BePink leader dei team italiani. E se diventasse un Devo Team?

14.02.2023
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L’effetto porte girevoli nel ciclismo femminile ha determinato un passaggio di testimone tra le continental italiane. In base al ranking, nel 2023 sarà la BePink a guidare i team del nostro Paese dopo la trasformazione della Valcar in UAE Development (quindi con licenza emiratina), che comanda proprio la classifica della seconda serie portandosi in dote i punti raccolti l’anno scorso.

La BePink ha iniziato la stagione dal 26° posto assoluto, piazza consolidata negli ultimi anni considerando che davanti a lei ci sono team continental con budget più alti e che sono in lizza per passare nel WorldTour. Abbiamo così voluto fare una chiacchierata con Walter Zini, il team manager della squadra lombarda, per capire come vivono l’eredità che hanno raccolto.

Basilico (a destra) ha ottenuto un buon nono posto alla prima tappa del UAE Tour
Basilico (a destra) ha ottenuto un buon nono posto alla prima tappa del UAE Tour
Partiamo intanto dal UAE Tour Women. Com’è andato?

Lo avevamo preparato bene a Calpe durante il nostro tradizionale raduno all’AR Diamante Beach Spa Hotel, ma siamo andati negli Emirati senza troppe aspettative. Abbiamo fatto un buon nono posto con Basilico nella prima tappa. Nella seconda invece ha un po’ dormito, rimanendo coinvolta in una caduta. Nello stesso giorno è caduta anche Teolis, costretta ad abbandonare la corsa senza conseguenze. D’altronde c’era molto fermento e nervosismo in gruppo a causa del vento. Nella terza ci siamo fatti vedere mandando in fuga Crestanello. La nota negativa invece è stato il ritiro di Bertolini.

Cosa è successo?

Matilde purtroppo è caduta nella prima frazione in una inversione di marcia attorno ad una rotonda. Una caduta sciocca, quelle in cui rischi di farti più male. Ha battuto la parte destra rompendosi il gomito. Abbiamo fatto subito tac e lastre per capire la vera entità. E’ stato un vero peccato. Lei è giù di morale, ma almeno sta bene e in queste ore stiamo valutando se operarla o meno a Bergamo.

Quest’anno sarete la formazione italiana più importante. Avvertite questa particolare situazione?

Devo dirvi sinceramente di no. Nel senso che noi già negli anni passati volevamo dare una impronta internazionale alla nostra squadra, compatibilmente con il calendario e le possibilità. Abbiamo sempre ragionato con questa ottica per far crescere al meglio le nostre atlete. Diciamo che forse adesso potrebbe essere un motivo d’orgoglio in più nei confronti degli sponsor, cui dobbiamo tanto. Per il resto, ci sono aspetti contraddittori da considerare in questo contesto.

Quali?

Come in tutte le cose c’è il rovescio delle medaglia. Quest’anno non faremo la Roubaix per una incomprensione con gli organizzatori. Speriamo che possano rimediare accettando la nostra richiesta al Tour Femmes. Purtroppo non ci hanno preso alla Liegi e soprattutto alla Freccia Vallone, dove nel 2022 eravamo stati protagonisti con Zanardi che restò a lungo in fuga, vincendo tre gpm. Tuttavia abbiamo ricevuto l’invito al Women’s Tour in Gran Bretagna, una importante gara a tappe WorldTour. Diciamo che alcuni criteri di assegnazione punti e di conseguenza di elaborazione del ranking andrebbero rivisti per la partecipazione a certe corse.

Zanardi ha partecipato agli europei su pista, disputando la corsa a punti (foto Arne Mill)
Zanardi ha partecipato agli europei su pista, disputando la corsa a punti (foto Arne Mill)
Cosa intendi?

Adesso il calendario femminile è sempre più pieno. Non ha senso vedere gare WorldTour in cui partono solo 70 ragazze come al Down Under o altre gare minori in cui sono solo in 40, se non meno. Fare punti lì è più semplice che in altre gare europee storiche. La nostra vittoria WT a Burgos con Vitillo, dove c’erano 120 partenti, non può valere come altre dove c’è meno gente. Oppure come per i campionati nazionali. Vincere in Olanda non è la stessa cosa di farlo in un Paese con partecipazione e livello più basso. Noi fortunatamente siamo sempre riusciti a centrare buoni risultati. Però per una squadra come la nostra è più difficile, tenendo conto che nei Devo team possono correre atlete del WT. Non dico che non sia giusto, ma secondo me bisognerebbe rivedere qualcosa nei regolamenti.

Cosa pensi dei team di sviluppo?

La tendenza delle grosse formazioni sia maschili che femminili è questa. Negli uomini è già avviata da un po’ di anni. Alla fine è stato visto che in pratica costa meno fare un development team che andare in giro a cercare talenti. E’ più conveniente perché così le atlete che hai te le puoi fare crescere come vuoi. Nel giro di poco tempo si arriverà a questa situazione.

La BePink ha raccolto l’eredità della Valcar come miglior team italiano (foto Saccani)
La BePink ha raccolto l’eredità della Valcar come miglior team italiano (foto Saccani)
Quindi, se arrivasse una richiesta, Walter Zini valuterebbe l’idea di fare diventare la BePink un team di sviluppo?

Ad oggi non me lo hanno mai proposto, anche se so che ci sono diverse formazioni WorldTour che stanno cercando. Prima di tutto farei attenzione alle opportunità di crescita delle ragazze. In ogni caso mi potrebbe interessare questa evoluzione, per mettere la mia esperienza al servizio della squadra. Noi sappiamo quanto sia difficile adesso fare attività nel femminile, quindi sapremmo anche come ben comportarci in una nuova eventuale nuova veste. Prima però vediamo di fare una bella stagione come nel 2022. Anzi cerchiamo di fare meglio.

Andrea Casagranda, è lei adesso l’atleta di famiglia

18.12.2022
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«Quando sono nata io, mio padre ha smesso di correre». Il passaggio di consegne è avvenuto quel 22 settembre 2004 quando Andrea Casagranda è arrivata nella vita di Stefano, a quel tempo alla Saeco, e di sua madre Caterina. Ora l’atleta di famiglia è proprio lei, che nel 2023 diventerà elite con la BePink.

Che il ciclismo fosse nel sangue e nel destino della giovane Casagranda (foto PH Rosa in apertura) era praticamente già scritto. Oltre a papà (9 stagioni da pro’ con 5 vittorie, tra cui una tappa alla Parigi-Nizza), attuale presidente del Veloce Club Borgo ed organizzatore della storica Coppa d’Oro, anche mamma Caterina Giurato è da sempre nell’ambiente in qualità di diesse. Abbiamo deciso quindi di conoscere meglio la diciottenne della Valsugana facendoci raccontare com’è la sua vita da sempre in mezzo alle biciclette.

Andrea Casagranda nel 2022 ha disputato la Gand-Wevelgem con la nazionale (foto Rocco Maes)
Andrea Casagranda nel 2022 ha disputato la Gand-Wevelgem con la nazionale (foto Rocco Maes)
Andrea iniziamo dagli ultimi due anni da junior nel Breganze. Come sono stati?

