La sua casa si trova quasi ai piedi del Passo Manghen, la salita che nell’immaginario di chiunque sia nato a Borgo Valsugana e sogni di fare strada con la bicicletta rappresenta il confine fra diventare grandi o restare piccoli. La prima volta che Elia Andreaus ha salito il gigante della Valsugana aveva 15 anni. Arrivò in cima con Thomas Capra e i compagni del Veloce Club Borgo e oggi, a tre anni di distanza, il suo sogno sta per diventare realtà.
Dal Team Giorgi, in cui ha corso il secondo anno da junior, la sua strada ha incrociato quella del CTF Friuli, divenuto nel frattempo Bahrain Victorious Development Team, In cui ha ritrovato suo fratello Marco: tre anni di più. Eppure, nonostante sia tutto più grande, Elia mantiene i piedi per terra. Va a scuola, si allena in bici e vive i 18 anni come è giusto che siano. Chi lo conosce meglio lo descrive come un vulcano che non sta mai fermo. Va a pesca e va a sciare, ricorda l’esplosività di Trentin prima che Matteo diventasse saggio e sul lavoro è una macchina da guerra. Grande motore, grandi mezzi e il gusto di battere sulle salite i record altrui. Lo sentiamo nel pomeriggio al termine di un allenamento, nella routine di tutti i giorni che lo vede uscire di scuola alle 12,20, andare rapidamente a casa che per fortuna non è distante e partire con la bici alle 13,30.
«Adesso si stanno allungando le giornate – sorride – il problema c’è a novembre e dicembre. Di questi tempi si fanno anche tre ore con la luce, che è buono. E tutto sommato andare in bici dopo scuola va bene, in certi giorni serve anche per sfogarsi».
Con l’ingresso nel devo team le cose stanno cambiando?
Eh sì, l’anno scorso ero abituato molto bene al Team Giorgi. Non ci facevano mancare nulla, però adesso è tutto più organizzato. Siamo seguiti di più, alla fine è come essere professionisti. Si sapeva che sarebbe diventato un devo team, era nell’aria.
Quanto è stato brusco il passaggio da junior a under 23?
Rispetto all’anno scorso l’impegno è cresciuto. Faccio più ore, però allo stesso tempo riesco a conciliare scuola e bici senza problemi. Ovviamente se la domenica devo fare cinque ore, sabato sera non esco con gli amici, anche se ogni tanto vado lo stesso (ride, ndr). Credo che fino all’esame di maturità mi terranno un po’ tranquillo, poi sicuramente le ore aumenteranno. Da luglio si farà sul serio.
Qualche mese fa ci hai spiegato di avere un tutor scolastico: è ancora così?
Sì, ce l’ho dalla seconda superiore, perché in prima non si poteva avere. Comunico i giorni in cui ci sono impegni sportivi e i professori mi vengono incontro per le ore di assenza, che non vengono conteggiate. Anche le verifiche e le interrogazioni si possono programmare. Ad esempio dal 14 al 21 febbraio sarò in ritiro con la squadra a Udine. L’ho comunicato agli insegnanti già da tempo e quindi abbiamo concordato che le verifiche e le interrogazioni di quella settimana le recupererò dopo il rientro.
Ti aspettano e ti mettono sotto il giorno stesso che torni a scuola?
No, quello no. Non è che torno dal ritiro e il giorno dopo mi interrogano. Mi accordo con gli insegnanti e stabiliamo quando fare ogni cosa. Da quel punto di vista quasi tutti i professori mi vengono incontro, sono fortunato.
La squadra comincia da Rodi, quando è previsto il tuo debutto?
Non in quella trasferta, perché fra una cosa e l’altra prende quasi 20 giorni. Io non so ancora dove e quando partirò, in teoria potrei cominciare alla Popolarissima, che è il 16 marzo. Poi forse farò alcune corse in Slovenia la settimana dopo, ma penso che conoscerò a breve il calendario definitivo. Non so se ci saranno corse con i professionisti, si vedrà in base a come si sviluppa la stagione.
Squadra nuova, chi segue la tua preparazione?
Da quest’anno ho iniziato a lavorare con Alessio Mattiussi, che segue anche altri corridori del devo team. Invece nell’ultimo anno e mezzo, ero allenato da Paolo Alberati e seguito come procuratore da Fondriest. Maurizio per me che sono trentino è una figura di riferimento. Quando usciamo in bicicletta, quelle due o tre volte all’anno, nonostante la sua età si vede che va forte. Adesso ovviamente le cose sono un po’ cambiate, magari gli tiriamo un po’ noi il collo o almeno lui ci dice così.
Che posto è Borgo Valsugana per fare ciclismo?
Per allenarsi è il top, anche se in inverno è dura: ad esempio durante le vacanze di Natale, partivo la mattina alle 10 e c’erano 7 gradi sotto zero. Però in estate è il massimo, perché la mattina ad agosto parti con 18 gradi e ti alleni per tutto il giorno al fresco e comunque non al caldo come in altre parti.
Quali sono le tue salite preferite intorno casa?
Mi piace Panarotta, che prendi a Levico, a 15 chilometri da Borgo. Poi c’è il Manghen, che è forse è la più iconica che abbiamo qua. Se vado su in cima, poi scendo dall’altra parte e faccio la distanza. Sono proprio dei bei posti.
Qual è un obiettivo raggiungibile per questo primo anno da U23?
A livello di risultati, almeno fino all’esame di maturità, non mi pongo grandi obiettivi. Semmai mi piacerebbe capire che tipo di corridore sono e ovviamente vorrei crescere il più possibile. Si vedrà strada facendo, anche perché non ho idea di quanta differenza di livello ci sia fra juniores e under 23.
Ti alleni mai con tuo fratello Marco?
Allenarci insieme non capita spessissimo, perché lui ha finito la scuola, quindi può uscire la mattina. Magari capita di farlo nel weekend e usciamo insieme anche a Thomas Capra, che vive qui vicino.
Qual è la cosa che meno ti piace dell’allenamento?
Quando il mese è brutto e magari inizia a piovere o fa freddo, ma dipende dalla temperatura. Se è sotto zero, sinceramente il primo giorno sto al caldo, magari faccio un po’ meno o faccio un po’ di rulli o posticipo il lavoro al giorno dopo. Se invece ci sono 5 gradi e magari pioviggina, si esce ugualmente. Anche sabato scorso ho fatto 4 ore sotto l’acqua. Il vero problema non è tanto essere bagnati, quanto prendere freddo.
Qual è invece la cosa più bella dell’allenamento?
Sfogarsi e poter mangiare di tutto. Mangiare quello che si vuole dopo tante ore di bici è uno dei piaceri della vita…