Bruttomesso al Tour of the Alps, severo banco di prova

20.04.2024
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LAIVES – Ce lo siamo chiesti subito: cosa ci fa Alberto Bruttomesso al via del Tour of the Alps? Una corsa famosa per essere immersa tra le magnifiche montagne tirolesi ricca di dislivelli e poca pianura. Per i corridori nell’edizione di quest’anno non sono mancate pioggia, temperature rigide e qualche fiocco di neve. Alla sua prima stagione tra i pro’ l’ex corridore del Cycling Team Friuli si sta misurando con il ritmo gara e l’alto livello della Bahrain Victorious che si è meritato risultato dopo risultato. 

Abbiamo incontrato Bruttomesso mentre si scaldava sui rulli prima della quarta tappa
Abbiamo incontrato Bruttomesso mentre si scaldava sui rulli prima della quarta tappa

Pochi velocisti

L’esperienza la si fa sul campo, questo è un dato di fatto. Alberto Bruttomesso alla partenza di questo TotA sapeva di non avere aspirazioni di alcun tipo. Le sue caratteristiche di uomo veloce sono di certo un limite per queste corse. Dal suo punto di vista, sa però che per aumentare la cilindrata, esperienze di questo tipo sono fondamentali.

«E’ un bel banco di prova – spiega Bruttomesso – nel senso che qui in gruppo ci sono pochi velocisti. E’ una gara che comunque mi aiuta ad aumentare il motore. Ho cercato di aiutare il più possibile i compagni portandoli davanti ai piedi delle salite. Sono contento, sto facendo un percorso di crescita costante e senza pressioni».

Nella seconda tappa al freddo e sotto la pioggia, Alberto non ha accusato la giornata
Nella seconda tappa al freddo e sotto la pioggia, Alberto non ha accusato la giornata

Ritmo e giornate difficili

Cinque giorni vissuti all’insegna di un ritmo gara di alto livello. Seppur il percorso non fosse così proibitivo, i dislivelli non sono mancati così come gli attacchi e le… sgasate da parte del gruppo. 

«In generale – afferma Bruttomesso – posso dire di aver sentito il salto dall’anno scorso a quest’anno. Le gare sono molto più controllate, poi quando si apre il gas si sente e si va pancia a terra. Sono contento del mio avvio di stagione, ho fatto un bel blocco di gare in Belgio e devo dire che mi piacciono molto».

Nella tappa austriaca di Schwaz i corridori hanno pedalato per 120 chilometri sotto una pioggia battente e temperature vicine allo zero. Climi da inferno del Nord che un domani potrebbe essere terreno ideale per la potenza di Alberto. «Devo dire che ieri (terza tappa di Schwaz, ndr) non ho mai sofferto il freddo, ero vestito bene e non ho avuto problemi da quel lato».

Nel team sta trovando un un clima positivo
Nel team sta trovando un un clima positivo

Bel clima

Venti anni sono pochi, trovare un clima ideale all’interno di una WorldTour è determinante per la crescita naturale di un ragazzo come Bruttomesso. La Bahrain Victorious è un riferimento sotto questo punto di vista e ha dimostrato di saper crescere i suoi corridori dandogli il giusto spazio. Milan e Tiberi sono due esempi. 

«Mi trovo molto bene – dice Alberto – abbiamo un bel gruppo, ho avuto modo di correre sia con quello delle classiche in Belgio, sia con i ragazzi del Giro d’Italia qui al Tour of the Alps. In entrambi i casi ho trovato un bel feeling. Ho legato un po’ con tutti, sono stato compagno di stanza di Tiberi, quindi ho legato molto con lui in questi giorni. E’ un bravo ragazzo, è forte, è simpatico, quindi ottimo così».

Per Bruttomesso un buon terzo posto in volata al Tour of Antalya
Per Bruttomesso un buon terzo posto in volata al Tour of Antalya

Futuro prossimo

Appurato come è normale che il 2024 sarà un anno di crescita, per Bruttomesso il calendario è sicuramente stimolante. Dopo questo Tour of the Alps infatti il blocco di gare va dritto fino ai campionati italiani. «Ora faccio Francoforte il primo maggio, la settimana dopo il Giro di Ungheria e poi si vedrà. Forse farò il Giro di Slovenia e i campioni italiani, poi avrò un periodo di altura prima del Czech Tour.

«Il mio obiettivo – conclude – è quello di continuare a crescere e fare quante più esperienze possibile anche per gli anni prossimi e magari vediamo se si riesce a portare a casa qualche bel risultato. Senza stress, io cerco di aiutare la squadra quando mi viene detto di farlo e se mi verrà data l’occasione di fare risultato sicuramente proverò a 100% nelle corse più adatte alle mie caratteristiche».

Carr vince al TotA, Tiberi convince in vista del Giro

18.04.2024
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BORGO VALSUGANA – Tiberi sarà capitano al Giro d’Italia per la Bahrain Victorious. Ce lo ha detto questa mattina prima del via da Laives e oggi ha dimostrato di essere pronto a battagliare con i big. Il suo pedalare a ritmo costante sempre seduto è un primo biglietto da visita che è probabile ci accompagni nel futuro prossimo. Il banco di prova sulle salite impegnative di questo Tour of the Alps è stato importante e qualche test oggi sembra averlo fatto.

La tappa regina del TotA arrivata a Borgo Valsugana è andata all’attaccante Simon Carr della EF Education-EasyPost con un attacco spiccato dalla fuga di giornata a 45 chilometri dall’arrivo. Per il gallese è la settima vittoria in carriera e la seconda in questa corsa.

Tiberi consolida la sua maglia bianca di miglior giovane
Tiberi consolida la sua maglia bianca di miglior giovane

Banco di prova

Dopo la pioggia battente e le temperature prossime allo zero nella tappa di ieri, Tiberi questa mattina ci aveva detto: «Oggi innanzitutto c’è da vedere come rispondono le gambe dopo il freddo e la pioggia di ieri. Si capirà subito sulla prima salita che abbiamo sette chilometri dopo la partenza, spero che il fisico risponda bene e nel caso spero di sbloccarmi il prima possibile per cercare di restare con i migliori e magari di lottare per la classifica finale».