Alla fine li giudico buoni, anche se mi aspettavo di più visto come ero partita. Nel primo anno ho raccolto inaspettatamente risultati importanti, considerando che da allieva e esordiente mi piazzavo poco. Un bel decimo posto a Cittiglio, una vittoria e in generale belle prestazioni. Quest’anno invece ho preso il Covid a gennaio. Ho dovuto rincorrere la forma giusta e questo mi ha demoralizzata. Forse ero un po’ saltata di testa. Forse pensavo di ottenere molto di più perché più grande di un anno. Tuttavia sono stata piuttosto presente nelle top ten, riuscendo a correre anche la Gand-Wevelgem con la nazionale. Ciò non toglie però che avrei voluto disputare una stagione migliore.

Hai tratto qualche insegnamento da questo?

Sì, certo. Che non tutto viene subito, per scontato. Ho imparato che non bisogna demordere, che nel ciclismo si cresce sempre step by step. Che sì, ci vogliono le gambe ma la testa conta molto di più di quello che si può immaginare. E’ un aspetto sul quale sto lavorando tenendo conto che adesso correrò nella categoria più alta.

Sei spaventata quindi dal primo anno elite?

Direi di no. Innanzitutto ringrazio la BePink che si è interessata a me prendendomi. Sono molto contenta di essere con loro. So che sono nella formazione giusta per fare esperienza ed imparare a correre. Non avrò troppa pressione. Avrò compagne giovani ma già molto preparate e navigate. Spero di poterle aiutare. Fino alla maturità so che dovrò concentrarmi sullo studio. Per mia fortuna ho buoni voti (frequenta il Liceo Scientifico di Scienze Applicate a Borgo Valsugana, ndr) però da luglio 2023 potrò pensare solo al ciclismo.

Che tipo di corridore sei? Ti ispiri a qualche atleta?

Mi definirei passista-scalatrice. Nelle categorie giovanili siamo tutte passiste, poi crescendo e facendo gare più dure escono le vere attitudini. In salita ho notato che mi trovavo bene. Non altrettanto in volata. Sono tutt’altro che veloce (ride, ndr). Mi sto allenando però per diventarla un po’ di più perché serve sempre esserla. Ammiro molto Longo Borghini. Magari poter fare la metà delle imprese che ha fatto lei…

Stefano Casagranda è il presidente del Veloce Club Borgo, organizzatore della Coppa d’Oro
Stefano Casagranda è il presidente del Veloce Club Borgo, organizzatore della Coppa d’Oro
Andrea Casagranda com’è finita a correre in bici? Forzatura o per passione?

Dico sempre che ho iniziato ciclismo da G1 in modo automatico. I miei genitori non mi hanno mai spinto, anzi mio padre sapendo la fatica che si fa mi ha sempre messo in guardia mentre ero giovanissima. Ovvio però che quando mamma e papà lavorano nel ciclismo e ne senti parlare tutti i giorni, è naturale che finisci a correre. Mio fratello Niccolò ha un anno in più di me e aveva iniziato prima. Andavo alle sue gare, mi piaceva, mi divertivo e ho voluto cominciare. Il ciclismo a Borgo Valsugana è veramente di casa. Qui abbiamo Trentin, mentre a Pergine c’è Oss. E poi ricordo bene la settimana tricolore del 2012…

Come l’avevi vissuta?

Come una festa. Da noi, dicevo, tantissimi giovani corrono in bici e tutti ci sentivamo coinvolti. Mio padre era nell’organizzazione e andavo con lui a preparare i percorsi. Mi piaceva vedere le nostre strade addobbate e pieni di professionisti in allenamento. Avevo otto anni, ci capivo molto poco (sorride, ndr) ma mi piaceva. Credo che alla lunga e inconsciamente quei campionati italiani siano stati un incentivo per correre in bici.

Quanto parli di ciclismo con i tuoi genitori?

Abbastanza ma senza fissazioni. Sono contenti di me e che vada alla BePink. Mi chiedono come sto e che allenamenti devo fare. Se possono mi aiutano altrimenti mi appoggio ai tecnici del Veloce Club Borgo. Mia madre è stata la mia allenatrice proprio lì e fino a quest’anno ha guidato esordienti e allieve del Trentino Cycling Academy. Mio padre invece, a proposito della fatica, se n’è fatto una ragione (ripete divertita, ndr).

Andrea nasce passista, ma da junior ha sviluppato attitudini per la salita (foto Tre Giorni Giudicarie Dolomiti)
Andrea nasce passista, ma da junior ha sviluppato attitudini per la salita (foto Tre Giorni Giudicarie Dolomiti)
Ti ha pesato essere figlia d’arte?

No, anche se spesso sentivo dire che siamo raccomandate. Ne parlavo con mio padre dopo che abbiamo letto la vostra intervista a Cristian e Sara Pepoli. Lui ha corso con mio padre e si conoscono bene. Personalmente mi sento orgogliosa di fare lo sport che faceva mio padre, così come penso lo sia Sara, che ho conosciuto alle gare. Non si possono fare paragoni tra figlie e padri. E in ogni caso io non lo sento.

Quanto sa Andrea Casagranda di suo padre Stefano?

Mi sono sempre interessata molto alla sua carriera. Andavo a cercare qualcosa su Youtube, tipo la tappa che ha vinto al Giro del Trentino. So che è stato il suo secondo successo da pro’ con quasi 120 chilometri di fuga solitaria. Poi da junior come diesse ho avuto Davide Casarotto che è stato suo compagno di squadra per tanti anni. Figuratevi quanti aneddoti mi raccontavano…

Acquisti mirati e tridente per la BePink. Ci dice tutto Zini

08.12.2022
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Squadra che vince non si cambia, recita un popolare adagio dello sport. La BePink del 2023 avrà due figlie d’arte come volti nuovi, ma il grande colpo di mercato è l’aver trattenuto le sue migliori interpreti per ultimare il loro programma di crescita.

Un roster di 13 atlete con una età media di 21 anni, più bassa rispetto a quella dell’anno scorso. Walter Zini e Sigrid Corneo potranno contare ancora sul tridente che l’anno scorso, tra strada e pista, ha conquistato 18 delle 23 vittorie stagionali, compresi quattro titoli europei. Basilico, Vitillo e Zanardi guideranno il team continental lombardo, alla ricerca di una consacrazione personale e collettiva. Sentiamo da Zini come si comporterà la sua BePink l’anno prossimo (in apertura con Zanardi e Vitillo, c’è Letizia Brufani, a sinistra).

Walter Zini è il team manager della BePInk dal 2012 e nel ciclismo femminile dal 1997 (foto Saccani)
Walter Zini è il team manager della BePInk dal 2012 e nel ciclismo femminile dal 1997 (foto Saccani)
Walter avete fatto un paio di innesti mirati in squadra.

