Punto juniores, perché la nazionale non viaggia più?

13.09.2021
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E’ tutto un ribollire, una storia di pressioni e scarsa visione, solo che finora non se ne era accorto nessuno. La categoria juniores è nell’occhio del ciclone e non per una speculazione giornalistica. E’ bastato far notare che dalle medie si può passare dritti all’università del ciclismo (quindi da junior si può finire in una professional o in continental e di qui dritti al professionismo) per rendersi conto che si rischia ogni anno di mandare di là ragazzi non ancora pronti. Che vengono fatti correre oltre il dovuto, pensando alla performance e poco alla formazione. Quando poi sul mucchio ha sparato De Candido dopo gli europei, si è capito che le pressioni non si fermano all’ambito ristretto delle squadre, ma probabilmente nascono più in alto. Da un modo di inquadrare e gestire il movimento che non è più in linea con i tempi.

Secondo Bardelli, il confronto con il suo Svrcek ha aiutato tanti juniores italiani a crescere
Secondo Bardelli, il confronto con il suo Svrcek ha aiutato tanti juniores italiani a crescere

«Sono vent’anni che faccio gli juniores – dice Andrea Bardelli del Team Franco Ballerini – e sono vent’anni che sento De Candido fare gli stessi discorsi. Dei corridori che devono prendere più vento in faccia. Che sono viziati. E che fanno solo le corse del campanile. Noi quest’anno abbiamo corso in Austria, in Francia e in Slovacchia. Proprio ora sto mandando i bollettini per la Parigi-Roubaix, ma la nazionale italiana non l’abbiamo mai vista. Siamo gli unici ad avere il tecnico stipendiato. Come mai, visto che ad esempio in Austria ti pagavano tutto?».

Lo stress non aiuta

Si apre un altro capitolo e noi siamo pronti, per dare alla nuova federazione gli spunti necessari per riformare e gestire una categoria da cui dipende il futuro del professionismo. Lo ha detto Andrea Morelli e lo ha ribadito ieri Ivan Basso alla Coppa d’Oro: lo stress nelle categorie giovanili impedisce il trend di crescita dell’atleta. E non possiamo proprio permetterci di perdere per strada dei talenti a causa di tecnici che spingono troppo.

Nel gruppo degli juniores ci sono atleti seguiti bene e altri al centro di troppe pressioni (foto Scanferla)
Nel gruppo degli juniores ci sono atleti seguiti bene e altri al centro di troppe pressioni (foto Scanferla)
Siete davvero fra i pochi…

Siamo gli unici, grazie a Citracca e Scinto che ci danno la logistica e qualche soldo per fare le nostre trasferte. Girando per l’Europa si vedono tante cose. Ci siamo resi conto che i francesi nelle loro gare corrono senza i rapporti limitati. Noi non li abbiamo cambiati e ci andavano via in pianura e in discesa. Chiaro che quando poi vengono al Lunigiana, hanno quel guizzo di potenza in più che gli permette di fare la differenza in salita.

Si dice che da noi alcune squadre facciano allenare gli juniores con il 53×11…

Lo so anche io, ma noi non lo facciamo. E non sono a favore dell’apertura dei rapporti. A me va bene la limitazione, ma bisogna ragionare di tutto. Andare a vedere per capire. Gregoire che ha vinto l’europeo ha la doppia tessera, grazie alla federazione francese. Corre con la sua squadra di club e va a fare le trasferte con la AG2R, che prende i migliori da tutta Europa, al punto che quest’anno ha già fatto più di 60 corse. Confrontarsi con loro non è sempre utile, perciò prima di sparare sui ragazzi bisognerebbe sapere chi hanno davanti.

La prova dei nostri juniores a Trento non è dipesa soltanto dalla loro… distrazione
La prova dei nostri juniores a Trento non è dipesa soltanto dalla loro… distrazione
Secondo te perché la nazionale non fa più le trasferte di un tempo?

Bisognerebbe capirlo, soprattutto quelle pagate. La Coppa delle Nazioni ormai è ridotta a due sole prove e una non l’abbiamo fatta. Il confronto fa crescere. Credo che doversi confrontare tutte le settimane con il nostro Martin Svrcek abbia fatto bene anche ai corridori italiani. Se ieri Pinarello ha vinto il Buffoni (in apertura il veneto vince a Monte Corno, foto Scanferla, ndr) è anche grazie a questo confronto ad alto livello. Per cui, se non andiamo fuori noi, permettiamo agli stranieri di venire a correre in Italia.

Si potrebbe pensare che siano discorsi di uno che vuole fare risultati fini a se stessi…

Ma è l’esatto opposto. Stiamo portando Martin in giro per l’Europa perché passerà in una WorldTour e deve essere pronto. Ma qualsiasi ragazzo che vada a correre fuori impara come si sta in un albergo e cosa sia la borsa del freddo. Il problema di chi li spreme è nel direttore sportivo. Se ne trovi uno che li porta a fare 20 corse al mese, la Federazione deve intervenire. Limitare il numero di corse. Durante l’inverno si parla di salvaguardare i talenti, poi invece…

Cosa?

E poi scopri che fino a cinque giorni prima dell’europeo non sai chi lo correrà. Stessa cosa per il mondiale. La Francia aveva individuato a giugno il gruppo di lavoro, coni ragazzi per europei e mondiali. E non c’entra il fatto delle corse di campanile.

Il livello di prestazione fra gli juniores non vale quanto costruire una buona esperienza (foto Scanferla)
Il livello di prestazione fra gli juniores non vale quanto costruire una buona esperienza (foto Scanferla)
Il confronto superiore aiuta di certo, però.

Ma cosa devono fare i ragazzi? Se i direttori sportivi sono vecchi e non ci pensano oppure non hanno budget, la colpa è degli atleti? Allora perché non raccogliere un po’ di soldi dalle professional italiano per mandare a correre all’estero gli italiani migliori? Trovo io le corse. Ma i corridori ci sono. lo stesso Svrcek me lo dice sempre.

Cosa ti dice?

Che ci sono almeno sei o sette italiani di altissimo livello.

Ma allora il punto è cosa si vuole da uno junior…

Esatto, la mia domanda da un pezzo. Lo vuoi tutelare? Allora non lo porti a fare il mondiale in pista e poi a correre su strada senza dargli riposo. Lasciamo stare le prestazioni della domenica e facciamoli crescere globalmente. Con le gambe e con la testa. Io non so se cambierà qualcosa e se la Federazione sarà gestita come un’azienda. Ma gli juniores non si possono gestire come operai. Di questo sono sicuro.

