Il ciclismo di Simone Boifava: neo presidente della Biesse-Carrera

01.12.2024
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Il team Biesse-Carrera vede arrivare una nuova figura che prenderà il ruolo di presidente: si tratta di Simone Boifava. Figlio di Davide Boifava, ex ciclista professionista che ha corso dal 1969 al 1978 e che ha scritto pagine indimenticabili di storia del ciclismo italiano. Una volta terminata la carriera sui pedali, Boifava è passato infatti in ammiraglia. Sotto i suoi occhi sono passati alcuni fra i più grandi nomi del ciclismo, da Visentini a Roche, poi Chiappucci e Pantani, Bartoli e Bettini. Il fatto che suo figlio Simone abbia deciso di entrare nel mondo del ciclismo ha aperto una serie di curiosità e domande a riguardo (a destra nella foto di apertura). 

A sinistra Simone Boifava con al suo fianco papà Davide
A sinistra Simone Boifava con al suo fianco papà Davide

Di padre in figlio

Innanzitutto che cosa si ricorda del ciclismo vissuto in prima persona da papà Davide. Per poi capire quali sono le sue ambizioni e i suoi obiettivi come presidente di una delle società italiane maggiormente strutturate. 

«Ho avuto la fortuna – dice Simone Boifava – di aver vissuto quell’epoca dal vivo. Mio padre ci ha sempre portati con sé nelle varie gare, quando la scuola ce lo permetteva. In quegli anni io ero tra il bambino e l’adolescente, un periodo della vita nel quale si costruiscono gran parte dei ricordi. Il primo che mi viene in mente legato al ciclismo sono le vittorie di Pantani e Chiappucci in maglia Carrera. Se penso a quel periodo mi pervade una grande gioia e altrettanta emozione. Ho avuto la fortuna di toccare con mano cosa vuol dire vivere una squadra di ciclismo, ma non mi era mai passato per la mente di poter diventare un giorno presidente di un team».

Chiappucci e Pantani in maglia Carrera Jeans con il team manager Davide Boifava
Chiappucci e Pantani in maglia Carrera Jeans con il team manager Davide Boifava
Delle gare vissute accanto a tuo padre cosa ti ha colpito maggiormente?

L’atmosfera all’interno della squadra: meccanici, massaggiatori, diesse, tutti erano amici e si viveva un clima sereno. E’ un ambiente che mi è sempre piaciuto frequentare e vivere in prima persona. Sicuramente il ruolo svolto da mio padre in un certo senso mi ha stregato e contagiato. Ero in una posizione privilegiata, anche se lui non era uno che amava raccontarsi. Tuttavia assaporare quei momenti mi ha sicuramente aiutato a raccogliere emozioni e conservarle nel cassetto della memoria. 

Per quanti riguarda i successi sportivi hai qualche ricordo?

Quelle che mi sono rimaste più impresse sono le imprese di Chiappucci: la sua vittoria alla Sanremo nel 1991 e le sue galoppate al Giro e al Tour de France. Poi non posso non citare Marco Pantani, di lui ricordo i successi al Giro nel 1994 a Merano e nella tappa del Mortirolo. Anche la Liegi di Bartoli del 1998 è un qualcosa che mi è rimasto dentro

Simone Boifava si è innamorato del ciclismo grazie alle gesta di Marco Pantani quando correva in maglia Carrera
Simone Boifava si è innamorato del ciclismo grazie alle gesta di Marco Pantani
Eppure mai avresti pensato di far parte di questo mondo, cosa ti ha convinto a cambiare idea?

Bella domanda! (ride, ndr). Negli ultimi anni ho sempre lavorato a stretto contatto con il ciclismo essendo parte dell’azienda Carrera, che fornisce le bici al team continental. Tuttavia sono mondi tanto diversi. Poi qualche mese fa la Biesse-Carrera ha cambiato un po’ a livello societario e Bruno Bindoni, presidente della Biesse il principale sponsor del team, mi ha proposto di entrare alla guida della squadra. 

Perché hai accettato?

Le condizioni della sfida sono interessanti e affascinanti. Quello che mi ha spinto è stato il piacere di provare a cimentarmi in una nuova avventura, ma anche la consapevolezza di avere uno staff solido e valido. I diesse del team continental, Milesi e Nicoletti, ma anche Renato Galli, amministratore della società e diesse degli juniores. Un’altra figura di riferimento per me è Gabriele Scalmana, del G.S. Gavardo, squadra storica che nella quale ho corso e che continua a supportarci. Molti degli sponsor di quel team ci hanno poi seguito alla Biesse Carrera. 

Simone Boifava potrà contare sull’apporto di grandi tecnici: qui Nicoletti e Milesi, i diesse della continental
Simone Boifava potrà contare sull’apporto di grandi tecnici: qui Nicoletti e Milesi, i diesse della continental
La vostra è una squadra grande, che prende tutte le categorie giovanili.

In maglia Biesse-Carrera un ragazzo può partire dai giovanissimi e arrivare nella continental. Anche a livello femminile abbiamo una struttura solida e che dona continuità. Il nostro obiettivo è di prendere i ragazzi, fin dai piccoli, e farli crescere. Creare un filo conduttore che li porti a restare da noi. Nel 2025 tre ragazzi del team juniores passeranno nella formazione continental e per noi è un bel traguardo. 

Come si colloca una formazione come la vostra in questo ciclismo giovanile?

Questo sport ha attraversato una fase di grosso cambiamento. I team WorldTour negli anni, con l’avvento dei devo team, hanno svuotato i vivai delle formazioni nazionali. In una rincorsa perversa alla ricerca di giovani fenomeni. 

La Biesse-Carrera ha un vivaio che parte dalle prime categorie giovanili
La Biesse-Carrera ha un vivaio che parte dalle prime categorie giovanili
Anche voi state cercando un approccio legato ai giovani?

A livello del team continental siamo concentrati maggiormente sui ragazzi under 23. Anche se nel 2025 ci saranno due eccezioni: rimarrà con noi Tommaso Dati e dalla Zalf arriva Federico Iacomoni. Loro due saranno gli unici atleti elite. Siamo una squadra che ha un vivaio forte e strutturato, quindi ci puntiamo molto. 

Che obiettivi vi date per il 2025?

Dividerei questa domanda in due. Il primo è crescere dei ragazzi e dare loro una scuola di vita. Lo sport, dopo la scuola, è il secondo luogo dove si forma la personalità di un giovane. Ci si allena insieme, si passa tanto tempo a stretto contatto, tutto questo sviluppa la personalità di ognuno di loro. Sta a noi dare gli insegnamenti giusti. L’altro obiettivo è quello agonistico, siamo un team continental e gli sponsor ci chiedono anche questo. Vorremo riuscire a raccogliere qualche vittoria in più, alla fine lo sport vive anche di competizione.

L’estate rovente della bicicletta riserva delle sorprese (tecniche)

04.09.2024
6 min
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La tecnica della bicicletta non si ferma neppure in un momento dell’anno dove molte delle novità sono state presentate e viste. Non c’è più stagione e il mondo dei professionisti è un costante banco di test, anche e soprattutto di prodotti che vedremo tra qualche tempo.