Sì, abbiamo cambiato di poco. Tre delle quattro partenti andranno in squadre spagnole. Quagliotto alla Laboral, Drummond alla Zaaf, Escursell alla Massì-Tactic, mentre Dioguardi stava valutando il suo futuro agonistico. Le ringrazio per essere state con noi negli ultimi anni. Abbiamo deciso di sostituirle solo con due ragazze, anche se valuteremo se inserire qualcun’altra più avanti. Arriva Alessia Patuelli dalla UAE Team ADQ (figlia dell’ex pro’ Andrea, ndr) dove ha fatto due stagioni sottotono. E’ una classe 2002, spero di recuperarla e riportarla ai suoi livelli giovanili, in cui aveva dimostrato grandi cose. Poi abbiamo preso Andrea Casagranda dal Breganze Millenium (figlia dell’ex pro’ Stefano, ndr). Sarà al primo anno tra le elite e non vogliamo metterle pressione, ma è una ragazza molto promettente. Entrambe saranno un valore aggiunto.

Hai resistito alle sirene degli squadroni per Vitillo e Zanardi. Però alla fine del 2023 potrebbero partire. Sei preparato a perderle?

Diciamo di sì, ma intanto c’è da correre la prossima stagione e fare bene. Se loro due e altre delle nostre ragazze ripeteranno ciò che hanno fatto nel 2022, non avremo problemi a privarcene. Le aiuteremo a trovare la sistemazione più adatta. Ho ragazze che potenzialmente potrebbero essere pronte al WorldTour, però a me interessa farle passare affinché possano restarci per il resto della loro carriera. E’ per questo che hanno scelto di fare ancora un anno in BePink, per maturare ulteriormente.

Ti aspettavi la stagione che ha fatto “prezzemolino” Basilico?

Sono soddisfatto di Valentina. Le sue doti non si discutono però bisogna pesare i risultati che ha fatto. Ha vinto tre gare open e due in Argentina alla Vuelta Formosa dove il livello era più contenuto rispetto al solito. Attenzione, non sto dicendo che non valgono. Sono importanti e ce le teniamo strette, anche perché ha sempre vinto bene. Ma per me, ad esempio, vale tantissimo il secondo posto che ha fatto al fotofinish a Fourmies dietro Copponi della Fdj-Suez. Lassù c’era davvero un bel lotto di partenti e se avesse fatto una volata più pulita avrebbe fatto il colpaccio. Lei è un vulcano in tutti i sensi. Ha qualità, ma deve imparare a usarle al momento giusto. Ci stiamo lavorando.

Vitillo e Zanardi invece sono chiamate all’annata del definitivo salto di qualità?

Le doti di Matilde sono note. Anche lei ha fatto un grande 2022, con due ori in pista all’europeo U23 insieme a Silvia. Non è molto vincente perché ancora non ha esplosività, però se le lasciano troppo spazio in fuga sa colpire, come a Burgos dove ha vinto una gara WT. Si giocherà di più le sue carte e credo che possa stare con le migliori in certe corse. Però deve essere pronta a correre in modo diverso. Sta crescendo bene e in fretta. La “Zanna” invece dovrà provare nuove gare…

Ce lo ha detto infatti, anche se non era molto convinta.

Sì lo so. Silvia viene da me e mi dice: «Sai che pensavo peggio?». Come alla Freccia Vallone. Non era in forma, però l’avevo mandata in fuga dove andavano forte sia davanti che dietro. Alla fine è stata l’ultima fuggitiva a essere ripresa. Le ho mostrato i dati e analizzandoli le ho detto che fra un po’ di anni potrebbe fare dei piazzamenti a Huy. Nel 2023 mi piacerebbe portarla a correre la Roubaix. Ho fatto richiesta di partecipare e spero ce la accettino. Quest’anno ha vinto in solitaria, andando in fuga o su terreni cui pensava di non essere adatta. Per la definitiva consacrazione le manca il grande risultato nelle gare vere. Penso a Cittiglio o alle Strade Bianche, visto che lei sa guidare molto bene la bici. Deve convincersi dei propri mezzi. Quest’anno lavoreremo per la maturazione psico-fisico.

Per Walter Zini chi sono le altre ragazze che possono mettersi in mostra?

Ce ne sono diverse. Crestanello ha un gran potenziale. Abbiamo aggiustato il metodo di lavoro e nel 2023 potremo vederla davanti nelle volate. Lara si alternerà a Basilico in base al loro stato di forma. Brufani, Vettorello e Bertolini si sono rivelate subito importanti per la squadra, le ultime due pur essendo arrivate a metà di questa stagione. Poi c’è anche Teolis che può rilanciarsi, specie in salita. Ha risolto qualche problema alla schiena e lei ha una grande capacità di gestirsi in corsa. Ma in realtà siamo ben equilibrati. Anche Hajkova, Jencusova e Savi sono sempre preziose in ogni gara col loro contributo. Tutte le mie ragazze sono fondamentali nell’economia del gruppo e bisogna riconoscergli questi meriti.

Che 2023 vuole fare la BePink?

Stare sulla falsariga di quest’anno in termini di risultati andrebbe benissimo. Però vorrei maggiore consapevolezza. Siamo giovani, ma alcune sono mature per fare un certo tipo di attività. La ciliegina sulla torta sarebbe una vittoria in gare di spessore, magari al Nord. E magari anche più di una.

Zanardi: Champions finita, ora sotto con i ritiri azzurri

04.12.2022
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Poche ore fa era sull’anello del Lee Valley Velopark di Londra per l’ultimo atto della Uci Champions League della pista. Anche quest’anno Silvia Zanardi è stata una delle protagoniste della spettacolare manifestazione allestita da Discovery Sports Events. Il risultato al termine delle cinque prove è peggiore rispetto a dodici mesi, fa ma non è quello che conta o che preoccupa.

«In questa gara – spiega con serenità la 22enne piacentina della BePink – c’è in palio sempre un bel montepremi e tutte vanno sempre come delle moto. L’ho fatta volentieri anche quest’anno perché è utile per viaggiare da soli ed imparare a sistemare sempre meglio la bici, benché a Berlino mi sia fatta male ad un dito mentre sistemavo il rapporto da usare (ride, ndr).»

Ci sono tanti obiettivi nel mirino di Zanardi per la prossima stagione, nella quale non sarà più U23. Diventa “grande” Silvia infatti e lei, da inguaribile incontentabile di se stessa come se non avesse ancora vinto o fatto nulla, vuole lasciare il segno prima di trovare approdo nel 2024 in un team WorldTour. Riprendono le sue parole ad intervallarsi con le nostre…

Com’è andata questa Champions League? Non l’hai fatta solo per fare esperienza perché quella ormai ce l’hai.

Devo dire di sì. In effetti ho aiutato Rachele (Barbieri, ndr) consigliandole rapporti più lunghi, visto che qui si disputano gare corte ed esplosive a differenze delle altre che facciamo con la nazionale. Sono partita contratta nelle prime due prove, a Mallorca e Berlino, poi già a Parigi ho sentito di stare meglio. Ho affrontato le ultime due giornate a Londra più fiduciosa. Ecco, credo proprio che la Champions di quest’anno potrebbe tornarmi utile per gli europei in pista che ci saranno a Grenchen dall’8 al 12 febbraio.

