Van Der Breggen: il ritorno e un nuovo modo di vivere il ciclismo

20.03.2025
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LUINO – Il ritorno alle corse di Anna Van Der Breggen ha stupito sotto tutti i punti di vista. Appena ufficializzata la notizia, la curiosità era rivolta al capire se e come sarebbe tornata competitiva, la domanda che girava tra gli addetti ai lavori riguardava il suo livello di competitività. Una volta riattaccato il numero sulla schiena, alla Volta Femenina de la Comunitat Valenciana, è arrivato un terzo posto alla tappa inaugurale al quale è seguita la prima top 3 in classifica generale. Nemmeno il tempo di mettere tutti i dubbi sul tavolo che la campionessa della SD Worx-Protime li ha spazzati via a colpi di pedale. 

Le conferme delle qualità atletiche di Van Der Breggen, se mai ce ne fosse stato bisogno, sono arrivate con il mese di marzo. Prima gara con un assaggio di muri delle Fiandre e un settimo posto colto. Alla Strade Bianche è andata ancora meglio, attacco in discesa sullo sterrato de Le Tolfe e testa a testa con Demi Vollering. Il secondo posto finale a Piazza del Campo ha fatto capire a tutto il gruppo che Anna Van Der Breggen è tornata con lo stesso stile di prima.

Anna Van Der Breggen è tornata in gruppo dopo tre anni di pausa con uno spirito differente
Anna Van Der Breggen è tornata in gruppo dopo tre anni di pausa con uno spirito differente

Un nuovo gusto

Al Trofeo Binda la pioggia ha cancellato la presentazione delle squadre e riuscire ad avvicinare la due volte campionessa iridata non è stato semplice. In attesa che salisse sul palco del foglio firma siamo riusciti a scambiare due battute con lei, partendo da una semplice domanda: “come mai hai deciso di tornare”?

«Quando ho smesso – racconta Van Der Breggen – avevo davvero chiuso con molte cose. E dopo tre anni da diesse mi sono sentita di nuovo motivata, ma ora credo di correre in maniera diversa. Alla base c’è una ragione differente, non voglio vincere tutte le gare e sono contenta di questo mio nuovo approccio. Ho vinto tanto e sono contenta di quello che ho fatto nella mia carriera, ma ora mi piace pedalare. Mi diverto molto di più nel giocare le carte della squadra e allenarmi».

Il talento dell’olandese rimane invariato, qui alla Strade Bianche alle spalle di Demi Vollering
Il talento dell’olandese rimane invariato, qui alla Strade Bianche alle spalle di Demi Vollering
Tutti si aspettano che tu possa ancora vincere, come ti fa sentire?

Ha senso, ma per me non è così. Sento che non è la mia motivazione. Penso di potermi godere maggiormente il ciclismo senza questo tipo di pressione, non la sento più e non è più parte di me. 

Qual è la tua motivazione?

Mi piace andare in bici ed essere felice nel farlo. Sono contenta di pedalare e migliorare ancora sia singolarmente che nel processo di squadra insieme alle mie compagne, in modo da creare un team solido e vincere tutte insieme. Credo di aver capito quanto un ciclista abbia bisogno della squadra e se vuoi metterti in mostra questa si sfalda. 

E’ una cosa che è cambiata grazie ai tre anni passati da diesse?

Sì, anche come diesse si guarda molto di più ai compagni di squadra e credo che sia anche quello che faccio adesso che sono risalita in bici. Prima del mio ritiro nel 2022 mi concentravo soprattutto sul vincere le gare e basta. Ora per me è importante che tutti si sentano bene, che siano felici e possano provare a vincere la gara.

Negli ultimi tre anni le altre ragazze ti avevano al loro fianco sull’ammiraglia, ora torni in bici…

Penso che sia bello. Voglio dire, avevo bisogno di una pausa dopo tre anni e mi sono sentita davvero motivata nel salire nuovamente in bicicletta. Ed è quello che dicevo prima, è come se cambiasse la prospettiva. Quando ero diesse ho visto un ruolo diverso e per me è stata davvero una bellissima esperienza. Ho vissuto una combinazione di cose davvero piacevole e mi ha fatto imparare qualcosa in più sul ciclismo. Penso che ora in bici io sia più rilassata per questo motivo.

Van Der Breggen ora mette al centro il team e il benessere di squadra e compagne
Van Der Breggen ora mette al centro il team e il benessere di squadra e compagne
Dopo tre anni in cui hai allenato e ti sei formata in questo campo hai cambiato il tuo approccio ai lavori in bici? 