Fierezza Trentin: «E adesso vediamo i sapientoni…»

12.09.2021
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Trentin ha la faccia scura, la maglia sudata, gli occhi che fiammeggiano di fierezza, il volto scavato e un sorriso che non glielo togli neanche a ceffoni. Per il quarto europeo di fila, Cassani si è affidato a lui come regista e la missione è riuscita perfettamente. Quando nel finale si sono sganciati Evenepoel, Colbrelli e Cosnefroy, il bresciano del Team Bahrain Victorious aveva in tasca la benedizione di Matteo, che lo aveva già battezzato come il più in forma dei nostri.

«Abbiamo corso come sempre alla grande – dice – poi alla fine, all’attacco del penultimo giro chi aveva le gambe era lì e chi non le aveva non c’era. Punto! Peccato per il terzo posto, ma avendo Sonny davanti non potevo rischiare di menare le danze per riprendere Cosnefroy. Ho vinto la volata con un chilometro di vantaggio, potevo portare a casa una medaglietta che non era male».

Trentin è stato il regista di Cassani in corsa: un ruolo svolto con precisione e fierezza
Trentin è stato il regista di Cassani in corsa: un ruolo svolto con precisione e fierezza

In sottofondo si capisce che sul palco stiano per suonare l’Inno di Mameli, ma qui intanto si ragiona ancora. E Trentin è già alla fase dei sassolini nelle scarpe.

Cosa si è visto oggi?

Per l’ennesima volta si è vista l’Italia. Nonostante tutti i sapientoni che ci sono in giro a dire non ci sono i corridori – rivendica con fierezza – oggi i corridori c’erano e abbiamo vinto lo stesso. Domani voglio vedere chi dice che non siamo bravi. Abbiamo vinto il quarto europeo di fila. Mancavano solo Van Aert e Alaphilippe.

Su un percorso comunque duro, no?

Penso che ho fatto poche gare così dure. Bastava vedere l’altimetria, la brevità della corsa e i corridori che erano presenti. La nostra tattica era di riuscire a tenere la corsa insieme e attaccare nella discesa del Bondone, per sgretolare un po’ il gruppo e mettere in difficoltà Evenepoel.

Obiettivo non raggiunto…

Bisogna fargli i complimenti perché è venuto giù proprio bene, non lo abbiamo messo in difficoltà proprio per niente. E da lì però ci sono stati un grande Ulissi e un grande Ganna, ma sono stati grandi tutti. E quando si corre così, si porta a casa un grande risultato.

Sei riuscito a parlare con Sonny prima degli ultimi attacchi?

Avevo visto che aveva una bella gamba. Noi eravamo fuori in cinque. Di quelli che sono rientrati, c’erano Evenepoel, Ben Hermans e lui. Si è visto che le possibilità di andare con il belga le aveva. E così gli ho detto che lui aveva solo Remco da curare e io avrei pensato agli altri. Giro dopo giro si andava sempre più piano. La salita che hanno attaccato è forse quella che si è fatta più lentamente. Eravamo tutti finiti.

Fierezza sul traguardo per la volata vinta facilmente: se avessero ripreso Cosnefroy, c’era il bronzo
Fierezza sul traguardo per la volata vinta facilmente: se avessero ripreso Cosnefroy, c’era il bronzo
Che vigilia è stata?

Bella. Si sono un po’ rilassati gli animi post Olimpiadi e il gruppo c’è. Quando è così, è un piacere venire a correre.

Poi alza lo sguardo e strilla: «Claudia, guarda che sono qua…». Sua moglie è passata di gran carriera con Jacopo al collo, mentre Giovanni lo porta Quinziato, prima amico e poi procuratore. Gli chiede quanto pesi e il bimbo risponde che sono 22 chili, che però a Monaco sono 20.

«Ci credo – risponde Claudia – qua in Trentino ci sono i salumi e i formaggi, mentre a Monaco quando c’è Matteo, dobbiamo stare tutti attenti…».

Moscon ha fatto la sua parte, rintuzzando gli attacchi sul Bondone
Moscon ha fatto la sua parte, rintuzzando gli attacchi sul Bondone

Percorso da mondiale

Intanto è arrivato Moscon, sfinito e sorridente. Magari non sarà stato risolutivo, ma si è mosso anche lui dietro alcuni attacchi importanti e adesso fa rotta verso i mondiali e percorsi che più gli sorridono.

«Agli altri è mancato il gruppo che abbiamo noi – dice – il nostro obiettivo era non trovarci ad inseguire e ci siamo riusciti. Anche i leader delle altre squadre hanno dovuto muoversi in prima persona, perché eravamo in tutti i movimenti. Il circuito si è rivelato molto bello, un percorso durissimo che andrebbe benissimo per un campionato del mondo. E’ stato bello correre in casa. Avevo già vissuto questa esperienza a Innsbruck, che è la mia casa adottiva, però qui è stato qualcosa di speciale. Non avevo la condizione per esaltare i miei tifosi, ma speriamo di trovarla per i mondiali».

Cassani, vittoria figlia dei programmi (e dell’orgoglio)

12.09.2021
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Cassani ha raggiunto la zona del podio camminando tra la gente con un sorriso mai visto prima. Aveva gli occhi che splendevano, come avendo raggiunto il suo traguardo o avendo dimostrato qualcosa. Facile intuire cosa. Il cittì è un uomo dotato di orgoglio. E al netto di ogni considerazione tecnica più o meno condivisibile, quando ti mettono pesantemente in discussione e riesci a vincere, la gioia è doppia. Per questo, magari sbagliando e volendo ugualmente scommettere un euro bucato, crediamo che alla fine non accetterà le offerte federali, sulla cui entità ci sarà da ragionare: saranno fatte perché rimanga? Questo ovviamente lo dirà lui dopo aver parlato con il presidente Dagnoni.

Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo agli ordini di Trentin
Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo
Perché ridevi?

E’ stata un’emozione, una gioia. Perché sapevo che potevamo vincere. Non è una vittoria nata ieri, è nata cinque mesi fa, è nata in primavera. A dispetto di tutte le critiche che si facevano, queste vittorie si programmano. Con Sonny, Trentin e le loro squadra abbiamo detto: vogliamo puntare ai mondiali? Loro hanno accettato e abbiamo individuato il percorso. Ci hanno creduto. Per questo resto sbalordito quando qualcuno diceva che bisognava portare Colbrelli alle Olimpiadi, sono discorsi da bar. Così alla fine ho costruito una squadra che ha funzionato. Abbiamo battuto un fenomeno come Evenepoel. E’ una vittoria dei ragazzi, della federazione, di noi, che siamo andati avanti su questa strada.

