Scotti Lechner

Scotti, addio ciclocross: «Ma mi vedrete ancora…»

26.06.2021
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Non sono state notti semplici, le ultime per Fausto Scotti. Notti insonni fatte di riflessioni, di dubbi, di confronti con sua moglie, alle porte di un cambio di vita, dopo ben 16 anni alla guida dell’Italia del ciclocross. Nel quadro della ridistribuzione degli incarichi tecnici in seno alla Fci, a Scotti è stato assegnato il ruolo di responsabile del nuovo settore dedicato a Gravel, Enduro e bici elettriche, un terreno vergine tutto da scoprire e sul quale costruire.

Una nuova sfida che non ha spiazzato il tecnico romano: da tempo si parlava di un rimpasto che lo avrebbe coinvolto, pochi però sapevano che di tutto ciò Scotti era protagonista diretto e non vittima inconsapevole: «Sono due mesi che già sapevo di questa possibile novità e ho iniziato a documentarmi, ma è un mondo tutto nuovo, sono tre discipline da costruire, a cominciare da normative e regolamenti e da collegare con altri aspetti. Non parliamo solo di agonismo come molti pensano perché queste sono le bici del futuro che potranno avere un forte impatto sul turismo e dobbiamo tenerne conto».

Che situazione lasci nel ciclocross?

Quando lo presi in mano era un settore praticamente disastrato, che doveva essere ricostruito. Basti pensare che in ogni gara nazionale, considerando tutte le categorie si faticava a raggiungere i 200 corridori. Agli ultimi Campionati Italiani ci sono stati 1.200 partecipanti, come praticanti c’è davvero tanta roba. Il problema è l’alta qualità, ma lì bisogna prima risolvere il dissidio con la strada.

Gravel Bmc 2021
Tra i nuovi compiti di Fausto Scotti c’è quello di dare nuovo impulso alla diffusione delle bici gravel e della loro attività
Gravel Bmc 2021
Tra i nuovi compiti di Fausto Scotti c’è quello di dare nuovo impulso alla diffusione delle bici gravel e della loro attività
In che senso?

Inutile menare il can per l’aia, sfido chiunque a trovare un team manager italiano pronto ad accettare di condividere un suo corridore con un team su strada. Serve un progetto preciso, una collaborazione reale fra i due mondi altrimenti anche Daniele Pontoni rischia di sbattere contro un muro. Con la sua esperienza è la migliore scelta che si potesse fare per l’ambiente, ma temo che non basti. I Van Der Poel o Van Aert da noi sono ancora un sogno…

Fausto Scotti però resta nel ciclocross, se non altro come responsabile del Giro d’Italia

Continuerò a lavorarci perché siamo proprietari del marchio, ma non so con che mansione, perché a questo punto la mia vita è tutta in divenire: se mi assumo un incarico come quello che Dagnoni e il consiglio mi hanno dato, devo portarlo avanti col massimo impegno, per questo prima di accettare ne ho parlato a lungo con mia moglie. Il Giro non è un impegno facile, c’è da trovare uno sponsor di sostegno, da allestire ben 12 gare per la prossima stagione. Vedremo… 

Fausto Scotti
Scotti ha guidato il ciclocross italiano per 16 anni, ottenendo molti successi con i giovani e le donne
Fausto Scotti
Scotti ha guidato il ciclocross italiano per 16 anni, ottenendo molti successi con i giovani e le donne
Il Giro resta però il riferimento del movimento ciclocrossistico…

Bisogna fare tanta attività, questo è certo, con i numeri che il ciclocross italiano ha, mettersi d’accordo con le istituzioni, gli enti locali. In questo periodo post-pandemia è tutto molto difficile, non nascondiamocelo.

Guardandoti indietro sei soddisfatto di quel che hai fatto?

Molto, ho la coscienza pulita perché ho fatto quel che potevo, venivo da oltre vent’anni di attività e 16 da Cittì, credo di aver dato tanto a questo mondo. Spesso ho remato controcorrente, ho avuto tanti che mi hanno messo i bastoni fra le ruote, ma sono andato comunque avanti e mi pare che nel corso di questi 16 anni, di soddisfazioni per il ciclocross italiano ne siano arrivate (nella foto di apertura con Eva Lechner, ndr), anche se i vertici sono ancora lontani. 

Qualche mese fa però ci avevi parlato del tuo sogno di costruire il primo team professionistico italiano. Ce l’hai ancora?

Certo, ma come detto non posso sapere ora se potrò dedicarmici, è mio dovere dare alla Fci la massima disponibilità. La squadra si potrebbe già costruire, ho 4-5 corridori forti da Paesi dell’Est europeo a cui unire i migliori italiani, verrebbe fuori un bel team, ma serve tanto impegno, innanzitutto di tempo prima ancora che di denaro e per ora non posso sapere se avrò l’uno e l’altro…

Pidcock Ebike 2020
Nella foto Uci il trionfo di Tom Pidcock agli ultimi Mondiali di E-bike, corsi quasi a sorpresa
Pidcock Ebike 2020
Nella foto Uci il trionfo di Tom Pidcock agli ultimi Mondiali di E-bike, corsi quasi a sorpresa
Che cosa sai del nuovo mondo nel quale ti stai per immergere?

E’ un bacino d’utenza che fa paura, non posso dimenticare che Pidcock lo scorso anno ha preso 100 mila euro solo per fare i Mondiali di E-bike, che poi ha vinto. Dobbiamo lavorare sul movimento a 360°, pensare anche alla produzione, a incentivare il lavoro industriale in Italia su bici e motori perché possiamo essere anche superiori al Giappone. Soprattutto poi dobbiamo guardare ai giovani perché queste bici possono intercettare nuovi target finora disinteressati al ciclismo.

Ti porti dietro bei ricordi?

