Team Cofidis

Cofidis, Damiani analizza: «Errori di tutti, ma guardiamo avanti»

06.11.2025
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Il Team Cofidis ha vissuto forse la sua stagione peggiore. La storica squadra francese ha chiuso un’annata con appena nove vittorie ed è retrocessa dal WorldTour, essendo arrivata ventesima nel ranking. Un colpo non da poco per un team che, pur senza grandissimi campioni, si è sempre distinto nel panorama ciclistico internazionale.

Ne è conseguito l’allontanamento del team manager Cédric Vasseur e l’arrivo di Raphael Jeune. Di questo rimescolamento, di quel che è stata la stagione e di ciò che sarà, abbiamo parlato con Roberto Damiani, direttore sportivo e ormai colonna portante della squadra francese.

Roberto Damiani (classe 1959) da otto stagione è nella Cofidis (foto Instagram)
Roberto Damiani (classe 1959) da otto stagione è nella Cofidis (foto Instagram)
Roberto, dunque, che stagione è stata?

Una stagione iniziata tutto sommato bene, almeno fino ad aprile, poi siamo andati in difficoltà. Il perché: odio accampare scuse, ma è certo che qualcosa non ha girato per il verso giusto. Abbiamo fatto tutti degli errori e come dico sempre si vince e si perde tutti insieme. Ognuno ha le sue responsabilità se le cose non sono andate come pensavamo.

E ora?

Abbiamo fatto le nostre analisi e possiamo dire che ripartiremo con ancora più grinta.

C’è stato un grande cambio al vertice: via Cédric Vasseur, dentro Raphaël Jeune…

E’ stato un cambio deciso dall’alto, da Cofidis come azienda. Io sono arrivato in questo gruppo otto anni fa proprio con Vasseur e con lui ho sempre lavorato molto bene. Ma quando mi hanno proposto il rinnovo ho deciso di rimanere, perché voglio continuare a dare il meglio. Prima Cédric era il mio team manager, ora è un amico. Ci sentiamo ancora.

Si dice che proprio Vasseur sia stato travolto dallo stress dei punti a un certo punto della stagione. Questo ha contagiato anche il resto del team?

Certo, ma ditemi chi, dal decimo posto in giù del ranking UCI, non sia stato travolto da questa paura, da questa paranoia. C’era per tutti una vera tensione da punti, non solo per noi della Cofidis. Guardiamo le squadre con cui eravamo in lotta: XDS-Astana, Uno-X Mobility, Picnic-PostNL… Tutti hanno cambiato modo di correre e di gestire le gare. In quante corse si è andati non per vincere ma per fare punti? Questo ha inevitabilmente comportato una diminuzione dello spettacolo, e chi ha deciso queste regole se ne deve assumere le responsabilità. Ma se sei con l’acqua alla gola – e dico acqua per non dire altro – per salvarti non stai a guardare lo stile…

Fretin è stata una delle sorprese della prima parte di stagione: il velocista belga ha vinto tre corse e ottenuto molte top 5
Fretin è stata una delle sorprese della prima parte di stagione: il velocista belga ha vinto tre corse e ottenuto molte top 5
Immaginiamo, appunto, quella tensione, quell’ansia…

E’ stato così, mesi di tensione. Mesi in cui c’era voglia di fare, ma eravamo in grande difficoltà. Poi va detto anche che per fare punti servono corridori buoni e in condizione. Anche per questo, a un certo punto, abbiamo puntato molto sulle gare minori. Al tempo stesso però, da squadra WorldTour quale eravamo, dovevamo rispettare il calendario e gli impegni in Coppa di Francia. Ma in certe corse va detto che non c’eravamo. Al Tour de France, e sapete quanto sia importante per una squadra francese, proprio non siamo esistiti. E’ stato il peggiore dei nostri tre Grandi Giri.

Tu, Roberto, prima hai parlato di analisi fatte: cosa ne è emerso? Cosa non ha funzionato nel concreto?

Per quanto riguarda l’analisi, questa è stata fatta con il team manager, il gruppo performance, i medici, i direttori sportivi e l’alta dirigenza. E’ stata un’analisi a 360 gradi. Tutti noi – e quando dico tutti, intendo dai corridori ai massaggiatori, dai meccanici ai direttori sportivi – potevamo e dovevamo fare di più. Tuttavia, di fronte a una stagione non in linea con le aspettative, ci tengo a dire che Cofidis non si è tirata indietro, anzi… Ci ha rinnovato la fiducia fino al 2028 per una ripartenza decisa. Una fiducia totale.

E non è poco…

Stavo dicendo proprio quello. Non è poco in un periodo in cui vedi squadre che chiudono, altre che si fondono. Perché poi uno pensa ai corridori, ma c’è tanta gente che resta a casa. Si parla di professionismo, di aziende. E per chi non è corridore, che guadagna meno, la cosa è ancora più pesante. Cofidis invece ci ha detto: «Okay, non è andata bene, così non va, ma rimbocchiamoci le maniche e tiriamoci fuori da questa situazione tutti insieme».

Emanuel Buchmann , Team Cofidis, Tour de France
Emanuel Buchmann era il leader della Cofidis al Tour: è giunto 30° nella generale
Emanuel Buchmann , Team Cofidis, Tour de France
Emanuel Buchmann era il leader della Cofidis al Tour: è giunto 30° nella generale
Hai parlato con Jeune?

Certamente. Raphael, nel finale di stagione, è venuto a seguire le corse in Italia. Ha parlato con i corridori, con lo staff, si è presentato. Lui era il responsabile di Look per i rapporti con la squadra. Adesso è il general manager. C’è stato sin da subito un rispetto totale dei ruoli. Il confronto, come dicevo prima, c’è stato con i vari distretti: direttori sportivi, gruppo performance, medici…

Ecco, gruppo performance: immaginiamo che molte cose cambieranno sotto questo aspetto. Di solito alla fine sono loro ritenuti i maggiori responsabili, è così?

Non li ritengo i maggiori responsabili, ma tra i responsabili sì. Come ho detto prima, la responsabilità è di tutti. Quali problematiche possono esserci? Penso, per esempio, al referente dei coach, Mattia Michelusi, che ha dovuto cambiare lingua. E già passare dall’italiano o dall’inglese al francese, magari all’inizio può essere un limite: certe cose possono non arrivare allo stesso modo. Si dice sempre che se il corridore non va, la responsabilità è del preparatore: non è così. Potrei dire che anche il direttore sportivo ci può mettere del suo.

Cioè?

