Ballerini, la multa del maxi schermo e il rinnovo con l’Astana

18.07.2024
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GAP (Francia) – Che cosa passa nella testa e nel cuore dei corridori della Astana Qazaqstan Team ora che Cavendish ha stabilito il suo record e non restano che montagne e montagne, da masticare piano perché non facciano male e non rimangano sullo stomaco? Attorno al pullman alla partenza c’è un bel movimento di tifosi, ma niente in paragone alla bolgia di casa UAE Emirates e delle francesi. Gabriele Tosello e Federico Borselli chiacchierano in attesa che la corsa cominci. Il mattino è lungo e noi ne approfittiamo per fare due chiacchiere con Davide Ballerini. Subito dopo l’annuncio dell’ingresso del gruppo cinese XDS nella squadra, è arrivato quello del rinnovo contrattuale per il corridore lombardo.

«Sono contento – dice – è un grande progetto e la squadra punta tanto su di me, soprattutto per le classiche. Perciò ho deciso di accettare il loro progetto. Praticamente non riesco a correre al Nord da un anno e mezzo, ho qualche conto aperto lassù».

Il 3 luglio si è fatta la storia. Cavendish ha vinto la 53ª tappa al Tour: battuto il record di Merckx
Il 3 luglio si è fatta la storia. Cavendish ha vinto la 53ª tappa al Tour: battuto il record di Merckx
Come è stato vincere la tappa con Cavendish?

Ci voleva. Ci voleva per noi, ci voleva per lui. Purtroppo non è stato facile nelle volate successive senza Morkov, però abbiamo cercato di fare il possibile. Ovviamente il Tour non è ancora finito, ma occasioni per velocisti non ci sono più e noi cercheremo sempre di dare il massimo, come abbiamo sempre fatto.

Com’è stato il giorno della vittoria?

Fantastico! Come tutti sanno, ho ricevuto anche la multa, ma ne è valsa la pena. Di sicuro sono ricordi che porterò nel cuore. Siamo riusciti a scrivere un pezzo di storia del ciclismo e sono contento di averne fatto parte. Andiamo avanti così!

Racconta quel momento davanti al maxi schermo…

L’ho visto e ho pensato che fosse il posto giusto per vedere come andava a finire. Mark ha vinto, io ho festeggiato. Sono ripartito e ho alzato anche un braccio. E’ stato fantastico, è come se avesse vinto io. Non sembra, ma c’era tanta pressione da parte dei giornalisti, da tutti quanti. Tutti sapevano di questo record, anche Mark si metteva pressione.

Nella tappa di ieri, sul Col du Noyer, Ballerini ha avuto anche il tempo per guardarsi intorno
Nella tappa di ieri, sul Col du Noyer, Ballerini ha avuto anche il tempo per guardarsi intorno
La multa scoccia?

Mi è sembrato molto strano, anche perché non penso di essere stato un pericolo per nessuno. Prima di tutto ho controllato dieci volte prima di fermarmi e poi abbiamo visto che non sono stato l’unico. Se non sbaglio anche un altro corridore si è fermato con me a vederla. E poi nella cronometro hanno dato la multa a Julian Bernard che ha rallentato per baciare la moglie. E’ un po’ strana come cosa, anche perché sono dei momenti indimenticabili, soprattutto per me e magari per lo stesso Bernard. E’ un po’ difficile da accettare, ma ce ne faremo una ragione e credo che anche questa multa resterà nella storia. Sono stati 200 franchi, ma non è per l’importo in sé, quanto perché la scalano dai premi per la squadra e il personale.

Tanta gioia per la vittoria, eppure il primo giorno quasi non si arrivava a Rimini…

Eh sì, è stata dura, ma siamo riusciti a farcela. Se però posso dire, la tappa più dura è stata quella a Plateau de Beille domenica scorsa.

Quanto è duro per un velocista un Tour che non finisce a Parigi?

Non è una cosa facile. La volata di Parigi è qualcosa di fantastico per un velocista, quindi è sempre la spinta in più per cercare di finire il Tour. Ma penso che quest’anno Mark non mollerà. E’ l’ultimo Tour, quindi penso che sia convinto al 110 per cento di arrivare a Nizza, di riuscire a concluderlo. E noi lo aiuteremo come l’abbiamo aiutato fino ad oggi.

Ballerini ha visto Cavendish nervoso fino alla vittoria, poi Mark ha un po’ “mollato”
Ballerini ha visto Cavendish nervoso fino alla vittoria, poi Mark ha un po’ “mollato”
Come sono queste giornate di montagna?

Non le ho ancora guardate, le affronto giorno per giorno. Di sicuro non sono facili. Noi abbiamo la fortuna di avere un grande staff che studia sempre tutte le tappe e ci dà delle tabelle di watt da rispettare. Grazie a questo riusciamo ad arrivare al pelo. Ovviamente ci deve andare anche di fortuna, perché bisogna essere sempre competitivi. Alla fine se non ti ricordi di alimentarti bene magari, perché si tira o per altri motivi, sei nei guai. La benzina non può finire, quindi non si sa mai. C’è sempre un punto di domanda, ma noi sappiamo che se rispettiamo le nostre tabelle, i watt, le nostre cose e i nostri tempi, riusciamo ad arrivare e mal che vada cerchiamo sempre qualche modo per starci dentro.

Come è stato vivere Cavendish al Tour?

L’ho visto molto stressato all’inizio, questo è poco ma sicuro. Dopo la vittoria un po’ più rilassato. Mi dispiace che non ci siamo riusciti a trovarci nelle volate successive alla sua vittoria, anche perché secondo me la gamba ce l’ha. E’ in ottima forma, è magro e convinto. Quindi c’è un po’ di rammarico appunto perché nell’ultima volata lo abbiamo perso, non siamo riusciti a fare una volata come volevamo. Però capita, nel ciclismo non è sempre rose e fiori.

Le occasioni per Ballerini erano tutte nella prima settimana, ma la gamba non era al meglio
Le occasioni per Ballerini erano tutte nella prima settimana, ma la gamba non era al meglio
Rammarico di non aver fatto qualche tappa per Ballero?

A dir la verità, le tappe per me c’erano pure: il problema è che non c’erano le mie gambe. Ovviamente ho faticato moltissimo, il primo weekend è stato veramente fuori dal normale. Non mi riconoscevo, però purtroppo bisogna soffrire, soffrire e soffrire ancora. E dopo magicamente mi sono ripreso, però non ho più trovato tappe adatte. Il percorso non si può cambiare e purtroppo, se non hai la gamba giusta nelle giornate giuste, non ci puoi fare nulla. Io ho provato di tutto, ma è andata così.

L’ultimo sprint di Cavendish, che alla fine ci mette il cuore

16.07.2024
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NIMES (Francia) – Jasper Philipsen ha vinto l’ultima volata del Tour, la terza per lui. Questa volta Van der Poel è stato una forza, con quel guizzo che tradisce la forma in arrivo per Parigi. Una caduta ha tagliato fuori Girmay dalla possibilità di vincere la quarta tappa, perciò i due ora sono tre a tre e così sarà fino a Nizza. La differenza la farà la voglia di arrivare in fondo. Di solito quando non ci sono più volate e tante montagne, i velocisti tendono a squagliarsi, ma questo è il Tour e Girmay comunque a Nizza ha da portare la maglia verde. Chi cercherà di tenere duro ad ogni costo è invece Mark Cavendish.

