Martina Alzini e Chiara Consonni assieme sul San Luca al termine del Giro dell'Emilia 2025

Consonni anti-Wiebes per il 2026? Chiara ci lavora, Alzini ci crede

14.10.2025
5 min
Salva

SAN LUCA – Avevamo lasciato in sospeso una considerazione di Gian Paolo Mondini su Lorena Wiebes. Secondo il diesse della SD Worx-Protime potrebbe essere Chiara Consonni la prima a battere in volata la sua velocista olandese (fresca iridata nel gravel). Così abbiamo girato l’argomento direttamente alla bergamasca della Canyon//Sram zondacrypto.

Piccolo salto indietro

Dobbiamo tornare indietro di una decina di giorni per riprendere la simpatica scenetta nata da una curiosa circostanza al Giro dell’Emilia tra la stessa Consonni e Alzini, due azzurre che vedremo impegnate ai prossimi mondiali in pista a Santiago del Cile (in programma dal 22 al 26 ottobre).

Trenta metri dopo il traguardo di San Luca, proprio quando la strada comincia a scendere verso il versante meno nobile, Consonni era sembrata quasi venirci incontro per sottoporsi alle nostre domande. Come se avesse intuito che la stessimo cercando. Accanto a lei si era fermata a chiacchierare Martina Alzini, arrivata quaranta secondi prima. Chiara aveva finito il Giro dell’Emilia come lo finisce una sprinter, ma aveva pungolato la sua amica della Cofidis colpevolizzandola scherzosamente di non averla aspettata. E allora ne abbiamo approfittato per coinvolgerle assieme sulla questione.

Anti-Wiebes cercasi

In una stagione che sta volgendo al termine, Wiebes è stata la plurivittoriosa dell’anno, considerando anche gli uomini: 25 successi, riuscendo ad inanellare una striscia conclusiva che ne certifica l’imbattibilità sul suo terreno preferito. Nelle ultime nove gare disputate, ha conquistato otto vittorie parziali (tutte in volata) ed una generale.

«Innanzitutto – ci dice Consonni – sono straonorata che Mondini abbia pensato a me come possibile antagonista di Lorena. Quest’anno penso di essere stata quella che ci è andata più vicina a batterla. Mi manca un po’ di costanza, nel senso che lei è una campionessa anche nel saper prendere tutte le volte la volata nella migliore possibile. Però io contro di lei ci provo sempre.

«Gli ormai famosi primi tre secondi di Lorena? Sì, sono tremendi – prosegue Chiara cercando una risposta – anche Elisa (Balsamo, ndr) si è confrontata spesso con lei e quando l’ha battuta è perché ha saputo anticiparla di quel poco che basta per vincere. Diciamo che questo è il segreto, cercare di anticiparla anche quando lei stessa cerca di anticiparla la sua volata. Però, come ho già detto, non è semplice. Alla fine noi avversarie aspettiamo che Lorena sbagli qualcosa e invece non sbaglia mai nulla».

Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E' quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E’ quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E' quella che si è avvicinata di più alla olandese
Consonni seconda dietro Wiebes al Simac, come in primavera a De Panne. E’ quella che si è avvicinata di più alla olandese

Nuovo treno

Per arrivare al testa a testa in uno sprint, contano le gambe, l’esperienza e naturalmente le compagne. Quando Consonni è arrivata alla Canyon, sia lei che la squadra sapevano che avrebbero dovuto creare un piccolo comparto per le volate. Gli automatismi vanno perfezionati col passare del tempo e si sa che nel ciclismo di adesso devi trovarli alla velocità della luce.

«Trovarsi al posto giusto nel momento giusto – analizza Chiara in maniera molto pragmatica avendo già precisa la situazione in testa – è uno di quegli aspetti su cui lavorerò insieme alla squadra per l’anno prossimo. Dobbiamo insistere nel curare tutte quelle piccole cose che servono per arrivare a vincere una volata, contro Wiebes o in generale.

«Non posso nemmeno dire – va avanti – che il mio treno sia migliorato rispetto ad inizio anno perché abbiamo sempre avuto un po’ di intoppi. Tra infortuni e problemi di salute mi sono sempre mancate due compagne nel finale. Nonostante tutto, ci abbiamo provato sempre ed è un aspetto importante».

Alzini è convinta che Consonni possa battere l'attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l’attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l'attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)
Alzini è convinta che Consonni possa battere l’attuale Wiebes, credendo maggiormente in se stessa (foto Felicia Bonati)

Martina crede in Chiara

Accanto a Consonni c’è Alzini che ascolta le sue parole ed annuisce, pronta a riprendere le sue risposte. Si conoscono benissimo, sono amiche prima che colleghe o avversarie. Ogni tanto Chiara guarda Martina per capire se trovare la sua approvazione in ciò che dice.

«Sono convinta – interviene Alzini – che Chiara possa essere la prima a battere l’attuale Wiebes in volata. Il problema è che lei non si è ancora resa conto della sua forza. Chiara ha parlato di costanza e quei tre secondi. E naturalmente i numeri che ha Lorena in volata non ce li ha nessun’altra. Penso però che ci siano altri fattori, come la testa, che facciano molto di più dei numeri. Lo ripeto, ne sono convinta, perché Chiara lo ha dimostrato».

Tutta la loro amicizia esce in maniera naturale ed è piacevole starle a sentire e guardare.
«Non sto lodando Chiara – chiude Martina scherzando inizialmente – per tenermela buona solo perché è sempre la mia compagna di stanza quando siamo in nazionale o perché non voglio che mi avveleni di notte o ancora perché mi presta sempre il suo phon per asciugare i capelli. Dicevo prima che deve rendersi conto di quanto è forte. Ecco, quando lo ha fatto a Parigi 2024, ha vinto un oro olimpico (nella madison con Guazzini, ndr). Giusto per farvi capire. Ora non voglio metterle pressione addosso (dice ridendo mentre guarda Consonni, ndr), ma lei ha tutto per battere Wiebes».

Un giro in pista a Fiorenzuola e Consonni ritrova la vittoria

22.08.2025
5 min
Salva

«Della prima volata – ricorda ridendo Chiara Consonni –  ricordo che ero indietrissimo, ho fatto una rimonta assurda. Il mio direttore sportivo mi ha detto che dopo l’ultima curva, più o meno ai 700 metri, ha smesso di guardare la diretta perché ero in ventesima posizione. Pensava fosse impossibile. Invece la gamba c’era e la voglia di vincere ancora di più. Negli ultimi 50 metri sono uscita nel momento giusto ed è stata una liberazione…». 

L’intesa con Zoe Backstedt si sta rafforzando e ha portato alle due vittorie polacche di Consonni
L’intesa con Zoe Backstedt si sta rafforzando e ha portato alle due vittorie polacche di Consonni

Finalmente la vittoria

Vincere riporta il buon umore. Se poi parliamo di una velocista come Chiara Consonni, che dalle risate trae la benzina migliore, si capisce che il digiuno iniziato dopo la seconda tappa del Giro 2024 fosse un tempo troppo lungo. La bergamasca, che quest’anno è passata alla Canyon//Sram, ha avuto bisogno di più tempo per prendere le misure, ma al Tour de Pologne Women ha ritrovato smalto e successo. Due tappe, per la precisione, e la classifica generale.