Tour de France e Olimpiadi, ma anche Vuelta, Deutschland Tour e curiosità interessanti arrivano anche dal Tour de France Femmes.

Una Lapierre tutta nuova?

L’abbiamo intravista durante il Tour de France Femmes, prima in dotazione ad Evita Muzic, che ha ben figurato all’Alpe d’Huez con il quarto posto, ma utilizzata anche da Grace Brown e compagne. Lapierre non è più nel WorldTour maschile, ma prosegue la sponsorizzazione delle ragazze del Team FDJ-Suez.

La bicicletta mantiene le caratteristiche classiche che hanno reso celebre l’azienda francese, ovvero i foderi obliqui staccati dal piantone e una forma “sottile”. Il nuovo modello mutua la zona dello sterzo dalla versione aero Aircode, quindi più abbondante rispetto alla Xelius tradizionale. Si nota un importante fazzoletto di rinforzo nella zona del nodo sella ed il reggisella non è rotondo. Vedremo nei prossimi mesi se questa novità verrà confermata.

Evenepoel e le sue scarpe

Quelle che hanno attirato maggiormente la nostra attenzione sono state le scarpe utilizzate durante la Grande Boucle, un modello non ancora presente nel listino ufficiale Specialized. Profilo laterale sottile e ribassato, pianta e sezione frontale larga. Un solo rotore Boa laterale che agisce su una fibbia superiore e un velcro nella sezione mediana/frontale che tira su una sorta di bandella sdoppiata.

Alle Olimpiadi invece non sono state utilizzate, perché il corridore belga ha utilizzato le S-Works con le stringhe.

Finalmente si vedono le Vision 37

Sono state utilizzate durante le corse estive più impegnative in fatto di dislivello positivo, viste sulle bici del Team Bahrain-Victorious. Sono le ruote più basse e leggere del lotto SL grazie ai 1.290 grammi dichiarati e sono con cerchio tubeless.

Le ruote Vision usate dagli Astana, se pur simili per estetica, a nostro parere non sono lo stesso modello, sembrerebbe con cerchio predisposto per tubolare e la versione da 40.

Qualcosa dal passato

Di tanto in tanto ci sono ancora atleti che utilizzano la guarnitura 53-39, una combinazione quasi scomparsa dai radar. E’ il caso di Rudiger Seling dell’Astana che usa questi rapporti sulla sua bicicletta.

Abbiamo scovato anche un Jonathan Milan che durante le sue vittorie al Lidl Deutchland Tour ha utilizzato i vecchi shifters Sram e non l’ultima versione del pacchetto Red.

Gomme TT usate da Yates e non solo lui
Gomme TT usate da Yates e non solo lui

Gomme TT per tutti i giorni

Adam Yates è solo un esempio di corridori che utilizzano gli pneumatici in versione time trial anche per le gare in linea, naturalmente sulla bicicletta tradizionale. La realtà dei fatti dice che molti atleti di team differenti adottano questa soluzione, soprattutto quelli con gomme Continental tubeless.

Le motivazioni principali potrebbero essere legate ad una maggiore scorrevolezza e peso leggermente inferiore a parità di sezione. Di sicuro i professionisti non si pongono il problema dei costi e dell’eventuale sostituzione di una gomma che sfiora i 100 euro (o poco meno) al pezzo.

Un paio di Swiss Side con cerchio dal profilo ridotto
Un paio di Swiss Side con cerchio dal profilo ridotto

Swiss Side, nuova ruota per scalatori?

Qualcosa avevamo visto al Tour de France, ma una sorta di conferma arriva dalla Vuelta anche grazie al primato di Ben O’Connor. L’azienda svizzera ha messo a punto una ruota con cerchio dal profilo ridotto (38 millimetri), che non sacrifica i concetti aerodinamici sui quali si basa Swiss Side.

La ruota menzionata farebbe parte della famiglia Hadron2 e volendo fare un accostamento, anche in termini di resa tecnica, non si discosterebbe dalla DT Swiss ARC38. Le due aziende rosso-crociate collaborano attivamente insieme, condividendo tecnologie e fasi di produzione.

La monocorona di Roglic alla Vuelta

E’ stata una delle scelte tecniche che ha permesso a Roglic di vincere il Giro d’Italia 2023. Lo sloveno è amante della monocorona anteriore e di un pacchetto di pignoni ampio (in fatto di dentature e sviluppi metrici) per il posteriore. La scelta per la sua bicicletta viene replicata alla Vuelta, nella tappa con il durissimo arrivo a Caitu Negru. 46 denti per la corona anteriore e la scala 10-44 per i pignoni, scelte che non avremmo mai immaginato qualche stagione addietro. Per le tappe “normali” Roglic è solito utilizzare la doppia corona 52-39 e una scala pignoni 10-33 (Sram).

Dotazione tutta nuova (o quasi) per Bettiol

Dopo le Olimpiadi di Parigi il campione Italiano ha ufficializzato il passaggio dalla EF Education-Easy Post al Team Astana. Il cambio è stato di quelli importanti anche sotto il profilo tecnico. Oltre la metà della stagione, Bettiol è passato da una bicicletta Cannondale ad una Wilier Filante SLR. Le due bici hanno in comune le selle Prologo, le trasmissioni Shimano Dura Ace e le ruote Vision gommate Vittoria.

Sono cambiati anche il casco (da Poc a Limar) e l’abbigliamento (da Rapha a Biemme). Curioso e sicuramente non immediato il passaggio tra i pedali SpeedPlay e gli Shimano.

Aero111 lo pneumatico che nasce da una collaborazione a tre

03.07.2024
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Aero111 è uno pneumatico ma anche il primo sistema ruota/pneumatico che vede l’aerodinamica come soggetto principale. Nasce dalla collaborazione di tre colossi nell’ambito dello sviluppo ciclistico. DT Swiss, Swiss Side e Continental.

Di cosa si tratta? Di una copertura disegnata, sviluppata (dalla collaborazione e tre) e prodotta (da Continental) in modo specifico per la ruota anteriore, soluzione creata per offrire dei vantaggi nei termini di efficacia aerodinamica, senza sacrifici in fatto di tenuta, sicurezza e performances in generale. Il progetto prende il nome di Aero111.

Le cavità che caratterizzano il battistrada di Aero111
Le cavità che caratterizzano il battistrada di Aero111

Una collaborazione a tre

Non è la prima volta che viene introdotto nel mercato un sistema ruota/pneumatico. Ma è la prima volta che tre punti di riferimento del settore ciclistico, per produzione, sviluppo delle tecnologie, soluzioni dell’aerodinamica applicata al ciclismo e ricerca strenua dei marginal gains collaborano per il raggiungimento di un risultato destinanto a cambiare la categoria.