Zanardi, insieme a Guazzini, era una delle due U23 che il cittì Sangalli ha schierato al mondiale australiano
Zanardi, insieme a Guazzini, era una delle due U23 che il cittì Sangalli ha schierato al mondiale australiano
Sarà il primo grande appuntamento del tuo 2023. Ci stai già pensando?

Mi piacerebbe fare ancora la madison, la corsa a punti e il quartetto (rispettivamente oro e due argenti europei nel 2022, ndr) però devo parlarne sia col cittì Villa che con Walter (Zini, team manager della BePink, ndr). Comunque da domani fino al 15 dicembre sarò in ritiro a Calpe col gruppo pista della nazionale e avremo modo di abbozzare dei programmi. Tra l’altro in quei giorni faremo un paio di gare o ad Anadia o a Grenchen. Aspettiamo la conferma.

Restando in tema azzurro, dopo il mondiale di quest’anno, c’è anche il gruppo strada da curare, giusto?

Mi sono integrata bene perché fortunatamente molte di loro sono anche nel gruppo pista e questo rende tutto più semplice, anche se poi alla fine ci conosciamo tutte. Sono andata in Australia per fare la mia gara tra le U23 se si fosse creata la situazione. Ma sono andata soprattutto per rendermi disponibile ad aiutare le mie compagne. Penso di aver dato il mio contributo, però credo anche di aver dimostrato a Paolo (il cittì Sangalli, ndr) di poter contare su di me in appoggio alla squadra.

A marzo Zanardi vince al Trofeo Ponente in Rosa. Si ripeterà in Ungheria, al Tour dei Pirenei e all’Ardeche (foto Ossola)
A marzo Zanardi vince al Trofeo Ponente in Rosa. Si ripeterà in Ungheria, al Tour dei Pirenei e all’Ardeche (foto Ossola)
Movistar, BikeExchange e un altro paio di formazioni WT si erano interessate a te, ma hai deciso di restare alla BePink. Perché?

Naturalmente sono sempre stata lusingata e lo sono ancora di queste voci. Non ho accettato le loro proposte perché ho preferito proseguire nel processo di crescita che ho iniziato qua. Mi ritengo a buon punto, ma sono ancora giovane. Qui nel 2023 ho la possibilità di fare un ulteriore step con la giusta pressione, anche se con Walter, che era su con me a Londra, non c’è una giusta pressione (dice sorridendo, ndr).

Appunto, lui con te usa bastone e carota. Cosa ti dice in merito?

Walter vorrebbe correre di più al Nord per farmi fare esperienza. Io non amo le gare in Belgio, ad esempio. C’è il pavè, ci sono strappi duri e c’è troppo freddo. Glielo dico sempre che non fanno per me. A piace stare al caldo (ride, ndr). Battute a parte, lui ha ragione e so che devo passare per queste corse per formarmi. Nel 2023 non dovendo preparare le gare U23 in pista con la nazionale potrò correre di più su strada, magari andando di più al Nord.

Nel 2023 Silvia (qui con Brufani e Vitillo) sarà ancora il faro della BePink
Nel 2023 Silvia (qui con Brufani e Vitillo) sarà ancora il faro della BePink
Considerando la stagione che hai fatto, in cosa devi migliorare per l’anno prossimo o in generale?

Vorrei mantenere una maggiore continuità mentale tra un periodo di gare e l’altro. Concentrazione, se vogliamo darle un nome. Quest’anno ho avuto un momento in primavera in cui mi ero un po’ persa. Avendo un anno in più non dovrei ripetere gli stessi errori. O almeno spero. Di sicuro mi impegnerò perché non accadano più certi episodi di deconcentrazione.

Come si vede Silvia Zanardi da grande? Ovvero da fine 2023 in poi?

Non nascondo che mi piacerebbe andare in una formazione WorldTour. So che i team manager e diesse delle altre squadre osservano sempre tutto. Tante cose, dai risultati a ciò che succede fuori o lontano dalle dalle gare. Finora ho ottenuto buoni risultati, ma posso fare meglio. Nella prossima stagione vorrei alzare il livello delle vittorie o prestazioni che ho fatto quest’anno. Quello sarebbe un ulteriore bel biglietto da visita per chi mi cercherà.

Quagliotto diventa “basca”. Biennale con la Laboral Kutxa

25.11.2022
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Abentura berria in basco significa nuova avventura. E’ quella in cui è pronta a tuffarsi Nadia Quagliotto a partire dal 2023 con la Laboral Kutxa Fundaciòn Euskadi.

Dopo due stagioni alla BePink, la venticinquenne trevigiana di Madonna della Salute di Maser (in apertura foto Ossola) ha firmato un biennale con il team continental basco per un trasferimento di mercato che profuma di inedito e di deja-vu allo stesso tempo. E’ proprio Quagliotto a spiegarci tutto, ormai rigenerata dal periodo di riposo durante il quale ha girato il Mediterraneo su una nave da crociera insieme al fidanzato.

Nadia, facciamo un bilancio generale degli ultimi due anni.

Sono stati buoni tutto sommato, anche se avrei voluto dare di più. Principalmente devo ringraziare Walter (Zini, il team manager della BePink, ndr) che mi ha preso dandomi la possibilità di correre e rimettermi in mostra. Arrivavo dalla sfortunatissima esperienza alla Casa Dorada proprio in Spagna dove oltre alle vicissitudini del Covid abbiamo avuto problemi economici con la squadra. In pratica avevo corso meno di un mese. Nel 2021 ho trovato la condizione solo dopo il Giro Donne centrando un podio in Francia, quest’anno invece è iniziato molto bene, ma non è proseguito allo stesso modo.

Cosa è successo?

A marzo ho vinto due tappe e la generale del Trofeo Ponente in Rosa in Liguria. Avevo un bello stato d’animo, ero in forma e volevo restare il più regolare possibile. Però ad aprile a Chambery sono rimasta coinvolta in un incidente stupido. Mi hanno tamponato in un rallentamento e ho battuto il ginocchio destro contro il manubrio. Mi sono dovuta ritirare, saltando così anche Freccia Vallone e Liegi. Mentre cercavo di recuperare ho fatto gli esami del sangue perché sentivo di non stare bene. I valori hanno riscontrato le difese immunitarie basse. Ed infatti ho preso il covid poco dopo. Da lì in avanti ho dovuto sempre rincorrere la condizione.

Braccia alzate al Trofeo Ponente in Rosa. Qui Nadia vince a Ceriale la sua seconda tappa e la generale (foto Ossola)
Braccia alzate al Trofeo Ponente in Rosa. Qui Nadia vince a Ceriale la sua seconda tappa e la generale (foto Ossola)
Ti abbiamo vista però alle corse…

Sì certo. Le ho fatte tutte, ma ho sempre fatto schifo (dice sorridendo, ndr). Non riuscivo a spingere come volevo. Mi sono sentita meglio ad agosto inoltrato. Non ho fatto risultati però almeno non facevo più così tanta fatica. Insomma, sono un po’ di anni che per un motivo o l’altro non riesco a farne bene uno dall’inizio alla fine o come voglio io.

