Team Coratti 2025, campione italiano juniores, Vincenzo Carosi

Fusione saltata: il Team Coratti riparte con le proprie forze

28.11.2025
4 min
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Il comunicato che annuncia come la Borgo Molino Vigna Fiorita e il Team Coratti proseguiranno separatamente il loro percorso nella categoria juniores misura poche righe. Si parla di una scelta presa in comune accordo per assicurare ai giovani il giusto spazio per correre e mettersi in mostra. In calce ci sono le dichiarazioni dei rispettivi presidenti, Pietro Nardin per la Borgo Molino e Simone Coratti per il Team Coratti (in apertura, immagine photors.it). 

L’uscita dal team Borgo Molino di Cristian Pavanello, che ci aveva anticipato di tale separazione, ha levato l’ossigeno al fuoco, spegnendolo in maniera inesorabile. 

«La situazione di Pavanello ci ha spiazzati – racconta Simone Coratti – era stato lui stesso a proporre la fusione con il nostro team. Il tutto era nato dalla conoscenza e dall’amicizia che lo lega al nostro diesse, ragionano allo stesso modo e avevano trovato un’idea per portare avanti un progetto ambizioso».

In foto i due presidenti (a sx Simone Coratti, a dx Pietro Nardin) alla firma del contratto per la fusione tra i due team, poi saltata
In foto i due presidenti (a sx Simone Coratti, a dx Pietro Nardin) alla firma del contratto per la fusione tra i due team, poi saltata

Il proprio giardino

Nel momento in cui Cristian Pavanello ha lasciato la formazione veneta, le cose sono cambiate e certe dinamiche sono state riscritte. 

«La Borgo Molino – prosegue Simone Coratti – sarà gestita da Luciano Rui e così dopo l’addio di Pavanello ci è stato comunicato che la fusione non si sarebbe più fatta. Avevamo già tutto pronto: dalle bici, che ci avrebbe fornito la Borgo Molino, a un’idea di calendario. C’era anche una rosa di quindici atleti, sei loro e nove nostri».

Team Coratti 2025 (foto Instagram)
Con l’accordo tra i due team per i ragazzi laziali si sarebbero aperte le porte per un calendario di maggior spessore (foto Instagram)
Team Coratti 2025 (foto Instagram)
Con l’accordo tra i due team per i ragazzi laziali si sarebbero aperte le porte per un calendario di maggior spessore (foto Instagram)
Dall’avere tutto pronto a ripartire da zero…

Avevamo anche in mente di fare qualche esperienza internazionale in più, cosa che ho sempre voluto fare ma è difficile da gestire, soprattutto quando si ha una squadra nel Centro Italia. L’obiettivo era di creare una doppia attività e di unire le forze per le corse di livello più alto portando i migliori atleti.

L’accordo era per trovare maggior forza economica?

In realtà sono sempre andato avanti da solo, e con qualche piccolo sponsor. Nel Lazio è difficile trovare realtà che vogliono investire nel ciclismo. Andrò avanti ancora con le mie forze, per fortuna non avremo particolari difficoltà a proporre l’attività che abbiamo sempre fatto. Non nascondo che con il potenziale economico della Borgo Molino (ma il sostegno sarebbe stato reciproco, ndr) avremmo potuto guardare a qualche appuntamento in più all’estero. Anche perché l’asticella nella categoria juniores si sta alzando parecchio.

Team Coratti, campione itlaiano juniores 2025, Vincenzo Carosi (foto Instagram)
Il Team Coratti nel 2026 vestirà ancora la maglia tricolore: il campione italiano juniores, Vincenzo Carosi, rimane in rosa (foto Instagram)
Team Coratti, campione itlaiano juniores 2025, Vincenzo Carosi (foto Instagram)
Il Team Coratti nel 2026 vestirà ancora la maglia tricolore: il campione italiano juniores, Vincenzo Carosi, rimane in rosa (foto Instagram)
Andrete avanti con i nove ragazzi che avete selezionato?

Sì, nel Lazio non ci mancano gli atleti. Anzi, se avessimo saputo prima di questa scelta, magari avremmo allargato la rosa con altri due o tre ragazzi. Il problema da noi è che per fare attività devi sempre andare in trasferta. Non siamo in Toscana o nel Nord Italia dove ci sono tante corse. Qui si deve viaggiare tanto per trovarle ed economicamente questo è un peso. 

Siete già a buon punto per la programmazione del 2026?

Per l’abbigliamento abbiamo Volata, che avrebbe realizzato le divise in caso di fusione, che ci darà comunque supporto fornendoci i kit. Le bici dovrebbero essere a posto, sto sentendo un po’ di persone e siamo vicini a un accordo. Mentre per lo staff resteremo gli stessi, non avremo innesti nuovi. Fortunatamente abbiamo tante persone a sostenerci e darci una mano. Una cosa è certa: il pallino di fare un’esperienza all’estero mi è rimasto, vorrei riuscire a fare questo regalo ai miei ragazzi. 

Campionato italiano juniores Trieste 2025, Lazio, Team Coratti, Vincenzo Carosi
La Rappresentativa Lazio festeggia con Carosi il tricolore juniores (Photors.it)
Campionato italiano juniores Trieste 2025, Lazio, Team Coratti, Vincenzo Carosi
La Rappresentativa Lazio festeggia con Carosi il tricolore juniores (Photors.it)

Il senso delle parole di Simone Coratti è chiaro: l’accordo con la Borgo Molino Vigna Fiorita non avrebbe salvato una squadra, ma avrebbe concesso più spazio e maggiori occasioni a ragazzi che, per correre ogni domenica, sono chiamati a fare tanti sacrifici. Chiunque segue e lavora nel ciclismo giovanile sente spesso la parola: “sacrificio”. Allora, se questa unione avrebbe dato un sostegno a una realtà che fa parte di questo movimento perché negare l’aiuto? Si parla tanto di come risollevare il ciclismo giovanile, ma se non si tende la mano al proprio vicino diventa difficile pensare di creare una rete in grado di salvarci.

Juniores, Borgo Molino Vigna Fiorita 2025 (Photors.it)

Pavanello e Borgo Molino: i motivi dietro l’addio

22.11.2025
5 min
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Quattro anni da corridore e poi altri ventisei in ammiraglia, a seguire, allenare, parlare e veder crescere giovani di generazioni tanto diverse ma con un’unica passione: il ciclismo. Le strade di Cristian Pavanello e della Borgo Molino Vigna Fiorita si sono separate dopo trent’anni, una scelta difficile ma necessaria. Il cammino intrapreso insieme è giunto a un bivio e non è stato più possibile proseguire l’uno accanto all’altro (in apertura Photors.it). 

«Ho fatto il diesse per tanti anni – racconta Pavanello quando lo chiamiamo per raccontarci questa storia – ma non sono io il padrone di casa. In queste situazioni nel momento in cui non sei d’accordo con determinate scelte è il momento di voltare pagina. La stagione 2025 non è stata una delle migliori, ma in tanti anni di attività possono capitare delle annate storte. Abbiamo avuto degli infortuni che ci hanno rallentati, succede e si guarda avanti».

Cristian Pavanello, Juniores, Borgo Molino Vigna Fiorita 2025 (Photors.it)
Cristian Pavanello dopo 26 anni lascia la Borgo Molino Vigna Fiorita (Photors.it)
Cristian Pavanello, Juniores, Borgo Molino Vigna Fiorita 2025 (Photors.it)
Cristian Pavanello dopo 26 anni lascia la Borgo Molino Vigna Fiorita (Photors.it)
Tuttavia le strade si dividono…

Chi è a capo del team ha voluto fare dei cambiamenti sui quali non mi trovavo d’accordo. Si è voluto inserire del personale nuovo che avesse un collegamento con squadre WorldTour, sinceramente mi è sembrato un passo fin troppo grande. E’ normale che dopo tanti anni si provi a cambiare, tutti cerchiamo di restare aggiornati e seguire i tempi. 

