Vincenzo, cosa dici di Caruso? E lo Squalo si scioglie

30.05.2021
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«Mi aspettavo che attaccasse – dice Vincenzo – perché avevamo parlato poco prima e gli avevo detto di stare davanti perché in discesa il gruppo si sarebbe spaccato. E Damiano è stato proprio grande e si è andato a prendere una tappa bellissima».

Verso Sega di Ala, prima che Vincenzo cada
Verso Sega di Ala, prima che Vincenzo cada

Ultimo giorno

Caldo torrido alla partenza da Senago, il pullman della Trek-Segafredo delimita una piccola oasi di ombra. Chiedere a Nibali di parlare di sé e di un Giro al di sotto delle attese sarebbe indubbiamente interessante, ma forse prematuro. Però quando gli chiediamo di fare due parole sul suo ex gregario, lo Squalo non si fa pregare. Scende dal pullman e viene a sedersi su un frigorifero da campo. Oltre la transenna, sua moglie Rachele tiene al guinzaglio un cagnolino minuscolo, che appena può scappa da tutte le parti.

«La mia storia con Damiano – riprende – inizia da un pezzo, dal Mastromarco. Io ero già passato professionista e vivevo a casa mia, lui stava nel ritiro della squadra a 100 metri di distanza. Ci allenavamo insieme, abbiamo condiviso vari periodi della nostra vita. Poi abbiamo iniziato a frequentarci con le famiglie. Veniamo da storie simili, bene o male siamo legati dallo stesso filo».

E’ il 2012, sono insieme alla Liquigas, ma a fine anno Nibali andrà via
E’ il 2012, sono insieme alla Liquigas, ma a fine anno Nibali andrà via

Un super gregario

Il ritiro di Mastromarco è una palazzina di due piani, che sotto ha la cucina e sopra le stanze. Accanto, in una rimessa, i meccanici tengono in ordine le bici. Caruso ci approdò nel 2007, quando Vincenzo era già professionista da due anni e fu come se ne avesse raccolto l’eredità. Nella stanza in cui i corridori mangiano, le loro foto si seguono, si sovrappongono, si intrecciano.

«La sua carriera – continua Nibali – lo ha portato a fare la scelta di diventare un super gregario, super davvero. Le cose cambiano con addosso la pressione di dover vincere, ma lui è arrivato qui con una grandissima condizione e so bene come si era preparato, perché eravamo insieme sul Teide. Lassù ci siamo incrociati più di una volta ed è sempre stato un farsi battute, su quanto fossimo tirati o quanto andassimo forte…».

Varie volte insieme in nazionale: qui Ponferrada 2014, debutto di Cassani
Varie volte insieme in nazionale: qui Ponferrada 2014, debutto di Cassani

La sua visuale

Le loro strade si erano incrociate alla Liquigas, poi nuovamente nel 2019, per un solo anno, quando Nibali lo volle con sé al Team Bahrain, nel dopo Bmc dalla quale Damiano non sarebbe andato più via.

«Ogni corridore – prosegue Nibali – ha la sua visione delle cose. Vanotti era in un certo modo, Agnoli in un altro. Damiano ha la sua visuale. Si vedeva più come uomo a disposizione di un capitano che nei panni che veste oggi. Non aveva problemi a rimboccarsi le maniche, ma ci ha sempre messo il suo contributo e fui uno dei primi a impuntarsi perché lo prendessimo nella squadra in cui ancora corre».

Al Tour del 2016 si parla delle imminenti Olimpiadi di Rio
Al Tour del 2016 si parla delle imminenti Olimpiadi di Rio

La Sicilia che ce la fa

Ma questo Giro non è una sorpresa e Vincenzo lo dice chiaramente. «Non saprei cosa consigliargli per il futuro – dice – perché sono scelte personali, se provare a correre da leader o continuare allo stesso modo di sempre. Una cosa però posso dirla: dopo questo Giro, Damiano ha capito di avere un grande potenziale. E non è la prima volta che lo fa vedere. Al Giro del 2019 andò anche fortissimo. Si prese la febbre nella tappa di Terracina. Veniva alle corse coperto di tutto punto, poi quando la febbre passò, nel finale andò fortissimo. Magari pubblicamente non l’ho mai ringraziato abbastanza, ma lo feci in privato. Visse giornate difficili e le superò pensando a me. Guardi la tappa di ieri e ti commuovi, perché è la faccia della Sicilia che ce l’ha fatta. E ogni volta è bellissimo…».

Al Giro del 2019 sta male nelle prime tappe, poi diventa un riferimento sulle montagne
Al Giro del 2019 sta male nelle prime tappe, poi diventa un riferimento sulle montagne

Tanto da fare

Il resto sono saluti, la spiegazione della caduta verso Sega di Ala, il polso che non fa più male e la possibilità fra stasera e domani di fare il vaccino.

«Ma non ditemi che è l’ultimo giorno di scuola – ride – vorrei fare ancora qualcosa quest’anno…».

Poi si alza e si avvia nuovamente verso il pullman, dopo una strizzata d’occhio a Rachele. Ancora poche ore e anche il suo decimo Giro d’Italia finirà in archivio. Tokyo è meno lontana di quanto si pensi, Cassani verrà presto a parlare. Forza Squalo!

Nonno Turi e quelle lacrime per suo figlio Damiano

29.05.2021
3 min
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Nonno Turi, così lo chiama il piccolo Oscar, se ne è andato in campagna, dove il telefono non prende. C’è solo internet. La tappa di suo figlio Damiano l’ha vista dal divano di casa e non deve essere stato facile tenerlo a bada.

«Ho sfasciato due sedie e un piccolo tavolino – ammette con la voce che gli trema – ma sarò ben contento di ricomprarli. E’ una soddisfazione enorme. Adesso hanno capito quanto vale Damiano, una vittoria che ci voleva. Mio figlio è un duro e non è vecchio. Lo vedranno».

Ragusa sta impazzendo per il ciclismo. Se prima nessuno se ne interessava, al di fuori degli appassionati, adesso anche il sindaco Cassì si è fatto prendere dalla febbre e ha illuminato il Municipio di rosa.

