I primi mesi di Finn alla Grenke Auto Eder: un mondo nuovo

28.02.2024
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MANERBA DEL GARDA – Lorenzo Mark Finn ci accoglie con una felpa grigia e un sorriso timido all’interno dell’Enjoy Garda Hotel. Il giovanissimo ligure si trova qui con la sua squadra: la Grenke Auto Eder, team juniores satellite della Bora-Hansgrohe. Finn è stato il primo ragazzo italiano della sua categoria a lasciare l’Italia per andare a correre all’estero. Una scelta nuova, diversa, e che ha sollevato diverse domande e qualche dubbio. Abbiamo già sentito la sua voce quando è stato il momento di spiegare il motivo di questa scelta, ora vogliamo sapere come sta andando

Finn si siede e racconta i primi mesi alla Grenke Auto Eder
Finn si siede e racconta i primi mesi alla Grenke Auto Eder

Una squadra internazionale

La Grenke Auto Eder, nonostante sia un team juniores, ha una grande impronta internazionale. Il team è tedesco, ma i suoi ragazzi arrivano da tutta Europa.

«Sta andando molto bene – ci racconta mentre siamo seduti sui divanetti della hall – la squadra è composta da tante nazionalità. Su 8 corridori ci sono rappresentate 7 Nazioni differenti. Parliamo tutti inglese molto bene e quindi non ci sono problemi a livello comunicativo, nemmeno con lo staff».

Questi primi mesi come sono andati?

Stiamo lavorando da tutto l’inverno, questo ritiro finale è per preparare le gare e l’inizio della stagione. Sarà abbastanza duro, finiremo il 3 marzo e da lì a due settimane inizieremo a correre.

Rispetto all’anno scorso c’è stato qualche cambiamento?

Sto lavorando tanto sugli sprint e la forza in palestra, cosa che mi mancava. Abbiamo messo nelle gambe anche tanto fondo, soprattutto in vista degli anni futuri, per sviluppare al meglio il motore. Le ore di allenamento sono aumentate, ma il corpo risponde bene, quindi non lo trovo pesante. 

Finn e i suoi compagni pedalano su bici Specialized, le stesse del team Bora
Finn e i suoi compagni pedalano su bici Specialized, le stesse del team Bora
Hai già un programma?

I ritiri invernali erano già tutti decisi fin dall’anno scorso. Oltre a quelli appena conclusi e questo in Italia, ne faremo uno a maggio e un altro in estate, poi vedremo di mese in mese come andrà la stagione.

Immaginiamo sia una squadra completamente diversa rispetto a quello che sei abituato a vedere.

E’ un bel passo in alto rispetto a quello cui ero abituato, ma è un ambiente tranquillo, non ci mettono pressioni. Dobbiamo essere seri, ma credo sia normale. Sono molto sereno e tranquillo. Abbiamo un preparatore che segue solamente noi ragazzi del team, quindi il rapporto è molto diretto e giornaliero. Si può lavorare in maniera più specifica e lo vedo dalle sensazioni di questi primi mesi. 

I ragazzi e lo staff comunicano tra di loro usando l’inglese, lingua fondamentale in un team internazionale
I ragazzi e lo staff comunicano tra di loro usando l’inglese
Come ti trovi a vivere lontano dalla squadra?

Sto sempre a casa, poi quando ci sono ritiri o gare ci vediamo direttamente sul posto. Comunque facciamo un calendario internazionale, quindi meno gare rispetto all’anno scorso. In questo modo riesco a gestire bene l’impegno, anche con la scuola. Mi alleno da solo, ma ero già abituato a farlo, quindi non è stato un gran cambiamento. Usiamo Training Peaks e mi viene dato un programma settimanale. Mi tengo in contatto con Christian Schrot tutti i giorni via WhatsApp. 

Il calendario lo conosci già?

La prima corsa con la squadra sarà in Belgio: la Guido Reybrouck Classic, il 16 e il 17. Prima però correrò la cronometro di Camaiore, ma andrò da solo visto che è vicina a casa. Penso sia un buon test per vedere a che punto sono dopo il carico di lavoro dell’inverno. 

Un ultimo saluto prima di partire per l’allenamento
Un ultimo saluto prima di partire per l’allenamento
Come ti senti dopo un inverno fatto con la Grenke Auto Eder?

La grande differenza che ho trovato è che dopo cinque o sei ore di allenamento mi sento bene. A livello di prestazione secca non abbiamo fatto molti lavori massimali. Li faremo con le gare e con il passare dei mesi, ne abbiamo fatto qualcuno ma con sforzi controllati.

Ci avevi detto anche di essere andato a fare un ritiro con la Bora, com’è stato?

Siamo andati cinque giorni a dicembre a Mallorca. E’ stata una bella esperienza, stare nell’ambiente dei prof e vedere i meeting che fanno è stimolante. Abbiamo parlato con i ragazzi più giovani come Herzog, che sono passati dall’Auto Eder. Ci hanno detto che è il team giusto, nonostante siano comunque passati da team U23. Herzog, per esempio, ha fatto un anno alla Hagens Berman. Passare appena finita l’esperienza da juniores non è semplice, correre negli under 23 è un processo giusto di crescita.