Tanti, soprattutto tanti bei rapporti: gente come Aru, Trentin, Fontana mi hanno subito chiamato per informarsi appena trapelata la notizia. Altri per i quali ho dato l’anima non l’hanno fatto, ma non importa…

Azzurri Liberazione 2021

Dal ciclocross alla strada: così nascono i nostri VDP

07.05.2021
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Alla conclusione della stagione di ciclocross, Fausto Scotti lo aveva promesso: «C’è ancora tanto da fare, anche fuori dall’attività specifica». La nazionale sui prati non si è fermata, anzi. Il Ct ha continuato a controllare, contattare, lavorare e ha portato avanti un progetto ambizioso, difficile ma che promette molto: tenere in attività i suoi ragazzi facendo fare loro altre specialità. E’ nata da quest’idea la partecipazione degli azzurri all’ultimo Gran Premio Liberazione su strada a Roma. E non sarà un episodio isolato.

«Facendo parte dell’organizzazione della classica romana – spiega il tecnico azzurro – ho pensato che fosse l’occasione giusta per far fare esperienza ai miei ragazzi junior. Avrei voluto vedere all’opera anche gli allievi, ma la loro partecipazione era più complicata, così abbiamo lasciato spazio a un altro team. Con i ragazzi ero stato chiaro: per i primi 10 giri avevano libertà assoluta, poi l’impegno era stare nei primi 3 e provare a fare la corsa e hanno tutti risposto bene».

Siffredi ai piedi del podio

Effettivamente, rivedendo a mente fredda l’evoluzione della gara, la partecipazione della nazionale non è stata fine a se stessa e poteva anche essere più fruttuosa, senza gli incidenti a Lorenzo Masciarelli, costretto a un gran lavoro per rientrare privandolo delle energie utili per il finale e a Filippo Agostinacchio (rottura della forcella in una caduta e ritiro anticipato). Nel finale Matteo Siffredi ha provato il colpo a sensazione, alla fine il suo 4° posto è stato comunque un attestato di valore per tutto il gruppo.

Carrer Masciarelli 2021
Il pugliese Carrer aiuta Masciarelli a rientrare in gruppo (foto Bit & Led, anche in apertura)
Carrer Masciarelli 2021
Il pugliese Carrer aiuta Masciarelli a rientrare in gruppo (foto Bit & Led, anche in apertura)

Il progetto di Scotti guarda sempre al ciclocross come fine ultimo, ma serve anche per inculcare nei ragazzi quella cultura alla multidisciplina che sta facendo proseliti nel mondo, dietro i risultati sensazionali dei “tre tenori” Van Der Poel, Van Aert e Pidcock. Siffredi rispecchia fedelmente questi canoni: «Strada l’ho sempre fatta, il problema è riuscire a conciliare le varie attività: adesso per esempio entriamo nella parte clou della stagione di Mtb, con le prove di Coppa del Mondo e le gare titolate e per me sono l’obiettivo principale».

Il genovese classe 2003 riconosce che questi continui salti sono però utili per allargare i suoi orizzonti: «Mi accorgo sempre più che ogni disciplina aiuta a crescere nelle altre: l’attività offroad, ad esempio, si è rivelata utilissima per assimilare i cambi di ritmo su strada ed essere quindi propositivo, non correre passivamente. Per me la Mtb resta la disciplina principale nel mio futuro, ma continuerei a dividermi volentieri se trovassi una squadra che me lo permettesse».

Azzurri ciclocross Liberazione 2021
Da sinistra: Paletti, Masciarelli, Olivo, Agostinacchio, Siffredi e Carrer
Azzurri ciclocross Liberazione 2021
Alcuni degli azzurri in gara. Da sinistra: Paletti, Masciarelli, Olivo e Agostinacchio

Agostinacchio: «Ci voglio riprovare»

Chi invece si proietta direttamente verso il ciclocross è Filippo Agostinacchio: «Anch’io voglio fortemente continuare a praticare tutto, dalla strada alla Mtb ma il ciclocross è la specialità che mi affascina maggiormente. Su strada avevo già corso in questa stagione finendo nella Top 10 a Stevenà di Caneva e vorrei continuare, se Scotti mi chiamerà ancora, ma devo dare spazio preminente alla Mtb dove difendo la posizione di leader di categoria agli Internazionali d’Italia».

Con questi ritmi, quando potranno riposare questi ragazzi? Non c’è il rischio di saturazione? E’ lo stesso Agostinacchio a rispondere: «Basta effettuare riposi più brevi, invece del mese canonico senza bici io stacco un paio di settimane a settembre e riprendo la preparazione per il ciclocross leggermente più avanti”. Un po’ quello che fa Mathieu Van Der Poel: “Lo so, mi ispiro a lui…».

Scotti Bielli
Fausto Scotti e il suo aiutante Luigi Bielli: Presto di nuovo impegnati nel calendario U23
Scotti Bielli
Fausto Scotti e il suo aiutante Luigi Bielli: presto di nuovo impegnati nel calendario U23

E ora si punta all’Eroica…

Già, VDP. L’idea di avere tanti piccoli VDP in squadra illumina gli occhi di Scotti: «Sono ragazzi che sanno guidare e che riescono a cavarsela in ogni situazione. Sono fenomenali, pieni di energie, sanno già leggere la gara ma sono anche pieni di domande e di curiosità com’è giusto per la loro età».

Il progetto non è concluso con il Liberazione, anche perché dopo le loro prove a Roma stanno fioccando gli inviti: «Grazie anche al tecnico di categoria De Candido che mi appoggia in pieno. Probabilmente saremmo all’Eroica junior del 16 maggio, con un gruppo ancora più folto, poi andremo avanti fino a metà agosto quando inizieremo i lavori per il ciclocross. L’importante è che i ragazzi mantengano questa voglia di mettersi sempre alla prova per conoscersi meglio. I campioni nascono così…».