Un’analisi chiara che ha confermato in gara, dimostrando di essere un leader pronto a giocarsi le sue carte. «E’ stata parecchio faticosa oggi, però per fortuna la gamba era buona. Sulla prima rampa sentivo di essere ancora freddo e mi sono scaldato un pochino, poi c’è stato un momento sulla terza salita (Valico di Tenna, ndr) dove ci stavamo controllando e lì ho capito che si poteva provare. Era la fase finale di gara, c’era Paret-Peintre (Valentin, ndr) poco avanti a noi e ho visto Lopez che era un attimo in difficoltà. Sentivo che la gamba c’era e ho provato il tutto per tutto».

Nel gruppetto dei big insieme a Tiberi era presente anche il compagno Poels
Nel gruppetto dei big insieme a Tiberi era presente anche il compagno Poels

Podio e sensazioni 

In vista di un Giro da capitano, Antonio Tiberi in questo Tour of the Alps sta dimostrando di essere pronto a prendersi le proprie responsabilità. «Sono molto contento – afferma – di come mi sento qui alla prima gara dopo un periodo d’altura e in vista del Giro è molto positivo. Più corro e più miglioro, questa è sempre stata una mia caratteristica e penso che possa tornarmi molto utile nelle corse a tappe». 

Tiberi ad oggi si trova in terza posizione in classifica generale. Guida Juan Pedro Lopez davanti a tutti con 38’’ su Ben O’Connor e 48’’ sul laziale. La quinta e ultima di domani non è banale e ci può essere ancora qualche squillo da parte di chi non vuole accontentarsi del piazzamento e della maglia bianca di miglior giovane. «Domani ci giocheremo il tutto per tutto e sarà un po’ come oggi, dove ci siamo trovati lì a battagliare. Stasera studieremo bene la tattica e vedremo cosa si può provare a fare».

Simon Carr ha preceduto all’arrivo Storer e O’Connor di 1’19”
Simon Carr ha preceduto all’arrivo Storer e O’Connor di 1’19”

Sempre all’attacco

Se dietro i big se le davano di santa ragione davanti c’era in solitaria Simon Carr. Il suo successo è stato frutto di un attacco partito subito dopo il via. Con lui altri 11 e quando mancavano meno di 50 all’arrivo ha deciso che per lui era il momento di andare in fuga solitaria. Per lui il Tour of the Alps è un terreno che si adatta alle sue caratteristiche da attaccante.

«E’ una corsa – spiega Carr – adatta alle mie caratteristiche. Andare all’attacco è una mia specialità e qui trovo sempre tappe dove posso provare. Questa mattina sul bus abbiamo deciso di attaccare di squadra e così siamo usciti io e il mio compagno Carthy. Durante l’attacco ho pensato solo a spingere e Hugh è stato preziosissimo perchè mi ha aiutato a suddividere l’attacco in piccole parti. Così uno dopo l’altro sono riuscito ad arrivare al traguardo».

Per il gallese è la settima vittoria in carriera e la seconda al TotA
Per gallese è la settima vittoria in carriera e la seconda al TotA

Riscatto

La vittoria di oggi per Simon Carr ha un retrogusto di riscatto. Il suo programma di avvicinamento al Tour of the Alps aveva come scopo la classifica generale. Tuttavia aver conquistato questa tappa gli ha regalato un po’ di morale in vista del Giro d’Italia. 

«Oggi è stata una giornata perfetta – conclude Carr – anche se non tutto il Tour of the Alps è andato secondo i piani. L’obiettivo era quello di battagliare per la classifica generale. Prima di venire qui ho fatto tre settimane di altura, mi sono preparato in vista di questa gara e del Giro, ma negli ultimi due giorni ho accusato delle allergie e quindi le sensazioni e i risultati non sono stati quelli previsti. Comunque ci ho creduto e oggi ho sentito di avere le gambe buone. Vincere una tappa qui è una bellissima sensazione».

Pogacar ha già vinto il Giro? L’analisi (spietata) di Chiappucci

05.04.2024
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Cinque vittorie in nove giorni di corsa nel 2024 per Tadej Pogacar, se si allarga l’orizzonte ai primi tre posti siamo ad un conteggio di sette podi. Praticamente lo sloveno è uscito dalle prime tre posizioni soltanto quando la gara è terminata con una volata di gruppo. I numeri collezionati dal fuoriclasse del UAE Team Emirates fanno impressione. Alla Volta a Catalunya non c’è stato spazio per nessuno, Pogacar ha dominato la corsa dal primo all’ultimo giorno. Una fame che rischia di divorare il Giro d’Italia ancor prima di iniziare. Al via della corsa rosa manca un mese, ma con un predatore del genere i giochi sembrano praticamente chiusi. 

«Probabilmente – ci dice Claudio Chiappucci, interpellato per leggere con noi le prospettive di questo Giro – assisteremo a due gare: quella di Pogacar e quella degli altri, dei battuti. La prima tappa, da Venaria Reale a Torino, prevede già delle difficoltà altimetriche, se Pogacar vorrà potrà prendere la maglia al primo giorno». 

Pogacar al Catalunya ha scavato un solco tra sé e gli avversari ogni volta che la strada saliva
Pogacar al Catalunya ha scavato un solco tra sé e gli avversari ogni volta che la strada saliva

Un Giro già chiuso?

Il varesino nella sua lunga carriera si è trovato a lottare contro campioni come Lemond e contro l’inscalfibile Miguel Indurain, eppure nessuno di loro ha mai palesato la voracità di Pogacar. Se si guarda a quanto accaduto in Spagna, al Catalunya, non c’è spazio per altre interpretazioni: Pogacar arriva in Italia pronto a giganteggiare. In salita ha battuto tutti, vero che non si è confrontato con i migliori, ma non sembrano esserci vie di scampo. 

«Al Catalunya – replica Chiappucci – quelli forti c’erano: Bernal, Landa e alcuni altri. Non ho visto nessuno che potesse essere vagamente alla sua altezza. Ha dominato tutte le tappe, vincendo anche l’ultima in volata. Pogacar ha l’istinto di prendere tutto, non vedo chi potrà impensierirlo, al prossimo Giro d’Italia».

Anche perché nella seconda tappa si arriva a Oropa.

Praticamente dopo due giorni Pogacar può già aver messo una bella firma sul Giro d’Italia. Nella tappa di Torino screma, in quella di Oropa assesta un bel colpo. Il peggio, se vogliamo dirla così, è che ha anche una squadra fortissima. 

Secondo te può tenere la maglia per 21 tappe?

