Colnago firma la bici gravel di Nathan Haas

09.02.2022
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Si chiama “Full Circle” il progetto che quest’anno vedrà protagonista Nathan Haas, un passato da biker e stradista di ottimo livello, oggi pronto a lanciarsi nel mondo del gravel. Accanto a lui ci sarà Colnago che fornirà all’atleta, originario di Brisbane in Australia, cinque biciclette modello G3-X da utilizzare nel corso della stagione (foto Laura Fletcher in apertura).

Telaio della Colnago G3-X personalizzata per Nathan Haas
Telaio della Colnago G3-X personalizzata per Nathan Haas

Chiusura del cerchio

La scelta di chiamare “Full Circle” il progetto non è affatto casuale. Nathan Haas ha infatti esordito in mountain bike arrivando a rappresentare l’Australia in ben due edizioni del campionato del mondo. Successivamente nel 2011 è passato alla strada cogliendo diverse affermazioni come due Japan Cup e l’Herald Sun Tour. Il passaggio al gravel va ora a chiudere un cerchio ideale nella sua carriera di ciclista professionista. In questo nuovo capitolo della sua vita sportiva potrà contare sul supporto di un brand di prestigio mondiale come Colnago.

«Il ciclismo per me è sempre stato sinonimo di evoluzione – esordisce lo stesso Nathan Haas – come atleta, come persona e soprattutto come espressione. Mi sono cimentato in quasi tutte le discipline e sebbene la mia carriera nel ciclismo su strada sia stata il mio più grande risultato fino ad oggi, non mi sono mai definito uno stradista. Non potevo sognare un partner migliore di Colnago per questa nuova avventura. So che non ci saranno compromessi tra prestazioni e stile. Parteciperò a ogni gara con i migliori prodotti che potessi desiderare».

Nathan Haas in sella alla sua Colnago G3-X personalizzata (foto Laura Fletcher)
Nathan Haas in sella alla sua Colnago G3-X personalizzata (foto Laura Fletcher)

Il cross nel dna Colnago

Nella storia di Colnago il ciclocross ha sempre avuto un ruolo di rilievo. Con bici Colnago hanno infatti corso e vinto campioni del calibro di Wout Van Aert, Sven Nys, Niels Albert, Adrie van der Poel, Lars Boom, Paul Herygers e l’italiano Luca Bramati, per citare i più conosciuti. Complessivamente sono stati vinti ben otto titoli Mondiali di ciclocross. 

Il passaggio oggi al gravel non rappresenta per Colnago una novità in senso assoluto. Lo scorso anno la statunitense Lauren De Crescenzo, in sella ad una Colnago G3-X, si è infatti aggiudicata la UNBOUND Gravel 200, corsa durissima considerata la più importante al mondo del panorama gravel.

Manolo Bertocchi, Direttore Marketing di Colnago, ha così espresso la soddisfazione dell’azienda per la nuova collaborazione con Nathan Haas: «Il marchio italiano più di successo della storia dell’off-road drop bar ha trovato in Nathan il partner ideale. Gusto, creatività, stile e forza si uniscono in un progetto che vedrà nascere ben cinque biciclette uniche, esclusive e, francamente, bellissime. Nathan è l’uomo giusto per rappresentare Colnago sugli sterrati di tutto il mondo. Non è solo stile: è correre per vincere con stile!».

La Colnago G3-X di Nathan Haas monterà il gruppo Campagnolo Ekar a 13 velocità
La Colnago G3-X di Nathan Haas monterà il gruppo Campagnolo Ekar a 13 velocità

G3-X, nata per il gravel

Nel corso della sua stagione Nathan Haas avrà a disposizione cinque modelli della nuova G3-X verniciati in cinque modi differenti. Stiamo parlando di una bicicletta nata espressamente per il gravel mettendo a frutto la grande esperienza maturata da Colnago nel ciclocross.

Ha una geometria ottimizzata per montare pneumatici di dimensioni maggiori, con angolo di sterzata e lunghezza complessiva progettati per offrire maggiore stabilità e comfort alle alte velocità. Sulla G3-X è inoltre possibile montare fino a quattro portaborracce, insieme ai bagagli ideali per le pedalate più lunghe. La Colnago G3-X viene proposta in cinque taglie, tutte sloping.

Tra i partner coinvolti in questo progetto segnaliamo Campagnolo, che fornirà il gruppo gravel Ekar a 13 velocità abbinato alle ruote Shamal e Deda Elementi per quanto riguarda attacco e piega.

Nulla è stato lasciato al caso. Il look di Nathan è stato infatti curato dal designer Richard Pierce, in collaborazione con Colnago e Castelli. 

Sulla Colnago G3-X di Nathan Haas il manubrio è di Deda Elementi
Sulla Colnago G3-X di Nathan Haas il manubrio è di Deda Elementi

Il programma gare

Nathan Haas sarà al via delle principali gare del calendario UCI Gravel World Series, oltre ad alcune delle più importanti gare del calendario internazionale. L’esordio è previsto il prossimo 6 marzo in Spagna per La Santa Vall. Seguiranno The Traka (Spagna) 30 aprile-1 maggio, UNBOUND Gravel (USA) 4 giugno, The BWR North Carolina (USA) 11 giugno, Migration Gravel Race (Kenya) 23-26 giugno, The Rift (Islanda) 23 luglio, SBT GRVL (USA) 14 agosto, King’s Cup Gravel Race (UK) 24 settembre oltre ad alcuni degli eventi Nova Eroica (Italia e altri Paesi).