Sicuramente ho imparato qualcosa di nuovo. Mi è piaciuta come esperienza e ho capito di potermi allenare di più rispetto a quanto facevo prima e non ho paura di andare in profondità nella formazione.

Il passato voleva riprendersi il presente. Ma Vollering ha detto no

08.03.2025
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SIENA – Ma non dovevamo non vederci più? Così recitava una canzone di Lucio Battisti, ed è probabilmente quello che ha pensato Demi Vollering quando ha visto la sua ex compagna Anna van der Breggen ancora alla sua ruota. Come una volta. Come ai vecchi tempi. La Strade Bianche Women va alla grandissima atleta della FDJ-Suez.

Sulle strade senesi tutti si aspettavano la lotta fra Anna Van der Breggen (altro rientro eccellente), la nostra Elisa Longo Borghini, Demi Vollering e, secondo alcuni, anche Mavi Garcia. E in effetti, non ci si è andati lontano.

Tutto succede nell’ultima fase di gara: quando si affronta Colle Pinzuto, Van der Breggen forza, ma Vollering segue senza problemi e anzi, allo scollinamento rilancia. Proprio lì, quando inizia il falsopiano e servono tante gambe e tanti watt, l’unica a resistere all’ex compagna e connazionale è proprio Van der Breggen. Mancano esattamente 14 chilometri alla fine e da lì in poi sarà una fuga a due.

La potenza e la classe di Anna Van der Breggen (34 anni) al rientro dopo tre anni di stop
La potenza e la classe di Anna Van der Breggen (34 anni) al rientro dopo tre anni di stop

La classe della campionessa

Sembra un tuffo nel passato. Le due olandesi hanno un altro passo, un’altra pedalata. E in questa fuga quasi non si parlano. Anche all’arrivo solo Van der Breggen si sposterà per un timido saluto nei confronti di Vollering.

«Se mi aspettavo di vincere? No, ma ci ho sperato». Così inizia Anna Van der Breggen nel post gara. L’atleta della SD Worx, quando parla, ti guarda fisso e non molla un secondo. Ha una determinazione agghiacciante.

«Ho anche sofferto molto durante la gara, è stata dura sin dall’inizio e non sapevo quanto avrei potuto reggere. Però sono molto felice, perché era da così tanto tempo che non mi giocavo un finale in questo modo e quindi sono piuttosto sorpresa, anche se poi eravamo partite per vincere».


«L’attacco? Non avevo in programma di attaccare alle Tolfe, volevo solo stare davanti, quindi ho cercato di affrontare la discesa e l’inizio dello strappo finale il più velocemente possibile. Ho pensato che in quel modo avrei avuto un po’ di spazio per il resto del settore. Ma a quel punto della gara sarebbe cambiato davvero poco. Si doveva andare a tutta! Questa corsa comunque mi dà fiducia per il resto della stagione».

Lo spettacolo dei settori super impolverati della Strade Bianche Women
Lo spettacolo dei settori super impolverati della Strade Bianche Women

Botta e risposta

«Demi – riprende Van der Breggen – voleva che passassi a tirare, ma mi serviva tempo. Sono vecchia e mi serve tempo per recuperare! Non abbiamo avuto lunghe conversazioni, stavamo soffrendo un po’. C’era il dolore alle gambe e anche le emozioni della gara, il pubblico, il finale che si avvicinava. Tra l’altro è stato bello sentire tutto questo di nuovo, soprattutto in questa gara».

«Io – risponde Vollering – sono contenta per aver vinto in generale, non per aver vinto davanti ad Anna. Questa è una vittoria importante per me e per la squadra, non un trionfo contro qualcuno».

Nel finale, come detto, si sono salutate in modo timido e fugace. Non che siano nemiche, ma di certo non si abbracciano. Ognuna fa la sua corsa e sul piatto c’era un passato di spessore. Pensateci un attimo: fino a pochi mesi fa erano entrambe nella stessa squadra e una era l’allenatrice dell’altra. Si dice che in allenamento si siano scontrate spesso.

«Oggi il duello con Anna mi ha riportato a quando ero giovane. Ricordo quei tempi, quando non ero alla sua altezza, non riuscivo a tenerla. Averla battuta mi ha fatto capire quanto sia cresciuta. Mi ha fatto capire che sono diventata forte».

