A destra Giuseppe Di Fresco e al suo fianco Riccardo Del Cucina, Team Casano Stabbia 2025

Di Fresco fa le valige e trasloca al CPS Professional Team

02.12.2025
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L’ultimo anno per Giuseppe Di Fresco è stato tutto tranne che facile. L’operazione dell’aorta dopo il malore avuto nell’estate del 2024 gli ha portato non poche complicazioni. Una delle ultime è una operazione da programmare nei prossimi mesi, sempre all’aorta. A dargli una mano in questo momento difficile ci hanno pensato in tanti, in prima battuta Pino Toni, amico e preparatore che ha preso in mano parte della gestione del Team Casano. La leggerezza e la voglia di fare dei suoi ragazzi gli ha permesso di godersi una bella annata, con tante soddisfazioni. A lasciare indietro qualcosa il diesse toscano proprio non ci pensa, il ciclismo farà ancora parte della sua routine, anche se in maniera diversa. 

La grande novità in vista del 2026 è l’uscita da parte di Di Fresco e del suo staff dal Team Casano, si sposteranno tutti al CPS Professional Team

«In estate, ad agosto – ci racconta Di Fresco – era stato portato avanti da me in prima persona grazie all’amicizia che mi lega al presidente del CPS Professional Team: Clemente Cavaliere. Volevamo unire le forze per allargare i nostri orizzonti e arrivare a fare una bella attività il prossimo anno».

Pino Toni, Team Casano Stabbia
Pino Toni, preparatore del Team Casano Stabbia nel 2025, seguirà Di Fresco nella sua nuova avventura al CPS Professional Team
Pino Toni, Team Casano Stabbia
Pino Toni, preparatore del Team Casano Stabbia nel 2025, seguirà Di Fresco nella sua nuova avventura al CPS Professional Team
Com’era stata pensata la collaborazione?

L’obiettivo era di fare una società con affiliazione plurima in Toscana e Campania, ma a livello economico i costi si sarebbero alzati di molto. Infatti per regolamento avremmo dovuto pagare tutti i punteggi per spostare i corridori da un Comitato Regionale all’altro. Di conseguenza ci siamo fermati e si era deciso che avremmo portato avanti il tutto ma con una squadra sola.

In che modo?

La formazione avrebbe preso il nome di CPS Team Casano, e questo ci avrebbe permesso di risparmiare qualcosa. Anche perché lo Stabbia, con il quale avevamo l’affiliazione plurima, ha deciso di chiudere. Poi tutto è saltato e dell’accordo non se n’è fatto più niente. Tutto lo staff, tra cui il sottoscritto, ed alcuni corridori, ci sposteremo al CPS Team. 

Riccardo Del Cucina, Toscana, Team Casano Stabbia
Con la chiusura del G.S. Stabbia il Casano ha cercato altre formazioni con cui fare un’affiliazione plurima, la scelta era ricaduta sul CPS
Riccardo Del Cucina, Toscana, Team Casano Stabbia
Con la chiusura del G.S. Stabbia il Casano ha cercato altre formazioni con cui fare un’affiliazione plurima, la scelta era ricaduta sul CPS
Il progetto era principalmente economico?

Quando due società decidono di mettere insieme le forze, di solito, è un modo per darsi una mano a vicenda. L’accordo con il CPS Team ci avrebbe permesso di ampliare un po’ i nostri orizzonti e di realizzare una doppia attività. Ne sarebbe nata una squadra unica composta da diciotto o diciannove ragazzi. Alla fine però la trattativa non è andata a buon fine e noi abbiamo deciso di spostarci al CPS Team. 

Come mai lasciare il Casano e non proseguire con loro?

Il Casano per me è una seconda famiglia e sono stato benissimo. Tuttavia in questo frangente sentivo che le cose non sarebbero potute andare avanti come prima. Verrà con me anche tutto lo staff che negli anni ho reclutato: Pino Toni, Alessandro Mansueto e anche il nutrizionista. Ci seguiranno anche alcuni dei ragazzi con cui abbiamo già lavorato nel 2025 (i primi anni, ndr) e anche quelli che avevo preso in estate dalla categoria allievi. 

All’interno del CPS Professional Team entrerà a far parte anche Francesco Casagrande
All’interno del CPS Professional Team entrerà a far parte anche Francesco Casagrande
Sembra di capire che la squadra sarà comunque con un numero elevato di corridori…

Avremo sempre tra i diciotto e i diciannove atleti, probabilmente prenderemo qualche ragazzo straniero. L’attività sarà comunque doppia, con un calendario internazionale. Grazie a Stefano Garzelli abbiamo ricevuto un invito per una corsa a tappe in Spagna. Probabilmente ne aggiungeremo un’altra. All’interno dello staff entrerà anche Francesco Casagrande, fino al 2025 era con gli allievi alla Iperfinish. Però visto che abbiamo preso con noi tre dei suoi ragazzi lo abbiamo coinvolto con noi. 

Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe

28 domande per scoprire il mondo di Lorenzo Finn

11.10.2025
8 min
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La prima stagione tra gli under 23 di Lorenzo Mark Finn si è conclusa sulle strade del Gran Piemonte giovedì 9 ottobre scorso. Trentotto giorni di corsa conditi da tre vittorie, tra le quali spicca il bis iridato di Kigali. Uno dei prospetti di maggior talento del movimento italiano ha terminato la sua prima stagione con la Red Bull-BORA-Hansgrohe, e noi non vediamo l’ora che inizi la prossima per vedere quanto ancora potrà crescere il giovane ligure. 

Il suo talento è esploso quando è entrato nella categoria juniores, prima con il CPS Professional Team, poi con la Grenke-Auto Eder. E’ stato il primo azzurro a lasciare l’Italia per correre all’estero, seguendo il programma della formazione juniores tedesca. Infine entrando nel devo team Red Bull. 

Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)
Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)

Racchetta e pallone

La storia sportiva di Lorenzo Finn non parte subito con la bicicletta, ma nasce con due sport totalmente differenti: tennis e calcio

«Ho iniziato a giocare a questi due sport fin da piccolo, non ricordo l’età esatta ma avrò avuto cinque o sei anni – racconta Finn – e ho continuato fino ai dodici. La scelta di giocare a calcio direi che arriva dal fatto che in Italia sia lo sport nazionale, quindi per un bambino è più facile guardare in quella direzione. Mentre il tennis non ricordo esattamente se fosse una passione mia o se volessi provare per curiosità. Poi mio padre ha sempre giocato a calcio, per cui guardandolo mi sono avvicinato a questo sport».

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Il ciclismo com’è arrivato?

La bici è arrivata perché ho avuto un po’ di problemi al ginocchio, durante l’età della crescita ho sofferto del morbo di Osgood-Schlatter. Non riuscivo a correre bene a causa del dolore, mentre andando in bici non avevo alcun tipo di problema. A parte che andavo già in bicicletta, sempre insieme a mio padre. 

Senza il pensiero di gareggiare?

No, facevamo qualche giro il sabato o la domenica e passavamo il tempo insieme. Visto il problema al ginocchio ho voluto provare questo nuovo sport e me ne sono innamorato subito. 

Quale era la cosa che ti piaceva di più nel pedalare con tuo padre? 

Stare all’aria aperta, fare le strade dove non c’era traffico. Mi ha sempre affascinato la fatica della salita, comunque la solitudine che si prova in quei momenti è qualcosa di piacevole. Quella sensazione di smarrimento, sei lì con te stesso e pensi. Una volta che la provi la capisci subito.

Sei arrivato subito alla bici da strada?

Ho iniziato al Bici Camogli, dove facevano principalmente mountain bike e ho provato a fare qualche giretto ma non mi è piaciuto molto. 