Colnago

Pogacar e i freni: facciamoci spiegare come li sceglie

12.10.2021
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Quando anche le scelte tecniche diventano guerre di religione, si rischia di perdere l’obiettività. Con i freni a disco ormai è così. Perciò quando ci si rende conto che Pogacar vince il Lombardia con i freni di una volta, le fazioni si rianimano. Eppure, andando a vedere, Tadej usa bici montate con entrambi i sistemi frenanti (rim-brakes e appunto disc-brakes: freni sul cerchio e freni a disco) e vince lo stesso. Allora chi meglio del vincitore di due Tour può spiegarci il perché della sua scelta?

Scelte diverse

Basta voltarsi indietro di poche corse e ci si accorge che alla Tre Valli Varesine, sulla Colnago V3RS dello sloveno facevano bella mostra di sé i freni a disco. Pioveva e il percorso non presentava salite particolarmente impegnative (secondo i suoi standard, ovviamente). Nel giro di pochi giorni invece, proprio al Giro di Lombardia, la sua bici era tornata indietro ai freni di una volta. Al Tour stessa storia. Nella tappa vinta sotto la pioggia a Le Grand Bornand i freni a disco, in quella sul col du Portet i freni tradizionali.

Alla Liegi, ripida e asciutta, corre e vince con freni a disco
Alla Liegi, ripida e asciutta, corre e vince con freni a disco

Quasi 300 grammi

Sembra che la cosa lo diverta e probabilmente ha ragione lui. Il rapporto fra Pogacar e la bici è improntato a una sola regola: deve essere leggera.

«Il peso è molto importante per me – ci ha detto ieri – perché sulle salite il valore che comanda è il rapporto watt/chilo e io non sono di sicuro il corridore più leggero del gruppo (Tadej pesa 66 chili, ndr). Fra le due bici montate diversamente, la differenza è di 300 grammi. Molto, se pensate che per abitudine mi concentro molto sui dettagli. Anche la scelta delle scarpe con i lacci, ad esempio, che alla Vuelta del 2019 usavo solo io mentre ora in gruppo se ne vede già una decina, sono certamente molto belle, ma anche superleggere».

Al Tour, sul Col du Portet, usa freni tradizionali e vince
Al Tour, sul Col du Portet, usa freni tradizionali e vince

Ruote leggere

Torniamo però ai freni, punto caldo della storia, per capire se esista un criterio in base al quale Tadej scelga l’uno o l’altro. Se preferisca un sistema o l’altro quando piove, se ci sono discese difficili…

«In alcune corse – ha spiegato – abbiamo l’opzione di usare una bici o l’altra. A me piacciono entrambe e così prima del Lombardia mi sono lasciato guidare dall’istinto. Ho pensato che soprattutto nel finale c’erano due salite molto ripide e nel finale magari avrei potuto provare un’azione. Così ho pensato che sarebbero servite le ruote più leggere e quelle le hai soltanto con i freni normali. Non mi faccio condizionare dal meteo, i due sistemi per me vanno bene anche se piove. Comanda il peso. Per questo ho scelto di lasciare sul camion la bici con i dischi».

Tour 2021, Le Grand Bornand: piove, attacca da lontano, guadagna quasi 4 minuti con freni a disco
Tour 2021, Le Grand Bornand: piove, attacca da lontano, guadagna quasi 4 minuti con freni a disco

Un fatto di testa

A questo punto però la curiosità da utente ci porta a chiedergli se per lui sia così facile passare da una frenata all’altra, dato che la risposta della bici all’azione frenante è piuttosto diversa. La sua risposta fa pensare a quanto tutto gli riesca facile e la naturalezza con cui vive il suo feeling con la bici e con lo sport.

«La differenza c’è – ha risposto – ma non trovo che cambiare sia tanto difficile. Ne ho una montata con i dischi in Slovenia e una con i freni normali a Monaco, così mi alleno indistintamente con l’una e con l’altra. L’importante è avere la concentrazione di ricordarsi quale sto usando. Bastano due pinzate per riprendere le misure e poi si va tranquilli».

Potendo scegliere, i freni sono come le gomme: si cambiano a seconda dei percorsi e tutto sommato il discorso ha la sua logica. Aveva freni a disco alla Liegi, ad esempio, dove le pendenze estreme non mancano. Ha usato un sistema e l’altro, assecondando le sue sensazioni e a tratti le esigenze dello sponsor. Con estrema naturalezza, come fanno i campioni.

Telser, il tecnico italiano dietro i successi svizzeri

05.10.2021
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Nel parlare con Edmund Telser, è innegabile che si provi un pizzico di curiosità per quello che poteva essere e non è stato. Sarebbe stato curioso vedere all’opera il tecnico altoatesino in Italia se avesse avuto una chance, invece a giovarsi della sua competenza è la federazione svizzera, che dal 2014 ha visto svilupparsi un progetto invidiato ormai in tutto il mondo.

Facciamo le dovute presentazioni: Edmund Telser è un tecnico bolzanino di 47 anni che in Italia aveva portato la sua regione ai vertici nazionali nel fuoristrada, al punto che agli albori del secolo, soprattutto nel settore femminile, tutti i talenti maggiori venivano da lì. Intuendo le sue qualità e valutando il lavoro svolto soprattutto a livello giovanile, venne ingaggiato nel 2014 dalla Federazione svizzera per rilanciare il settore rosa, che a differenza di quello maschile già ai vertici intorno a Nino Schurter, era ai margini delle gerarchie. “Edi”, com’è chiamato nell’ambiente, ha messo su un progetto lavorandoci anno dopo anno, fino all’apoteosi del 2021, con il podio olimpico della Mtb femminile completamente rossocrociato.