Da ieri sera, il Comune di Ragusa è illuminato di rosa: la città impazzita per il Giro
Da ieri sera, il Comune di Ragusa è illuminato di rosa: la città impazzita per il Giro

Un uomo retto

Nonno Turi l’hanno citato da tutte le parti, soprattutto il 23 maggio scorso, nella ricorrenza della morte del giudice Falcone. Salvatore Caruso faceva parte della sua scorta anche prima, quando venne trovata la bomba nella casa dell’Addaura, ma a lui non piace troppo parlarne. Di una cosa però va fiero: quando si parla di Damiano come di una brava persona.

«Sono fierissimo dei miei figli – dice Salvatore, in apertura con Damiano e Federico – hanno valori morali alti rispetto alla media. Avete visto il gesto che ha fatto con il compagno? Quello si chiama rispetto. Per Damiano la famiglia è tutto e vi do per certo che per restare a vivere a Ragusa, ci ha rimesso una barca di soldi. Ma lui sa che quando è via, sua moglie e i suoi figli sono in famiglia. Quando vede le foto di Oscar, suo figlio, che gioca con nonno Turi, lui è tranquillo. E Oscar è innamorato di me, perché lo faccio giocare e fare le capriole…».

Puntare in alto

Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato di sua nuora Ornella (la moglie di Damiano), ma anche il padre è per Caruso un bel punto di riferimento.

«Se la tappa va bene – sorride Salvatore – chiama lui, se va male chiamo io. Per quello non vado alle corse, perché gli metto ansia. Quaggiù abbiamo vissuto il Giro molto intensamente. Lo abbiamo visto caricarsi di questa responsabilità. Quando è caduto Landa, ci siamo sentiti e mi ha detto che non sapeva se puntare a una tappa o a provare la classifica. Io non ho avuto dubbi e gli ho detto di puntare in alto. E oggi ha vinto da campione».

Il ringraziamento a Pello Bilbao dà la misura dell’uomo (immagini tv)
Il ringraziamento a Pello Bilbao dà la misura dell’uomo (immagini tv)

«Non mi staccano più»

Nonno Turi è in campagna perché ha voglia di stare da solo. E sul finale del Giro ha chiaramente il punto di vista di un padre.

«Io credo che Bernal abbia paura di lui – dice – l’avete sentito come ci scherzava? Damiano andrà forte anche nella crono, lui quando ha la testa giusta è un toro. Vi ricordate la crono dell’ultimo Tour? Sapete quando gli è scattata la molla? Dopo Montalcino. Quella sera mi ha chiamato e mi ha detto: “Papà, non mi stacca più nessuno!”. Così siamo andati avanti una tappa dopo l’altra. E vi confesso che oggi ho pianto, io che non piango mai. E’ la terza volta. La prima quando è nato Damiano. La seconda quando è nato suo fratello Federico. E poi ho pianto anche oggi. Grazie della telefonata (la voce si increspa, ndr), adesso vorrei stare ancora un po’ da solo…».

Caruso, follia, intelligenza e un giorno da campione

29.05.2021
6 min
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Guardalo in faccia, hai visto che grinta? Mancano 200 metri al traguardo, si abbassa sul manubrio e ha in faccia un ghigno di rabbia che non si vedeva da un pezzo. Oggi più che mai sta correndo per Damiano, oggi è tutto per sé. E’ un tardo pomeriggio sui monti fra l’Italia e la Svizzera e la sensazione di aver vissuto una giornata indimenticabile è chiara a tutti i presenti. In sala stampa è scattato l’applauso, come non accadeva da tempo. Guardalo in faccia, hai visto che grinta? E che splendida follia è stato il suo attacco?

Un giorno in alta quota sulle Alpi fra la Svizzera e l’Italia
Un giorno in alta quota sulle Alpi fra la Svizzera e l’Italia

Per Battaglini

«Lo so io quanto ho lavorato in questi anni per essere qui – dice – niente nasce per caso. Ho pensato a mille cose. Alla fatica di tre settimane. Al lavoro dei compagni. Al sogno che si realizzava. Ho pensato a Mauro Battaglini e al fatto che volevo dedicargli la vittoria come aveva fatto Bettiol. Sarebbe stato già contento del podio, con la tappa l’abbiamo mandato in estasi. Sono l’uomo più felice della terra».

In cima al passo Spluga si muovono i Dsm: Bilbao e Caruso in scia. Mossa vincente o follia?
In cima al passo Spluga si muovono i Dsm: Bilbao e Caruso in scia. Mossa vincente o follia?

Au revoir, Bardet

Guardalo in faccia, hai visto che grinta? Accelera ancora e questa volta il dannato francese si siede. Poveretto Bardet, non se lo merita proprio, ma quando uno sta sempre a ruota e ti dà la sensazione di volersene approfittare, ogni centimetro che si apre fra le ruote è una promessa di giustizia. E a due chilometri dall’arrivo il divario si amplia, Bardet si siede e Damiano vola via.

Bardet resta a ruota, non dà cambi: starà facendo il furbo?
Bardet resta a ruota, non dà cambi: starà facendo il furbo?

Follia e intelligenza

«Non c’era niente di pianificato – racconta – certe volte le cose nascono così e ci vuole un pizzico di follia e di intelligenza. Quando abbiamo visto che quelli del Team Dsm si erano portati davanti sul Passo Spluga, ho detto a Pello di venire con me davanti, che stava per succedere qualcosa. L’ho incitato per tutta la tappa e mentre lui tirava, pensavo che se qualcosa fosse venuto, sarebbe stato per merito suo. Chissà che cosa avremmo potuto fare se fossimo rimasti in cinque. Il 70 per cento di questa vittoria è suo. Alla fine ho deciso di dare tutto, per non vanificare il lavoro del mio compagno».

Binari contorti

Guardalo in faccia, visto che gioia? Sta in piedi in mezzo alla strada, mentre quelli della squadra lo abbracciano. Sul traguardo ha scosso il capo e mentre guarda verso l’arrivo è come se nei suoi occhi si stesse ricomponendo la scena. Caruso Damiano, siciliano di 33 anni, sta esattamente dove tutti credevamo potesse arrivare quando passò professionista. La vita ha binari che a volte si aggrovigliano e ogni bivio rischia di diventare decisivo. Damiano queste cose avrebbe potuto farle prima, ma prima non aveva la testa sgombra come ci ha raccontato qualche giorno fa. Cosa sarebbe cambiato se non avesse rinnovato il contratto con la Liquigas e fosse andato subito alla Bmc?