Anche noi potevamo fare scelte diverse di calendario, più oculate, in base alla nostra rosa e al vero valore degli atleti. E qui do una frecciatina: abbiamo ritenuto leader gente che non sa neanche cosa significhi questa parola, sia dal punto di vista atletico che gestionale in corsa. Quanti punti avevamo previsto con queste persone che poi non sono arrivati? Tanti… Capite perché torno a dire che la responsabilità è di tutti?

Edoardo Zamperini, campione italiano U23 nel 2024 ha firmato un contratto biennale con la Cofidis (foto Tomasz Smietana)
Edoardo Zamperini, campione italiano U23 nel 2024 ha firmato un contratto biennale con la Cofidis (foto Tomasz Smietana)
Insomma, si va verso una nuova stagione con fiducia rinnovata ed errori da non ripetere. Però ci sono anche buone notizie: avete preso un italiano, Edoardo Zamperini. Cosa ci dici di lui? E’ giovane, ma oggi non è più ritenuto giovanissimo…

No, no, non scherziamo: Zamperini è un giovane. Questo è un aspetto del tutto soggettivo. C’è chi è maturo a 20 anni e chi forse non lo diventa mai, anche a 25. Devo ammettere che conosco molto poco Edoardo e non vedo l’ora di conoscerlo meglio.

Come è andata la trattativa?

E’ stato proposto a Jeune dal direttore sportivo dell’Arkea, Sebastien Hinault. A noi mancava una “bandierina italiana” da inserire in rosa e abbiamo colto l’occasione. Per quanto riguarda i numeri, i valori bisognerebbe chiedere a Michelusi, che sicuramente ora lo conosce più di me. Vorrei però sottolineare una cosa.

Prego…

Vorrei ringraziare la General Store-Essegibi, che nonostante lo avesse preso quando era rimasto senza squadra, è stata disponibile a cederlo quando è arrivata questa occasione. Rosola e il presidente Calosso sono stati dei veri signori: lo hanno lasciato andare quando hanno capito che poteva ambire a un livello superiore. Ci hanno detto: «Farebbe piacere anche a noi vederlo al Tour il prossimo anno».

Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Instagram)

Zamperini in Cofidis: l’occasione arriva nell’anno più difficile

05.11.2025
5 min
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Dopo una lunga attesa il futuro di Edoardo Zamperini avrà ancora il suono della lingua francese, da qualche giorno è stato annunciato come trentesimo e ultimo innesto del Team Cofidis. La formazione che vede in ammiraglia Roberto Damiani e che dal 30 settembre scorso è guidata da Raphael Jeune ripartirà come professional per il prossimo triennio (2026-2028). Il campione italiano under 23 del 2024 ha trovato una sistemazione quasi in extremis, cosa non semplice a fronte della chiusura dell’Arkea B&B Hotels e del suo devo team per il quale ha corso nella passata stagione (in apertura foto Instagram/Edoardo Zamperini). 

«Ho passato gli ultimi giorni in montagna – racconta Zamperini – e da lunedì (il 3 novembre, ndr) sono tornato ad allenarmi. Sono fermo dal 5 ottobre scorso, quindi piano piano riparto per farmi trovare pronto fin da subito».

Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Edoardo Zamperini nel 2025 ha corso con il devo team dell’Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Edoardo Zamperini nel 2025 ha corso con il devo team dell’Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Che anno è stato quello con l’Arkea?

Fatto di alti e bassi, ma alla fine direi che si impara sempre qualcosa. Mentalmente è stata un’annata impegnativa, soprattutto negli ultimi mesi quando abbiamo avuto l’ufficialità per quanto riguarda la chiusura del team. Sono stato per tanto tempo alla ricerca di una squadra per la prossima stagione, cosa che mi ha logorato abbastanza dal punto di vista mentale. 

Quando hai iniziato a cercare?

Già a stagione in corso l’Arkea ci aveva dato il via libera per muoverci e trovare alternative. Il 2025 è stato un anno strano, tanti team hanno chiuso e ci sono state tante rivoluzioni date dalla fine del triennio che avrebbe rinnovato le licenze WorldTour.  

Una stagione non semplice, ti saresti mai aspettato di passare professionista?

Non proprio, tanto che prima della firma con la Cofidis arrivata la scorsa settimana, avevo già firmato con la General Store. Invece pochi giorni fa mi hanno chiamato dalla Cofidis per dirmi che avevano ancora tre posti a disposizione per il 2025 e avevano pensato a me. 

Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Il corridore veneto ha totalizzato 51 giorni di gara tra devo team, WorldTour e nazionale (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Il corridore veneto ha totalizzato 51 giorni di gara tra devo team, WorldTour e nazionale (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
In General Store cosa ti hanno detto?

Sono stati dei signori e per questo li ringrazio davvero. Si sono dimostrati una squadra capace di fare ciclismo per il bene degli atleti e non per tornaconto personale. 

Com’è nata l’opportunità in Cofidis?

Quando stavo cercando, a stagione ancora in corso, mi ero proposto. Avevo detto loro che se ci fosse stata l’occasione di lavorare insieme mi sarebbe piaciuto entrare a far parte di quella realtà. In questa esperienza in una squadra francese (Arkea B&B Hotels, ndr) mi sono trovato bene

Quale aspetto ti è piaciuto maggiormente?

Mi sono sentito come quando ero juniores o under 23 e correvo in squadre italiane, si è molto legati come in una famiglia. Qualsiasi persona lavora per il bene dei corridori, si vede che anche in Francia vivono il ciclismo con grande passione. 

Con la nazionale U23 di Amadori ha conquistato il suo unico successo stagionale, all’Orlen Nations Grand Prix (foto Tomasz Smietana)
Con la nazionale U23 di Amadori ha conquistato il suo unico successo stagionale, all’Orlen Nations Grand Prix (foto Tomasz Smietana)
Com’è stato il passaggio da una squadra di club al correre in un devo team?

Si fa sentire un po’ soprattutto dal punto di vista logistico e organizzativo. Ci sono tanti aspetti ai quali non ero abituato: viaggiare da solo, spostarmi per aeroporti e cose del genere… Ho avuto la fortuna di avere dei compagni di squadra italiani come Nicolas Milesi o quelli del WorldTour: Epis e Mozzato ai quali chiedere. 

A livello atletico che anno è stato?

A colpo d’occhio è stato sicuramente con meno risultati dell’anno scorso. Però c’è da dire che ho affrontato un calendario ben più impegnativo. Nel 2024 avrò corso una quindicina di gare internazionali, quest’anno erano tutti appuntamenti di alto livello. Inoltre mi hanno portato tante volte a correre con la formazione WorldTour.