Oggi “Manxman” ha preso parte alla sua ultima volata al Tour de France, anche se il finale non è stato quello che si aspettava. Eppure, come quando Manzoni vinse la tappa di Cava dei Tirreni ma nessuno se ne accorse (perché tutti guardavano Pantani), ai piedi del pullman dell’Astana c’è mezza sala stampa per raccogliere la voce di colui che ha fatto la storia e oggi non ha vinto. Cavendish si è fatto voler bene. Raramente si è aperto raccontando le sue fragilità e quando lo ha fatto è nato un capolavoro disponibile su Netflix, la cui visione è illuminante.

La commozione di Renshaw

Mark Renshaw, il direttore sportivo richiamato proprio per la missione impossibile, è sceso a fatica dall’ammiraglia. Sembrava commosso, è bastato sentirlo parlare per capire che lo fosse davvero. Il caldo è pesante e umido, l’australiano e le sue lentiggini tendevano vivacemente al rosso. Insieme hanno vissuto decine di volate e poi i momenti più duri di questa risalita.

«Abbiamo raggiunto ciò per cui siamo venuti – ha detto prima di sparire sul bus – e questo è stato davvero l’ultimo sprint di Mark Cavendish. Non so come sia andata, parlerò con i ragazzi, ma siamo felici di aver raggiunto il nostro obiettivo. Nel team tutti credevano che sarebbe stato possibile, è per questo che abbiamo costruito il progetto. Se lo conosco, Mark sarà arrabbiato per oggi e per un paio di altri giorni in cui non siamo riusciti a farcela. Però ha fatto uno sprint magico nella quinta tappa ed è diventato l’uomo che ha vinto più tappe nella storia del Tour.

«Non mi ha sorpreso, lui in questa corsa si trasforma. Se vince una tappa alla Tirreno-Adriatico o al Giro d’Ungheria, non cambia molto. Solo al Tour de France cambia davvero. Quanto a me, è stato diverso. Sono partito in un Tour in qualità di direttore sportivo. Mi piace molto come lavoro, c’è molta pressione, ma è una pressione da parte mia per fornire loro quante più informazioni possibili. Tutti i ragazzi e tutti coloro che hanno fatto parte di questa vittoria ne sono davvero orgogliosi. E adesso daremo il 110 per cento per arrivare al traguardo di Nizza».

Nonostante la volata sfumata, Cavendish ha parlato con grande calma e alla fine si è aperto
Nonostante la volata sfumata, Cavendish ha parlato con grande calma e alla fine si è aperto

Il pullman di Borselli

Sotto al pullman dell’Astana già da qualche minuto è tutto uno sgomitare di telecamere che vogliono accaparrarsi la prima fila. Poi si trova un’intesa, fra quello che si abbassa, quello che tira fuori l’asta del microfono e chi chiede a un bambino, beato in prima fila, di tenere per lui il telefono con il registratore acceso. Borselli sale, sbircia e poi scende, l’attesa continua. E poi Mark viene giù, con il sorriso sul volto e il saluto per la gente che al suo apparire esplode in un applauso.

Ci racconti gli ultimi chilometri dal tuo punto di vista?

Eravamo abbastanza ben posizionati. Arrivando al finale, c’erano molte squadre tutte insieme, potete vederlo da qualunque immagine. Poi è spuntata una rotatoria nel posto sbagliato e nel momento sbagliato ed è successo un pasticcio. Alcuni ragazzi sono riusciti a passare, altri no. Alcuni sono scesi di bici, Girmay è caduto. Forse a questo punto, la cosa più importante è che stiano bene e siano arrivati sani e salvi. Non ho visto molto, appena un piccolo filmato. Negli ultimi tre chilometri potevamo andare solo da un lato di ciascuna rotatoria, per cui tutti avevano la stessa idea. C’è solo un pezzo di corda, a volte capisci bene e a volte no. Ecco cosa è successo…

A Plateau de Beille, Cavendish è arrivato quasi trasfigurato. Da domani e fino a Nizza sarà così quasi ogni giorno
A Plateau de Beille, Cavendish è arrivato quasi trasfigurato. Da domani e fino a Nizza sarà così quasi ogni giorno
E’ la fine di un’era, in qualche modo…

Abbiamo fatto ciò che ci eravamo prefissati di ottenere e lo abbiamo fatto presto, quasi all’inizio. Poi io ho provato a fare altre volate e la squadra a fare qualcosa con Harold (Tejada, ndr) in montagna. Non ci resta che tenere duro fino all’ultimo traguardo.

Che tipo di spirito cercherai di portare in questi ultimi giorni?

Sulle Alpi la corsa sarà difficile, mi sono allenato un bel po’ da quelle parti. Resteremo sempre insieme e cercheremo di farcela. Speriamo che Tejada e Lutsenko possano fare qualcosa. Domenica abbiamo visto Harold restare a lungo con i migliori, così almeno noi velocisti non avremo più pressione addosso. Ora si tratta solo di percorrere il resto dei chilometri e provare a restare nel tempo massimo, sperando che Pogacar ce lo permetta (ride, ndr).

Tutti qui hanno passato l’intera giornata a essere nostalgici, hai un momento per ammettere se è così anche per te?

E’ incredibile vedere il supporto qui al Tour. E’ stato fantastico vederlo all’inizio e alla fine di ogni tappa e anche durante la corsa. Sono molto fortunato ad avere persone così incredibili che mi seguono e che vivono la mia carriera con me. Non so da quanti anni sento tutto e apprezzo tutto questo. Vedete questo bambino? Forse tra dieci anni correrà il Tour de France e magari sentire queste cose lo ispirerà. Lo farai?

Autografi alla sua gente prima di salire sul pullman: ora l’obiettivo è arrivare a Nizza
Autografi alla sua gente prima di salire sul pullman: ora l’obiettivo è arrivare a Nizza

Cavendish si è rivolto al bambino in prima fila, quello col telefono in mano. Ma il bimbo è francese e dell’idioma smozzicato di Cav probabilmente non ha capito un bel niente. Però lo guarda rapito e forse l’effetto sarà lo stesso. E Mark ricomincia: «Tra qualche anno farai uno sprint? Dì solo di sì. Annuisci, dì di sì…». E poi scoppia a ridere…

C’è spazio per l’emozione adesso?

Sono stato in mezzo a loro per quasi due anni negli ultimi venti, sommando i giorni del Tour. Questa è stata la mia famiglia (si sofferma per un istante che dura una vita, ndr). Non ho fatto festeggiamenti da quando ho iniziato il Tour de France. Ho festeggiato correndo il Tour e ho sofferto al Tour. Ho mostrato al Tour il rispetto che merita e ho avuto successo. E adesso verrà il momento di festeggiare. Ho ricordi fenomenali di questa corsa, dalla prima tappa a quella che sarà l’ultima. Sono uno dei tanti corridori di una gara che ogni anno diventa il più grande evento sportivo del mondo. Sarà strano vederlo da casa, ma è stato molto bello farne parte.

Viviani su Cavendish: «Ero certo che avrebbe vinto, ma ora?»

05.07.2024
7 min
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Viviani praticamente vive nel velodromo di Montichiari, gli altri vanno e vengono. Ganna ad esempio è al Tour of Austria e si unirà la prossima settimana. E proprio durante questo ritiro quasi monastico, che ricorda tanto quello con cui Cavendish ha preparato il Tour in Grecia, Elia ha seguito in televisione la vittoria numero 35 di Mark al Tour de France. A lui va dato atto di averlo sempre pensato, di averci creduto sin da quando il britannico annunciò che ci avrebbe riprovato. E ora che il record è caduto, parlarne con il veronese è un viaggio illuminante nel ciclismo dei velocisti e forse del ciclismo assoluto.