«Forse nella prima tappa non siamo riuscite a organizzarci così bene con il treno – prosegue Consonni – ma nella seconda le ragazze sono state bravissime. Puntavamo a vincere prima la tappa e poi la generale sarebbe venuta di conseguenza. Hanno lavorato tutto il giorno per me e poi mi hanno tirato la volata, nonostante ci conosciamo ancora poco. Con Zoe Backstedt avevo lavorato bene al Baloise, dove ha vinto. E lei mi ha tirato una volata pazzesca. Sono uscita presto, intorno ai 250 metri. E solo in un monitor dell’area interviste, mi sono resa conto del distacco che ho dato alla seconda…».

Nella terza tappa, vinta a Krasnik, il treno Canyon//Sram per Consonni è stato perfetto
Nella terza tappa, vinta a Krasnik, il treno Canyon//Sram per Consonni è stato perfetto
Forse l’inserimento te lo aspettavi più liscio?

E’ tutto l’anno che cerco di vincere. La prima parte di stagione è stata dura. Era tutto nuovo, gli ingranaggi da provare con le nuove compagne, i nuovi direttori sportivi. Sinceramente mi aspettavo che fosse un po’ più semplice. Poi sono andata al Giro, che però si è rivelato troppo impegnativo per me. Da lì sono andata al Baloise. Avrei dovuto fare il Tour, ma la squadra ha scelto di puntare tutto su Kasha (Niewiadoma, ndr) e al mio posto hanno convocato Soraya Paladin, che in salita ha potuto fare un lavoro certamente migliore di me.

E poi il Polonia…

Sinceramente, non pensavo di stare così bene. Volevo solo vincere la prima e poi mi sono detta: già che ci siamo, perché non proviamo a vincerne un’altra? Uscivo da mesi di piazzamenti su piazzamenti, ma non riuscivo a vincere. Non so cosa mancasse, mi hanno detto che forse ero poco convita, ma non ne sono certa. Io ci ho sempre creduto e parto per ogni corsa con la voglia e la convinzione di vincerla. Ho sempre l’adrenalina, la grinta che mi fa spingere fino alla fine, però non arrivava. Non so cosa fosse, l’importante è che mi sia sbloccata e la stagione ha preso un’altra piega.

Hai davanti il calendario per provarci ancora?

Farò il Simac Ladies Tour, poi una gara di un giorno a Stoccarda la domenica dopo il Simac, però non ho ben chiaro come sia il percorso. Poi ci saranno un po’ di gare qui in Italia, anche vicino casa, che sono comode per tenere la gamba fino al mondiale pista.

La parte più complicata di questo primo anno alla Canyon è stato creare l’intesa con le compagne
E’ possibile che l’ingrediente mancante più che la convinzione sia stata proprio la pista?

A dire la verità, sì. Nella settimana prima di vincere in Polonia, ho corso in pista a Fiorenzuola, quindi forse mancava anche quello. Okay che la pista mi piace, però mi sono sempre trovata bene anche a livello di allenamenti e mi ha sempre aiutato molto anche su strada. Correre da sola. Ritrovare la motivazione e la grinta e poi alla fine andare anche più tranquilla verso una corsa per cui non avevo aspettative. E così trovare la vittoria.

Hai davvero mollato così tanto il lavoro a Montichiari?

Soprattutto in inverno, sì. Nel periodo delle classiche, per un motivo o per l’altro, sono andata molto meno rispetto agli altri anni. Però quando è capitato che ci fosse brutto tempo, siamo sempre state accolte benissimo. Bragato, Villa e Masotti sono stati permissivi sotto questo punto di vista, cercano sempre di invogliarci ad andare in pista e da settembre inizieremo ad adarci un paio di volte a settimana.

Bragato ci ha detto che la presenza di voi big in pista porta grande motivazioni nelle più giovani.

Esatto! Quando siamo insieme, cavoli (ride, ndr), è tutta un’altra cosa. Vittoria (Guazzini, ndr) è appena tornata dall’infortunio. Martina (Alzini, ndr) ha appena vinto. L’altra Martina (Fidanza, ndr) adesso è in altura, quindi secondo me potremo fare ancora bene. Invece sulle altre ragazze, anche col fatto che ci siamo incrociate poco, non ho molte informazioni. Però so che quando sono in pista con loro, ho sempre la motivazione che mi fa spingere qualcosa in più o mi impedisce di staccarmi dalle loro ruote nei quartetti.

Torniamo alle volate: adesso il treno è a posto?

Faccio sempre il confronto con la UAE, dove lavoravo con ragazze che conoscevo da tempo. Quest’anno ho dovuto prima conoscere le ragazze e poi lavorarci insieme. Dovevamo creare un rapporto in bici e anche fuori dalla bici, che ti permette poi anche di fidarti di più e di rendere perfetti i meccanismi che in allenamento sono difficili da ricreare e si provano bene soltanto in gara.

Cosa hai fatto dopo le due vittorie in Polonia?

Sono stata due giorni al lago. Era Ferragosto, ne avevo bisogno. Perché da adesso a fine stagione si sta a casa per lavorare, delle vacanze si parlerà semmai a novembre.

Chiara e Soraya al servizio della Canyon per puntare in alto al Giro

25.06.2025
6 min
Salva

Prima la squadra, poi gli obiettivi personali. La mira della Canyon//Sram zondacrypto al Giro d’Italia Women sarà concentrata sulla classifica generale. Lo si evince dalla video-conferenza organizzata ieri dalla formazione tedesca direttamente dai 2.000 metri di Kuthai in altura nella quale Chiara Consonni e Soraya Paladin appaiono come “moschettiere” al servizio della loro leader Antonia Niedermaier (in apertura foto facebook Canyon//Sram zondacrypto).

I gradi di capitana infatti ricadranno sulla 22enne ex fondista di vertical race, già vittoriosa nella tappa di Ceres nel 2023 al termine di una lunghissima fuga. Niedermaier ha fatto un ulteriore salto di qualità negli ultimi anni. La tedesca avrà il compito di confermare e possibilmente migliorare il terzo posto finale ottenuto l’anno scorso da Neve Bradbury e sa che potrà contare sull’apporto anche delle due compagne italiane. Tuttavia sia Consonni che Paladin sanno che hanno un paio di frazioni adatte a loro per potersi giocare le proprie carte. Ed entrambe sabato 28 giugno correranno il campionato italiano di Darfo Boario Terme con differenti ambizioni.

L’emozione di Chiara

Solitamente questo genere di conferenze on-line sono anche l’occasione per fare un piccolo bilancio della stagione fin lì disputata. Consonni ha il volto sorridente come sempre. Si gode la giornata del suo 26esimo compleanno assieme alla squadra giusto ventiquattro ore dopo aver celebrato – lei che è stata oro a Parigi nella madison con Guazzini – l’Olympic Day.