E’ un corridore di grande spessore, appena ha l’occasione prende tutto. Alla Volta a Catalunya è stato così. Vero che era una corsa di una settimana, qui si parla di tre, ma non vedo nessun altro che possa tenere la maglia al posto suo. Anzi, meglio, se la prendono altri corridori e la tengono è per una scelta di Pogacar. 

L’impressione, durante il Catalunya, è stata di una netta superiorità della UAE e dello sloveno
L’impressione, durante il Catalunya, è stata di una netta superiorità della UAE e dello sloveno
La superiorità è così netta?

Per me sì. La cosa che fa più impressione è che questi fenomeni (Van Der Poel, Pogacar, Vingegaard, ndr) attaccano da davanti. Non c’è più l’effetto sorpresa del partire dalle posizione di fondo. Loro stanno davanti a tutti e comunque se li tolgono di ruota. Il bello è che dichiarano anche cosa faranno, ad esempio Pogacar alla Strade Bianche

Si può pensare ad un’azione di gruppo contro Pogacar?

Difficile, perché per fare una cosa del genere bisogna rischiare e nel ciclismo moderno non è facile. Anche le posizioni di rincalzo contano molto, in termini di punti e sponsor. Dietro Pogacar sarà un tutti contro tutti, perché una posizione di rincalzo come un terzo o quarto posto, fa gola. 

Pogacar ha divorato il Catalunya con quattro successi in sette tappe
Pogacar ha divorato il Catalunya con quattro successi in sette tappe
Ci sono squadre, come la Bahrain che portano due capitani, Caruso e Tiberi, lì si può pensare a qualcosa…

Tiberi è giovane, si sta ritrovando e va forte, al Catalunya è andato bene, ma era comunque lontano da Pogacar (ha terminato con 6’ e 33’’ di ritardo dallo sloveno, ndr). E’ pretenzioso pensare che Tiberi possa fare un Giro al livello di Pogacar.

Per Caruso invece?

Per Caruso la cosa è diversa, bisogna vedere se sarà ai livelli del Giro del 2021. Se sarà così, la Bahrain può giocare con l’esperienza di Caruso e la freschezza di Tiberi. Anche se attaccare lo sloveno frontalmente diventa un’arma a doppio taglio. 

La Bahrain può giocare sulla coppia Caruso-Tiberi, l’esperienza del primo e la “spavalderia” del secondo
La Bahrain può giocare sulla coppia Caruso-Tiberi, l’esperienza del primo e la “spavalderia” del secondo
Spiegaci…

Con un Pogacar così forte, attaccare rischia di farti saltare in aria. Aspettare può essere la soluzione per capitalizzare. Il Giro per me è in mano a lui, gli altri corrono per il secondo posto. Pensare di attaccarlo e lasciarlo lì diventa difficile, se non impossibile. 

Non c’è qualcuno che può provare a far saltare il banco, come facevi tu?

Ora come ora mi immedesimo in questi corridori e dico di no. Non per superbia, ma perché serve essere davvero fortissimi per scalfire Pogacar. Solo i grandi campioni lo hanno battuto (Vingegaard su tutti, ndr). Ci sono sempre dei fattori esterni, come il meteo, una crisi o altro ancora, ma per ora, seguendo un ragionamento tecnico, Pogacar è imbattibile. 

Caruso e Tiberi: dal Catalunya ora puntano sul Giro

30.03.2024
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Dalla Volta a Catalunya la Baharain Victorious è uscita con una soddisfazione e un punto di domanda. La prima arriva dalla bella prestazione di Antonio Tiberi, che dopo una settimana solida ha chiuso la corsa all’ottavo posto nella classifica generale. Il punto di domanda riguarda invece Damiano Caruso. Il siciliano ha vissuto un inizio di stagione a rallentatore, con una Tirreno lontana da primi e un Catalunya in ripresa ma senza squilli.

Tiberi è uscito in crescendo dal Catalunya: una settimana di corsa che ha dato i suoi frutti
Tiberi è uscito in crescendo dal Catalunya: una settimana di corsa che ha dato i suoi frutti

Calendari modificati

Ne parliamo con Franco Pellizotti, diesse del team e alla guida dell’ammiraglia nella corsa spagnola. Il Giro d’Italia si avvicina, le strade sono delineate e si fanno i primi conti, anche se tutto è ancora da costruire. 

«Sia Tiberi che Caruso – racconta – non avevano in programma il Catalunya. Dovevano correre Andalucia e Tirreno, poi andare in altura. Alla fine la cancellazione della prima ha costretto entrambi ad esordire alla Tirreno-Adriatico, hanno sofferto un po’ e ci siamo convinti che fosse il caso di portarli al Catalunya. Antonio (Tiberi, ndr) è uscito bene dalla corsa dei due mari e ha fatto una bella prestazione in Spagna. Al primo arrivo in salita, dominato da Pogacar, è andato bene fino agli ultimi due chilometri, poi si è un po’ spento. Se avesse gestito al meglio la scalata, sarebbe entrato nella top 5. Nel complesso ha fatto un’ottima settimana di corsa, migliorando giorno dopo giorno.

«Caruso – continua – ha sofferto di più la cancellazione della Ruta del Sol, ma ci sta. Antonio ha 23 anni, è giovane e un cambio di programma non lo destabilizza più di tanto. Caruso, invece, che di anni ne ha 38, deve fare passaggi più mirati. L’ho visto comunque sereno e contento di quanto fatto, sono convinto che al Giro, come ogni anno, sarà competitivo».

Il miglior risultato è stato un terzo posto nella 3ª tappa dietro Pogacar e Landa
Il miglior risultato è stato un terzo posto nella 3ª tappa dietro Pogacar e Landa

Approccio al Giro

Il prossimo Giro d’Italia, che partirà da Torino, sarà il primo di Tiberi. Un esordio che incuriosisce parecchio, soprattutto perché avrà al suo fianco proprio Caruso, come già accaduto alla Vuelta nel 2023. Le strade dei due verso la corsa rosa si sono divise ora, ma si intrecceranno di nuovo a Torino. 

«Ora entrambi andranno a fare un periodo di altura – spiega Pellizotti – e poi correranno in vista del Giro. Tiberi al Tour of the Alps e Caruso al Giro di Romandia. Con Tiberi, prima di correre in Trentino, andremo a vedere la cronometro di Verona. Una volta finita la corsa, faremo la ricognizione di altre due o tre tappe: la cronometro di Perugia e la tappa di Prati di Tivo, se avremo tempo ne vedremo una terza.