A 2 chilometri dall’arrivo, Damiano molla Bardet e va via da solo. La follia inizia a prendere forma
A 2 chilometri dall’arrivo, Damiano molla Bardet e va via da solo. La follia inizia a prendere forma

Oggi campione

«Da domani – dice – non diventerò mica un super vincente… Ma queste tre settimane mi hanno insegnato tanto, ho acquisito consapevolezza di quello che posso fare. Quando è caduto Landa, non sapevo che cosa fare. Poi qualcuno mi ha spinto a puntare in alto, a vincere una tappa e soprattutto a fare classifica. Ho corso per vincere, siamo corridori professionisti pagati per fare risultato. E io mi reputo un ottimo professionista, perché non ho mai vinto da campione. Eppure oggi ho avuto la mia giornata da campione».

Prima vittoria di tappa al Giro per Damiano Caruso e 2° posto più solido
Prima vittoria di tappa al Giro per Damiano Caruso e 2° posto più solido

Un grande cuore

Guardalo in faccia, visto gli occhi lucidi? Le emozioni sono come il battito del cuore quando sei fuori soglia. Pulsano vorticosamente, poi lentamente iniziano a posarsi e ricominci a respirare. E Damiano adesso, seduto su questa sedia che profuma di vittoria, sta pensando a tutti coloro che oggi e negli ultimi giorni hanno tirato per lui. Si commuove, perché per essere Damiano Caruso servono certamente delle grandi gambe, ma soprattutto serve il suo grande cuore. E oggi che il mondo del ciclismo si sta accorgendo di lui, lui ricorda chi c’è sempre stato e lì si ferma. Giusto così.

Al centro della strada, lentamente Caruso si rende conto della vittoria
Al centro della strada, lentamente Caruso si rende conto della vittoria

Svolta a Montalcino

«La gente sulla strada – dice – è stata stupenda oggi e per tutto il Giro. Sento che mi vogliono bene, forse perché ho sempre cercato di essere una persona corretta. Sono cresciuto con i miei valori e li ho portati avanti nel tempo. Prima di essere un ciclista, mi piace pensare di essere un uomo e una persona perbene. Quei gesti sul traguardo erano il modo di ricordare Mauro, mio padre e mia madre, mia moglie, i mei figli. Ho vissuto la prima parte della carriera in modo più tranquillo, ma questa volta mi sono lanciato nella sfida che è stata soprattutto una sfida per me stesso. Ho cominciato a sentire fiducia dopo la tappa di Montalcino, perché ero abbastanza convinto che mi avrebbero staccato. Da quel giorno ho cominciato a chiedermi: “Perché accontentarsi? Provaci, sogna in grande. Male che vada tornerai a essere il Caruso di prima. Perché non fare sogni impossibili?”. Per me questo Giro potrebbe finire anche qui».

L’attacco ha spiazzato Yates, che puntava al secondo posto invece perde 51″
L’attacco ha spiazzato Yates, che puntava al secondo posto invece perde 51″

Continua a sognare

Guardalo in faccia, visto che grinta? Gli occhi si riaccendono. Bene i valori e bene anche le dediche, ma perché non fare sogni impossibili? La crono di domani è lunga, Bernal dà la sensazione di temerla. Lo scorso anno, nel folle Tour di Pogacar e della rimonta su Roglic, Damiano fu settimo nell’ultima crono. E anche allora aveva negli occhi il fuoco.

Crono a tutta

«E infatti domani darò tutto – dice – non voglio fare calcoli, guardare tempi e numeri. Voglio godermi ogni minuto, dalla prova percorso al riscaldamento. Voglio godermi ciascuno di quei 30 chilometri. Domani per me sarà una giornata speciale, una grande chiusura. Certo che darò tutto. Il Giro non finisce stasera, teniamolo aperto fino a domani…».

Egan non abbocca, ma adesso Yates “punta” Caruso

28.05.2021
4 min
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Stavolta gli schiaffi di Yates hanno fatto meno male che a Sega di Ala, ma gli hanno reso la vittoria di tappa. Per questo il britannico in cima a questo monte così verde ha il sorriso dei giorni migliori. Chissà, forse è stato davvero il sole a dargli la forza per attaccare a 6,4 chilometri dall’arrivo. Ora dice che l’ha fatto per la tappa, ma il piano era ben più ambizioso e consisteva nel misurare la temperatura a Bernal. Questa volta però Egan è stato gelido nel reagire e l’attacco di Yates si è molto ridimensionato. Anche se ora il britannico punta dritto al secondo posto di Caruso.

Nella fuga del mattino un brillante Aleotti: il “ragazzino” ha grande recupero
Nella fuga del mattino un brillante Aleotti: il “ragazzino” ha grande recupero

Avvio faticoso

Che cosa sia successo fra il Tour of the Alps e l’inizio del Giro non è chiaro e magari neanche c’è tanto da spiegare.

«Sono arrivato al Giro con una buona forma – dice il capitano del Team Bike Exchange – poi ho cominciato a perdere terreno qua e là, soffrendo anche il freddo. Ho avuto male alla gamba destra e anche problemi di torcicollo. La verità è che in una corsa di tre settimane non puoi permetterti di lasciare troppo tempo per strada, per cui forse è vero che la condizione sia arrivata in ritardo e proprio per approfittarne domani cercheremo di fare il massimo, ma sarà difficile, perché il distacco è ancora grande».

Yates è partito da solo a 6,4 chilometri dall’arrivo: uno scatto notevole e ora punta alla rosa?
Yates è partito da solo a 6,4 chilometri dall’arrivo: uno scatto notevole

Caruso in trappola

Oggi alla sua trappola ha abboccato Caruso e nel sentirlo parlare dopo l’arrivo, mentre ammetteva con la solita onestà l’errore, ci si è stretto il cuore. I 20 secondi che li dividono sono davvero poca cosa e domani sarà un altro giorno duro, con la crono di domenica che sulla carta potrebbe favorire Damiano, ma di solito nell’ultima settimana premia le forze più fresche.