E’ la prima volta in assoluta per uno pneumatico aero concept. DT Swiss per le ruote, Swiss Side per le soluzioni aerodinamiche (in più di un’occasione abbiamo sottolineato i frutti delle collaborazioni tra le due aziende svizzere). Continental, leader per la produzioni di pneumatici.

Diverse le configurazioni provate nella galleria del vento (foto Swiss Side)
Diverse le configurazioni provate nella galleria del vento (foto Swiss Side)

Aero111 è un tubeless

Prodotto utilizzando la base di sviluppo dello storico GP5000 TR (tubeless ready), Aero111 è una sorta di pneumatico tubeless semi-slick che presenta un disegno decisamente particolare ai lati, unico nel suo genere. Non si tratta di intagli, ma di cavità vere e proprie (48 in totale e equamente distribuite) che attivano dei micro-vortici, un’azione che agisce in modo positivo sull’aderenza e massimiza l’effetto vela che si genera inevitabilmente con la rotazione della ruota anteriore (non protetta dal verticale). Come un effetto turbo. Questo pneumatico debutta ufficialmente al Tour de France con il Team Decathlon-AG2r che utilizza le ruote Swiss Side.

Due larghezze disponibili

26 e 29 millimetri, con due indirizzi ben precisi. Tenendo ben presente che ognuna delle due sezioni è stata sviluppata sfruttando la combinazione con le ruote DT Swiss Aero+ e le valutazioni Swiss Side, la misura più piccola trova il binomio ottimale con la categoria Aero Performance, la maggiore con le ruote della categoria Endurance (ad esempio le ERC). A prescindere dalla configurazione ottimale votata al massimo rendimento, non ci sono limiti di compatibilità.

I valori alla bilancia dichiarati sono di 250 grammi per la 26×622 e 280 grammi per la 29×622 (ben al di sotto della media della categoria, con pesi davvero leggeri). Entrambe le sezioni sono compatibili hookless. Il prezzo di listino del singolo pneumatico è di 119,95 euro, utilizzabile anche con camere d’aria. Il nuovo Aero111 sarà montato sulle ruote DT Swiss (combinato con il Continental GP5000 TR) delle famiglie ARC e AR, ERC e ER (carbonio e alluminio) con un aumento di prezzo (rispetto al listino delle sole ruote) compreso tra i 150 e 50 euro.

Aero111 per l’anteriore e GP5000 TR per il posteriore
Aero111 per l’anteriore e GP5000 TR per il posteriore

Democratizzazione dell’aerodinamica

Rispetto a qualche anno addietro le ruote sono cambiate (tantissimo). I freni a disco, l’evoluzione progressiva e costante della ricerca nell’ambito dell’aerodinamica applicata allo sport, sono fattori che non hanno fatto altro che accelerare un processo già in atto. E’ pur vero che, una volta disponibile per pochi, oggi l’aerodinamica è alla portata di molti, un concetto che troviamo ovunque, influisce sull’efficienza e permette di risparmiare energie. In bicicletta si parla di efficienza aerodinamica quando si superano i 15 chilometri orari, perché oltre questa soglia la maggior parte delle energie che si spendono sono dedicate a contrastare lo spazio.

Quale è il contributo di uno pneumatico come Continental Aero111? Agisce sulla resa tecnica dell’intera ruota, che diventa più equilibrata alla basse e alte velocità (considerando un delta tra i 30 e 45 chilometri orari e con ruote da 38 e 62 millimetri). Inoltre tende a smorzare (in alcuni casi azzerare) l’effetto “steering”, ovvero quella forza impressa dal vento laterale sulla ruota, che si riflette in modo negativo sullo sterzo e sul controllo dell’avantreno.

Non solo velocità da professionista

Per contestualizzare ancora meglio lo sviluppo che c’è dietro al tubeless Continental Aero111, vediamo cosa ha aggiunto Jean-Paul Ballard (CEO Swiss Side).«Fino ad oggi chi ha investito nello sviluppo dei prodotti utilizzando concetti aerodinamici, ha sempre tenuto il riferimento dei 45 chilometri orari. Non tutti – ci dice Ballard – vanno a quella velocità e riescono a mantenerla in modo costante. Ecco perchè i numerosi test, combinazioni e fasi di sviluppo di Aero 111 hanno considerato ruote alte e più basse e velocità che scendono fino a 30 chilometri all’ora. Considero-prosegue Ballard-la vera democratizzazione dell’aerodinamica, che vuole abbracciare cotegorie di ciclisti molto differenti tra loro.

«Per finire – conclude Ballard – lo pneumatico è fondamentale per migliorare le prestazioni aerodinamiche della ruota anteriore. È la prima parte del sistema della bici a colpire l’aria in arrivo e condiziona il flusso d’aria sulla ruota. Se condizionato correttamente, il flusso d’aria può aderire al cerchio molto meglio e ad angoli elevati di vento trasversale. Ciò porta a significative riduzioni della resistenza aerodinamica e a un massiccio aumento dell’effetto vela. Lo pneumatico AERO 111 è sviluppato per massimizzare questo effetto, soprattutto a basse velocità, dove i normali pneumatici, aerodinamicamente, semplicemente non funzionano».

EDITORIALE / Parità quasi raggiunta: i problemi sono già gli stessi

29.04.2024
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Serve una certa coerenza per essere italiani. E d’altra parte il ciclismo mondiale è organizzato secondo lo stesso standard, per cui era prevedibile che i nodi al pettine degli uomini arrivassero anche alle donne. Ed ecco qua che alla vigilia della scelta delle squadre per il Giro d’Italia Women, il movimento italiano è in fibrillazione. Il conto l’ha fatto di recente il cittì Sangalli.

«Al Giro correranno 22 squadre – ci ha detto al Gran Premio Liberazione – ci sono le 15 WorldTour, le 2 prime continental dell’anno scorso e poi altri 5 posti. Sicuramente il Giro d’Italia è una gara di livello altissimo e porteranno il meglio. La Federazione da anni cerca di tutelare le giovani che passano. Se non ci fossero le squadre continental italiane, tantissime ragazze che magari a 18 anni non sono ancora pronte, si perderebbero. Vanno tutelate, però i tempi cambiano e bisogna anche adeguarsi».

Il cittì Sangalli (qui con Barbara Guarischi) ha ben spiegato il delicato equilibrio fra i piccoli team italiani
Il cittì Sangalli (qui con Barbara Guarischi) ha ben spiegato il delicato equilibrio fra i piccoli team italiani

La frase di Bellino

Qualcuno resterà fuori. E dopo anni in cui erano tutti dentro, la scelta di RCS Sport (qualunque sarà) provocherà dei mal di pancia. Nel passaggio di mano, questo era un fattore di cui tenere conto. Alla presentazione del Giro Next Gen, Paolo Bellino ha ringraziato la Federazione per avergli permesso di unificare le tre organizzazioni e (a margine della gaffe passata inosservata) si è capito che il criterio di selezione sarà coerente fra i vari ambiti.