Cosa si prova a dire adesso che sono professionista?

Forse questa parola ha un po’ perso di valore negli anni perché c’è tanta confusione a riguardo. Ormai le continental possono partecipare alle gare 1.Pro oppure chi corre in un devo team viene visto come professionista o si sente di esserlo. Io in cuor mio sento di essere professionista finalmente ed è una gioia immensa. Un sogno che inseguo da diciassette anni, da quando ho iniziato ad andare in bici, da G1. 

Zamperini ha corso tanto anche con i professionisti, qui in azione al Gran Premio Miguel Indurain
Zamperini ha corso tanto anche con i professionisti, qui in azione al Gran Premio Miguel Indurain
Cosa ti ha insegnato questa stagione?

Le cose accadono quando meno te lo aspetti, se dovessi guardarmi indietro avrei scommesso che sarei riuscito a passare professionista a fine 2024 visti i risultati. Invece mi ritrovo a fare il salto ora, al termine di una stagione difficile nella quale ho capito l’importanza di tanti altri aspetti che sono importanti e vanno oltre la prestazione in bici.  

Ad esempio?

Dimostrarsi affidabile, sia per il team che per i compagni, serio e disponibile. Quest’anno in Arkea mi sono messo tante volte a disposizione della squadra e ho fatto vedere di essere una figura capace di fare determinati lavori. Mi ha fatto piacere il fatto che anche in Cofidis se ne siano accorti e mi abbiano dato una possibilità.

Tommaso Dati, Cofidis, stage 2025, Tour de l'Ain 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)

Dati e lo stage in Cofidis: «Ho rubato il mestiere con gli occhi»

13.10.2025
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LISSONE – Uno stage in una formazione WorldTour è sempre una grande occasione per un ciclista che arriva da una squadra continental, in particolare se si è al primo anno elite e questa chance è costata fatica e molta determinazione, molta più di quanto ne sia servita ad altri. Tommaso Dati gli ultimi due mesi li ha vissuti a metà tra i colori della Biesse-Carrera-Premac e quelli della Cofidis. La realtà francese ha aperto le sue porte all’atleta toscano che in questa stagione ha centrato sei vittorie, tutte in corse nazionali. 

Durante i due mesi di stage è tornato saltuariamente a vestire la maglia della Biesse-Carrera-Premac, così quando parliamo con lui alla partenza della Coppa Agostoni lo facciamo davanti al camper della formazione di Marco Milesi e di Dario Nicoletti

Da sx: Dario Nicoletti, Tommaso Dati, Marco Milesi, Biesse-Carrera-Premac, Coppa Agostoni 2025
Partenza della Coppa Agostoni, da sinistra: Dario Nicoletti, Tommaso Dati e Marco Milesi
Da sx: Dario Nicoletti, Tommaso Dati, Marco Milesi, Biesse-Carrera-Premac, Coppa Agostoni 2025
Partenza della Coppa Agostoni, da sinistra: Dario Nicoletti, Tommaso Dati e Marco Milesi
Com’è andato questo stage?

Poteva andare meglio però è stata un’esperienza positiva, è stato bello correre con il team Cofidis, soprattutto alcune delle gare qui in Italia. 

Quali corse hai fatto con loro?

Mi sono diviso tra Francia e Italia, appunto. Ho esordito al Tour de l’Ain (in apertura foto Aurélien Regnoult/DirectVelo), poi Tour Poitou Cherentes e infine le classiche del calendario italiano: GP industria e Artigianato, Peccioli, Matteotti e Coppa Bernocchi. In totale poco più di dieci giorni di corsa. 

Tommaso Dati, Cofidis, stage 2025, Tour de l'Ain 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Tommaso Dati ha corso da stagista con la Cofidis per un mese e mezzo, qui al Tour de l’Ain (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Tommaso Dati, Cofidis, stage 2025, Tour de l'Ain 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Tommaso Dati ha corso da stagista con la Cofidis per un mese e mezzo, qui al Tour de l’Ain (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Un’esperienza conquistata con i risultati del 2025…

Il bilancio della stagione è sicuramente positivo, anche perché venivo dall’anno scorso dove ero alla ricerca di risultati che alla fine non sono arrivati. Mi è dispiaciuto, la squadra credeva molto in me. Quindi quest’anno sono partito molto motivato, volevo ripagare la fiducia che Milesi e Nicoletti mi hanno dato. 

Primo anno elite, come lo hai vissuto?

Abbastanza bene, ero tranquillo. L’unica cosa è che da elite fai fatica ad avere occasioni con squadre grandi, l’ho visto su di me. Nonostante facessi dei buoni risultati, era difficile farsi notare. Alla fine l’ho avuta e ne sono stato felice, ma molti altri corridori nella mia stessa situazione non sono stati così fortunati. 

Quanto è difficile passare da una continental al WordTour?

E’ un cambio importante, comunque in Cofidis ho visto come ci sia un approccio totalmente diverso. Si guarda a ogni dettaglio, ogni sfumatura conta. Diciamo che ho rubato il mestiere e il lavoro con gli occhi, è stato molto istruttivo. 

Cos’hai portato a casa?

Mi ha colpito l’approccio alle corse, come le studiano già dai giorni prima, guardando il percorso, i vari partenti. In gara poi si ha un approccio diverso, di squadra. Si sta tutti compatti e si cerca di restare nelle prime posizioni. Invece tra i dilettanti e gli under 23 questa cosa non succede. Ho cercato di portare un po’ di questa mentalità anche ai miei compagni, però nelle nostre gare è difficile riuscirci. 

Come ti sei trovato in gara?

Quelle in Francia non erano le mie corse. Il Tour de l’Ain era per scalatori, quindi ho cercato di dare una mano facendo del mio meglio. Mentre al Tour Poitou avevamo il velocista e tutta la gara era impostata sulla volata finale. Lì ho visto cosa vuol dire correre per stare tutti insieme e lavorare con un unico obiettivo. 

In questo mese e mezzo di stage hai continuato a correre con la Biesse-Carrera, vincendo in due occasioni. 

Sì, alla Firenze-Viareggio e alla Coppa Dalfiume. Vincere queste due gare è stata una bella conferma. Comunque nelle gare in Italia fatte con la Cofidis ho trovato altre conferme, ad esempio a Peccioli dove il percorso era adatto a me sono arrivato nel gruppo a 51 secondi da Del Toro. Può sembrare un risultato fine a se stesso, ma se si pensa agli atleti in corsa lo considero un buon risultato. 