Cosa hai pensato vedendo quella volata?

Si vedeva che “Cav” era indemoniato, come si muoveva. Non mollava un centimetro, sin dallo scontro con Gaviria. Poi sono le classiche cose, possono andare bene o male, però aveva capito che ieri potesse essere il giorno. Se l’è costruita da solo, non si può neanche dire che l’abbiano portato là. Ovviamente l’hanno sostenuto prima, ma nell’ultimo chilometro ha fatto tutto da solo, dal passare a destra, poi a trovarsi il buco a sinistra e a uscire fuori.

Da cosa un velocista capisce che è il giorno?

Le gambe devono sostenerti, però quando rivedi la volata, magari dall’alto, capisci come si muove e vedi che gli è andato tutto bene. Se guardate, quando è partito Ackermann, lui era ancora coperto, uno a destra e uno a sinistra. Era in una bolla, quasi neanche pedalava. Invece appena gli si è aperta la porta, ha preso la testa e ho detto subito: «Vince Cav!». Philipsen è partito troppo tardi, ma forse non sarebbe nemmeno bastato. Mark aveva grandi gambe.

Dei velocisti arrivati a Valloire dopo il Galibier era quello meno brutto in faccia…

Se uno avesse dovuto giudicare come ha cominciato il Tour, probabilmente avrebbe pensato che si sarebbe fermato prima, ma gestire quei momenti è un fatto di esperienza. I punti di vantaggio di un vecchio. Il giovane probabilmente, se passa una giornata così, va in paranoia. Comincia a pensare che non ha le gambe o che non avrebbe il tempo per recuperare. Invece, uno come “Cav” di fatiche così in carriera ne ha fatte tantissime e non si è fatto prendere dalla paura. Il primo giorno vomitava in bici, quindi sicuramente è arrivato vuoto al traguardo. Però aveva una cosa in testa. La prima volata non è andata bene, ma la seconda l’ha vinta. Aveva un grande obiettivo ed è andato oltre quel giorno di difficoltà. Ho sempre detto che ce l’avrebbe fatta e va dato merito all’Astana di averci creduto al 100 per cento. Non è facile trovare una squadra che creda così tanto nel suo velocista.

La volata di Cavendish a Saint Vulbas è stata un concentrato di potenza e destrezza
La volata di Cavendish a Saint Vulbas è stata un concentrato di potenza e destrezza
E la squadra fa la differenza…

Il velocista deve avere le caratteristiche per vincere, ma il 70 per cento lo fa la squadra che crede in te e nel progetto, l’ho provato sulla mia pelle. Il primo giorno si sono presi la responsabilità di far staccare cinque corridori, da pensare che fossero pazzi. Hanno sacrificato Gazzoli, che si è fermato perché stava poco bene, ma forse è andato fuori giri per provare ad aiutarlo. E alla fine hanno avuto ragione loro, anche per il tipo di investimento che hanno fatto. Gli hanno preso Morkov, hanno preso Bol che in carriera è andato vicino a vincere tappe al Tour e l’hanno portato per tirargli le volate. Quindi secondo me il Progetto 35 è partito e l’Astana ci ha creduto fino in fondo e di questo bisogna dargli merito.

Si è sempre detto che il velocista che lascia la Quick Step non vince più, Cavendish c’è riuscito.

Secondo me alla fine è questione di crederci fino in fondo. Alla Quick Step i velocisti vincono perché la squadra che li prende ci crede fino in fondo. Il fatto di costruire e avere pazienza di lavorare su ogni minimo dettaglio. Cav è riuscito a far arrivare quello che secondo lui era importante. Morkov, Bol e Ballerini. Persino il preparatore che ha portato via da là. Di Vasilis Anatopoulos parlano tutti come di un numero uno, Cavendish lo ha capito ed è riuscito a fargli avere un ruolo importante in Astana. Hanno lavorato sui dettagli, sulla bici, sulle borracce e anche sul body.

Dopo la prima tappa, Cavendish era svuotato, ma ha saputo tenere duro
Dopo la prima tappa, Cavendish era svuotato, ma ha saputo tenere duro
Che body aveva?

Un body simile a uno da crono, ci hanno messo lo stesso tipo di precisione che vedo con Pippo (Ganna, ndr) nelle crono. E questo significa investire e credere tutti nel progetto. Probabilmente come avversario Cavendish è uno dei più grandi… figli di buona donna, però quando è tuo compagno di squadra sa farsi voler bene. Lo vedete da tutti gli abbracci e i messaggi che gli sono arrivati dopo la vittoria.

Quale qualità viene meno al velocista col passare degli anni?

Non credo l’esplosività, nonostante se ne parli. Vedo su di me che i valori di picco sono gli stessi di quando ero più giovane. Certo, bisogna allenarsi in modo diverso. La questione semmai è che da giovane ti buttavi di più, adesso invece ci pensi. Però a vedere Cav a Saint Vulbas, viene da dire che fosse sempre lo stesso. Magari da giovane ti butti in ogni gara, adesso un po’ meno. L’anno sorso è stato un anno così e così, ma ha vinto la tappa di Roma. Quest’anno non ha vinto allo Svizzera, ha vinto in gare minori. Poi però è arrivato al Tour e ha vinto la tappa, perché il gioco vale la candela. Bisogna vedere cosa succede adesso.

Tra Cavendish e Viviani duelli al colpo di reni, a favore dell’uno e dell’altro. Su strada e su pista
Tra Cavendish e Viviani duelli al colpo di reni, a favore dell’uno e dell’altro. Su strada e su pista
Che cosa potrebbe succedere?

Vedremo nelle prossime volate se vuole portare l’asticella più alto oppure se gli cala la pressione dopo aver fatto 35. Tolto questo discorso del record, potrebbe scendere la tensione, potrebbe ragionare di più e allora perderebbe l’attimo. Però in termini di potenza, l’età non crea grossi problemi. Sto vedendo su me stesso che i valori su cui lavoro sono quelli di sempre, non sono 100 watt di meno.

Forse dopo una certa età, la vera differenza la fai con la voglia di fare la vita da corridore?

Si capisce che la sua attenzione fosse tutta sul Tour. L’ho osservato. Al Turchia non ha fatto una sola volata, perché era una tappa di passaggio: si vede che con il suo preparatore e con la squadra avevano deciso di andare là e non fare le volate. Buttavano in mischia Siritsa, invece Mark è andato là per fare una settimana di lavoro. Poi è arrivato all’Ungheria e si vedeva che provavano i meccanismi del treno. Una volta non è andato bene, la seconda è stato perfetto. Morkov lo ha lasciato nel punto giusto e Mark ha vinto la tappa. E’ partito in testa con Groenewegen a ruota, ma non è stato rimontato. Vedevi come, mattone dopo mattone, costruivano questo record.

Ballerini fa parte del treno di Cavendish: l’Astana ha creduto nel progetto al 100%
Ballerini fa parte del treno di Cavendish: l’Astana ha creduto nel progetto al 100%
Nel tuo rincorrere un’altra medaglia olimpica nell’omnium, rivedi un po’ il lavoro di Cavendish per quota 35?