«Quest’anno – spiega la velocista bergamasca – sono cambiate un po’ di cose, tra squadra nuova e nuovo preparatore. Non è mai facile adattarsi subito e alla luce di questo posso dire che è mancata solo la vittoria. Per il resto è andato tutto molto bene e sono contenta.

«Sono emozionata di correre il Giro Women con la Canyon – prosegue – perché inizia a pochissimi chilometri da casa e so che sarà speciale. Non vedo l’ora di iniziare e poter essere di supporto alle mie compagne».

Consonni, ma anche Paladin, stanno correndo con la Canyon Aerod. Proprio in vista del Giro e ancor più del Tour potrebbero arrivare delle sorprese in termini di colorazioni
Consonni, ma anche Paladin, stanno correndo con la Canyon Aerod. Proprio in vista del Giro e ancor più del Tour potrebbero arrivare delle sorprese in termini di colorazioni

Consonni e il lead out

La mente di Chiara però è proiettata al Giro d’Italia Women e su come affrontare questo impegno, prima eventualmente di correre anche il Tour de France Femmes, per cui saprà qualcosa più avanti.

«Al Giro Women ci sono due tappe per gli sprint – analizza Consonni correggendosi immediatamente – anzi forse solo quella di Monselice perché quella di Trento al terzo giorno prevede all’inizio il Passo del Tonale che potrebbe scombinare i piani. Io proverò a puntare a vincere una tappa (ne ha sempre vinta una negli ultimi tre anni, ndr), però prima di tutto cercherò di essere di aiuto alla squadra e ad Antonia».

La lista delle sue rivali in volata ancora non è ben definita, ma ci sarà sicuramente Lorena Wiebes. L’olandese della SD Worx è già a quota 11 successi e in tre occasioni Chiara le ha chiuso alle spalle. Il duello si rinnova.

«Lorena – dice facendo un sospiro – allo sprint ha quei tre secondi iniziali di potenza che fanno paura e la differenza. Le volate che ho fatto con lei ci hanno dato dei riferimenti. In ritiro abbiamo lavorato in funzione di questo allenando e perfezionando il nostro lead out. Una tattica potrebbe essere quella di anticipare il suo sprint. Vedremo come si metteranno le cose nelle tappe adatte a noi e cercheremo di cogliere il massimo risultato. Io sono pronta».

A Copenaghen Consonni chiude terza (qui podio invertito) dietro Wiebes e Balsamo, che non sarà al Giro Women
A Copenaghen Consonni chiude terza (qui podio invertito) dietro Wiebes e Balsamo, che non sarà al Giro Women

Soraya e un occhio al tricolore

Collegata accanto a Consonni c’è anche Paladin, alla quarta stagione alla Canyon. La 32enne trevigiana fa eco alla sua compagna, ma per lei prima c’è un tricolore in linea incline alle sue caratteristiche.

«Il percorso – risponde Soraya – è duro e può essere adatto a me. Non corro dall’Itzulia a metà maggio, però in altura in Austria ho lavorato bene quindi spero di aver belle sensazioni, anche se so che scendendo direttamente dal ritiro è sempre un punto di domanda. Poi so anche che il campionato italiano è una gara sempre strana. Se starò bene spero in una corsa abbastanza selettiva in modo da staccare le ruote veloci e giocarmi le mie possibilità in modo intelligente».

A maggio Paladin centra il secondo posto dietro Ferguson al Navarra’s Women. Ora punta a bel campionato italiano prima del Giro
A maggio Paladin centra il secondo posto dietro Ferguson al Navarra’s Women. Ora punta a bel campionato italiano prima del Giro

Garanzia Paladin

Soraya al Giro femminile ha sempre sfiorato il successo nelle frazioni più congeniali e dopo tanti anni meriterebbe un’affermazione personale importante per consacrare definitivamente il suo ruolo di donna-squadra.

«Guardando il tracciato – continua – potrebbero esserci diverse opportunità per le fughe. Con tante tappe dure si potrebbe correre in maniera più conservativa e pertanto bisognerà essere brave a entrare nelle azioni giuste. Io potrei ritagliarmi il mio spazio in un paio di occasioni, ma come ha detto Chiara la priorità resta quella di curare la generale con Antonia e aiutarla in ogni situazione. Gli ultimi tre giorni e l’ultima tappa non sarà certamente una passerella finale. L’altimetria della tappa di Imola potrebbe far succedere di tutto se i distacchi saranno minimi.

Sempre in Spagna Paladin finisce terza dietro Bredewold e Lipper nella seconda tappa dell’Itzulia
Sempre in Spagna Paladin finisce terza dietro Bredewold e Lipper nella seconda tappa dell’Itzulia

«L’esperienza mi ha insegnato – conclude Paladin poco prima dei saluti – che contano molto le energie mentali in una gara a tappe, specialmente se stai in un ambiente buono. Noi della Canyon siamo messe molto bene sotto questo punto di vista e ne siamo consapevoli. Poi personalmente anche a me dà molto morale avere una tappa vicino a casa. Anche questo aiuta ad affrontare meglio una corsa come il Giro Women».

Consonni, la Roubaix in 3 punti: tecnica, grinta e follia

10.04.2025
4 min
Salva

Quelli del Tour ne sanno una più del diavolo e nell’avvicinamento alla Parigi-Roubaix Femmes hanno iniziato a fare interviste alle atlete più in vista. Leggere le dichiarazioni di Lotte Kopecky e Margaux Vigié è stato sicuramente interessante, ma quando ci siamo imbattuti nelle parole di Chiara Consonni, abbiamo subito pensato di riprenderle per un breve pezzo che racconti quanto l’estrosa velocista bergamasca, campionessa olimpica della madison, sia legata alla corsa del pavé.

«Vedere Sonny Colbrelli vincerla – dice Consonni – mi ha ispirato a pensare che un giorno potrò essere lassù anch’io e provare a fare qualcosa per cui sarò ricordata. Mi piace la pietra che riceve il vincitore ed è molto emozionante entrare nel velodromo, soprattutto per chi è pistard. Amo la pista e finire le mie quattro Roubaix in quel velodromo ha reso l’esperienza ancora più emozionante e speciale».

Lo scorso anno la Roubaix di Consonni fu tutto un inseguire, a causa di forature e cadute
Lo scorso anno la Roubaix di Consonni fu tutto un inseguire, a causa di forature e cadute

La pressione delle gomme

L’arrivo in pista, unito alla necessità di restare a galla sulle pietre francesi, è uno dei fattori su cui ragionare a lungo dovendo scegliere i materiali e la pressione delle gomme, che in un arrivo su pista di cemento è decisiva.

«Si fanno molte ricognizioni – dice Consonni – per adattare il materiale, risvegliare le sensazioni e aumentare la fiducia in vista di una delle giornate più stressanti della stagione. Fare diversi test sulla pressione delle gomme e come adattarsi alle condizioni meteorologiche che si troveranno il giorno della gara, è fondamentale. Ad esempio, l’anno scorso avevamo la possibilità di usare la monocorona, ma io non ho voluto e ho scelto la doppia. La cosa più importante per me è sicuramente bilanciare la pressione delle gomme. Ci sono molti settori di pavé, ma l’arrivo nel velodromo è una volata pura».