«Caruso – continua il diesse – dopo l’altura andrà al Romandia perché è una gara che gli piace e da qualche anno la usa come preparazione per il Giro. Lo aiuta molto e gli dà una bella gamba».

Dopo l’annullamento della Ruta del Sol, Caruso ha corso Tirreno e Catalunya per migliorare il colpo di pedale
Dopo l’annullamento della Ruta del Sol, Caruso ha corso Tirreno e Catalunya per migliorare il colpo di pedale

Capitani insieme?

Nelle tre settimane di corsa al Giro d’Italia Tiberi e Caruso condivideranno i gradi di capitano? La Bahrain potrà contare sulla solidità del siciliano, mentre il giovane laziale ha dalla sua tanta forza e determinazione, che però è il momento di mettere in campo.

«Caruso e Tiberi – dichiara Pellizotti – sono una coppia sulla quale lavoriamo dalla Vuelta 2023. Erano in camera insieme, Damiano ha la giusta esperienza per guidare un ragazzo come Antonio e sa farsi voler bene. Ci siamo accorti che Tiberi ha preso Caruso come un riferimento, lo ascolta e impara tanto da lui. D’altro canto, Damiano sa che Tiberi è il futuro del nostro team e del ciclismo italiano

«Al prossimo Giro – continua ad analizzare – Damiano sarà tra i più forti e una certezza per noi. Antonio, invece, potrà giocarsi le sue carte e mostrare di cosa è capace. Già alla Vuelta dello scorso anno abbiamo visto che sulle tre settimane c’è, ha sistemato qualche problema e ora è pronto. Potrà misurarsi dall’inizio alla fine con i migliori e curare la classifica, vedremo dove potrà arrivare. Avere accanto un corridore solido come Caruso permetterà a Tiberi di correre con calma e tranquillità. Al contrario, avere al suo fianco un giovane in grado di fare bene potrà alleggerire Damiano dalle pressioni».

La condizione non è delle migliori, ma il siciliano ha l’esperienza per arrivare pronto al Giro
La condizione non è delle migliori, ma il siciliano ha l’esperienza per arrivare pronto al Giro

La voglia di Nibali

Di Tiberi si parla da tanti anni, fin da quando era alla Trek, ora con il team Bahrain Victorious sembra aver trovato un equilibrio. E’ giovane, considerando che tra poco compirà 23 anni, ma è il momento di tirare fuori tutte le sue qualità

«Antonio è giovane – conclude “Pelli” – ogni ragazzo ha i suoi tempi ed è giusto rispettarli, però siamo convinti che sia arrivato ad un buon punto di maturazione. Per un verso mi ricorda Nibali da giovane: ha tanta voglia di crescere e far vedere che c’è. Avere accanto un corridore come Caruso lo sprona a dimostrare di essere più forte, a migliorarsi. Questo aspetto può giocare a suo favore».

EDITORIALE / Il ciclismo italiano ha bisogno di veri tifosi

12.02.2024
5 min
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Un preparatore italiano molto in gamba che lavora in una squadra WorldTour (ovviamente non italiana), durante il ritiro di Calpe ci ha fatto il nome del prossimo corridore di casa nostra che a suo avviso vincerà il Giro d’Italia. Non si tratta di un atleta della sua squadra, perciò quel nome lo abbiamo scritto su un foglio in attesa di scoprire se abbia effettivamente ragione. Sarà una sensazione, ma potremmo essere prossimi alla stagione del raccolto. E se anche non si tratterà di grandi classiche o maglie prestigiose, nell’aria c’è un risveglio che fa ben sperare. Cominciamo a vincere, che non è mai facile: l’appetito e la fiducia verranno semmai mangiando.

Il Team Polti-Kometa ad Antalya ha vinto tre maglie: generale e gpm con PIganzoli, punti con Lonardi
Il Team Polti-Kometa ad Antalya ha vinto tre maglie: generale e gpm con PIganzoli, punti con Lonardi

Ragazzi di carattere

I segnali ci sono tutti. La vittoria di Piganzoli al Tour of Antalya è la conseguenza logica di un inverno diverso e del nuovo morale che si respira nel Team Polti-Kometa. E’ bastato sentire i propri capi ragionare come si fa nelle grandi squadre perché ai ragazzi brillassero diversamente gli occhi. Anche la VF Group-Bardiani sembra aver intrapreso la nuova stagione con più brio di qualche tempo fa. Si lavora per vincere e per la prima volta si comincia a dirlo.

Lasciano il segno le parole di un’intervista di Francesco Busatto a Carlo Malvestìo: «Quelli della mia età vincono, voglio vincere anche io». Leggerle ci ha riportato alla conversazione avuta sabato con Nicola Miceli, corridore negli anni Novanta, a proposito di corridori troppo educati, quando l’educazione diventa a suo modo un limite.

«Serve un corridore italiano capace di inventarsi qualcosa – diceva “Micio” – e che non abbia paura di dirlo. Chi sarebbe stato Chiappucci se non avesse avuto il carattere di attaccare fino a costruirsi una carriera come la sua? Corridori con quell’estro quasi da artisti non sono tanti, ma li abbiamo. Bisogna che anche loro ci credano e che la gente intorno e anche i media lo facciano con loro. Sarebbe bello che il movimento ricominciasse a pensare positivo. Bisogna che i corridori per primi si convincano che si può provare. E’ tutto un fatto di testa, di vedere le cose sotto la luce giusta. Il ciclismo è uno sport duro. Meglio essere maleducati con carattere, che passare la vita ad aspettare il proprio turno».

Segni di risveglio

In attesa di capire quale direzione prenderanno atleti di talento come Belletta e Mattio, che si stanno facendo le ossa nel devo team della Visma-Lease a Bike, annotiamo che Piccolo e Tiberi sono i primi due della lista: hanno numeri notevoli e, se il resto lo fa la convinzione, occorre che ci credano loro per primi. Il livello intorno è pazzesco, non c’è niente di facile, ma hanno entrambi i mezzi per lasciare il segno. Hanno ancora 22 anni e i commenti dei soliti detrattori, rintocchi di campane stonate, portano negatività in un movimento che proprio ora avrebbe bisogno di tifo a favore. Il supporto serve a chi lotta per uscire oppure a chi è già forte e può farne tranquillamente a meno?