Sicuramente sì. Andando avanti in questo ciclismo moderno, devi avere dei grandi obiettivi in testa e lavorare al 200 per cento per quelli. Questo ti aiuta in tutto e per tutto a fare sacrifici, per cui un po’ riesco a immedesimarmi nel lavoro fatto da Mark per arrivare a vincere al Tour. Sono mesi che sto lavorando in direzione del mio omnium e non è facile, perché devi andare alle corse pensando che ti serva qualcos’altro. Quindi non raccogliendo risultati, cosa non facile. Però se hai bene e chiaro in testa quello che va fatto, allora riesci a fare quello che serve.

Cavendish ha 4 anni più di te, dopo le Olimpiadi ti vedi fare due anni a rimboccarti le maniche su strada per ottenere ancora qualche grande risultato?

Sì, perché Mark ha dimostrato che si può fare, come l’ha fatto Valverde, come l’ha fatto Nibali negli ultimi anni. E’ ovvio che per farlo serve un progetto, perché andare e buttarsi nella mischia non funziona. Per fare due anni su strada e tornare a raccogliere, servono degli obiettivi. Alla fine mi piacerebbe tornare al Giro per vincere una tappa e avere un obiettivo da raggiungere. Ma a tutto questo inizieremo a pensare la sera dopo l’ultima gara di Parigi, per adesso ho anche io il mio progetto e si farà su pista.

Miche con Astana: qualità e visibilità sulle strade del Tour

03.07.2024
3 min
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La 111ª edizione del Tour de France, partita quest’anno dall’Italia, sta entrando nel vivo. Miche, storico produttore italiano di componenti, si conferma ancora al fianco del team WorldTour Astana Qazaqstan. Fondata da Aleksandr Vinokurov, la squadra è da tempo un punto di riferimento sul palcoscenico del ciclismo mondiale, è in corsa alla Grand Boucle con gli ingranaggi Miche UTG R92, compatibili con il gruppo di trasmissione Shimano Dura-Ace 9200. Questi ingranaggi, con sei elementi esterni e cinque interni, offrono ai corridori una vasta gamma di combinazioni per affrontare ogni tipologia di tappa.

Partnership di successo

La collaborazione tra Miche e Astana-Qazaqstan Team è frutto di una perfetta sinergia tra il reparto tecnico dell’azienda e gli atleti professionisti in organico del team.

«Grazie a questa profonda collaborazione – ha dichiarato Gregory Girard, il nuovo Amministratore Delegato di Miche – la nostra realtà è in grado di mantenere un filo diretto con il ciclismo professionistico su strada. Il Tour de France è la gara più importante della stagione, con i migliori corridori al mondo al via. Per noi è un’ulteriore occasione di confronto diretto con il team. Le condizioni di corsa sono le più estreme, e non c’è momento migliore per raccogliere feedback preziosi e conferme sulla qualità dei nostri prodotti».

Astana-Qazaqstan Team partecipa al Tour de France 2024 con un grande obiettivo: portare Mark Cavendish a vincere la propria trentacinquesima tappa: un record attualmente condiviso con uno dei più grandi corridori del passato, Eddy Merckx. Questo traguardo ambizioso testimonia l’alta competenza e determinazione della squadra e il supporto tecnico offerto da Miche.

L’ingresso dello “showroom” aziendale nella sede di San Vendemiano
L’ingresso dello “showroom” aziendale nella sede di San Vendemiano

Storia e innovazione

Da oltre un secolo, Miche disegna, sviluppa e realizza componenti ad alte prestazioni per il ciclismo su strada, pista, Mtb ed e-bike presso il proprio stabilimento di San Vendemiano, in provincia di Treviso. L’azienda, fondata nel 1919, grazie alla sua lunga storia di dedizione, affidabilità e continua spinta verso l’innovazione, è diventata nel tempo un marchio rispettato e riconosciuto a livello globale.

La missione aziendale di Miche è realizzare prodotti di qualità, certificati quotidianamente dai test rigorosi condotti nei propri laboratori. Ogni singolo prodotto viene sviluppato utilizzando avanzati programmi CAD, prende forma su stampanti 3D e, una volta realizzato, deve superare ripetuti test di collaudo nelle condizioni di utilizzo più gravose. Questo processo assicura che ogni componente non solo soddisfi, ma superi, gli standard di qualità prescritti dal sistema qualità Miche. I prodotti Miche, dopo essere usciti dalle linee di produzione, vengono commercializzati in ogni Continente, portando con sé una storia di qualità e ingegno italiano. L’azienda continua a essere un “player” importante nel settore del ciclismo grazie alla propria dedizione alla perfezione tecnica e all’innovazione continua.

La collaborazione tra Miche e Astana Qazaqstan Team è anche una dimostrazione dell’impegno di Miche nell’offrire componenti di altissima qualità. Questo impegno permette ai corridori di competere ai massimi livelli e raggiungere obiettivi ambiziosi, come appunto quello di Mark Cavendish.

Miche

Cavendish inizio shock. Ma “progetto 35” è ancora in piedi…

30.06.2024
5 min
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RIMINI – Quando arriva al bus Mark Cavendish ha lo sguardo perso nel vuoto. E’ un automa. Gli fanno spazio tra i tifosi e i giornalisti che lo attendono. Ad aspettarlo c’è anche il team manager, Vinokourov, il quale gli dà un buffetto d’incoraggiamento e gli apre la tenda del bus. Cav vi s’infila dentro silenzioso.

La sua giornata di debutto al Tour de France è stata molto, molto più dura di come si sarebbe aspettato. Okay, che la Firenze-Rimini non era per lui, ma così… Penultimo a 39’12” da Romain Bardet.

All’arrivo Cavendish era pallido in volto
All’arrivo Cavendish era pallido in volto

Allarme rosso

Che i velocisti come lui verso Rimini avrebbero potuto fare fatica era cosa risaputa. E di fatto così è stato. Anche Fabio Jakobsen, per esempio, non è andato bene. Lui addirittura ha chiuso ultimo, proprio alle spalle di Cav, e non ha avuto i problemi dell’inglese.

Qualcosa deve essere successo in fase di avvio in casa Astana. Il caldo? Una bevanda troppo fresca o qualcosa di solido prima del via? Di certo qualcosa ha inceppato gli intestini dei turchesi. Di colpo hanno ceduto “Cav” e Gazzoli. Michele addirittura è stato costretto al ritiro.

Entrambi hanno vomitato (c’è persino un video dell’inglese). Mark era in discesa quando è successo. Pensate che grinta, che determinazione: vomita, ma tira dritto. Non perde la concentrazione, continua a guidare. In quel momento era già era staccato di oltre 8′ dalla testa della corsa.

L’Astana-Qazaqstan che è tutta per lui gli fa quadrato. Al primo scricchiolio vengono fermati Gazzoli, Bol, Morkov e Ballerini, in pratica coloro che compongono il suo treno per gli sprint. Qualche chilometro dopo, quando il distacco inizia a diventare preoccupante e Gazzoli ha alzato bandiera bianca, viene richiamato anche Fedorov.

L’ex iridato scortato dai suoi con grande professionalità
L’ex iridato scortato dai suoi con grande professionalità

Le parole di Zazà

Un vero peccato, perché tutto sommato Cav sembrava stare bene. Alla presentazione dei team era davvero raggiante. E giusto pochi giorni prima Stefano Zanini, il diesse, ci aveva detto che tutto sommato Cav arrivava a questo Tour in condizioni più che buone.