Una corsa folle

Al pari di Ganna che sfiderà il pavé fra gli uomini, la capacità di passare dal pavé alle pietre denota grande talento e capacità di guida della bici. Nel caso di Chiara, che quest’anno è passata dal UAE Team Adq alla Canyon//Sram zondacrypto, la capacità di adattamento è legata anche a un carattere a dir poco estroso.

«Prima della Roubaix – racconta Consonni – avevo già corso grandi classiche come il Fiandre e la Gand-Wevelgem, quindi ero abbastanza abituata. Invece il pavé della Roubaix è ancora più difficile del pavé del Belgio. C’è molto più spazio tra i ciottoli, quindi la sfida è non perdere velocità e slancio. E poi il meteo può cambiare le carte in tavola. La prima volta che ho pedalato sul pavé della Parigi-Roubaix fu a due mesi prima dalla prima edizione. Facemmo una ricognizione con la Valcar, il tempo era splendido, invece il giorno della gara fu terribile. Piovve dall’inizio alla fine e controllare la bici e restare in piedi sul pavé fu più difficile. Ma la verità è che mi divertii un sacco. E’ la mia corsa dei sogni… Perché è folle, come me! La Parigi-Roubaix mi regala sogni e incubi. Mentalmente ed emotivamente, sono molto coinvolta».

Il pavé del Belgio, qui all’ultima Omloop Nieuwsblad, è diverso da quello della Roubaix
Il pavé del Belgio, qui all’ultima Omloop Nieuwsblad, è diverso da quello della Roubaix

Ritirarsi, no grazie

L’intervista è ancora lunga, ma l’ultimo aspetto su cui soffermiamo la nostra attenzione è legato alla testa dura di non ritirarsi mai, capiti quel che capiti.

«L’anno scorso – conclude Chiara – è stata una delle edizioni più difficili per me. Avendo già maturato l’esperienza delle prime tre, volevo davvero fare bene. Invece ho forato due volte, sono caduta e così mi sono ritrovata a inseguire il gruppo fin dal primo settore. Ero sempre indietro, non sono mai riuscita a stare con il gruppo di testa. Ho perso presto l’occasione di fare qualcosa di buono, ma non mi sono mai arresa e sono comunque riuscita a concludere una corsa difficile (nel 2024, ha chiuso in 30ª posizione, ndr). E per me, è stato un motivo in più per dire: “Devo riuscirci l’anno prossimo, devo essere più forte e ancora più motivata per poter salire sul podio”. Ho continuato perché è la Roubaix. E alla Roubaix non si molla mai».

La Canyon//Sram già vince e Arzeni racconta

21.01.2025
5 min
Salva

E’ quasi sul finire del lungo confronto che Davide Arzeni tira fuori la frase che più ci darà da pensare. Lo abbiamo scovato in Spagna nel ritiro con la Canyon//Sram zondacrypto, la squadra che lo ha ingaggiato come direttore sportivo (in apertura la vittoria di Chloe Dygert al Tour Down Under), dopo che la sua collaborazione con il UAE Team Adq si è interrotta bruscamente a giugno del 2024. Non ha potuto parlarne e non ha voglia di farlo neppure adesso. La frase che ci colpisce si riferisce infatti al suo passato immediatamente precedente: quello nella Valcar-Travel&Service.

«Diciamo che per la prima volta in carriera – dice parlando della nuova squadra – la componente italiana è minima. Alla Valcar erano tutte italiane e anche l’anno scorso ce ne erano tante. Qua sono due (Paladin e Consonni, ndr) e questa cosa mi stimola. Il discorso della Valcar ormai è finito e anzi forse mi ha un po’ penalizzato negli ultimi anni, per il fatto che mi hanno visto molto legato a determinate atlete. Invece voglio dimostrare di saper andare oltre. Qualche anno fa, uno mi ha detto che sono fortunato. Un altro invece mi ha detto la famosa frase per cui la fortuna non esiste: esiste solo il talento che incontra la conoscenza, quindi sono molto motivato».

Dopo aver costruito e lanciato la Valcar-Travel&Service, Arzeni è passato al UAE Team Adq ed è ora alla Canyon//Sram (pohlmlann photo)
Dopo aver costruito e lanciato la Valcar-Travel&Service, Arzeni è passato al UAE Team Adq ed è ora alla Canyon//Sram (pohlmlann photo)
Avevi definito la Canyon//Sram come la Valcar tedesca…

Lo è fino a un certo punto, c’è molta più organizzazione. Siamo strutturati come deve essere inquadrata una squadra di ciclismo. Quindi c’è la parte della performance dove ci sono i coach. Ci sono i direttori sportivi, chi si occupa della comunicazione, chi dei materiali, chi di organizzare i viaggi. E’ tutto molto chiaro. E poi la squadra è sì tedesca, ma ci sono atleti e staff da tutto il mondo.

Ogni direttore sportivo ha le sue atlete da seguire?

No, non c’è una suddivisione di questo tipo. Io farò gare con tutta la squadra, con tutte le atlete. Non solo con la Consonni, per dire, ma con tutte e qui di talento ce n’è tanto. Mi stimola lavorare con chi ha vinto il Tour de France o con ragazze che hanno già vinto medaglie olimpiche. Mi sono staccato dagli schemi del passato. Fino all’anno scorso Chiara (Consonni, ndr) la seguivo anche come coach, ora invece ognuno ha il suo luogo, diciamo così…

Non solo il Tour, anche se lavorare con Niewiadoma che l’ha vinto nel 2024 è per Arzeni uno stimolo in più (immagine Instagram)
Non solo il Tour, anche se lavorare con Niewiadoma che l’ha vinto nel 2024 è per Arzeni uno stimolo in più (immagine Instagram)
Chiara è arrivata indipendentemente da te, anzi è arrivata prima di te. L’obiettivo è di farne la velocista più importante della squadra. La vedi pronta per il ruolo?

Secondo me sì, ormai è grande. Ci sarebbe da preoccuparsi se non fosse pronta una ragazza che ha conquistato una medaglia olimpica. Ma ci sono anche altre ragazze veloci che la aiuteranno nelle sue volate e le faranno in prima persona. Lei comunque è molto cresciuta, tutti maturano. Diciamo che non è più la ragazzina terribile della Valcar. Ha quasi 26 anni, ha vinto l’Olimpiade. Ha vinto tre tappe al Giro e anche classiche importanti, quindi penso che sia pronta, sicuramente.

Il Tour è l’obiettivo principale del team?

Non solo. Vedo una squadra competitiva su tutti i terreni, come in realtà accade con tutti i grandi team WorldTour. L’obiettivo sono le grandi corse, perché questo è un gruppo importante anche a livello di nomi. Abbiamo atlete forti e con personalità e la cosa mi stimola molto.

Chiara Consonni, a sinistra, ha firmato per la Canyon//Sram per il biennio 2025-26. Lavora con Arzeni sin da junior (foto Saskia Dugon)
Chiara Consonni, a sinistra, ha firmato per la Canyon//Sram per il biennio 2025-26. Lavora con Arzeni sin da junior (foto Saskia Dugon)
Un gruppo ha iniziato dall’Australia, un gruppo è in Spagna.