Dopo questa esperienza ti senti pronto per il WorldTour?

E’ chiaro che se dovessero chiamare non mi tirerei indietro, probabilmente è ancora un gradino troppo alto. Dovrei lavorare anche fisicamente, soprattutto sul fondo e sulla capacità di replicare una prestazione massimale dopo tante ore. Difficilmente ho corso su distanze oltre i 200 chilometri. Nelle corse a tappe mi manca un po’ di recupero, ma sono tutti passi che si possono fare una volta che si è di là.

Il cammino tortuoso di Oldani: al Giro con la grinta di sempre

09.05.2025
5 min
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Il Giro d’Italia di Stefano Oldani parte con le buone certezze portate dal settimo posto di Francoforte poco più di una settimana fa. La vigilia della Corsa Rosa per il milanese del team Cofidis è passata con una sgambata, un pranzo veloce e gli ultimi preparativi che il Giro porta con sé. Uno sguardo alla bici, i ritocchi con i meccanici, il colloquio con il nutrizionista e altre piccole cose. La sera arriva presto e quasi non ci si accorge che sta per iniziare la corsa più importante dell’anno, almeno per Oldani. 

«Fin da dicembre il Giro è stato evidenziato come obiettivo principale della stagione». Racconta dall’altra parte della cornetta mentre la linea va e viene, la partenza dall’Albania è anche questo. «Insieme alla squadra avevamo inserito delle tappe intermedie ma l’infortunio di inizio anno ha richiesto tanto tempo per essere riassorbito al meglio».

Stefano Oldani alla partenza della prima tappa del Giro, il sorriso è tornato sul suo volto dopo un periodo difficile
Stefano Oldani alla partenza della prima tappa del Giro, il sorriso è tornato sul suo volto dopo un periodo difficile

Frattura, ancora

Alla fine del 2023 avevamo raccontato della voglia da parte di Stefano Oldani di mettersi in gioco in una realtà diversa. Lasciare la Alpecin per la Cofidis aveva il sapore di una scommessa su se stesso e sulle proprie qualità. La caduta e la frattura dello scafoide qualche mese dopo aveva rallentato il processo, che però non si è fermato. 

«Questo gennaio però – racconta ancora Oldani – la cattiva sorte ci ha messo ancora lo zampino. Alla prima gara della stagione, il 25 gennaio, sono caduto in coda alle ammiraglie e mi sono dovuto fermare ancora. E’ stato uno stop lungo che ha richiesto tanta pazienza e un po’ di freddezza. In prima battuta sembrava un infortunio più semplice, la diagnosi iniziale recitava: frattura del radio».

Ma così non è stato…

La sera stessa della caduta ho scritto al chirurgo che mi ha operato lo scorso anno (il dottor Pegoli, ndr). Appena ha visto la lastra ha capito che non si trattava solamente di una frattura del radio, ma l’osso era rotto in tre punti diversi. Inoltre, come se non bastasse, si è notata anche una frattura dell’ulna e dello scafoide. Praticamente cinque fratture al posto di una

Già avevi capito la gravità dell’infortunio?

Sì. Il decorso post operatorio è stato difficile e ha aggiunto ulteriore consapevolezza che non sarebbe stata una passeggiata. Nonostante fossi sotto antidolorifici mi svegliavo in piena notte in preda al dolore. Lo scorso anno con la frattura dello scafoide non avevo sofferto così tanto. 

Il rientro in corsa è arrivato due mesi dopo al GP Indurain prima e al Giro dei Paesi Baschi poi
Il rientro in corsa è arrivato due mesi dopo al GP Indurain prima e al Giro dei Paesi Baschi poi
Anche perché in gruppo ti abbiamo rivisto a inizio aprile.

Sono stato completamente fermo per tre settimane, dovevano essere due ma appena ho cominciato a fare i rulli ho avuto un virus gastrointestinale forte. Sono stato anche una notte in ospedale. Insomma, sono risalito in bici con costanza praticamente un mese dopo l’infortunio. Nel frattempo facevo tutto con il tutore.

Una ripresa davvero lenta, come mai?

La frattura dell’ulna non permetteva di inserire una placca. Quindi i legamenti dovevano rinforzarsi in autonomia e per farlo ci vogliono, in media, sei settimane. Sono tornato in gara al Gran Premio Hindurain e poi al Giro dei Paesi Baschi. Il mio allenatore (Luca Quinti, ndr) è stato bravo a capire come resettare tutto in vista del Giro d’Italia. Dopo le corse in Spagna sono stato due settimane in altura a Sierra Nevada.

Prima della Corsa Rosa un passaggio alla Eschborn-Frankfurt con un settimo posto a dare morale e fiducia
Prima della Corsa Rosa un passaggio alla Eschborn-Frankfurt con un settimo posto a dare morale e fiducia
Sei sceso ed è arrivato il settimo posto di Francoforte, quanto conta quel risultato?

Dal punto di vista pratico non troppo, mentalmente tanto. Non partivo con l’obiettivo di fare bene ma di capire come stessi. E’ stato un periodo difficile dove per tanti giorni ho avuto una routine delicata: allenamento e poi cure e fisioterapia. Mi alzavo presto la mattina e tornavo a casa alle 21. 

Il Giro lo guardi da dicembre, hai segnato qualche tappa?

Non mi piace pensare troppo a lungo termine, specialmente in corse a tappe di tre settimane. Ho visto che ci sono tante tappe miste e questo mi fa pensare che di occasioni ne avrò. Guarderò giorno per giorno l’evoluzione della corsa. Essere al Giro è sempre bello, mi torna in mente la vittoria di Genova ed essere qui in buona forma mi trasmette tranquillità. 

Facciamo anche a te la stessa domanda fatta a Zanatta: torni dal Giro felice se…

Vinco una tappa.

Oldani ingoia il rospo e mette nel mirino il finale di stagione

25.07.2024
4 min
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Le energie fisiche e mentali che Stefano Oldani ha messo per prepararsi e migliorare la condizione per il mese di luglio sono state dirottate dal Tour de France ad altre corse. Il corridore della Cofidis sperava in una convocazione per la Grande Boucle, invece questa non è arrivata. Ma, al posto di scoraggiarsi, Oldani ha messo tutte le forze e la volontà in altri obiettivi. Voleva dimostrare di stare bene e far vedere che le ore spese tra ritiri e allenamenti avevano portato a qualcosa (in apertura foto Instagram). 