«L’ho visto in gara allo Svizzera – ci aveva detto Zanini – e anche se il percorso non era propriamente per velocisti si era ben comportato. In salita, quando si staccava, già era rimasta indietro parecchia gente. Mi sentirei di dire che il Giro di Svizzera se proprio non è stato un banco di prova è stato il completamento di un bel blocco di lavoro per Mark».

Dal Barbotto in poi, Cav ha incassato altri 23′. Da notare alle sue spalle Jakobsen, quasi un automa. Taglieranno il traguardo penultimo e ultimo
Dal Barbotto in poi, Cav ha incassato altri 23′. Da notare alle sue spalle Jakobsen, quasi un automa. Taglieranno il traguardo penultimo e ultimo

Cav preparato

Queste parole del direttore sportivo lombardo sono state un tuono quando oggi il primo a staccarsi e con largo anticipo è stato proprio Cavendish.

«Il programma di avvicinamento di Mark – aveva detto Zazà – è stato buono. Nell’ultima corsa era motivato e come lui anche la squadra che aveva intorno, la stessa del Tour de France. Dopo lo Svizzera Mark è stato qualche giorno a casa e poi di nuovo in Grecia dal coach Vasilis Anastopoulos. Anche se lì fa caldo, si trova bene. Ha svolto un altro blocco di lavoro. Era nei programmi che andasse laggiù. E anche questo ha contribuito a renderlo tranquillo».

Un “castello” costruito bene insomma, ma che è crollato dopo 45 chilometri di Tour de France. Deve per forza esserci qualcosa.

Cav è esperto. Ne ha passate tante e ha tanta grinta. Adesso l’obiettivo è riprendersi al più presto e non sarà facile visto il livello e il percorso che propone questo Tour de France.

Non si molla

Dopo l’arrivo Cavendish ha provato a smorzare i toni dicendo che voleva correre così, al risparmio. Magari avrebbe preferito staccarsi nella salita successiva. E in parte poteva essere una disamina corretta, ma tra le immagini che lo inchiodano, il ritiro di Gazzoli e un ritardo mega è chiaro che non poteva essere solo una scelta tattica.

Una scelta tattica, ripetiamo, condivisibile e che tutto sommato forse covavano anche in casa Astana.

«Più che la distanza della frazione di Torino in sé, ben 230 chilometri, in ottica della prima volata potrebbe fare la differenza lo sforzo che si accumula nelle prime due tappe – ci aveva detto sempre Zanini – Sono due frazioni dure: si affrontano 3.700 metri di dislivello nella prima e oltre 2.000 nella seconda». 

Come a dire che l’idea di correre a risparmio era effettiva, concreta.

Un fotomontaggio con Cavendish e Merckx. I due vantano 34 vittorie al Tour. Qualcuno ha ribattezzato la sfida dell’inglese “Progetto 35”
Un fotomontaggio con Cavendish e Merckx. I due vantano 34 vittorie al Tour. Qualcuno ha ribattezzato la sfida dell’inglese “Progetto 35”

Progetto 35

L’inglese punta deciso al record assoluto delle 35 vittorie per staccare Eddy Merckx e appunto nella Piacenza-Torino avrà questa prima grande possibilità. Qualcuno ha ribattezzato la sfida dell’inglese “Progetto 35”. Non si molla niente. E la voglia con cui ieri Cav ha voluto raggiungere il traguardo è proverbiale.

«La terza è una tappa per velocisti – ha detto Zanini – Verso Torino ci sono giusto delle salitelle di quarta categoria, una delle quali a 50 chilometri dall’arrivo. Dal vivo l’ha visionata Mark Renshaw. E’ una tappa piatta che ci darà la prima volata del Tour e speriamo che vada subito bene. Tolto il dente, tolto il dolore!».

«Il finale è abbastanza lineare negli ultimi chilometri. Ci sono dei bei rettilinei, ma anche parecchie rotonde e spartitraffico e spesso ormai questi ostacoli sono decisivi (almeno ai fini delle posizioni e di conseguenza del resto della volata, ndr). Ci sono due curve nel chilometro finale, due “sinistra-sinistra”, l’ultima delle quali termina a 750 metri dal traguardo. Ma per il resto, come detto, è un arrivo filante. L’ho visto su VeloViewer. E’ tutto asfalto e sembra anche buono».

Covid? Non è mai sparito del tutto, la parola d’ordine è precauzione

28.06.2024
4 min
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Il Covid-19 non ha abbandonato il gruppo e la nostra vita di tutti i giorni. L’ultimo caso è quello di Sepp Kuss, il vincitore dell’ultima Vuelta Espana e fido scudiero di Vingegaard non sarà al via del Tour de France. Una perdita importante per la Visma Lease a Bike in vista della battaglia che la attende sulle strade della Grande Boucle. Ieri durante la conferenza stampa alla vigilia del Tour, Evenepoel si è presentato con la mascherina, mentre Pogacar ha raccontato di averlo preso di recente. Ma come viene approcciato ora il Covid dai medici dei vari team? Ne parliamo con Emilio Magni, dottore dell’Astana Qazaqstan Team.

«Da questa primavera – spiega subito – ci sono stati dei casi, in aumento rispetto ai mesi precedenti. Anche noi in squadra abbiamo avuto dei corridori positivi, ma è una storia difficile dalla quale venire fuori. La sintomatologia è meno importante rispetto al periodo pandemico, praticamente è assimilabile ad un’influenza. Il problema è che gli atleti di alto livello devono stare bene per svolgere la loro attività, quindi anche una normale influenza diventa destabilizzante».

Sepp Kuss ha annunciato la sua mancata partecipazione al Tour causa Covid postando questa foto sui social (foto Instagram)
Sepp Kuss ha annunciato la sua mancata partecipazione al Tour causa Covid postando questa foto sui social (foto Instagram)
Però si fanno ancora i test per distinguere il Covid da un’influenza.

Sì, perché è giusto capire di cosa si tratta. Le conseguenze a livello sportivo non sono state importanti, ma ogni squadra ha un alto numero di atleti e devono essere monitorati e tutelati. 

Una delle conseguenza più gravi furono i vari casi di miocarditi e pericarditi che si manifestarono nei soggetti positivi…

Non furono tanti a livello numerico, chiaro che anche un solo caso fa drizzare le antenne a noi medici. Quindi poi sono stati inseriti diversi test a livello cardiologico per controllare lo stato di salute prima di far riprendere all’atleta la sua attività. 

I test sono attendibili?

La fortuna dei test per individuare una positività da Covid-19 è che sono facili da effettuare e direi anche che sono affidabili, soprattutto rispetto all’inizio. 

Evenepoel con la mascherina alla conferenza stampa di ieri al Tour: «Meglio non correre rischi»
Evenepoel con la mascherina alla conferenza stampa di ieri al Tour: «Meglio non correre rischi»
In che senso?

Che nei primi anni (2020 e 2021, ndr) c’erano molti casi di false positività e negatività. Quindi atleti che risultavano negativi dopo qualche ora erano invece positivi e viceversa. Adesso è tutto più lineare, ad una positività anche leggera segue una conferma nel giro di poche ore.

Quindi si fanno più test?

Una volta effettuato il primo e rilevata la positività se ne effettua un altro poche ore dopo. Il corridore viene messo a riposo e nel corso dei giorni in cui è a casa ripete il test in autonomia ogni due o tre giorni, fino alla negativizzazione. 