Con quale spirito l’hai vissuta?

L’unica cosa che posso dire è che una settimana fa ho sentito Pioli e gli ho detto che avevo pensato spesso a lui in questi giorni e avrei voluto fare come lui. Anche se io al 30 settembre finirò. Però sai, sapere di andare via e avere i miei ragazzi al mio fianco è stata una bella soddisfazione. Ma ribadisco, è stata una vittoria della federazione, perché fino al 30 sono il cittì. E devo dire che il presidente e Amadio mi hanno messo nelle condizioni di fare bene il mio mestiere.

Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Sei sparito dalla circolazione nei giorni scorsi…

Volevo stare con i miei ragazzi, per condividere con loro. Decifrare il loro sentimento, creare quel gruppo che era necessario. Quindi isolarmi dal mondo esterno per concentrarmi su quello che dovevamo fare oggi. E’ stata una vigilia veramente bella, perché l’ho vissuta meglio che in altre occasioni. Sereno, tranquillo, con un grande gruppo. Parti con Trentin come regista, Sonny che sta bene e tutti gli altri che hanno corso in modo impeccabile.

Trentin come Cassani con Martini?

Quando c’è lui in gruppo, sono tranquillo. Gli do le indicazioni e lui gestisce al meglio. Remco aveva dimostrato di stare bene, ma lo abbiamo ingabbiato a dovere. Sonny è cresciuto ancora. Tenere Evenepoel su quell’ultima salita era complicato.

Stasera si brinda?

La vittoria svanisce nello stesso istante che la conquisti. E comunque stasera non si brinda (sorride, ndr), perché vanno via tutti. Per i mondiali partiamo il mercoledì sera, perché giovedì ci sarà la possibilità di visionare il percorso. Sonny farà il Matteotti con me, altri correranno in Toscana, poi ognuno va a casa. I cronoman invece partono giovedì con Velo e Villa.

Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Rimarrai in federazione?

Non è sicuro. Con il presidente dobbiamo parlare dei contenuti, sono quelle le cose importanti. A me piace fare. Non sarò più il commissario tecnico anche se vincessi tre medaglie d’oro in Belgio. Però bisogna vedere quali sarebbero i miei ambiti in federazione, se posso essere utile. Ambassador cosa vuol dire? Io voglio fare, mi sento ancora giovane per fare qualcosa. Se il presidente ritiene che posso essere utile, dobbiamo parlare.

Era proprio necessario cambiare il cittì?

Dopo otto anni, ritengo sia anche giusto. Poi bisogna vedere i modi e le forme. Io sono rimasto zitto negli ultimi tempi. Ho la maglia azzurra, la voglio onorare e dare onore a chi mi ha dato la possibilità di fare questi europei e questi mondiali.

Remco, sfuriata da calciatore, poi torna il sorriso

12.09.2021
4 min
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Remco sembra più sereno di qualche minuto fa, quando ha bellamente mandato Colbrelli a quel paese. Tuttavia dei tre del podio, il belga è il solo che non tiene la medaglia al collo. L’ha messa sul tavolo e di tanto in tanto la guarda. Passata la sfuriata, le sue espressioni sono però sempre meno livide e quando risponde alla prima domanda si scioglie in un bel sorriso.

E’ chiaro che in salita si aspettasse un aiuto da Colbrelli, ma sentire Sonny ammettere di essere al limite, lo sta aiutando a farsi una ragione di questo e forse del fatto che l’italiano sia stato anche più astuto di lui.

«Non era facile per Sonny cavarsela in una corsa di scalatori – dice il belga della Deceuninck-Quick Step – ma ha una forma che forse non ha mai avuto prima. Si è proprio meritato la vittoria. Sapevo che nel gruppo dei primi c’era un solo corridore da non portare all’arrivo. Invece quando mi sono voltato, ho visto di avere a ruota proprio lui».

Remco si era presentato in partenza prima degli altri, mettendosi a fare stretching
Remco si era presentato in partenza prima degli altri, mettendosi a fare stretching

Nuovo inizio

Ride, si rilassa. Apre una bottiglietta d’acqua, poi ne prende un’altra. Lucida la medaglia e poi la rimette al collo. Bentornato.

«Posso crederci che Sonny fosse al limite – prosegue – perché ho fatto l’ultima salita davvero forte. Sette minuti a tutto gas. Ma a quel punto la corsa è diventata uno scontro mentale. Quando corri in circuito, riesci a gestirti, sai quanto tenere duro e dove puoi recuperare. Io peso 60 chili, lui forse qualcuno di più, per cui deve aver fatto davvero un grande sforzo per restare agganciato. Certo che mi dispiace non aver vinto, ma sono contento di essere tornato ai miei livelli».

Quando si è voltato e ha visto Colbrelli, ha pensato di avere un problema
Quando si è voltato e ha visto Colbrelli, ha pensato di avere un problema

Nessuna paura

Nell’intervista dopo l’arrivo, Trentin ha raccontato che l’Italia aveva preparato la discesa a tutta dal Bondone proprio per metterlo in difficoltà, facendo intendere di immaginare nelle picchiate veloci un limite dovuto alla paura dopo il Lombardia 2020. Lui ascolta e la prende un po’ come una provocazione. Di fatto però alla fine della picchiata su Trento in terza posizione c’era proprio lui.

«Ora sono molto più rilassato sulla bici – risponde alla domanda se abbia dovuto lavorarci tanto – ho più fiducia in me stesso, sono meno nervoso in gruppo e faccio meno errori stupidi in gara. In squadra ho parecchi compagni in gamba che mi stanno dando ottimi consigli. Anche al Benelux Tour, finché sono stato in gara, mi sono ben difeso. Spero che ora queste domande finiscano, perché capita a tutti una volta nella vita di cadere in discesa. Non diventavo matto quando dicevano che non sono capace di guidare la bici, ma ho capito che il mio problema era non avere fiducia nel corridore che mi precedeva e di conseguenza non ero tranquillo».

