Da Vetralla arriva Carosi, tricolore non per caso

02.07.2025
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Pochi, prima della partenza del campionato italiano juniores, avrebbero scommesso sul nome di Vincenzo Carosi, eppure i segnali che il laziale della Work Service Coratti potesse essere un candidato alla vittoria c’erano, considerando che aveva collezionato ben 8 Top 10 nella stagione e che le caratteristiche del percorso tricolore sembravano sposarsi perfettamente con le sue capacità. Ma Carosi si era ritirato al GP Baron e questo lasciava credere che la forma non fosse dei giorni migliori, invece…

La vittoria di Carosi riporta in auge il ciclismo laziale, rimasto un po’ ai margini nelle ultime stagioni dopo essere stato sempre presente nel ciclismo professionistico. La storia del neocampione italiano è molto simile a quella di tanti suoi coetanei.

Lo sprint di Carosi mette in fila il meglio del settore. Alle sue spalle Patrik Pezzo Rosola e Michele Pascarella (foto FCI)
Lo sprint di Carosi mette in fila il meglio del settore. Alle sue spalle Patrik Pezzo Rosola e Michele Pascarella (foto FCI)

«Io vengo da Vetralla, un paesino della provincia di Viterbo e ho cominciato ad andare in bici seguendo le orme dei miei fratelli. Ho iniziato dal fuoristrada, con ciclocross e soprattutto mtb, poi da allievo ho cominciato ad andare anche su strada. Da junior è diventata la mia attività principale, praticamente mi ci dedico a tempo pieno solo da quest’anno».

Come ti sei trovato in quest’ambiente?

Avevo un amico delle mie parti che faceva già parte della squadra, sapevo che era nata dalla fusione di un grande team con uno dei principali del panorama laziale. Si è sempre trovato bene, mi ha consigliato lui al presidente e ai dirigenti e appena li ho conosciuti ho capito che era il team giusto. Non ho neanche guardato proposte di altre squadre, avevo trovato quella giusta per crescere.

Fino allo scorso anno il laziale si dedicava soprattutto alla mountain bike e al cross (foto Billiani)
Fino allo scorso anno il laziale si dedicava soprattutto alla mountain bike e al cross (foto Billiani)
Prima del campionato italiano, com’era stata la tua stagione?

E’ stata dura, è un mondo diverso, già molto professionale. Ma mi sono adattato in fretta e sono riuscito a togliermi molte soddisfazioni, mi mancava solo la vittoria ed è arrivata nell’occasione più importante, ma visto com’ero andato sapevo che era abbastanza matura, bisognava trovare solo l’occasione giusta.

Ma che potessi diventare campione italiano lo avevi messo in preventivo?

Io ero partito con quell’idea, alla vigilia con il direttore sportivo ne avevamo parlato, bisognava solo che la corsa si mettesse nella giusta situazione. Infatti speravamo che nascesse una fuga numerosa in cui ci fossero tutte le regioni più importanti, in modo tale che il gruppo lasciasse andare. E io sono riuscito ad entrarci dentro, poi in volata ho fatto il mio.

Già da allievo il viterbese si era distinto correndo per la Borgo Molino (foto Instagram)
Già da allievo il viterbese si era distinto correndo per la Borgo Molino (foto Instagram)
Con la tua vittoria hai un po’ rilanciato anche l’immagine del ciclismo laziale. Com’è la situazione nella tua regione?

Il ciclismo laziale adesso si sta un po’ riprendendo rispetto agli anni precedenti. Adesso c’è un bel vivaio di allievi che vanno davvero forte, credo che dai prossimi anni il Lazio si farà vedere di più nel panorama nazionale. Magari la mia vittoria darà anche un’ulteriore spinta, soprattutto ai team che sono delle nostre parti, non proprio l’epicentro dell’attività nazionale.

Che caratteristiche hai da corridore?

Sono abbastanza completo perché non mi definisco uno scalatore puro, però le salite le riesco a reggere bene e in volata sono abbastanza veloce. Anche in pianura riesco a spingere un buon rapporto, i numeri dicono che ho un buon motore, infatti mi adatto bene a qualsiasi tipo di percorso.

In evidenza al Giro d’Abruzzo, il rider della Work Service Coratti pare adatto alle corse a tappe (foto Instagram)
In evidenza al Giro d’Abruzzo, il rider della Work Service Coratti pare adatto alle corse a tappe (foto Instagram)
Quindi preferisci le corse in linea o a tappe? E’ chiaro che ne hai fatte ancora poche essendo tu al primo anno, però come ti trovi nelle gare di più giorni?

Al Giro d’Abruzzo dove ho colto un quinto posto nella generale e la maglia bianca di miglior giovane mi ero trovato molto bene, ho anche centrato un podio di tappa. Poi il GP Baron e il Valdera sono stati più sfortunati, non sono riuscito a finirli, eppure credo di avere buone doti di recupero. Per ora comunque preferisco le gare singole. Le gare a tappe però mi stanno facendo scoprire delle caratteristiche che di me che non conoscevo ancora.

Tu sei al primo anno junior, adesso hai la maglia tricolore indosso e quindi hai anche l’attenzione di tanti grandi team che magari vogliono puntare su di te. Sarebbe un po’ presto pensare a cambiare squadra, puntare a qualche formazione filiera di un team internazionale?

Per ora non voglio pensarci, cerco di correre il più serenamente possibile, anche perché indossare la maglia tricolore è una grande soddisfazione, ma anche un grande peso, grande responsabilità. Per ora, essendo al primo anno, cerco da correre ancora spensieratamente. Se poi arrivasse qualche chiamata importante la valuterò con la mia famiglia. Ma io mi trovo benissimo con il mio team, mi danno tutto e non ho ragioni per cambiare.

A scuola hai un supporto?

Sì, faccio il liceo scientifico a Vetralla, nell’ambito del progetto studente-atleta, i professori sono molto comprensivi. Così riesco a conciliare bene le due cose.

La maglia tricolore è una grande responsabilità, ora per Carosi viene il difficile…
La maglia tricolore è una grande responsabilità, ora per Carosi viene il difficile…
Fai solo strada ora?

Sì e devo dire purtroppo, ma la stagione della mountain bike si accavalla completamente con quella della strada, è praticamente impossibile farle convivere. Mi piacerebbe fare ciclocross d’inverno, valuteremo più avanti se sarà possibile. Io comunque porto con me quelle esperienze offroad, infatti la gara che più sogno è la Roubaix dove penso che potrei esprimere al meglio le mie potenzialità.

Ora però viene il difficile, nel gruppo non sei più uno sconosciuto…

Per questo dicevo che questa maglia è anche un peso. Ora i corridori mi guardano in maniera diversa. Quando provo a muovermi o attaccare è sempre difficile andare via perché non mi lasciano tanto spazio, ma sta a me adattarmi, no?