«La verità – racconta dalla Spagna tra una corsa e l’altra – è che mi sono preparato proprio bene nelle tre settimane passate a Livigno a giugno. La squadra ha deciso di non portarmi al Tour nonostante avessi una bella condizione, così ho cercato di sfruttarla il più possibile. Ho ottenuto tanti risultati, è mancata solamente la vittoria, ma penso di essermi superato. In alcune gare, specialmente in Francia al Tour de l’Ain, resistevo su percorsi duri e rimanevo davanti a giocarmi la vittoria».

Oldani (in seconda posizione) dopo il ritiro di giugno è rientrato alle corse al Giro di Slovacchia
Oldani (in seconda posizione) dopo il ritiro di giugno è rientrato alle corse al Giro di Slovacchia

Mancata occasione

Dalla mancata convocazione al Tour de France Oldani ha collezionato sette top 10 su nove gare. Il riscatto c’è stato, ma è mancata la vittoria, sfumata per poco in Francia e ancora inseguita.

«E’ mancato un po’ il momento tattico – spiega il lombardo – per usare un termine più edulcorato. Alla fine ho perso due occasioni importanti ma nel complesso mi sono comportato bene. Anche alla prima delle due gare qui in Spagna, la Castilla y Leon, ho provato ad anticipare ma c’era poco spazio. I velocisti hanno fagocitato la corsa. Oggi alla Prueba Villafranca le chance per me aumentano, il percorso si avvicina tanto alle mie caratteristiche».

Nella prima volata del Tour de l’Ain è arrivato sesto (foto Instagram)
Nella prima volata del Tour de l’Ain è arrivato sesto (foto Instagram)
Che sentimento ti ha smosso la mancata convocazione al Tour?

Ho voluto dimostrare di esserci. E’ stato un anno difficile il 2024, dalla caduta di gennaio a Marsiglia mi sono sempre trovato a rincorrere. Solo da dopo il Giro d’Italia ho ritrovato le sensazioni giuste. Crescevo e trovavo sempre più il mio livello e la gamba giusta per battagliare in testa alla corsa. L’esclusione dal Tour è diventata una sfida personale. 

Per dimostrare di esserci.

Far vedere che quando mi impegno e mi alleno bene posso dire la mia. Ora però mi serve staccare un attimo e ripartire. Devo capire con la squadra quando potermi prendere una pausa. E’ da gennaio che non riposo un po’ e mi serve recuperare, più per la testa che per le gambe. 

Fermarsi per poi ripartire più forte?

Voglio fare un bel finale di stagione con le gare del calendario italiano. Mi piacerebbe, dopo il periodo di riposo, ripartire e costruire di nuovo la gamba in altura. 

L’esclusione dal Tour ha portato dei buoni risultati in altre corse, alla Grande Boucle non sarebbe stato facile trovare le stesse occasioni…

Nel roster della mia squadra mi sarei visto bene, penso che ne avrebbero tratto un vantaggio dalla mia presenza. Con il senno di poi l’esclusione mi ha permesso di ritrovarmi e ottenere dei risultati importanti.

Oggi si chiude una breve parentesi spagnola con la Prueba Villafranca
Oggi si chiude una breve parentesi spagnola con la Prueba Villafranca
Niente Vuelta in programma?

No, con la squadra non era in calendario. Sarebbe diventato difficile prepararla al meglio. Dopo il Giro, che è andato come avete visto e l’esclusione dal Tour non ci sono altri grandi Giri in programma. Il focus è sul finale di stagione in Italia. 

Quale gare ti intrigano?

Ce ne sono tante: Peccioli, Toscana, Agostoni, Bernocchi e quelle in Veneto. All’Agostoni nel 2022 ho fatto decimo perdendo il momento giusto nel finale. Lo stesso anno alla Bernocchi sono arrivato terzo… L’obiettivo è vincere, come sempre, ma mi piacerebbe creare la giusta condizione per poi essere presente in testa alla corsa. Se corri davanti le probabilità di vincere si alzano.

Consonni apripista per Milan, con qualcosa ancora da scoprire

10.10.2023
6 min
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Siamo rimasti un po’ sorpresi nel non vedere Simone Consonni al via del Gran Piemonte qualche giorno fa, ma lui ha messo subito le cose in chiaro. «Non ero al top e la squadra ha fatto altre scelte. In questa fase della mia stagione, avendo ripreso dopo lo stop iridato, o ero fresco e ti tiravo fuori la super prestazione. O, come alla Bernocchi, non tenevo il ritmo e mi fermavo».

Il campione olimpico del quartetto ha così chiuso il suo 2023 agonistico su strada. A fine anno lascerà la Cofidis per passare alla Lidl-Trek, dove troverà anche il suo compagno di successi su pista, Jonathan Milan. 

Rientrato dopo l’infortunio di Glasgow, Consonni tra Agostoni e Bernocchi ha solo accumulato tanta fatica. Inutile continuare così
Rientrato dopo l’infortunio di Glasgow, Consonni tra Agostoni e Bernocchi ha solo accumulato tanta fatica. Inutile continuare così
Simone, innanzitutto come stai. Eravamo rimasti all’incredibile incidente di Glasgow…

Ora meglio. In questi casi è più la pazienza per rientrare che altro. Si è trattato di sistemare le cose, nel senso di fare gli esercizi per la spalla, la scapola… E infatti adesso mi alleno bene e anche tanto. Sto facendo parecchi chilometri, anche se non corro più. E’ un modo per non fermarmi presto. Esco la mattina di buon’ora, sia perché le giornate sono ancora belle, sia perché nel pomeriggio ho molte commissioni da sbrigare, visto che il 20 ottobre mi sposo. E’ come nei chilometri finali, devi spingere a tutta!

A proposito di spingere nei chilometri finali. E’ quel che dovrai fare il prossimo anno con Milan alla Lidl-Trek a quanto pare. Come è andata questa trattativa?

C’era già stato qualche contatto dopo il Saudi Tour ad inizio stagione. Lì avevo vinto e venivo da altre vittorie sul finire della stagione precedente. Però io stavo bene alla Cofidis e declinai le lusinghe. La stagione proseguiva bene, altri bei piazzamenti, una buona Tirreno. Ero motivatissimo per il Giro. E così ho deciso di andare in ritiro in Colombia, con l’okay della squadra, per fare tutto al massimo. Sono tornato che andavo fortissimo. A Francoforte avevo valori ottimi. Poi dopo 5-6 tappe del Giro ho avuto un crollo fisico.