Tornerai a correre per un team spagnolo. La prima volta dicevi che non era andata bene. Perché?

A settembre 2019 ero in uscita dalla Alè Cipollini ed ho fatto il contratto con la Casa Dorada che aveva davvero buoni propositi. Mi aveva aiutato ad essere ingaggiata Asja Paladin (sorella di Soraya, ndr) che aveva firmato prima di me. C’era anche Alessia Vigilia. Tante belle parole del proprietario che sono rimaste tali. Abbiamo iniziato a capire che ci sarebbero stati problemi quando a febbraio 2020, prima che scoppiasse la pandemia, non avevamo ancora la licenza UCI. Poi si è fermato tutto. Nel mezzo ci hanno detto che l’avrebbero presa, ma così non è stato. Siamo riuscite a correre il Giro Donne e ancora non so con quali risorse economiche perché di fatto la squadra stava fallendo. Loro hanno continuato l’anno successivo in un qualche modo, io però avevo già chiesto di essere liberata. Mi ero guardata attorno. Andai alla BePink, ma ero già stata contattata dalla Laboral Euskadi.

Raccontaci pure…

Verso fine 2020 loro hanno fatto un sondaggio per me visto che acquisivano la licenza UCI, ma ero già in parola con Zini e forse ero ancora un po’ scottata da quello che era successo. Stavolta invece, quando mi hanno chiamata tra giugno e luglio, mi hanno subito dato delle rassicurazioni. Il loro general manager è Aitor Galdos Alonso, che è stato pro’ con Euskaltel e Caja Rural ma che ha vissuto e corso in Italia per tantissimi anni (dilettante nell’Unidelta poi pro’ con Nippo e Panaria, ndr). Lui continua a tranquillizzarmi visto il mio precedente (sorride, ndr). Pensate che il mio nome ad Aitor glielo aveva suggerito Monica Guajardo, che fa radio-corsa in Spagna e che è la sorella di Juan Mari lo speaker della Vuelta e di altre gare. Eravamo rimaste in contatto dal 2020. Alla fine qualcosa di buono quell’anno c’è stato.

Hai già conosciuto il resto della squadra?

Sì, abbiamo fatto quattro giorni ad Eibar dal 16 al 19 novembre. Niente bici, ma solo visite da Orbea, altri fornitori e sponsor. Abbiamo fatto diverse riunioni tutti assieme ed individuali per conoscerci meglio. Ho avuto una buonissima impressione e la conferma dei riscontri che mi avevano dato. Vogliono crescere e diventare più internazionali. E’ per questo che hanno preso me, Laizane (lettone, già ex Vaiano, ndr) e la tedesca Schweikart che vive a Maiorca da tanti anni. Il loro obiettivo è diventare WorldTeam dal 2024. Hanno una struttura rodata alle spalle per merito del team professional, l’Euskaltel Euskadi, e quello U23. Il budget ce lo hanno grazie all’appoggio della Laboral Kutxa, la banca che poi da il nome alla nostra squadra (e che ha rinnovato l’accordo fino al 2029, ndr) ed anche al supporto di Mikel Landa, che è uno dei soci della Fundación Euskadi.

Andrai in Spagna a vivere?

No, resterò a casa. Lì ho i miei ritmi, le mie abitudini e le mie zone dove allenarmi. In effetti sono piuttosto schematica ma il mio fidanzato Simone (Ravanelli in uscita dalla Drone Hopper Androni, ndr) sta cercando di farmi aprire alle cose nuove. Naturalmente rientrerò a casa ogni volta che non sarò in ritiro o in giro con la squadra per le gare.

Con che ruolo ed obiettivi Nadia Quagliotto va alla Laboral?

Dobbiamo ancora stilare un programma agonistico, ma mi hanno detto che potrò giocarmi le mie carte senza troppe pressioni. Insieme ad altre 2-3 ragazze ci divideremo i compiti di prime punte. Questo almeno nella prima stagione, poi vedremo quella successiva. La mia intenzione, come dicevo prima, sarebbe quella di fare delle annate senza intoppi. Sono sicura che se riuscirò a mantenere una continuità di rendimento potrò raggiungere dei risultati. Tutte le gare andranno bene per farlo. E magari di conseguenza potrei anche farmi notare da Paolo (il cittì Sangalli, ndr) per tornare a vestire la maglia azzurra.

ReArtù: Maglia primaverile e salopette a taglio vivo, le novità 2023

27.10.2022
5 min
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I capi creati da ReArtù sono il frutto della lavorazione artigianale dei tessuti speciali creati nel laboratorio forlivese. Tra le novità che andranno a rimpolpare un già vasto catalogo 2023, c’è la nuova maglia a maniche lunghe per la mezza stagione e la salopette corta realizzata completamente a taglio vivo. I due capi sono stati progettati e realizzati utilizzando le attrezzature e i macchinari più moderni in commercio in campo tessile.

Dal 1992 ReArtù vive e respira ciclismo, ed è in grado di mettersi al servizio delle squadre partendo da quelle amatoriali arrivando fino alle professionistiche come nel caso della BePink. Con l’obiettivo di realizzare capi innovativi e soprattutto personalizzati. Per raccontare i modelli new entry della gamma strada ci siamo affidati al titolare di Re Artù Paolo Castellucci che abbiamo incontrato a Misano in occasione dell’IBF

Nella foto a sinistra il titolare di ReArtù Paolo Castellucci insieme al team manager di BePink Walter Zini
Nella foto a sinistra il titolare di ReArtù Paolo Castellucci insieme al team manager di BePink Walter Zini

Personalizzazione e qualità

ReArtù rappresenta una piccola ma grande eccellenza in campo tessile ed esempio di Made in Italy. Alla base di ciò c’è una propensione ad accontentare qualsiasi cliente con un servizio di personalizzazione mirato, che passa rigorosamente per la qualità dei materiali e della produzione. 

«Ci stiamo facendo spazio -spiega Castellucci – nel mondo del ciclismo e tutti gli sport di squadra, grazie a materiali innovativi e sempre più riconoscibili. Ultimamente c’è la tendenza di ridurre il più possibile le cuciture, per limitare il fastidio dello sfregamento sulla pelle. E questo è il nostro cavallo di battaglia: tessuti taglio a vivo di tutti i tipi. Si utilizzano dei prodotti idrorepellenti quando piove, per garantire una certa impermeabilità. L’abbigliamento estivo a sua volta deve garantire una leggerezza che possa contrastare le eccessive temperature. I nostri capi tecnici per il ciclismo sono tutti rigorosamente fatti a mano. E la qualità per noi rappresenta una vera è propria regola».