Il protocollo prevede ancora lunghi stop? 

No siamo nel corso di cinque o sei giorni di fermo dall’attività sportiva. Una volta negativo il corridore viene sottoposto ai test cardiaci che dicevamo prima. Questi sono: elettrocardiogramma a riposo, sotto sforzo e ecocolordoppler cardiaco. Sono gli stessi esami che si effettuavano nel programma “return to play”. 

Gaudu ha corso il Delfinato sotto tono e ne è uscito con il Covid, ma sarà comunque al via del Tour
Gaudu ha corso il Delfinato sotto tono e ne è uscito con il Covid, ma sarà comunque al via del Tour
Se l’atleta li supera?

Semplice, torna in mano ai preparatori e rincomincia con il piano di allenamento. 

Pensa che la non partecipazione di Kuss al Tour de France sia corretta?

Sì, non c’era altra via. A parte che avrebbe dovuto negativizzarsi, ma comunque a pochi giorni dal via del Tour non ci sarebbe stato modo di fare i test cardiaci necessari. E’ più un discorso di precauzione e di tutela, prima dell’atleta stesso e poi dei compagni. 

L’aumento dei casi in gruppo a cosa è dovuto?

Semplicemente ad un abbassamento, naturale, delle misure difensive che si adoperavano in tempi di pandemia. Banalmente non utilizziamo più le mascherine o comunque frequentiamo posti molto affollati.

Per il dottor Magni siamo lontani dal ritorno di protocolli rigidi come nel periodo di pandemia
Per il dottor Magni siamo lontani dal ritorno di protocolli rigidi come nel periodo di pandemia
C’è il rischio del ritorno delle mascherine e della famosa bolla?

Non direi. Anche perché non avrebbe molto senso. Se si tornasse ad utilizzare le mascherine in squadra questa misura cadrebbe nel momento in cui si è a contatto con la gente. Dovremmo tornare alla bolla, ma penso sia impossibile, noi come squadra cercheremo di fare maggiore attenzione. E’ un discorso legato al fatto che se un atleta si ammala poi il rischio è che contagi la squadra e che ci si ritiri dalla corsa. 

Quindi per il Tour avete precauzioni particolari?

Siccome è una corsa che attira tanta gente e avremo degli eventi con ospiti interni alla squadra chiederemo dei test negativi. Se qualcuno dovesse arrivare senza mi preoccuperò io di farglielo.

Il primo Tour di Gazzoli: il cuore per “Cav” e un angolino per sé

26.06.2024
6 min
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Il Tour de France come primo Grande Giro non sarà un’esperienza da poco. Per questo Michele Gazzoli nel parlarne sta un po’ sul chi vive, con la voce che lascia trasparire un’immensa emozione. Un conto è essere inseriti nel gruppo di coloro che lavorano per andare, altra cosa è ricevere una maglia per la corsa più grande che ci sia e per giunta con un compito da far tremare le ginocchia. Aiutare Mark Cavendish, il suo idolo di sempre, a centrare il record di tappe.

«Alla fine siamo lì per lui – dice – alla ricerca della trentacinquesima vittoria. Io avevo i suoi poster in camera. Avevo la sua immagine profilo quando ero bambino. Avevo comprato tutte le sue cose, le sue scarpe, la sua bici, i suoi occhiali. E adesso vado al Tour con il mio idolo per battere un record. Penso che di più non potrei chiedere, no? E’ come uno che cresce guardando Ronaldo e a un certo punto gioca la Champions con lui».

Michele Gazzoli è nato il 4 marzo 1995, è alto 1,80 e pesa 76 chili
Michele Gazzoli è nato il 4 marzo 1995, è alto 1,80 e pesa 76 chili
Quando hai saputo di essere stato convocato?

Martedì scorso, una settimana fa. Sicuramente ci speravo, avevo fatto tutto per andare al Tour. Avevo corso in Ungheria, poi il ritiro di Sierra Nevada e alla fine il Delfinato. Tutto con il gruppo Tour, quindi non è stata una sorpresa. C’era una lunga lista. Poi è successo che Schelling si è ammalato e anche Battistella, mentre io stavo bene e alla fine è toccato a me. Però quando me l’hanno detto, ovviamente un piccolo colpo c’è stato. Insomma, sto andando al Tour de France…

E’ la corsa dei sogni?

Nel mondo del ciclismo, sappiamo tutti che il Tour è il Tour. E’ la corsa che guardi per forza, che ti fanno vedere le immagini e i risultati da tutte le parti. Arrivi a sera e in qualche modo hai saputo chi ha vinto la tappa. In più mettiamoci questa cosa di Mark e ci vuole un attimo perché diventi la corsa dei sogni.

A Mark hai mai raccontato di quanto fossi suo tifoso?

Certo! Il bello di Mark è che è una persona veramente di cuore, lui ti vuole proprio bene. Prima che essere compagno di squadra, ha la capacità trasmetterti affetto. Io sono giovane, quindi per lui potrei non essere nessuno. La prima volta ci siamo incontrati l’anno scorso in Turchia e io ero super imbarazzato. Vedi il tuo idolo, ci sei in squadra insieme. E invece lui è arrivato e mi ha abbracciato. Sapeva che avevo vinto in Norvegia, sapeva già tutto di me. E io sono rimasto a bocca aperta. Non sono uno che ha dei pregiudizi, però onestamente da fuori vedevo una persona abbastanza distaccata, come è giusto che sia per un campione. Uno così non può essere attaccato a tutti, come fai? Devi sempre prendere quella mezza distanza, sia con la stampa sia con i fans, che ti permette di andare avanti. Per qualcuno puoi sembrare antipatico, ma ora che ho vissuto accanto a lui, ho capito cosa voglia dire essere Mark Cavendish.

E’ il 9 maggio, Cavendish vince in Ungheria: l’abbraccio è con Gazzoli (foto Astana Qazaqstan Team)
E’ il 9 maggio, Cavendish vince in Ungheria: l’abbraccio è con Gazzoli (foto Astana Qazaqstan Team)
Che cosa significa?

Non hai vita. A qualsiasi gara tu vada, hai una folla fuori dal pullman per Mark Cavendish. Lui ci prova ed è cordiale con tutti, però trovi sempre il momento… Siamo esseri umani! Quindi è molto meglio di come me l’aspettassi, senza però che mi fossi fatto un giudizio prima. Non lo conoscevo e spesso, quando conosci bene una persona, si rivela meglio di come te l’aspettavi.

Per Michele Gazzoli andare al Tour significa sacrificarsi completamente per Cavendish o ci sarà la possibilità di fare qualcosa per te?

Il primo obiettivo è Mark, sicuramente: su questo non c’è dubbio. Poi anche con la squadra si è detto che se si creerà un’occasione positiva, si potrà provare. Una tappa al Tour ti può cambiare veramente la carriera, la vita.

Avete già studiato le tappe in cui attaccare il record?

Non so dire le tappe esatte, numero per numero. So che le prime due saranno da salvarsi, mentre la terza è già un’ottima occasione. Si va in Pianura Padana che è anche meglio della Francia, perché comunque è veramente tutta piatta. Quindi quella secondo me può essere già una gran bella occasione. Le altre tappe le sta vedendo Renshaw nei vari sopralluoghi. E poi sicuramente, quando saremo lì, faremo tutti un meeting per vedere più approfonditamente tutte le tappe per Cav.