Quale aspetto non ti ha convinto?

Si vogliono apportare determinati cambiamenti in una categoria, quella juniores, nella quale i ragazzi hanno ancora tante altre cose a cui pensare. Prima tra tutte la scuola. Il ciclismo in età giovanile e adolescenziale non dovrebbe essere visto come una professione, eppure questo già succede. Ci sono ragazzi che lasciano gli studi.

Juniores, Borgo Molino Vigna Fiorita 2025 (Photors.it)
Il 2025 è stato un anno difficile ma non privo di soddisfazioni, qui la vittoria al GP Rinascita, la corsa di casa del team (Photors.it)
Juniores, Borgo Molino Vigna Fiorita 2025 (Photors.it)
Il 2025 è stato un anno difficile ma non privo di soddisfazioni, qui la vittoria al GP Rinascita, la corsa di casa del team (Photors.it)
Un mondo, in generale, nel quale si fa fatica a riconoscersi?

Sono arrivate anche qui (tra gli juniores, ndr) le società satellite dei team WorldTour. Per fronteggiare e competere contro queste armate non basta dire: «Facciamo come loro». Stiamo parlando di realtà con budget praticamente illimitati e un numero di personale decisamente superiore e qualificato. Per restare al passo con i tempi serve fare scelte ponderate, non basta la voglia di simulare ciò che fanno questi team. 

In Italia è possibile?

Partiamo dal dire che il regolamento federale non aiuta, non è colpa della Federazione perché per aggiornarci serve tempo e mettere d’accordo tante teste (troppe forse, ndr). Ma facciamo un paragone.

I devo team juniores hanno alzato il livello, rendendo difficile per le squadre italiane il confronto, qui la Grenke Auto Eder in parata al 37° Trofeo GD Dorigo (foto Instagram/ATPhotography)
I devo team juniores hanno alzato il livello, rendendo difficile per le squadre italiane il confronto, qui la Grenke Auto Eder in parata al 37° Trofeo GD Dorigo (foto Instagram/ATPhotography)
Prego…

Un devo team juniores può prendere ragazzi di tante nazionalità diverse, senza limiti (il Team Grenke-Auto Eder nel 2025 aveva nove ragazzi di sette nazionalità differenti, ndr). Una squadra juniores italiana può prenderne al massimo uno e poi due atleti con un punteggio superiore a 35. Va da sé che nel confronto non si parta ad armi pari, anche perché ogni domenica corri contro atleti di livello internazionale e noi abbiamo al massimo uno o due ragazzi che possono competere (ne è esempio il successo in parata della stessa Grenke-Auto Eder al Trofeo Dorigo, ndr). 

Guardiamo all’estero ma il confronto è difficile?

E’ tutto completamente diverso, hanno capacità e metodi che per noi sono impossibili da replicare. Pensate al calendario, questi devo team possono correre all’estero quando vogliono. Lo staff e il personale sono pagati e fanno questo di lavoro. In Italia ci basiamo ancora sul volontariato: sacrosanto e per fortuna che esista, ma non si può competere. 

Juniores, Borgo Molino Vigna Fiorita 2025 (Photors.it)
In Italia il movimento juniores si è sempre basato su solide realtà, ma la crisi è evidente (Photors.it)
Juniores, Borgo Molino Vigna Fiorita 2025 (Photors.it)
In Italia il movimento juniores si è sempre basato su solide realtà, ma la crisi è evidente (Photors.it)
Impossibile farlo ora, ma in futuro?

Penso sia possibile, ma si deve fare tutto grado per grado. E prima di quei cambiamenti portati avanti dal team si devono fare altre cose. Ad esempio c’è il discorso dei materiali: biciclette, abbigliamento, ecc… I devo team si basano sulle squadre WorldTour, possono offrire all’atleta un supporto illimitato. Da noi avere due o tre biciclette, poi la bici da cronometro e kit nuovi ogni mese è impossibile

Di squadre che sanno lavorare bene ce ne sono anche da noi…

Chiaramente davanti all’offerta dall’estero un ragazzo si fa attrarre, così come la famiglia. Sembra che in Italia non siamo più bravi a fare nulla, non penso sia vero. Abbiamo le nostre qualità, certo per competere con determinate realtà si fa fatica. Ma ci siamo sempre difesi.

L’accordo tra Borgo Molino e Coratti era stato siglato tra i due presidenti, Pietro Nardin e Simone Coratti. Poi il dietrofront di questi giorni
L’accordo tra Borgo Molino e Coratti era stato siglato tra i due presidenti, Pietro Nardin e Simone Coratti. Poi il dietrofront di questi giorni
E’ notizia di qualche giorno fa che la Borgo Molino e il Team Coratti non si uniranno più.

Era un’iniziativa portata avanti da me, negli anni ne abbiamo fatte tante tra Italia ed estero. Non so come mai non sia proseguita la cosa. Io avevo fatto incontrare i due presidenti delle squadre che poi erano arrivati a trovare l’accordo, ma è saltato tutto. A mio avviso era una bella iniziativa. Va bene ambire al WorldTour (l’obiettivo dichiarato della Borgo Molino è diventare devo team entro cinque anni, ndr) ma prima sarebbe stato meglio aprire gli occhi e allargare il bacino d’utenza in Italia.

Borgo Molino-Coratti, una fusione necessaria per andare avanti

14.10.2025
5 min
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La notizia delle settimane scorse rappresenta, per il mondo degli juniores, una sorta di tsunami: Borgo Molino Vigna Fiorita e Team Coratti si mettono insieme per il 2026, andando a rappresentare un forte contraltare nazionale ai grandi team esteri che, anche nelle classiche internazionali allestite nel nostro Paese, hanno fatto man bassa di successi (nella foto di apertura la firma del contratto da parte dei presidenti Pietro Nardin e Simone Coratti).

Una scelta principalmente economica, per fronteggiare nella maniera più consona un’attività sempre più dispendiosa che richiede anche convergenza di vedute, di obiettivi, di risorse: «Con Simone – spiega il diesse della Borgo Molino Cristian Pavanello – ci conosciamo da tanti anni ormai. C’era già stato un contatto poco prima della loro scelta di unirsi alla Work Service, ma noi avevamo già 15-16 corridori, dunque eravamo già al completo, considerando anche l’afflusso dal nostro team allievi. Questo, un paio d’anni fa. Poi recentemente vedendoci alle corse mi hanno espresso la loro volontà di trovare un nuovo abbinamento. L’intenzione nostra come società era quella di allargarci un po’ di più, di coprire un po’ più il territorio nazionale, perché è sempre più difficile reperire ragazzi qui nella zona nostra. I numeri sono inferiori a qualche anno fa e fare la squadra diventa sempre più complicato. Da qui è nato l’accordo».

Cristian Pavanello è stato dilettante e guida gli juniores della Borgo Molino (foto photors.it)
Cristian Pavanello è stato dilettante e guida gli juniores della Borgo Molino (foto photors.it)
Cristian Pavanello è stato dilettante e guida gli juniores della Borgo Molino (foto photors.it)
Cristian Pavanello è stato dilettante e guida gli juniores della Borgo Molino (foto photors.it)

Una fusione che costa posti in squadra

Considerando i numeri del team veneto, facile presumere che ci sarà un ridimensionamento nei loro quadri: «Effettivamente qualche corridore cambierà squadra. Non voglio far polemiche, può essere che non facciamo bene le cose noi, ma può essere che non le facciano bene neanche loro come atleti. Noi avremo almeno 7 corridori nelle nostre file, loro ne avranno 9, quindi saremo sempre intorno ai 16 effettivi. Abbiamo dovuto tagliare noi come anche loro. Quest’anno avevamo dei numeri maggiori, ma alcuni corridori non si sono rivelati all’altezza della situazione».

