Carbonari: «Che esperienza Parigi, ma potevo godermela meglio»

09.08.2024
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Quando ha tagliato la linea del traguardo della prova in linea olimpica, Anastasia Carbonari ha tirato un sospiro di sollievo. Un senso di liberazione, che probabilmente non avrebbe pensato di vivere con la maglia della sua Lettonia nell’evento più importante della vita.

Nelle puntate precedenti vi avevamo raccontato come la ventiquatrenne originaria delle Marche avesse ricevuto la convocazione e si fosse avvicinata a Parigi tra un intoppo fisico e l’altro. Stavolta abbiamo intercettato Carbonari appena rientrata dalla Francia, per chiederle che esperienza è stata tra un aneddoto e l’altro.

Carbonari assieme a Skujins (quinto nella prova maschile) hanno rappresentato la Lettonia alle Olimpiadi
Carbonari assieme a Skujins (quinto nella prova maschile) hanno rappresentato la Lettonia alle Olimpiadi
Anastasia, qual è il primo pensiero post Olimpiade?

Finalmente l’ho fatta, anzi ci sono arrivata sana e salva e poi l’ho fatta. Sì, perché prima di Parigi ho corso il Baloise che è solitamente una gara pericolosa perché tutte vogliono stare davanti e dove ci sono team più piccoli che si buttano dentro ovunque. E infatti alla prima tappa ho tremato ancora. Mancavano cinquanta chilometri all’arrivo, ero a ruota del blocco della DSM-Firmenich, quando due di loro si sono toccate e hanno innescato una caduta. Sono finita a terra anch’io per fortuna senza conseguenze. Ho cambiato la bici, ma non è stato semplice ripartire.

Perché?

Non lo nascondo, ma ho pianto per mezz’ora perché sembrava una maledizione. Non era tanto per l’escoriazione al ginocchio, quanto più per l’ennesimo pericolo scampato che mi poteva far saltare i Giochi. Anche Wiebes nella volata della seconda tappa si è spaventata per le troppe spallate ed è finita sull’erba. Anche lei non voleva compromettere la sua partecipazione. Alla fine la mia compagna Kumiega è stata carinissima, standomi vicina, rincuorandomi e riportandomi nel centro del gruppo. A quel punto Parigi si avvicinava sempre di più.

Selfie time. Il diesse lettone Toms Flaksis (in primo piano) ha aiutato Carbonari ad ambientarsi appena atterrata a Parigi
Selfie time. Il diesse lettone Toms Flaksis (in primo piano) ha aiutato Carbonari ad ambientarsi appena atterrata a Parigi
Quando sei arrivata nella capitale francese?

Il 30 luglio ho corso il Kreiz Breizh in Bretagna e sono partita in auto. Sono arrivata a Parigi all’una di notte, ma ho un avuto un piccolo comitato d’accoglienza lettone. Ad aspettarmi c’erano il diesse Toms Flaksis, il meccanico Raivis Jansons ed un altro dirigente che curava tutta la parte di logistica ed organizzazione. Sono stati tutti splendidi a spiegarmi ogni cosa e farmi inserire subito nel team con gli altri atleti.

Come hai trascorso i giorni prima della gara?

Il 31 luglio ho fatto un giro del villaggio per conto mio, sentivo di averne bisogno. Poi mi sono allenata nella zona di un vecchio ippodromo poco distante dal villaggio che aveva un anello di tre chilometri. Quasi tutti i ciclisti parigini si allenano lì e c’erano molti altri colleghi. Il primo di agosto avevamo la prova collettiva del circuito cittadino, ma al mattino mi ero fatta quarantacinque minuti di auto ed avevo pedalato circa 70 chilometri del percorso in linea. In pratica, tra strade che si facevano sia all’andata che al ritorno, sono riuscita a fare tutto il tracciato. Infine il giorno successivo l’ho trascorso allenandomi con le mie compagne della UAE ed altre ragazze. Sono passati veloci quei giorni.

Carbonari ha compiuto la ricognizione del percorso olimpico in due momenti. Prima il tratto in linea, poi il circuito cittadino
Carbonari ha compiuto la ricognizione del percorso olimpico in due momenti. Prima il tratto in linea, poi il circuito cittadino
Avete alloggiato nel villaggio olimpico o in un hotel fuori?