Quando Cavendish punta il Tour, si trasforma. Gazzoli lo ha percepito in ritiro e nelle corse (foto Astana Qazaqstan Team)
Quando Cavendish punta il Tour, si trasforma. Gazzoli lo ha percepito in ritiro e nelle corse (foto Astana Qazaqstan Team)
Sai già quale sarà la tua collocazione nel suo treno?

Dovrei essere davanti a Ballerini. Quindi io, Ballerini, Bol, Morkov e Cavendish. Sarà una bella sfida. Quando si parla di Tour, Cav cambia. Io l’ho proprio visto dal UAE Tour, che era a inizio anno. L’ho visto alle gare in Italia, in Ungheria e l’ho visto a Sierra Nevada. Per il Tour, Cav è un’altra persona. Fa proprio uno switch mentale.

Visto che sei veloce anche tu, da uno come Cavendish sei riuscito a imparare qualcosa?

Ho imparato a fare le volate. Ho fatto con lui lunghi periodi di training camp e abbiamo corso parecchie volte insieme. L’ho vissuto tanto e alla fine impari. Un conto è fare le volate da under 23 che alla fine vinci con la forza senza grandi tatticismi. Invece con lui ho visto come si crea una volata, cosa devi fare. E’ una cosa completamente diversa da come le facevo io. Sprecavo un sacco di energie, poi sul più bello non ne avevo più. Cav invece ti parla in radio, ti dice quello che devi fare e a forza di farlo, impari come muoverti. L’ho visto al Delfinato, nella prima tappa che ha vinto Pedersen.

Come è andata?

Ho fatto un buon risultato (sesto, ndr), ma non era certo la mia volata perché era in discesa e negli ultimi 5 chilometri abbiamo fatto i 103 all’ora. Ho preso tante botte e non sono stato capace di uscire. Però avevo in testa ciò che avevo imparato da Mark su come si fanno le volate e quanto dovevo aspettare. Perché alla fine per vincere devi saper aspettare e quel giorno alla fine non mi è uscita una super volata, perché sono rimasto chiuso, ma prima non l’avrei neanche fatta.

Gazzoli è rientrato alle corse ad agosto 2023 e al secondo giorno di gara, ha vinto alla Arctic Race of Norway
Gazzoli è rientrato alle corse ad agosto 2023 e al secondo giorno di gara, ha vinto alla Arctic Race of Norway
Senza rivangare episodi poco felici, avresti mai immaginato di passare in un anno dalla sospensione al Tour de France?

Ne stavo parlando anche con il mio preparatore, con Mazzoleni, che c’è sempre stato e mi ha sempre dato una mano anche quando ero lontano. Continuo a dire che la sospensione sia stata una cosa giusta. C’è un regolamento, non l’ho rispettato e mi sono meritato quello che è venuto (Gazzoli è stato squalificato per aver usato uno spray nasale non consentito, ndr). Anzi, sarebbe stata una cosa sbagliata non essere punito, perché avrei creato un precedente. Però ovviamente quando vedi tutto buio, è normale starci male. E sicuramente non pensavo che in così poco tempo avrei raggiunto obiettivi tanto grandi.

Il Tour sarà il tuo primo Grande Giro, cosa metti nella valigia?

L’ho appena fatta e continuo a pensare di aver dimenticato qualcosa, perché mi pare tanto leggera. E’ vero, sarà un debutto col botto, per cui se ho portato qualcosa in meno avrò diritto al perdono. Partiamo per 21 giorni, in più a Firenze ci daranno un sacco di materiale nuovo. Io per non sbagliare il casco e le scarpe li ho. E poi c’è una cosa che mi porto dietro da quest’anno ed è il mio portafortuna: un elastico della mia ragazza, che mi ha regalato prima di andare in Australia. Diciamo che ogni volta controllo che ci sia. Anche se non lo vedo ogni volta che apro la valigia, mi piace sapere che c’è. Ma vi giuro che sono in ansia, qualcosa ho dimenticato di sicuro…

Davide Ballerini: il Tour, Cavendish, il record e io

21.06.2024
4 min
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Tra poco più di una settimana inizierà la 111^ edizione del Tour de France che, tra i moltissimi motivi di interesse, avrà anche la ricerca del record assoluto di vittorie di tappa da parte di Mark Cavendish, il quale, in questo momento, lo detiene a pari merito con sua maestà Eddy Merckx. Davide Ballerini sarà uno degli uomini più importanti su cui farà affidamento il campione inglese nelle volate. Fra le curiosità, Cavendish è stato da poco nominato Cavaliere Commendatore dell’ordine dell’Impero Britannico da re Carlo III, guadagnando il titolo di Sir.

Abbiamo raggiunto il corridore canturino al telefono durante i suoi ultimi giorni di ritiro a Livigno, per farci raccontare com’è andato l’avvicinamento ad un appuntamento così importante per lui e per tutta l’Astana Qazaqstan Team (in apertura l’ultimo giorno in altura, così raccontato su Instagram).

L’Astana ha corso buona parte del Giro a ranghi ridotti, a causa dei numerosi ritiri (foto Instagram)
L’Astana ha corso buona parte del Giro a ranghi ridotti, a causa dei numerosi ritiri (foto Instagram)
Davide, come prima cosa: com’è andato il tuo Giro d’Italia?

Il Giro è andato discretamente bene, soprattutto considerato l’infortunio che ho avuto ad inizio anno. Poi sono andato quasi subito in altura, scendendo per il Campionato Italiano di domenica.

E subito dopo partirà il Tour, dove sarai un uomo fondamentale nel treno dell’Astana Qazaqstan Team.

Sì, io dovrei essere il penultimo uomo di Cavendish nelle volate, subito prima che entri in azione Morkov. Mark non lo vedo da un po’, dal Giro di Turchia, ma da quello che so mi sembra in forma. Ha da poco terminato il Tour de Suisse e so che ha fatto un buon allenamento. Quando ci vedremo avremo modo di parlare assieme, io farò del mio meglio per aiutarlo a raggiungere il record di vittorie.

Mentre Ballerini era a Livigno, Cavendish ha cercato la condizione al Tour de Suisse
Mentre Ballerini era a Livigno, Cavendish ha cercato la condizione al Tour de Suisse
A questo riguardo, questo record com’è sentito in squadra? E’ davvero un obiettivo fondamentale per tutti?

Direi proprio di sì. Se ne parlava già da inizio anno come uno dei nostri principali obiettivi della stagione. E’ qualcosa di molto sentito tra di noi e cercheremo di portarlo a casa, anche se ovviamente non sarà facile, ci sono tante squadre molto attrezzate. Noi faremo il massimo. Non abbiamo ancora parlato delle tappe, ma quando ci troveremo le studieremo a tavolino. Cercheremo di capire quale possa essere la più adatta a lui, anche se di sicuro ce ne saranno diverse. Sarà importantissimo anche vedere come andranno le prime due giornate che non sono per nulla facili, però sfrutteremo ogni occasione.

Veniamo a te. Oltre a supportare Cavendish credi che avrai la possibilità di provarci in prima persona in qualche tappa?

Spero di potermi ritagliare un po’ di libertà, certamente, perché mi sto allenando molto, sto facendo tutte le cose fatte bene. La gamba c’è, adesso vedremo appena scendo dall’altura, ma ormai so che lavorare qui porta sempre qualcosa di buono. Cercherò il risultato in qualche tappa, anche se per ora non ne ho cerchiata una in particolare. In ogni caso l’importante sarà farsi trovare pronti e cogliere il momento giusto, anche se, come sempre al Tour, non sarà facile.