Guerciotti Brera con Ekar

Il gravel secondo Guerciotti, dall’agonista all’amatore

09.04.2021
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Il gravel è una disciplina in espansione, che come abbiamo detto più volte, si sta ritagliando un suo spazio specifico oltre a proporsi come disciplina da affiancare alla bici da corsa in alcuni periodo dell’anno. Non a caso anche alcuni professionisti salgono sulla bici da gravel per staccare la spina a fine stagione. In Italia c’è un marchio che ha puntato da subito su questo nuovo modo di pedalare, stiamo parlando di Guerciotti.

Dal ciclocross al gravel

Il marchio lombardo vanta una lunga esperienza nel ciclocross e ha messo in campo questa qualità per progettare le sue biciclette gravel.
«Noi abbiamo sempre creduto nel gravel – ci spiega Alessandro Guerciotti – e abbiamo proposto fin da subito delle biciclette specifiche per questa disciplina. Siamo un marchio che viene dal mondo del ciclocross e abbiamo utilizzato le nostre conoscenze tecniche in questa disciplina per realizzare le biciclette gravel. Ovviamente le geometrie sono state adattate ad un altro tipo di utilizzo, più orientato al comfort e al divertimento».

Guerciotti Brera
La Guerciotti Brera
Guerciotti Brera
La Guerciotti Brera ha un telaio completamente in carbonio

Per l’agonista

La gamma gravel di Guerciotti al momento vede due modelli: Brera e Greto.
«Brera è un telaio completamente in carbonio che vanta una qualità e una struttura derivanti direttamente dal ciclocross. Anche la forcella ha una struttura che viene dalla nostra esperienza nel ciclocross. Parliamo di una bicicletta dedicata al “gravellista” evoluto a cui piace fare tanti chilometri. La potremmo definire la bicicletta per l’agonista evoluto del gravel».

Telaio in carbonio

Come ci ha detto Alessandro Guerciotti la Brera è una bicicletta con un telaio in fibra di carbonio rinforzato nelle zone di massima torsione. Questa lavorazione fa in modo di avere una bicicletta elastica e allo stesso tempo rigida in fase di rilancio. Il peso del telaio è di 1.270 grammi ed è dotato di occhielli per montare le borse e fino a due borracce per affrontare anche i viaggi. Il manubrio svasato oltre ad agevolare la guida sui terreni accidentati permette di montare un’ulteriore borsa.
La forcella di derivazione ciclocrossista permette di montare cerchi larghi con pneumatici che possono arrivare fino a 42 millimetri di larghezza.

Guerciotti Greto
La Greto con telaio in alluminio e forcella in carbonio
Guerciotti Greto
La Greto vanta un telaio in alluminio idroformato con la forcella in carbonio monoscocca

La gravel versatile

«Il modello Greto ha un telaio in alluminio idroformato – ci spiega Alessandro Guerciotti – abbinato a una forcella in carbonio monoscocca come quella che c’è sulla Brera. Questa bicicletta l’abbiamo pensata per un pubblico più vasto, per quelle persone a cui piace farsi un bel giro durante il week end e usa la stessa bicicletta per andare a lavoro durante la settimana. Tanti hanno abbandonato la mountain bike per una gravel proprio perché quest’ultima è più versatile».

Occhielli borse Greto
Gli occhielli per montare le borse sulla Greto
Occhielli borse Greto
Nella parte superiore del tubo orizzontale della Greto ci sono gli occhielli per le borse

La più venduta

In questo momento di grande boom della bicicletta è importante offrire biciclette dall’ottimo rapporto qualità/prezzo.
«Greto sta riscuotendo un grande successo perché con 1.900 euro si può avere una bicicletta montata con lo Shimano 105 e una componentistica di qualità. Non a caso è il modello che vendiamo di più».
Il modello Greto ha un telaio in alluminio 7075 che ferma l’ago della bilancia a 1.490 grammi. La geometria è orientata al massimo comfort ed è pensata per un pubblico di stampo amatoriale. Anche per questo modello sono presenti gli occhielli per montare le borse e due borracce. Il manubrio svasato permette di montare un’ulteriore borsa. Grazie alla forcella in carbonio si possono montare gomme fino a 42 millimetri di larghezza che permettono di affrontare qualunque terreno.

Brera I.ON
La Brera I.ON con motore Polini
Brera I.ON
La Brera I.ON è dotata di motorizzazione Polini

C’è anche l’elettrico

Alessandro Guerciotti ci tiene a ricordare che a completare la gamma gravel c’è anche la Brera I.ON, la versione a pedalata assistita e dotato di motore Polini, di cui abbiamo parlato approfonditamente nel momento della sua presentazione.
Infine, uno sguardo al futuro.
«Il gravel per noi è molto importante – ci dice Guerciotti – e per il futuro stiamo preparando nuovi prodotti sia in termini di nuovi montaggi che di nuovi modelli. In questo modo vogliamo offrire la bici giusta ad ogni tipologia di utente, per soddisfare ogni esigenza».

guerciotti.it

Il senso di Rachele per la bici

20.02.2021
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A Montichiari la settimana scorsa, il 15 febbraio, era di lunedì e Rachele Barbieri faceva quel che ha sempre fatto negli ultimi anni. Girare e lavorare sodo per i suoi obiettivi che sono lo scratch e la madison, ma ugualmente seguendo la moto negli allenamento del quartetto. In pista tutte fanno tutto, ma come per un’illuminazione era saltato agli occhi che la modenese il giorno prima aveva fatto una gara di cross all’aeroporto di Lugo, festeggiando così un insolito giorno di San Valentino. Se ne era già parlato qualche settimana fa, ma il passaggio dal fango al parquet ha suscitato qualche curiosità. Possibile che non ci siano fastidi, traumi e/o risentimenti muscolari che rendano in qualche modo incompatibili le due discipline, soprattutto a così breve distanza di tempo?