«L’ho fatto per le persone cui l’ho promesso – ha detto il siciliano – non potevo lasciarlo andare. Lo devo a me stesso e chi mi ha chiesto di provarci. Onore a Yates che oggi in salita è stato il più forte. Io andrò avanti una tappa alla volta e domenica tireremo le somme».

Sarà per averne letto l’intervista poche ore fa, nel sentirlo parlare abbiamo immaginato gli occhi lucidi di sua moglie Ornella e pensato che domani saremo tutti al suo fianco spingendolo col cuore.

Questa volta Caruso ha risposto allo scatto di Yates che minacciava il 2° posto e ha pagato…
Questa volta Caruso ha risposto allo scatto di Yates che minacciava il 2° posto e ha pagato…

Sfida in alta quota

A Yates ridono gli occhi e basta poco per ricordare la sfortuna che l’ha colpito negli ultimi mesi e come la vittoria sia il balsamo migliore.
«Sono davvero contento – dice – la squadra ha fatto un lavoro fantastico oggi, ha davvero controllato l’inizio, ha lavorato molto e sono riuscito a finirlo, quindi sono davvero molto felice. Ho visto che i ragazzi di Ineos erano felici di scandire il tempo e ho avuto la sensazione che mi avrebbero lasciato andare oggi. Non appena ho attaccato, ho visto che avevo pensato giusto, quindi ho provato a dare tutto gas, anche se la tappa non è stata dura. Loro però si sono confermati fortissimi e questo per la tappa di domani rende tutto più complicato. Sarà molto dura, di nuovo in alta quota. Vedremo cosa posso fare, sto facendo del mio meglio..».

La vittoria basterà a Yates o domani proverà ancora? Punta al 2° posto
La vittoria basterà a Yates o domani proverà ancora? Punta al 2° posto

Giro, mon amour

Il Giro gli si attaglia alla perfezione, peccato che spesso sia lui ad essere fuori sincro.

«Il Giro – dice – lo guardavo in televisione quando ero più piccolo. Vedevo le immagini dei tapponi di montagna. Mi piacciono i percorsi, mi piace il cibo, mi piace la gente che ha grande passione. C’è un solo modo per riaprire questa corsa ed è attaccare da lontano, ma Ineos ha una grande squadra e io dovrò capire come staranno le mie gambe. Di certo darò il 100 per cento. E poi si vedrà…».

Il Giro di Ornella, volume a tutta, faccende e famiglia

Giada Gambino
28.05.2021
4 min
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A Ragusa splende il sole e fa tanto caldo. Ornella prende un gelato con i suoi bimbi Oscar e Greta che sono avvolti da un clima di felicità e gioia in parte inaspettata, ma quando si tratta di papà Damiano Caruso tutto è possibile…

I giorni prima di una partenza per un grande Giro…  

Sono particolari! Cerchiamo di fare il più possibile insieme ai bambini; pesa più a loro che a me.  Io ormai – riflette Ornella – sono abituata a questo ritmo frenetico: c’è, non c’è, sta una settimana poi va via dieci giorni, sta due giorni e va via due mesi. Nei giorni pre partenza stiamo tutti insieme, con i genitori, gli amici: non ci facciamo mancare nulla, questo gli serve anche per avere un po’ di carica quando sta lontano da casa. 

Caruso è professionista dal 2009, è nato nel 1987
Caruso è professionista dal 2009, è nato nel 1987
Il suo essere (teoricamente) un gregario.  

Non è un compito da niente, è molto importante: è l’ultimo uomo del capitano. Ha dimostrato di saper superare qualsiasi situazione, finché ha le forze c’è sempre. Per fare un lavoro del genere oltre le gambe ci vuole tanta testa.  A lui va bene questo compito, lo gratifica, certo però… quando arriva una vittoria è ancora più bello. 

Quando, improvvisamente, è diventato capitano della Bahrain Victorious in questo Giro d’Italia…

Abbiamo condiviso lo stesso pensiero: era già in classifica, doveva pensare a quella, nel caso in cui fosse andata male… avrebbe puntato ad una tappa. Solo lui sa fin dove può arrivare e cosa può fare; da casa possiamo solo tifare, ma purtroppo non siamo lì a fargli da gregari, anche perché non saremmo abbastanza forti, non abbiamo le sue gambe (sorride, ndr).

Quando vi sentite?

La mattina prima della tappa e dopo, ma non subito dopo, so che ha tante cose da fare e non voglio disturbarlo. Quando va a letto, dedica cinque minuti a me e ai bimbi. 

Cercate di motivarlo?

No, parliamo di tutt’altro; principalmente di cosa hanno fatto i bambini durante la giornata. Nonostante stiamo insieme da tantissimi anni… non è che ne capisca tanto di ciclismo (ride, ndr), il fatto che vada forte in salita lo sanno tutti, lo sa lui e non ha bisogno di sentirsi dire questo da me

Suo figlio Oscar ora ha 6 anni (foto Instagram)
Suo figlio Oscar ora ha 6 anni (foto Instagram)
Quando è tornato a casa con quel baffo… 

L’ho guardato e gli ho detto: «Tu sei pazzo!». Spesso fa delle scommesse con i suoi amici, i quali credono che determinate cose non le faccia, ma siccome è un po’ matto accetta tutte le sfide. Poi, però, l’ho guardato nuovamente e ho esclamato: «Dai… un po’ mi piaci!». E siamo scoppiati a ridere. Il tutto è partito come uno scherzo, ci abbiamo scherzato su, anche noi ragazze ci siamo disegnate il baffo finto e gli abbiamo inviato le foto… se gli ha portato fortuna? Questo lo lascio decidere agli altri. 

Oscar… 

Lo segue un po’ in televisione, ha sei anni, non capisce bene tutto quello che sta succedendo nel particolare. Sa che suo papà è in televisione, che è bravo, sa che è il suo lavoro e che lo porta lontano da lui. Però, naturalmente, si distrae facilmente, la corsa non lo riesce ad intrattenere molto. Gli piace di più quando il suo papà è a casa, va ad allenarsi e quando torna giocano insieme

Come descrivi tuo marito? 