Nel frattempo Telser ha allargato le sue competenze e ormai guida la Svizzera femminile in ogni disciplina ciclistica: «Curo tutte le discipline endurance, quindi anche la strada. L’obiettivo è tradurre anche qui quanto è stato fatto nella Mtb, ma ci vuole tempo. Quando iniziai nel fuoristrada, mi diedi 4 anni per ottenere risultati, qui abbiamo la fortuna di avere già una campionessa come la Reusser, ma c’è molto da lavorare per affiancarle una squadra vera».

Mtb donne tokyo 2021
Il capolavoro di Telser a Tokyo: sul podio della Mtb Frei, la vincitrice Neff e Indergand
Mtb donne tokyo 2021
Il capolavoro di Telser a Tokyo: sul podio della Mtb Frei, la vincitrice Neff e Indergand
Guardando la composizione elvetica anche a Leuven, si nota come ci sia un mix di nomi e di continui passaggi dalla Mtb alla strada, la stessa Frei medagliata olimpica è stata protagonista nella gara di sabato vinta dalla Balsamo…

L’obiettivo è poter avere un numero importante di atlete di vertice fra le quali scegliere, ma anche, anzi soprattutto, di cicliste in grado di emergere in più specialità, è un’idea base del progetto considerando anche che il bacino dal quale attingere è molto limitato.

Eppure dai risultati delle biker elvetiche e soprattutto il loro ricambio ai vertici non si direbbe…

Non c’è paragone con l’Italia. Solo la Lombardia a livello giovanile ha un numero di praticanti superiore a tutta la Svizzera. Bisogna lavorare in maniera diversa, mirata, su quel che si ha. La differenza principale con l’Italia è a livello culturale: qui una ragazza di 18 anni o studia o lavora, ma significa che in un caso o nell’altro 8-10 ore della giornata sono occupate da quella che è e resta l’occupazione principale. La bici è relegata nel tempo rimasto, magari si alzano alle 6 del mattino per allenarsi. Se però arrivano risultati, possono arrivare anche contratti e allora il ciclismo diventa una professione, per qualche anno, che porta belle cifre.

E’ un sistema che funzionerebbe dappertutto?

Difficile dirlo, ma non credo. Noi abbiamo dovuto pescare anche in altri sport: Elise Chabbey, ad esempio, campionessa nazionale nel 2020, nel 2012 aveva partecipato ai Giochi Olimpici nella canoa, poi è passata al ciclismo che abbina alla sua professione di medico. La stessa Reusser ha praticato molte discipline sportive prima di emergere sulle due ruote. Come detto, chi fa ciclismo studia o lavora e anche solo per partecipare a un ritiro con la nazionale, devono ottenere permessi non sempre facili.

Reusser Trento 2021
La campionessa europea a cronometro Marlen Reusser, un’atleta polisportiva
Reusser Trento 2021
La campionessa europea a cronometro Marlen Reusser, un’atleta polisportiva
Proprio considerando un materiale di base così ristretto, come fai a avere simili risultati? Le ragazze che emergono da giovanissime continuano a progredire, in Italia spesso si perdono per strada…

E’ un problema culturale: in Italia quando una ragazzina ottiene risultati tutti sono convinti di avere trovato la nuova Paola Pezzo. Questo ha portato a perdere molti talenti, che non ottenendo da grandi gli stessi risultati e la stessa attenzione, perdono interesse fino a lasciare e dedicarsi ad altro, trovando altre strade nella propria vita. Un esempio è Greta Weithaler, che da junior vinceva tutto ma poi non ha trovato dentro di sé la spinta per insistere. Lo sport conta, ma non è tutto e questo concetto è fondamentale.

Tu come fai?

Cerco di dare alle ragazze, man mano che crescono, sempre qualcosa di nuovo, cambiando continuamente la preparazione sulla base di due principi: il volume di lavoro e l’intensità, che devono cambiare di anno in anno. Questo permette loro da un lato di essere sempre interessate, dall’altro di maturare piano piano continuando in una parabola di miglioramento. Io lavoro ora con due gruppi, Mtb e strada, intercambiabili ma ben distinti, anche se quello su strada è ancora piccolo.

Telser Lechner Colnago
Telser ha portato la Colnago ai vertici della Mtb: qui è con Eva Lechner
Telser Lechner Colnago
Telser ha portato la Colnago ai vertici della Mtb: qui è con Eva Lechner
In Italia non hai avuto occasione per poter testare il tuo sistema…

No, credo che in Italia bisognerebbe mettere in pratica un progetto completamente diverso. Innanzitutto collaborerei con Salvoldi che sta facendo cose davvero egregie, poi servirebbe qualcosa di nuovo. Ma siamo nel campo delle ipotesi, proposte vere non ne ho mai ricevute, posso dire di aver collaborato al tempo con Morelli (cittì a cavallo del passaggio del secolo, ndr) trovandomi bene, ma non ci fu altro.

In Italia ci sarà mai una campionessa multidisciplinare come Jolanda Neff?

Una Neff è un talento che nasce se va bene ogni trent’anni… Una che faccia bene in tre discipline è fattibile, bisogna però saperla gestire. Quand’ero in Colnago, Eva Lechner arrivò anche nella nazionale su strada mentre nell’offroad ha vinto tanto.