Nella conferenza stampa finale, inizialmente ha tenuto un atteggiamento scostante, con i chiari segni della sfuriata
Nella conferenza stampa finale, inizialmente ha tenuto un atteggiamento scostante, con i chiari segni della sfuriata

Destinazione Louvain

Il discorso si sposta sui mondiali e qui le risposte di Remco diventano persino simpatiche. Colbrelli, gli chiedono, può essere uno dei favoriti?

«Spero di no – ride – altrimenti gli chiederei di darmi la maglia. Comunque con questa condizione può andare bene su ogni percorso. Dal Benelux Tour a un certo punto mi sono ritirato (il belga ha avuto un virus intestinale, ndr) e ho potuto vederlo in televisione. E’ andato forte sulle salite delle Ardenne, i muri del Fiandre e anche in volata. Per i mondiali ci sono 2-3 favoriti e uno ce l’abbiamo noi con Wout Van Aert e noi faremo di tutto per aiutarlo, ma Sonny è fra loro. Spero però che non vinca lui (ride, ndr), altrimenti dal gruppo sparirebbero le bandiere d’Italia e d’Europa».

Poi si alza. Lo aspettano i giornalisti belgi per approfondire qualche discorso e poi sarà tempo di tornare a casa. La sua ragazza, vestita come una Jessica Rabbit in miniatura, lo ha raggiunto al quartier tappa. La sfuriata è alle spalle, ma nel sentire il suo tono con i colleghi fiamminghi viene da pensare che sotto la cenere covi ancora la brace viva.

Colbrelli, queste lacrime portano al paradiso. E ora il mondiale

12.09.2021
4 min
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Se potesse mettersi a saltare, Colbrelli rimbalzerebbe da Trento fino a casa. I tifosi con le sue bandiere hanno preso il podio d’assedio e quando Evenepoel lo manda a quel paese, il campione d’Europa un po’ accusa il colpo, poi però si lascia trasportare dalla gioia e se ne infischia. Rivede il Tour. Il male al ginocchio. Lo stop forzato. Livigno a rincorrere la condizione. Rivede le speranze e poi guarda la medaglia. Cosa vuole Evenepoel? Da che mondo è mondo, il più veloce non dà cambi al più forte in salita. Anche il ragazzino, crescendo, se ne farà una ragione. Quando arriva a portata di taccuino, l’Inno è già suonato, Colbrelli ha già versato le sue lacrime e ora indossa la maglia candida e azzurra d’Europa, con l’oro che squilla sulla pancia.

Con Cosnefroy ed Evenepoel, entrambi più scalatori di lui
Con Cosnefroy ed Evenepoel, entrambi più scalatori di lui
Racconta, dai…

Sono davvero contento, non è mai semplice partire da favorito. Correvamo in casa, non ero nella super condizione, perché un po’ di pressione me la sono messa. La nazionale girava alla grande e volevo ricambiarli.

Evenepoel avrebbe gradito un po’ di aiuto…

Non potevo dargli cambi. Anche lui sta andando forte e vuol dire che stavamo salendo a un passo importante. Io non avevo più la gamba fresca, però sapevo che dovevo tenerlo e non dovevo lasciarlo. Perché finita la salita, potevamo arrivare in volata.

S’è un po’ offeso…

Lui ha giocato le sue carte, io ho giocato le mie. E anche se sono più veloce, ho voluto andare sul sicuro. Non dargli tanti cambi, non ero fresco. E’ stata una giornata impegnativa, ricordiamo il mondiale di Trentin. Anche lui era il favorito con Pedersen e abbiamo visto come è andata a finire. Non volevo cascarci. Mi ha mandato a quel paese, ma io gli ho detto che avevo un po’ di crampi ed era anche vero (sorride, ndr).

Cosa c’era in quelle lacrime dopo l’arrivo?

La pressione di questa gara. Perché me la sono messa da me, volevo fare bene. C’erano la mia famiglia e i miei fans. Non capita tutti i giorni di vincere un europeo da professionisti. Quando sto bene così, posso competere ad alto livello. Non è il mondiale, ma un tassello molto importante della mia carriera.

Dopo l’arrivo, il bresciano è scoppiato in lacrime
Dopo l’arrivo, il bresciano è scoppiato in lacrime
A chi la dedichi?

La dedico a Cassani che ci ha creduto fino alla fine, anche se è il suo ultimo anno. Penso che possa lasciare il suo ruolo ancora da vincitore. E comunque c’è ancora il mondiale, siamo una squadra molto forte. Però intanto godiamoci questo giorno.

L’ultima curva?

Volevo passare per primo. L’ho fatta un po’ forte e anche se ero concentrato, ho sentito il grandissimo boato della gente. Vincere qua è stata davvero un’emozione doppia. Ho sprintato con un 54×14.

Quali sono stati i momenti decisivi?

Sicuramente la salita del Bondone, dove sono iniziati gli scatti. Poi la discesa perché l’abbiamo fatta davvero forte. Matteo (Trentin, ndr) è rientrato sui primi e il gruppo si è frazionato. Abbiamo fatto inseguire Mohoric che era uno dei favoriti e dovevamo farlo fuori. E da quel momento è stata una gara tirata, un po’ per i belgi e un po’ per i francesi. Scatti e controscatti, siamo rimasti in otto corridori e Remco metteva sempre il compagno a tirare e fare l’andatura. Finché all’ultimo giro ha dato una botta e l’ho tenuto bene.

Perché è speciale?

Perché ho vinto da favorito, sono davvero contento. Vuol dire che ho fatto un altro step importante. Ti metti tanta pressione e anche se c’è la gamba, rischi di complicarti la vita, invece è andato tutto bene.

Sul podio con Sonny, anche i figli Vittoria e Tommaso
Sul podio con Sonny, anche i figli Vittoria e Tommaso
E adesso si cambia maglia…

Mi dispiace coprire quella tricolore, perché l’avevo fatta disegnare così per me. Ma adesso ne indosso una ancora più importante.

La folla lo inghiotte sulla strada che porta in sala stampa, dove nella conferenza di rito ripeterà più o meno le stesse cose. Quando affianca e supera Evenepoel, non si scambiano nemmeno uno sguardo. Il giovane belga ha la faccia livida e probabilmente avrà bisogno di tempo per digerire la sconfitta. Anche questo lo farà crescere. Non si poteva andare avanti a suon di vittorie. Noi lo sapevamo, lui lo sta scoprendo. Ma l’atleta non si discute. E’ davvero fortissimo.