Essendo una squadra molto forte e con un bell’organico (la Canyon//Sram zondacrypto ha 18 atlete, ndr), puoi programmare meglio le cose. Quindi chi torna dall’Australia e dopo il UAE Tour, poi avrà un periodo di riposo per preparare meglio le classiche. Altre invece partiranno dalla Spagna e poi andranno a fare le classiche.

Quale sarà la tua prima corsa?

Io comincerò con il UAE Tour e andremo lì per vincere. Io corro sempre per vincere, ma questo è per mentalità. Per la UAE sarà la corsa di casa e per loro è un appuntamento importantissimo. Noi ci andremo per far bene, però non abbiamo focalizzato la preparazione su quei giorni, anche se il livello delle atlete è alto e quindi andremo a giocarcela.

La Canyon//Sram ha iniziato al Tour Down Under subito con il piede giusto, guidata da Beth Duryea e vincendo una tappa con Chloe Dygert
La Canyon//Sram ha iniziato al Tour Down Under subito con il piede giusto, guidata da Beth Duryea e vincendo una tappa con Chloe Dygert
Come avete accolto il percorso del Giro d’Italia Women?

Un bel Giro, non mi dispiace. Ci sono tappe per le volate, tappe per le fughe e poi si deciderà, penso, tutto sull’arrivo in salita. Le ultime due tappe, insomma, Monte Nerone e Imola. E’ molto simile a quello dell’anno scorso, con la crono all’inizio, tappe nervose in mezzo e poi gli ultimi due giorni in cui fare la differenza. Di diverso dal 2024 c’è che la tappa di Imola è più dura rispetto a quella dell’Aquila. E’ il circuito dei mondiali, quindi non è per scalatori, perché le salite non sono lunghe, però è duro.

Soddisfatto della tua scelta?

Con Ronny Lauke, il team manager, avevamo avuto sempre empatia, anche quando eravamo avversari. E’ una squadra che mi è sempre piaciuta, il primo impatto è quello che mi aspettavo, quindi molto buono e sicuramente continuerà a esserlo. Del passato non parliamo, che è meglio. Alla mia squadra di prima auguro buona fortuna, ma solo perché ci sono ancora delle ragazze cui voglio bene. Sanno che sarò un loro tifoso. Ma per il resto, parlarne ormai non serve più. 

Castelli e FCI: insieme fino al 2028, la maglia azzurra è ancora sua

07.01.2025
3 min
Salva

Lo scorso 20 dicembre, a Milano, in occasione del consueto Giro d’Onore, si è aggiunto un nuovo capitolo a una partnership importante ed oramai storica che incarna la passione e l’orgoglio per lo sport italiano. Castelli e la Federazione Ciclistica Italiana hanno difatti annunciato il rinnovo del loro reciproco legame tecnico per altri quattro anni, ufficializzando che il celebre logo dello scorpione continuerà a vestire tutte le Nazionali azzurre fino al 2028.

Negli ultimi anni, Castelli ha accompagnato la Nazionale nei momenti più gloriosi, contribuendo a scrivere pagine memorabili della storia del ciclismo italiano. Tra i successi più importanti si annoverano l’oro olimpico di Elia Viviani nell’omnium maschile a Rio 2016 e i trionfi mondiali del 2021 nelle Fiandre, con Filippo Ganna nella cronometro maschile elite ed Elisa Balsamo nella prova in linea femminile. Anche le competizioni su pista hanno regalato grandi emozioni: l’inseguimento a squadre ha conquistato l’oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020, mentre la madison femminile ha visto Chiara Consonni e Vittoria Guazzini salire sul gradino più alto del podio olimpico a Parigi 2024.

Una passione condivisa

«Quando pensiamo all’Italia del ciclismo – ha dichiarato Alessio Cremonese, CEO di Manifattura Valcismon – pensiamo a Castelli. Rappresentare il nostro Paese è per noi motivo di grande gioia. Questa partnership non è solo una questione di marchio o innovazione, ma è alimentata dalla passione per lo sport italiano. Il nostro obiettivo è continuare a vedere gli italiani vestiti in azzurro, celebrare nuovi successi e portare l’Italia sul tetto del mondo, innovando costantemente il futuro del ciclismo».

«Siamo orgogliosi di proseguire la collaborazione con un marchio che rappresenta l’eccellenza del ciclismo italiano – ha ribattuto il Presidente dell Federazione Ciclistica Italiana Cordiano Dagnoni – e questo rinnovo è il frutto di una fiducia reciproca e di un impegno condiviso per portare la Nazionale a nuovi traguardi. Con Castelli condividiamo la passione per lo sport e l’attenzione all’innovazione e alla sostenibilità, elementi fondamentali per il futuro del ciclismo azzurro».

Steve Smith, Brand Manager Castelli
Steve Smith, Brand Manager Castelli

Tecnica e sostenibilità

Sul fronte dell’abbigliamento, Castelli conferma il proprio ruolo di riferimento per quanto riguarda l’innovazione. Gli atleti azzurri continueranno a indossare capi di punta della collezione, come la maglia Aero Race 8S, il body Sanremo S Speed Suit e la giacca Gabba R, progettati per garantire aerodinamicità, leggerezza e massimo comfort sia in gara che in allenamento. L’impegno verso la sostenibilità rappresenta un ulteriore pilastro della collaborazione: molti capi Castelli sono difatti realizzati con tessuti in fibre riciclate ad alte prestazioni, dimostrando che performance e rispetto per l’ambiente possono ben coesistere.

Con questa visione condivisa, Castelli e la Federazione Ciclistica Italiana guardano al futuro, pronte a scrivere nuove pagine di successo per il ciclismo italiano, oltre ad ispirare le prossime generazioni di campioni.

Castelli

Paladin sicura: «Con Consonni siamo complete e più competitive»

04.01.2025
6 min
Salva

Stimoli, aspettative, incognite. Quando si cambia squadra bisogna tenere conto di tanti aspetti per non fare salti nel vuoto. Non l’ha fatto sicuramente Chiara Consonni quando ha detto di sì alla proposta della Canyon-Sram Zondacrypto aiutata anche da Soraya Paladin, che per lei è stata una perfetta “insider” cui chiedere consigli prima della firma (in apertura foto Saskia Dugon).

La trevigiana è nel team tedesco dal 2022 e si era ambientata subito, diventando la compagna di squadra ideale che tutte vorrebbero sia in gara che fuori. Zero polemiche e tanto lavoro prima per le altre e poi per sé. Così l’esperienza di Paladin è diventata preziosa anche per la velocista bergamasca ancor prima di vestire la stessa maglia. Abbiamo approfondito il discorso, guardando anche come cambierà la fisionomia della squadra.

Paladin è alla quarta stagione nella Canyon e la sua esperienza è stata preziosa nella scelta di Consonni (foto Pohlmann)
Paladin è alla quarta stagione nella Canyon e la sua esperienza è stata preziosa nella scelta di Consonni (foto Pohlmann)
Soraya come sono iniziate le chiacchierate con Consonni?