Una volta al Bici Camogli cosa ti ha conquistato?

Pian piano ho conosciuto tutto il mondo delle gare. Seguivo già il Tour de France, comunque sapevo delle grandi corse, però ho scoperto i vari ambienti del ciclismo. Nelle prime gare ho iniziato a interessarmi anche un po’ della preparazione e dei vari impegni che richiede la bicicletta. 

Ti è piaciuta questa parte analitica?

Da subito mi sono interessato all’ambito tecnico e scientifico. Non i primi anni, lì mi allenavo con il gruppo del Bici Camogli senza guardare a questi aspetti. 

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Cosa ricordi di quegli anni?

Ci trovavamo a Uscia, un paese vicino a casa mia, facevamo un giro e il nostro allenatore ci seguiva nel furgoncino e ci allenavamo un po’ a sentimento. Ci divertivamo sui percorsi che trovavamo e magari facevamo qualche gara sulle salite.

Hai sempre avuto questo aspetto della competizione? 

Mi è sempre piaciuta. All’inizio non ero troppo agguerrito, però con gli anni si è sempre più sviluppato. Sì, alla fine è venuta col tempo. Mi è sempre piaciuta la sfida nel mostrare il meglio che si è in grado di fare. Tirare fuori il massimo da sé stessi e dal proprio fisico, capire dove si può arrivare lavorando al massimo. 

La voglia di provare a vincere quando è arrivata?

Da allievo, quando ho iniziato a prendere il ciclismo più seriamente. Con il tempo è arrivata anche questa sensazione

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Ti ricordi la prima volta che l’hai provata?

Con la prima vittoria in Toscana. E’ stata veramente una bella giornata, inaspettata. Ero un po’ sotto shock, però da quel momento ho sbloccato il concetto di voler vincere. 

Sul passaggio alla categoria juniores?

Vedendo come si stava evolvendo il ciclismo moderno ho capito subito quanto fosse importante, che era giunto il momento di fare le cose seriamente. Anche con la scuola e la difficoltà dello studio era comunque fondamentale mantenere la concentrazione al 100 per cento su questi due aspetti. 

Nel frattempo hai studiato al liceo scientifico?

Sì, quando ho scelto l’indirizzo di studio in terza media non sapevo che poi la mia vita sarebbe andata in questa direzione. A livello accademico volevo fare un percorso che mi permettesse di crescere e svilupparmi al meglio

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Dall’esterno traspare questo tua parte analitica…

Sì è parte della mia natura, quindi anche a livello scolastico mi sono sentito più incline alle materie scientifiche

In bici emerge una parte meno razionale?

Quando pedalo i pensieri sono più sciolti, la mente è libera di svagare e a volte non sempre in maniera positiva. Sono ragionamenti tra alti e bassi, magari a volte mi fermo a pensare ai pericoli della strada o a varie vicissitudini. 

Hai qualche percorso che preferisci?

Sì, vicino a casa c’è una bella salita che è quella del Monte Cornua. E’ una salita che mi è sempre piaciuta, sia per i ricordi del passato visto che la facevo anche con mio padre, ma anche a livello tecnico, è esigente ma una volta che arrivi in cima hai una vista su Recco e Sauri molto bella. 

Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Ti alleni solo o in compagnia?

Spesso da solo, però anche in compagnia non mi dispiace ma dipende dai lavori che ci sono da fare. 

Giornata lenta e tranquilla o ad alta intensità?

Un allenamento ad alta intensità se sto bene, passa più in fretta. 

Quando torni dagli allenamenti sei uno che ama cucinare o mangi la prima cosa che capita?

Se l’uscita è stata intensa e lunga mangio quello che trovo, altrimenti mi piace mettermi ai fornelli per fare qualcosa di più elaborato. Due dei miei piatti forti sono la pasta con zucchine e tonno e il risotto con i funghi

Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Una volta messa la bici nel box come passi il tempo?

Mi piace viaggiare, anche se non ho avuto ancora molto tempo per farlo. Però vorrei visitare l’America o l’Asia, insomma uscire dall’Europa e vedere il mondo. 

Viaggio preferito fino ad ora?

Ho un bel ricordo di alcune vacanze fatte insieme ai miei genitori e un’altra famiglia di amici quando avevo tra gli otto e gli undici anni. Siamo andati per diversi anni in giro per l’Europa e abbiamo visitato tanti posti in bici: Olanda, Spagna, Austria. Ho un ricordo piacevole di quel periodo e dei posti visitati.

Quando sei a casa?

Generalmente guardo film, serie su Netflix, ascolto podcast e inizio anche a interessarmi di politica e attualità.

The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
Cosa guardi?

Film un po’ di tutto. Mentre tra mie serie preferite c’è The Office e Breaking Bad. La prima è comica e mi piace il senso dell’umorismo che c’è. 

Personaggio preferito di The Office?

Dwight (interpretato dall’attore Rainn Wilson, ndr) per il taglio comico. 

Quali podcast ascolti?

Quello di Geraint Thomas insieme al Luke Rowe mi piace molto (Watts Occurring, ndr). Parlano di cose molto interessanti, di com’è cambiato il ciclismo e toccano aspetti che mi piacciono. E’ bello sentire le differenze e gli aspetti che sono cambiati nel tempo.

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Ti piace anche leggere?

Preferisco guardare, sono un po’ pigro fuori dalla bicicletta. Però dovrei riprendere a leggere qualche libro. 

Hai mai pensato di continuare gli studi?

Non ancora, la scuola è finita da poco e non ho avuto tempo di rifletterci. Però è anche una cosa che si può fare in futuro. Mi piacerebbe imparare qualche lingua nuova come il francese, l’ho studiato alle medie e sarebbe bello riprenderlo. 

Come vivi tutta questa attenzione mediatica nei tuoi confronti?

Il rischio è che sia impegnativo, per fortuna c’è la squadra che mi dà una mano a gestire il tutto. Se non è ogni giorno, mi piace come aspetto, soprattutto quando magari mi fanno delle domande diverse da solito. 

Ora riposo meritato?

Abbiamo ancora un incontro a Salisburgo, quello classico senza le bici. Poi un po’ di meritato riposo.

“Nando” Casagrande al CPS. Un jolly in bici coi ragazzi

04.09.2025
5 min
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Qualche giorno fa, tramite le pagine social del CPS Professional Team, Clemente Cavaliere, patron e team manager dello stesso team, aveva annunciato l’arrivo di Francesco Casagrande, per tutti “Nando”, nello staff tecnico della formazione juniores.

«Siamo felici ed onorati di arricchire il nostro staff con persone d’esperienza come Francesco – aveva detto Cavaliere – in questi anni ha dimostrato di fare bene con la categoria immediatamente inferiore, lo dimostrano non solo i risultati, ma anche l’alto spessore tecnico degli atleti da lui guidati. Sono sicuro che godremo di tante belle emozioni».

L’ex professionista e biker toscano torna così protagonista in una nuova sfida: trasmettere la propria esperienza a un gruppo di giovani corridori, con lo stesso spirito combattivo che lo ha reso celebre negli anni ’90 e 2000.

Francesco Casagrande (classe 1970) fu assoluto protagonista al Giro d’Italia 2000 quando indossò la maglia rosa per ben 11 giorni
Francesco Casagrande (classe 1970) fu assoluto protagonista al Giro d’Italia 2000 quando indossò la maglia rosa per ben 11 giorni

L’arrivo al CPS

E’ stato un percorso naturale quello che ha portato Casagrande al CPS. Negli ultimi due anni aveva seguito gli allievi dell’Iperfinish, costruendo con loro un rapporto forte, tanto che alcuni ragazzi, salendo tra gli juniores, hanno chiesto espressamente di proseguire il cammino con lui. «Tre o quattro mi hanno chiesto di rimanere al loro fianco – racconta Casagrande – e siccome la squadra è vicina a casa mia, con Cavaliere abbiamo trovato subito l’accordo».