L’Italia delle donne, al pari di quella degli uomini, non ha squadre WorldTour. Il Team Corratec dovrà guardare il Giro d’Italia in televisione: se per le ragazze il tetto resterà a 22 squadre, due delle sette continental italiane rischiano di subire lo stesso destino

Lloyd, Ferguson e Cramer sul podio della Omloop Van Borsele juniores: Ferguson è già con il Movistar Team
Lloyd, Ferguson e Cramer sul podio della Omloop Van Borsele juniores: Ferguson è già con il Movistar Team

Il dominio degli squadroni

I malumori per l’eventuale esclusione dal Giro donne non avranno breve durata. La partecipazione alla corsa rosa è infatti (come per gli uomini) discriminante per alcune sponsorizzazione, ma il peggio deve ancora venire. Se l’UCI andrà avanti nel creare squadre professional anche fra le donne, che cosa ne sarà delle continental italiane?

Sangalli ha ragione. Queste squadre sono la sola garanzia di presenza sul territorio e di intercettazione del talento. Riusciranno a trovare le risorse per salire di livello? Riusciranno a fare fronte comune, unendosi e dando vita a gruppi più solidi? Sapranno rinunciare a qualche indivdualismo per fare fronte comune? Oppure, al pari delle continental maschili, si ritroveranno in una terra di nessuno con pochi soldi e alla mercé degli squadroni?

La prova di Nations’ Cup Juniores corsa dalla nazionale in Olanda, è stata dominata da ragazze già sotto contratto con team WorldTour. Qui non si tratta di fare gli uccelli del malaugurio, ma di pensare al futuro finché c’è ancora tempo per inventarsi qualcosa.

Gli juniores che partecipano alle Nations’ Cup sono il vertice, alla base si cerca la qualità (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Gli juniores che partecipano alle Nations’ Cup sono il vertice, alla base si cerca la qualità (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)

Le continental maschili

La situazione fra le continental maschili è piuttosto complessa. Come in ogni ambito dello sport, la differenza la fanno i soldi. Ci sono i devo team delle WorldTour che hanno vita relativamente facile. Le squadre di mezzo che all’estero ci vanno poco e vivono bene in Italia grazie al blasone delle conquiste passate. Infine le più piccole che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, per la carenza di sponsor e corridori, rastrellati dai team dei piani alti. A ciò si aggiunga la necessità di sottostare al sistema dei punti. Lo junior che sale in una continental U23 deve averne almeno 10: una simile dote al Sud si può mettere insieme partecipando a corse prive di grossa concorrenza o a gare di cross di fine stagione. In questo modo, ragazzi di talento, che invece corrono al Nord e quindi fanno meno punti, rischiano di restare senza squadra.

Se fra le donne si dovesse imboccare la stessa china, forse certe squadre non avrebbero la storicità e la solidità per andare avanti ugualmente. A meno che non si intervenga a livello federale con un progetto che in un solo colpo tuteli o provi a tutelare le continental maschili e le femminili. Occorre mettere mano al calendario e crearne uno riservato che permetta lo svolgimento di un’attività nazionale di base. Senza i costi troppo ingenti di un programma internazionale che sarebbe a quel punto appannaggio delle vere continental, delle professional e semmai della nazionale. Per farlo serve avere una visione e ci spiace prendere nota del fatto che al momento l’attuale gestione e per molti aspetti anche la precedente ne siano state prive.

Chiara Consonni, qui con Augusto Onori, è appena entrata nelle Fiamme Azzurre: dovrà rinunciare?
Chiara Consonni, qui con Augusto Onori, è appena entrata nelle Fiamme Azzurre: dovrà rinunciare?

I corpi militari

Infine, ad arricchire il quadro, c’è l’imminente scadenza della convenzione voluta e rinnovata dall’ex presidente Di Rocco fra i corpi militari e la Federazione. Già alcune ragazze nel corso degli ultimi due anni sono uscite preferendo la via del professionismo. Altre ne fanno ancora parte e la fine della convenzione renderà insostenibile la loro posizione. Mentre non dovrebbero esserci problemi per gli atleti specialisti, l’avvento del professionismo femminile (in Italia per ora è stato riconosciuto quello del calcio) promette di dare un’ulteriore svolta.

Perché abbiamo iniziato parlando di coerenza? Perché si continua a vivere di rattoppi, secondo lo stile italiano, senza il coraggio di attuare vere riforme, ma cercando di accontentare tutti con rimedi posticci più simili a palliativi. E intanto all’estero crescono e si prendono i nostri spazi. L’innalzamento del livello rende meno efficaci le soluzioni posticce: chiunque vorrà candidarsi alle prossime elezioni federali sappia ciò che l’attende. Finora s’è tirato a campare, ma più passa il tempo e meno questo sarà possibile.

Continental, con le Classiche italiane cresce la voglia di ciclismo

14.03.2024
3 min
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Il legame che unisce il marchio Continental alle grandi corse che si svolgono in Italia si arricchisce oggi di un nuovo capitolo. Il brand tedesco è infatti Official Supplier delle grandi Classiche del ciclismo italiano firmate RCS Sport. Stiamo parlando della Strade Bianche, vinta, anzi stravinta da Pogacar, della Tirreno–Adriatico che ha visto il trionfo di Vingegaard, della Milano – Torino di ieri con la vittoria di Alberto Bettiol.

Quest’ultima corsa ha rappresentato una sorta di “antipasto” per la Milano–Sanremo di sabato prossimo. Dopo l’estate, il calendario delle corse che vedranno protagonista Continental come Official Supplier si chiuderà con il Gran Piemonte e Il Lombardia, rispettivamente il 10 e il 12 ottobre.

Continental fornisce gli pneumatici alle macchine di RCS Sport al seguito delle corse
Continental fornisce gli pneumatici alle macchine di RCS Sport al seguito delle corse

In mezzo al Giro

Fra Milano-Sanremo e Il Lombardia, le due Classiche che aprono e chiudono il calendario delle corse “Monumento”, ci sarà il Giro d’Italia che vedrà Continental ancora grande protagonista questa volta nel ruolo di Top Sponsor della Corsa Rosa.

Il brand tedesco avrà un ruolo di rilievo anche al Giro-E come sponsor di maglia e con un proprio team che potrà contare su un capitano davvero speciale. Stiamo parlando di Damiano Cunego che nella sua carriera è stato capace di vincere un Giro d’Italia e ben tre Lombardia.

Le vetture RCS monteranno pneumatici AllSeasonContact 2
Le vetture RCS monteranno pneumatici AllSeasonContact 2

Il meglio di Continental

In occasione di tutte le Classiche firmate RCS Sport, la flotta ufficiale delle vetture Toyota sarà equipaggiata con l’AllSeasonContact 2. Si tratta di un prodotto di ultima generazione in grado di garantire elevate percorrenze e una guida sicura in tutte le condizioni atmosferiche. L’ultima generazione del prodotto all-season di Continental è infatti dotata delle più recenti tecnologie che garantiscono una resa chilometrica senza precedenti e di assoluto rilievo nella categoria dei prodotti 4 stagioni.

