Uec verso le elezioni. Della Casa c’è…

09.02.2021
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Non solo la Fci va verso le elezioni ma anche la Uec. Il candidato (unico) è un italiano, Enrico Della Casa, già nell’organigramma della confederazione europea. E per questo il 6 marzo prossimo a Odense, in Danimarca, sarà eletto presidente. La direttrice del suo programma non devia troppo dal lavoro iniziato già da qualche anno: sviluppare il ciclismo in Europa.

Della Casa lo avevamo anche ipotizzato come candidato alla Fci qualche tempo fa, ma lui rispose che aveva già tanto da fare in Europa. A quanto pare è stato di parola!

Enrico Della Casa, classe 1967, è oggi segretario generale della Uec
Della Casa, classe 1967, è oggi segretario generale della Uec
Della Casa, come è nata l’idea di questa candidatura?

E’ nata due anni fa. Rocco Cattaneo (presidente attuale, ndr) ha impegni crescenti al Parlamento svizzero e ha grandi aziende in Ticino, quindi era ormai troppo impegnato per portare avanti i progetti Uec.

E quali sono questi progetti?

Sviluppare il ciclismo in tutta Europa. Come di fatto abbiamo iniziato a fare dal 2013 con la “nuova” Uec insieme a David Lappartient. Abbiamo lavorato su tutto: dal logo alle iniziative tecniche, come l’inserimento degli elite nel ciclocross nel 2015, la nascita dei campionati europei sempre per gli elite… E continuiamo con la creazione della Coppa Europa di cross nel 2021 e quella di Mtb nel 2022. Stiamo dando molta importanza al settore offroad.

Perché questa attenzione al mondo del fuoristrada?

E’ un settore in fermento, credo in primis per una questione di sicurezza sulle strade e perché tutti i ragazzini hanno una bici e questa bici è una Mtb, anche nelle Nazioni ciclisticamente meno sviluppate. Penso alla Bosnia, all’Albania, alla Serbia… dove ci sono paesaggi ideali per il fuoristrada. Chiaramente non dimentichiamo le altre discipline. Però dico che su 50 Federazioni affiliate, 30 puntano sull’offroad per iniziare il ciclismo. Penso per esempio ad Andorra che in pratica è solo Mtb. Inoltre noi organizziamo gli eventi continentali e cerchiamo location di pregio. Il prossimo anno l’europeo di Mtb si terrà nella fortezza di Novi Sad in Serbia. Scenari del genere offrono enormi possibilità.

Visto il peso ciclistico del Vecchio Continente: quanto influisce la Uec sull’Uci?

Più che peso, noi abbiamo tanta attività: l’80 per cento si svolge in Europa. Cerchiamo di condividere le nostre proposte con le altre confederazioni e loro spesso ci vedono come un esempio. Il peso semmai c’è nelle varie commissioni dove siamo in grado di mettere in atto le nostre idee. Per esempio, abbiamo creato la categoria U23 donne nel cross e l’Uci ci è venuta dietro. Per certi aspetti siamo anche un laboratorio per l’Uci. Cerchiamo nuove soluzioni.

Sara Casasola, europei 2020
Il settore offroad è un grande espansione. Qui gli europei 2020
Sara Casasola, europei 2020
Il settore offroad è un grande espansione. Qui gli europei 2020
Qual è la richiesta più ricorrente che vi viene posta?

Di trovare una bella collocazione temporale dei nostri eventi, soprattutto in relazione alle gare del WorldTour per evitare concomitanze e sovrapposizioni. Alla fine noi stessi siamo organizzatori di eventi. Insieme all’Uci e alle maggiori Federazioni cerchiamo di trovare i giusti spazi temporali e questo è un problema che riguarda soprattutto la strada, che è ricchissima di gare. La Mtb o il cross in qualche modo hanno spazi maggiori più facili da gestire.

Sarà contento del suo mandato se…

Se riusciremo a sviluppare il ciclismo dalla Scandinavia ai Balcani, dal Portogallo alla Romania. Come? Stando vicino agli organizzatori, partecipando con le Federazioni. Io parlo molto con i miei interlocutori, cerco il dialogo diretto oltre alle mail e alle lettere. A parte i grandi organizzatori, vedi Aso o Rcs, la maggiorparte lo fa davvero per passione, sono volontari e meritano il nostro supporto. L’intento della Coppa Europa è dare visibilità a questi organizzatori. Già solo aiutarli nella comunicazione non è poco, rilanciarli sui social… E’ un qualcosa a costo zero ma che, dopo il giorno della gara, non li lascia abbandonati per i restanti 364 giorni. E magari un anno dopo torniamo a bussare per chiedergli la tassa della gara. Noi diamo un supporto tecnico, consigliamo. Per esempio paghiamo noi il fotografo affinché possa distribuire le immagini gratuitamente all’organizzatore e a chi ne fa richiesta.

In effetti non ci sono solo la Sanremo, la Roubaix, il Giro e il Tour…

Esatto, il tessuto lo fanno le tante gare più piccole, quelle che consentono alle squadre di correre, di fare attività. In tal senso devo dire che Di Rocco, quest’anno soprattutto, ha fatto molto per aiutare questi organizzatori.