E a cascata anche mentale…

Esatto. Prima del Giro dovevo rinnovare con Cofidis, ma poi ho visto che temporeggiavano e lì ho capito che era finito il mio tempo in questa squadra. Io ho dato il 100 per cento. Sempre. Ma non sempre sono andato bene. Sono andato in Colombia a farmi il mazzo e non tre settimane ad Ibiza. A quel punto ho rivalutato la proposta della Lidl-trek che mi aveva continuato a dare fiducia e mi aveva lasciato la porta aperta. Una scelta che col senno del poi avrei dovuto fare ad inizio stagione.

In due anni alla Cofidis, Consonni e Viviani hanno corso 94 giorni insieme con tre GT. Se si considerano le tappe di montagna, i ritiri dell’uno o l’altro, le occasioni di volate insieme non sono state poi tante
In due anni alla Cofidis Consonni e Viviani hanno corso 94 giorni insieme con tre GT
E ti sei ritrovato Milan…

Lui lo conosco bene. Qualche voce, ma solo rumors, in gruppo girava già da tempo. Cosa farò con lui? Ancora non abbiamo stilato un programma chiaramente, ma l’idea è quella di fare un calendario appaiato. Devo cercare di fargli prendere la strada giusta, specie negli ultimi chilometri. Johnny è giovane, fortissimo, va un po’ raddrizzato di testa, non in quanto a professionalità, ma per normali errori di gioventù.

Adesso non sei più il giovane tu. E’ come se si fosse invertito il ruolo con Viviani?

Io ho fatto l’apripista per Gaviria, Kristoff, poi per Elia e credo di avere l’esperienza per poterlo fare bene con Johnny e farlo crescere. E non dimentichiamo che alla Lidl-Trek c’è anche Pedersen, ci sono più uomini di punta. E’ una squadra aperta a più soluzioni. Io posso aiutarli, ma anche loro possono aiutare me a trovare la mia miglior dimensione.

Tecnicamente cosa dovrai fare con Milan? Dovrai portarlo fuori con velocità maggiore? In progressione? Dovrai correre con due “occhi” dietro le spalle?

Dirlo così è difficile. Di certo Jonathan ha una potenza esagerata. Al Giro ha fatto delle cose assurde, anche se io non sono rimasto stupito. Lo conosco, lo vedo lavorare in pista, conosco i suoi wattaggi, i  lavori che fa… In una specialità come il quartetto dove ogni minima accelerazione o decelerazione si sente serve un certo feeling. Poi però bisogna riportare tutto su strada, in corsa… e non è facile. Prima di dire cosa dobbiamo fare e come farlo, bisogna lavorare su strada. E poi non si tratta solo del feeling tra noi due.

Simone in testa e Jonathan a ruota: i due, anche grazie al quartetto, si conoscono alla perfezione
Simone in testa e Jonathan a ruota: i due, anche grazie al quartetto, si conoscono alla perfezione
Cioè?

Serve anche quello con la squadra. Il team deve crederci. Io ho in mente la vittoria di Pedersen al Tour. La squadra ci credeva a tal punto che due scalatori come Ciccone e Skjelmose tiravano in pianura ai cinque chilometri dall’arrivo.

Hai parlato di dimensione da raggiungere, ebbene qual è la tua?

Non lo so ancora, spero quella che dovrò ancora raggiungere.

Simone, ma ti senti un apripista ormai o un velocista di punta?

Io non mi sono mai reputato un velocista assoluto, ma un buon corridore che se dà il massimo, se sta bene, può spalleggiare con i migliori al mondo. Quello che posso dire è che il mio top di prestazioni l’ho toccato non quando dovevo correre per me, ma quando ero in appoggio (parole che ben si sposano con quanto detto da Guercilena, ndr). In appoggio a Viviani. Ricordo che in quella fase ho colto delle fughe importanti al Giro d’Italia per esempio, come a Stradella e a Gorizia. Fughe scaturite da un’ottima condizione.

La stagione di Consonni era partita molto bene. Qui la vittoria a Maraya al Saudi Tour
La stagione di Consonni era partita molto bene. Qui la vittoria a Maraya al Saudi Tour
Noi ti ricordiamo vincitore di un italiano under 23 durissimo. Oggi invece in salita fai tanta fatica, forse anche per quel chiletto o due di di muscoli in più che ti servono per la pista. Senza quella massa potresti andare più forte? Per assurdo anche in volata? Ci sta questa analisi?

Se partiamo da quell’italiano okay, potrei essere più di un velocista, ma parliamo di 7-8 anni fa e nel frattempo il ciclismo è cambiato. Si va più forte in salita, la si approccia diversamente. Faccio un esempio. La Bernocchi l’ho fatta anche al primo anno da pro’, anzi ero ancora under 23. Se su sette passaggi del Piccolo Stelvio si apriva il gas dal quinto in poi, era grasso che colava. Adesso si va forte sin da subito. Prima i velocisti tenevano, adesso no. L’altro giorno sono arrivati in cinque o sei. C’è una gestione della corsa che taglia fuori i velocisti. E anche dopo Parigi 2024 non credo che alla fine cambierà molto. I lavori che si fanno in pista servono anche per le volate. Magari potrebbero essere meno estremizzati, ma aiutano.

Quindi Consonni velocista.

Poi non so, forse anche io negli ultimi due anni senza Elia non dico di non aver dato tutto, ma con lui avevo più responsabilità. Ne ho sempre avute di più quando dovevo lavorare per gli altri anziché che per me. Forse perché avevo “paura” di farmi trovare impreparato.

Se è così, ti rimetti in gioco parecchio con Milan…

Non abbiamo ancora parlato a quattro occhi, ma direi di sì. Per me sarebbe stato più “facile” restare in Cofidis, magari anche da leader. Lì se sbagliavo avevo meno pressione i miei eventuali errori erano meno in vista. Nella nuova squadra avrò più responsabilità. Insomma non vale il discorso: “Consonni ha fallito come leader alla Cofidis e va a fare l’apripista alla Lidl-Trek”.

Oldani cambia “armatura” ed è pronto per entrare nell’arena

02.10.2023
4 min
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LISSONE – Stefano Oldani è l’ultimo corridore a scendere dal pullman della Alpecin-Deceuninck. Il 25enne nato a pochi passi da queste strade si nasconde dietro il nuovo modello di occhiali da sole e sotto al casco bianco di Canyon. Prende la bici con il numero 24 agganciato al tubo sella, e si dirige verso il foglio firma della Coppa Agostoni. Deve attraversare tutto il piazzale, lui in bici e noi accanto, trotterellando a piedi. 