Per la mezza stagione

L’abbiamo toccata con mano e ne abbiamo percepito la sua qualità costruttiva e l’incredibile leggerezza del tessuto. «Una maglia da mezza stagione – spiega Castellucci – con una leggera felpatura interna. Ideale per le temperature più fresche. Completamente a taglio vivo quindi con un tessuto che si adatta perfettamente alle curve del corpo. Senza cuciture sia nelle maniche che nel fondo maglia con la coda tonda che va a coprire la parte inferiore appena sopra la sella. Il collo è confortevole e non crea nessun tipo di sfregamento o irritazione.

«Poi ci sono i copri cerniera in tessuto – dice – in alto e in basso per evitare eventuali frizioni e fastidiosi impigli con tessuti. Tre comode tasche nella parte posteriore per riporre oggetti personali. E’ un prodotto completamente personalizzabile, per le squadre e per chi ne richiede l’adattamento. Va rigorosamente portata con un intimo traspirante e nulla di più. L’asciugatura del sudore va favorita facendo lavorare il tessuto il più vicino possibile alla pelle».

Pantalone a taglio vivo

Leggerezza e comfort sono due caratteristiche che se abbinate alla performance rappresentano il mix perfetto per un capo top di gamma. Così è per il pantalone estivo a taglio vivo.

«Questo è un pantalone intero e corto – illustra Castellucci – fatto completamente da un pezzo unico. Tutto completamente a taglio vivo. Con cuciture assenti se non in corrispondenza del fondello. La parte finale della gamba non prevede inserti in silicone perché non ne ha bisogno, siccome il tessuto avvolge perfettamente il muscolo ed è in trazione a contatto con la pelle. Questo è permesso anche dalla maglia del filato estremamente stretta ma che non ostruisce la traspirazione del sudore. La sagoma della gamba è più lunga sulla parte anteriore mentre più corta nella parte posteriore, in modo tale che durante la pedalata venga assecondato ogni movimento in maniera naturale. E’ un tessuto che aderisce perfettamente grazie anche alle bretelle che seguono le linee delle spalle e del torace. 

«Il fondello – conclude – è progettato per le lunghe distanze con una garanzia di comfort che si attesta sulle sette ore. La sua composizione è ad alta densità e alta memoria e rappresenta il top di gamma in campo di comfort e prestazioni. Prodotto e progettato dalla Dolomiti Pads si chiama Gallio. Anche il pantalone è completamente personalizzabile. Ed è stato pensato con determinate caratteristiche. Non è stampato per evitare che si sbianchi e le scritte vengono così termosaldate sopra»

ReArtù

Da Anadia a Monaco, fiutando l’Australia. Bentornata Zanardi

19.08.2022
5 min
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Silvia Zanardi s’è cavata fuori dal buco nero in cui s’era cacciata e nell’ultimo mese e mezzo ha raddrizzato la stagione. Il 2022 infatti era partito bene, poi s’era un po’ arenato in qualche insicurezza di troppo. Ma dagli europei U23 di Anadia, la musica è cambiata e con essa sono tornati i sorrisi giusti, le vittorie (una in Ungheria, una al Tour dei Pirenei e due ori ad Anadia in pista) e le giuste prestazioni. Il trionfo nella madison di Monaco insieme a Rachele Barbieri è un’altra delle ciliegine di cui si va arricchendo la torta.

«Da un mesetto e mezzo a questa parte – conferma la piacentina – ho fatto andare le cose come volevo io. Sono entrata in condizione tardi rispetto al programma. Volevo fare bene agli europei su strada, raccogliere di più (Silvia aveva vinto il titolo continentale U23 lo scorso anno a Trento e ad Anadia è stata quarta, ndr), ma alla fine sono uscita fuori lo stesso. Nella madison di Monaco, Barbieri ed io eravamo entrambe riserve, ma per una serie di problemi ci siamo ritrovate a correre, anche se non avevamo mai provato insieme. Villa ha sempre parlato chiaro: prove o no, dobbiamo sempre farci trovare pronte. E così è stato. Io sono in condizione, Rachele è in condizione. Ci siamo dette: proviamo, non abbiamo nulla da perdere…».

I cambi con Rachele Barbieri si sono andati via via affinando: Villa le ha fatte lavorare tanto sulla tecnica
I cambi con Rachele Barbieri si sono andati via via affinando: Villa le ha fatte lavorare tanto sulla tecnica

Trionfo in extremis

Silvia e Rachele hanno mostrato sin da subito di avere ottime gambe, pur subendo inizialmente la superiorità della Francia nei primi due sprint. Poi è stata la Gran Bretagna a guadagnare il giro, con la Polonia che si è unita al tentativo. Erano sempre Italia e Francia a lottare per gli sprint e seppure le francesi abbiano iniziato a perdere brillantezza, la classifica è stata a lungo affar loro. La corsa ha svoltato finalmente a a 10 giri dalla fine. Approfittando dell’attacco della Danimarca, Italia, Francia e Gran Bretagna sono partite in contropiede, con la classifica che le vedeva tutte nello spazio di un punto. La svolta c’è stata quando Rachele Barbieri ha guadagnato pochi metri e Silvia Zanardi ha deciso di insistere. Nello sprint finale, che le azzurre hanno chiuso al secondo posto, sono arrivati i punti per l’oro.

Partenza in sordina, poi un grande recupero?

Siamo partite un po’ sotto tono, un paio di cambi li abbiamo fatti proprio piano. Ma ci eravamo dette di non saltarne mai uno e così siamo arrivate alla fine, senza sapere davvero chi avesse vinto. Guardavamo il tabellone e non c’era mai scritto Italia. Poi Rachele ha guadagnato quel piccolo vantaggio e abbiamo tirato dritto.

A Monaco Silvia aveva già conquistato l’argento nella corsa a punti dietro Kopecky e prima di Berteau
A Monaco Silvia aveva già conquistato l’argento nella corsa a punti dietro Kopecky e prima di Berteau
Una vittoria figlia della capacità di leggere la corsa?

Decisamente, ma di aver vinto l’abbiamo capito dopo un giro e mezzo. Prima guardavamo Villa e non capivamo niente, poi è uscita la classifica sul tabellone ed è cominciata la festa. Ascoltare Marco è stato molto utile per tutta la gara.

Cosa ti diceva?

Ad esempio di prendere le volate in testa, perché la pista di 200 metri rende più difficile farle di rimonta rispetto a una di 250. E io sono una che ama fare le volate da dietro.

Nonostante con Barbieri non aveste mai provato insieme, l’intesa è parsa notevole.

A metà gara siamo riuscite a scambiarci, in modo che fossi io a fare le volate. Rachele è stata bravissima a lasciarmi nei punti giusti e con i cambi giusti. E’ stato utile fidarsi di Villa, ha fatto un quantitativo di madison infinitamente più alto di noi. Le ha viste tutte…

I consigli di Villa da bordo pista sono stati preziosi
I consigli di Villa da bordo pista sono stati preziosi
Clima sereno in azzurro, clima sereno anche in squadra?