Baroncini e Ayuso litigano e Nys se la gode

11.09.2021
5 min
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Si gioca tutto nella doppia curva finale, che è come quella in cima a via Santa Caterina, prima di piazza del Campo alla Strade Bianche. Il gruppetto dei sei al comando del campionato europeo under 23 non perde un colpo. Prima ha provato Zana, che un po’ ha spiazzato Baroncini. Poi si sono preparati per la volata. Baroncini contro Ayuso, quasi un anno insieme al Team Colpack. In scia c’è un belga, si chiama Nys…

Sin dai primi Giri, la Spagna forza il ritmo sulla salita di Povo
Sin dai primi Giri, la Spagna forza il ritmo sulla salita di Povo

Volata fratricida

I due si guardano. Si danno spallate. Si conoscono, devono solo convincersi di essere avversari. Ma è chiaro che abbiano occhi l’uno per l’altro e non si siano accorti che Thibau Nys dalle retrovie si sta lanciando per la più classica delle rimonte. Fra i due litiganti gode lui, uomo del cross, figlio di Sven, portento del fango.

«Non credo che tutti sapessero quanto sono veloce – sorride il belga, fresco campione europeo – mentre io ho dovuto faticare per stare con loro in salita. La sola cosa di cui ero certo, è che se fossi arrivato davanti con il gruppo di testa, con il mio sprint avrei potuto giocarmi una medaglia. Il finale è tecnico e sarebbe pericoloso in un gruppo numeroso, ma affrontarlo in sei è stato perfetto».

E’ Garofoli nell’ultima giro a suonare la carica: il marchigiano dà tutto
E’ Garofoli nell’ultima giro a suonare la carica: il marchigiano dà tutto

L’ultima curva

Baroncini ha l’argento al collo e più parla e più capisce che Nys li ha proprio messi nel sacco. E un po’ sorride, perché comunque di più non poteva fare e il secondo posto era tutto fuorché scontato.

«Sono uscito per primo dall’ultima curva – dice – era una cosa fondamentale. Ma lui è stato più veloce e non me lo aspettavo. Ero più concentrato su Ayuso, abbiamo fatto a spallate per 300 metri. Ho fatto il possibile per la squadra e ci riproveremo al mondiale. Pensavo che Zana mi tirasse la volata, ma ha fatto bene a provare. Certi colpi di mano sono quelli che spesso danno risultato. Quanto a Nys, è rientrato dalle retrovie ed è stato fortunato a prendere il momento giusto».

Ultimo giro, Zana sta per uscire dal gruppo, mettendo il belga in fuga nel mirino
Ultimo giro, Zana sta per uscire dal gruppo, mettendo il belga in fuga nel mirino

Amico Ayuso

Ayuso, l’altro caduto nel tranello di sottovalutare Nys, la vive con apparente leggerezza. Alle interviste se la cava super bene con l’inglese, confermando che frequentare la scuola americana stia dando ottimi risultati.

«Nell’ultima curva – ride – fra Baroncini e me non si sa quante gomitate ci siamo dati. Ma è un amico e se proprio doveva vincere un altro, avrei voluto che fosse lui. Non ero al massimo dopo la caduta del Tour de l’Avenir, ma ho imparato che quando non sei al 100 per cento, devi dare il 100 per cento. Ma oggi non potevo fare di più. E quando Nys è partito, è arrivato così forte che ho potuto farci poco. Mi ha passato con 10 chilometri all’ora di più. Perciò ora andrò al Giro del Lussemburgo con la squadra (UAE Team Emirates, ndr) e poi al mondiale under 23. Ho tanta strada da fare, sempre con l’idea di vincere un giorno un grande Giro. Del resto, sono cresciuto guardando il Tour in televisione».

Thinay Nys è il nuovo campione europeo, l’emozione è grande
Thinay Nys è il nuovo campione europeo, l’emozione è grande

Il colpo di Zana

L’ultima parola la regaliamo a Zana, per aver chiuso nell’ultimo giro sull’attacco del belga Van Eetvelt, poi per aver provato l’allungo nel finale, quando il gruppetto dei sei ha iniziato a guardarsi.

«Pensavamo che venisse una corsa dura – dice il corridore della Bardiani – ma non così tanto, con la Spagna che ha fatto avvero da subito il forcing. Però negli ultimi giri abbiamo attaccato e siamo stati protagonisti anche noi. Ho provato a chiudere quel buco e ne è venuta fuori una buona selezione. Non abbiamo vinto, ma questa medaglia ci dà tanto morale per il mondiale. Quanto al mio allungo finale, non ho parlato con Baroncini, ma volevo che tirassero un po’ gli altri. Le corse possono andare bene o male, a noi oggi è andata benino…».

Sul podio, Nys fra BAroncini e Ayuso che in volata lo hanno sottovalutato
Sul podio, Nys fra BAroncini e Ayuso che in volata lo hanno sottovalutato

Una squadra unita

Adesso tocca alle donne elite, gli under 23 riguadagnano il pullman con il sorriso a metà. Hanno fatto tutti il possibile, compreso Benedetti che a un certo punto se ne è andato da solo. Soprattutto hanno corso da squadra, dato che hanno avuto tempo per unirsi al Tour de l’Avenir e prima ancora nel ritiro di Sestriere. Quello che è mancato ieri agli juniores, selezionati come una volta nell’ultima settimana, mescolati frettolosamente alla fine e poi gettati nella mischia.

Ganna, l’argento un po’ brucia. E in Svizzera stasera si brinda

09.09.2021
6 min
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Preciso come un orologio svizzero, quante volte avremo detto questa frase. Da oggi con il successo di Stefan Kung potremo dire “preciso come un cronoman svizzero”. Il 27enne elvetico ha bissato la medaglia d’oro dell’anno scorso nella prova contro il tempo degli europei battendo Filippo Ganna (argento per 8”) e Remco Evenepoel (bronzo per 15”) col suo connazionale Stefan Bissegger quarto a 23”. A Trento è andato in scena un tripudio rossocrociato a tutti gli effetti contando anche la vittoria al mattino di Marlen Reusser.

Si dava tutti per scontata la vittoria di Ganna, ma Kung era in agguato. Alla fine è arrivato l’argento
Si dava tutti per scontata la vittoria di Ganna, ma Kung era in agguato. Alla fine è arrivato l’argento

Attesa di Ganna

Tutti ci aspettavamo Ganna, ma a lui non possiamo chiedere e pretendere che vinca ogni cronometro che disputa. Anche perché sa bene che fino a qualche anno fa non era a questi livelli e che adesso c’è un equilibrio maggiore tra gli specialisti. In conferenza stampa analizza con estrema lucidità e tranquillità un risultato che gli ha tuttavia dato una medaglia d’argento e che arriva dopo un oro nel Mixed Relay che sente particolarmente.