Van der Breggen va da Vollering: l’abbraccio è durato un secondo
Van der Breggen va da Vollering: l’abbraccio è durato un secondo

Vittoria di squadra

E’ vero che Vollering ha vinto, ma va detto anche che aveva la squadra migliore. A un certo punto c’erano tredici atlete davanti e tre erano della FDJ-Suez. Oltre a Demi, c’erano anche Juliette Labous ed Evita Muzic, fondamentale a Colle Pinzuto. E non solo: Muzic è caduta (all’arrivo sanguinava dal ginocchio), è risalita, è andata in fuga e, una volta scattate “quelle due”, faceva il tifo per radio.

«Oggi – spiega Vollering – ho avuto un problema meccanico che ci ha un po’ cambiato i piani, ma Juliette Labous è stata fortissima a riportarmi dentro. Ha fatto delle trenate incredibili. Mi piace molto lo spirito di questa squadra, come ci stiamo muovendo, l’atmosfera. Questa è stata una vittoria del gruppo. Abbiamo tanti obiettivi e la Strade Bianche era uno di questi.

«Ma quando parti con la consapevolezza di poter vincere, tutto lo staff e tutte le compagne sono più motivate, più determinate e quando lavorano riescono a dare di più. Si alza il livello della prestazione.
Per me è un nuovo capitolo, per questo credo che a volte il mio grazie nei confronti delle ragazze non basti. Ma so che loro lo sanno. Voglio che tutte si sentano partecipi».

Demi Vollering taglia il traguardo di Piazza del Campo. «We did it» (ce l’abbiamo fatta), urlava
Demi Vollering taglia il traguardo di Piazza del Campo. «We did it» (ce l’abbiamo fatta), urlava

Addio 2024

E qui Demi Vollering parla anche, non senza un filo di emozione, della sua situazione mentale. Sostanzialmente dice di essere rifiorita, di aver trovato una nuova famiglia e racconta del suo 2024 travagliato.

«Non sapevo se lasciare la SD Worx o no. Se facevo bene o meno. Lo scorso anno non ero libera di testa, avevo sempre qualche problema. Rispetto all’anno scorso mi sento diversa. Mi sono sbloccata. In gara volevo fare certe cose e non mi venivano. C’erano problemi in squadra e questo aveva creato incertezze sul mio futuro. Però voglio dire una cosa – e sembra quasi volersi togliere un sassolino – posso dire di essere una persona leale».

Una storia dal gruppo: il rientro di Anna, il debutto di Mondini

23.02.2025
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La Volta Valenciana femminile ha segnato “due” debutti importanti. O meglio, un ritorno e un debutto vero e proprio: il rientro alle corse di Anna Van der Breggen dopo tre anni e la prima esperienza in ammiraglia per Gianpaolo Mondini. Se per l’ex campionessa della Sd Worx-Protime il podio ha confermato il suo talento intatto, per l’italiano si è trattato di un esordio tutto da scoprire, in cui ha potuto sperimentare il ruolo di direttore sportivo nella gestione della squadra.

Pochi giorni fa avevamo parlato proprio con Mondini della condizione di Van der Breggen, ma questa volta abbiamo voluto approfondire la sua esperienza in ammiraglia e il dietro le quinte di una gara vissuta da una prospettiva inedita per lui.

Mondini (classe 1972) al debutto in ammiraglia… E’ stato anche un pro’ dal 1996 al 2003
Mondini (classe 1972) al debutto in ammiraglia… E’ stato anche un pro’ dal 1996 al 2003
Gianpaolo, partiamo da Anna: ha chiuso terza alla prima gara dopo tre anni. Vero che ci avevi detto che i suoi numeri erano buoni, ma da qui al podio e con quel parterre in campo ce ne passava. Te lo aspettavi?

E considerate che per Anna si è verificata la situazione peggiore possibile: infatti la prima tappa ha visto subito un attacco violentissimo di Demi Vollering. Un attacco di squadra breve e intenso e poi l’affondo di Demi: per chi non faceva sforzi fuori soglia di quel livello da tre anni non era semplice. Gestire un’intensità del genere è stata un’impresa. Alla fine, quel giorno le sono mancati gli ultimi 500 metri della salita, ma siamo comunque molto soddisfatti. E quindi per rispondere alla domanda… No, non ce lo aspettavamo.

Come l’hai vista dopo l’arrivo?