Adesso sì. Abbiamo vinto a ripetizione – Vitillo, Basilico ed io – per cui il clima è disteso. Ci sono state discussioni, ma alla fine sono contenta di come lavoriamo. E sono contenta anche degli scambi di vedute con Walter (Zini, team manager della BePink in cui corre Silvia Zanardi, ndr). Lui riesce a darci sempre la valutazione giusta delle nostre prestazioni. Ha il suo modo di fare, spesso viene a dirci le cose a caldo dopo la corsa. A qualcuno dà fastidio, a me sta bene.

Tante ragazze italiane migrano verso il WorldTour, lo farai anche tu?

Anche io voglio fare il salto, questo è certo. Ma al momento è segreto. Non ho un procuratore, di queste cose si parlerà semmai quando e se arriverà un annuncio ufficiale. Non prima.

Che cosa manca a Silvia per essere la Zanardi che vorresti?

Un po’ di convinzione. Prima della madison avevo paura di non essere all’altezza e di conseguenza di penalizzare anche Rachele. Mi sentivo inferiore, invece ero pronta e si è visto. E poi devo fare ancora esperienza, correre ancora, perché le cose si imparano meglio sulla strada.

Zanardi e Barbieri si sono rese conto di aver vinto solo un giro dopo il fine gara
Zanardi e Barbieri si sono rese conto di aver vinto solo un giro dopo il fine gara
Secondo te convinzione e condizione vano di pari passo?

Forse sì. Nei periodi bui, guardi le cose e ti sembrano negative. Ora mi sembra di vederle meglio, con una lucidità diversa.

Cosa prevede ora la stagione?

Ora inizierò una preparazione specifica per il mondiale su strada, ci tengo tanto. Anche perché quest’anno si assegna per la prima volta anche la maglia delle U23. Quindi correrò su strada e poi metterò nel mirino i mondiali su pista. Non è il momento di mollare. Sarà che l’ho raddrizzata da poco, ma questa stagione ha ancora tanto da dire…

Vitillo e Zanardi nel WorldTour. BePink le lascerà andare?

14.08.2022
6 min
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Siamo nel periodo della stagione in cui c’è abbastanza materiale per guardarsi indietro su cosa è stato fatto. E abbastanza per programmare il futuro, destreggiandosi anche tra i vari rumors tipici del momento. L’annata della BePink finora è stata ampiamente ricca di soddisfazioni e naturalmente la squadra di Zini spera di concludere il 2022 con questo trend.

Su tutte brilla il successo di Vitillo nella seconda tappa della Vuelta a Burgos, il primo in una gara WT per la squadra lombarda. Poi dalle loro atlete azzurre è arrivata la solita pioggia di medaglie dalla pista. Ad Anadia, in Portogallo, agli europei U23 la stessa Vitillo e Zanardi hanno conquistato l’oro sia nella madison che nell’inseguimento a squadre. La piacentina ha aggiunto il titolo continentale anche nella corsa a punti e il bronzo nell’inseguimento individuale (vinto da Guazzini). Infine, l‘ultimo alloro fresco fresco grazie a Zanardi che il 12 agosto ha ottenuto l’argento col quartetto agli europei elite a Monaco di Baviera.

Voci di mercato

A fare da contorno non sono mancati i sigilli in altre gare internazionali ed open, però ciò che sta tenendo banco ultimamente sono le trattative del ciclomercato.

Diverse formazioni WorldTour hanno messo gli occhi da tempo sui pezzi pregiati . Zanardi è seguita da Movistar (che aveva fatto una prima proposta a febbraio) ma altri team si sono fatti sotto. Uguale per Vitillo che ha attirato l’attenzione anche con le sue lunghe fughe al Giro Donne, prima di partire insieme alla sua compagna per il Portogallo. Tutti argomenti che abbiamo trattato con la diesse Sigrid Corneo.

Come giudichi la vostra stagione ad oggi?

Bene, non possiamo certo lamentarci. Abbiamo raccolto tanti piazzamenti e successi, alcuni di essi davvero importanti. Addirittura per due volte abbiamo vinto nello stesso giorno sia all’estero che in Italia. Per una formazione come noi è un grande risultato. Forse qualcosa in più avremmo potuto fare, ma tra qualche caso di Covid e cadute non ci siamo riuscite. Il bilancio tuttavia è positivo, se penso all’età media delle nostre ragazze. Per dire Zanardi, che ha solo 22 anni, è una delle più vecchie. Per molte di loro questo era il primo vero anno intenso.

Mettendo da parte un attimo Vitillo e Zanardi, altre atlete hanno ben figurato.

Esattamente. Abbiamo Basilico che arrivava dalle junior, ma ha saputo vincere due gare open ed ora, dopo la maturità, sta continuando ad andare forte. Quagliotto aveva vinto a marzo tappe e generale del Trofeo Ponente in Rosa in Liguria però recentemente è alle prese con problemi ad un ginocchio che la condizionano. Poi abbiamo vinto anche due titoli nazionali in Slovacchia, crono e in linea, con Jencusova. Ma sono contenta anche delle prestazioni di altre ragazze…

Vuoi fare qualche nome?

Sì. Ad esempio Brufani è migliorata tantissimo e quest’anno ha corso tanto. E’ una grande lavoratrice, al Giro si è comportata molto bene. Al momento soffre un po’ il finale di gara, ma ci sta. L’anno scorso aveva fatto un calendario solo open con la ex squadra. Anche Savi e Crestanello sono cresciute molto. Idem la francese Teolis che purtroppo cadendo in gara sui Pirenei fatica a riprendersi da un botta alla schiena. Poi abbiamo preso a metà stagione Vettorello e Bertolini.

Come è andata?

La prima l’abbiamo portata subito al Giro, arrivando fino alla fine. La seconda invece arrivava da un periodo di stop e ha ancora bisogno di tempo. Nella cronosquadre sui Pirenei ci ha dato una grossa mano, tant’è che abbiamo chiuso terze. Tutte le nostre ragazze hanno capito quanto conti l’allenamento e l’anno prossimo saranno ancora più pronte in gara.

Di Zanardi invece cosa mi dici?

Silvia ha iniziato la stagione molto bene alla Valenciana, dove ha vinto la classifica dei giovani. Poi ha avuto un calo ed ora è tornata sui suoi livelli. A Visegrad, in Ungheria, ha vinto per distacco. La prima volta che le capitava. E al Tour dei Pirenei ha conquistato la tappa di Lourdes attaccando tutto il giorno. E’ rientrata su una fuga di 7-8 atlete e poi le ha battute anticipandole di qualche secondo. Ha imparato un modo nuovo di vincere, non aspetta più necessariamente la volata. E con la nazionale fa sempre risultati, soprattutto in pista. Magari Movistar ha pensato a lei per ringiovanire la squadra per il dopo Van Vleuten, anche se Silvia è tutto un altro genere di corridore.

E di Vitillo? Già a fine dell’anno scorso ce ne avevi parlato molto bene.