Il contatto con il manager era già avviato: si conoscevano da tempo e la presenza di alcuni corridori legati al vivaio, come Matteo Luce, ha reso più semplice la convergenza. La squadra juniores nasce così dall’unione tra i ragazzi provenienti dall’Iperfinish e quelli del Casano, per un gruppo totale di quattordici corridori, divisi tra Centro-Nord e Centro-Sud. Una fusione che punta a garantire qualità e prospettiva, con l’esperienza di Casagrande come valore aggiunto.

Francesco a ruota dei suoi ragazzi nella distanza fatta giusto ieri
Francesco a ruota dei suoi ragazzi nella distanza fatta giusto ieri

Il ruolo? Un jolly

Casagrande non avrà un incarico rigido, anche perché ancora non ha ufficialmente una tessera valida per essere diesse tra gli juniores, ma un ruolo trasversale che lo rende prezioso in ogni ambito.

«Sarò un po’ un jolly – spiega – seguo gli allenamenti, la preparazione e poi sarò presente a quasi a tutte le gare. Non ho ancora il patentino da direttore sportivo, ma vivrò il gruppo giorno dopo giorno. La mia figura sarà quella di un riferimento costante, dentro e fuori dalla bici. L’idea è quella di condividere fatica e sacrificio: trasmettere ai ragazzi certi valori.

«Esco in bici con loro due volte alla settimana… e mi tirano anche il collo! Pedalando insieme puoi capire come stanno davvero. Una tabella non basta: se uno è stanco non ha senso caricarlo di ore e lavori. E’ fondamentale ascoltare le sensazioni del corpo. Ecco: il sapersi ascoltare, conoscersi è un aspetto su cui insisto molto».

Un approccio che si lega a una visione più umana della preparazione. Pur riconoscendo che oggi gli juniores lavorano già con cardiofrequenzimetro e potenziometro, Casagrande rivendica l’importanza di un percorso graduale: «Ai miei tempi servivano due anni tra i dilettanti prima di passare professionisti. Oggi tutto è accelerato, ma credo che il ciclismo abbia ancora bisogno di maturazione e sinceramente resto fedele a questa vecchia scuola, diciamo così».

Anche ai fini della tecnica Casagrande sarà un valore aggiunto con la sua esperienza nella MTB
Anche ai fini della tecnica Casagrande sarà un valore aggiunto con la sua esperienza nella MTB

Sul campo con i ragazzi

E’ in strada che Casagrande dà il meglio. Non come preparatore da scrivania, ma come ex corridore che conosce bene fatica e sacrifici. Condividere chilometri può essere un valore aggiunto.

«I ragazzi – dice Francesco – studiano la mattina, tornano a casa, devono allenarsi anche con la pioggia: se vedono che io ci sono, con la mantellina, hanno una motivazione in più. Se fossero soli, magari rinuncerebbero. Magari telefonerebbero e direbbero: “Faccio i rulli”. No, non è così. Nessuna forzatura, ma voglio fargli capire che servono i sacrifici. Che si devono impegnare».


Il suo metodo mescola disciplina e passione, carota e bastone, con un obiettivo chiaro: far capire che impegno e costanza fanno la differenza. «Gli spiego che io ho già corso, che la mia carriera l’ho fatta e che se vogliono i risultati devono lavorare, altrimenti restano indietro. Ogni tanto vanno spronati, ma è giusto così».

E qui, in parte, emergono anche i dettami dell’ex biker: in inverno porta i giovani anche in mountain bike, per variare e divertirsi.

«La mtb – dice Casagrande – resta un gioco, ma è utile per la tecnica e la motivazione. Il bosco, la discesina tecnica, le due ore scarse fatte al pomeriggio d’inverno… sono diversivi che fanno bene. Tra novembre e dicembre spesso siamo usciti in MTB e ci siamo divertiti.

«Inoltre quest’anno abbiamo pure preso due corridori che porterò su qualche gara off-road».

Per il prossimo anno il CPS si avvarrà di 14 corridori (almeno per ora sono questi i numeri)
Per il prossimo anno il CPS si avvarrà di 14 corridori (almeno per ora sono questi i numeri)

Aspettative ed emozioni

E’ inevitabile chiedersi se i giovani sappiano davvero chi sia stato Francesco Casagrande. Alcuni sì, spiega “Nando” altri meno.

«Immersi nell’epoca di Mathieu Van der Poel, Tadej Pogacar e Wout Van Aert…. Ogni tanto li invito a cercare qualche video su YouTube dei miei tempi o di qualche impresa, tipo alla Freccia Vallone, il Giro di Svizzera o al Giro d’Italia. E allora poi li vedi un po’ stupiti, compiaciuti. E tutto sommato fa anche piacere».

La sua vera soddisfazione arriva da altro: «La cosa più bella è quando i ragazzi ti cercano, hanno piacere ad ascoltarti, a chiedere consigli. Questo ti fa sentire importante per loro e ti gratifica».
E’ una sfida che coinvolge anche le emozioni personali. Casagrande ritrova nel ciclismo giovanile lo spirito puro del pedalare, lontano dalle pressioni del professionismo. Ogni crescita, ogni miglioramento dei suoi ragazzi è un piccolo successo che lo riporta indietro… ma sempre pensando a quel che sarà.
Per il movimento juniores, avere un ex professionista del suo calibro non capita spesso. E pedalarci fianco a fianco è un valore raro.

Finn alla Auto Eder: il primo junior con la valigia

19.12.2023
5 min
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Il primo italiano che correrà da junior in una squadra estera è Lorenzo Mark Finn, corridore genovese che compirà 17 anni il 19 dicembre (in apertura vince il Trofeo Piancamuno a Piancavallo, foto Instagram). In un mondo di allievi già ben definiti fisicamente, fa piacere vedere che Finn sta benissimo nella sua età e lascia intuire dei grandi margini di sviluppo. Lo avevamo già conosciuto nel corso di questa stagione corsa con il CPS Professional Team. Andrà alla Auto Eder, formazione U19 della Bora-Hansgrohe. La notizia era da tempo sulla bocca di tutti, ma è stata ufficializzata soltanto ieri.

Lorenzo Finn sul fondo nella foto di lancio della Auto Eder U19 per il 2024: l’avventura comincia (foto Bora-Hansgrohe/Matthis Waetzel)
Lorenzo Finn sul fondo nella foto di lancio della Auto Eder U19 per il 2024: l’avventura comincia (foto Bora-Hansgrohe/Matthis Waetzel)

Un test a distanza

Quando lo raggiungiamo, Finn ha da poco finito la giornata a scuola, al Liceo Scientifico che frequenta a Genova. Il test con la Auto Eder lo aveva fatto ad agosto, grazie al suo procuratore John Wakefield, che fa anche il coach alla Bora-Hansgrohe, in una singolare sovrapposizione di ruoli, per cui è agente anche di Tarling e Hayter. Come ci raccontò lo stesso genovese, si trattò di un test a distanza, svolto in allenamento, tarando il misuratore di potenza su parametri forniti dalla squadra. La sua intenzione di lasciare l’Italia sembrava chiara, l’approdo tedesco è venuto dopo.