Il passaggio alla Cofidis che avverrà il primo gennaio del 2024 è una notizia della quale abbiamo parlato con il suo nuovo diesse Damiani, ma mai con il diretto interessato. Le corse di fine stagione ci offrono questo spunto e noi lo cogliamo. 

Stefano Oldani si dirige verso il foglio firma della Coppa Agostoni, una delle ultime gare in maglia Alpecin
Stefano Oldani si dirige verso il foglio firma della Coppa Agostoni, una delle ultime gare in maglia Alpecin

Vincente

Nell’intervista di Damiani il tecnico aveva detto che Oldani deve correre per vincere, una bella iniezione di fiducia. Quel che serve per affrontare con la giusta motivazione il cambio di maglia, dimostrare di essere un vincente. 

«E lo sono – afferma Oldani sicuro di sé – la mia ambizione è quella di essere un vincente. Ho fatto qualche anno a mettermi a disposizione di capitani dal nome e dal palmares importante: come Van Der Poel e Philipsen. Ora andando in Cofidis e avendo la fiducia di Roberto (Damiani, ndr) potrò avere le mie occasioni».

A pochi passi da casa tanta gente che lo cerca e lo acclama
A pochi passi da casa tanta gente che lo cerca e lo acclama

Nuovo capitolo

Oldani parla con un tono di voce che non lascia dubbi riguardo le sue intenzioni. E’ nell’età giusta per provare a dare il massimo ed ottenere tanto dalla sua carriera, il momento di provare a scommettere su se stesso è ora. 

«Possiamo dire che tocca a me – conferma mentre continua a pedalare – assolutamente. Mi lancio verso questa nuova avventura ambizioso e da vincente, non vedo altri modi. Ho tanta voglia di iniziare, ma prima di tutto bisogna finire la stagione nel miglior modo possibile con le corse qui in Italia. Non vedo l’ora di cominciare questo nuovo capitolo, per avere ancor più possibilità di correre da vincente come ha detto Damiani e soprattutto con la fiducia della squadra. Avere l’aiuto e l’appoggio di una persona come lui, uno che nel ciclismo ha mostrato tanto, è sicuramente una spinta in più per me. Le nostre mentalità sono molto simili da questo punto di vista e sarà la combinazione perfetta».

Genova, 19 maggio: Oldani vince la 12ª tappa del Giro d’Italia, battendo Rota
Genova, 19 maggio: Oldani vince la 12ª tappa del Giro d’Italia, battendo Rota

Fiducia

Questa è la parola che emerge dalla chiacchierata con Oldani. La fiducia è quella cosa che serve ad un corridore per tirare fuori qualcosa in più, per emergere. 

«La fiducia della squadra è molto importante, se non fondamentale – spiega Oldani – è normale che a volte si debba lavorare per capitani che a livello pratico vanno più forte di te, ci sta. Ora penso che in Cofidis avrò le mie occasioni, probabilmente qualcuna in più».

Oldani nel 2022 ha ottenuto la sua prima vittoria da professionista e lo ha fatto nella tappa di Genova al Giro d’Italia. Una cassa di risonanza importante, che ha fatto riecheggiare il suo nome per tanto tempo. Nel 2023 alla corsa rosa non si è ripetuto, ma ha avuto maggior costanza, con cinque piazzamenti nei primi 10. 

«L’ambizione principale – dice ancora Oldani – è quella di togliermi l’etichetta di quello che ha vinto la tappa al Giro. Fin dalla tappa successiva a quella di Genova avevo l’obiettivo di non rimanere quello che ha vinto solo la tappa al Giro».

Al Giro del 2023 nessun acuto ma maggiore costanza: 5 piazzamenti in top 10
Al Giro del 2023 nessun acuto ma maggiore costanza: 5 piazzamenti in top 10

Giuste corse

Un’altra parola chiave è calendario, Stefano Oldani vuole alzare l’asticella e potrà farlo mettendosi alla prova in ogni gara. Sarà importante però seguire il corretto cammino di avvicinamento.

«Come dicevo prima – conclude – si tratta di avere fiducia e anche fare il calendario giusto per le mie caratteristiche. Sono un corridore che ha bisogno di fare tante gare al fine di trovare la condizione migliore. Quindi aver qualcuno che crede in me al 110 per cento e che mi metta a disposizione o lasciarmi un po’ decidere il calendario. Il ritmo corsa lo fai solo quando metti il numero sulla schiena, aggiungi quel pezzettino che ti manca per essere competitivo. Forse è proprio questo che mi è mancato quest’anno».

Oldani alla Cofidis. Damiani: «Deve correre per vincere»

16.09.2023
4 min
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Nel 2024 Stefano Oldani vestirà la maglia della Cofidis. Per il lombardo classe ’95 dopo Lotto-Soudal e Alpecin-Deceuninck sarà la sua quinta stagione in una World Tour. Per lui c’è una vittoria in bacheca conquistata al Giro d’Italia 2022 sull’arrivo di Genova. Dopo una crescita costante però Stefano ha deciso che forse è tempo di mettersi al tavolo e giocare le sue carte.

La Cofidis per Oldani può essere un banco di prova per misurarsi da protagonista laddove ce ne sarà la possibilità. Il palcoscenico sarà sempre quello dei top team, con però uno spiraglio di ambizioni più ampio. Roberto Damiani lo ha voluto e lo osserva da qualche anno in più di quello che si potrebbe pensare. Scopriamolo…

Stefano Oldani esulta sul traguardo di Genova al Giro d’Italia 2022
Stefano Oldani esulta sul traguardo di Genova al Giro d’Italia 2022
Lo conoscevi già, al di là dei risultati, dal punto di vista personale?

Sì, perché è nato molto vicino a casa mia, siamo quasi conterranei. Lo conosco da quando era junior quando vinse anche il campionato italiano a cronometro. Ha sempre girato nella pista di Busto Garolfo che conosco bene. E’ cresciuto in maniera estremamente costante.

Invece dal punto di vista ciclistico, professionale?

E’ facile tenere sott’occhio chi si comporta bene, chi porta a casa i risultati. A parte la simpatia, la stima che ho per questo corridore, l’ho visto sempre battersi anche quando era in Lotto, squadra in cui sono stato, che adoro ancora. Mi è piaciuta la sua scelta di andare all’estero in squadre World Tour fin da subito, non ha fatto i calcoli col bilancino, ma è andato a mettersi in gioco immediatamente in squadre titolate e storiche. Anche la sua scelta di andare in Alpecin, a mio parere è stata una decisione qualitativa. Penso che Stefano stia proprio cercando il momento, l’opportunità per avere le sue responsabilità e giocarsi le sue carte.