Pogacar, la crono del Tour con ruote Campagnolo

26.07.2021
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Tadej Pogacar, sempre più forte anche nelle prove contro il tempo. Nel Tour appena conquistato, il fuoriclasse sloveno ha vinto 3 tappe, tra cui la numero 5, la Changè–Laval Espace Mayenne: cronometro di 27,2 chilometri. Mentre nella prova del penultimo giorno ha preferito non rischiare e ha corso col freno a mano tirato.

Posteriore lenticolare

Campagnolo, che fornisce ruote e gruppi al UAE Team Emirates, è da sempre attenta ai dettagli. Così per le ruote lenticolari, nonostante il grande dislivello e i continui saliscendi, le nuove Bora Ultra TT di Campagnolo forniscono un’elevata resistenza all’aria con un guadagno di peso di ben 111 grammi. Una differenza notevole se si pensa al fatto che un guadagno di peso sulla massa rotante influisce di più rispetto allo stesso su una parte differente della bicicletta. Il prezzo di questa ruota lenticolare è di 3.433 euro.

Anteriore da 77

La ruota anteriore per Tadej sarà la Bora WTO 77 di Campagnolo, un profilo da 77 millimetri che permette il distacco del flusso d’aria. Con questa scelta tecnica si garantisce una maggiore velocità al corridore, il suo design studiato nei minimi dettagli permette di mantenere un livello di guidabilità del mezzo estremamente elevato.

Nonostante i tanti metri da scalare Campagnolo ha escluso l’utilizzo di ruote con un profilo minore, i tratti in salita, infatti, sono per lo più dolci. La ruota è in vendita al prezzo di 2.114 euro.

Al Tour de France, Pogacar a crono ha usato pneumatici da 25 (foto Campagnolo-Getty Images)
Al Tour de France, Pogacar a crono ha usato pneumatici da 25 (foto Campagnolo-Getty Images)

Occhio ai pneumatici

Altro dettaglio da non sottovalutare, la scelta di Campagnolo per il suo pupillo è presto fatta, coperture da 25 millimetri. Questo tipo di pneumatici rendono il sistema cerchio-copertura un tutt’uno.

E’ stato studiato come questa misura di copertoncino abbassi al minimo la resistenza da rotolamento grazie alla sua minor flessione.

campagnolo.com

Casa Colnago, tre giorni dopo la fine del Tour. Nasce tutto qui

22.07.2021
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Tre giorni dopo la fine del Tour, mentre Pogacar aveva appena messo piede sul suolo giapponese per la sfida delle Olimpiadi, le bici della conquista francese varcavano nuovamente i cancelli di Cambiago da cui erano partite circa un mese prima. Che cosa rappresenti per Colnago la conquista di quel simbolo giallo è il motivo della nostra visita, in un misto di curiosità professionale e stupore infantile nella fabbrica dei balocchi. E così, in una mattina torrida come ogni santo giorno da qualche settimana a questa parte, anche noi abbiamo varcato quell’uscio di metallo che immette direttamente nell’officina dell’azienda lombarda.

Ad accoglierci, Alessandro Turci, che da anni lavora in Colnago nel settore delle comunicazioni, e il Brand Manager Alessandro Colnago. Manolo Bertocchi, Direttore Marketing dell’azienda, arriva con un fantastico cappellino da ciclista ben calzato sul capo, mentre poco più tardi ci raggiungerà Nicola Rosin, il nuovo Amministratore Delegato.

Le tre bici di Tadej

La possibilità di… giocare con le tre bici rientrate da Parigi è un privilegio cui non rinunciamo, per cui la prima parte della visita se ne va toccandole, inquadrandole, respirandole, ammirandone i dettagli. Sono tre V3Rs, la bici con cui stanno correndo tutti i corridori del Team Uae Emirates, di cui vi abbiamo già raccontato in varie occasioni, anche chiedendo un parere a Matteo Trentin che l’ha usata e la userà ancora per le battaglie d’un giorno. Ma queste portano i colori delle maglie del Tour indossate dal principe sloveno. La bianca, la gialla e quella a pois, realizzata ma mai utilizzata a causa della sovrapposizione dei primati.

Nell’officina, in un angolo dedicato, stanno prendendo forma invece le V3Rs ufficiali del Tour, nere, gialle e con le grafiche della Grande Boucle. Pare che appena sia uscita la news che le annunciava, le prenotazioni siano esplose. Ne saranno realizzate soltanto 108, avrebbero potute farne ben di più.

Poche ore dopo la fine del Tour a Parigi, lo sloveno era sulla via di Tokyo
Poche ore dopo la fine del Tour a Parigi, lo sloveno era sulla via di Tokyo

Progetti e scaramanzie

Questa volta era tutto pronto. La previsione che Pogacar potesse farlo ancora era nell’aria, di conseguenza Colnago ha chiesto uno sforzo ai partner tecnici affinché fornissero i loro componenti per allestire bici con livree diverse. Anche per mettere in produzione la V3Rs Capsule Collection, la raccolta delle tre bici che abbiamo avuto il piacere di incontrare venendo in azienda e che saranno in vendita per i tifosi del campione sloveno, prodotte prima ma svelate soltanto a fine Tour: non poteva essere altrimenti.