Ne abbiamo parlato assieme alle prime voci di mercato. Era estate, eravamo durante il Giro Women. Avevo capito che a Chiara piaceva molto la nostra squadra, ma allo stesso tempo era preoccupata perché si sarebbe trovata in un ambiente nuovo dopo tanto tempo. In UAE c’era una buona parte del blocco Valcar in cui è cresciuta ed aveva sempre un punto di riferimento tra compagne o staff. Alla Canyon invece, a parte me non conosceva nessuno e temeva di trovarsi spaesata.

Cosa le hai detto?

L’ho tranquillizzata subito dicendole che l’avrei aiutata certamente ad inserirsi e che comunque si sarebbe inserita molto bene anche da sola. In quel periodo al Giro Women avevo sondato il terreno in squadra e tutte le compagne erano contente di un suo eventuale arrivo. Ricordo che più di tutto avevo detto a Chiara che uscire dalla propria comfort zone l’avrebbe aiutata a crescere tanto. E considerando che ha solo 25 anni, ne sono estremamente convinta.

Alla fine tra i diesse è arrivato “Capo” Arzeni. Secondo te questo agevolerà ulteriormente Consonni nell’inserimento?

Quando ho parlato con Chiara all’inizio, non si sapeva ancora nulla dell’ingaggio di Arzeni. Certamente la sua presenza la farà stare meglio o più al sicuro rispetto alle sue aspettative iniziali. Però bisogna fare attenzione perché da noi ci sono delle gerarchie da rispettare e persone a cui rendere conto.

Di sicuro andate a rafforzare il reparto delle velociste, che era forse il vostro punto debole.

Assolutamente sì. Premetto però che non è che noi non fossimo soddisfatti delle nostre sprinter, è solo che alcune si erano adattate in volata o non avevano vinto quanto Chiara in carriera. Ad esempio avevamo già Maike Van der Duin che è giovane e sta crescendo bene. A Parigi ha conquistato il bronzo olimpico nella madison vinta propria da Chiara e Guazzini. Credo che questo risultato le abbia fatto capire le sue potenzialità. Secondo me Maike e Chiara possono imparare l’una dall’altra oltre che aiutarsi in corsa. Mi sento di dire che ora per le volate siamo ben coperte, abbiamo colmato un gap con la concorrenza.

Soraya Paladin ha fatto parte del team che ha conquistato il Tour Femmes con Niewiadoma
Soraya Paladin ha fatto parte del team che ha conquistato il Tour Femmes con Niewiadoma
L’arrivo di una velocista significa anche organizzare un treno. Ne avete già parlato in squadra?

Ancora non in modo dettagliato, ma abbiamo già in mente quali potrebbero essere i ruoli. Una delle più contente dell’arrivo di Chiara è stata Chloé (Dygert, ndr), che si difende bene in volata e si è dovuta adattare, ma non è una velocista. Parlando con lei nel ritiro di dicembre in Algarve, mi ha detto si sentirebbe adatta a fare da leadout a Chiara, sfruttando anche le sue doti a cronometro.

E il compito di Soraya Paladin diventerebbe ancor più quello di regista?

Mi piace il ruolo che la squadra mi ha assegnato in questi anni. Quello di “equilibratrice” nell’economia della corsa. Nelle volate l’idea sarebbe quella di dirigere le operazioni fino ai 500 metri al massimo, poi spazio alle atlete che sono più esperte per quei frangenti. Anche a me è capitato di buttarmi in volata in certe corse, ma il caos degli ultimi metri non mi piace. Bisogna essere capaci di stare là in mezzo, altrimenti si combinano solo guai.

Di conseguenza per te potrebbero aprirsi situazioni diverse?

Certo, ora che abbiamo una velocista di alto livello come Chiara ed una in crescita come Maike, posso puntare ad azioni da lontano o anche attacchi nel finale. Così facendo loro possono restare coperte in gruppo e sfruttare le circostanze, mentre prima si doveva sempre fare di necessità virtù. Tuttavia in questo ciclismo femminile che sta cambiando tanto, è difficile trovare i propri spazi. Quindi prima di tutto vorrei che vincessimo tanto come squadra, poi eventualmente guarderò le mie occasioni.

Quanto incide ora nella vostra squadra la presenza di una velocista come Consonni?

Ora siamo siamo più complete e più competitive. Speriamo di poter raccogliere più risultati possibili tra velociste e scalatrici. Prima erano sempre le seconde a farlo e a lunga andare può diventare stressante perché sono sempre chiamate a risolvere loro la situazione. Invece così pensiamo che anche i piazzamenti possano aiutarci a trovare poi le vittorie. Il successo al Tour Femmes con Kasia (Niewiadoma, ndr) ci ha dato più morale e consapevolezza. Adesso non solo vorremmo vincere più gare possibili, ma diventare una formazione di riferimento.

A proposito di questo, il mercato femminile mai come quest’anno è stato in fermento e sulla carta sembra esserci più equilibrio rispetto al passato. Cosa ne pensi?

In effetti il 2025 ha portato a tanti mescolamenti. Sarà strano ad inizio anno vedere in gruppo tutti questi cambiamenti. Alcuni team secondo me potrebbero metterci più del dovuto a carburare anche se hanno preso atlete forti. Noi della Canyon siamo andati in controtendenza perché siamo quasi rimaste le stesse. Oltre a Chiara, l’altra big che è arrivata è Ludwig che alza ulteriormente il nostro livello. Il nostro progetto dura da tanti anni. Era partito con giovani interessanti che ora sono delle realtà come Bradbury o Niedermaier. Sotto il punto di vista dell’amalgama di squadra, penso che noi potremmo partire avvantaggiate rispetto alle altre formazioni.

Il mercato femminile ha mescolato le carte portando equilibrio. La Canyon ha cambiato poco, ma in modo mirato (foto Pohlmann)
Il mercato femminile ha mescolato le carte portando equilibrio. La Canyon ha cambiato poco, ma in modo mirato (foto Pohlmann)
Il tuo programma gare è già stato pianificato?

Sì, una parte, prima però dall’8 al 22 gennaio andremo in ritiro in Spagna. A differenza dei dieci giorni in Algarve dove abbiamo fatto distanza e fondo, in quelle due settimane faremo una preparazione specifica mirata alle prime corse. Io dovrei iniziare a correre a Mallorca a fine gennaio, poi UAE Tour, Omloop Nieuwsblad e tutto il calendario delle classiche tra quelle del Nord e le italiane. Insomma, manca poco al via del 2025.

Consonni, buon umore contagioso, conquistata dalla Canyon

25.12.2024
5 min
Salva

MILANO – L’uniforme delle Fiamme Azzurre le sta benissimo e dal sorriso che sfoggia pensando all’inizio del nuovo anno, si capisce che Chiara Consonni stia attraversando un bel momento. Le vittorie su strada, l’oro olimpico nella madison e l’adrenalina per il cambio della squadra renderanno il 2024 una stagione indimenticabile. Auspicando che ne vengano altre, quando la incontriamo a margine del Giro d’Onore, dopo averla aiutata assieme a Marta Bastianelli a fare il nodo della cravatta (foto di apertura), ci lasciamo investire dal buon umore e le sue risate.