Damiano è una persona molo molto umile, dà tanto, fa tanto per gli amici, ma è testardissimo. Quando si mette in testa una cosa la deve raggiungere per forza, non dice mai: «No, non posso farcela». Lui dice sempre a noi che non c’è niente di impossibile, ma che possiamo riuscire in tutto.  

Con sua moglie Ornella: restare a Ragusa è una scelta nel pieno interesse della famiglia
Con sua moglie Ornella: restare a Ragusa è nel pieno interesse della famiglia
Come stai vivendo queste tappe del Giro? 

Guardo tutte le tappe dal Villaggio di partenza sino all’arrivo. Ovviamente non sto sei ore davanti alla televisione, la metto a tutto volume, faccio qualcosina a casa e mi distraggo anche un po’

Quando Bernal ha iniziato a soffrire e Damiano era lì, solo, che provava a staccarlo… 

Ero felice per lui e per come sta affrontando la situazione. Il momento di crisi ci sta per tutti, sono già alla terza settimana, sono stanchi. In quel momento ero emozionata, un cedimento ci può stare: fa parte del gioco. Testa, cuore e gambe… in alcuni momenti servono tantissimo. 

Hai mai pensato di fare ciclismo? 

Sinceramente… no! Come dice Damiano, sono l’antisportiva per eccellenza. In realtà, anni fa mi ero fatta comprare una bicicletta, ci sono uscita tre volte e poi ho scoperto di essere incinta di Oscar e l’ho posata. Questa è stata la mia carriera ciclistica (ride, ndr)! Preferisco farmi una passeggiata al mare. 

Cosa diresti a Damiano in questo momento?

Ho sempre creduto in lui, sono fiera di lui e di ciò che ha raggiunto oggi. Per me è già una vittoria, comunque andrà sono già soddisfatta. Gli auguro il meglio… (Ornella si emoziona e la voce quasi trema, ndr). Sa quanto vale e sa cosa fare. 

Artuso: «Il Caruso del Giro, nato dopo la Sanremo»

27.05.2021
4 min
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L’Italia si sta raccogliendo sempre di più attorno a Damiano Caruso. Il siciliano ci sta facendo sognare con le sue prestazioni, tanto più dopo l’exploit di ieri verso Sega di Ala in cui ha rintuzzato la maglia rosa di Bernal e gli ha anche dato tre piccoli, ma chissà se anche preziosi, secondi. Con il preparatore della Bahrain-Victorious, Paolo Artuso, parliamo proprio delle prestazioni di Damiano.

A Sega di Ala Damiano non ha risposto agli scatti e alla fine ha rintuzzato Bernal
A Sega di Ala Damiano non ha risposto agli scatti e alla fine ha rintuzzato Bernal
Paolo, ma è vero che Caruso non è mai andato così forte? Tra le voci che girano sul suo conto c’è anche questa…

No, però sta bene. E’ sui valori dello scorso anno al Tour de France. E’ molto simile anche per quel che riguarda il peso e la percentuale di massa grassa. Solo che vediamo che va forte perché al Giro d’Italia fa lo sforzo in momenti differenti rispetto al Tour dell’anno scorso. Lì correva in appoggio e magari faceva delle tirate a 15-10 chilometri dall’arrivo. Qui le fa nel momento clou della gara.

Però non dovendo partire con i gradi di capitano, ci sta che Damiano non abbia fatto certi tipi di lavori? Ci riferiamo a quelli più esplosivi, che danno brillantezza.

Damiano era qui per Mikel Landa, ma la preparazione sarebbe stata la stessa. Anche nel caso fosse stato leader non sarebbe cambiato nulla. Ha lavorato come Mikel, come un capitano.

Beh, meglio così! Almeno anche Damiano non ha chissà quali tarli nella testa…

Io dico che abbiamo lavorato bene. Abbiamo fatto due alture, una a febbraio e una ad aprile. Credo che la scelta vincente sia stato lo stop di otto giorni dopo la Sanremo.

Il siciliano impegnato sul Giau
Il siciliano impegnato sul Giau
In quella settimana Caruso non ha pedalato per niente?

Magari qualche uscita l’ha fatta, ma solo se ne aveva voglia. Era libero. L’obiettivo era recuperare e lui si è ben gestito. E poi nel secondo ritiro sul Teide abbiamo lavorato alla grande. Siamo andati in progressione con i carichi e abbiamo fatto la rifinitura al Romandia, cosa che è un po’ naif se si sta preparando il Giro. 

Perché siete andati al Romandia allora? 

Abbiamo optato per questa scelta anomala poiché Damiano voleva una soddisfazione personale. Al Romandia sarebbe stato il leader e lì, pur essendo appena sceso dall’altura e quindi non all’apice della forza, ha chiuso 9° nella generale. In quelle condizioni scattano energie positive a livello mentale. Damiano ne è uscito più sereno e tranquillo. Aveva la certezza di aver lavorato bene.

E la testa conta molto…

Sì, poi all’Uae Tour magari non si è visto ma nella prima tappa è caduto a 60 all’ora, il giorno dopo c’era la crono e ne ha risentito. Alla Tirreno ha perso terreno per un problema meccanico in un momento sbagliato ed era comunque in appoggio a Landa. E poi abbiamo curato bene tutto, anche l’alimentazione. Qui al Giro le cose sono cambiate dopo Ascoli. Quando piano piano gli abbiamo parlato e lo abbiamo iniziato a far ragionare e a far correre da leader, in seguito alla caduta di Landa.

Correre da leader…

Sì, ha smesso di fare avanti e dietro dall’ammiraglia, a guardare tutto e tutti. Quelle mansioni sono passate a Valls. In tal senso la vittoria di Mader il giorno dopo il ritiro di Landa ha aiutato molto la squadra ad alleggerire la pressione per aver perso il leader appunto.

Verso San Giacomo (Ascoli) è scattato, anche nella sua testa, un altro Giro per Caruso
Verso San Giacomo (Ascoli) è scattato, anche nella sua testa, un altro Giro per Caruso
Nel giorno di riposo Caruso è andato a scalare un duro passo come il San Pellegrino: perché?