Anna è una matrioska, nel senso che è difficile decifrare le sue emozioni. Ha sempre quella poker face che non ti fa capire se è soddisfatta o meno. Però l’abbiamo vista bene, anche lei era contenta di come aveva corso. Tornare alle competizioni e mettersi di nuovo in gioco a questi livelli è un passo importante anche dal punto di vista emotivo.

Come ha reagito la squadra al suo ritorno? Cosa hai notate fra le tue ragazze?

C’era stupore, ma in senso positivo. Avevamo una squadra molto nuova e poco amalgamata: Anna tornava dopo tre anni, Steffi Haberlin era alla sua prima corsa con noi, Mikaela Harvey rientrava dopo una stagione difficile, Laura Stigger arrivava dalla mountain bike. Senza contare che siamo partite in cinque visto che Julia Kopecky, non è stata bene prima della prima tappa. Un gruppo particolare, ma che ha funzionato bene.

L’attacco decisivo della prima tappa (e dell’intera Valenciana) di Vollering. Anna tiene duro ma cede poco prima dello scollinamento
L’attacco decisivo della prima tappa (e dell’intera Valenciana) di Vollering. Anna tiene duro ma cede poco prima dello scollinamento
E ora caro Gianpaolo, passiamo a te. Cosa ci racconti di questo debutto in ammiraglia?

Fortunatamente non ero da solo: Danny Stam mi ha accompagnato e mi ha fatto da tutor. I primi due giorni ho guidato mentre lui parlava alla radio, poi ci siamo invertiti i ruoli. Ho avuto un contatto diretto con la corsa, la comunicazione, la gestione delle informazioni. E’ un aspetto molto interessante su cui voglio lavorare per migliorare l’organizzazione del team.

Fino allo scorso anno (Mondini ricopriva il ruolo di tecnico presso i team per Specialized) sei stato “in gruppo ma fuori dal gruppo”, nel senso che vivevi le situazioni dei team, ma non eri nei team. Ora che sei dentro cambia qualcosa?

Cambia tantissimo. La differenza più grande è che hai un ritorno diretto di azioni, feedback, situazioni… Quando dai un consiglio a un’atleta, a un meccanico, a qualcuno dello staff, vedi subito se funziona. E se una tua dritta aiuta, che sia in gara o fuori, è come fare goal. Quando invece lavoravo con le squadre, tutto questo non c’era. O aveva margini temporali più lunghi e comunque dovevo mantenere un certo distacco professionale. Ora posso vivere la corsa e la squadra anche con più trasporto e questo fa una grande differenza. Almeno per me e per entrare meglio nella psicologia delle ragazze. Conoscerle meglio, parlarci anche lontano dalle gare.

L’aspetto psicologico è un tuo storico terreno, in più sei stato un ex corridore e sei super esperto per quanto riguarda la parte tecnica. Diciamo che come direttore sportivo hai parecchie carte in regola!

E infatti ammetto che mi ci vedo bene, perché posso riunire tutte le precedenti esperienze. Sono felice. Questo lavoro mi coinvolge al 120 per cento, alla sera sono stanco, ma a volte mi sembra strano chiamarlo lavoro. E’ un impegno totale, finita una tappa ci si concentra subito sulla successiva. Ma l’ambiente di squadra è molto affiatato e questo aiuta tantissimo. Vedo che ci aiutiamo moltissimo.

Qui si è in rettilineo e gruppo compatto. Provate ad immaginare quando esplode la corsa, magari su strade tortuose, che caos si crei…
Qui si è in rettilineo e gruppo compatto. Provate ad immaginare quando esplode la corsa, magari su strade tortuose, che caos si crei…
Riguardo alle emozioni? Hai avuto momenti di commozione o di tensione?

In realtà mi sono stupito di me stesso: da corridore ero molto emotivo, mentre qui sono riuscito a rimanere sempre lucido. Certo, farò errori, è normale, ma li userò per migliorare. Il team mi dà fiducia e libertà di iniziativa: mi danno le linee guida, poi mi lasciano mettere del mio. Anzi, mi dicono di metterci del mio.

Beh, questo è stimolante.

E’ molto stimolante. Anche per come sono abituato a lavorare analizzavo subito cosa non aveva funzionato al meglio e a cosa avrei potuto fare io. Oggi poi spesso il ruolo di diesse è relegato a quello di organizzatore: logistica, rifornimenti, illustrazione del percorso… Entrare nella testa delle atlete e fare di più è qualcosa che posso, vorrei, fare.