«Sinceramente – dice – avevo deciso già da metà stagione che sarei voluto andare in una development straniera. Mi hanno proposto di andare con loro dopo il Giro della Lunigiana e dopo dei test. Fare uno step già adesso è una cosa di cui sono molto contento e non credo sia affatto negativo. In questo momento il ciclismo sta andando nella direzione di prendere ragazzi sempre più giovani, quindi essere già in una devo team significa avere meno pressioni di quelle che avrei in una squadra italiana per guadagnarmi un posto fra gli under 23».

A maggio in maglia azzurra, Finn ha partecipato alla Corsa della Pace Juniores (foto Instagram)
A maggio in maglia azzurra, Finn ha partecipato alla Corsa della Pace Juniores (foto Instagram)
Hai già pensato a come ti gestirai con la scuola?

Continuerò a vivere a casa mia. E poi per i vari ritiri e le gare mi sposterò con l’aereo, raggiungendo la squadra. Gare in Italia ce ne saranno poche, solo le internazionali, per cui diciamo che da marzo sarò più in viaggio rispetto a quanto fatto sinora. Forse i giorni di assenza da scuola saranno leggermente di più rispetto a quest’anno, ma anche l’anno scorso ho fatto un paio di gare con la nazionale, quindi le differenze saranno minime. Comunque sono dentro il Progetto studente/atleta, che mi permette di giustificare le assenze dovute all’attività sportiva e di programmare le interrogazioni.

I tuoi compagni di squadra hanno la stessa situazione?

Per quello che ho visto sinora, alcuni miei compagni tedeschi o danesi hanno la possibilità di fare meno ore di lezione e hanno un programma diluito in più anni. Però diciamo che riesco a gestirmi bene e questo è l’importante.

Tuo padre è inglese e vive in Italia, quindi il fatto di partire non dovrebbe vederlo come un problema. Come ha commentato il tuo trasferimento?

All’inizio era un po’ scettico, perché sono ancora junior. Però prima o poi il salto l’avrei dovuto fare e, anche se da U23, avrei comunque dovuto affrontare la maturità, quindi da questo punto di vista non sarebbe cambiato molto. Non è che puoi stare in Italia per sempre, per cui ho colto l’occasione. E probabilmente il fatto che io parli bene inglese è stato un punto a favore.

Finn ha corso nel 2023 con il CPS Professional Team. Il ligure ha 17 anni, è alto 1,81 e pesa 60 chili
Finn ha corso nel 2023 con il CPS Professional Team. Il ligure ha 17 anni, è alto 1,81 e pesa 60 chili
Per quello che hai visto sinora, che cos’ha ti ha colpito della Auto Eder?

Abbiamo già fatto un ritiro di 3-4 giorni a Soelden. E’ servito per fare attività di team building e conoscerci con la Bora dei professionisti. Abbiamo sciato, c’era anche Roglic e mi sono reso conto che con tutto lo staff eravamo più di 100 persone. Ovviamente noi juniores abbiamo uno staff più limitato, ma è giusto così. Però ci sono persone serie che lo fanno di lavoro e ci seguono bene. Abbiamo tutto quello che ci serve. Bici da allenamento, da crono, materiale. Diciamo che devi solo pensare a pedalare e a studiare, perché anche loro ci tengono che tu abbia un’educazione qualificata.

Vi guiderà Christian Schrot, che idea ti sei fatto di lui?

Dal poco che ho visto, Schrot è una persona molto seria e molto intelligente. Fino a qualche anno fa faceva anche il direttore sportivo con i professionisti ed è lui a seguire la nostra preparazione. Mi sembra molto in gamba. Però avrò modo di conoscerlo meglio.

Ti ha dato un programma di allenamento per l’inverno

Praticamente da subito. E’ tutto stato caricato di settimana in settimana su Training Peaks. Mettiamo i commenti sugli allenamenti e lui li commenta a sua volta. Poi abbiamo chiamate tutti insieme ogni due settimane, per confrontarci. Siamo solo 8, quindi è anche facile.

Al Giro della Lunigiana, Finn ha conquistato la maglia bianca di miglior giovane (foto Instagram)
Al Giro della Lunigiana, Finn ha conquistato la maglia bianca di miglior giovane (foto Instagram)
Quali saranno i prossimi appuntamenti?

A gennaio avremo un ritiro a Mallorca con la Bora-Hansgrohe prima delle gare, ma quello più importante si svolgerà sul Lago di Garda, diciamo una o due settimane prima del debutto, quindi a febbraio. In quell’occasione saranno 10 giorni importanti. Inizieremo a correre a marzo in Belgio.

Come stai vivendo questa novità? 

Sono contento della prospettiva di migliorare me stesso e vedere dove posso arrivare. Facendo gare a tappe ed esperienze diverse, non dico che sarà più facile, però in teoria dovrei fare dei passi in avanti molto importanti. Sono quasi più curiosi i miei amici e gli ex compagni, però credo che sarà come per quelli che sono già passati in una devo team, solo che io lo farò un anno prima.

Hai parlato con il cittì Salvoldi prima di prendere la decisione?

Mi sono confrontato con lui proprio prima di fare la mia scelta. E comunque anche Auto Eder mi ha detto che l’attività della nazionale fa parte integrante del calendario, perché ovviamente ci sono gare come la Corsa della Pace, europei e mondiali che non puoi fare con la squadra di club. Quindi ovviamente con la nazionale deve esserci un rapporto di collaborazione. Salvoldi è contento. Non mi ha detto se era giusto o sbagliato, però mi è stato di supporto.

CPS Professional Team: ottimo 2023 e spunta l’idea continental

07.11.2023
4 min
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Terzo nella classifica a squadre degli juniores, il CPS Professional Team è stato un interessante esperimento di squadra multipla che ha unito tre gruppi: quello ligure, quello campano e quello toscano. Clemente Cavaliere ne è il team manager. 

I numeri dicono: 26 vittorie, 80 top 5. Con Cavaliere tracciamo il bilancio: quello che ha funzionato, quello che ha funzionato meno e cosa bolle in pentola per il 2024.

Clemente Cavaliere con con Matthias Schwarzbacher
Clemente Cavaliere con con Matthias Schwarzbacher
Clemente, che stagione è stata?

I numeri sono stati sicuramente positivi. Abbiamo fatto quel che avevamo programmato per questa stagione “diversa”, chiamiamola così. Abbiamo fatto delle esperienze all’estero e ne sono soddisfatto. Qualcosa di più avremmo potuto fare se i ragazzi ci avessero ascoltato fino alla fine. Saremmo potuti arrivare a 35 vittorie.

Cosa significa “se i ragazzi ci avessero ascoltato fino alla fine”?

Fattori esterni. Matthias Schwarzbacher, per esempio, ad un certo punto è stato avvicinato da un procuratore, il quale gli ha dettato il calendario che doveva fare. La cosa assurda è che poi è “rimasto a piedi”. Ho provato ad aiutarlo, ma siamo pur sempre a novembre e non è facile trovare squadra adesso.

Dicevamo un 2023 diverso per il CPS Professional Team con la fusione di tre ceppi. Che esperienza è stata?

Nel complesso direi positiva. Abbiamo fatto questo esperimento di unire un team toscano, uno ligure e uno campano coi colori CPS. Fino a luglio le cose hanno funzionato bene, ma poi ci sono stati quei fattori esterni e il giocattolo si è rotto. Parlo di genitori che si sono messi nel mezzo, procuratori, gli impegni con la nazionale… In certe occasioni è stato un po’ complicato avere i ragazzi per allestire una squadra da schierare. Ma ritengo di essere stato bravo a mantenere dei buoni rapporti con tutti e di concludere la stagione.