Subito dietro Piccolo e Tiberi, se non altro per ragioni anagrafiche, è bello cominciare ad annotare i nomi e le azioni di Piganzoli e Pellizzari, di Milesi e Germani, De Pretto e Pinarello, Zambanini e Fancellu. Sta bene Lonardi e dispiace per Dainese (caduto sul più bello) e Ciccone (costretto a 4 settimane senza bici). Dove sono Aleotti, Colleoni e Conca? Ci aspettiamo un segnale di risveglio anche da loro, cui aggiungiamo con fiducia anche Matteo Fabbro, a patto che siano abbastanza… maleducati da prendersi il loro spazio. Ad Aleotti lo ha detto persino Vlasov: che pensi più a se stesso e meno a tirare per gli altri. La disubbidienza rispetto alle proprie paure e ai limiti imposti è il primo sintomo di carattere. Alle loro spalle, come custodi del confine italiano, Ulissi e Trentin portano avanti l’orgoglio di quella classe 1989 che ancora non si arrende.

Piganzoli e Pellizzari, un anno di differenza. Per il più giovane marchigiano, Antalya si è chiusa con l’11° posto
Piganzoli e Pellizzari, un anno di differenza. Per il più giovane marchigiano, Antalya si è chiusa con l’11° posto

La molla della disubbidienza

Sentiamo spesso la mancanza degli errori del primo Nibali, che sbagliava completamente i tempi dell’attacco e subiva ramanzine feroci dai suoi direttori sportivi. Bisogna sbagliare e avere il coraggio di farlo, per poi prendere le misure e vincere. Vincenzo su quelle fughe ha costruito una carriera infinita. Quel tipo di atteggiamento mentale resta un valore aggiunto. Il gusto di lanciare la sfida, anche quando significa prenderle. Sogniamo un ragazzo italiano che si svegli e infischiandosene dei punti, vada all’attacco.

Noi siamo piuttosto certi di avere in casa dei potenziali campioni, bisogna che loro per primi comincino a crederci. E che con la consapevolezza della forza fisica, gli scatti in testa l’affascinante molla della disubbidienza.

Da Nibali e Pellizotti a Caruso e Tiberi. Quali analogie?

11.02.2024
6 min
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L’esperto e il giovane: è un leit motiv del ciclismo. Vincenzo Nibali ci ha raccontato di quando da neopro’ si ispirava a Franco Pellizotti o Ivan Basso. Di come in allenamento fosse in perenne battaglia con Danilo Di Luca… Oggi anche questo aspetto si è evoluto e la famosa chioccia si fa in altro modo. Tuttavia certe basi sono le stesse e permettono ai giovani che crescono accanto a grandi campioni di imparare più in fretta e di acquisire in breve sicurezze che per gli altri arrivano col contagocce.

Proprio Franco Pellizotti è l’anello di congiunzione del tema che stiamo per affrontare. Il friulano fu, come detto, un riferimento per Nibali e oggi alla Bahrain-Victorious si ritrova a dirigere la coppia italiana più rappresentativa in fatto di chioccia e allievo, vale a dire Damiano Caruso e Antonio Tiberi.

Franco, partiamo da quel Nibali di un tempo. Com’era?

Vincenzo era molto giovane. Ricordo quei primi ritiri sul Teide in cui per esempio a tavola mangiava esattamente come era abituato da ragazzino a casa. La pasta, il secondo, il dolce… Poi mi guardava e mi chiedeva perché magari non avessi mangiato il dolce. Faceva di testa sua, ma guardava. Rubava con gli occhi.

E in allenamento?

Tante volte quando facevamo la salita per ritornare in quota, lui andava via a tutta. Mentre noi salivamo del nostro passo o facevamo i lavori specifici. Allora gli dicevamo: «Vince, siamo qui per costruire, non per fare le gare. Siamo qui per fare una base». Col tempo anche lui ha capito. Ha seguito quest’onda e ha messo tutto in pratica.

Ma con i suoi tempi…

Esatto. Con quel pizzico di orgoglio… da vero siciliano! Capiva che magari non aveva ragione, ma non voleva ammetterlo sul momento. Però poi ci rifletteva su, si vedeva.

Chioccia e allievo oggi. Pochi giorni fa Covi, che vecchio non è, raccontava di come i giovani passino e già sappiano tutto su alimentazione e allenamenti…

In effetti è cambiato molto. I giovani, che spesso sono degli juniores, sono già mentalizzati e impostati con la vita del ciclista moderno. E anche per questo riescono subito a mostrare il loro valore. Tutto ciò li agevola in qualche modo. Io ricordo gli ultimi anni da professionista quando arrivò il nutrizionista. Okay, io ero sempre sul pezzo e mi piaceva ascoltare nuovi parerei, ma cambiare certi abitudini mi risultava difficile. Sembrava di rompere equilibri che davano certezze.

Caruso e Tiberi in ritiro in Spagna. Rispetto al passato in allenamento il giovane è meno esuberante e più ligio alle tabelle che in passato (foto @charlylopez)
Caruso e Tiberi in ritiro in Spagna. Rispetto al passato in allenamento il giovane è meno esuberante e più ligio alle tabelle che in passato (foto @charlylopez)
Era come se ci fosse un barriera?

Sì. Mi ricordo di Caruso al primo anno in cui anche lui ebbe a che fare col nutrizionista. Diceva: «No, io ho le mie modalità. So che la pasta in questo preciso momento mi fa bene…». Poi però, facendo delle prove, vedeva che in effetti c’erano dei miglioramenti. Si faceva delle domande e si dava delle risposte. Per un giovane questo scalino non c’è. Però magari peccano in altro, ma per quanto riguarda regole di vita da atleti e aspetti scientifici sono avvantaggiati.

Da Nibali e Pellizotti a Caruso e Tiberi: quali analogie ci sono?

Appena Tiberi è arrivato in Bahrain, lo abbiamo affiancato a Caruso, perché il ciclista non è solo mangiare e allenarsi bene. Ci sono tante altre cose. Magari prima di addormentarsi è meglio usare meno il cellulare e stare un po’ più su un libro. Saper recuperare meglio dopo una corsa. O il modo di stare in gruppo… 

Insomma quando prima dicevi che magari sbagliano altre cose…

Esatto. Magari in gruppo sprecano più energie perché sono nella posizione sbagliata, perché risalgono nel momento meno opportuno o non sfruttano gli altri corridori. Sono meno conservativi. E oggi questo serve ancora di più visto che, come detto, i ragazzi vengono direttamente dagli juniores o hanno un solo anno di under 23 sulle spalle, categorie dove comunque il modo di correre e di fare il ciclista è diverso.