La fusione fra i due team avrà condizioni molto precise, partendo dal presupposto che si tratta di un gruppo unico, non due entità fuse: «Questo è un concetto importante. Ci saranno due gruppi ogni domenica, in modo da poter coprire più eventi. Avremo il tesseramento plurimo, quindi corridori in Veneto e nel Lazio, ma la società è unica, stessa maglia, stesso gruppo. Noi abbiamo 25 gare del massimo calendario e in quelle puoi schierare da 5 a 7 corridori, significa che al contempo un’altra squadra gareggerà da un’altra parte. Al massimo evento andranno quelli più in condizione, a prescindere dalla provenienza regionale, oppure quelli più adatti alla corsa e con gli altri si farà un un’altra gara».

I ragazzi della Borgo Molino nel 2025 hanno raccolto 4 vittorie nazionali con 13 Top 10 (foto Facebook)
I ragazzi della Borgo Molino nel 2025 hanno raccolto 4 vittorie nazionali con 13 top 10 (foto Facebook)
I ragazzi della Borgo Molino nel 2025 hanno raccolto 4 vittorie nazionali con 13 Top 10 (foto Facebook)
I ragazzi della Borgo Molino nel 2025 hanno raccolto 4 vittorie nazionali con 13 top 10 (foto Facebook)

Una scelta obbligata

Per il team veneto non è d’altronde una novità: «Quest’anno avevamo corridori dal Veneto e dal Friuli, ma la società era unica ed è stata gestita proprio secondo questi schemi. Questa fusione è un tentativo di risposta alla competitività sempre maggiore, soprattutto a livello internazionale, nella categoria. Era ovvio che si finisse così, vediamo che grandi sodalizi come Team Giorgi o Aspiratori Otelli hanno chiuso, portare avanti una squadra è sempre più difficile, considerando anche il fatto che i corridori possono passare di squadra da un anno all’altro e addirittura scegliere destinazioni estere.

«Noi proviamo a difenderci di fronte a un livello che si è alzato di molto. Non so dire se sia un bene o un male, considerando anche i procuratori che sono entrati nel mondo degli juniores cambiando completamente le prospettive. Siamo nel mezzo di profondi cambiamenti e noi ci dobbiamo adeguare».

La società veneta è chiamata a ridimensionare i suoi quadri, fondendosi con il Team Coratti (foto Facebook)
La società veneta è chiamata a ridimensionare i suoi quadri, fondendosi con il Team Coratti (foto Facebook)
La società veneta è chiamata a ridimensionare i suoi quadri, fondendosi con il Team Coratti (foto Facebook)
La società veneta è chiamata a ridimensionare i suoi quadri, fondendosi con il Team Coratti (foto Facebook)

La versione di Coratti

Proviamo a sentire anche l’altra campana, con Simone Coratti che spiega il perché di questa scelta: «Loro hanno saputo che l’accordo con la Work Service era sciolto, così si sono fatti avanti. D’altronde ormai la Work Service non aveva quasi più corridori, abbiamo continuato per amicizia».

Come funzionerà il sodalizio da parte loro? «I due gruppi lavoreranno insieme, poi alla domenica ci fonderemo, o meglio fonderemo i gruppi scegliendo per ogni corridore la migliore destinazione agonistica. Comunque i ragazzi correranno insieme. Faremo due attività diverse alternando i ragazzi in modo da far fare a tutti le giuste esperienze. Ciascun gruppo ha il suo staff e anche in questo ci alterneremo in base al calendario».

3 vittorie e 9 Top 10 per la formazione laziale, che ha lanciato il tricolore Carosi e l'australiano Manion (foto Facebook)
Tre vittorie e 9 top 10 per la formazione laziale, che ha lanciato il tricolore Carosi e l’australiano Manion (foto Facebook)
3 vittorie e 9 Top 10 per la formazione laziale, che ha lanciato il tricolore Carosi e l'australiano Manion (foto Facebook)
Tre vittorie e 9 top 10 per la formazione laziale, che ha lanciato il tricolore Carosi e l’australiano Manion (foto Facebook)

Unire le forze per opporsi ai grandi team

Come va interpretata questa fusione? «E’ una risposta alla situazione. Io obiettivamente da solo non ce la faccio, sono il presidente della società ma intorno salvo qualche sponsor non ho nessuno. Sicuramente loro nel Nord hanno qualche possibilità in più di avere altri sponsor, qualcuno che contribuisce in misura maggiore. Oggi come oggi è difficile andare avanti, unire le forze potrebbe essere anche un bene.

«Siamo sinceri: se non ci fossero state la Borgo Molino o la Work Service io avrei chiuso, perché non posso permettermi di fare anche attività all’estero che è necessaria. Magari la Borgo Molino ci permette di fare qualche corsetta fuori dall’Italia, io da solo sicuramente avrei meno possibilità».

Il campione d'Italia Vincenzo Carosi resterà nel team anche nel 2026, per acquisire maggiore esperienza
Il campione d’Italia Vincenzo Carosi resterà nel team anche nel 2026, per acquisire maggiore esperienza
Il campione d'Italia Vincenzo Carosi resterà nel team anche nel 2026, per acquisire maggiore esperienza
Il campione d’Italia Vincenzo Carosi resterà nel team anche nel 2026, per acquisire maggiore esperienza

Carosi leader tricolore nel 2026

Come giudica la stagione che va a concludersi? «Per noi è stata bellissima, avendo Vincenzo Carosi come campione italiano, per noi una novità assoluta nella categoria. Abbiamo vinto 13 corse, di cui 3 nazionali, che è un numero cospicuo, senza contare i successi nelle categorie inferiori. Carosi resta con noi come anche il gruppo di allievi che passano di categoria. Hanno pienamente fiducia, non gli facciamo mancare niente, in questo modo li porteremo a dare il meglio».

Vince in volata, ma vuole completarsi: scopriamo Marchi

26.04.2025
6 min
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La prima mano di poker è stata sua. In un mese da inizio marzo ha inanellato quattro vittorie tutte con una volata potente, la sua griffe. Tommaso Marchi in questo scorcio di stagione ha dimostrato di essere il velocista più continuo, anche per merito del lavoro sviluppato dalla Borgo Molino Vigna Fiorita.

Al secondo anno da junior, il 18enne trevigiano di Mareno di Piave (in apertura foto Lisa Paletti) sta mantenendo fede al suo percorso di crescita, fatto finora di quaranta successi giovanili partendo agli esordienti. Numeri importanti che tuttavia vanno valutati dal punto di vista statistico per non togliere l’attenzione ad un altro aspetto fondamentale, quello di diventare un corridore.

Per Pavanello (secondo da destra), Marchi è un velocista moderno con margini di crescita sul passo (foto Borgo Molino)
Per Pavanello (primo da destra), Marchi è un velocista moderno con margini di crescita sul passo (foto Borgo Molino)

Visto da Pavanello

Quando abbiamo deciso di conoscere meglio Marchi, non abbiamo potuto tralasciare il parere di Cristian Pavanello, suo diesse e grande conoscitore del panorama giovanile.

«Prima di tutto devo dire – apre il discorso – che Tommaso va elogiato perché è un bravo ragazzo, educato, dalle buone maniere e che si impegna tanto a scuola. Un figlio che ogni genitore vorrebbe avere. Dal punto di vista ciclistico invece in questi due anni, ed in particolare l’anno scorso, abbiamo lavorato cercando di migliorare dove ce n’era bisogno, specie sul fondo e in salita. E già ora ne vediamo i risultati. Vincere una gara come i Colli Marignanesi in Romagna non è cosa da poco. E nemmeno in Toscana ad Altopascio era semplice.