«L’anno scorso – dice Bertocchi – la vittoria fu inaspettata. Noi non c’eravamo ancora, ma il fatto che Tadej prese la maglia alla fine, nell’ultima crono, impedì di studiare chissà quali strategie. Quest’anno dopo la prima settimana invece si è capita l’aria e abbiamo iniziato a programmare le nostre strategie, pur facendo le dovute scaramanzie. Se al posto di Roglic fosse caduto Tadej, saremmo qui a parlare di niente. E volendo fare un’annotazione su di lui, è incredibile quanto fosse calmo, nonostante avesse vinto il Tour. Era lui che versava da bere agli altri. Avendo vissuto gli anni di Armstrong e dei suoi comportamenti, Pogacar è davvero un altro mondo».

Un ciclo di interesse

Rosin entra e viene a sedersi. Proviene dal mondo delle selle, la sua nomina in Colnago circolava, ma è stata a lungo tenuta riservata, in quella fase di acquisizione dell’azienda a parte del Fondo Chimera, per evitare speculazioni e permettere alla nuova dirigenza di entrare bene nel ruolo. Nei primi minuti osserva, lascia parlare, poi si unisce al discorso con il piglio del dirigente e la passione del tifoso che anima o dovrebbe animare chiunque faccia parte di questo mondo fantastico che è il ciclismo.

«Vincere il Tour – dice – avrà una ricaduta importante, anche se almeno per i prossimi 12 mesi il business sarà limitato dal Covid. Questo non ci impedirà di mettere in atto strategie di branding, perché ci siamo resi conto che questo personaggio acqua e sapone piace e costituisce un trend molto interessante. La stagione finora è veramente piaciuta a tutti. C’è gente che è tornata a seguire le corse grazie a questi giovani portentosi. Io per primo, che magari prima seguivo nelle occasioni principali, mi sono ritrovato a segnarmi gli orari della Tirreno-Adriatico, per osservarli all’opera. Si è aperto un ciclo di interesse e noi siamo avvantaggiati».

Made in Italy, ecco come

Con Manolo si era già parlato di quanto si volesse far passare il concetto di biciclette Made in Italy, ma ora il passo è ulteriore: «C’è tanta Italia in queste biciclette – dice – la visione del progetto è italiana al 100 per cento e non starei a parlare di rivincita del Made in Italy, semmai di riaffermazione. E quando da dicembre vedranno la luce i nuovi prodotti, si vedrà quello di cui parliamo da un po’».

Il concetto viene ripreso da Rosin, con un’annotazione che spazza via provvidenzialmente un certo modo di fare affari e apre la porta sul nuovo che necessariamente avanza.

«Siamo in un business molto esigente – dice – in cui il prodotto deve essere di alta qualità. Ci sono stati anni in cui in nome del Made in Italy sono state vendute produzioni che non ne erano assolutamente all’altezza. Il tempo dello “story telling” è stato sostituito dalla necessità dello “story being”: più sostanza che forma. E sopra all’alta qualità, ci appoggiamo il fatto che sia Made in Italy. E a quel punto queste tre parole assumono il significato di un lusso aggiunto».

Ricerca di verità

La chiusura è con Manolo Bertocchi, che ribadisce parole che sentirete anche nella video intervista di Rosin: la ricerca di verità.

«Dobbiamo raccontare le cose come stanno – dice – far capire che è nato tutto fra queste mura. I prodotti di Cambiago sono studiati e realizzati o assemblati a Cambiago. Questo Tour e ogni altra conquista sono il frutto del lavoro di tutti, dalla segretaria che risponde al telefono per finire sul gradino più alto del podio di Parigi con Pogacar. Per questo ieri sera siamo stati a cena tutti insieme. C’erano tutti gli uomini della Colnago. Il Tour lo abbiamo vinto tutti. Tutti abbiamo fatto i salti mortali. E quella bici gialla, che è proprio quella di Parigi, alla fine della stagione andrà a casa di Tadej. E’ giusto che alla fine un pezzetto di questa storia rimanga con lui per sempre».

Colnago celebra Pogacar con la V3Rs Capsule Collection

19.07.2021
4 min
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L’edizione 2021 del Tour de France ha visto il trionfo di Tadej Pogacar capace di conquistare per il secondo anno di fila non solo la maglia gialla, simbolo del vincitore del Tour, ma anche la maglia bianca di miglior giovane e quella a pois di leader degli scalatori. E lo ha fatto in sella ad una Colnago V3Rs.

Con Pogacar vince anche Colnago

Come detto, con lo sloveno sugli Champs-Élysées ha trionfato per il secondo anno di fila anche Colnago, eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo. Per celebrare questo nuovo prestigioso trionfo, l’azienda di Cambiago ha presentato proprio oggi la V3Rs Capsule Collection formata da tre biciclette ispirate alle tre maglie conquistate da Tadej Pogačar al Tour de France.

Da oggi è possibile acquistare la stessa bicicletta utilizzata sulle strade di Francia dall’ultimo vincitore della Grand Boucle scegliendo fra una delle seguenti tre versioni: con livrea giallo-nera dedicata alla maglia gialla simbolo del leader della classifica generale e vincitore della corsa; con livrea bianca a pois-nera, ispirata alla maglia a pois di miglior scalatore della Grand Boucle; con livrea bianco-nera, ispirata alla maglia bianca di miglior giovane della corsa a tappe francese.

Al momento dell’acquisto, a seconda della versione scelta, si riceverà in dono la maglia originale corrispondente autografata da Tadej Pogacar, completa di loghi UAE Team Emirates e degli altri sponsor della squadra. 