Oltre a questo, AllSeasonContact 2 è perfetto anche per i veicoli elettrici, come certificato dalla marcatura EV sul fianco. Assicura inoltre un comfort di guida ottimizzato, una ridotta rumorosità e un disegno del battistrada innovativo che permette un ottimale drenaggio dell’acqua e un’aderenza eccezionale su ogni superficie. 

Damiano Cunego sarà capitano del team Continental al Giro-E (foto RCS Sport)
Damiano Cunego sarà capitano del team Continental al Giro-E (foto RCS Sport)

Numeri importanti

Oggi Continental è presente in 57 Paesi in tutto il mondo. La divisione Pneumatici conta 20 siti di produzione e 16 di sviluppo. Con i suoi 57.000 dipendenti, Continental si colloca tra i leader delle tecnologie di produzione di pneumatici con un’ampia gamma di prodotti per autovetture, veicoli commerciali e due ruote. Tutto ciò è reso possibile a continui investimenti in ricerca e sviluppo. Continental garantisce un importante contributo alla mobilità sicura, economica ed ecologicamente efficiente. 

Continental

Technipes #inEmiliaRomagna, il 2024 alla ricerca di trionfi

09.03.2024
6 min
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SANTARCANGELO DI ROMAGNA – Ci troviamo nell’entroterra romagnolo, per la precisione presso l’Azienda Agricola La Collina dei Poeti, un luogo che incarna a pieno l’amore per questa terra e vive le due ruote tutto l’anno. Qui il team Technipes #inEmiliaRomagna ha presentato la squadra per il 2024. Sei anni sono passati dalla sua creazione, nata a Faenza per l’intuizione di Davide Cassani e l’attuale presidente Gianni Carapia. Sei anni ricchi di successi che hanno portato al professionismo due atleti come Manuele Tarozzi e Alessandro Monaco.

Un anno fa la squadra ha fatto il suo esordio nel mondo delle continental e quest’anno è pronta a rilanciarsi a caccia di vittorie, più qualitative e convincenti. Su queste colline il poeta Tonino Guerra disse “l’ottimismo è il profumo della vita”. Dalle parole pronunciate da autorità, sponsor e tecnici quest’oggi il mantra pare proprio lo stesso. Dal giorno uno Michele Coppolillo ha diretto i ragazzi e oggi è pronto a rilanciare la squadra con un organico più che raddoppiato, con volontà di vittoria ben chiare. 

Il diesse Michele Coppolillo ha speso parole di ottimismo per il 2024
Il diesse Michele Coppolillo ha speso parole di ottimismo per il 2024
Cos’è stata la Technipes #inEmiliaRomagna fino ad oggi?

Siamo nati dall’intuizione di Davide Cassani, perché mancava qualcosa sul territorio regionale. Abbiamo deciso prima di tutto di dare la possibilità ai nostri corridori emiliano romagnoli di restare in regione e di non dover per forza emigrare fuori. Da lì il progetto è cresciuto negli anni e abbiamo raccolto dei risultati importanti tra cui anche una tappa al Giro d’Italia Giovani nel 2021. L’anno scorso abbiamo deciso di fare il salto nelle Continental, questo ci ha portato a fare un’attività più strutturata e ad alzare ancora di più l’asticella con anche appuntamenti di spessore in Italia e all’estero. Con l’obiettivo di fare crescere sempre di più i ragazzi. E’ cambiato un po’ tutto e siamo diventati più grandi.

Durante la presentazione il presidente Gianni Carapia ha detto che quest’anno i corridori ve li siete scelti…

In questi anni abbiamo seminato bene, abbiamo avuto modo anche di avere ragazzi che hanno scelto il mondo del lavoro, hanno capito che per alzare l’asticella bisogna confrontarsi con quelli più bravi, e alla fine questo per noi è un vanto. Non è per tutti la vita del ciclista. Abbiamo anche portato ragazzi al professionismo. Però detto questo vogliamo migliorare, vogliamo alzare ancora l’asticella facendo un’attività ancora più strutturata e con dei corridori di spessore, promettenti.

Dalle sue parole si è capito che c’è stato un investimento oneroso. Su 14 che siete solo Ansaloni è rimasto in squadra…

Sì, abbiamo sicuramente investito tanto su questo 2024. Oltre ai corridori abbiamo stilato un calendario importante che ci porti a confrontarci con i professionisti. Alzare l’asticella ha un costo che si traduce in personale, materiali e trasferte. 

Sentendo le parole dello sponsor Technipes pronunciate dal suo presidente Raffaele Barosi, questo’anno le vittorie devono essere al centro del progetto. Cosa ne pensi?

La vittoria è l’obiettivo di tutti. Io penso che se tu lavori bene i risultati vengono di conseguenza. Il fatto di mandare avanti questo progetto. Di fare una buona attività, e di crescere, richiede numeri. Ma come dico sempre e quest’anno più che mai, non è la quantità ma la qualità. Vogliamo portare la nostra maglia sui podi più importanti e non accontentarci. 

Nel suo intervento Davide Cassani ha detto che il sogno dei ragazzi è quello di passare professionisti. Il vostro sogno qual è?

Il mio sogno, e io dico sempre questa cosa, è vedere un corridore che passa e riesce a raggiungere il suo sogno, cioè quello di diventare professionista. Io penso che noi vinciamo quando il nostro corridore fra sette, otto, dieci anni arriva là, fa una carriera tra i professionisti, ha realizzato il suo sogno e ha fatto di questo anche il suo lavoro. Perché le vittorie in sé, pagano ma relativamente. Vedere Tarozzi lì a giocarsi le corse con la maglia Bardiani è un successo per il nostro progetto perchè so che porta avanti i nostri valori.

Come detto, ci sono tanti nomi nuovi quest’anno. C’è qualcuno da cui ti aspetti un po’ di più?

Come si può constatare dalle date di nascita abbiamo una squadra composta principalmente da giovani. Su 14 abbiamo 10 under 23, questo vuol dire che ci siamo rivoluzionati e puntiamo molto su di loro. Per fare un esempio Ludovico Crescioli, ha fatto molto bene e pensiamo che quest’anno possa fare il salto definitivo. Mentre per gli elite, non mi piace dire che siano all’ultima spiaggia, perché alla fine il ciclismo moderno purtroppo è molto accelerato, nel senso che se hai 20/21 anni e non passi, diventi già una seconda scelta. Noi abbiamo dato un’ulteriore occasione a questi ragazzi, come Innocenti, Garibbo e Cavallo, corridori fortissimi. Per questo faremo un’attività che gli darà l’occasione di correre in mezzo ai professionisti per mettersi in mostra e di avere ancora qualche chance. Come ha detto anche prima Bruno Reverberi (intervenuto durante la conferenza, ndr), una volta si passava a 24 o 25 anni e si maturava ancora più in là. Ovvio, il ciclismo è cambiato, si matura prima, però bisogna capire anche il percorso del ragazzo che ha avuto prima, se ha avuto un problema o meno. Secondo me a 23 anni, a 24 non si è finiti, bisogna dargli un’ulteriore chance.