«Ora credo sia un corridore più moderno del classico velocista – conclude Pavanello – Certo parliamo sempre di un ragazzo che pesa 80 chilogrammi, quindi sullo Zoncolan non lo vedremo mai con i primi, a meno che non parta il giorno prima (ci dice sorridendo, ndr). Battute a parte credo che Tommaso nel tempo possa essere un uomo veloce forte anche sul passo, ma c’è molto da lavorare. Ci vuole pazienza. Le vittorie hanno un loro significato e servono, però poi conta il domani. Mezzi permettendo, negli juniores occorre imparare il mestiere per sapersi esprimere domani. Non pensiamo a ciò che accade troppo spesso ai ragazzi di adesso che vanno direttamente nel WorldTour».

Uno. Il 9 marzo a Nonantola colpo di reni vincente di Marchi su Vendramin per la prima vittoria stagionale (foto italiaciclismo.net)
Uno. Il 9 marzo a Nonantola colpo di reni vincente di Marchi su Vendramin per la prima vittoria stagionale (foto italiaciclismo.net)
Tommaso, partiamo da una tua presentazione. Chi sei giù dalla bici?

Sono un ragazzo che frequenta la quarta classe di ragioneria in un istituto di Conegliano. Nel tempo libero mi piace stare con la fidanzata e con gli amici, soprattutto per staccare la mente. Purtroppo con loro mi capita spesso di dire di no per gli impegni agonistici, ma sono comprensivi ed anche a scuola quando sono assente giustificato riescono a spiegare bene agli altri compagni e ai professori quanto ora sia difficile e complesso il ciclismo. Non seguo il calcio, mi appassiona la Formula 1 e naturalmente il mio sport.

Come nasce invece il Tommaso ciclista?

Ho iniziato a correre in bici da G2 per caso, quasi per sbaglio. Un giorno ho seguito ad un allenamento un mio amico che già gareggiava nel Pedale Marenese, il cui diesse era un mio vicino di casa. Non sapevo del ciclismo, però guardando quei miei coetanei mi sono entusiasmato e sono tornato a casa dicendo a mio padre che volevo provare a correre. Lui era stupito, ma mi ha accontentato ed è cresciuta la passione. Ancora adesso mi sento un bambino che si diverte in bici e mi aiuta a non sentire il peso degli allenamenti.

Immaginiamo che conti anche la società in cui corri.

Sì, tanto assolutamente. Nella nostra squadra c’è un clima tranquillo e stiamo bene. Quest’anno abbiamo tanti ragazzi all’esordio tra gli juniores che devono imparare, anzi che vogliono imparare. Li vedo molto attenti, in crescita e mi hanno aiutato a vincere. Siamo un bel gruppo.

Prendendo spunto da ciò che ha detto il tuo diesse, che tipo di corridore ti senti?

Cristian ha detto velocista moderno, io non saprei ancora come definirmi. Tengo sugli strappi brevi e l’anno scorso avevo colto un decimo posto al Trofeo Piva Junior che ha scoperto qualche caratteristica nuova di me. Sto lavorando da tempo sulle salite più lunghe e mi sento meglio. Già in questo avvio di stagione avevo valori come quelli di metà stagione dell’anno scorso. Devo certamente migliorare la mia esplosività in volata. Al momento sono uno da volate lunghe. Le lancio a 250 metri dal traguardo e se riesco a tenere la velocità alta, allora me le gioco. Infatti da allievo avevo vinto un tricolore nel keirin sulla pista di Dalmine che è lunga 400 metri.

Tre. Marchi vince i Colli Marignanesi indicando con la mano il bottino fin lì raccolto (foto italiaciclismo.net)
Tre. Marchi vince i Colli Marignanesi indicando con la mano il bottino fin lì raccolto (foto italiaciclismo.net)
A proposito, come sei messo con la doppia attività?

Quest’anno, parlando con Pavanello, abbiamo deciso di concentrarci solo sulla strada. In pista dovrei correre solo i campionati italiani, però vorrei riprendere a fare entrambe nel 2026 perché sappiamo che la multidisciplinarietà è importante.

L’anno prossimo passerai U23 e sicuramente sarai finito nel taccuino di tante formazioni. Sai già qualcosa?

Il mio procuratore Alessandro Mazzurana (dell’agenzia Teamvision Cycling, ndr) mi tiene aggiornato. Non sto correndo con la pressione di fare il salto negli U23 in un certo modo. So che ci sono un paio di squadre interessate a me, però io non ci penso o comunque ci penserò più avanti.

Ti sei ispirato a qualche pro’ in questi anni?

Non uno in particolare. Quando ho iniziato a correre il mio idolo era Sagan, anche perché era un bel personaggio che faceva bene al ciclismo. Adesso mi piace un corridore lontano dalle mie caratteristiche (sorride, ndr). Mi piace Evenepoel perché adesso quando corre non è mai anonimo. E’ uno che ci prova sempre.

Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine di Tommaso Marchi?

Il campionato italiano è uno di questi, anche se dobbiamo ancora capire come sarà il percorso. A luglio al Piva Junior sono curioso di vedere la differenza dall’anno scorso, ma in generale punto a guadagnarmi una convocazione in nazionale per l’europeo o per altre gare internazionali. La maglia azzurra l’ho indossata da allievo nel 2023 agli EYOF di Maribor. E’ stata un’esperienza bellissima, ma poco fortunata. Durante la crono diluviava e tirava un vento così forte che ad un mio compagno volarono via gli occhiali. Nella prova in linea invece la mia gara era durata poco. Erano caduti tre atleti davanti a me ed io ne ero rimasto coinvolto. Se dovessi indossare nuovamente l’azzurro, vorrei rifarmi o almeno essere più fortunato.

Pavanello ci apre le porte della Borgo Molino delle meraviglie

25.10.2023
6 min
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Un bottino di 32 vittorie ed oltre 70 podi… la stagione della Borgo Molino-Vigna Fiorita è stata di nuovo stellare. Il team veneto ha vinto la classifica a squadre della categoria juniores. Oltre a questi numeri spiccano le top cinque, più di cento, e il fatto che la squadra diretta da Cristian Pavanello abbia dato anche delle perle azzurre. Vedi: Bessega, Montagner, Favero…

Con Pavanello è dunque il momento ideale per tracciare un bilancio di questo super 2023. Ma anche per conoscere il loro metodo di lavoro e analizzare alcuni aspetti che vanno oltre il seminato della Borgo Molino-Vigna Fiorita, ma si allargano alla categoria juniores in generale.

Cristian Pavanello, ex dilettante, ora è tecnico e dirigente della Borgo Molino-Vigna Fiorita (photors.it)
Pavanello, ex dilettante, ora è tecnico e dirigente della Borgo Molino-Vigna Fiorita (photors.it)
Cristian, ancora un grande numero di vittorie…

Sì, tante vittorie, forse qualcuna in meno rispetto ad altre volte, ma alcune sono di prestigio maggiore. Ci sono poi alcune ciliegine sulla torta come l’Europeo di Favero, la medaglia nel mondiale in pista… Nel complesso devo dire che è stata anche una stagione un po’ inaspettata a questi livelli, perché avevamo ben dieci ragazzi di primo anno.

E come ci siete riusciti?

Studiando bene gli impegni e programmando con attenzione la stagione. Abbiamo gestito gli atleti anche in considerazione della nazionale. Penso a Favero per esempio, avrebbe potuto fare di più su strada, ma per ottenere i risultati che ha raggiunto in pista serviva tempo. Abbiamo cercato di assecondare le richieste del cittì, Dino Salvoldi. Mi è piaciuta poi anche la prestazione nella cronosquadre di Soligo. Lì abbiamo tenuto testa e battuto team come l’Ag2R e l’Autoeder e per me è stato un risultato di valore. Abbiamo dimostrato di essere una squadra di livello europeo e mondiale.