Era diverso il Mondini direttore sportivo dell’ultima tappa rispetto a quello della prima?

Tantissimo. Quando immagini un lavoro è una cosa, quando lo fai davvero è un’altra. Ho registrato ogni esperienza e ora voglio lavorare sugli aspetti dove ho avuto più difficoltà. Gli imprevisti ci sono stati e la chiave è prepararsi per affrontarli al meglio la prossima volta. Sapevo cosa mi aspettava, sapevo cosa avrei vissuto, i momenti di guida, la fase calda della gara…

A proposito, guidare l’ammiraglia è un’esperienza a dir poco particolare. Noi abbiamo avuto il piacere di seguire alcune gare dall’auto in corsa e a volte se non si fa a sportellate poco ci manca: com’è andata?

Diciamo che avevo un buon bagaglio in tal senso. Negli ultimi 14 anni ho fatto 90.000 chilometri l’anno, quindi non ero nuovo alla macchina, ma ci sono stati momenti in cui sembrava di essere in un rally. Dovevi sempre stare attento alle atlete e agli altri mezzi, controllare gli specchietti per i rientri delle varie ragazze. Loro e la loro incolumità hanno sempre la priorità. Dopo le prime due tappe ero distrutto: mi sembrava di aver fatto la gara anch’io!

Van der Breggen, il ritorno tra watt e testa. Sentiamo Mondini

04.02.2025
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Anna Van der Breggen torna a correre dopo tre anni di stop e lo fa con la maglia della  Sd Worx-Protime. E questo forse è il colpo di mercato, dopo la Longo Borghini alla UAE Adq, più grosso dell’anno. Ma non è di questo che vogliamo parlare (in apertura foto @gettysport).

Van der Breggen è una delle più grandi campionesse del ciclismo femminile di ogni tempo e si rimette in gioco, ma con una prospettiva nuova. Accanto a lei c’è Gianpaolo Mondini, uno dei direttori sportivi del team. In qualche modo “Mondo” l’aveva già seguita per anni nel suo percorso e ora la vede affrontare questa sfida. Numeri, aspetti psicologici e il confronto con un ciclismo che continua ad evolversi: Mondini, una laurea in Psicologia, ci aiuta a capire quali siano le sensazioni della fuoriclasse olandese e cosa aspettarsi dal suo rientro.

Gianpaolo Mondini (classe 1972) è pronto a debuttare come direttore sportivo nella Sd Worx
Gianpaolo Mondini (classe 1972) è pronto a debuttare come direttore sportivo nella Sd Worx
Giampaolo, che rapporto hai con Anna van der Breggen e che tipo di persona è?

Ho iniziato a lavorare con Anna dopo Rio 2016, quando ha vinto l’oro olimpico ed è entrata nelle squadre che usavano Specialized. La conosco da molti anni ed è sempre stata una ragazza molto riservata, riflessiva, una che si fa molte domande. Non è il tipo esplosivo alla Sagan o alla Pogacar, è più compassata e controllata, anche nei momenti di esultanza. È l’opposto di una Lorena Wiebes, per fare un paragone.

Tre anni di assenza non sono pochi…

Ma è questa la sfida. Negli anni in cui aveva smesso ha continuato comunque a lavorare come coach nel team, specializzandosi nella preparazione e nell’analisi dei dati, allenandosi quasi sempre con le ragazze. Non è mai uscita del tutto da questo mondo.

Essere così analitica e “sul pezzo” anche come coach può essere un vantaggio o un limite?

Un tempo si diceva che bisognava essere un po’ più “stupidi”, non chiedersi troppe cose, ma oggi il ciclismo è cambiato. Gli atleti vogliono sapere, capire i meccanismi dietro la preparazione, l’alimentazione, l’allenamento. Se riesci a comprendere il tuo motore, hai un vantaggio. Anna è molto avanti in questo senso, ha studiato nei dettagli la sua strategia vincente, come ha fatto per anni nelle classiche. Ricordo per esempio quando disse anche alla Vollering che sul Muro d’Huy alla Freccia Vallone, non doveva mai alzarsi sui pedali fino ai 150 metri dal traguardo. Facendo così ne ha vinte sette! Il suo unico dubbio potrebbe essere adattarsi alle nuove dinamiche di gara e ai cambiamenti del gruppo (cosa che in parte ci aveva detto anche Elena Cecchini, ndr).