La squadra a febbraio è stata in ritiro a Calpe
La squadra a febbraio è stata in ritiro a Calpe
A novembre c’è stato il trentennale della Mercatone Uno, dove tu ovviamente eri presente. Quella squadra che ha fatto la storia del ciclismo italiano era una realtà “piccola” nata dalla volontà di Romano Cenni di creare una squadra nella sua regione. Cosa porti di quel mondo lì all’interno di questo team?

Sono cambiati veramente i tempi. E’ cambiato il ciclismo, è cambiato tutto. Mentre vent’anni fa, tra virgolette con poco si riusciva a far tanto, con un gruppo che anche a detta di Beppe Martinello, era una squadra sulla carta anche debole ma che riusciva a raccogliere risultati enormi. Eravamo una famiglia e la nostra forza veniva proprio da lì. Abbiamo avuto la fortuna di essere un tutti per uno, per Marco Pantani. Però io credo che quel cameratismo, quell’amicizia sana, il sapore di famiglia sia la chiave per raggiungere risultati importanti.  

L’AD della Technipes Raffare Barosi in chiusura della presentazione ha parlato di un numero di vittorie su cui avete posto l’obiettivo. Qual’è?

Vogliamo migliorare le 7 vittorie dell’anno scorso e ho già detto tutto. Ma tanto i numeri come le parole, li porta via il vento. 

A conferma di tutto ciò, su quanto sia importante il come e la qualità della vittoria e non il numero, dalla Collina dei Poeti risulta facile citare frasi come: «Quando stacchi tutti e arrivi da solo, la vittoria ha il sapore del trionfo». A pronunciarla non fu un poeta emerito ma bensì un ragazzo che le poesie le scriveva con le sue imprese, Marco Pantani. 

Da professional a continental: la storia di Nieri

04.12.2023
5 min
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Testa, testa e ancora testa. Ci vuole per vincere, per tenere duro, per allenarsi forte e anche, ma forse sarebbe meglio dire soprattutto, quando le cose si fanno difficili. Quando per esempio si passa da una WorldTour ad una professional. O da una professional ad una continental. Un discorso, quest’ultimo, che abbiamo affrontato con Alessio Nieri. Il toscano è in procinto di passare dalla Green Project-Bardiani-CSF-Faizané alla Work Service-Vitalcare-Dynatek.

Nieri ha finito l’anno col tremendo incidente occorsogli al Giro di Turchia. Era ottobre e Alessio riportò delle fratture, problemi polmonari. Noi stessi raccontammo qui la sua odissea. Oggi, a quasi due mesi, da quella caduta Alessio sta meglio. Ancora non pedala ma il suo fisico è in ripresa.

«Le cose vanno meglio – ha raccontato Nieri – ho provato ad uscire in bici. Ho fatto un’oretta ma mi sono accorto che non era il caso. Sono ancora piuttosto bloccato nella parte del corpo, tra collo e schiena. Ora sto facendo esercizi di palestra, di core zone, vado un giorno sì e uno no dall’osteopata».

Alessio Nieri (classe 2001) durante i suoi esercizi dopo la caduta avvenuta il 13 ottobre scorso in Turchia
Alessio Nieri (classe 2001) durante i suoi esercizi dopo la caduta avvenuta il 13 ottobre scorso in Turchia
Alessio, partiamo dal cambio di squadra: come sei arrivato alla Work Service?

Loro mi avevano già contattato ad inizio settembre, ma io ancora non sapevo se la Green Project-Bardiani mi avrebbe tenuto o meno. Quando poi mi hanno detto che non mi rinnovavano, mi è sembrato giusto farmi risentire da loro. Conosco Mistichelli e Iommi da tempo, la loro squadra fa un buon calendario. Come dovrebbe fare una vera continental.

Quando pensi di tornare in bici?

Ormai credo dopo le Feste. Come detto per ora mi sto concentrando sul pieno recupero fisico e posturale.

Andrea Bardelli, uno dei tuoi futuri diesse, ha detto che alcuni corridori sono all’ultima spiaggia e quindi in cerca di riscatto. E’ così? 

Bardelli magari è stato un po’ crudo, ma ha detto il vero. Ci aspetta un anno importante, penso anche a Rastelli, che era con me in Green Project-Bardiani. Cercherò di dare tutto, di fare il massimo per tornare su di categoria. Correre con gli elite-under 23 è un sacrifico grande per noi che abbiamo 23-24 anni e veniamo dai pro’.

Al Tour of Qinghai Lake, Nieri ha vinto la classifica degli scalatori (foto organizzatori)
Al Tour of Qinghai Lake, Nieri ha vinto la classifica degli scalatori (foto organizzatori)
Come si affronta una stagione in questo modo?

Facendo il corridore a 360 gradi, non puoi pensare di andare a lavorare o altro. E questo vale soprattutto per noi che “torniamo giù”. L’imperativo è provare a riscattarsi.

E’ più una spada di Damocle o uno stimolo?

Per me è uno stimolo. Mi ritrovo in una categoria in cui ho già corso. La maggior parte delle gare che faremo saranno elite-under 23 e questo sarà anche un modo per confrontarsi, per capire se e quanto questi due anni tra i pro’ abbiano lasciato dei benefici. E ci si renderà conto se davvero ci sono le possibilità per tornare su tra i professionisti oppure no.

Questi due anni due cosa ti hanno lasciato?

Sicuramente una buona dose di esperienza. Correre con i pro’ è un’altra cosa, soprattutto per i chilometraggi. Ho fatto più corse a tappe in queste due stagioni anni, che nel resto della mia precedente carriera. E questo ti cambia il fisico, il motore.

Ma non sarà semplice comunque, Alessio. Oltre a vedere i numeri, spesso assistiamo dal vivo alle corse degli U23: ritmi e prestazioni non sono affatto banali. Non sarà solo una questione di gambe. Bisognerà essere pronti anche mentalmente.

No, no… altroché facile! Vanno forte. Quel che cambia è la gestione della corsa. Un conto è confrontarsi con i professionisti, con 7-8 WorldTour, come accadeva nelle professional, e un conto con i dilettanti. Le gare sono schematiche. Di qua più garibaldine.

Nieri correva nella fila della Mastromarco. Già durante il Giro U23 del 2021 Franceschi esaltò le sue doti di scalatore (foto Simona Bernardini)
Nieri correva nella fila della Mastromarco. Già durante il Giro U23 del 2021 Franceschi esaltò le sue doti di scalatore (foto Simona Bernardini)
Chiaro, tra i pro’ tutto è più gestito, ci sono ruoli e compiti specifici. Mentalmente sei pronto a questo approccio garibaldino?

Io credo di sì. Poi una certa mentalità ti torna correndo, passando del tempo con i ragazzi e parlandoci. Credo sia qualcosa che riemerge automaticamente, che fa parte del Dna del corridore.

Hai parlato dei professionisti in terza persona, significa che tu non ti senti più un pro’?