Un binomio vincente

Tadej Pogačar, fresco vincitore per il secondo anno di fila del Tour, ha voluto sottolineare il forte legame che lo lega a Colnago: «Una delle cose che mi piace di più quando ottengo buoni risultati al Tour sono le bici speciali che Colnago prepara per me. L’attenzione ai dettagli è davvero unica. Corro in sella a Colnago da quando sono passato professionista. Quando ripenso ad alcune delle mie più grandi vittorie mi vedo sempre in sella a una Colnago. Sono felice di far parte della straordinaria storia di questo marchio e che altri ciclisti possano condividere la mia esperienza con queste tre bici speciali che celebrano tre maglie altrettanto speciali».

Nicola Rosin, amministratore delegato Colnago, esprime così la sua soddisfazione per il recente trionfo al Tour: «Quale occasione migliore che la celebrazione di un trionfo come quello di Tadej e della UAE Team Emirates al Tour de France per il lancio di una collezione esclusiva e unica di biciclette bellissime. La chicca della maglia autografata rende l’esperienza dell’acquisto di queste Colnago ancora più speciale».

Pogacar in maglia a pois sui Campi Elisi. Lo sloveno è stato anche il re della montagna
Pogacar in maglia a pois sui Campi Elisi. Lo sloveno è stato anche il re della montagna

V3Rs, il top Colnago

Effettuando l’acquisto si potrà entrare in possesso di una versione davvero unica della V3Rs, top di gamma firmato Colnago. Si tratta di un monoscocca ultraleggero e aerodinamico dal peso di appena 790 grammi in taglia 50s versione disc grezza (con le parti metalliche collocate e incollate). L’integrazione totale dei cavi, che passano all’interno dell’attacco manubrio e del pivot della forcella, conferisce all’intera bicicletta un look esteticamente impeccabile.

Come ogni Colnago che si rispetti, anche la V3Rs si caratterizza per un montaggio di assoluta qualità a partire dal gruppo Campagnolo Super Record Eps Disc a 12 velocità. Sempre di Campagnolo sono anche le ruote Bora Ultra WTO db con finitura C-LUX abbinate al copertoncino Vittoria Corsa. Deda Elementi firma la piega manubrio con il modello Alanera, un monoscocca in fibra di carbonio. Chiude la componentistica tutta made in Italy la sella Prologo Scratch M5 Nack. Chicca finale il portaborraccia in carbonio firmato Colnago.

Il prezzo suggerito al pubblico è di 14.090 euro.

Colnago

Colnago V3Rs edizione Tour de France

Colnago presenta la bici ufficiale del Tour

02.06.2021
4 min
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Il Giro è terminato da pochissimi giorni e l’attenzione di tutti si è già spostata verso il Tour de France. Grazie a Colnago l’Italia è già certa di essere grande protagonista della corsa francese. L’azienda di Cambiago sarà infatti il primo marchio di biciclette al mondo a creare, nella storia centenaria della Grande Boucle e in partnership con ASO, la bici ufficiale del Tour de France.

Reciproca soddisfazione

Laurent Lachaux, Direttore Commerciale di ASO ha dichiarato: «Siamo molto felici di aver trovato un partner come Colnago che rappresenta la storia del Tour de France. Le bici Colnago sono universalmente riconosciute tra le più belle e tecniche al mondo, non avremmo potuto optare per una scelta migliore».
Manolo Bertocchi, Direttore Marketing Colnago, non ha voluto nascondere la sua soddisfazione: «Colnago ha nel suo DNA la capacità di arrivare sempre prima degli altri, ed ancora una volta è successo grazie alla scelta del Tour de France. Una bicicletta bellissima, unica ed in serie limitata. Una vera Colnago».

La Colnago V3Rs sulla salita del Mont Ventoux
La Colnago V3Rs sulla salita del Mont Ventoux
La Colnago V3Rs sulla salita del Mont Ventoux
La Colnago V3Rs Tour de France sulla salita del Mont Ventoux

108 esemplari davvero unici

Per celebrare tutte le edizioni del Tour che si sono disputate dal 1903 ad oggi saranno realizzati solamente 108 modelli in un’unica livrea, nera e gialla.
La presenza del giallo non poteva mancare essendo il colore simbolo della maglia che ogni anno veste il vincitore del Tour festeggiato a Parigi sugli Champs-Élysées con l’Arc de Triomphe a fare da sfondo.

Dettagli unici e ricercati

Sul tubo sterzo sarà presente il logo Colnago con l’iride, elemento che contraddistingue da sempre le biciclette realizzate a Cambiago. Sul tubo orizzontale e sulle forcelle vi sarà il logotipo Colnago, mentre un disegno unico e dedicato, sviluppato con il contorno della Francia sarà presente sul posteriore della bicicletta.

Un altro particolare unico è la leva destra, in colore giallo. Lo stesso colore è presente anche sul tubo orizzontale dove ci sarà il logo del Tour de France, riprodotto anche sulle forcelle.

L’eccellenza del V3Rs

Non poteva che essere un modello simbolo di Colnago a celebrare questa eccezionale partnership. Si tratta infatti del V3Rs, un monoscocca ultraleggero e aerodinamico, in grado di eccellere su qualsiasi tipo di terreno: pianura, salita e percorsi misti. Il telaio pesa appena 790 grammi in taglia 50s versione disc grezza (con le parti metalliche collocate e incollate). L’integrazione totale dei cavi, che passano all’interno dell’attacco manubrio e del pivot della forcella, conferisce all’intera bicicletta un look esteticamente impeccabile.