Il giorno di San Valentino, un cross a Lugo di Romagna con la nuova maglia
Il giorno di San Valentino, un cross a Lugo di Romagna con la nuova maglia

Rachele, che nel frattempo ha portato anche a lavare la macchina, corre per le Fiamme Oro, ha il suo team per l’attività ordinaria e si divide fra la bici e il volontariato nell’Avap (associazione volontari assistenza pubblica). Il cross, come ci raccontò già ai campionati italiani di Lecce, è una passione che durante l’ultimo inverno le ha permesso di mantenere la condizione senza sottoporsi a lavori troppo pesanti.

Il fatto di correre per divertimento riduce gli stress?

Sicuramente non ho corso alla morte, soprattutto domenica scorsa. Devo dire che quest’anno il cross si è dimostrato molto produttivo. Una gara dura 40 minuti che poi è la durata di una madison in pista. Quindi gli sforzi sono simili, il cuore si alza allo stesso modo. In una gara di cross, soprattutto se c’è fango, si raggiungono wattaggi molto elevati, che aiutano a sostenere meglio i lavori di forza/resistenza in pista.

Cambia di molto però la frequenza di pedalata, no?

Ed è il motivo per cui le due specialità possono davvero essere complementari. Nel cross si usa una cadenza molto più bassa, in pista è l’esatto contrario. Come se nel cross facessi lavori di forza e in pista velocizzassi.

Da gennaio, le ragazze di Salvoldi hanno ripreso ad allenarsi in pista per due giorni a settimana
Da gennaio, in pista per due giorni a settimana
Domenica cross e lunedì pista: si può fare?

Questo è molto soggettivo. Se in pista ci fosse una gara molto importante, allora eviterei di fare cross il giorno prima. Ma tornando allo scorso fine settimana, ero più affaticata per il freddo che per la corsa a piedi, ad esempio.

La corsa a piedi non provoca dei microtraumi che poi in pista ad esempio induriscono le gambe?

La corsa va allenata, dovresti farla due volte a settimana in modo che in gara non sia una fase completamente sconosciuta e io quest’anno non l’ho fatto. In assoluto non dà grandi problemi rispetto alla pista, ma è chiaro che devi saperla inserire nei giorni giusti. Sono altri i traumi del cross…

Ad esempio?

E’ facile cadere, anche se non ti fai male. Il giorno dopo una gara di cross ho sempre le gambe piene di lividi, perché prendi un sacco di colpi, anche semplicemente salendo e scendendo dalla bici. Quel che resta dopo una gara è un affaticamento buono, che viene perché ad esempio per uscire dal fango devi fare degli sforzi intensi.

Rachele Barbieri, Martina Alzini
Rachele Barbieri e Martina Alzini, defaticamento sui rulli in pista
Rachele Barbieri
Rachele durante il defaticamento sui rulli in pista
Dopo un cross si fa defaticamento sui rulli?

Sui rulli o su strada, se c’è un tratto pianeggiante e senza traffico nei dintorni. Il defaticamento si fa sempre. E’ lo stesso tipo di lavoro che facciamo normalmente in pista dopo una seduta di lavoro specifico. Un quarto d’ora tranquilla, facendo girare le gambe.

Salvoldi è favorevole a questo doppio impegno?

Mi ha detto che ho fatto bene a dedicarmi al cross lo scorso inverno. Perché agli europei in pista avevo raggiunto una buona condizione (a Plovdiv, Rachele ha centrato l’argento nell’eliminazione, ndr) e sarebbe stato un peccato rimanere ferma a vederla andar via.

Arzuffi, altre due settimane di cross, poi la Valcar

11.02.2021
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Alice Maria Arzuffi è ancora alle prese con il ciclocross. In Italia le corse sono finite, ma è pur vero che da questo punto di vista la ragazza di Giussano è belga fino al midollo, quindi ha ancora davanti due weekend di attività, che porteranno il bilancio stagionale poco intorno a quota 25. Lo scorso anno, senza il Covid, lo score fu superiore a 30. Davvero tanto!

Ventisei anni e gli occhi sempre azzurri, Arzuffi è tornata alla Valcar in cui aveva già corso nel 2019 e da cui tutto sommato non sarebbe mai andata via. Fu costretta dal momento difficile attraversato dalla società nel settembre del 2019, di cui ci ha raccontato anche il presidente Villa. A quel punto, visto che stava per aprirsi la parentesi cruciale del cross, Alice (che comunque è tesserata per le Fiamme Oro) ha deciso di tornare alla Bizkaia Durango, squadra basca, per correre nel cross con il Team 777.

Alice Maria Arzuffi, Lecce 2021
Quest’anno Alice Maria Arzuffi ha conquistato il tricolore elite a Lecce
Alice Maria Arzuffi, Lecce 2021
Quest’anno ha conquistato il tricolore elite a Lecce

«Ma dato che il mio allenatore è Davide Arzeni – dice – il fatto di tornare alla Valcar mi permette di avere una gestione perfetta fra strada e cross. Per cui mi prenderò due settimane di stacco e sarò pronta per il debutto alla Freccia Vallone e alla Liegi. Certo, non sarà un debutto banale: la squadra sa che andrò per aiutare, perché non potrò essere pronta subito. Ma quest’anno sono super motivata anche su strada. Quando fai parte di un gruppo così forte, è normale essere stimolati. Credo di poter centrare buoni risultati nelle classiche. Nelle classifiche generali, la mia preparazione non mi permette di ottenere risultati clamorosi».

Eppure forse per caratteristiche sarebbero il tuo pane quotidiano?

Esatto. Credo che per fibre muscolari e caratteristiche atletiche, potrei essere un’atleta da corse a tappe. Sono fatta più per le gare di endurance che per i 50 minuti a tutta del cross. Ma ugualmente il cross rimane la scelta principale.

