Comitati regionali e tesseramenti, Cavaliere alza la mano

21.12.2021
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A quanto pare l’articolo sui comitati regionali in soccorso dei ragazzi senza squadra ha smosso le acque. Ci ha infatti contattato Clemente Cavaliere, dirigente societario. Cavaliere è il team manager di due squadre, una under 23, la Petroli Firenze Hopplà (Toscana), e una juniores, il CPS Professional Team (Campania).

Secondo lui le cose non sono esattamente come recita il regolamento federale. O almeno la realtà è un po’ diversa.

Al Sud l’attività non manca, ma certo gli eventi sono meno concentrati nel tempo e nello spazio
Al Sud l’attività non manca, ma certo gli eventi sono meno concentrati nel tempo e nello spazio

Benvenuti al Sud 

Sentiamo la sua voce e incamminiamoci in questo dibattito.

«Ho letto quell’articolo, Comitati regionali in soccorso dei ragazzi: illusione e realtà? Beh, per me si tratta di illusione – dice Cavaliere – Sono a capo di due squadre giovanili, quindi mi sento chiamato in causa, specie con il team della categoria più giovane.

«Non mi trovo troppo d’accordo con le parole di Cazzaniga perché, almeno qui al Sud, abbiamo problematiche diverse. Io la squadra la vorrei fare, la faccio, ma non mi è possibile o almeno non così facilmente».

«La mia società, CPS, è campana. Mi hanno contattato due atleti dal Lazio e due dalla Puglia, ma non posso tesserarli per vincoli regionali, cioè i loro comitati non li fanno uscire. Io posso anche essere d’accordo su questa norma in una regione del Nord in cui ci sono 35-40 ragazzi per comitato, ma al Sud?

«Ho fatto un conto, ci sono circa 15 corridori della categoria juniores in cinque regioni della nostra area: Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Come possiamo fare un team o aiutare i ragazzi se poi non vengono concessi i “nullaosta”dalle regioni?».

Alessandro Verre da juniores ha vestito i colori del CPS Professional Team
Alessandro Verre da juniores ha vestito i colori del CPS Professional Team

L’esempio di Verre 

Cavaliere poi riporta l’esempio di Alessandro Verre. Il ragazzo lucano, oggi in forza all’Arkea Samsic e la scorsa estate uno dei punti fissi della nazionale di Marino Amadori, è passato per le fila del CPS di Cavaliere appunto, ma la sua carriera ha rischiato di finire sul nascere.

«Nel 2018 – racconta Cavaliere – avevo 12 ragazzi tra cui Verre. Lui era al primo anno juniores. Volevo tesserarlo con noi, ma il comitato regionale della Basilicata non me lo dava. O meglio, me lo avrebbe dato pagando i punteggi federali (all’epoca 16 euro a punto, ndr) accumulati dal ragazzo tra strada e fuoristrada. La cosa è andata avanti per un po’ e alla fine piuttosto che pagare queste spese ci è convenuto fare un’affiliazione ex novo in Basilicata e tesserare appunto Verre nella sua regione. Tanto è vero che Alessandro in quell’anno saltò le prime due gare, perché la situazione burocratica non si era risolta.

«Se non ci fossi stato io a credere nel ragazzo dove sarebbe oggi Verre? Avrebbe trovato una squadra? E come lui quanti altri ragazzi si perdono o potrebbero perdersi?».

Nel post Covid

Cavaliere dunque espone una situazione di qualche tempo fa, quando i vincoli del passaggio tra regione e regione erano un po’ più stretti. Le cose sono sicuramente migliorate, la Federazione nel post Covid si è mossa, ma la realtà spesso non coincide ancora con la “teoria”.

Anche quest’anno, infatti, il CPS aveva preso contatti con un ragazzo laziale. Il comitato regionale del Lazio però non dava il nullaosta al ragazzo. Si è pensato così di fargli cambiare residenza per tesserarlo in Campania, ma a quel punto il giovane corridore ha detto di no.

«La situazione non è molto chiara. Varia da comitato a comitato. Per esempio nelle Marche il passaggio è libero, nel Lazio no», precisa Cavaliere.

Abbiamo riportato la voce di chi opera sul territorio. Siamo pronti ad ascoltare questi pareri e continuiamo ad essere aperti ad un’eventuale risposta alla situazione sollevata dal dirigente campano. Perché una cosa è certa: la prima cosa è la tutela dei ragazzi e di chi vuole fare ciclismo… Come diceva Ruggero Cazzaniga.