Dopo due stagioni al UAE Team Adq, la bergamasca ha accettato l’offerta della Canyon-Sram. Non tanti lo avrebbero immaginato e quando te lo giocavi come indovinello, nessuno lo azzeccava. Tantopiù che l’offerta è arrivata ben prima che sull’ammiraglia del team tedesco arrivasse Davide “Capo” Arzeni. Ma Chiara appare parecchio sodisfatta della scelta e questo basta per festeggiare bene il Natale, concedersi un bel Capodanno e poi buttarsi nella mischia.

Giro d’Italia 2024, Consonni vince la seconda tappa davanti a Kopecky e Balsamo
Giro d’Italia 2024, Consonni vince la seconda tappa davanti a Kopecky e Balsamo
Che cosa ti ha convinto?

Forse il progetto. Alla fine è una delle squadre più forti al mondo, ma senza una velocista di punta, quindi ho pensato che forse gli mancavo proprio io. Il fatto che ci sia Arzeni sicuramente sarà un punto di riferimento, però nel frattempo ho cambiato allenatore e ho già conosciuto le compagne. Non dico che mi sento già a casa, però è un gruppo molto bello e aperto. Mi hanno accolta a braccia aperte e speriamo di lavorare bene insieme.

Come sono stati questi due anni alla UAE Adq?

Come una seconda famiglia, per un po’ è parso di portare avanti la Valcar. Sicuramente avevano qualcosa su cui lavorare e so che lo stanno già facendo. Gli auguro il meglio, però sentivo la necessità di cambiare e dopo quest’anno penso che per me sia stata la scelta migliore.

Si capisce che è una squadra tedesca?

Decisamente. Da come si devono rispettare gli orari. Tutto deve essere come vogliono loro, si deve arrivare dove vogliono loro e quando vogliono loro. Quindi penso che mi faranno crescere anche da quel punto di vista. Avrò anche delle grandi compagne importanti come Niewiadoma, Chloe Dygert e Soraya Paladin, ragazze con palmares importanti. So che devo imparare tanto da loro e speriamo di riuscirci al meglio.

La Canyon Sram del 2025 ha 18 atlete, solo due le italiane: Consonni e Paladin (pohlmann_photo)
La Canyon Sram del 2025 ha 18 atlete, solo due le italiane: Consonni e Paladin (pohlmann_photo)
Sarai tu la velocista del team?

Sì, mi hanno detto che si aspettano questo, ma senza mettermi tanta pressione. Sanno che ho dimostrato con i fatti che sono lì, poi sicuramente dovrò conoscere anche le altre ragazze veloci della squadra. Ad esempio c’è Maike (Van der Duin, ndr), che è una buonissima velocista, quindi ci divideremo le corse. Però in quelle importanti sarò io la punta e voglio dimostrare di essere all’altezza.

Dovrai vedertela con Wiebes, Kool, Balsamo, Kopecky, Fidanza…

Bisognerà avere un treno formidabile e stiamo cercando di crearlo. Nelle corse importanti, è ancora più decisivo avere le compagne giuste e la loro fiducia. Ma sono convinta che troveremo l’intesa e con quella arriverà la fiducia.

Come si adatta lo spirito della Conso ai rigori tedeschi?

Bene (ride di gusto, ndr), benissimo! Hanno già imparato a conoscermi e io sto imparando a conoscere loro. E’ sempre bello cambiare atmosfera, conoscere persone da zero e costruire nuovi rapporti. E’ uno scambio reciproco, è sempre un’emozione.

Soraya Paladin sarà la miglior guida per Chiara Consonni nelle dinamiche del nuovo team
Soraya Paladin sarà la miglior guida per Chiara Consonni nelle dinamiche del nuovo team
Hai cambiato allenatore?

Si chiama Dan, è inglese e sta portando tanti cambiamenti, che però definiremo quando ci saremo conosciuti davvero bene. Gli inglesi sono abituati a uscire sotto la pioggia, a me non tanto (ride, ndr), ma per adesso mi sto trovando bene. Devo ancora abituarmi, conoscerlo meglio. Dobbiamo conoscerci. Poi impareremo a lavorare meglio insieme, penso sia solo questione di tempo.

Una volta ti chiedemmo a cosa servono le ripetute e rispondesti che sono perfette per farsi i selfie…

Adesso un po’ meno (ride, ndr). Sono appena tornata dal ritiro. Si vede che un gruppo è unito anche dalle piccole cose, come quando ti fermi per prendere la barretta e ti aspettano. Cerchiamo di partire sempre tutte insieme. Cerchiamo di cambiare le coppie quando siamo in allenamento, in modo da imparare a parlare con tutte. Ci sono delle buone basi e speriamo che si continui così.

Giro d’Onore, Consonni con Alzini e Vittoria Guazzini (immagine Instagram)
Giro d’Onore, Consonni con Alzini e Vittoria Guazzini (immagine Instagram)
La presenza di Soraya Paladin in squadra ti sta aiutando a inserirti?

Sicuramente, mi ha detto che sono tutte contentissime di avermi. A dire la verità, ero un po’ agitata. Entravo in un mondo completamente nuovo, non mi conosceva nessuno. Aver saputo che anche da parte loro c’è la volontà di lavorare con me e che magari l’anno scorso mancava una velocista per cui lavorare, è stato un bello stimolo. Ti dà qualcosa in più per dire: «Ok, ci sono. Lavoriamo bene e mettiamocela tutta».

Alzini a cuore aperto. Volta pagina e riparte con nuovi stimoli

17.11.2024
8 min
Salva

Aveva bisogno di respirare aria nuova. Martina Alzini aveva bisogno di ricaricare completamente le batterie psicofisiche per ritrovarsi. Manca poco alla fine del 2024, ma la 27enne velocista della Cofidis ha già iniziato a mettersi alle spalle una stagione che lei stessa definisce “distruttiva”.

Ce lo dice a malincuore dopo qualche botta e risposta, tirando tuttavia un sospiro di sollievo sapendo che è iniziata la discesa dopo un’ardua salita. Perché Alzini anche davanti alle difficoltà che più la colpiscono nel profondo non perde l’occasione per sdrammatizzare o sapersi fare forza con un sorriso. D’altronde non è semplice per un’atleta di alto livello svelare gli intoppi che la limitano dentro e fuori le gare, ma il saper “farsene una ragione in fretta” è una virtù che appartiene a pochi. L’Olimpiade le è costata molto, forse troppo, però Martina ne esce con ulteriori convinzioni e insegnamenti che valgono come medaglie. E la ringraziamo una volta di più per essersi aperta con noi.

Buon umore

Dicevamo, un motivo per sorridere Alzini lo ha sempre trovato, anche grazie a situazioni curiose. Quando qualche settimana fa scopre di essere diventata una “cover girl” su un sito generalista di sport che tratta pochissimo il ciclismo, appare confusa: «Non capisco se sia importante o meno, anche se mi fa piacere e forse serve anche questo per il nostro sport». Oppure durante la vacanza a Sharm El Sheikh con le sue amiche-compagne di sempre Guazzini, Consonni e Vece.