Perché volevo che facesse un po’ di fatica. La tappa di ieri all’inizio era in discesa e le salite c’erano nel finale, non volevo perdesse il ritmo e così ha fatto 10′-15′ con dei lavoretti fino a toccare il fuori soglia in salita per riattivare il metabolismo, ma senza stancarsi, giusto pochi secondi. In tutto ha fatto un’ora e mezza. Eravamo a Canazei: 18 chilometri per andare a prendere il San Pellegrino, il passo che era di 13 chilometri e siamo rientrati. In cima si è ben coperto perché iniziava a piovere, a fare freddo.

Se aveste saputo che sarebbe stato capitano quindi non avreste cambiato nulla nella preparazione?

No, come ripeto abbiamo lavorato bene sotto ogni aspetto: crono, alimentazione, programma di lavoro. Damiano è tranquillo e piano piano ha iniziato a crederci. E poi abbiamo una posizione mentale buona: Bernal è “irraggiungibile” e sugli altri abbiamo un piccolo gap di vantaggio.

Facciamo del fantaciclismo: con quanto distacco dovrebbe arrivare a Milano Caruso da Bernal?

Beh, considerando che Damiano può dargli un secondo al chilometro, dico 30”. Ma attenzione perché Bernal non va piano contro il tempo. Ce lo ricordiamo quando in un Giro di Svizzera rifilò 20” a Dennis che era ancora con noi.

Bernal e Caruso, una difesa per due

26.05.2021
4 min
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Bernal e Caruso si sono ritrovati insieme nei chilometri finali della salita e forse a un certo punto si sono guardati negli occhi e hanno capito che tanto valeva arrampicarsi insieme fino in vetta e rimandare tutto a venerdì. Erano insieme anche quando Yates ha cominciato a scattare, ma mentre la maglia rosa si è messa a rispondere agli scatti, il siciliano si è lasciato sfilare, si è messo in difesa ed è andato su con il suo passo. Un gran passo, se è vero che ha perso solo 50 secondi e a un certo punto è rientrato su Bernal e con un po’ di cinismo in più avrebbe persino potuto provare a staccarlo.

Caruso col sorriso

«E’ stata una delle tappe più dure di questo Giro – dice Caruso sorridendo – l’ultima ora e mezza l’abbiamo fatta a tutto gas, specialmente l’ultima salita è stata durissima. Come mi aspettavo, Yates ha attaccato e ha fatto il vuoto, ma io stavo bene e ho preso il mio ritmo fino all’arrivo. Alla fine il distacco non è stato così grande. In ogni caso, non potevo seguirlo e non avevo altre opzioni che andare del mio passo. Quando ho visto la maglia rosa soffrire come me, il morale è cresciuto, perché ho pensato che allora era duro per tutti…».

Damiano Caruso ha gestito con freddezza e lucidità il finale, tenendo il 2° posto
Damiano Caruso ha gestito con freddezza e lucidità il finale, tenendo il 2° posto

Mal di schiena?

Bernal si è piantato e onestamente un po’ ce l’aspettavamo, difficile dire perché. Sarà che lo avevamo visto da vicino riprendere fiato sullo Zoncolan ed era parso che per respingere Yates avesse fatto una fatica oltre ogni limite. Oppure perché questo tipo di arrivo avrebbe messo a dura prova la sua schiena più di quelli visti finora. Quando Yates ha affondato davvero il colpo, Egan ha ceduto e non sembrava in grado di imprimere forza nei pedali. Il primo pensiero è andato alla schiena, perché era evidente che gli eventuali dolori sarebbero venuti fuori sulle salite lunghe e ripide, che costringono la schiena a contrastare per un lungo tempo la spinta delle gambe. Chiaramente la maglia rosa si è guardata bene dal fare una simile ammissione, che sarebbe benzina sul fuoco dei rivali, ma qualcosa oggi non ha funzionato.

Bernal sapeva che Caruso stava tornando, per questo si è messo in difesa
Bernal sapeva che Caruso stava tornando, per questo si è messo in difesa
Che cosa è successo?

Ho sbagliato a rispondere allo scatto di Yates e per fortuna ho avuto accanto Martinez, che mi ha scandito il passo e mi ha pure incoraggiato (foto di apertura). Forse se come Yates avessi visto la salita sarebbe cambiato qualcosa, avrei mollato prima, mi sarei messo in difesa e avrei limitato il distacco negli ultimi 2,5 chilometri, ma non si può avere il tempo di provarle tutte. Poteva andare peggio, tutto sommato mi sono salvato bene.

Yates adesso ti fa paura?

Lo dico dal primo giorno che mi fanno paura tutti, non sottovaluto nessuno. Il Giro è una corsa imprevedibile, voglio essere tranquillo e concentrato. Devo gestire bene la corsa, perché si è visto oggi che se qualcuno ha gambe, può fare la differenza.

Per la prima volta i tuoi avversari hanno visto che non sei imbattibile…

Mi fa piacere sentirmi dire che sono il più forte in salita, ma non ci ho mai creduto. Già ieri avevo detto che avere un buon margine mi avrebbe permesso di stare tranquillo casomai avessi avuto una giornata storta ed eccola arrivata. Nessuno è imbattibile, neanche io. In questi momenti in cui si soffre, però, si vede la grinta dei corridori. Non sarebbe bello vincere facilmente. Bisogna essere onesti e dire che oggi sono stati più forti gli altri.

Caruso è rientrato sulla maglia rosa e Martinez, i tre si aiutano
Caruso è rientrato sulla maglia rosa e Martinez, i tre si aiutano
Hai avuto paura di crollare?

Yates ha fatto un paio di scatti davvero forti e ho sbagliato a seguirlo, c’era tanta pendenza e sono andato fuorigiri. Quando poi vai sopra al tuo ritmo, serve tempo per recuperare, ma su quelle pendenze è dura. In più dovevo tirare il fiato perché sapevo che sarebbe arrivato Caruso. Se mi avesse staccato, non avrei risolto un bel niente.

Mal di schiena o giorno di riposo che ha lasciato delle tracce?

Non so dire se sia stato il riposo, anche se può capitare. Gli scatti di Yates sono stati importanti, quindi magari non sarei riuscito a seguirlo anche se fossi stato bene. Bisogna essere onesti, Simon ha vinto perché era il più forte. Ma ho anche pensato che non fosse poi così vicino in classifica. Ho ancora un buon margine e il Giro è ancora lungo».