Per come la vedo io chi corre nelle continental è un pro’ a metà. E non è facile dare una definizione precisa. Sei un pro’, ma ti confronti con i dilettanti. Spesso sento dire che essendo in una continental ci si definisce un pro’, ma poi si vuol passare nelle professional o nelle WorldTour. Una continental è una grande opportunità, ma è un punto di passaggio e non di arrivo.

Il fatto che tu sei uno scalatore, anche piuttosto puro, complica le cose per una risalita?

Un po’ sì. Ma di base devi andare forte. Certo, lo scalatore ha meno occasioni di mettersi in luce. Anche perché poi le salite più lunghe si trovano nelle corse più importanti dove ci sono anche le WT o le professional. Io ho in mente Colnaghi, uomo veloce che va fortissimo, ma quando c’erano i grandi doveva accontentarsi dei quarti o quinti posti.

Firma con la Work Service. Bardelli fa il salto di categoria

27.11.2023
5 min
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«Avevo deciso per uno stop. Volevo fermarmi. Poi è capitata questa opportunità, questo salto di categoria, che mi ha dato nuovi stimoli ed ora eccomi qui». Andrea Bardelli, uno dei direttori sportivi più noti della categoria juniores, è pronto a rimettersi in pista. E lo farà nella Work Service-Vitalcare-Dynatek, squadra continental (in apertura foto Work Service-Vitalcare).

Il tecnico toscano farà così la spola fra la categoria U23 e i professionisti, in quel mix che è appunto caratterizzante delle continental. La passione di Bardelli resta intatta, così come quella voglia di stare vicino ai ragazzi e magari riuscire a farli vincere. Per anni è stato uno dei diesse della Franco Ballerini e nella passata stagione del CPS Professional Team. Ancora prima già aveva avuto a che fare con i pro’ e gli U23. L’esperienza non manca, dunque.

Bardelli prepara i foglietti con le indicazioni che poi passerà in corsa ai ragazzi. Col salto di categoria tutto questo non ci sarà più
Bardelli prepara i foglietti con le indicazioni che poi passerà in corsa ai ragazzi. Adesso col salto di categoria tutto questo non ci sarà più
E quindi Andrea, raccontaci come è andata?

In estate ho avuto questa offerta dalla Work Service-Vitalcare-Dynatek. Dopo dieci anni tra gli juniores, direi con buoni risultati e un certo numero di ragazzi portati al professionismo, mi ritengo soddisfatto. Stavo giusto cercando squadra a due miei atleti che dovevano passare U23, Tommaso Farsetti e Tommaso Bambagioni. L’amicizia con Ilario Contessa, uno dei diesse, c’è sempre stata e proprio mentre cercavo squadra per i ragazzi, lui mi ha detto che alla Work Service serviva anche un tecnico.

Due piccioni con una fava, insomma…

Ci siamo visti al Giro di Toscana dei professionisti. Contessa mi ha detto della rivoluzione tecnica in seno al team. Il presidente Demetrio Iommi e il patron Massimo Levorato volevano qualcuno da affiancare al diesse dei pro’ Emilio Mistechelli. Non solo, ma in tutto questo quadro abbiamo fatto un accordo anche con una squadra laziale juniores, il Team Coratti (il gruppo Work Service ha anche il team juniores, ndr). Insomma, il mio inizialmente doveva essere un approccio soft, invece sarà totale.

Che squadra sarà la continental Work Service-Vitalcare-Dynatek?

Un bel mix di giovani e corridori più esperti. Ci sono dei ragazzi da rilanciare come i due che vengono dalla Green Project-Bardiani, Rastelli e Nieri. Poi penso a Ferrari, che vinse un Fiandre da junior. E poi ancora a Bonaldo, Belletta, Pierantozzi…

Mix di giovani e corridori “esperti”, la Work Service-Vitalcare-Dynatek del 2024 promette bene
Mix di giovani e corridori “esperti”, la Work Service-Vitalcare-Dynatek del 2024 promette bene
Che lavoro sarai chiamato a fare? Sarà tanto diverso rispetto a quello che facevi tra gli juniores?

Cambierà soprattutto l’approccio con i ragazzi. Non bisogna nascondere che ci sono corridori all’ultima chiamata. Dovrò lavorare pertanto anche sul fattore mentale, ma questo non mi spaventa. Chiaramente è un’altra categoria e ci sarà bisogno di altro. Ma essendo stato in passato molto vicino ad un direttore sportivo come Luca Amoriello, che nell’organizzazione è uno dei migliori in assoluto, credo di essere pronto.

Appunto, è diverso rispetto agli juniores. Le continental corrono di fatto in due categorie, gli U23 e gli elite, i pro’…

Sicuramente ci confrontiamo con squadre attrezzate, ma alla fine nel complesso sono sempre dei ragazzi giovani e tutto sommato i problemi sono gli stessi. Poi d’inverno, a casa e con gli allenamenti, sono tutti bravi, quello che conterà saranno le corse, anche per conoscere bene i ragazzi. Alcuni di loro, i primo anno, dovranno dare molto fino a maggio. Dovranno partire forte insomma, perché poi avranno la maturità. Tuttavia questa non deve essere un alibi per buttare via tutto il resto della stagione.

Andrea noi ti abbiamo visto lavorare dal vivo in corsa col tuo spirito focoso e da attaccante. Passiamo “dai bigliettini” a bordo strada con le indicazioni per i ragazzi, alle radioline: sarà un altro modo di correre immaginiamo.

Il ciclismo è uno e le gare sono quelle. Cambierà l’approccio con i ragazzi, come detto.

Okay, ma magari vi ritrovate ad un Giro di Sicilia con qualche WorldTour e non sarete voi a fare la corsa. Cambierà qualcosa?

In quel caso sarà diverso, certo. Ma se penso alle gare under 23 si potrà prendere la corsa in mano. Quelle sono gare nelle quali si cercherà di fare il meglio. In gare più importanti, con i pro’, bisognerà comunque mettersi in mostra. E questo serve. Non è che se parti a Laigueglia fai esperienza automaticamente. Non impari o migliori, solo perché sei in un contesto importante. Dico che non bisogna avere paura neanche in quelle corse. Non bisogna avere paura di stare davanti, di prendersi delle responsabilità: la crescita passa anche attraverso questi aspetti. Poi è chiaro che lì non spetta a noi impostare la corsa. E tutto sommato contro squadre più attrezzate per noi, è anche più semplice.

Nieri (in foto) e Rastelli vengono dalla Green Project-Bardiani: per Bardelli e colleghi sarà una scommessa farli tornare a livelli alti
Nieri viene dalla Green Project-Bardiani: sarà una scommessa farli tornare a livelli alti
Chiaro…

Diciamo che avremo due velocità diverse a seconda del livello delle gare che faremo. Io sono convinto che abbiamo tre o quattro ragazzi che possono fare bene anche nelle corse più importanti. Ricordiamoci che dopo il Covid è cambiato tutto. Anche in queste gare che per noi sono le più grandi e per altri sono le più piccole, c’è comunque un livello molto alto.