Cosa intendi?

Che in quelle categorie corri due, tre, volte a settimana. Tra i pro’, specie per uno come Tiberi che predilige le corse a tappe, la cosa è differente. Va alla Ruta del Sol, poi sta a casa tre settimane e va alla Tirreno. E’ in quei periodi che deve imparare a gestirsi. Il recupero dopo la gara. La fase di allenamento, quella di avvicinamento alla corsa successiva. E anche se oggi sono seguiti a stretto giro dai coach, gli può mancare qualcosa in questo intermezzo. Ecco dunque che il vecchio in camera è fondamentale. Per un Tiberi avere un Caruso o un Poels come riferimento vuol dire molto, anche in allenamento. Ti fanno alzare l’asticella.

Damiano Caruso oggi può aiutare Tiberi, mostrando la sua esperienza e il modo di vivere con calma anche i momenti di maggior stress
Damiano Caruso oggi può aiutare Tiberi, mostrando la sua esperienza e il modo di vivere con calma anche i momenti di maggior stress
Asticella. A anche di questo abbiamo parlato. Nella pista italiana si crea un circolo virtuoso per esempio. Ganna fa da punto di riferimento a Milan. Milan a Moro… Che poi è Nibali che si confronta con Pellizotti. Serve dunque l’asticella in allenamento?

Serve l’asticella alta. Serve nella vita normale anche per chi va in ufficio. Se tu vuoi diventare il migliore o vuoi restare il migliore, quando qualcuno ti arriva vicino cerchi di fare di più e questo ti porta a crescere. Poi se sei in un ambiente il cui livello è medio, sarai un leader medio. Il confronto con i più forti ce l’hai, ma alle corse e a quel punto la frittata è fatta. Per questo è importante avere gente forte intorno, gente che tiene l’asticella alta. Il bello delle corse e dell’agonismo è questo: non è tanto la corsa in sé, ma prepararla giorno dopo giorno.

Però, Franco, è anche vero che per le chiocce non è facile tenere l’asticella alta. Oggi, e lo abbiamo detto, i ragazzini vanno forte come e più degli esperti. Tu all’inizio andavi più forte di Nibali, oggi Caruso come fa a mettere Tiberi alle corde?

Vero, età e recupero sono dalla parte di Antonio che magari su una salita secca è anche più forte di Damiano, ma poi c’è tutta la gestione dell’insieme e della corsa, specie se è a tappe. E capita spesso che il giovane non ottenga i risultati che potrebbe. Questo perché corre in modo più esuberante, risale il gruppo quando non dovrebbe, è più teso… Col passare dei giorni spreca energie, anche nervose, che poi magari non ha nel finale, mentre l’esperto sì.

Insomma, il ruolo di chioccia diventa ancora più “mistico”, più prezioso. E’ quasi un sapere nascosto?

E’ lo sporco lavoro che non si vede: sì, in qualche modo è così. Ma serve. E’ fondamentale. Pensiamo a Remco che spesso s’innervosisce, spreca energie e anche se è il più forte non vince.

Ciclomercato con tanti botti, c’è chi viene e c’è chi va…

17.01.2024
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Sono ben 157 i corridori che, fra cambi di squadra e promozioni dalle categorie e/o dalle serie inferiori cambiano maglia nel WorldTour. Alcuni hanno anche smesso, come Oss in apertura. Sarà pur vero che l’annunciata e poi sfumata fusione tra Jumbo Visma e Soudal QuickStep ha tenuto ferme moltissime trattative per quasi due mesi, ma il ciclomercato è stato comunque scoppiettante con trasferimenti bomba come quello di Primoz Roglic.

Cambiano soprattutto gli assetti di alcune squadre, basti pensare che ora con Pogacar, Vingegaard, lo stesso Roglic ed Evenepoel ben 4 team puntano apertamente alla maglia gialla del Tour. Esaminiamo nel dettaglio che cosa si è mosso in ognuna delle squadre della massima serie, attraverso due puntate andando in rigoroso ordine alfabetico e partendo dalla formazione del campione del mondo.

Axel Laurance, iridato U23, è stato promosso in prima squadra e vuole subito mettersi in mostra
Axel Laurance, iridato U23, è stato promosso in prima squadra e vuole subito mettersi in mostra

Alpecin Deceuninck

La squadra olandese non cambia di molto la sua intelaiatura anche se si registrano 7 uscite rimpiazzate. Il riferimento resta naturalmente l’iridato Van der Poel, ma vanno seguiti con attenzione alcuni neopro come il campione del mondo U23 Laurance, il tedesco Uhlig vincitore del Liberazione 2022 e anche il nostro Vergallito.

Arkea B&B Hotels

Cambi profondi nel team francese che assume sempre più un’immagine di squadra dedita alle vittorie parziali. Demare, arrivato lo scorso agosto, ha ora un’ottima spalla nel connazionale Senechal. Acquisto casalingo anche con Venturini in cerca di un rilancio, ma l’addio di Bouhanni e la partenza di Hofstetter rischia di pesare in termini di punti per il ranking.

Bruttomesso accesso alla prima squadra dopo un solo anno al CTF. Si punta sulle sue qualità veloci
Per Alberto Bruttomesso accesso alla prima squadra dopo un solo anno al CTF. Si punta sulle sue qualità veloci

Astana Qazaqstan Team

Squadra profondamente rinnovata quella kazaka, addirittura 14 i nuovi arrivi. Fra loro italiani di blasone come Gazzoli promosso dal team Devo e Fortunato, mentre Morkov e Ballerini sono stati ingaggiati pensando espressamente al Tour di Cavendish e alla caccia al record di tappe. Attenzione anche all’eritreo Mulubrhan, campione africano molto capace nelle brevi corse a tappe.

Team Bahrain Victorious

Appena quattro le nuove entrate nel Team Bahrain Victorious, di cui una risale già allo scorso giugno. Quella di Antonio Tiberi sul quale il team investe molto in questa sua prima stagione completa. Altro italiano che approda al team è Alberto Bruttomesso dopo solo un anno nella filiera del Cycling Team Friuli. Qui rischiano di pesare di più le uscite: Landa, Milan, Pernsteiner.