Colnago V3Rs Tour de France
In evidenza la leva del freno destra in colore giallo
Colnago V3Rs Tour de France
In evidenza la leva del freno destra in colore giallo

Componenti al top 

Un telaio eccezionale non poteva che vantare un assemblaggio di pari livello, a cominciare dai licenziatari ufficiali del Tour de France: Selle Italia con la SLR Boost kit Carbonio Superflow e le coperture Continental Grand Prix 5000. Il gruppo è Campagnolo Super Record Eps Disc dodici velocità, oltre le ruote Bora Ultra WTO db con finitura C-LUX. La piega è Deda Elementi ALANERA dcr (Deda internal cable routing) monoscocca in fibra di carbonio. Il prezzo suggerito al pubblico è di 13.200 Euro.

colnago.com

Uae Team Emirates, da Pogacar a Trentin li hanno tutti loro…

20.04.2021
3 min
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Dopo il clamoroso trionfo di Tadej Pogacar all’ultimo Tour de France, la squadra degli Emirati Arabi ha lavorato molto sul fronte degli acquisti, perché l’evoluzione della Grande Boucle aveva dimostrato che lo sloveno aveva bisogno di un team molto più forte e in grado di sostenerlo. L’arrivo del polacco Rafal Majka, corridore stabilmente nell’alta classifica nei grandi Giri, deve fungere da supporto principale per Pogacar, che nel 2021 punterà tutto sulla riconferma della maglia gialla. Perché ciò avvenga servirà però anche un salto di qualità nell’occasione che conta da parte di tutti i corridori qualificati come McNulty, Molano, Dombrowski, l’esperto Rui Costa, ai quali si chiederà anche di fare bella figura nelle altre corse a tappe.

Tirreno-Adriatico 2021, Prati di Tivo, Tadej Pogacar ipoteca la vittoria finale
Tirreno-Adriatico 2021, Prati di Tivo, Tadej Pogacar ipoteca la vittoria finale

Con l’arrivo in extremis di Hirschi, la squadra sale di livello anche per le classiche, trovando nello svizzero ma anche nell’altro acquisto Matteo Trentin elementi di spicco in grado di sbancare ogni tipo di corsa e soprattutto non puntando tutto sulle volate, ma privilegiando autentici e vincenti colpi di mano. Attenzione poi a Davide Formolo, che ha dimostrato più volte di poter aspirare a grandi traguardi, soprattutto nelle corse d’un giorno. A Fernando Gaviria resterà il compito di raccogliere il più possibile nelle volate senza dimenticare l’esperienza di Alexander Kristoff, sempre da considerare nelle prove più veloci. Come si vede di carne al fuoco ce n’è tanta, per tentare finalmente la scalata al primo posto del ranking UCI.

Corridori tutti compatti attorno a leader fortissimi: da Pogacar a Trentin, Hirschi e Kristoff
Corridori tutti compatti attorno a leader fortissimi: da Pogacar a Trentin, Hirschi e Kristoff

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Andres Camilo GomezMariquitaCol02.06.19992020
Mikkel BjergCopenaghenDen03.11.19982018
Sven Erik BystromHaugesundNor21.01.19922015
Valerio ContiRomaIta30.03.19932014
Alberto Rui CostaPovoa de PorzimPor05.10.19862007
Alessandro CoviBorgomaneroIta28.09.19982020
David De La CruzSabadellEsp06.05.19892012
Joseph DombrowskyMarshallUsa12.05.19912013
Davide FormoloNegrarIta25.10.19922014
Fernando GaviriaLa CejaCol19.08.19942016
Ryan GibbsonJohannesburgRsa13.08.19942017
Marc HirschiBernaSui24.08.19982019
Alexander KristoffOsloNor05.07.19872010
Vegard Stake LaengenOsloNor07.02.19892013
Rafael MajkaCracoviaPol12.09.19892011
Marco MarcatoSan Donà Di PiaveIta11.02.19842005
Brandon McNultyPhoenixUsa02.04.19982017
Yousif Mirza Al-HammadiKhor FakkanUae08.10.19882016
Juan Sebastian MolanoPaipaCol04.11.19942015
Cristian Camilo MunozVentaquemadaCol20.03.19962017
Ivo OliveiraVila Nova De GaiaPor05.09.19962015
Rui OliveiraVila Nova De GaiaPor05.09.19962015
Tadej PogacarKomendaSlo21.09.19982019
Jan Polanc KranjSlo06.05.19922013
Aleksandr RiabushenkoMinsk Blr12.10.19952018
Maximilian RichezeBuenos AiresArg07.03.19832006
Matteo TrentinBorgo ValsuganaIta02.08.19892011
Oliviero TroiaBordigheraIta01.09.19942017
Diego UlissiCecinaIta15.07.892010

DIRIGENTI

Jose Antonio FernandezEspGeneral Manager
Allan PeiperAusDirettore Sportivo
Fabio BaldatoItaAss.Direttore Sportivo
Rubens BertogliatiSuiAss.Direttore Sportivo
Aurelio Corral RuizEspAss.Direttore Sportivo
Manuele MoriItaAss.Direttore Sportivo
Fabrizio GuidiItaAss.Direttore Sportivo
Andrej HauptmanItaAss.Direttore Sportivo
Marco MarzanoIta Ass.Direttore Sportivo
Simone Pedrazzini ItaAss.Direttore Sportivo
Bruno VicinoItaAss.Direttore Sportivo
John WakefieldRsaAss.Direttore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Colnago è entrata a far parte della stessa famiglia del team degli Emirati Arabi e ora tutti i corridori del UAE Team Emirates pedalano sulla V3Rs di Colnago per le gare in linea e sulla K.one per le prove contro il tempo. Delle vere fuoriserie montate con il Campagnolo Super Record EPS, ruote Bora e pneumatici Vittoria.