«Diciamo – spiega Ganna – che la crono si gioca sui secondi, quindi non è un rammarico. Se dovessi pensare di cedere la maglia di ieri, non sarei io. Sono soddisfatto delle scelte fatte e penso che sia un bel blocco di lavoro in vista della cronometro mondiale. Ora penso a recuperare in vista della prova in linea degli europei dove cercheremo di farci vedere e fare bene. Poi penseremo alla domenica dopo ancora (il 19 settembre si correrà il mondiale crono, ndr), dove ci sarà da vedere cosa salterà fuori, visto che oggi ne mancavano diversi di avversari. La cosa positiva è che siamo tutti lì in pochi secondi, come alla crono delle Olimpiadi. Adesso le piccole cose fanno la differenza e ci sarà da calcolare bene il passo da tenere, le energie con cui arrivare e trovare ogni volta quel secondo in meno rispetto all’avversario».

Mentre l’azzurro parla, Kung lo ascolta, annuisce alle sue considerazioni e con un pizzico di soddisfazione pensa a ciò che ha appena fatto. Lo sentiamo.

Kung era già campione europeo della crono in carica e si è ripreso il titolo
Kung era già campione europeo della crono in carica e si è ripreso il titolo
Stefan hai bissato la medaglia d’oro dell’anno scorso e forse ha un sapore più dolce, un risultato davvero fantastico.

Sì, è sempre difficile vincere indipendentemente da chi si schiera alla linea di partenza. Oggi c’erano praticamente quasi tutti i più grandi specialisti al mondo, ma ero fiducioso nelle mie possibilità. Mi sentivo di avere una buona forma, soprattutto dopo i buoni risultati al Benelux Tour, dove ho fatto le prove generali per questa gara (Kung è arrivato terzo nella crono di Lelystad vinta da Bisseger su Affini, ndr). Oggi avevo un piano in mente e l’ho portato a termine come mi ero preposto.

Quale piano?

All’intermedio ero leggermente indietro, però non mi sono lasciato sfiduciare e sapevo che sarei andato a riprendere l’atleta che era davanti a me (Cavagna era partito un minuto prima, ndr). Quando l’ho ripreso è stata una iniezione di fiducia che mi ha permesso di dare tutto fino all’ultimo secondo. E non ho mollato fino all’ultimo, perché so bene che è questioni di secondi tra vincere e perdere.

Affini, sesto al traguardo, a 39″ da Kung. Al Benelux Tour era stato secondo nella crono di Lelystad
Affini, sesto al traguardo, a 39″ da Kung. Al Benelux Tour era stato secondo nella crono di Lelystad
I tuoi avversari ti mettono sempre tra i favoriti, Ganna dopo il Mixed Relay ha fatto il tuo nome ma spesso molti addetti ai lavori sembra che non ti prendano troppo in considerazione. Come vivi questo aspetto anche in vista del Mondiale?

Da un anno a questa parte mi sono avvicinato alla vittoria sempre di più. Tanto volte l’ho sfiorata, sono sempre stato battuto da qualcuno di diverso e sono sempre stato dato tra i non favoriti. Oggi ho dimostrato che sono riuscito a sconfiggerli tutti. L’obiettivo nei prossimi dieci giorni è quello di cambiare questa maglia (domenica 19 settembre ci sarà la crono iridata, ndr) in qualcosa di più prestigioso. Il risultato di oggi è stata una iniezione di fiducia fondamentale a livello mentale.

Remco Evenepoel, terzo a 15″, con Maclennan, segretario general Uec, che dietro il podio gli consiglia la medaglia
Remco Evenepoel, terzo a 15″, con Maclennan, segretario general Uec, che dietro il podio gli consiglia la medaglia
A proposito di successi sfiorati, nella quinta tappa al Tour ti ha battuto Pogacar un po’ a sorpresa proprio a cronometro. Eri più deluso o incredulo?

Cosa posso dirvi. Immaginate di essere primi in una crono importante. Una gara di trenta minuti che però ti richiede ore e ore di allenamenti, di preparazione, di test e di ottimizzazione per sistemare ogni minuscolo dettaglio. Ti presenti in pedana, disputi la migliore prova della tua vita, sai che quasi non potevi fare di più. Ti siedi sulla hot seat, pensi di aver battuto tutti: Roglic, Van Aert, Asgreen, insomma tutti i più forti. Inizi a crederci, pensi che forse ce l’hai fatta…

Invece?

Invece arriva Tadej e ti straccia di 20”. Direi che è più di una semplice delusione, è pura frustrazione. Perché veramente non potevo fare di più. E soprattutto lui non mi sembrava tra i più accreditati. Forse essere leader della generale del Tour gli ha dato una sorta di vantaggio perché in corsa era più protetto. Poi lui ha una capacità di recupero fantastica. Tutti questi fattori alla fine hanno fatto la differenza.

Bisseger, 22 anni, quarto al traguardo. Aveva vinto la crono al Benelux Tour
Bisseger, 22 anni, quarto al traguardo. Aveva vinto la crono al Benelux Tour
Oggi il ciclismo svizzero ha fatto una grande doppietta con l’oro tuo e della Reusser. Una giornata di gloria per voi.

Sì, è vero. Ieri con lei stavamo parlando e mi ha detto: «Secondo me vinceremo». Di solito uomini e donne non hanno mai l’opportunità di stare e allenarsi assieme, abbiamo programmi diversi. Solo in questi eventi possiamo farlo e scambiarci un po’ le nostre sensazioni e opinioni. Quando ci siamo visti, abbiamo parlato di questa prova e alla fine lei ha avuto ragione. Abbiamo vinto entrambi, è davvero incredibile. Siamo un Paese piccolo, con pochi ciclisti, quindi è una grandissima soddisfazione essere riusciti in questo risultato. Senza dimenticarci che Bissegger è arrivato quarto. Il lavoro che sta facendo la nostra federazione è veramente ottimo e ogni volta che facciamo queste manifestazioni è come se tutti i pezzi andassero insieme e fossimo una macchina che funziona veramente bene.