Il quartetto degli azzurrini ai mondiali su pista di Cali, in Colombia. Ne faceva parte anche Favero
Il quartetto degli azzurrini ai mondiali su pista di Cali, in Colombia. Ne faceva parte anche Favero
Come lavorate dunque? Allenamenti tutti insieme o seguite i ragazzi “da remoto” come fanno i pro’?

Non è facile fare allenamenti tutti insieme. I nostri ragazzi vanno da Udine a Vicenza, fino a Padova. Ci siamo dunque organizzati con più persone per seguirli dal vivo, almeno due, se non tre, volte a settimana. In pratica quando devono fare dei lavori specifici o degli allenamenti più intensi noi li seguiamo fisicamente raggiungendoli dove abitano.

E quando devono fare scarico li lasciate liberi…

Esatto. Abbiamo capito che metterli tutti insieme nel mezzo della settimana non era più fattibile, però ci tenevamo a seguirli lo stesso. Il numero di atleti in generale è in calo e quelli di valore sono anche meno… quindi ti devi muovere se vuoi ottenere qualcosa. Devi muovere mezzi e persone. Fortunatamente riusciamo ancora a farlo. Poi chiaramente di tanto in tanto facciamo dei ritiri. Quando hai a che fare con gente come Cettolin, Favero o Bessega devi gestirli e programmare bene i loro impegni.

Quando dici: “Ci sono delle persone che li seguono” a chi ti riferisci, ai direttori sportivi?

A persone di fiducia. Ci sono io, c’è Luciano Rui e altri accompagnatori come Stefano Zaninin che appunto seguono i ragazzi in allenamento. Per noi questo è un dogma. Ma attenzione, seguirli non significa che gli facciamo fare il doppio. Significa che li facciamo lavorare bene. Anche perché questi sono ragazzi che vanno a scuola. Molti di loro si svegliano alle 5,30-6 del mattino, tornano a casa alle 14, mangiano e poi saltano in sella. Capite anche voi che dopo 7-8 ore che sei in giro, anche per il più appassionato dei ragazzi non è semplice. Riteniamo quindi che abbiano bisogno di un certo sostegno da parte nostra.

La Borgo Molino impegnata nella cronosquadre di Soligo al Giro del Friuli, risultato importantissimo
La Borgo Molino impegnata nella cronosquadre di Soligo al Giro del Friuli, risultato importantissimo
Un’impostazione importante dunque. Ma poi i ragazzi non sono troppo impegnati? Voi ne avete fatti passare molti, ma poi sono davvero pronti?

Capisco il discorso, ma ribatto con una provocazione: se ho in squadra degli atleti che non vincono e poi passano under 23? E’ un dato di fatto che le squadre cerchino gli atleti più forti. Quest’anno per esempio ne abbiamo fatti passare sei e non è stato facile, non tutti e sei avevano vinto 7-8 corse in stagione. Poi è anche vero che noi stessi dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo cercare di vincere, però non allenandoci come pro’, bensì come juniores. Sfido io a trovare una squadra juniores che ha visto diventare professionisti tanti atleti come la nostra. Solo per citarne alcuni recenti: Bruttomesso è alla Bahrain-Victorious, De Pretto è alla Jayco-AlUla, Bessega alla Lidl-Trek, Moro alla Movistar e presto firmeranno anche Cettolin e Montagner.

Oggi molti juniores vogliono subito la development della WorldTour. Le stesse squadre U23 ci hanno detto che fanno fatica a trovare i ragazzi di primo anno…

Per me è una moda, sostenuta anche dai procuratori che chiaramente fanno i loro interessi e quelli dei ragazzi. Ma dico anche che questa situazione è figlia di una cattiva gestione delle stesse squadre under 23. Io per esempio propongo dei ragazzi ad alcuni team, ma in prima battuta non mi rispondono o mi dicono di no. Poi arrivano altre squadre che li prendono e a quel punto vengono a chiedermeli. Le nostre squadre under 23 dovrebbero fidarsi al momento opportuno. Di contro, aggiungo che andare nelle development non è sempre la soluzione migliore.

Spiegaci meglio…

Non tutti sono dotati da madre natura. C’è anche chi impiega un po’ di più per maturare, anche da un punto di vista mentale, e se un ragazzo non è pronto si rischia di perderlo. Oggi a 22 anni, se non sei pronto sei spacciato. Poi solo il tempo ci dirà se è questa la strada giusta, come sempre saranno i numeri a parlare. Il tutto in un livello medio che è sempre più alto. Pensiamo ai quartetti: oggi gli juniores girano sui tempi degli under 23. Prima in questa categoria si vinceva una crono a 48-49 di media, oggi si deve andare oltre i 50 e forse non basta. Quanto a noi tecnici, se non portiamo un ragazzo ad alto livello ci criticano e ci dicono che all’estero sono più bravi e noi non stiamo al passo. Se vincono, ci dicono che li abbiamo fatti lavorare troppo. Chiedo io una risposta…

Un arrivo in parata per i neroverdi. Più di qualche volta hanno dominato così
Un arrivo in parata per i neroverdi. Più di qualche volta hanno dominato così
Cristian, cosa lascia secondo te la Borgo Molino ai suoi ragazzi?

Sin dai tempi in cui eravamo Rinascita Ormelle o anche prima, noi cerchiamo buoni atleti, giovani corridori di un certo livello… Quasi tutti hanno piacere di venire da noi, anche se qualcuno ci ha detto di no. Per noi è un piacere lavorare con certa gente, se vogliamo è anche più facile lavorare con quelli più forti. Alle spalle abbiamo una società che ci mette in condizione di lavorare bene, di stare al passo coi tempi. Noi per esempio abbiamo corso fino all’ultima gara in programma quest’anno, mentre molti team già avevano terminato la stagione. Il tutto – apro parentesi – quando da anni ci dicono che dovevamo allungare la stagione… 

Quindi possiamo dire che gli lasciate la serietà, l’importanza di prendersi un impegno?

Questo di certo si riflette sui ragazzi. Se da anni le cose vanno bene, forse è anche merito nostro. Cosa gli lasciamo? Io dico anche basi tecniche. Saper fare un treno, per esempio. Altrimenti diventano pro’ con un bagaglio tecnico che gli manca. O saper aprire un ventaglio. Quando il ragazzo si gira e vede che sono rimasti in venti, prende fiducia, si allena anche meglio e si diverte.

Pronti via e Cettolin ne vince subito tre: quanto vale?

07.04.2023
6 min
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Una volta può essere un caso, due una coincidenza. Ma quando un corridore vince tre gare di seguito in tre domeniche consecutive, al suo esordio da junior, allora siamo di fronte a qualcosa di importante. Calenzano, Tavo e Altivole. Certo, Filippo Cettolin ha fatto ingresso nella categoria superiore con un curriculum già di tutto rispetto, essendo campione italiano allievi, ma un ingresso in pompa magna nella categoria superiore è qualcosa di estremamente raro.

Che Cettolin possa essere considerato un predestinato, uno che nella testa è già molto avanti rispetto alla sua età lo si capisce dalla sua prima affermazione, a proposito delle sue vittorie.

«Sono partito bene – dice ma si poteva fare ancora meglio. Nella prima corsa disputata, il Circuito delle Conche, ho perso per un nonnulla perché ho sbagliato i tempi della volata, altrimenti la festa sarebbe stata ancora più ricca».