CONTATTI

UAE TEAM EMIRATES (Uae)

CGS Cycling Team AG, Via Vedeggio 3, 6814 Lamone (SUI)

team@uaeteamemirates.comwww.uaeteamemirates.com

Facebook: @@UAETEAMEMIRATES

Twitter: @TeamEmiratesUAE

Instagram: uae_team_emirates

Colnago V3Rs Pogacar

La Colnago che piace a tutti da Pogacar fino a Gaviria

20.04.2021
4 min
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Il UAE Team Emirates è una squadra piena di campioni, basta pensare che troviamo l’ultimo vincitore del Tour de France Tadej Pogacar, il velocista colombiano Fernando Gaviria fino al nostro Matteo Trentin e al fortissimo svizzero Marc Hirschi. Tutti questi campioni pedalano sulla V3Rs di Colnago per le gare in linea e sulla K.one per le prove contro il tempo.

Più rigida e più leggera

La V3Rs è l’evoluzione dei telai precedenti, vale a dire il V1-r e il V2-r, ma con delle caratteristiche che la rendono in linea con le ultime tendenze tecniche. La V3Rs ha un telaio in fibra di carbonio monoscocca con un peso di 790 grammi nella taglia 50s in versione disco. Per raggiungere questo risultato Colnago ha utilizzato un nuovo tipo di carbonio, che ha permesso di aumentare la rigidità alle flessioni laterali. Il risultato è che questa nuova versione è più rigido del 12% nel comparto posteriore e del 6% in quello anteriore, rispetto al V2-r.
Un grande lavoro è stato fatto nella forcella, completamente ridisegnata e dal peso di 390 grammi. La grande novità è nel nuovo design con i foderi concavi nella parte superiore che permette di montare pneumatici fino a 28 millimetri di larghezza.

Tadej Pogacar Giro Paesi Baschi Colnago V3Rs
Tadej Pogacar con la V3Rs con i freni tradizionali
Tadej Pogacar Giro Paesi Baschi Colnago V3Rs
Tadej Pogacar al Giro dei Paesi Baschi con la V3Rs con i freni tradizionali

Prestazioni su ogni tipo di percorso

Un’altra zona tutta nuova è la chiusura del reggisella, dove i tecnici Colnago hanno lavorato per ridurre il peso. Il sistema presente sulla V3Rs è più leggero e più piccolo rispetto sia a quello della V2-r che del C64. Inoltre, è completamente integrato nella scocca e permette una migliore modulabilità del serraggio.

Anche per le geometrie sono state apportate delle migliorie per favorire la guidabilità. Il tubo sterzo è stato accorciato, con la forcella che è stata allungata. Il movimento centrale è stato abbassato in modo da avere un baricentro più attaccato al terreno. In sostanza la V3Rs è una bicicletta che fornisce ottime prestazioni su tutti i terreni anche grazie al design dei tubi che favoriscono l’aerodinamicità.

Disco o caliper

Una particolarità dei corridori dell’UAE Tema Emirates è quella di usare la V3Rs sia con i freni a disco (nell’immagine di apertura) che con i freni caliper. Una scelta che viene fatta soprattutto da Pogacar, che usa l’una o l’altra versione in base alle caratteristiche dei tracciati che deve affrontare.

Ruote e manubri italiani

A livello di ruote l’UAE Team Emirates è equipaggiato con le Campagnolo Bora One e con le nuove Bora Ultra WTO con profili da 33, 45 e 60 millimetri. Rimaniamo in Italia anche per il manubrio che è fornito da Deda Elementi con l’elegante Alanera, che permette il passaggio interno di tutti i cavi e un design piatto che favorisce l’aerodinamica.

Davide Formolo con la K.one nel prologo del Giro d'Italia a Torino
Davide Formolo con la K.one nel prologo del Giro d’Italia a Torino
Davide Formolo con la K.one nel prologo del Giro d'Italia a Torino
Davide Formolo con la K.one impegnato nel prologo del Giro d’Italia a Torino

Linee estreme e forcella nuova

La Colnago K.one è la bicicletta frutto di numerosi test in galleria del vento, che da il meglio di se dai 50 chilometri orari in su. Rispetto al suo predecessore K.zero, la K.one vanta una rigidità maggiorata del 12% e un miglioramento aerodinamico dell’8%. I freni caliper sono nascosti, infatti quello anteriore è posto nella parte superiore della forcella e coperto da una cover, mentre quello posteriore è posto sotto i foderi bassi subito dietro la scatola del movimento centrale. I corridori dell’UAE Team Emirates usano le prolunghe Jet di Deda Elementi.

 Il manubrio integrato Alanera di Deda Elementi
Il manubrio integrato Alanera
 Il manubrio integrato Alanera di Deda Elementi
Il manubrio integrato Alanera di Deda Elementi

La scheda tecnica

GruppoCampagnolo Super Record EPS
RuoteCampagnolo Bora
PneumaticiVittoria
ManubrioDeda Elementi
Sella Prologo
ReggisellaColnago
PedaliLook

Tanta Italia anche fra i componenti

Per quanto riguarda la componentistica troviamo tanta Italia, infatti Campagnolo fornisce il gruppo Super Record EPS e come abbiamo già detto le ruote. I portaborracce sono di Elite, i manubri sono di Deda Elementi e i pneumatici Vittoria. A completare le Colnago di Trentin e compagni ci sono le selle di Prologo e i pedali Look.