Dopo un Giro molto duro, Ballerini ha lavorato per ritrovare esplosività
Dopo un Giro molto duro, Ballerini ha lavorato per ritrovare esplosività
Ultima domanda. Ci racconti quali allenamenti specifici hai fatto in questo periodo di altura?

Qui a Livigno mi sono allenato in particolare sull’esplosività, perché al Giro mi sono accorto che spesso mi è mancata un po’ di brillantezza nel finale. Quindi ho lavorato molto sui picchi dopo le 4 ore. Oltre a quello, in vista delle tappe più dure del Tour ho fatto anche tanta distanza, arrivando ad allenamenti di 6 ore con 4-5.000 metri di dislivello. Quindi sì, direi che mi sento pronto.

Lo Svizzera di Velasco, fra mal di gambe e un piano tricolore

11.06.2024
5 min
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Sta diventando un tema. Andare a fare una corsa a tappe pochi giorni dopo il Giro d’Italia non è più semplice come una volta. Lo aveva raccontato Fortunato al Delfinato, lo ha confermato ieri Bartoli. La voce che si aggiunge oggi è quella di Simone Velasco. Il campione italiano però al Giro di Svizzera c’è andato con due motivazioni speciali. La prima è vincere una corsa con la maglia tricolore, prima di rimetterla in palio il 23 giugno a Firenze. La seconda è riconquistarla, in modo da continuare il suo viaggio da ambasciatore italiano nel mondo.

«Io gliel’avevo detto a Fortunato che il Delfinato era troppo vicino – dice scherzando il bolognese – poi alla fine è andato anche abbastanza bene, perché è riuscito a prendere la maglia degli scalatori. Gli ho detto che al suo posto ci avrei pensato e che facendo invece lo Svizzera avrebbe avuto più tempo per recuperare, però ormai è andata così».

Nella tappa di avvio dello Svizzera, Velasco e l’Astana hanno lavorato per Cavendish, che però ha chiuso staccato di 8 minuti
Nella tappa di avvio dello Svizzera, Velasco e l’Astana hanno lavorato per Cavendish, che però ha chiuso staccato di 8 minuti
A te invece come sta andando?

Sicuramente non ho potuto mollare più di tanto, altrimenti qui non ci sarei nemmeno arrivato. Quindi ho fatto 4-5 giorni abbastanza tranquilli e poi ho ripreso ad allenarmi, non proprio come se non avessi fatto il Giro, però comunque due o tre allenamenti belli tosti li ho messi dentro. Adesso siamo qua e la condizione è un giorno buona e un giorno male, come succede sempre dopo il Giro. Ho cominciato a notarlo nella tappa di ieri. Ci sono dei momenti che ti senti da Dio e dei momenti che sei morto, però questo si sa. L’anno scorso ero messo forse peggio, perché il Giro l’avevo chiuso al lumicino. Perciò spero di fare un bel risultato in qualche tappa. Con la maglia tricolore ho fatto tanti bei piazzamenti, ma non ho mai vinto e forse è l’unico rammarico che ho di questa stagione.

Quindi il Giro non ti ha dato condizione?

La condizione non te la dà più un Grande Giro, ma solo l’allenamento fatto bene in quota e qualche corsa. Una breve corsa a tappe o una serie di gare di un giorno. Il Giro, come il Tour e la Vuelta, possono darti la gamba buona, ma devi avere il modo di recuperare e per farlo ci vuole del tempo. Qualche anno fa i Grandi Giri erano meno tirati, difficilmente arrivavi alla fine così al lumicino.

Il Giro è stato duro, Velasco ammette di essere arrivato in fondo meglio del 2023, ma piuttosto provato
Il Giro è stato duro, Velasco ammette di essere arrivato in fondo meglio del 2023, ma piuttosto provato
In compenso Van der Poel arriva al Tour avendo fatto in stagione soltanto sette classiche.

Anche da questo si vede che è diventato un cecchino. Prepara gli appuntamenti, vuole arrivarci ben preparato e consapevole della condizione che ha. Effettivamente non si può che dargli ragione, perché quest’anno ne ha sbagliati veramente pochi, anzi direi quasi nessuno. Tutti i grandi corridori vanno mirati agli appuntamenti principali. Addirittura tanti di quelli che andranno al Tour salteranno i campionati nazionali per restare in altura. Siamo arrivati a questi livelli…

Anche tu avresti preferito essere in altura e non allo Svizzera?

Se avessi dovuto scegliere, forse quest’anno non avrei neanche fatto il Giro. Le tappe alla mia portata erano veramente poche e forse mi sarei orientato sul Tour. Avrei fatto una preparazione più centrata sulle classiche e poi l’altura a giugno, per cui sarei arrivato ai campionati italiani molto più fresco. Però d’altro canto con la maglia tricolore è anche bello partire nella corsa di casa. In ogni caso dopo il Giro, avrei preferito staccare un po’, andare in altura e preparare l’italiano. Solo che non andando al Tour, avrei fatto l’altura per una sola gara. Se va bene, sei stato un grande. Se va male, ti prendono per stupido.

Tricolori 2023 a Comano, l’abbraccio fra Velasco e Martinelli che lo guidò dall’ammiraglia
Tricolori 2023 a Comano, l’abbraccio fra Velasco e Martinelli che lo guidò dall’ammiraglia
Come è stato questo anno in maglia tricolore?

Sicuramente un anno speciale, un motivo di orgoglio. Mi ha dato tanto e penso di essere cresciuto anche a livello fisico e mentale. Sarà difficile riconfermarsi, ma sono convinto che domenica 23 sarò in buona condizione. L’importante sarà vincerlo di squadra, se poi riesco a riconfermarmi io, ancora meglio. Comunque uno l’ho portato a casa e lo terrò sempre con me. Il tricolore è qualcosa di importante in tutto il mondo, tutti conoscono l’Italia. In Canada è capitato in due o tre occasioni che mi avvicinasse qualcuno per fare una foto insieme e mi dicesse di essere italiano. Sono cose che ti toccano, insomma…

L’anno scorso la vittoria fu tua e di Martinelli che ti guidò dall’ammiraglia.

Anche quest’anno si parte per fare bene. Poi sono le gambe a dare le sentenze finali. Non tutti gli anni sono uguali e penso che quest’anno quelli che poi andranno al Tour verranno a Firenze con la voglia di fare bene. Non sono tanti, ma sono tutti papabili vincitori.

Bennati gli ha illustrato il percorso dei tricolori: il 23 giugno la sfida si rinnoverà
Bennati gli ha illustrato il percorso dei tricolori: il 23 giugno la sfida si rinnoverà
Cosa sai del percorso?

Non ho mai corso la Per Sempre Alfredo, che è alla base degli italiani. Però ho parlato con Bennati che mi ha mandato il file del percorso gara e l’ho guardato. Sicuramente andrò giù un giorno prima per visionarlo. Potrebbe svolgersi sulla falsa riga dell’anno scorso, forse è leggermente più duro. Dall’ultimo scollinamento mancherà un po’ meno all’arrivo e la discesa è tecnica, quindi sarà anche difficile ricucire in caso di un attacco forte. Bisogna solo farsi trovare pronti e non mollare. Mordere il manubrio e poi sperare di avere buone gambe. Perciò adesso si prova a fare qualcosa anche qua e poi… ci vediamo in Toscana!