Cettolin si è presentato fra gli juniores forte della maglia tricolore allievi vinta nel 2022
Cettolin si è presentato fra gli juniores forte della maglia tricolore allievi vinta nel 2022
La cosa che colpisce è che vinci gare molto diverse fra loro per caratteristiche tecniche.

Non ho un percorso che mi piace più di un altro. Ad esempio a Calenzano, per la mia prima vittoria ho trovato una corsa ondulata con uno strappo di 800 metri che esaltava le mie caratteristiche. Alla fine ci siamo giocati la vittoria in una dozzina e li ho messi tutti in fila. A Tavo invece c’erano due sterrati da fare ben 18 volte. E’ stata una gara strana, faticosa, , dove il lavoro del team è stato fondamentale per tenere unito il gruppo. Siamo rimasti una trentina a giocarci la vittoria allo sprint.

A proposito di sterrati, tu abbini altre discipline alla strada?

Per un anno ho fatto ciclocross. E’ stata una bella esperienza ma sinceramente non mi piaceva così tanto e non credo che la rifarò. Ho preferito dedicare l’inverno alla preparazione, non mi trovo a mio agio su terreni che non siano l’asfalto.

Che differenze hai riscontrato rispetto a prima, quand’eri allievo?

Le distanze sono maggiori e le corse sono più impegnative, questo è sicuro. Inoltre non si corre per se stessi, già c’è più gioco di squadra e so che questi principi saranno fondamentali in futuro per le categorie superiori. Ma anche in allenamento le cose sono già cambiate, si fanno lavori più specifici e dettagliati.

Si dice spesso che quello degli allievi è un ciclismo ancora molto a livello di divertimento, tu che l’hai appena vissuto lo hai visto così?

Fino a un certo punto. E’ più serio di quel che si pensi, anche perché sappiamo bene che già in quella categoria gli osservatori vengono a vederti, a studiarti e magari a proporti qualcosa per il futuro, quindi ci pensi bene. Il livello è cresciuto molto, devi essere già abbastanza pronto anche da allievo se vuoi emergere.

Tu sei approdato alla categoria juniores con la maglia tricolore, questo ha portato più pressione nelle tue prime uscite?

Io non l’ho sentita, ogni volta che metto il numero penso innanzitutto a divertirmi e questo non è certo cambiato con il salto di categoria. Penso dipenda molto dal carattere di ogni corridore. Sicuramente a questo livello le responsabilità sono aumentate, me ne rendo conto, ma lo spirito è rimasto quello dello scorso anno.

Il team Borgo Molino 2023, dove Cettolin ha ritrovato suo fratello Matteo già al 2° anno
Il team Borgo Molino 2023, dove Cettolin ha ritrovato suo fratello Matteo già al 2° anno
Che propositi ti sei fatto entrando nella nuova categoria?

A dir la verità nessuno, perché so che è un anno di necessaria esperienza. Quelli che ne hanno uno più di me si vede che sono già più avvezzi e chiaramente si pongono aspettative diverse. Non direi che ci sia un livello tecnico tanto diverso, c’è solo più abitudine a questo tipo di interpretazioni delle corse. Per questo è importante imparare, a prescindere dal risultato. Io comunque aspetto gare più impegnative, proprio per fare più esperienza e mettermi anche a disposizione dei compagni.

Sei un adolescente, prossimo ai 17 anni quindi con un fisico ancora in evoluzione. Quanto sei cambiato rispetto allo scorso anno?

Ho messo qualche centimetro e qualche chilo in più di massa muscolare, ma credo di non essere ancora sviluppato completamente e questo so che inciderà, ma per ora gli allenamenti non sono cambiati.

Pavanello ci crede

Fin qui il campione italiano allievi ha portato a casa 3 vittorie e una piazza d’onore in 4 gare. Risultati che hanno sorpreso fino a un certo punto Cristian Pavanello, suo diesse alla Borgo Molino.

«Io lo dico apertamente – si sbilancia – uno così lo trovi se va bene una volta a decade. Lo vedevo già dalle prime uscite di gruppo a gennaio che eravamo di fronte a un talento vero, al quale ogni cosa viene estremamente facile. Oltretutto ha ottenuto questi risultati non essendo ancora nel pieno della sua condizione fisica».

A destra Cristian Pavanello, diesse degli juniores della Borgo Molino che ha grandi aspettative su Cettolin (foto photors.it)
Cristian Pavanello è stato dilettante e guida gli juniores della Borgo Molino (foto photors.it)
Lo conoscevi prima del suo approdo alla Borgo Molino?

Noi abbiamo in squadra suo fratello Matteo, che è un secondo anno, quindi lo seguivamo già prima. E’ un ragazzo che ha davvero numeri di classe, chiaramente ancora da sgrezzare, ma fa parte di quella ristretta cerchia di ciclisti che certe doti ce le hanno nel Dna, sono predestinati. Poi è chiaro che per emergere nelle categorie superiori serve tanto altro, a cominciare dalla fortuna

In quali caratteristiche secondo te può migliorare?

In tutto, pur essendo un corridore pressoché completo: è uno che non vorresti avere per avversario in volata, che sul passo tiene benissimo e che in salita non lo stacchi. Che vuoi di più?

Borgo Molino, il blocco dei rapporti e l’arrivo di Rui

13.01.2023
4 min
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Da un comunicato di inizio stagione della Borgo Molino si legge che nello staff tecnico è entrato un nome di spicco del ciclismo giovanile: quello di Luciano Rui. Si tratta di una grande novità se si pensa che “Ciano” è stato il volto della Zalf dal 1991. Così, dopo trentuno anni il ruolo di Rui cambia, o meglio, rimane lo stesso, a cambiare è la squadra. 

«Luciano Rui è un grande amico – spiega Cristian Pavanello, diesse della Borgo Molino – è una persona molto competente che ha fatto la storia del ciclismo giovanile. Averlo in squadra con noi è qualcosa in più ed una grande occasione».

Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)
Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)

Un bel cambiamento

La notizia dell’arrivo di Rui nel team juniores della Borgo Molino è molto interessante. Una figura di riferimento per il movimento dilettantistico italiano è un valore aggiunto, soprattutto se potrà portare la sua esperienza a favore dei giovanissimi. 

«Non si tratta di una collaborazione con la Zalf – specifica Pavanello – con loro c’è sempre stato un buon rapporto, ma è l’equivalente di quello che abbiamo con le altre squadre under 23. Rui lo conosco da quando io stesso ho corso in Zalf nel 1994 e 1995, da allora il rapporto di amicizia non si è mai dissolto. Ha collaborato con noi, in maniera più blanda, anche negli anni passati. La svolta è arrivata in questa stagione, dove sarà più coinvolto. In particolar modo per quanto riguarda l’aspetto tecnico, anche la domenica, d’ora in poi, sarà in ammiraglia con noi».

Pavanello, qui a destra, è stato corridore di Rui nel ’94 e ’95. Ora i due lavoreranno insieme alla Borgo Molino (foto photors.it)
Pavanello è stato corridore di Rui nel ’94 e ’95. I due lavoreranno insieme alla Borgo Molino (foto photors.it)

Un nuovo mondo

Passare dagli under 23 agli juniores non è semplice, anche se si gode di un’esperienza come quella di Luciano Rui. Sono due mondi vicini, ma assolutamente diversi, soprattutto per l’età dei ragazzi con i quali si ha a che fare.

«Rapportarsi con atleti così giovani – riprende Pavanello – non è semplice, parliamo di ragazzi di 17 anni. E’ un mondo nuovo anche per Luciano, lui ha sempre avuto a che fare con corridori più pronti e maturi. Il nostro ruolo, in quanto team juniores, è legato alla formazione dell’atleta. Il suo ruolo in Zalf non sarà più quello di prima, ma ugualmente non uscirà dal team di Castelfranco. Però, quando ho saputo che a livello tecnico non sarebbe più stato così coinvolto, ho deciso di proporgli questa nuova avventura».