Matilde ha fatto una grande stagione. Non solo per la vittoria in Spagna o per quella di qualche settimana fa a Ponte di Piave. Al Giro ha fatto tanti chilometri in avanscoperta. L’idea era che potesse ripetere ciò che aveva fatto a Burgos. Andare in fuga e, se il gruppo fa male i calcoli, cercare di vincere la tappa. Lei sarebbe perfetta in team WorldTour perché è una grande lavoratrice, molto meticolosa. Non ha paura di seguire le indicazioni. In fuga può diventare un buon punto di appoggio per la propria capitana. Vi dirò che Vitillo può fare tutto, sia tirare che vincere.

Se loro sono pronte per il WorldTour, voi siete pronti a lasciarle andare?

Non sappiamo ancora cosa faranno. Gli interessamenti continuano ad esserci. Bisogna capire per loro in che formazione potrebbero andare e a fare cosa. Crescere ancora, come credo giusto che sia, oppure per fare subito risultati? Loro possono starci nella categoria superiore anche se devo completare il processo di maturazione come atlete e persone. Sappiamo che a livello economico non possiamo competere con i team WT. Ovviamente se dovessero andare via saremmo dispiaciuti, ma allo stesso tempo contenti perché sarebbe una grossa soddisfazione per la nostra società e anche per i nostri sponsor vedere due atlete che fanno questo salto. E’ ancora presto per sbilanciarsi, ma frattempo noi stiamo già impostando la nuova stagione valutando le tante richieste tra italiane e straniere, tra junior ed elite.

Body Re Artù per BePink, scopriamolo con Silvia Zanardi

20.07.2022
5 min
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Caldo, freddo, vento e acqua. Le componenti esterne durante una corsa in bici sono infinite. Il nostro fisico le deve sopportare tutte e spesso il come è determinante per il risultato finale. La campionessa europea U23 su strada e pista Silvia Zanardi ci porta alla scoperta del body innovativo che Re Artù ha fornito a lei e alle sue compagne del Team BePink per questa stagione e per il Giro Donne appena conclusosi.

Fresca di medaglie d’oro ai campionati europei U23 su pista ad Anadia (Portogallo), nel quartetto, nella corsa a punti e nella madison, la Zanardi ci ha fornito un feedback diretto sul suo body da strada. Ad avvalorare le preziose parole dell’atleta emiliana ci sono anche gli spunti tecnici del suo team manager Walter Zini e del titolare di Re Artù Paolo Castellucci. 

Questo body, spiega SIlvia Zanardi, sembra composto da due parti distinte, invece è un pezzo unico
Questo body, spiega SIlvia Zanardi, sembra composto da due parti distinte, invece è un pezzo unico

Il feedback della campionessa

Silvia Zanardi se ne intende di aerodinamica applicata e spunti veloci. Il suo commento sul body che il Team BePink ha in dotazione è preciso e tecnico come la sua indole in sella. Silvia raccontaci questo body…

«La parte alta – dice – sembra normale come se fosse una maglia. Cambia il fatto che non si stacca e che quindi risulta essere un’ottima soluzione aerodinamica. Al Giro Donne e durante la stagione ho praticamente sempre usato quello, perché a mio parere è molto comodo e filante per penetrare l’aria. Rispetto ai pantaloni e alla maglietta normale, questo body è più fresco nonostante sia un pezzo unico».

«Nel complesso – conclude Zanardi – è molto leggero e molto comodo. Quest’anno è stato implementato un fondello ancora più comodo e performante, che ha permesso di avere un comfort prolungato nelle corse più lunghe dove le ore in sella si fanno sentire maggiormente. La tasca posteriore è una svolta dal mio punto di vista perché permette di avere il numero senza che faccia effetto vela tramite le classiche spille da balia che ancora oggi si usano. Purtroppo la rete bianca non sempre permette una visibilità ottimale infatti in alcuni casi non è vista di buon occhio dai giudici. Ma è un ottimo punto di partenza per implementarla e renderla visibile in ogni condizione».

Il maglificio forlivese collabora con il Team BePink e lo supporta per quanto riguarda la customizzazione dei capi
Il maglificio forlivese collabora con il Team BePink e lo supporta per quanto riguarda la customizzazione dei capi

Parola al titolare

Il body è realizzato presso il il maglificio Re Artù che affonda le sue radici nella terra romagnola, in particolare a Forlì. I capi creati dall’azienda italiana sono il frutto della lavorazione artigianale dei tessuti speciali e della ricerca del dettaglio al servizio dell’atleta. Per questo body lo studio e la collaborazione tra team e maglificio sono stati fondamentali. 

«A differenza dei body tradizionali – spiega il titolare Castellucci – questo dispone di un materiale traforato nella parte superiore del corpo. E’ molto attillato e aerodinamico, ma con una freschezza sulla pelle che consente di portarlo per svariate ore. Apertura totale davanti, quindi in vita è libero e dà una libertà di movimento molto ampia. Nella parte inferiore il materiale utilizzato è quello classico dei pantaloncini da strada, con silicone per evitare fastidiosi movimenti e il taglio vivo per aderire al meglio e formare uno strato tutt’uno con la pelle. Il fondello ha caratteristiche da lunga distanza con un’autonomia assicurata per le uscite molto lunghe fino a sei o sette ore in tranquillità e comfort.

«Abbiamo collaborato con la squadra – racconta – per la realizzazione e per la struttura, in particolare assecondando le richieste e le esigenze delle atlete. Alcune di loro hanno misure particolari, più lunghe più strette… Cerchiamo sempre di fornire il miglior supporto costruttivo, caratteristica che contraddistingue il nostro maglificio per la tessitura su misura di molti articoli con un fitting specifico. Il body è acquistabile su richiesta».

A sinistra il titolare di Re Artù Paolo Castellucci, insieme al team manager di BePink Walter Zini
A sinistra il titolare di Re Artù Paolo Castellucci, insieme al team manager di BePink Walter Zini

Il commento del team manager

La collaborazione tra Re Artù e BePink va avanti grazie ai risultati e alla qualità condivisa nell’utilizzo dei capi tecnici. Walter Zini ha commentato così la partnership tecnica con la casa romagnola.

«Il vantaggio di vestire Re Artù – dice – significa avere una casa di produzione che fa capi a livello sartoriale. Ci hanno accolto negli stabilimenti per fare un fitting dedicato. Per alcune ragazze hanno customizzato l’abbigliamento ad hoc con misure particolari su quadricipiti e lunghezze di maniche ,oppure circonferenze per migliorare il comfort e la vestibilità sotto ogni aspetto. 

«La tasca integrata – chiude Zini – è stata una nostra richiesta per migliorare la comodità di riporre il numero sulla schiena. Il feedback delle nostre atlete è stato molto positivo. Sia dal punto di vista del comfort che di quello della prestazione in sé. Il vantaggio di utilizzare un body è quello di valorizzarne l’aerodinamica. Con questo modello di Re Artù la comodità non è stata messa in secondo piano, nonostante l’alto grado di performance. Garantito!».

ReArtù