Per te questo è chiaro: non si tratta di un riempitivo dopo la strada…

E’ assolutamente una prima scelta. Lo dimostra il livello cui sono arrivati gli uomini con Van der Poel e Van Aert, ma anche le gare femminili in Belgio e Olanda sono molto cresciute. Una come Lucinda Brand che prima veniva per divertirsi, adesso ne ha fatto la sua scelta primaria. A mio giudizio invece in Italia la specialità è sottovalutata. Siamo in due, massimo tre a seguire l’attività internazionale in Nord Europa e francamente è triste.

Ci sono giovani in arrivo.

E magari adesso forse si smuove qualcosa. Servirebbe che i team decidessero di fare attività internazionale. Lasciando stare la stagione del Covid, in Italia ci sono 4 gare internazionali all’anno, in Belgio ce ne sono 25. Anche per questo il livello degli atleti di lassù è così alto.

Sfinita agli europei 2020 di s’Hertogenbosch
Sfinita agli europei 2020 di s’Hertogenbosch
Cosa porterai con te di questa esperienza nel cross?

Tantissima esperienza. Non avrei vinto tante gare senza questa scelta di vita. Prima non ero preparata tecnicamente, adesso so parlare della mia bici, delle scelte tecniche sulle corone, ad esempio, e posso ragionare sulla pressione delle gomme. E poi mi porto via la consapevolezza di quanto sia grande questo sport ed è quello che mi piacerebbe trasmettere agli italiani. A volte penso che vorrei fare il cittì. Servirebbero squadre di cross che d’estate corrano su strada, in modo da dare un programma completo. Altrimenti finirà come sempre che lo junior forte lo mandano su strada…

Per 4 volte tricolore dal 2013 al 2016, qui a Monte Prat 2016
Per 4 volte tricolore dal 2013 al 2016, qui a Monte Prat 2016
Onore alla scelta di Masciarelli, allora?

Merita ammirazione. Ai mondiali ho parlato anche con suo padre, che si è trasferito lassù per dare un’occasione a Lorenzo, ma si sono dati un limite di tempo. Se non dovesse emergere per stare fra i top 10 a livello mondiale, ripiegherà sulla strada.

Parliamo della strada allora, quali sono le tue corse?

Sicuramente le mie preferite sono Amstel e Fiandre. Negli ultimi anni non ho fatto le classiche, perché ad aprile non sono al top della forma, ma sono certamente un obiettivo cui punterò nella mia carriera. E allora magari con il cross mi fermerò dopo il mondiale.

Nel 2020 ha corso su strada con la Bizkaua Durango e nel cross con la 777
Nel 2020 ha corso su strada con la Bizkaua Durango e nel cross con la 777
E la Roubaix?

E’ quella con più affinità con il cross, ma non diciamolo ad Arzeni, perché è troppo vicina al mio rientro. Lo stacco che dovrò fare servirà per recuperare a livello fisico e anche mentale. Potrei tirare dritto, perché la condizione è migliore rispetto a tante che non hanno gareggiato, ma non ho nelle gambe la distanza che serve.

Provata la nuova Cannondale?

Non ancora, ma sono stracontenta di averla. Non vedo l’ora di cominciare, ma adesso sarà meglio pensare al cross. Sabato scorso c’era la neve e guardando le foto che pubblicano le ragazze lassù, sarà comunque freddissimo.

In treno con Baroni per il debutto su strada

07.02.2021
6 min
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Chiusa la parentesi del cross, davanti alle ruote di Francesca Baroni si apre quella più vasta della strada con la squadra di Fidanza: un altro treno da prendere al volo. Ma come si fa alla fine di un viaggio, nei giorni del riposo, si scorre l’album delle foto, rileggendo quel che è stato per capire (almeno provarci) quel che sarà.

La sua stagione è stata un vero crescendo, nel segno di una maturazione atletica palpabile e probabilmente della maggior convinzione nei suoi mezzi. Le parole di inizio stagione e quelle del suo allenatore Pino Toni componevano un quadro già molto interessante, che oggi può essere appeso alla parete dei ricordi, liberando già il posto per il successivo.

Con suo padre e sua madre: Alessandro Guerciotti, che meglio li conosce, dice che la famiglia Baroni è davvero speciale (foto Instagram)
Con suo padre e sua madre: una famiglia davvero speciale (foto Instagram)
Torniamo a Ostenda, alla partenza. Baroni emozione o concentrazione?

Tutte e due… Logicamente quando parti per un mondiale l’emozione è sempre alta, ma devi provare a tenere alta anche la concentrazione, cosa che ho cercato di fare.

Pensi di aver avuto il miglior avvicinamento?

Il mondiale arriva sempre a fine stagione. Dopo i campionati Italiani mi sentivo bene, abbiamo provato con il mio preparatore a mantenere la condizione e così è andata.

Quanto senti di essere cresciuta in questa stagione?

Non saprei, ho lavorato tanto e bene (almeno così penso!). E alla fine sono arrivati anche i risultati, ma c’è sempre da crescere tanto. Il livello delle mie avversarie è molto alto.

Crescita più atletica o nella sicurezza in te stessa?

Entrambe… Come già spiegato il lavoro fisico è stato intenso, poi quando vedi che riesci ad ottenere qualche buon risultato, arriva anche più sicurezza nei tuoi mezzi, ma non è sempre facile. A volte i risultati non sono dalla tua e allora… è più dura!

Te lo aspettavi un piazzamento così buono?