«Nel nostro resort – racconta divertita Martina – c’era un centro SPA ed un giorno decidiamo di concederci una seduta di massaggi. Ci accomodiamo nella stanza, entrano due ragazze egiziane per i trattamenti ed una delle due riconosce subito Vittoria (Guazzini, ndr). L’aveva riconosciuta dai riccioli e sapeva benissimo che era una campionessa olimpica del ciclismo in pista. Poi questa ragazza ha messo a fuoco anche noi tre. E’ stata una scena bellissima, dove ci siamo messe tutte a ridere come pazze. In quel momento ho pensato alla potenza comunicativa dell’Olimpiade. Questo viaggio e la loro compagnia mi hanno aiutata molto da punto di vista morale».

Adesso Martina cosa stai facendo?

Sono ancora in una fase post-vacanza, quindi molto tranquilla. Farò tutto novembre a casa a Calvagese col mio gatto Olly. Quest’inverno non ho gli europei in pista da preparare come l’anno scorso che erano a gennaio, anche se poi spero di fare quelli del prossimo febbraio. Ho ricominciato a pedalare da qualche giorno, andando anche in palestra. Dal 5 dicembre mi troverò con la squadra. Il giorno successivo avremo la presentazione a Lille, poi faremo gli incontri con gli sponsor e infine ci trasferiremo a Denia per il ritiro. Rimarremo in Spagna fino al 19 dicembre dove faremo anche alcuni test. Il ciclismo femminile ogni anno diventa sempre più esigente e già lì si gettano le basi per la stagione.

Perché invece il 2024 è stato distruttivo?

Ho chiuso l’annata male di testa ed esausta fisicamente. Sento di essermi trascinata. Fino al 6 agosto ho avuto in mente solo di andare a Parigi. Avevo la pressione di prepararmi a dovere per quell’appuntamento e ho sempre cercato di fare il massimo durante l’avvicinamento. Poi sono state fatte delle scelte da parte del cittì, ma non ne voglio più parlare perché bisogna guardare oltre. Dopo l’Olimpiade ho avuto tante emozioni che non ho saputo gestire.

E come hai risolto questa situazione?

Ho cominciato a farmi seguire da uno psicologo che è fuori dal mondo del ciclismo e che ho trovato vicino a casa attraverso mie conoscenze in accordo con la Cofidis. Non mi vergogno a dirlo perché vorrei essere di aiuto o esempio anche per altri ragazzi che corrono in bici. Non bisogna mai arrivare al punto di stare male per iniziare a farsi seguire. Io non me ne rendevo conto lì per lì, ma dovevo fare qualcosa.

Ora come va?

Decisamente bene. Da quando ho chiuso l’attività ho visto tanti cambiamenti e miglioramenti. Ho notato subito un cambio di mentalità. Sono molto più serena. Adesso nel mio percorso guardo avanti un passo alla volta senza inutili pressioni. Non fisso obiettivi a medio o lungo termine perché al momento serve di più raggiungere bene quelli a breve termine. Ma c’è stato un momento in cui mi sarei avvelenata se mi fossi morsicata la lingua da tanto ero al limite (dice ridendo, ndr).

C’erano motivi in particolare?

A parte le battute, era tutta una questione di stress. Innanzitutto mi ha fatto rabbia sentire sempre dire che ormai da noi donne si aspettano di più solo perché siamo pagate bene o che prendiamo stipendi come gli uomini. Per la serie, avete voluto la parità di trattamento e allora dovete fare di più come i maschi. La gente però non considera a fondo che nel ciclismo femminile sono aumentate le ore di gara, le corse stesse e soprattutto le pressioni. Forse anche più che nel maschile. Poi c’era anche un’altra questione che condizionava me e che mi incontrava.

Per caso c’entra il fatto che sei a casa da sola col gatto?

Diciamo di sì (risponde col suo solito sorriso, ndr). Non sono una ragazza a cui piace sventolare ai quattro venti certe questioni ed infatti a molta gente rispondevo come non fosse cambiato nulla, però la realtà adesso è un’altra. Dopo Parigi, Ben ed io (riferendosi al suo compagno Thomas, ndr) abbiamo deciso di separarci. Siamo rimasti in buonissimi rapporti, non si possono cancellare questi anni assieme, ma ci siamo trovati entrambi ad anteporre la carriera alla nostra relazione. Sono cose che capitano tra sportivi che puntano entrambi a grandi traguardi, forse il più alto. Poi qualcuno dirà che lui ha vinto l’oro olimpico ed io invece sono stata esclusa all’ultimo, ma non siamo tutti uguali. Non tutti i contesti sono identici, soprattutto nello sport dove succede spesso che puoi perdere.

“Mamma Marti”. Alzini per la 19enne Bego è diventata un riferimento a cui chiedere consigli su e giù dalla bici
“Mamma Marti”. Alzini per la 19enne Bego è diventata un riferimento a cui chiedere consigli su e giù dalla bici
La ritieni una sconfitta questa cosa?

No, la ritengo un insegnamento. Dopo l’Olimpiade, considerando che avevo fatto anche quella di Tokyo, ho capito cosa non vorrei più fare per preparare certe gare. Ad esempio sacrificare la mia vita, perché nonostante tutto, la vita va avanti. Anche il fatto di parlare un pochino più serenamente rispetto a prima di questa novità mi rende più leggera, anche se mi costa. Sicuramente tolgo certi imbarazzi. Ho capito che noi atleti possiamo parlare di tutto, non solo delle cose belle o che ci vanno bene. Possiamo parlare anche delle circostanze più avverse in modo discreto e comunque con persone che conosciamo meglio o di cui ci fidiamo.

Possiamo dire quindi che il 2025 sarà la stagione della rinascita di Martina Alzini?

Direi che sarà una stagione piena di motivazioni in un ambiente che conosco bene e in cui sto bene. Sono contenta di aver rinnovato con Cofidis, che ringrazio per essermi stata molto vicina durante l’annata, dandomi la possibilità di curare la pista per Parigi. Così come l’Esercito. Ho capito che non sono un numero per loro e che credono in me. Anzi, penso che col mio modo di fare, cercando di dire le cose con onestà rispettando il lavoro di tutti, mi sia ritagliata un ulteriore ruolo all’interno della Cofidis. E ne sono felice.

Ancora non si sa se nel 2025 la Cofidis prenderà la licenza Professional (foto Face to Face Richez)
Ancora non si sa se nel 2025 la Cofidis prenderà la licenza Professional (foto Face to Face Richez)
Quale in particolare?

Quest’anno mi sono molto legata a Julie Bego, che è il talento della squadra ed ha rinnovato fino al 2027. Lei ha 19 anni e mi chiama “mamma Marti” perché le ho dato tanti consigli e supporto su e giù dalla bici. Durante il Giro Women alla sera veniva spesso a chiedermi come aveva corso o cosa doveva fare per essere più attenta. Io non sarò la ciclista più forte del pianeta, ma questo tipo di rapporto con una compagna di squadra mi appaga e mi fa piacere. Poi certo, resto sempre pronta a sprintare nelle gare più adatte a me.