La categoria juniores ha grandi squilibri a livello di sviluppo: eliminare il blocco dei rapporti aprirà ancor di più la forbice?
La categoria juniores ha grandi squilibri a livello di sviluppo: eliminare il blocco dei rapporti aprirà ancor di più la forbice?

Rapporti liberi

Una seconda novità, che riguarda per intero tutta la categoria juniores, è l’annullamento del blocco dei rapporti. I ragazzi da questa stagione non avranno più l’obbligo di usare il quattordici come ultimo ingranaggio del pacco pignoni, ma potranno montare l’undici. 

«Con questa nuova regola bisogna andare con i piedi di piombo – dice il diesse – dal nostro punto di vista è cambiato un po’ il modo di gestire la palestra. Abbiamo terminato la parte più “corposa” nella settimana di Natale e le bici sono state consegnate solamente il 27-28 dicembre. La preparazione in bici rimarrà la stessa, il lavoro in palestra no. Ci concentreremo un po’ più sulla forza, per preparare la muscolatura e la useremo anche in via precauzionale, così da evitare infortuni».

I diesse dovranno insegnare ai loro corridori l’utilizzo corretto dell’intera scala dei rapporti (photors.it)
I diesse dovranno insegnare ai loro corridori l’utilizzo corretto dell’intera scala dei rapporti (photors.it)

La forbice si allarga

L’impressione generale nella categoria juniores, è che i ragazzi siano pronti sempre prima, non tutti chiaramente. C’è chi è “avvantaggiato” da una maturazione precoce e togliere il blocco dei rapporti potrebbe non essere stata la mossa giusta…

«A mio modo di vedere – continua Pavanello – questa regola era da cambiare, ma non da togliere. Le bici ormai sono talmente performanti anche per gli junior che il quattordici era quasi limitante, però si poteva passare al dodici. Il cambiamento lo si sarebbe sentito comunque. L’impressione che ho avuto, fin dai primi allenamenti, è che con questa nuova regola i forti andranno ancora di più e chi era limitato soffrirà ancora maggiormente. La forbice si aprirà ancora di più, specialmente se consideriamo che chi è già fisicamente più pronto potrà sfruttare ancor di più questo vantaggio. C’è anche da dire che spingere l’undici non è semplice, un conto è averlo nella ruota, un altro è pedalarci sopra. Uno dei lavori che spetterà a noi diesse sarà quello di tenere il fucile puntato, per evitare che i ragazzi spingano i “rapportoni”. Dovremo insegnare loro come si usano».

Per Cuccarolo vittoria con retrogusto un po’ amaro

24.08.2022
5 min
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Quest’anno il Giro del Friuli per juniores ha dovuto giocoforza cambiare pelle. Non più gara a tappe, cancellata a fine maggio per ragioni legate alla sicurezza ma due corse in linea, per tenere in vita la manifestazione, una a luglio e poi quella che ha mantenuto la stessa denominazione e che ha regalato l’ennesima soddisfazione dell’anno al Borgo Molino Rinascita Ormelle con Giovanni Cuccarolo.

Sul percorso da Casut a Cimolais il trevigiano ha colto l’ennesima soddisfazione di una stagione costante ad alti livelli: «Riuscire a vincere su un percorso che non era proprio adatto alle mie caratteristiche mi fa particolarmente piacere. Sapevo che se restavo davanti potevo giocarmi le mie carte e la squadra ha corso per permettermelo e farmi arrivare alla volata con le energie necessarie per emergere».

Cuccarolo Friuli 2022
La volata vittoriosa di Cuccarolo a Cimolais. E’ la sua quarta vittoria stagionale (foto Scanferla)
Cuccarolo Friuli 2022
La volata vittoriosa di Cuccarolo a Cimolais. E’ la sua quarta vittoria stagionale (foto Scanferla)
Nel corso della stagione sei stato fra i corridori più emergenti, sin dalle prime classiche di marzo…

Effettivamente sono rimasto sempre a buoni livelli, forse ho conquistato poche vittorie ma ho anche portato a casa 6 secondi posti e tanti piazzamenti davanti. Forse quello che mi ha più fatto male è stato il 3° posto al Trofeo Ristorante Colombera di fine marzo, sapevo di poter vincere già allora. Nel complesso però non posso proprio lamentarmi.

Dicevi che il percorso friulano non ti si addiceva: che corridore sei?

Un corridore veloce, forse non per le volate di gruppo ma certamente reggo bene anche sprint un minimo affollati e soprattutto gare dove ci sono piccoli strappi che possono fare la differenza. Sulle salite corte mi difendo bene, ma l’evoluzione della gara di sabato dimostra che vado migliorando in generale.

Cuccarolo gara 2022
Con 4 successi e 6 piazze d’onore, il veneto Cuccarolo è tra i più continui in stagione
Cuccarolo gara 2022
Con 4 successi e 6 piazze d’onore, il veneto Cuccarolo è tra i più continui in stagione
Tu hai fatto tutto il calendario italiano, ma non ti si è mai visto all’estero…

Con la squadra si era deciso a inizio stagione di seguire il calendario italiano, nel quale in molto gare abbiamo trovato i team stranieri, spesso i più forti al mondo come a San Vendemiano. Le nostre esperienze le abbiamo fatte ed altre ci aspettano da qui alla fine della stagione. Non mi sento penalizzato per non aver avuto occasioni fuori dai confini, almeno con il mio team.

Pur essendo tra i più costanti ad alti livelli, non hai avuto convocazioni in nazionale per le tappe di Nations Cup, quelle potevano essere l’occasione.

Non posso negare che sia un po’ un tasto dolente, nonostante non abbia fatto una brutta stagione non sono stato preso in considerazione. Era un obiettivo, io sono comunque soddisfatto perché ho la coscienza di aver fatto tutto quello che era necessario.

Rispetto all’inizio dell’anno in che cosa pensi di essere cambiato?

Fino alle categorie minori si correva per se stessi, qui ho imparato che cosa significa correre di squadra, avere un obiettivo comune con i compagni. E’ cambiato completamente il modo di correre e di interpretare questo sport. E’ ciò che fa la differenza tra vincere e perdere.

Cuccarolo podio
Il podio finale di Cimolais con Cuccarolo fra Conforti 2° e Menghini 3° (foto Scanferla)
Cuccarolo podio
Il podio finale di Cimolais con Cuccarolo fra Conforti 2° e Menghini 3° (foto Scanferla)
Ora ti aspetta il Lunigiana, con quali obiettivi?

Non sono un corridore per gare a tappe, in queste occasioni posso dare una mano alla squadra e provare a dare la caccia a qualche traguardo parziale. Mi ispiro molto al modo di correre di Wout Van Aert, che riesce a emergere su qualsiasi tipo di percorso nelle corse d’un giorno, spero fatte le debite proporzioni di seguire un po’ le sue gesta.

Il problema del budget limitato

Fin qui le parole di Cuccarolo, ma alcune sue risposte ci hanno spinto a chiedere un approfondimento al suo diesse Cristian Pavanello, che anzi ha anticipato le nostre richieste contattandoci direttamente per dire la sua: «Sul fatto del correre all’estero c’è molto da dire: intanto una squadra per juniores ha un budget limitato, in passato qualche uscita fuori i confini l’abbiamo fatta come alla Roubaix, ma quelle gare ora sono della Nations Cup e vi si partecipa solo con la nazionale. Inoltre noi abbiamo corridori sparsi fra l’attività su pista e la nazionale, con chi dovremmo andare all’estero? Spenderemmo cifre folli – si parla di almeno 7.000 euro – per non portare nulla a casa, l’esperienza i ragazzi possono farla benissimo qui».

