I disordini alimentari fra i corridori ci sono e sono ancora molto diffusi: Aru interviene nel dibattito e lo conferma. Oggi è a casa (ieri per chi legge). Il suo programma di allenamento prevede che ogni 10 giorni, in base ai blocchi di lavoro, ce ne sia uno senza bici. E allora Fabio si dedica a Ginevra, che in sottofondo reclama il suo spazio, e trova il tempo per la chiacchierata che lui per primo aveva suscitato dopo aver letto l’intervista a Cimolai, avendo riconosciuto un personaggio di cui il friulano aveva parlato, pur senza farne il nome. Se i nomi venissero fuori, ci viene da pensare, forse le cose cambierebbero.
«Tanti atleti sono stati rovinati da certe figure che continuo a vedere in giro – dice – sono il prodotto di una vecchia mentalità italiana. Vengono a dirti che devi sempre avere fame. Che il rapporto watt/chilo è l’unica cosa che conti. E io dico: va bene tenere il peso sotto controllo, ma serve una sana alimentazione. Puoi anche pesare 55 chili, ma se non spingi, cosa te ne fai?».
Parli per esperienza personale?
Io ora mangio bene e nessuno mi dice che l’unica cosa da guardare sia il peso. A livello internazionale è una mentalità davvero superata. Può capitare che in gara si pesino i cibi con la bilancia, ma soprattutto per integrare nelle giuste quantità. Io mi gestivo così l’anno scorso e non è male, ma deve essere fatto con criterio e con la supervisione di un nutrizionista. Invece tanti hanno creato una vera e propria psicosi, che si aggiunge allo stress dei corridori che è notevole.
Di chi stiamo parlando?
Anche di direttori sportivi soprattutto italiani, perché nelle squadre degli altri Paesi hanno imparato che ognuno ha le sue competenze e a quelle deve attenersi. Ho letto in una vostra intervista di personaggi che fanno battute ricorrenti…
Se ne parlava con il dottor De Grandi, vero.
E’ un fenomeno diffuso, che mi ha sempre dato un fastidio atroce. «Guarda che culo che hai!». E ammetto di aver passato un periodo in cui mi facevo condizionare tanto da questa cosa.
Sin dagli under 23?
Tanti hanno parlato di Locatelli in relazione a questi comportamenti, ma con me non ha mai detto nulla in questo senso. Nel mio caso è legato piuttosto agli anni da pro’.
E’ anche vero che tu a Locatelli hai sempre tenuto testa. Altri ragazzi con minore personalità in quella squadra hanno avuto i loro problemi.
Questo è vero. Sono cose che esistono e tante volte sei giovane e non rispondi per paura di sembrare maleducato. E intanto quel pensiero ti condiziona. Mangi meno, vai a ricercare il limite e non ti accorgi che neanche integri quello che consumi. Diventa un pensiero fisso. Vuoi andare sempre più forte e ti fai mille paranoie, mentre questa gente continua a martellare.
Inutile pesare 55 chili se poi non spingi…
Certo, perché vedi che sei magro, ma non ti accorgi ad esempio che i valori di cortisolo e testosterone vanno a picco. E quando lo capisci, magari è tardi. E’ un tema veramente delicato. C’è tanta gente che ha smesso di correre e ne ha sofferto psicologicamente.
Ne vedi ancora intorno a te?
Mi capita spesso di inquadrarne alcuni, ma è un argomento troppo delicato per parlarci. Quando l’ho passato anche io, ho avuto bisogno di capirlo da me. Oppure serve qualcuno che ti faccia ragionare. Sai che succede se viene a parlarti un altro corridore?
Ho quasi paura di chiedertelo…
Tu sei lì che ti fai il problema per ogni cosa che mangi, convinto di aver trovato il segreto per andare più forte. Viene un collega che ti dice di non farlo e invece di ringraziarlo pensi che voglia fregarti. Che non voglia farti raggiungere il tuo obiettivo. Che voglia danneggiarti. Siamo colleghi, ma la legge è mors tua, vita mea. Il contratto devi firmarlo tu, mica lui…
E’ un quadro inquietante, lo sai?
Per questo sono contento di essere qui al Team Qhubeka-Assos e semmai di rivolgermi a un nutrizionista. E’ chiaro che se devi perdere peso, devi passare per un deficit calorico, ma devi stare attento a non perdere il muscolo. Non devi convivere con la fame. Per questo serve avere un piano alimentare e serve gente competente. E’ sbagliato se in certe cose si immischiano i direttori sportivi oppure i medici che non hanno quel tipo di specializzazione. Non è il loro lavoro.
Quello che dice Brajkovic è emblematico di certe ingerenze…
Ho corso con lui, so di cosa parla. E anche quando ho letto l’intervista di Cimolai, che parla di persone che ti guardano nel piatto, ho capito subito di chi parlava. E mi dispiace davvero tanto dover discutere di certe cose ancora nel 2021.
E’ ancora peggio se lo fa un tecnico o un medico.
Ti guardano e ti dicono: sali sulla bilancia. Guardano il peso e ti dicono che sei grasso. E io dico: fammi una plicometria, che ne sai da cosa è composto quel peso? Oppure ci sono quelli che ti chiedono quanto pesavi da under 23 e ti domandano perché adesso hai dei chili in più. Come se a 20 anni la costituzione fisica di un uomo fosse la stessa di quando ne ha 28. E’ ignoranza bella e buona. Ed è anche terrorismo psicologico. Sai cosa diceva un tale con cui ho lavorato?
Rieccoci…
Bisogna allenarsi poco, per mangiare poco ed essere magri. Senza considerare che le gare sono tiratissime e serve energia in più. Se riguardo qualche vecchia foto, ce ne sono alcune in cui sono magrissimo, ma neanche spingevo. E allora cosa te ne fai?
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