Volevo fare bene, ci ho provato… Il mio obiettivo era correre il meglio possibile senza pensare alla posizione in classifica che avrei ottenuto. L’importante era provare a dare il massimo senza dover avere dei rimpianti dopo la prestazione, una cosa che cerco di fare sempre. A volte va bene, a volte va meno bene, ma così sono le gare…

Nell’ultima gara prima di passare su strada, ha ottenuto il quinto posto ai mondiali under 23 di Ostenda
Baroni ha ottenuto il 5° posto ai mondiali U23 di Ostenda
A cosa hai pensato quando alla fine Scotti ti ha detto di attaccare?

All’ultimo giro, Fausto ha provato a seguirmi metro per metro incitandomi al massimo. Diceva di crederci fino in fondo, che mi stavo giocando una buona posizione. Alla fine ho fatto anche la volata…

E’ bello trovarsi nella seconda metà di un mondiale avendo ancora forze da spendere?

E’ una mia caratteristica. Se riesco a gestirmi bene nella prima parte di gara, riesco a dare il meglio nella seconda parte. Di solito a metà gara ho un piccolo calo, prendo un gel e cerco di ripartire. Al mondiale così ho fatto e per mia fortuna è andata bene!

Che cosa hai pensato appena hai visto il percorso?

Che non era il meglio per le mie caratteristiche, c’era da correre molto e nella sabbia. Quest’anno mi sono allenata meglio nella corsa a piedi, devo sempre lavorarci molto, ma sicuramente mi trovo migliorata rispetto agli anni precedenti, dove nei pezzi a piedi  (ride, ndr) mi piantavo proprio!

Quest’anno, ha lavorato tanto sulla corsa a piedi nella sabbia: eccola agli europei
Ha lavorato tanto sulla corsa a piedi nella sabbia
Che cosa hai pensato invece dopo averlo provato?

Che alla fine non era proprio come me lo ero immaginato. E’ vero, c’era molto da correre, ma c’era anche una parte sull’erba pedalabile dove recuperare.

Quando le francesi sono cadute davanti a te in avvio, hai pensato che potesse essere un momento cruciale della corsa?

Nel cross le cadute dopo la partenza sono quasi normali, vanno sempre messe in preventivo, specie quando si parte dietro. Non sempre è facile recuperare e spesso compromettono il risultato della gara. A Ostenda sono ripartita subito, per fortuna sono stata… sveglia nello scendere subito dalla bici per uscirne prima. E alla fine non ho perso molto dal primo gruppo, poi è iniziata la mia  rincorsa…

Che cosa avevi in testa dopo l’arrivo, quando hai alzato il braccio?

Ero incredula, quasi meravigliata, ma molto, molto felice per il 5° posto ottenuto. Visto anche il livello delle avversarie che ero riuscita a mettermi dietro.

Francesca Baroni, Alessandro Guerciotti, Lecce 2021
Con Alessandro Guerciotti dopo i tricolori di Lecce: nel cross la collaborazione proseguirà
Francesca Baroni, Alessandro Guerciotti, Lecce 2021
Con Alessandro Guerciotti dopo i tricolori di Lecce
Come definiresti Fausto Scotti?

Fausto Scotti è il CT della nazionale da quando io ho iniziato a praticare il ciclocross, c’è sempre stato. L’ho sempre rispettato, anche se a dire il vero – non me ne voglia – qualche volta non ho capito e accettato qualche sua scelta nelle convocazioni. Ad esempio quando per diverse volte non ha portato le ragazze in Coppa del mondo… e portava solo i maschi.

Come sei stata accolta a casa al ritorno?

In maniera molto semplice. Quando sono rientrata mia mamma è venuta a prendermi alla stazione… Battute a parte, cerchiamo sempre di rimanere con i piedi per terra, senza esaltarci più di troppo. I buoni risultati logicamente fanno piacere, ma devono spingerci a lavorare sempre meglio, cosa che in famiglia cerchiamo di fare tutte le volte!

Adesso su strada con Fidanza, temi di dover lasciare da parte il cross oppure ci sarà sempre?

Vorrei cercare di fare bene, Fidanza mi ha dato questa opportunità e cercherò di ripagarlo al meglio delle mie capacità. Anche se su strada al momento non posso dire di avere la stessa esperienza acquisita nel cross, ma come sempre sono pronta a mettermi alla prova! D’accordo anche con lui, continuerò ancora con il cross…

Francesca Baroni affronterà la stagione su strada e ci sarà da imparare tanto. Questa maglia per un po’ andrà riposta (foto Billiani)
Si riparte per la strada: per un po’ la maglia finirà nel cassetto (foto Billiani)
Credi che la bici sia al momento il modo migliore per esprimere la vera Francesca?

Per il momento la bici è la mia vita! Cosa aggiungere?

Come ti trovi con Pino Toni? Continuerà a seguirti lui anche per la strada?

Pino Toni è il mio preparatore già da qualche anno, mi conosce bene, sono molto in confidenza con lui. Mi… sopporta e alla fine riusciamo sempre a trovare un accordo per gli allenamenti. Sarà così anche per la strada…

Ci dai una definizione di bellezza in rapporto alla vita?

“La vita è bella” è anche il titolo di un famoso film. Va vissuta al meglio, cercando sempre il lato positivo delle cose, in famiglia mi hanno sempre insegnato di accettarla per quello che è. Anche nei momenti più difficili, pensiamo sempre che la “salute” sia la cosa più importante. Quando c’è quella, c’è tutto…

Una ragazza spensierata che sa dare il giusto valore alle esperienze che vive
Una ragazza spensierata, attaccata ai valori buoni della vita
Che cosa ti fa stare davvero bene?

La serenità e la tranquillità sono le cose che più mi fanno stare bene!

Che cosa, quale condotta ti dà fastidio?

La malignità, la falsità, la cattiveria e la “furbizia” sono le cose che più mi danno fastidio!

C’è amicizia tra rivali? 

Non sempre è facile, ma penso che si possa anche diventare amiche tra rivali, perché no? Personalmente cerco nell’amicizia valori molto alti. In primis la sincerità e il rispetto e purtroppo spesso tra rivali queste non è facile che ci siano…

Il complimento più bello che ti sia stato mai fatto?