Il passaggio di Roglic alla Bora ha cambiato gli equilibri del mercato. I tedeschi ora puntano al Tour
Il passaggio di Roglic alla Bora ha cambiato gli equilibri del mercato. I tedeschi ora puntano al Tour

Bora Hansgrohe

Ben 8 nuovi arrivi per il team tedesco e il principale, Primoz Roglic, sposta ancor di più il baricentro del team tedesco verso i grandi giri, con l’obiettivo di sbancare il Tour schierando tutti i suoi big. Arriva anche Daniel Martinez dalla Ineos che sarà la punta al Giro. Promosso l’ex iridato junior Herzog, approda al team anche Sobrero dalla Jayco AlUla con ambizioni personali.

Cofidis

La squadra francese accoglie ben 12 nuovi arrivi. Tutte scelte che vanno a occupare posti strategici, come Elissonde e Aimé De Gendt chiamati a dare man forte alle punte Martin e Zingle. Molta fiducia viene riposta su Oldani, più libero da compiti di supporto. Si punta poi al pieno rilancio dell’ex promessa Alexis Gougeard.

Dopo aver dato alla Cofidis una vittoria al Tour dopo 15 anni, Lafay passa agli antichi rivali dell’AG2R
Dopo aver dato alla Cofidis una vittoria al Tour dopo 15 anni, Lafay passa agli antichi rivali dell’AG2R

Decathlon AG2R La Mondiale Team

Sette nuovi acquisti che a prima vista possono sembrare marginali, ma non è così. Victor Lafay può spostare in avanti le ambizioni del team sia in alcune classiche che come cacciatore di tappe al Tour. Lo stesso dicasi per Armirail mentre De Bondt vuole ritrovare il colpo di pedale del successo al Giro 2022 a Borgo Valsugana. Attenzione poi al giovane belga Pollefliet, molto valido anche su pista.

EF Education EasyPost

Squadra profondamente “svecchiata, con ben 7 neopro e fra loro anche alcuni prospetti molto attesi al salto di categoria come l’irlandese Rafferty vincitore del Valle d’Aosta e il britannico Nerurkar in luce al Giro Next Gen. Fra gli anziani spazio a Rui Costa dall’Intermarché e al reintegro di Valgren dopo il terribile incidente del giugno 2022.

Eddy Le Huitouze dopo un’ottima carriera U23 ora fa il grande salto, puntando a crono e non solo
Eddy Le Huitouze dopo un’ottima carriera U23 ora fa il grande salto, puntando a crono e non solo

Groupama Fdj

Escono molti grossi calibri dal team, come Demare, Pinot ritiratosi, Storer e i nuovi arrivi non sembrano andare a coprire i loro ruoli. Dalla Bora ecco Walls dopo una stagione piuttosto opaca, mentre Bystrom, Russo e Sarreau non dovrebbero spostare gli equilibri. Sale però di categoria Eddy Le Huitouze, bronzo europeo 2022 a cronometro e forte anche nelle classiche del Nord.

Primo soccorso e defibrillatore: la Bahrain apre la strada

06.01.2024
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Durante il training camp ad Altea la Bahrain-Victorious. non solo si è allenata, ma ne ha approfittato anche per fare una lezione particolarissima ai suoi atleti e non solo. Lo staff medico, guidato dal dottor Daniele Zaccaria ha organizzato un corso di primo soccorso per defibrillatore (BLS-D).

«Durante il corso – si legge nel comunicato della Bahrain-Victorious – i medici dell’équipe hanno fornito una lezione anche pratica sull’esecuzione della rianimazione cardiopolmonare (RCP) utilizzando il defibrillatore semiautomatico. L’obiettivo di questo corso era quello di fornire a tutti i membri del team le competenze necessarie per rispondere in caso di emergenza e assistere una vittima che subisce un arresto cardiaco improvviso o che affronta lesioni mortali».

Antonio Tiberi (classe 2001) è stato piacevolmente colpito dal corso BLS-D (foto @charlylopez)
Antonio Tiberi (classe 2001) è stato piacevolmente colpito dal corso BLS-D (foto @charlylopez)

Ragazzi catturati

Visto quanto accaduto in queste ultime stagioni al team di Milan Erzen, prima l’arresto cardiaco di Sonny Colbrelli e poi la caduta mortale di Gino Mader, la sensibilità verso certi aspetti è notevolmente aumentata all’interno della squadra. Anche se, ricordiamo, il caso di Mader non è direttamente collegato al tema dell’arresto cardiaco. Più generale però i problemi cardiaci dopo il Covid sono aumentati nel ciclismo.

«Direi che è stato molto interessante – confida Antonio Tiberi – è stato particolare il momento in cui è intervenuto anche il paramedico (Borja Saenz de Cos, ndr) che ha salvato Sonny Colbrelli dopo il suo incidente al Catalunya di due anni fa. Ci ha davvero catturato. Anche Sonny non è rimasto insensibile. E non solo lui…

«Ammetto che tante volte nei grandi meeting di squadra dopo 20′ iniziamo a dare uno sguardo ai telefonini, a parlottare, a svagarci un po’. Mentre questa volta nessuno ha estratto lo smartphone dalla tasca. Il tempo è volato».

Il terribile giorno dell’arresto cardiaco di Sonny Colbrelli (immagine da web)
Il terribile giorno dell’arresto cardiaco di Sonny Colbrelli (immagine da web)

Salvare una vita

La Bahrain-Victorious dunque sembra aver fatto centro. Ha arricchito i suoi ragazzi e ha dato loro una possibilità in più. In qualche modo il concetto di sicurezza è stato esteso.

«Noi – riprende Tiberi – stiamo spesso in giro, sia per il mondo che in bici, e certe situazioni come quella di Colbrelli possono capitare più frequentemente. In allenamento vediamo spesso certi simboli, quelli del defibrillatore e sin qui spesso mi ero chiesto: “Okay ma se dovesse succedere qualcosa, come si usa? Cosa ci devo fare?”. Appunto stando tanto in giro puoi dare una mano, puoi salvare una vita umana».

Il corso è stato strutturato in questo modo. Nei circa 60′ della sua durata, c’è stata prima una parte teorica e poi una pratica. Chiaramente quella che più ha catturato l’attenzione degli atleti è stata la parte pratica, anche perché sembra essere stata divertente.

«Dopo averci spiegato cos’è un defibrillatore – spiega Tiberi – è iniziata la parte più interessante, vale a dire il suo utilizzo e ancora di più la parte relativa al massaggio cardiaco. In pratica ci hanno dato dei manichini specifici, con dei sensori. Noi dovevamo arrivare ad una quota di efficienza del massaggio cardiaco pari al 100 per cento. Ognuno di noi ha eseguito questa simulazione di pronto intervento».