Il Giro di Caruso, leader (non) per caso

14.05.2021
4 min
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Accadde già al Tour del 2017, quando Richie Porte si schiantò nella discesa del Mont du Chat scendendo su Chambery e Caruso si ritrovò orfano del capitano e leader della Bmc. Ne uscì con l’11° posto finale strappato coi denti e forse fu proprio lì che il ciclismo iniziò ad accorgersi di lui. Poi successe anche nel 2018, perché Porte tendeva a cadere spesso. Ma in quel caso Damiano lasciò stare la classifica e si dedicò alle tappe, centrando un 4° posto sul San Bernardo e il 5° a Mende. 

Rispetto a quella prima volta, la situazione è diversa per due motivi. Il primo è che allora Damiano aveva già 2’35” di ritardo da Froome. Il secondo è che nel 2017 non aveva la stessa consapevolezza di oggi e non è poco. Parliamo con lui dopo i massaggi e dopo la seduta dall’osteopata, a capo dell’aspra giornata sui Sibillini. A San Giacomo, il siciliano è arrivato al 6° posto: 25” dietro Mader. Mentre la classifica lo vede ora 7° a 39” da Attila Valter in rosa.

Peyragudes, Tour 2017: Aru prende la maglia gialla, Caruso sale dalla 16ª alla 14ª posizione
Peyragudes, Tour 2017: Aru maglia gialla, Caruso sale in 14ª posizione

Damiano ha il tono bello brillante, malgrado la faticaccia. La stellata nel cielo marchigiano fa pensare che domani (oggi per chi legge, ndr) sarà bello.

La storia si ripete?

E’ diverso, ma certo è una situazione che conosco. Sicuramente questa volta è successo in un momento in cui non ho speso nulla più di quello che serviva. Per come si era messa la corsa, è come se avessi corso per me, quindi la condizione è buona e penso che crescerà giorno dopo giorno. Ero qui per Mikel e sarei stato orgoglioso di aiutarlo a vincere il Giro.

Quindi ti aspettavi di arrivare così bene in cima a San Giacomo?

E’ stato un buon test. In finale mi sono guardato intorno ed ero in salita in mezzo ai migliori. Sarà tutto da scoprire, ma sono benvoluto dai miei compagni e avrò il loro appoggio. Dopo la caduta di Landa, ci siamo parlati chiaro. Ognuno avrà le sue chance, non voglio che qualcuno ne sia privato per difendere me. Ma sia pure a rotazione, gli altri saranno a mia disposizione. Insomma, me la gioco.

Caruso è nato nel 1987 ed è professionista dal 2009
Caruso è nato nel 1987 ed è professionista dal 2009
Volpi ha parlato della necessità, soprattutto per i più giovani, di accettare la caduta del leader…

Noi l’abbiano visto accadere altre volte, ma ugualmente è una cosa da metabolizzare. Quella sera, a margine dello scoramento, eravamo sollevati perché Mikel non ha avuto niente di grave. La clavicola è poca cosa. Ma lo stesso vederlo lì per terra… Sono immagini che rimangono nella mente, soprattutto dei più giovani. Bisogna spiegargli come uscirne.

E’ diverso dal 2017 perché sai di poterlo fare?

Da un anno e mezzo sto vivendo il momento più bello della mia carriera. Mi sono liberato dalle pressioni, dall’ansia di prestazione. Mi sento abbastanza competitivo. Non sono il più forte in salita, ma posso stare con loro. Non sono il più veloce in certi arrivi, ma posso buttarmi in mezzo. Non sono un cronoman, ma posso fare delle belle crono (a Torino ha fatto meglio di Yates, Nibali e Bernal, ndr). Non sono l’ultimo, insomma. E il mio punto di forza è la tenacia, è questa la mia vera forza

A Sestola nel gruppo dei migliori, mentre Landa aveva attaccato
A Sestola nel gruppo dei migliori, mentre Landa aveva attaccato
Cosa si può dire del percorso che ancora vi aspetta?

Il Giro è sempre impegnativo. Ci aspettano tappe esigenti e il duro ancora deve venire, lo so bene. Non mi voglio montare la testa. L’importante sarà restare in salute e non commettere errori banali

E pensare positivo…

E’ tutto guadagnato. Nessuno mi sta chiedendo la luna, la squadra non fa pressioni. Caduto Landa, mi hanno detto: «Vai e divertiti. Quello che verrà, lo porteremo a casa».

Caro Volpi permetti due parole su Landa?

06.05.2021
6 min
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Mikel Landa, Pello Bilbao, Damiano Caruso… basterebbero questi tre nomi per rendere importante il parterre di una corsa e invece sono tre degli otto uomini che la Bahrain Victorious ha deciso di schierare al Giro d’Italia.  Il loro direttore sportivo, Alberto Volpi sta per partire proprio alla volta di Torino. Ultime cose da sistemare in valigia e poi il tecnico lombardo raggiungerà il capoluogo piemontese. E’ il momento giusto per ragionare su quanto si è fatto.

Alberto Volpi (59 anni) è il diesse della Bahrain Victorious
Alberto Volpi (59 anni) è il diesse della Bahrain Victorious
Alberto, avete uno squadrone…

Abbiamo una buona squadra. Se siamo stati anche uno squadrone ve lo dirò al via della crono di Senago l’ultimo giorno. Però sì: abbiamo la consapevolezza di avere gli uomini giusti per qualsiasi terreno e per qualsiasi tipologia di corsa venga fuori. Poi si sa: è la strada a dare i giudizi.

Mikel Landa è il vostro capitano. Questo Giro per lui sa molto di “adesso o mai più”. Probabilmente se si guarda agli ultimi 5 anni è lo scalatore più forte. Nel senso che gli avversari cambiano e lui c’è sempre…

Sì, lui è lo scalatore più continuo. Sul discorso dell’adesso o mai più posso dire che si ha la sensazione di una sua grande serenità, cosa che in passato non aveva. E lo dicono anche i suoi passaggi di avvicinamento al Giro. Ha fatto un ottimo Laigueglia ed era la sua prima corsa. A Larciano, anche se è una gara più piccola, è andato bene su un terreno che non è suo. Alla Tirreno-Adriatico ha fatto terzo. Sta attraversando un buon momento, ha un buon equilibrio psico-fisico. Per questo si parte fiduciosi.