CPS Professional Team a Villemur sur Tarn, nel Sud della Francia: l’avventura è iniziata da qui, con una vittoria e due podi in altrettanti giorni
CPS Professional Team a Villemur sur Tarn, nel Sud della Francia: l’avventura è iniziata da qui, con una vittoria e due podi in altrettanti giorni
E per il 2024 cosa bolle in pentola?

Si va avanti con il Cps Professional Team, ma senza plurima. Ci sarà un’unica affiliazione in Campania. Abbiamo inglobato il gruppo Regia Congressi Seiecom Valdarno di Leonardo Gigli, con i direttori sportivi Francesco Sarri e Fabio Frontani. Pino Toni sarà ancora il nostro preparatore e ci affiancherà negli eventi internazionali.

Quanti ragazzi avrete?

Ne avremo 14, otto di primo anno e sei di secondo. Tra di loro anche due ucraini e un ragazzo canadese. E’ arrivato a noi tramite mie conoscenze. Doveva finire al Cannibal Team, ma lui ha origini italiane, e infatti parla bene la nostra lingua, e aveva piacere di venire in Italia. Per il resto materiali nuovi, bici sempre Colnago… le stesse della UAE Emirates.

Finn vince sul Ghisallo, per la gioia e l’orgoglio di Cavaliere (foto Emanuele Piazza)
Finn vince sul Ghisallo, per la gioia e l’orgoglio di Cavaliere (foto Emanuele Piazza)
Clemente, sappiamo quanto tu sia appassionato della “tua creatura”, il CPS appunto: c’è qualche vittoria in particolare che hai sentito dentro?

Devo essere sincero e dico di no. Non l’ho sentita del tutto mia, ma non lo dico in tono polemico, semplicemente perché gli altri anni ogni cosa passava da me, la tessevo io. Quest’anno c’era un progetto diverso, con più persone. Perciò non ho avuto le stesse sensazioni di quando magari ai tempi di Verre vincevamo 5-6 corse… Però, aggiungo anche, che sono stato particolarmente orgoglioso dei successi di Sestriere e Ghisallo (entrambi a firma di Lorenzo Finn, ndr).

Ci può stare, era una cosa più intima…

E’ così… Sono soddisfatto anche delle esperienze all’estero e di come abbia gestito certe momenti difficili. Il prossimo anno saremo una squadra campana, ma senza un corridore della Campania e questo mi dispiace. Anche per questo sto pensando, anzi mi sto già muovendo, per provare a fare una continental per il 2025. Il rischio è di avere una squadra con un buon budget, ma senza corridori, perché poi al Sud non vogliono venirci a correre. E la continental che ho in mente io, non è una continental di nome. Sarà una squadra che corre all’estero, che fa attività internazionale…

Le difficoltà degli juniores e tanto altro: Bardelli tuona

24.08.2023
6 min
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«Non c’è una programmazione, così è difficile rispondere alle aspettative dei ragazzi. Perché poi tutti noi, tecnici, i ragazzi stessi, chi gestisce i ciclismo… vive sui loro sogni. Così li illudiamo». Andrea Bardelli, direttore sportivo della squadra juniores CPS Professional Team è un fiume in piena.

CPS Professional Team, Bardelli è il secondo da destra
CPS Professional Team, Bardelli è il secondo da destra

Secondo anno a rischio

Questa situazione d’incertezza sta facendo riflettere il tecnico toscano anche sul fare un personale passo indietro. Tante cose non sono più chiare secondo lui e per i ragazzi non c’è più prospettiva.

«Tolta quella manciata di talentini – dice Bardelli – per gli altri si fa dura… E si fa dura per ragazzi validi, che hanno vinto, che sono costanti nelle prime posizioni. Che hanno potenziale.

«Faccio un esempio, nella mia squadra ci sono tre atleti di secondo anno che sono tra i primi 20 in Italia. Sono tutti e tre bravi, hanno vinto (anche più di una gara ciascuno), hanno fatto diversi podi, sono costanti, abili in corsa… Insomma hanno del potenziale. Avrebbero persino i punteggi per approdare in una continental… eppure nulla. Tante promesse, test fatti ad aprile e ad agosto inoltrato ancora sento dirmi: “Vediamo, se parte quello forse te lo prendo”».

Spesso si guarda ancora solo l’ordine d’arrivo, ma per valutare un ragazzo alle corse bisogna andarci. Lo stesso Bardelli riporta il caso del suo Lorenzo Mark Finn. Quante telefonate da Ferragosto in poi a seguito delle sue vittorie, ma lui questo ragazzo lo aveva scoperto ben prima, quando addirittura neanche era ancora mai arrivato davanti. 

Bardelli invoca un cambiamento pertanto. E anche rapido. Ogni anno il cerchio si stringe. Qualcosa non va in questo sistema.

«Credo che in Italia tra gli juniores di secondo anno ci saranno appena dieci ragazzi che hanno trovato la squadra per l’anno prossimo. Qui diciamo che non ci sono le squadre italiane dei pro’, io dico che non ci sono proprio le squadre».

E su questo ultimo punto bisogna riflettere però. Quando andiamo alle corse, le stesse squadre U23, ci dicono delle difficoltà nel trovare i corridori di primo anno. Poi magari li prendono, ma all’ultimo. Fino alla fine tutti i ragazzi – influenzati da chissà chi – aspettano il colpo grosso, che nella maggior parti dei casi è un sogno.

Una dicotomia non facile: gli juniores passano sempre più spesso pro’, ma hanno le difficoltà di sempre
Una dicotomia non facile: gli juniores passano sempre più spesso pro’, ma hanno le difficoltà di sempre

Regole nuove

E allora come fare? Perché parlare va bene, ma poi serve anche una possibile soluzione. In questo caso molto deve fare il governo del ciclismo. UCI e soprattutto la FCI. Bisogna trovare più spazio per chi approccia la categoria U23.

«Per esempio – prosegue Bardelli – si potrebbe imporre ai team under 23 di prendere un numero minimo di primi anni, cioè di juniores che passano e con un vincolo di punti massimo. Un po’ come noi juniores non possiamo prendere più di quattro allievi di secondo anno con più di 20 punti. E se non c’è spazio, limitare il numero degli elite. Anche perché per loro diventa praticamente impossibile andare avanti».

In questo modo si darebbe a tutti i ragazzi, non solo a quella manciata di campioncini, la possibilità di crescere. Perché a 18-19 anni è diverso che a 24, visto che di spazio ce n’è sempre meno. E magari allo stesso tempo per stare nelle regole si eviterebbero tesseramenti fittizi, dalle Regioni meno battute».

«A 19 anni c’è ancora la crescita di mezzo, ci sono cose da imparare… Quando si fa questo discorso penso a Nicolò Buratti. Da juniores non entrava nei dieci, poi è cresciuto. Uno come lui oggi non sarebbe andato avanti. O lo avrebbe fatto con mille difficoltà».

Nell’assenza di programmazione, Bardelli imputa anche l’assenza di crono. Sempre rarissime in Italia (qui Giaimi – foto tornanti_cc)
Nell’assenza di programmazione, Bardelli imputa anche l’assenza di crono. Sempre rarissime in Italia (qui Giaimi – foto tornanti_cc)

Fci dove sei?

Bardelli mette sul piatto un discorso concreto. Un discorso di chi vive il ciclismo sul campo. Serve una svolta e come detto prima anche la FCI secondo lui deve fare qualcosa. Troppo spesso le cose sono lasciate al caso, si aspetta “fin che la barca va”…

Manca, per esempio, ancora un regolamento 2024: chi deve organizzare i team come e quando si muove? I dirigenti, i tecnici spesso si ritrovano “soli”.