Giovanni, già campione veneto Allievi, con il fondatore della Borgo Molino Leandro Freschi
Giovanni, già campione veneto Allievi, con il fondatore della Borgo Molino Leandro Freschi
In Italia però il calendario è troppo caratterizzato da corse d’un giorno…

Questo è un altro aspetto. Samuel Novak ad esempio ha già fatto 5 corse a tappe con la sua nazionale e sinceramente mi sembrano un po’ troppe, quando torna da noi ha bisogno di recuperare. Ma c’è un altro dato a cui non si presta molta attenzione: i dirigenti dei team sono tutti appassionati, che hanno un lavoro e non possono consumare tutte le ferie per seguire le gare. Servirebbero almeno tre persone a tempo pieno, ma come le assumi con gli introiti che abbiamo? Bisognerebbe rivedere tutta l’attività, ma partendo proprio dalle fondamenta.

Cuccarolo sembra molto abbattuto per non aver avuto una chance in nazionale…

Con Salvoldi mi sono confrontato spesso, so che all’inizio non conoscendo l’ambiente si è affidato ai corridori di secondo anno, più navigati. Sicuramente Giovanni avrebbe meritato per la stagione che ha fatto una convocazione, ma chissà che non arrivi presto: con la condizione che ha e considerando che su un percorso veloce come quello australiano che richiede anche fondo uno come lui va a nozze, potrebbe anche arrivare nell’occasione più importante. Incrociamo le dita…

Regista in corsa e vincente al traguardo. Ecco chi è Delle Vedove

18.06.2022
5 min
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«Sentiamoci prima di mezzogiorno ché poi devo concentrarmi per le gare». La cosa che colpisce di primo impatto di Alessio Delle Vedove è la sua maturità, a soli 18 anni. Stiamo parlando di uno dei maggiori talenti del panorama junior italiano, già vincitore per 7 volte in questa stagione su strada ma che si sta distinguendo anche su pista, avendo pilotato il quartetto del Veneto al titolo italiano di categoria con contorno di altre tre medaglie individuali (inseguimento, madison e eliminazione). Un corridore poliedrico, come ormai consuetudine – finalmente – anche nel movimento giovanile italiano.

C’è un fattore che sta portando il ragazzo della Borgo Molino Vigna Fiorita alla ribalta e non è dato, come si sarebbe portati a pensare, alle sue vittorie (in apertura quella a San Biagio di Callalta, foto Scanferla). La maturità di Alessio si vede in corsa ed emerge non solo dalla sua regolarità (quando non vince è sempre comunque piazzato) ma dalla sua condotta in gara, una sorta di vero regista in corsa, il braccio operante di tutte le strategie decise dal team di Cristian Pavanello. Se la squadra veneta è in primissimo piano e colleziona successi con molti suoi tesserati (ben 15 finora), lo si deve anche, forse soprattutto, a questa capacità.

Quando facciamo presente la cosa a Delle Vedove, non si tira indietro: «In gara non rimango sulle mie, chiedo sempre ai compagni come va, comunichiamo molto su come condurre la corsa. Loro spesso mi chiedono consigli. Io corro innanzitutto per la squadra e anzi nella parte finale di stagione ho intenzione di lavorare soprattutto per gli altri».

Delle Vedove Borgo Molino 2022
Il team del Borgo Molino Vigna Fiorita, dove Delle Vedove funge da capitano ma anche regista in gara
Delle Vedove Borgo Molino 2022
Il team del Borgo Molino Vigna Fiorita, dove Delle Vedove funge da capitano ma anche regista in gara
Proviamo a ricostruire chi è Alessio Delle Vedove…

Un ragazzino che ha trovato subito nel ciclismo la sua passione, tanto che gareggio sin da quando ero G1. Da bambino giocavo anche a calcio, ma non mi divertivo così tanto come con la bici. Quasi non riesco a farne a meno. Finora mi sono dedicato di più alla strada, ma dai tricolori di Noto mi interessa per il momento di più la pista perché sono convinto che a europei e mondiali possiamo fare davvero bene con il quartetto dell’inseguimento.

Andiamo un po’ più in là: a fine stagione ci sarà il passaggio di categoria…

Lo so e non posso nascondere che ci penso spesso. Non con paura, questo sia chiaro, per me è una motivazione. Entrare fra gli Under 23 significa anche cambiare prospettive, cominciare a vivere quest’attività un po’ più come un lavoro. Significa mettersi davvero in gioco. Intanto il primo passo è scegliere la squadra giusta: di offerte me ne sono arrivate tante ma non ho ancora scelto, a fine stagione vedremo che cosa fare, ora voglio concentrarmi sulle gare perché c’è tanto in ballo.

Molti corridori alla tua età e con un curriculum simile penserebbero già, o sarebbero indotti a pensare al professionismo.

Non è il mio caso. Io voglio prendermi i miei tempi, fare la gavetta fra gli Under 23 e provare la mia strada quando mi sentirò pronto. Vedo tanti che passano troppo presto e restano bruciati, so che in questo momento rischierei troppo, soprattutto perché non riesco ancora a raggiungere i wattaggi necessari. Ho visto ad esempio le tappe del Giro Under 23 e sinceramente vedo un livello che per me è ancora off limits, come è giusto che sia.

Parole davvero molto mature. Dovendoti però far conoscere, che corridore sei?

Sicuramente un corridore veloce, ma che si difende bene in salita, anche su dislivelli che raggiungono i 1.500-1.600 metri. In salita mi difendo bene e questo mi fa pensare di avere ancora confini inesplorati, anche per questo voglio fare i miei passi con calma, per conoscermi meglio.

Delle Vedove 2021
Nel primo anno junior Delle Vedove (secondo da sinistra) ha preso le misure (foto Scanferla)
Delle Vedove 2021
Nel primo anno junior Delle Vedove (secondo da sinistra) ha preso le misure (foto Scanferla)
Oltretutto i tuoi risultati su pista, con la propensione per le gare endurance e soprattutto per l’inseguimento (argento tricolore, battuto in finale da Luca Giaimi), fanno pensare che tu abbia buone propensioni anche per le cronometro…

Le gare a tempo sono sempre state nelle mie corde, innanzitutto mentalmente. Anche ai tricolori mi sono trovato bene, ho perso la finale per 6 decimi ma è stato tutto merito suo. Chiaramente bisogna considerare che un conto è una gara su pista, un altro quella su strada dove molto conta la resistenza, Le basi ci sono, ma bisogna capire che cosa posso diventare realmente.

Che scuola fai?

L’Istituto Tecnico a Dolo (VE), con indirizzo amministrazione, finanza e marketing. Devo dire che ho trovato nella scuola un grande supporto da parte dei professori, mi chiedono sempre delle mie gare e mi aiutano a non perdere terreno dai compagni. Alla scuola tengo molto, infatti mi voglio tenere aperte tutte le strade, se il ciclismo non sarà il mio futuro almeno avrò un piano B.

Delle Vedove mamma
Alessio con sua mamma Paola: il supporto della famiglia è totale, senza trascurare la scuola
Delle Vedove mamma
Alessio con sua mamma Paola: il supporto della famiglia è totale, senza trascurare la scuola
Hai detto dei professori, ma che dicono i compagni?

Sono i miei unici amici al di fuori del ciclismo, quando non ho impegni in bici cerco di passare molto tempo con loro anche perché serve per cambiare discorsi, non rimanere sempre ancorati agli stessi pensieri. Ci vado d’accordissimo e sono tutti miei tifosi.

Hai parlato di europei e mondiali su pista. Ma a quelli su strada ci pensi?

Sì, certo, spero di rientrare nel gruppo e sono pronto a lavorare per i compagni, anche se mi chiedessero di sacrificarmi per i primi chilometri. Perché sono fatto così…