Vittoria Guazzini, la notte in bianco e poi la crono dei sogni

09.09.2021
5 min
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Nomen omen. La seconda giornata degli Europei di Trento si apre con una Vittoria, di nome e di fatto, sul primo gradino. La prova a cronometro per donne under 23 va all’azzurra Guazzini che batte la tedesca Hannah Ludwig (campionessa uscente) di 39”. A completare il podio e la festa italiana c’è Elena Pirrone (a 46”) autrice di una seconda parte di gara in totale rimonta, scalzando la polacca Marta Jaskulska (a 51”) che già pregustava la medaglia di bronzo.

Al suo arrivo la toscana Guazzini – dopo aver scambiato un paio di battute di circostanza – ci aveva lasciato per andarsi a sedere sulla hot seat, col gesto delle dita incrociate sia per lei sia per la sua compagna di club e nazionale. Nel frattempo la bolzanina Pirrone, terza provvisoria, attendeva gli ultimi arrivi mentre alle transenne cercava di recuperare energie e fiato. Alla fine, quando hanno tagliato il traguardo sia la polacca che la tedesca, le nostre italiane si sono corse incontro per un abbraccio liberatorio. Oro e bronzo per due atlete che sanno come, nelle categorie giovanili, si vincono medaglie.

Un’altra raffica di medaglie per Dino Salvoldi, qui con Pirrone e Guazzini
Un’altra raffica di medaglie per Dino Salvoldi, qui con Pirrone e Guazzini

Vittoria, da Tokyo a Trento

Ce le portano in mixed zone, sono raggianti e hanno ragione di esserlo. Le sentiamo. 

Vittoria, questo di oggi è un podio quasi simile a quello degli Europei junior a Brno nel 2018: prima tu, seconda Ludwig e terza stavolta la tua compagna Pirrone. Una maggiore soddisfazione rispetto ad allora.

Sì, fino alla fine facevo il tifo per Elena (quarta all’intermedio a 2” dal podio, ndr) perché so che lei ci teneva molto e sono contentissima per questo doppio risultato. Hannah (Ludwig che correrà nella nuova Uno-X Pro Cycling Team nel prossimo biennio, ndr) è una atleta molto forte, sapevo che era la favorita ed essermi riconfermata anche in questa categoria ovviamente mi rende molto felice. Significa che i valori sono quelli, siamo buone atlete e speriamo di riconfermarci anche tra le elite.

Tra le elite sarà quello di continuare in questa specialità, portando risultati.

La cronometro mi piace molto. Anche se quando ho finito ho detto che le crono non sono belle, perchéè effettivamente bisogna un po’ volersi male per arrivare al traguardo esauste (ride, ndr). Ma il bello del ciclismo è questo. Spero, anzi sicuramente continuerò a lavorare su questa specialità.

E per il mondiale invece?

Non so ancora il cittì che scelte farà, intanto mi godo il momento. Domani farò la prova in linea, spero di recuperare perché sarà abbastanza impegnativa. Per il mondiale aspetterò di sapere cosa deciderà Salvoldi.

L’anno prossimo correrai nella Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope. Un passaggio importante con l’opportunità di crescere.

Sì, ho fatto questa scelta per vedere cosa c’è al di fuori delle squadre italiane e sono contenta di averla fatta. Sono però altrettanto contenta di questi tre anni fatti nella Valcar Travel&Service perché mi hanno permesso di crescere in tutta tranquillità. Ci tengo a ringraziare il presidente Valentino Villa, il mio allenatore Davide Arzeni che con me hanno avuto tanta pazienza, mi hanno capita, ascoltata. Questa vittoria è anche per loro.

Quanti margini di miglioramento ti senti di avere?

Non so, spero tanti. Sicuramente con l’età, andando avanti, alcuni aspetti più professionali potrei migliorarli. Però per il momento credo che un po’ di spensieratezza faccia bene. Arriverà comunque il momento in cui dovrò limare su tutto.

Concentrazione prima della partenza per Vittoria Guazzini
Concentrazione prima della partenza per Vittoria Guazzini
Da Tokyo ad oggi, che percorso è stato soprattutto a livello morale?

L’obiettivo principale di quest’anno erano le Olimpiadi, ma era dall’inizio dell’anno che avevo fatto un cerchietto a questa giornata. Per scaramanzia non lo avevo mai sbandierato più di tanto, ma ci tenevo veramente. Stanotte è stato difficile dormire perché sentivo un po’ la pressione, volevo regalare un grande alla mia famiglia (si commuove un po’ mentre lo dice, ndr). 

Dopo le Olimpiadi hai staccato la spina, più per una questione mentale che fisica. 

Sì, ci voleva, sono stata un po’ a casa tranquilla con la mia famiglia. Forse qualcuno ha storto il naso per questo ma ne avevo bisogno, mi serviva e un po’ onestamente ho dovuto farmelo scivolare addosso. Poi ho ripreso a correre il Olanda, in Spagna e sono venuta qui. 

A chi dedichi questo successo?

A tutte le persone che mi hanno sostenuto, alla mia famiglia che anche loro come me hanno fatto tanti sacrifici.

Pirrone, filo ripreso

Ora è il turno di Elena Pirrone, che intanto abbraccia suo padre e sua sorella e poi ci raggiunge.

Elena uno splendido bronzo conquistato nella tua regione. Raccontaci la tua gara…

Non è stato facile, da subito ho fatto molta fatica. Sono partita senza aspettarmi nulla in realtà ma mi sono detta «Elena vai a tutta e vediamo cosa ci salta fuori». Sono contenta di essere qui, di aver potuto dimostrare quello che valgo, soprattutto perché l’anno scorso avevo avuto una brutta delusione agli Europei (nella stessa prova finì quarta a 3” dal podio, ndr). Mi ci voleva proprio questo podio, mi dà morale per il finale di stagione, mi apre una speranza per il mondiale. Spero di essere convocata per la crono. Poi sono felice perché ha vinto una mia compagna di squadra e sono contenta per lei.

E non poteva mancare l’abbraccio fra Vittoria Guazzini ed Elena Pirrone con Saul Barzaghi, fisio della nazionale
E non poteva mancare l’abbraccio fra Vittoria Guazzini ed Elena Pirrone con Saul Barzaghi, fisio della nazionale
Arrivavi da un periodo altalenante.

Sì, è stato un anno non tanto facile, mi sembra di essere sulle montagne russe. Ultimamente però stavo ritrovando una buona forma, la mia solita pedalata. Speriamo di continuare così e che il prossimo anno sia migliore.