«Ho dovuto chiamare io chi di dovere per sapere qualcosa sulle regole 2024 – spiega Bardelli – Ma nulla. Noi dobbiamo fare tutto, ma non abbiamo niente: regolamento, un calendario omogeneo (a volte due corse in tutta Italia, altre volte sette solo al Nord), procuratori di mezzo che ti tolgono il controllo dei ragazzi…. Spesso dobbiamo affidarci all’aiuto dei genitori, per andare alle corse. Muoversi e programmare così è difficile, credetemi».

La categoria juniores è (ed appare) sempre più importante negli eventi internazionali
La categoria juniores è (ed appare) sempre più importante negli eventi internazionali

Categoria fondamentale

Che ci sia in atto un rivoluzione di questa categoria è ormai noto. Addirittura si vocifera che presto potrebbe essere allungata di un anno, eliminando gli U23. Quella degli juniores è dunque una categoria fondamentale: si va da qui ai pro’ o nelle squadre development. A quel punto è normale che tra le categorie giovanili diventi quella più importante.

Anche in questo caso si punta il dito sui procuratori e sulla fame dei team WT di reperire talenti, ma il discorso non si può limitare a questo. Semmai quella è una conseguenza. Il quadro tecnico, organizzativo e prestativo si è rivoluzionato in pochissimi anni. E tante cose andrebbero riviste, se non altro per adattarsi.

«Se questa categoria è così importante, se è il “muro” di crescita e del futuro per i corridori, allora non voglio più sentire certe critiche: che spremiamo i ragazzi, che li portiamo a correre all’estero – perché mi sono sorbito anche questo – che fanno allenamenti eccessivi… Se poi il sistema porta avanti solo quei top dieci, va da sé che la sfida è tutta qui».

Sotto le spinte di De Fabritiis e di Simone De Zio soprattutto, i CPS lavorano da squadra
Sotto le spinte di De Fabritiis e di Simone De Zio soprattutto, i CPS lavorano da squadra

Serve unità

Se questa categoria è sempre più importante, allora serve un’azione corale. Bisogna fare sistema, tanto più in tempi di “vacche magre”: tra giovani sempre meno per numero, squadre che fanno fatica ad andare avanti, mancanza sempre più evidente di un team WorldTour nostrano…

«Ci vorrebbe anche un cambio di tecnici – conclude Bardelli – e mi ci metto anche io. Dobbiamo riflettere, porci delle domande… Mi rendo conto che alle corse vedo la stessa gente da 50 anni. Perché la Fci non è in grado di tenere quei ragazzi che ad una certa età non possono passare ma possono dare qualcosa ai più giovani? Perché non facciamo un’associazione dei direttori sportivi juniores? C’è Luca Colombo per esempio che sarebbe in grado di rappresentarla».

«La Federazione mi sembra più interessata ad esaltare questa o quella medaglia, che non ad agire su altri fronti: giovani, regole, tesserati… Io non sono un manager, ma metto sul piatto i problemi che vedo: magari insieme si può trovare una soluzione.

«E per fortuna che il cittì Salvoldi è bravo: è presente, si fa sentire… Ma poi il resto? Per fare un esempio, tra qualche giorno scatta il Giro della Lunigiana e ancora non si sa chi porterà il Comitato Toscano. Serve progettualità o presto correranno in dieci».

Finn, in salita è una sentenza. E ora fa gola agli squadroni

21.08.2023
7 min
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Parafrasando Archimede, date un arrivo in salita a Lorenzo Mark Finn e lui vi solleverà le braccia al cielo. Un metro e 80 per 59 chili (ora forse meno), ieri ai 2.035 metri del Sestriere lo junior della CPS Professional ha vinto per distacco la sua quinta gara stagionale, la terza consecutiva nelle ultime tre uscite.

I suoi successi hanno sempre uno spunto di interesse, a cominciare dal fatto che li sta ottenendo al primo anno nella categoria e che compirà 17 anni il prossimo 19 dicembre. Finn doma le vette del grande ciclismo, dove hanno messo la propria firma nomi ben più importanti. A Ferragosto il genovese di Avegno ha trionfato nella Pian Camuno-Montecampione correndo da solo e arrivando con due minuti di vantaggio. Il 25 luglio aveva messo nel carniere la cronoscalata Cene-Altino, trenta giorni prima aveva conquistato la Sandrigo-Monte Corno, la montagna che sovrasta l’Altopiano di Asiago. Il primo sigillo – una rarità finora per lui – l’aveva centrato a metà aprile in provincia di Arezzo in una gara in circuito. Di questo suo periodo “on fire” e dei prossimi obiettivi abbiamo parlato con lui, conoscendolo meglio.

Finn è uno scalatore puro che si esalta sugli arrivi in salita. E’ seguito anche da team esteri (foto Zoè Soullard)
Finn è uno scalatore puro che si esalta sugli arrivi in salita. E’ seguito anche da team esteri (foto Zoè Soullard)
Restiamo sulla fresca attualità. Che gara è stata la Collegno-Sestriere di ieri?

E’ stata molto dura perché prima di arrivare sotto al Sestriere abbiamo fatto strade strette con diversi strappi. Nella parte iniziale della corsa sono entrato in una fuga di una decina di uomini per una ventina di chilometri, ma ci hanno ripresi. Successivamente ci sono stati altri tentativi di allungo poi siamo ripartiti in dieci sulla prima salita. Siamo andati di comune accordo fino a quella finale. A circa 6 chilometri dal traguardo, quelli più duri, sono partito arrivando da solo.

In pratica lo stesso copione di quasi tutte le gare…

Speriamo continui così (dice sorridendo, ndr). A Montecampione non è stata semplice inizialmente. La squadra aveva scelto di fare un turno di riposo, ma siccome io mi trovavo in quella zona già da qualche giorno, ho voluto correre ugualmente pur sapendo di essere al via da solo. Ogni giro basso prevedeva un paio di strappi e ad un certo punto, quando è partita la fuga, io ne sono rimasto fuori. C’era tanto caldo e non sapevo cosa fare di preciso. Alla fine ho deciso di chiudere sui fuggitivi e mi sono rasserenato quando eravamo tutti compatti ai piedi della salita. Lì ha fatto il ritmo il Cene e mi sono accorto che eravamo tutti piuttosto provati. Temevo Gualdi (poi terzo all’arrivo, ndr), ma sapevo che aveva speso tanto. Siamo andati via assieme, poi l’ho staccato a circa quattro chilometri dalla fine.

L’ultima vittoria: Finn vince per distacco la Collegno-Sestriere davanti a Mottes e Bonalda
L’ultima vittoria: Finn vince per distacco la Collegno-Sestriere davanti a Mottes e Bonalda
Le tue caratteristiche sono abbastanza chiare. Completiamo il tuo profilo.

Esattamente, sono uno scalatore puro come avrete capito (sorride, ndr). Mi difendo a crono, dove ho fatto quinto al campionato italiano. Non sono veloce e provo sempre ad anticipare. La prima vittoria quest’anno l’ho fatta così, con un attacco all’ultimo chilometro arrivando assieme al mio compagno Schwarzbacher. Sono nato a Genova dove frequento il liceo scientifico (l’anno prossimo andrà in quarta, ndr) ed abito ad Avegno. Mio padre è inglese e viene da Sheffield, che evoca sempre la vittoria di Nibali al Tour 2014. Vado su per Natale e per altre feste durante l’anno. Ho iniziato a correre da esordiente di primo anno.

Non che sia un male ma rispetto a tanti ragazzi hai iniziato tardi. Come mai?