Per Oldani prima della Alpecin ci sono state due stagioni alla Lotto-Soudal
Per Oldani prima della Alpecin ci sono state due stagioni alla Lotto-Soudal
Oldani viene da quattro anni in World Tour. Arriva in Cofidis con un’esperienza consolidata nonostante la sua età in questa tipologia di squadre…

Stefano, pur essendo ancora relativamente giovane, ha già qualche anno di esperienza ad altissimi livelli. Non ultimo da protagonista come la tappa di Genova che ha vinto nel Giro d’Italia 2022 che è stata veramente splendida. Ma anche in altre situazioni si è mosso bene nel World Tour, non è poi facile come sembra. Avrà la possibilità di andare a ricercare dei risultati personali. Oltre alla qualità dell’atleta il fatto di poter avere Stefano con noi ci ha interessato veramente anche per questa sua voglia di andare a cercare risultato. Arriva in un’età in cui raggiungerà l’apice della condizione psicofisica per i prossimi due anni.

Come siete arrivati a sceglierlo?

E’ stata una cosa molto reciproca, data anche dalla dalla conoscenza che c’era già in particolare fra me e lui. L’ho proposto a Cédric Vasseur che ha subito dato l’okay. Poi si sa, ci sono i vari processi con i procuratori e manager. Ho parlato anche con Stefano più di una volta, prima che lui scegliesse di venire con noi. Quando ha deciso veramente a me ha fatto molto piacere e devo dire che questa cosa mi ha anche molto responsabilizzato. Quando l’atleta pensa che tu possa dargli qualcosa di importante, è una responsabilità che ancora adesso per me rappresenta uno dei punti principali del rapporto dell’attività di un direttore sportivo. 

Stefano Oldani chiude questi due anni in Alpecin-Deceuninck positivi e ricchi di esperienza
Stefano Oldani chiude questi due anni in Alpecin-Deceuninck positivi e ricchi di esperienza
Ci spieghi cosa rappresenta un innesto come lui, da un lato le ambizioni di squadra e dall’altro di ambizioni personali. Credi possa essere prezioso in entrambe le situazioni?

Direi che Stefano è un atleta poliedrico. Non è certo lo scalatore puro, ma ha una buonissima tenuta in salita e un ottimo spunto veloce. Quindi il fatto di andare a cercare di metterlo in condizione di fare il massimo dei risultati sarà uno degli obiettivi principali. Poi lo ritengo un ottimo professionista, quindi sono certo che quando ci saranno le condizioni per cui dovrà essere lui ad aiutare un altro leader, un altro capitano di giornata, lo farà sicuramente. Non ho nessun dubbio in questo senso.

Abbiamo visto che Oldani è competitivo nei grandi giri, l’ha fatto vedere l’anno scorso, ma anche quest’anno. E’ un corridore su cui si può fare affidamento anche per questo tipo appuntamenti?

Assolutamente sì. Penso che quando ci troveremo nei primi ritiri dell’anno in cui faremo i programmi dei corridori ci sarà veramente un’attenzione per lui sotto questo punto di vista. Sicuramente può far bene per le vittorie di tappa nei grandi giri e non mi dimenticherei che il Tour partirà dall’Italia…

Ti sei fatto un’idea su quali possano essere degli obiettivi papabili per lui. Nelle corse autunnali è sempre competitivo ed è un profilo che può essere pronto anche nelle corse di un giorno a inizio anno?

Sì, è sicuramente un corridore che da un punto della classifica generale non potrà mai farne un obiettivo. E’ un atleta, diciamo da tappe, ha le caratteristiche per puntare alle corse di un giorno. Deve e dovrà andare a correre per vincere.

Ekoi Gara e AR14: edizioni speciali per il 95° Tour de Pologne

21.07.2023
3 min
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Il Tour de Pologne è in avvicinamento e il brand francese EKOI – che della corsa è quest’anno partner e sponsor ufficiale – ha presentato due nuovi caschi per celebrare il 95° anniversario dell’evento. I due modelli, entrambi proposti in edizione limitata, sono difatti 100% dedicati al Tour de Pologne e i corridori in corsa dei team Cofidis, Lotto-Dstny e Arkéa-Samsic indosseranno modelli identici a quelli dedicati alla gara UCI WorldTour polacca.

Queste due “special edition” – disponibili in soli 100 pezzi per ciascun modello – si basano su due dei caschi più iconici e di successo del brand francese, vale a dire il modello Gara ed il modello l’AR14. Gara è il primo casco progettato per proteggere anche dagli impatti laterali. Ultraleggero e compatto, garantisce ottimo comfort e ventilazione. L’AR14 invece ha un design più aerodinamico, ed è stato creato e collaudato in galleria del vento: ben dieci prese d’aria per la ventilazione garantiscono il massimo dell’areazione, e la sua speciale ergonomia caratterizza questo casco come un ottimale alleato per le gare di velocità. 

Le grafiche che caratterizzano entrambi i modelli sono quelle originali con i colori (il giallo ed il nero) del Tour de Pologne, ma anche quelli della della simpatica mascotte Pola! Sui due modelli è anche presente una scritta celebrativa che ricorda lo speciale anniversario dei 95 anni (1928/2023) del Tour de Pologne.

L’importanza del mercato polacco

«EKOI è un brand riconosciuto a livello internazionale – ha commentatoCzesław Lang, l’organizzatore del Tour de Pologne – oltre ad esserlo anche in tutto il panorama UCI WorldTour. Siamo davvero molto felici che la qualità e la professionalità di questa azienda si sia tradotta in due creazioni che testimoniano e certificano la nostra già solida partnership. Non dobbiamo mai dimenticare che il casco è molto più di un accessorio: è un autentico salvavita, e questa che ci si è presentata rappresenta un’occasione speciale per ricordare il ruolo fondamentale che questo accessorio riveste nell’ambito della sicurezza in corsa».

Ekoi è quest’anno partner della Israel PremierTech anche con l’abbigliamento
Ekoi è quest’anno partner della Israel PremierTech anche con l’abbigliamento

«Siamo davvero orgogliosi – ha ribattuto Jean-Christophe Rattel, il fondatore e CEO di EKOI – della ottima collaborazione definita con il Lang Team. Il Tour de Pologne, per la sua storia e per i campioni che lo hanno vinto, è un evento imperdibile del calendario ciclistico mondiale. La Polonia è poi un mercato importante e in crescita, oltre ad essere un paese con una grande cultura ciclistica».

Ekoi