Che sono “una buona”, anche se nella vita a volte non è sempre un vantaggio!

Aru ringrazia il cross e riprende la bici da strada

17.01.2021
3 min
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Aru ringrazia e torna a casa. Dopo il ritiro con la nazionale di ciclocross e la gara di Variano di Basiliano, forse è venuto il momento di rimettere ogni cosa nella giusta prospettiva. La gara di oggi è stata dura e sfortunata, il passivo di 5’53” dal vincitore è impietoso. Fra due giorni inizierà il ritiro spagnolo del Team Qhubeka-Assos. Nonostante quel che si è detto, Fabio ha avuto la possibilità di andare in ritiro e correre quest’ultima prova. Dal tono di voce appare tutto chiaro.

«Il terreno era ghiacciato – dice mentre in sottofondo l’autostrada parla del ritorno a casa – sono partito benino, mi pare settimo. Ma la prima curva era scivolosa e sono caduto. Da quel momento è andato tutto storto, compresi i pedali che non agganciavano bene. Caliamo un velo…».

Una buona partenza per il corridore sardo, in 7ª posizione, che alla prima curva però avrà qualche problema (foto Billiani)
Una buona partenza per il corridore sardo (foto Billiani)
E’ arrivato il momento delle analisi, di tirare una riga e fare il punto della situazione.

Il ritiro di Ardea è andato molto bene. Ho trovato un gruppo eccezionale, alcuni li conoscevo, altri li ho scoperti. Ci siamo allenati tanto, abbiamo fatto un bel blocco di lavoro. Sono stati giorni molto costruttivi.

Contento dell’accoglienza?

E’ stata speciale. Ho trovato persone contente di vedermi e anche io sono stato molto contento di essere in mezzo a loro. Sarei stato libero di restarmene a casa, invece ho noleggiato un furgone e mi sono messo in gioco. Ho voluto dare un taglio alla negatività degli ultimi mesi, in mezzo alle persone che mi conoscevano da prima che diventassi Aru.

Ora si volta pagina?

Intanto vado a casa. Poi via, si vola a scoprire la nuova squadra. Il primo ritiro è importante per conoscersi.

Pensi di essere riuscito a prepararti bene anche per la strada?

In questi giorni ho parlato molto con i ragazzi della nazionale, ero curioso. Anche loro utilizzano la bici da strada, ma in questo periodo non devono fare chissà quali distanze. Io invece fra una gara e l’altra ho comunque fatto uscite da 3 a 5 ore. Di fatto ho corso nel cross con una preparazione per la strada. Per cui sto bene e non vedo l’ora di cominciare.

Al traguardo per Aru un passivo di quasi 6 minuti, ma un altro grande allenamento (foto Billiani)
Al traguardo per Aru un passivo di quasi 6 minuti (foto Billiani)
Sembra di capire che se la parentesi del cross finisse adesso, non sarebbe un dramma…

Assolutamente no. Dovevo fare un paio di gare e ne sono venute fuori sei. Ho lavorato e mi sono divertito parecchio. Se dovessi tirare ora una riga, direi che l’ho vissuta giorno per giorno e così continuerò a fare. Ma non dimentico che la ma priorità resta la strada.

Il cross ti è stato utile?

E’ venuto tutto a favore. Non correvo da tante settimane e aver gareggiato mentre le prime corse su strada sono state annullate avrà certamente una ricaduta positiva. Dal ritiro, la testa sarà sulla stagione della strada, il cui inizio è ormai imminente. Aspetto che sia la squadra ad annunciare il calendario, ma credo che inizialmente farò una serie di gare brevi.

Quindi basta ciclocross?

Sono tornato nella realtà e gareggiare mi ha fatto molto bene. Sono gare vere, molto esigenti. Si corre a ritmo alto, vanno davvero forte. Il mondiale sarebbe molto più esigente, in mezzo a dei mostri che mangiano pane e ciclocross. Staremo a vedere, per ora voglio stare un po’ a casa e poi pensare al nuovo anno. A breve avrò il mio programma e inizieremo ad allenarci, sul mare vicino Girona. Non c’è niente da dimostrare in allenamento, i veri segnali dovrò darli in corsa. E davvero non vedo l’ora.

Trinx Eva Lechner

Per Eva Lechner, una Trinx tutta speciale

14.01.2021
3 min
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Durante i campionati italiani di ciclocross abbiamo potuto ammirare da vicino molte biciclette. Fra questa ci ha incuriosito in modo particolare la Trinx in dotazione a Eva Lechner. Avevamo parlato di questo marchio in un altro articolo con Luca Bramati, che è il Responsabile del team e collaboratore tecnico per lo sviluppo.

Più spazio per il fango

Ricordiamo che Trinx al momento non è commercializzato in Europa, ma si sta organizzando costruendo una nuova fabbrica, che produrrà tutta l’alta gamma destinata proprio ai nostri mercati.
Abbiamo chiesto a Luca Bramati di descriverci la Factory Team in dotazione alla Lechner.

«Questa bicicletta è prodotta con il carbonio Toray T1000 – inizia a spiegarci – hanno allargato il carro posteriore e hanno tolto il ponticello fra i due pendenti per facilitare lo smaltimento del fango. Anche la forcella anteriore è molto larga sempre per lo stesso motivo». Si nota come i pendenti posteriori hanno l’attacco basso sul tubo verticale. Questa scelta che è molto attuale nelle biciclette moderne, fa si che il carro sia molto compatto e reattivo.

L’attacco basso dei pendenti posteriori
L’attacco basso dei pendenti posteriori che sono ben distanziati per espellere il fango

Continua evoluzione

Come ci tiene a sottolineare Bramati, il marchio cinese è molto attento allo sviluppo delle biciclette. Gli ingegneri ascoltano e mettono in pratica con grande velocità i suggerimenti che gli atleti e lui per primo gli forniscono in modo costante.