Ti vediamo piuttosto tirata rispetto al passato. I tuoi margini di crescita quali sono?

Per quanto riguarda la cronometro c’è ancora tanto da lavorare, come spingere di più il rapporto e tanti dettagli da perfezionare. Ma credo di essere sulla buona strada. Mentre invece su strada la salita è una parte fondamentale, quindi lavorerò molto su quello. Sì, sono più magra di prima ma devo ancora perdere qualcosina nel peso.

A proposito della prossima stagione, dove sarai?

Rimango in Valcar, ho firmato ancora per un anno e poi si vedrà. Anzi colgo l’occasione per ringraziare la mia squadra che mi è stata molto vicina in questi anni.

Team Mixed Relay, magia azzurra sulle strade di Trento

08.09.2021
4 min
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L’estate magica – pardon, dorata – dell’Italia sportiva agli europei non si ferma più. Dopo i trionfi della nazionale di calcio e recentemente di quella di volley femminile, stavolta tocca al ciclismo che nella rassegna continentale di Trento centra la medaglia d’oro (dopo due bronzi nelle precedenti due edizioni) nel Team Mixed Relay. Una prova nata nel 2019, che in pratica è una staffetta tra il terzetto maschile e quello femminile.

Matteo Sobrero, Filippo Ganna, Alessandro De Marchi, Elena Cecchini, Marta Cavalli ed Elisa Longo Borghini (in rigoroso ordine di dorsale) hanno battuto di 21” la Germania (campione uscente) e di 27” l’Olanda (vittoriosa due anni fa). Regalando così al ciclismo azzurro la prima medaglia di questi europei trentini, la 43ª totale da quando si disputa la manifestazione.

Frazione maschile, tira Ganna, dietro Sobrero e De Marchi
Frazione maschile, tira Ganna, dietro Sobrero e De Marchi

Come si prepara?

Ma che tipo di gara è questa Mixed Relay? Come si prepara? Basta solo andare a tutta? Oppure ci deve essere della sintonia ed equilibrio tra il trio maschile e quello femminile per evitare che ci sia della pressione? Forse non c’è una risposta assoluta, ma una serie di giusti meccanismi che ti portano ad essere competitivi in una specialità del genere.

Appena finita la cerimonia delle premiazioni fermiamo Marco Velo, che era in ammiraglia insieme al cittì Davide Cassani, e gli chiediamo subito le primissime impressioni.

Grande felicità per questa vittoria immaginiamo.

Sapevamo di poter far bene con gente come Pippo, Matteo ed Alessandro. Avevamo un’ottima squadra così come la era quella femminile. Tutti ci aspettavano, ma non è mai facile vincere contro formazioni come Olanda e Germania. Tutti i ragazzi hanno fatto una prova superlativa, con ottimi tempi ed intermedi. Questa medaglia è il giusto premio per tutti.

L’obiettivo iniziale era Tokyo, ma dopo l’infortunio del Giro questo oro vale tanto
L’obiettivo iniziale era Tokyo, ma dopo l’infortunio del Giro questo oro vale tanto
Fa piacere che sia arrivata in questa specialità. Che valore ha questo oro?

Il movimento sta bene e deve continuare a stare bene, ci tenevamo a vincere questo europeo in casa. A crono ora siamo competitivi, mentre abbiamo perso sulle gare in linea o a tappe, è questione di ciclicità. Ora sfruttiamo il momento di essere forti a cronometro. Diciamo che questa medaglia dà quella spinta morale in più per affrontare meglio quelle individuali. 

Dal punto di vista tecnico come è stato l’avvicinamento?

Non è stato facile preparare ed interpretare una gara di questo genere perché i ragazzi non avevano mai provato assieme. In questa specialità bisogna essere molto bravi a sapersi adattare al ritmo degli altri e non è mai facile.

Vi siete confrontati o interfacciati con Salvoldi? Oppure l’obiettivo era creare un tesoretto di secondi da lasciare alle ragazze? 

Non era questione di interfacciarci prima con loro. Sapevamo che c’era da andare a tutta per poi far gestire il vantaggio alle ragazze, che poi alla fine hanno pure incrementato il margine. Anzi, non avevano nemmeno bisogno di questo vantaggio. Sono state bravissime, quindi complimenti alle ragazze.

Frazione donne: tira Longo Borghini, a ruota Cecchini e nascosta c’è Cavalli
Frazione donne: tira Longo Borghini, a ruota Cecchini e nascosta c’è Cavalli

Rivalsa De Marchi

Nella zona mista passano a turno i neocampioni d’Europa, ne sentiamo alcuni. «Personalmente – dice De Marchi – era una corsa a cui avevo strizzato l’occhio appena avevo ripreso la stagione dopo l’infortunio, che mi incuriosiva ed attirava. Con una squadra così eccezionale, abbiamo centrato il risultato pieno. E’ un successo di squadra, ha qualcosa di speciale proprio perché è ottenuto con altri compagni. E’ un segnale che il movimento c’è e funziona sia nel femminile che nel maschile in una specialità che richiede attenzione ai dettagli».

Dal quartetto alla staffetta

Fa eco a De Marchi anche Ganna: «Ogni volta voglio superarmi. Abbiamo ottenuto questo bellissimo risultato di squadra, era la prima volta che lo facevo e mi incuriosiva sempre quando guardavo da casa questa prova. Per l’occasione ho chiesto a Cassani se potevo farla, visto che in meno di 24 ore avrei disputato la crono individuale, dove voglio fare molto bene, ed ho subito avuto riscontro positivo. Similitudini col quartetto in pista? Diciamo che tutti e sei abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra, ognuno ha messo il suo. Abbiamo dimostrato di essere un bel gruppo».

Le azzurre hannoi appena saputo di aver vinto il Team Mixed Relay, pollici alti per Cavalli, Longo Borghini e Cecchini
Le azzurre hannoi appena saputo di aver vinto il Team Mixed Relay, pollici alti per Cavalli, Longo Borghini e Cecchini

Preparazione veloce

«E’ una medaglia bellissima – spiega Longo Borghini – perché dimostra la forza di un team, di una nazione e di un intero movimento. E’ un orgoglio indossare la maglia azzurra e sempre una grande soddisfazione poter vincere in Italia. Come si prepara? In verità è stata una cosa un po’ veloce perché abbiamo sempre il calendario molto pieno. Quando siamo arrivati qua abbiamo provato il percorso decidendo che la prima parte sarebbe stata di controllo e la seconda di velocità».