Eravamo all’interno del villaggio dove il comitato olimpico della Lettonia aveva preso una palazzina per i suoi atleti. Al primo piano avevamo un salotto dove guardare le varie prove, con un servizio ristoro fornito da Rimi Baltic, una catena di supermercati lettoni e sponsor del nostro comitato. Io ero in camera con Veronika Sturiska, una ragazza di diciotto anni, già campionessa del mondo della BMX sia da juniores l’anno scorso che da U23 quest’anno. E’ stato bello conoscerci meglio e scambiare le proprie impressioni, anche se a dire il vero ho passato poco tempo con il resto dei miei connazionali perché ognuno era impegnato con le proprie discipline. E poi spesso parlavano fra loro in lettone ed io ancora non lo capisco così bene (sorride, ndr).

Alla sera come era organizzata la cena?

Abbiamo sempre cercato di andare a mangiare nel ristorante grande del villaggio dove c’erano anche le altre nazionali per respirare meglio l’atmosfera olimpica. La cena era tutta a buffet e personalmente ero molto curiosa di vedere come mangiavano i super campioni di certi sport. Anche quello è stato un bel modo per avere un confronto.

Tris UAE a Cinque Cerchi. Carbonari ha pedalato anche con le compagne di club Bujak e Persico
Tris UAE a Cinque Cerchi. Carbonari ha pedalato anche con le compagne di club Bujak e Persico
Hai avuto modo di parlare con qualcuno di altri sport o nazioni?

Sì, ma non l’ho fatto perché mi vergognavo un po’ (dice sorridendo con un pizzico di rammarico, ndr). Una sera davanti a me, nella zona del dessert, c’era addirittura Simone Biles, la pluricampionessa della ginnastica (sette ori olimpici e 23 mondiali, ndr) che stava prendendo la frutta. La ammiro tantissimo, non solo per i risultati, ma anche per le battaglie che fa per lo sport femminile. Ero impietrita, avrei voluto salutarla e dirle che è un mito, ma non l’ho fatto perché non volevo disturbarla. Quando è tornata al suo tavolo, ci siamo salutate… e mi sono pentita di non aver chiacchierato con lei.

Con i colleghi ciclisti sei stata più sciolta?

Così così. Un giorno ho incrociato Matthews e Van Aert che stavano chiacchierando, ci siamo scambiati il saluto, però mi sono limitata solo a qualche rapida battuta. Il mio fidanzato Riccardo quando lo ha saputo mi ha sgridata perché dovevo dire a Van Aert che lui è il suo idolo assoluto! Potevo osare di più in generale, considerando che i pass olimpici erano fatti in modo da scambiarsi delle “spillette” con altri atleti proprio per incentivare la conoscenza reciproca.

Ti sentivi in soggezione?

Non saprei, so che non mi sono goduta fino in fondo il clima olimpico, d’altronde come il resto della stagione. Pensavo di essere in difetto rispetto ad altri perché alle Olimpiadi ci sono atleti che sacrificano anni della propria vita per esserci al top, mentre io invece ci sono arrivata tesa e senza una condizione accettabile o quella che speravo. Poi ti accorgi che l’organizzazione e tutto il personale è lì per te, a tua disposizione. E’ complesso e paradossale da spiegare. Non è stato semplice vivere questo contesto non essendo al cento per cento mentalmente. E la gara sapevo che sarebbe stata dura, ma almeno avrei sofferto meno e divertita di più se fossi stata più serena.

Sorride Anastasia a fine gara, ma i giorni precedenti sono stati vissuti con qualche ansia
Sorride Anastasia a fine gara, ma i giorni precedenti sono stati vissuti con qualche ansia
Ci saranno stati dei lati positivi. Quali sono stati per Anastasia Carbonari?

Certo che ci sono. Forse non li ho realizzati sul momento ed anche questo ha contribuito al mio stato d’animo così contratto. Tuttavia è stata una settimana di forti emozioni. Ho ripensato a quello che mi era successo, quando sono stata addirittura vicina a rinunciare. Nonostante tutto sono andata a Parigi e questo mi riempie d’orgoglio, l’ho anche detto in una intervista alla televisione lettone dopo il traguardo. Oppure penso su come si è chiuso un cerchio che si era aperto a Foligno.

Ovvero?

Me lo faceva notare mia madre durante il volo di ritorno. A Foligno ho corso una delle primissime gare da giovanissima e a distanza di tanti anni sempre lì ho preso il treno per il viaggio che mi ha portata alle Olimpiadi. Chi lo avrebbe detto all’epoca che avrei realizzato un sogno del genere? Ecco, questa deve essere la mia nuova forza per il futuro. Magari per Los Angeles, di sicuro per il finale di stagione dove voglio dare un segnale e fare bene.