Proprio grazie a questo lavoro sono state adottate delle soluzioni tecniche interessanti.
«Hanno allargato il cuscinetto superiore dello sterzo che è diventato grande come quello sotto. In questo modo entrambi i cuscinetti sono da 1″-1/8 e sono riusciti a far passare i cavi internamente – Bramati aggiunge – questa soluzione l’adotteremo anche sulle mountain bike per le prossime Olimpiadi».

La forcella ha un passaggio per le gomme molto largo
La forcella ha un passaggio delle gomme (Challenge in questo caso) molto largo

Doppia corona

Fra le caratteristiche della Trinx della Lechner, abbiamo notato la guarnitura con la doppia corona: «Preferisce così – ci spiega Bramati – perché su certi percorsi più veloci, come quello di Lecce, le piace usare il 42 o il 44 con cui riesce a fare più velocità». Per completezza di informazione diciamo che come corona piccola usa la 38 con un pacco pignoni 11-32.

Il punto di innesto dei cavi nello sterzo
Il punto d’innesto dei cavi nello sterzo

Tra le altre caratteristiche abbiamo notato che insieme al gruppo Shimano Dura Ace Di2, viene utilizzato un bilanciere posteriore Ceramic Speed. Per quanto riguarda la guarnitura e le pedivelle vengono utilizzati dei prodotti della Easton, così come per il manubrio e l’attacco. Passando alle ruote, la campionessa altoatesina utilizza le Miche SWR che sono in dotazione al Team Star Casinò per il quale gareggia. Per i pneumatici la Lechner utilizza i Challenge, un marchio molto utilizzato nel ciclocross, ovviamente da 33 millimetri.

Lechner, cosa non ha funzionato a Lecce?

10.01.2021
3 min
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La notizia della gara femminile è che non ha vinto Eva Lechner. Nulla da togliere alla bravissima Maria Alice Arzuffi sia chiaro, ma qualcosa si è inceppato nel potente motore dell’altoatesina.

Dopo il via la portacolori dell’Esercito aveva preso la testa e tutto lasciava presagire al copione che ci si poteva attendere. Prima Lechner e seconda Azruffi, o quantomeno loro due che scappano. E invece…

Invece succede che nello sport e tanto più nel ciclocross non c’è mai nulla di scritto. Due giri in testa per Eva, ma il suo ritmo non è alto. Sono in cinque, oltre a lei e alla Arzuffi, ci sono anche la Teocchi, la Gariboldi e la Bulleri. E dietro il buco non è così ampio. Quando ci passano radenti, sfiorando le fettucce, si sentono i respiri. E non sono quelli di chi sta “morendo” sulla bici.

Lechner in primo piano e sullo sfondo Teocchi e Gariboldi che scappano
Lechner e sullo sfondo Teocchi e Gariboldi che scappano

Troppa pressione

Come la Arzuffi mette il naso davanti esplode la corsa. Lechner cede. Teocchi resta sulle sue ruote e forse perde l’attimo giusto per seguire la Poliziotta. Forse Chiara, anche lei dell’Esercito, non voleva fare uno sgarro alla capitana, ma poi anche lei la sorpassa. Per qualche giro Eva è addirittura fuori dal podio. Cosa è successo?

«Non è facile correre quando ti danno già tutti per vincitrice – prova a spiegare il suo direttore sportivo, Luca Bramati – In effetti Eva ieri era molto tesa, sentiva particolarmente questa gara. E’ partita con questa tensione addosso. Si è sbloccata solo nella seconda metà della gara, ma a quel punto non è riuscita a recuperare. Però ci sta… le corse si vincono e si perdono».

Ma come può una ragazza così titolata ed esperta cadere ancora in questi “tranelli”?

«Quando sei favorita devi essere fredda il più possibile – riprende Bramati – però se l’è giocata ancora e arrivare sul podio dopo tutti questi anni, conferma che è ancora una grande campionessa».

Analisi a mente fredda

Dopo l’arrivo la Lechner quasi vuole, scappare. Cerca di stare sola, almeno quegli istanti prima di raggiungere il podio. Il che è comprensibile. Si cambia ai margini delle fettucce e si aggrega alle altre con qualche minuto di ritardo sotto al palco della premiazione. Podio, che alla fine è riuscita ad agguantare riuscendo a riacciuffare Rebecca Gariboldi, bravissima, e a riavvicinarsi a Chiara Teocchi.

«Cosa è successo? Sono partita un po’ male e poi ho fatto fatica, vabbè… è andata così – dice con voce rotta – Devo analizzare bene cosa è successo a mente fredda perché non lo so adesso. Dico davvero. Mi aspettavo, o me mi potevo aspettare, che la Azruffi andasse forte, ma non le altre. Okay, che anche io non ero competitiva come al solito, ma questo ha complicato le cose».

Eva Lechner (35 anni) era la tricolore in carica
Eva Lechner (35 anni) era la tricolore in carica

Dubbi iridati

Ma più che per l’italiano adesso suona il campanello d’allarme in vista dei mondiali di Ostenda, nei quali lei è la capitana, non solo delle donne, ma la veterana del gruppo. Certo che lottare per il podio lassù sarà difficile, ma proprio perché servirà una Lechner super per ottenere un piazzamento, preoccuparsi è lecito.

«Prima di tutto bisogna essere convocate per il mondiale, poi si vedrà – conclude Eva – Non conosco il percorso iridato. Non ci ho mai gareggiato, da quel punto di vista è tutto un “chi lo sa”. Il tracciato oggi era cambiato, ma per assurdo mi piaceva di più: più infangato, più lento. E le scelte tecniche le rifarei tutte. No, non è stato quello a determinare questa giornata».