I ragazzi impegnati nella prova pratica di massaggio cardiaco (foto @charlylopez)
I ragazzi impegnati nella prova pratica di massaggio cardiaco. Qui, Mohoric (foto @charlylopez)

Gara a colpi di torace

I ragazzi dovevano attestarsi sui 120 colpi al minuto sul torace e una “profondità” di schiacciamento pari ad un terzo dello spessore del torace stesso. Serviva dunque una certa forza.

«Effettivamente serviva una certa forza. Questa azione durava un minuto e chi riusciva ad attestarsi al meglio sul ritmo dei 120 colpi al minuto e applicava la giusta pressione appunto si avvicinava di più al 100 per cento.

«Personalmente, oltre che utile – conclude Tiberi – l’ho trovato anche divertente. Io tra l’altro ho eseguito questo test per ultimo e tra di noi abbiamo fatto una gara a chi si avvicinava di più a questo 100 per cento. Ci sono riuscito! Ma devo dire che anche tutti gli altri sono rimasti su valori molto alti. Scherzi a parte l’idea di poter salvare un vita, non solo in un contesto ciclistico, mi è davvero piaciuta. Spero che questa iniziativa della Bahrain-Victorious possa essere ripresa anche da altri team».

Nuoto e ciclismo: con Morelli fra pro e contro

01.12.2023
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Ce lo aveva accennato Franco Pellizotti, diesse della Bahrain Victorious, a proposito di Antonio Tiberi. «A livello fisico ha avuto qualche problema alla schiena e deve fare della ginnastica posturale per risolverli. E’ bene che si facciano prima dell’inizio della stagione perché una volta in bici tutto deve essere a posto. Lo sta facendo andando qualche volta in piscina».

Andrea Morelli insieme a Bauke Mollema dopo la conquista della maglia iridata nel Mixed Relay 2019 (foto Instagram)
Andrea Morelli insieme a Bauke Mollema dopo la conquista della maglia iridata nel Mixed Relay 2019 (foto Instagram)

Una base di esperienza

Lo stesso Tiberi ha poi confermato che durante la preparazione va in piscina a nuotare. Ma quali benefici può portare il nuoto? Sono concreti? Servono durante la stagione? Le tante domande che ci sono venute in mente le abbiamo girate ad Andrea Morelli, Direttore del ciclismo presso Mapei Sport, tecnico e allenatore di ciclismo che ha lavorato anche nel triathlon, disciplina che prevede una parte sostanziosa di nuoto (foto di apertura SolisImages). 

«Partiamo con il dire – spiega Morelli – che il nuoto per un ciclista professionista viene usato in maniera completamente differente. Un atleta del livello di Tiberi non usa il nuoto in fase di preparazione per migliorare la capacità aerobica, non ne troverebbe giovamento. Viene usato per lo più per mantenersi in movimento nella fase di riattivazione, dopo le vacanze. E’ un modo per riattivare il fisico durante la preparazione: c’è chi va a correre e chi, invece, preferisce andare in piscina».

Il nuoto può sostituire i lavori in palestra, specialmente quelli a secco
Il nuoto può sostituire i lavori in palestra, specialmente quelli a secco
Si tratta di un’attività diversa dalla bici, ma l’atleta va comunque seguito, giusto?

Certamente. Dovete considerare che come tutte le attività “accessorie” non è qualcosa che si impone all’atleta. Deve innanzitutto piacere, quindi deve essere fatta con voglia. Diciamo che bisogna essere dei tipi “acquatici”. Se si va in piscina e si ha paura dell’acqua, gli effetti sul fisico sono controproducenti.

In che senso?

C’è da considerare, come in tutte le cose, un aspetto mentale. Se si va a nuotare contro voglia o si ha poca dimestichezza con l’acqua, il rischio è di lavorare male. E così al posto di avere degli effetti benefici, si hanno dei peggioramenti. Va considerato un altro aspetto. 

Quale?

Che nuotare è estremamente faticoso, se si ha poca massa grassa restare a galla è difficile perché è la massa grassa che favorisce il galleggiamento.

Nuotare a rana aiuta a combattere i problemi della zona lombare (foto Stilelibero)
Nuotare a rana aiuta a combattere i problemi della zona lombare (foto Stilelibero)
Che differenza c’è rispetto alle altre discipline alternative come la corsa?

Rispetto alla corsa o al praticare bici fuoristrada, il nuoto è meno traumatico, non è un’attività che va a caricare le articolazioni tendineo-muscolari. Ciclismo su strada e nuoto sono comparabili, perché entrambe non producono contrazioni eccentriche. Per dirla breve, non sollecitano le ossa e quindi non le rinforzano. 

Il nuoto quindi quali benefici porta?

Dal punto di vista della condizione aiuta a riprendere la fase aerobica perché si lavora sul sistema cardio-circolatorio. Come detto prima, non porta a un incremento di questa fase, per far ciò che questo accada bisognerebbe farlo diventare la propria disciplina di riferimento. 

E dal punto di vista muscolare?

Grazie al nuoto si vanno a fare dei lavori sulla muscolatura di supporto, il cosiddetto core. E’ utile per mantenere un livello base di forza. Spesso il nuoto è utile per sistemare problemi di lombalgia o scoliosi. Per esempio, se si hanno problemi di lombalgia, è utile nuotare a “rana” perché si va a rinforzare quell’area. In più se si fanno delle sessioni di nuoto rilassate, quindi con dei gesti ampi e movimenti lenti, si riesce a lavorare bene sulla mobilità articolare. 

Il nuoto è uno sport estremamente ripetitivo, uno dei rischi è la noia nel fare sempre il solito gesto (foto Giuseppe Sozzi)
Il nuoto è uno sport estremamente ripetitivo, uno dei rischi è la noia nel fare sempre il solito gesto (foto Giuseppe Sozzi)
Può sostituire la palestra?

In un certo senso sì. Si lavora molto sulla forza-resistenza in maniera diversa rispetto a quelli che sono i lavori a secco in palestra. Ma attenzione, se la domanda è: “Il nuoto fa bene ai ciclisti?”, la risposta è, come in tutti i casi: “Dipende”. 

Ci spieghi…

Ricordo che come tutte le attività accessorie si parte dal piacere personale. L’atleta deve essere contento di andare in piscina, così come deve essere contento di andare a correre a piedi. In più in caso di patologie vanno valutati tutti i casi per indicare la strada giusta al fine correggerle.