Prima giocavo a calcio e a tennis, ma un problema di sviluppo ad un ginocchio mi ha portato al ciclismo. Facevo dei piccoli giri con mio padre e mi sono appassionato. Da esordiente finivo le gare mentre da allievo ho fatto uno scatto in avanti. Ho avuto una crescita psico-fisica ma le prime vittorie mi hanno aiutato in questo senso.

In gara ti pesa partire con i favori del pronostico?

Mi fa un certo effetto sapere di essere tra i favoriti in alcune corse. Sicuramente vincere dà tanto morale, ma so che bisogna ancora lavorare tanto e sodo. Non sono distratto da questi ultimi successi perché so che non ho ancora fatto nulla di importante. Cerco di fare il meglio possibile sia in allenamento che in gara.

Visti i tuoi risultati, si dice che il tuo nome sia già sul taccuino di osservatori nell’orbita dei pro’. Quanto c’è di vero?

Naturalmente mi fa piacere che si possa parlare di me, ma vale il discorso che facevo prima: devo dimostrare tutto. A luglio attraverso una persona che conosco ho avuto la possibilità di vivere un’esperienza nuova per me. Ho fatto qualche giorno di allenamento in Val d’Aosta assieme agli U23 del team continental della Groupama Fdj giusto per capire come lavorano e cosa mi può aspettare quando passerò in quella categoria. Tuttavia posso dirvi che quasi certamente l’anno prossimo, di comune accordo, non sarò più con la CPS Professional. Passerò in un’altra squadra. Ne ho parlato con i dirigenti e abbiamo preso questa decisione.

Quindi sai già dove andrai? Qualche squadra si è già fatta avanti?

No, di ufficiale non c’è ancora nulla, stiamo cercando di capire tante situazioni. Anche in questo caso posso dirvi che fra qualche settimana dovrei conoscere la valutazione di un test che ho fatto pochi giorni fa. L’ho fatto per l’Auto Eder grazie al mio preparatore, John Wakefield, che è anche il performance coach della Bora-Hansgrohe (l’Auto Eder è la società satellite junior della Bora da cui sono usciti, tra i tanti, Uijtdebroeks ed Herzog, ndr). Non sono andato in Germania, ho svolto tutto a casa dedicando un mio allenamento a questo protocollo. Ho tarato il mio potenziometro sui loro parametri e sono uscito in bici normalmente. Ho fatto quei 10/15 minuti in salita e in pianura con le loro indicazioni e poi loro hanno scaricato i dati. Ma questo non significa nulla perché hanno fatto fare questo test a tanti ragazzi.

Sarebbe un bel colpo passare in un team di quella caratura. A questo punto quali sono gli obiettivi di Lorenzo Mark Finn?

Rimangono quelli che avevo ad inizio anno. Facendo un paio di gare a tappe con la nazionale (Corsa della Pace in Repubblica Ceca e Saarland in Germania, ndr) ho capito il livello che c’è fuori dall’Italia, anche in vista dell’anno prossimo. Sulla base di questa consapevolezza a fine agosto correrò il Giro della Lunigiana con la selezione della Liguria. Non ambisco alla generale, magari potrei curare la maglia bianca dei giovani, ma il mio obiettivo è un altro. Preferisco cercare una vittoria di tappa ad un posto nella top ten in classifica. La seconda frazione, Portofino-Chiavari, passa proprio da casa mia e dalle mie strade di allenamento. Quel giorno proverò a fare bella figura, ma comunque non mi creo aspettative. Dopo il Lunigiana ci saranno il Buffoni e la chiusura in cima al Ghisallo. Insomma ci sono ancora tante gare dove posso fare bene.

Schwarzbacher, nuovo Sagan… con lo sguardo da duro

01.03.2023
5 min
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Nel furgone, al rientro dalla prima gara della due giorni francese, Matthias Schwarzbacher era quello più deluso. All’improvviso si era fatto cupo. Pensava e ripensava alla corsa. Evidentemente sapeva di aver sprecato una buona occasione. Aveva fatto qualche scatto nel momento sbagliato e aveva gettato all’aria forse la vittoria, anche se si trattava del debutto stagionale.

Durante il viaggio ascoltava le ramanzine-consigli del direttore sportivo, ma soprattutto rivedeva il film della gara. Ne siamo certi. Era seduto al nostro fianco. E lui che in riunione faceva domande, cercava di capire, era taciturno.

Il mattino seguente, dopo una piccolissima uscita defaticante, e dopo aver smaltito un po’ di delusione mista forse a rabbia, Matthias era di nuovo lui. Un ragazzone slovacco di 17 anni – compiuti a dicembre – con lo sguardo da duro, ma dai modi gentili ed educati.

Sguardo che è cambiato definitivamente nel pomeriggio. Una manciata di minuti dopo la vittoria nella seconda tappa della Challenge Anthony Perez era un altro. «Adesso sei contento», lo incalziamo mentre va verso il podio. E lui: «Adesso sì, sono felice».

Matthias, quando e come hai iniziato a correre?

Ho iniziato a fare ciclismo quando avevo 9-10 anni. E ho iniziato alla gara per bambini di Sagan, la Detská Tour Petra Sagana. E da allora il mio impegno è stato ogni anno sempre maggiore. Ormai negli ultimi 2-3 anni, sto dedicando tutto il mio tempo al ciclismo.

Quanto ha inciso la presenza di un corridore come Sagan nella tua Nazione? Immaginiamo che lui sia l’idolo di tutti i piccoli ciclisti slovacchi.

Ha inciso molto in effetti. Anzi, si può dire che lui è stato il motivo per cui ho iniziato, quando ha creato quella gara per bambini. Penso che abbia motivato molti ragazzini.

Conosci Peter?

Non lo conosco personalmente.

Come Peter anche tu sei passato dal ciclocross. Ebbene, cosa dà il cross in più a livello fisico?

Penso che il ciclocross sia la cosa migliore con cui puoi trascorrere l’inverno ed è il miglior allenamento che puoi svolgere, perché per 40 minuti sei a soglia o sopra di essa. Cerchi di andare oltre i tuoi limiti. Senza contare che impari a guidare. E, cosa principale, è molto divertente. Non è importante se sei in prima o ultima posizione.

Pensi di continuare con il cross anche nelle prossime stagioni?

Io vorrei, ma vedremo come andranno le cose…

Che tipo di corridore pensi di essere?

Non lo so ancora, ma mi piacciono le classiche e le salite fino a ad un massimo di 5 chilometri.

Beh, vedendo il tuo fisico possente è condivisibile questa tua analisi. Che poi sono più o meno le caratteristiche di Sagan. C’è un professionista, un campione a cui ti ispiri?

Il mio più grande idolo è mio padre, Roman. Lui mi ha sempre guidato nella giusta direzione e mi ha sostenuto. Ma se dovessi scegliere un corridore allora direi Tom Pidcock. Mi piace perché gareggia in tutte le discipline.

I complimenti con il compagno Tommaso Bambagioni dopo la vittoria della Ronde Bessieraine
I complimenti con il compagno Tommaso Bambagioni dopo la vittoria della Ronde Bessieraine
Come sei arrivato in Italia? Raccontaci come è andata…

È iniziato tutto nel 2020. In Slovacchia non abbiamo fatto gare a causa del Covid. In quel periodo Martin Svrcek era già in Italia (era al Team Franco Ballerini, ndr) quindi gli scrivo e gli chiedo se anche io posso venire a correre dov’è lui. Sono arrivato, ho ottenuto subito due buoni risultati e lì ho conosciuto Andrea Bardelli. Da allora siamo sempre stati in contatto con “Bard”. Nel 2022 ho corso molto poco per problemi di salute, ma quando sono tornato alle gare Bardelli mi ha scritto. A quel punto sono arrivato in Italia definitivamente per i test e per le gare… Ho fatto la stagione del cross e appena terminata ho iniziato a correre con il CPS Professional Team.

