavorare dell’UCI. Prima si riempiono la bocca con la multidisciplina e poi fanno di tutto perché alle Olimpiadi non si possa metterla in atto. Se la prova su strada fosse stata cinque giorni prima o una settimana prima, tutti questi problemi non ci sarebbero stati. L’interazione fra settori funziona e la dimostrazione sono Milan, Ganna, Consonni e tutte le ragazze che fanno pista e vincono su strada. Ma non si può mettere in difficoltà una specialità o l’altra perché viene fatto un calendario che rende impossibile farle entrambe. Soprattutto gli uomini come possono fare un inseguimento a squadre due giorni dopo una corsa di 290 chilometri, sapendo di dover fare 3’43” – 3’44” in qualificazione per essere fra primi quattro? Il tema è questo.
La Gand-Wevelgem donne di domenica è stata un primo momento di osservazioneLa Gand-Wevelgem donne di domenica è stata un primo momento di osservazione
Il calendario di Tokyo infatti era migliore, invece a partire dagli ultimi mondiali di Glasgow è cambiato qualcosa in peggio…
Infatti il problema non è del CIO, ma dell’UCI.
La Federazione avrebbe potuto opporsi a questo calendario nel momento in cui è uscito?
Lo sapete come fanno, no? Tirano fuori il calendario quando è stato approvato ed è impossibile modificarlo.
Immagini di fare una riunione con tutti i tecnici per affrontare l’argomento?
Ho già fatto due riunioni tutti assieme dove abbiamo preso delle decisioni. Ne farò un’altra a breve, dove faremo il punto su Parigi, sui mondiali e gli europei. Faccio sempre le riunioni assieme a tutti, perché comunque sono tutti coinvolti, visto il tipo di atleti che abbiamo soprattutto per quanto riguarda pista, strada e crono. Poi ci sono complicazioni ulteriori a livello di iscrizione e partecipazione all’Olimpiade. Hanno ridotto di un’unità tutte le specialità per rimanere dentro il numero degli atleti, quindi se a Tokyo avevamo cinque atleti in competizione e uno fuori che poteva subentrare, a Parigi ne abbiamo quattro in gara più uno a disposizione. Per cui alla fine siamo penalizzati noi che abbiamo un numero di atleti superiore. Non è facile, sono giorni che lotto per capire come incastrare tutte le cose.
Nella recente ricognizione a Parigi, Velo, Bennati e Sangalli: tecnici di crono, strada pro’ e strada donneNella recente ricognizione a Parigi, Velo, Bennati e Sangalli: tecnici di crono, strada pro’ e strada donne
Certo non è facile mettersi nei panni dei singoli tecnici, che devono rinunciare ad atleti potenzialmente competitivi…
Li capisco, però voglio ribadire che per le Olimpiadi, a differenza del mondiale e degli europei, in cui i tecnici fanno le loro valutazioni specifiche, si fanno scelte per il bene della nazionale, della Federazione e del CONI. Questo deve essere percepito anche dalla gente. Saranno fatte valutazioni con delle logiche precise e ce ne prenderemo la responsabilità. Che vada bene o vada male, ci siamo abituati. Se andrà bene, il merito sarà di qualcun altro. Se andrà male, si sa di chi è la colpa. Ma questo onestamente è l’ultimo dei miei problemi.