Il ciclomercato, attivissimo in questa fase della stagione per rimodellare le squadre in vista della prossima, ha riservato nelle ultime giornate una piccola sorpresa: il passaggio di Sara Fiorin alla Ceratizit-Wnt. Una sorpresa perché la 21enne olimpica azzurra a Parigi viene da due anni nel devo team della Uae e tutti pensavano che sarebbe passata nel WorldTour accedendo alla “squadra madre”.
Proprio a Parigi la trattativa con il team si è concretizzata e tutti i discorsi passano necessariamente per la trasferta a cinque cerchi, che rappresenta quasi uno spartiacque nella sua ancor giovanissima carriera.
«Dopo Parigi la ripresa è stata un po’ complicata, lo devo ammettere. Il lavoro per la performance olimpica era stato molto specifico, anche se avevo corso su strada fino a due settimane prima dell’appuntamento a cinque cerchi e ritrovare il giusto passo non è stato semplice. Avevo lavorato tanto su rapidità e scatto, molto meno sulla resistenza, ero un po’ titubante a riprendere. Dopo una settimana siamo andate in Belgio per delle classiche in linea, la prima è stata dura, lo ammetto. Nella seconda, la Konvert Koerse andavo già molto meglio e il 5° posto finale tirando la volata della Consonni è un buon risultato».
Successivamente c’è stato l’europeo…
Sapevo che, visto il percorso, sarei stata convocata e volevo farmi trovare pronta. Col passare dei giorni ritrovavo la condizione con in più uno spunto non indifferente in volata. Volevo arrivare alla gara belga al top della forma perché il tracciato mi si addiceva e alla fine ho fatto la mia parte con il bronzo della Gasparrini che è stato il giusto premio per il nostro lavoro.
Come giudichi, ora a mente fredda, la tua esperienza olimpica?
Esattamente questa, un’esperienza, che sarà fondamentale nel mio cammino. Ho gareggiato in specialità non mie, sapevo che non potevo competere con le migliori atlete della disciplina. Ho potuto però percepire l’atmosfera che si vive in un evento simile, unico al mondo. Ho condiviso un’avventura con ragazze fantastiche, sentendo la tensione, l’adrenalina che scorre a fiumi in quei frangenti. Il momento dell’oro di Consonni e Guazzini resterà per sempre nella mia memoria, le emozioni vissute in quel magico pomeriggio.
La pista resterà nel tuo futuro?
Sicuramente, era anzi una “conditio sine qua non” nei contatti con le varie squadre. Con la Ceratizit sapevo di trovare un team che vede di buon occhio la doppia attività e questo mi ha fortemente spinto ad accettare la loro proposta.
Il contatto quand’è nato?
E’ stato tutto piuttosto veloce, mi hanno fatto sapere il loro forte interesse quand’ero con la nazionale a Parigi, io mi sono presa qualche giorno per pensarci, volevo aspettare che le Olimpiadi finissero, poi a fine agosto abbiamo messo tutto nero su bianco.
Che cosa ti ha convinto della loro proposta?
Era un’occasione da non perdere, la proposta di una squadra di riferimento del mondo delle grandi. E’ un treno che non passa spesso e non avendo ancora certezze nella Uae ho deciso di prenderlo. Loro mi hanno chiarito che mi faranno crescere con calma, facendomi lavorare per la squadra ma concedendomi anche i miei spazi.
Hanno intenzione quindi di affidarti la finalizzazione di alcune corse?
In base alla mia condizione. Io ho dato la mia disponibilità a lavorare per le compagne, a fare anche l’ultimo uomo se ci sarà una compagna in forma e che ha bisogno che le si tiri lo sprint, ma lo stesso varrà per me. Io sono pronta per qualsiasi ruolo e vorrei migliorare sia come aiutante che come sprinter conclamata.
Quanto cambia sapere che il prossimo anno correrai nella massima serie?
Tantissimo, per me è come ripartire da zero e mi sento esattamente com’ero lo scorso anno al mio approccio con la Uae. Entro nel mondo dei grandi con umiltà ma conscia di potermi ritagliare un mio spazio. Intanto voglio fare esperienza e vedere come crescerò settimana dopo settimana. Sin dal primo ritiro di dicembre a Calpe.