Adesso sei in Toscana, come ti stai trovando?

E’ un po ‘difficile adattarsi a tutte queste cose: cibo, squadra, lingua… ma la compagnia è davvero amichevole e buona. Il cibo è leggermente diverso in Slovacchia, ma ci sono abituato. Mi resta solo il problema della lingua, però l’italiano non mi sembra difficilissimo (in effetti Matthias imparava a vista d’occhio, ndr) ho bisogno di un po’ più di tempo. Magari la prossima intervista la farò in italiano!

Ti alleni tutti i giorni?

Un giorno di riposo a settimana c’è. In quel giorno senza la bicicletta cerco di fare alcuni esercizi di base e fisioterapici per prevenire i miei problemi di salute. In pratica dopo la rottura del bacino ho due placche e quindi faccio degli esercizi per anca e colonna vertebrale.

Schwarzbacher al centro col trofeo in mano insieme a tutti i ragazzi e lo staff del CPS Professional Team
Schwarzbacher al centro col trofeo in mano insieme a tutti i ragazzi e lo staff del CPS Professional Team
C’è un allenamento che ti piace di più e uno che proprio non sopporti?

Onestamente odio le sedute di scarico, quando pedalo da solo. Quello che invece mi piace è l’allenamento lungo, la distanza senza i lavori specifici.

Ogni quanto tempo tornerai a casa?

Non lo so, sembra che non ci saranno scadenze regolari. Per ora andrò a casa prima della Parigi-Roubaix juniores e poi a maggio. Della Roubaix non so molto, ma da quello che ho visto in Tv, per il mio fisico e per come guido dovrebbe essere adatta a me.

Cosa ti ha colpito di questa trasferta francese? Cosa ti è piaciuto di più?

Penso che in Francia il caffè non è buono come in Italia! Mi è piaciuta la compagnia, la natura – abbiamo visto paesaggi bellissimi – le riunioni di squadra… Ma soprattutto mi è piaciuto il lavoro che i ragazzi hanno fatto nella gara di domenica, quella che ho vinto. Non avevo mai vissuto una cosa del genere prima. Devo loro un enorme grazie proprio per come abbiamo corso. E anche a tutto lo staff… In generale è stato un viaggio molto bello.

Diario dalla Francia. Si torna a casa con una vittoria!

26.02.2023
6 min
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Terzo giorno di trasferta in Francia per i ragazzi del CPS Professional Team. Inaspettatamente sembra sia passato un secolo da quando siamo partiti. Ogni cosa ha già assunto una sua normalità. Almeno in apparenza. La colazione, i rumori, ciò che c’è da mangiare, le abitudini di tutti. Tutto è come in una famiglia.

Il sole splende. Le colline sono più verdi che mai. Il padrone di casa, un signore di mezza età calvo e taciturno, gironzola curioso per la casa. Pensava che gliel’avremmo riconsegnata di buonora, ma così non è. Pertanto dopo qualche convenevole, se ne va dai vicini. Intanto inizia ad alzarsi una leggera brezza.

«Coppi chi?»

A mente fredda si ragiona sulla corsa di ieri ed emergono due cose: che la gambe ci sono e che bisogna correre più compatti.

E su questo punto Gianluca Oddone e Andrea Bardelli impostano la riunione. Riunione che da ieri sera è stata posticipata a questa mattina. I ragazzi erano stanchi e si era andati un po’ troppo lunghi. E poi, tutto sommato, meglio parlare appunto con la mente fredda. Senza l’adrenalina della gara.

Luciano Cordone invece si incarica più di tutti di riordinare la casa. Tutti noi dovremmo a lui un grazie speciale. Intanto, fatta la riunione e assegnati i ruoli, si ammazza il tempo in attesa del pranzo tra giochi online e un simpatico “Questionary” sui campioni del passato. Oddone mostra delle vecchie foto ai ragazzi. Gli suggerisce qualche indizio e loro cercano di indovinare. Ma invano…

“L’apoteosi”? Quando scambiano Freddy Maertens con Freddy Mercury e Fausto Coppi con Fausto MasnadaPer loro il corridore più “antico” è Gianni Bugno! Ogni volta spunta lui.

Ma in fin dei conti c’è poco da stupirsi, questi ragazzi sono nati che Pantani – lui si che lo conoscono – era morto da un anno o due… 

Sale il vento

Si va alla corsa. Il tracciato della Ronde Bessieraine, seconda frazione della Challenge Anthony Perez (per ironia della sorte Perez – Cofidis – oggi ha vinto alla Faun Drome Classic, dovrebbe essere meno duro di quello di ieri. Dovrebbe… L’altimetria lo è in effetti, solo che le strade su queste colline basse e arrotondate, sono scoperte e in cresta il vento è parecchio forte.

E comunque non mancano strappate che sfiorano il 20 per cento neanche oggi. 

Prima del via si scambiano due chiacchiere con la Pomme Marseille, tra le squadre più importanti di Francia. Il loro diesse ammette che l’attacco di ieri al secondo giro dei CPS Professional Team aveva fatto rivedere i piani ai suoi atleti. A quel punto avevano deciso di correre sulle ruote e di attendere le mosse degli italiani. Come abbiamo scritto anche ieri: i CPS avevano mostrato i muscoli con troppo anticipo. 

“Pizzini” volanti

Se il vento ci mette lo zampino, ancora di più ce lo mette lo strappo principale. Fatto sta che la tattica del mattino ben presto è rivista. Ma andare in ammiraglia non è facile e le radioline non ci sono. 

Quindi come si fa per comunicare con i ragazzi? Con i foglietti! In pratica dei “pizzini”. Dal furgone Bardelli prende un pezzo di carta, una penna e appunta il da fare ai suoi atleti. Farsetti, che ha corso ieri, lo segue e oggi tocca a lui fornire assistenza.

Bardelli lo manda 50 metri avanti sulla strada, rispetto alla sua posizione, per avvertire i compagni in corsa: «Ragazzi, il “Bard” vi dà il foglietto». E di solito a prenderlo è Tommaso Bambagioni, il regista in corsa, il più scaltro e uno dei due leader designati. L’altro è Matthias Schwarzbacher o Gabriele De Fabritiis, a seconda di come staranno.

Victoire en France

I ragazzi prendono i foglietti ed eseguono alla lettera. Fuori c’è una pericolosissima fuga di quattro atleti e bisogna tenerla a tiro. Così quattro dei CPS vanno in testa a tirare.

E i ragazzi di Oddone chiudono eccome. Le trenate di De Fabritiis, Di Zio, Rolando e Shyrin ricompattano il gruppo. All’ultima tornata vanno via in otto: tutti i migliori. Come da copione ci sono dentro i due leader, Bambagioni e Schwarzbacher.

Se la giocano alla grande. Matthias parte ai 500 metri, “Bamba” controlla il gruppetto. E’ fatta! Primo e terzo…

Scattano i commenti dopogara. Gli abbracci. I selfie. I complimenti reciproci. L’inno d’Italia nel furgone. Le mani congelate che neanche si riesce a togliere il casco. Il vento in cresta che li faceva pedalare di traverso. O quello contro in valle «che a tutta andavi a 33 all’ora». E’ festa!

«Abbiamo corso da squadra», lo dicono tutti. E ora si riparte dalla Francia, carichi di gioia, con un trofeo in più nel bagagliaio e un’esperienza preziosa in tasca. Un’esperienza che resterà indelebile in questi ragazzi.