Hai parlato di non avere paura, c’è però qualcosa che spaventa il Bardelli direttore sportivo?

No, semmai sono spaventato da me stesso. Nel senso che in questi dieci anni mi ero abituato bene con i risultati e i ragazzi che ho aiutato a diventare professionisti. Una media di risultati che sarà difficile ripetere in questa categoria. Quindi non dovrò abbattermi o spaventarmi appunto, non si possono sempre vincere le corse. Quest’anno nel finale di stagione con il CPS eravamo quasi certi della vittoria in certe corse. Al netto delle vittorie spero che la meritocrazia, che in Italia non è molta, emerga. In tal senso mi hanno fatto piacere i messaggi di congratulazione che mi hanno mandato Martin Svrcek e Michael Leonard.

Ultima domanda. Farete dei ritiri?

In queste settimane i ragazzi si stanno allenando a casa. Poi nel periodo delle Feste e i primi di gennaio, approfittando della chiusura delle scuole, ci ritroveremo nelle Marche, a Montappone. Più in là, a febbraio, faremo un secondo ritiro. Riguardo alle gare stiamo aspettando delle conferme per alcune corse in Francia. Altri ragazzi debutteranno alla Firenze-Empoli e alla San Geo.

Rivoluzione Technipes #InEmiliaRomagna: si riparte dai giovani

23.10.2023
5 min
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I primi sguardi sul prossimo futuro la Technipes #InEmiliaRomagna li lancia da Riolo Terme, dove i ragazzi sono stati per un mini ritiro. Due giorni così da conoscersi meglio e iniziare a lavorare sulla stagione che verrà. Il team romagnolo ha cambiato tanto rispetto al 2023, la rosa ha subito una bella rivoluzione. Incuriositi da tale scelta siamo andati a chiedere a Michele Coppolillo, il primo diesse del team. La scorsa stagione su 12 atleti la Technipes contava 6 elite e 6 under, quest’anno il trend è cambiato. 

«Per il 60 per cento – racconta “Coppo” – la squadra sarà composta da ragazzi di primo anno. In totale, su 14 atleti avremo 11 under e 3 elite. Abbiamo appena chiuso un raduno di due giorni, che ci è servito solamente per conoscerci, i ritiri inizieranno più avanti. Quello fondamentale per lavorare e gettare le basi lo faremo molto probabilmente in Spagna, a fine gennaio, come fatto negli ultimi 2 anni». 

Tanti giovani

Il cambio di rosa è forte, tanti corridori sono andati via ed altrettanti ne sono arrivati. Si parte dai giovani, ma si potrebbe dire: si riparte. 

«Abbiamo deciso per una squadra giovane – continua Coppolillo – ma che potesse contare su uomini di esperienza. Scegliere di inserire tanti ragazzi di primo anno ci permette di lavorare con loro e farli crescere con la nostra mentalità. Si tratta di un progetto più a lungo termine, la nostra categoria di riferimento è l’under 23, poi abbiamo innesti con ragazzi elite che vogliono mettersi in gioco. Avremo una duplice attività: quella prettamente under 23 e quella di una continental, quindi con qualche gara con i professionisti. Rispetto all’anno scorso il calendario sarà simile, anche se abbiamo l’obiettivo di partecipare a qualche corsa internazionale all’estero, sempre dedicata agli under 23. Non sarà semplice ottenere gli inviti, ma sono fiducioso».

Rispetto alla stagione appena conclusa la Technipes #InEmiliaRomagna nel 2024 punterà sui giovani
Rispetto alla stagione appena conclusa la Technipes #InEmiliaRomagna nel 2024 punterà sui giovani

Si riparte da zero

Una volta entrati nella categoria under 23, il passato secondo Coppolillo conta poco. Non importa quanto si sia vinto prima, i valori si azzerano e si riparte da capo con l’ambizione di “costruire” corridori completi.

«I nuovi innesti di primo anno – spiega ancora il diesse – hanno un buon passato nella categoria juniores, chi più e chi meno. Ma in queste situazioni dire che un corridore sia forte o meno forte è relativo. Sono talmente giovani da essere in continua evoluzione, diciamo che abbiamo preso dei ragazzi interessanti sui quali lavorare».

Andrea Innocenti sarà uno dei tre elite in squadra, il fiorentino è in cerca di riscatto
Andrea Innocenti sarà uno dei tre elite in squadra, il fiorentino è in cerca di riscatto

Primo impatto

La novità in casa Technipes #InEmiliaRomagna all’inizio del 2023 era il passaggio a formazione continental. Dopo un anno si tirano le prime somme, e si cerca di capire se il cammino intrapreso sia quello giusto. 

«Il 2023 – spiega Coppolillo – ci è servito per dare un’impronta importante: siamo diventati continental e di conseguenza abbiamo fatto un’attività che potesse giustificare la categoria. Mettere i ragazzi in condizione di misurarsi con i professionisti è utile per la loro crescita, per fornire input. Quando vai a correre con i grandi, vedi il divario che c’è, lo si nota tra una continental e una professional, figuriamoci quando arrivano anche le WorldTour. Ma il ciclismo è questo, devi toccare con mano il livello delle gare per capire dove bisogna arrivare. Pensate al Giro dell’Emilia dove le squadre WorldTour erano 16. Per i nostri 3 elite (Innocenti, Garribo e Cavallo, ndr) quelle gare saranno importanti per mettersi in mostra.

«Sugli elite – spiega Coppolillo – abbiamo deciso di tenere Innocenti visto il suo trascorso e i 4 anni di stop. La scorsa stagione si è comportato bene e per alcuni problemi non è riuscito ad esprimersi al meglio, ma il finale di stagione ci ha dato buone risposte. A 24 anni nel ciclismo moderno sei considerato vecchio, ma ogni ragazzo ha un percorso diverso».

Le porte rimangono aperte anche per Emanuele Ansaloni, che al momento sta cercando un ingaggio da pro’ (photors.it)
Le porte rimangono aperte anche per Emanuele Ansaloni, che al momento sta cercando un ingaggio da pro’ (photors.it)

Staff e corridori

La qualità della Technipes emerge anche dallo staff a disposizione, che tra diesse e team manager può contare su nomi di primo livello.

«La nostra squadra è nata 5 anni fa – conclude Coppolillo – come team under 23. Ogni anno abbiamo fatto dei passi in avanti che ci hanno portato sempre più lontani, pensate che fino al 2022 avevamo una rosa composta solamente da corridori emiliani e romagnoli. Nel 2023 abbiamo cambiato tutto e siamo cresciuti ancora. Parte fondamentale di questa crescita è merito dello staff: Chicchi e Chiesa sono due figure di riferimento. Il primo ha lavorato tanto con gli elite e ha molta esperienza, il secondo svolge un ruolo più da manager. Poter contare su figure di riferimento vuol dire tanto per i corridori.

«Se dovessi guardarmi indietro vedo la giusta crescita per la Technipes, esattamente come me la sarei immaginata. Quindi credo che il cammino intrapreso sia quello giusto».