FIORENZUOLA – Lo stiamo ripetendo da tempo, quasi allo sfinimento. Per tanti motivi quelli di Glasgow non saranno mondiali qualunque. Inizieranno il 3 agosto e saranno un’anticipazione di Parigi 2024. Su pista vincere in Scozia significherà garantirsi l’accesso alle olimpiadi. Fra i tanti in cerca del pass c’è Benjamin Thomas con la sua Francia.
Il bresciano d’adozione della Cofidis guiderà la sua nazionale nella rassegna iridata verso quella a cinque cerchi. Un compito difficile non tanto perché la Francia sia a rischio partecipazione, quanto perché sappiamo quanto i nostri cugini d’Oltralpe sentano il peso dell’evento in casa propria. Thomas lo abbiamo visto “in borghese” durante i campionati italiani su pista a Fiorenzuola in qualità di accompagnatore-allenatore non solo della fidanzata Martina Alzini. Per “Benjo” è stato un momento di stacco psico-fisico prima di rituffarsi in ottica mondiale. Sarà il solito cliente scomodo per tutti, Italia compresa, e così con lui abbiamo approfondito il discorso.
“Benjo” coach
Dall’altra parte del rettinilineo d’arrivo dell’anello di Fiorenzuola c’è Thomas tutto solo in bermuda e t-shirt neutri. Quella è la sua mattonella in cui incita non solo Alzini ma anche Alessio Delle Vedove. E dopo il briefing pre-gara c’è pure quello alla fine.
«Sono diventato tanto amico con Benjo – spiega il classe 2004 della Circus Reuz – ci alleniamo spesso attorno a casa nostra (zona Lago di Garda, ndr) quando entrambi non siamo via per le corse. E’ tanta roba averlo avuto come coach durante i campionati italiani in pista. E’ un onore avere una persona come lui che ti dà anche un piccolo suggerimento. Sono ancora molto giovane e accetto qualsiasi consiglio da lui. Onestamente (sorride, ndr) mi faceva davvero uno strano effetto vederlo e sentirlo a bordo pista che mi incitava ad ogni giro nella corsa a punti. Che emozione!».
Benjamin che bilancio possiamo fare sulla tua stagione finora?
Siamo a metà e la prima parte purtroppo non è andata tanto bene. Colpa di qualche problema fisico e della sfortuna per alcune cadute proprio in gare a cui puntavo. Ho perso un po’ di tempo. Mi sono concentrato sulle corse in cui riuscivo a centrare risultati. L’anno scorso a fine maggio avevo già quattro vittorie e quest’anno invece ne ho solo una in una crono in Francia (terza tappa della 4 Giorni di Dunquerke, ndr). Le piccole soddisfazioni sono che proprio nelle crono sto ritrovando le sensazioni di livello. Mi sono adattato bene anche ai nuovi materiali. Su strada sento che sto crescendo. La qualità si alza tanto ogni anno. Mi manca ancora un po’ di fortuna per centrare quel risultato che mi possa sbloccare. Speriamo avvenga entro fine stagione (sorride, ndr).
Inevitabile constatare che anche Martina stia vivendo un periodo simile.
Anche lei è in crescita. Su strada siamo due atleti ancora giovani. Non abbiamo dato fondo a tutte le nostre potenzialità, soprattutto Martina. Ha delle caratteristiche fisiche davvero ottime. Quest’anno ha ottenuto diversi podi in gare dove poteva centrare una vittoria. Anche lei sta cercando il grande risultato ma ci è sempre più vicina. I campionati italiani in pista sono stati un punto di rilancio per la stagione e prendere fiducia.
Proprio ai tricolori in pista abbiamo notato quanto tu fossi tranquillo.
Due giorni prima degli italiani su pista ho saputo che non sarei andato al Tour de France. Passi da prepararti per andare via un mese da casa per la più grande gara del mondo a… niente (sorride, ndr). Il mio coach mi ha detto di fare riposo per diversi giorni. Quindi ho accompagnato Martina agli italiani così penso ad altro. Mi ha fatto bene ritrovare l’ambiente della pista. In quei giorni sono uscito in bici senza alcun assillo. Pedalate tranquille per prendere il caffè. Sono quelle cose semplici che ami rifare. Da inizio luglio però ho ricominciato con un programma più intenso. Ci sono tanti obiettivi. Mi sono messo in testa di correre la Vuelta. Piano piano mi ricostruisco una preparazione.
Prima però ci sono i mondiali su pista…
Esatto. Ho fatto dieci giorni di altura a Tignes con la nazionale della pista ed ora sono a Livigno. Poi faremo una preparazione a fine luglio a Parigi per assimilare il lavoro in pista e ritrovare quelle giuste sensazioni. Non corro su pista dalla prova di Nations Cup in Canada (20-23 aprile, ndr).
Come ci arriva Benjamin Thomas?
Adesso noi come Francia stiamo puntando tutto su Parigi 2024. I mondiali di quest’anno sono una prova generale. Stiamo facendo cose che rifaremo l’anno prossimo. Quest’anno ho fatto pochi ritiri perché ho corso molto su strada ma i miei compagni di nazionale hanno fatto un bel blocco di lavoro, specie i ragazzi del quartetto. A Glasgow farò quello che sarà il programma olimpico. Inseguimento a squadre, omnium e americana, sempre che tutto vada bene.
Com’è il clima in squadra?
Buono. Lavoreremo una decina di giorni sul quartetto prima dei mondiali. Il nostro gruppo si compone di sette corridori. Valentin Tabellion, atleta esperto per la partenza, Thomas Denis, Quentin Lafargue e Corentin Ermenault. Poi ci sono i miei compagni di americana Thomas Boudat e Donavan Grondin che anche loro spesso fanno il quartetto. Anche noi dobbiamo guadagnarci la qualificazione per le olimpiadi attraverso i mondiali. Siamo partiti bene con il bronzo europeo e altri podi in Nations Cup. Noi punteremo a fare i migliori tempi possibili senza fare gara su nessun’altra nazionale. Cercheremo di avvicinarci il più possibile alla vittoria. Ovvio che vedremo a Glasgow come staremo tutti. In Europa bene o male riusciamo tutti a farci un’idea ma mi riferisco soprattutto australiani o neozelandesi che per buona parte della stagione tendono a nascondersi. Ti accorgi della loro condizione quando li vedi girare in pista poco prima delle gare.
Che cosa rappresenta per un francese l’olimpiade di Parigi?
Gli italiani mi dicono sempre che non sembro un francese (sorride, ndr). Ovvio che sono orgoglioso di rappresentare il mio Paese fin dalla prima convocazione da junior. Però se c’è una cosa che non voglio è avere pressioni in più. Ho già vissuto quella situazione a Tokyo e non mi andava bene. Ero arrivato da favorito numero uno perché avevo una grande condizione già da luglio. Nell’americana avevamo preso il bronzo ma nell’omnium non è andata bene per niente (quarto posto, ndr). La mattina della gara non ero riuscito nemmeno a mangiare. Ero troppo stressato. Se arriveremo a Parigi la prenderò con più serenità. Mi dirò “Hai già toccato il fondo a Tokyo da favorito e hai deluso tutti. Cosa vuoi che ti capiti di peggio?” (ride, ndr). Correrò concentrato ma senza pensieri.