In tanti parlano di Almeida, Evenepoel, Yates mentre Landa è poco nominato…

E questo è un vantaggio per me. E’ un buon assist per noi, ci toglie pressione. I giornali, e lo sapete, cercano personaggi che siano d’interesse, per l’età, per il seguito e non solo per un punto di vista tecnico.

In effetti Landa è un po’ l’antipersonaggio, sempre silenzioso, pacato…

Da un certo punto di vista siamo più tranquilli e, come ripeto, sarà poi la strada il “giudice di cassazione”! Noi abbiamo le nostre idee, le nostre certezze e le nostre paure e chi non ha paura è perché non conosce cosa significhi fare un Giro – sospira Volpi – Guardiamo quello che è successo l’anno scorso. Una borraccia, pensiamoci bene, una borraccia ha segnato la fine di un corridore, Thomas, e la fortuna di un altro, Geoghegan Hart. Un episodio può cambiare tutto.

Damiano Caruso sulle strade del Romandia, per il siciliano sarà il 5° Giro
Damiano Caruso sulle strade del Romandia, per il siciliano sarà il 5° Giro
Hai detto una cosa interessante prima: i media non seguono il corridore solo da un punto di vista tecnico. E allora ti chiediamo: tecnicamente questo Giro si adatta Landa?

Per me sì. Quest’anno ci saranno in tutto circa 56.000 metri di dislivello, l’anno scorso ce n’erano 54.500, quindi più o meno si equivalgono, ma non è tanto il “quanto”, ma è il “come” questo dislivello è distribuito. Abbiamo molti arrivi in salita durissimi: Zoncolan, Sega di Ala, Alpe di Mera, Alpe Motta e penso che con un percorso così lo scalatore si possa esaltare. Il tappone da 6-7 ore fa meno differenza, è più una guerra di resistenza sul momento e sul passare dei giorni. Quindi alla luce di come è disegnato, questo Giro va bene per gli scalatori come Landa.

Visto come si corre adesso, fa più selezione un arrivo secco che una cavalcata infinita…

Anche l’arrivo di Sestola non è mica facile. L’ho rivisto pochi giorni fa. Giri a destra e negli ultimi 7 chilometri nei hai 4,5 che vanno su tra il 12-16%. Se il gruppo non dovesse lasciare andare via la fuga perché la classifica è corta ci sarà battaglia e non sei al top fai presto a perdere 20”. Non è come Serramazzoni (una salita pedalabile da quelle parti, ndr) che se non sei in giornata vai su di rapporto, stai a ruota di un compagno e ti salvi. Sul colpo secco puoi andare in difficoltà.

Vedendo le sue caratteristiche e come è uscito dal Tour of the Alps, quella di Sestola sembra la tappa perfetta per Simon Yates. Tra l’altro lui va molto forte all’inizio dei grandi Giri. L’opposto di Landa.

Ah sì, sì! Se non va via la fuga lui è il favorito per quella tappa. Sugli arrivi è un killer. Nei 2 chilometri finali sa fare delle accelerazioni fortissime e sa calibrare bene il suo attacco. Anche a Prati di Tivo per pochissimo non ha ripreso Pogacar. E se uno così con tutti gli arrivi in salita che ci sono inizia a prendere secondi e abbuoni e arriva a Senago con 1’30” di vantaggio poi nella crono finale non lo perde.

Pello Bilbao e Damiano Caruso: che ruolo avranno?

Sono gli ultimi due uomini per le tappe di montagna. Però la nostra tattica è una cosa, poi ci sono altre 22 squadre. Verranno dei giorni in cui ci saranno degli attacchi e averne uno davanti può consentire a noi di risparmiare degli uomini, di stare coperti. E magari quello stesso uomo te lo ritrovi davanti se devi attaccare. Quindi okay le tattiche, ma devi avere i corridori giuste per farle. Noi così possiamo fare anche una corsa aggressiva.

Pello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso anno
Pello Bilbao scorta Landa al Tour de France dello scorso anno
E pensare di metterne due in classifica? Negli ultimi anni si è visto che spesso ha giovato questa tattica.

Per rispetto di Landa dico no. E’ lui il capitano. Poi se Bilbao o Damiano saranno in classifica sarà una conseguenza di quel che dovranno fare. Se Pello a Sestola deve stare vicino a Landa automaticamente si presuppone che resti davanti. L’importante è che negli arrivi clou del Giro ci siano tutti e tre. Ma non solo in salita. Si parla troppo poco della tappa di Montalcino. Quella va valutata al pari di una frazione di montagna. Lo sterrato non è un qualcosa di comune e ci potrebbero essere sorprese.

Bilbao e Caruso sono corridori importanti, come accettano di fare da gregari a Landa?

Damiano è il nostro capitano in corsa, Landa il leader. In certi momenti non si riesce a parlare con tutti i ragazzi e serve qualcuno che possa prendere le decisioni in gruppo. E’ un ruolo che Damiano ha accettato di buon grado e che sa svolgere bene. Lui è un corridore di lusso, di qualità e tenacia. Per quel che riguarda Pello, invece, lui stesso ha dichiarato di voler aiutare Landa e lo ha ripetuto anche dopo il Tour of The Alps, nessuno gli ha messo in bocca quelle parole. E’un ragazzo, oltre che molto forte, anche onesto ed intelligente. Lavorare con lui è un piacere.

Al Tour avranno ruoli invertiti?

Difficile dirlo adesso – s’interrompe per un istante Volpi – Intanto facciamo il Giro, poi vediamo.

Avete fatto dei sopralluoghi?

Sì. Nei giorni della Strade Bianche siamo andati a vedere il finale della tappa di Montalcino con i ragazzi. E poi in diverse riprese io, Stangelj e Pellizotti siamo andati a visionare altri arrivi. Con i tablet su cui ci sono tracce e altimetrie si ripercorrono le strade e si annotano i punti che sulle mappe non si vedono: strettoie, condizioni dell’asfalto, un passaggio in un paese da prendere davanti…