Cioè?

Altre ragazze, atlete più giovani, gare un po’ più lunghe, un livello mediamente più elevato. Insomma, ritrova un gruppo diverso.

In questi anni da coach, la stima per Anna da parte delle ragazze è cresciuta. E’ sempre più un riferimento
In questi anni da coach, la stima per Anna da parte delle ragazze è cresciuta. E’ sempre più un riferimento
Si allena da sola o ha un supporto esterno?

Noi in squadra abbiamo una rete di coach, allenatori e medici che monitorano la preparazione di tutti gli atleti. Anna è in grado di gestirsi da sola e preparare le sue tabelle, ma può sempre contare sul supporto del team e su consigli esterni. Il nostro sistema garantisce un continuo aggiornamento sulle sue condizioni e la possibilità di intervenire se necessario.

Si dice che abbia ottimi dati, in termini di watt: ma ha ancora il motore per il ciclismo moderno?

Anna non ha mai smesso davvero di allenarsi, ha sempre lavorato con il gruppo, e i valori che abbiamo testato non sono lontani da quelli che aveva in passato. La vera sfida sarà trasferire quei numeri in gara, nel momento decisivo. Non è solo questione di potenza, ma anche di gestione dello stress, di posizionamento in corsa, di capacità di adattarsi alle situazioni. Sarà una prova importante per lei anche a livello mentale.

Come sta vivendo questo rientro? Come la vedi?

Con grande serenità, senza l’assillo del risultato. Il suo obiettivo non è dimostrare di poter vincere di nuovo, ma di essere competitiva, di poter fare la differenza nel finale di corsa. Si mette a disposizione della squadra, vuole essere un elemento prezioso per il team. La sua carriera parla per lei, non ha bisogno di conferme.

Il suo passato da coach può influire sui rapporti nel gruppo? E può essere una diesse in corsa?

Sì, assolutamente. Anna ha vinto tutto e questo le garantisce un enorme rispetto all’interno della squadra. E’ una che parla poco, ma quando lo fa, difficilmente sbaglia. Negli ultimi anni ha sviluppato la capacità di stare vicino alle compagne, di capire quando e come intervenire, di dare consigli nei momenti giusti. E’ una leader silenziosa ma molto efficace.

Freccia Vallone 2021: Van der Breggen resta seduta e cerca di andare agile. Questa sarà la sua settima vittoria consecutiva sul Muro d’Huy
Freccia Vallone 2021: Van der Breggen resta seduta e cerca di andare agile. Questa sarà la sua settima vittoria consecutiva sul Muro d’Huy
Quali saranno i suoi obiettivi stagionali?

L’idea è farla partire dalle classiche, soprattutto le Ardenne, che sono sempre state il suo terreno ideale. Però dobbiamo ancora definire il calendario con precisione.

Quando inizierà a correre?

Sistemate alcune pratiche burocratiche, finalmente possiamo dire che inizierà alla Volta Comunitat Valenciana. Da lì poi le classiche.

Come vedi il suo ritorno nel lungo periodo?

Dipenderà molto da come si adatterà alle corse moderne. I numeri ci sono, la testa pure, ma il ciclismo oggi è più veloce e aggressivo. Se riuscirà a trovare il giusto equilibrio, potrebbe essere un valore aggiunto enorme per la squadra, non solo come atleta ma anche come riferimento per le compagne.

Chiaro…

Io credo che Anna avrà un impatto positivo, senza dubbio. Una come lei non può che far crescere l’intero team. Il suo rientro è un segnale importante, non solo per la squadra ma per tutto il ciclismo femminile. Sarà interessante vedere come evolverà la sua stagione.

Quinto capitolo per Cecchini, colonna della SD Worx

31.01.2025
6 min
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Sei ragazze in uscita, otto in entrata, tra cui un eclatante ritorno. Nel vorticoso transito delle porte girevoli in casa SD Worx-Protime, c’è il punto fermo rappresentato da Elena Cecchini al quale tutte possono aggrapparsi (in apertura foto Getty Sport).

Con la quinta stagione che si appresta a vivere, Cecchini è una delle colonne portanti della formazione olandese. A parte Chantal Van den Broek-Blaak arrivata nel 2015 e Anna Van der Breggen giunta due anni più tardi, la trentaduenne friulana è l’atleta con la militanza più lunga (e più presenze). Quest’anno il suo ruolo di “equilibratrice” della squadra, che la rende qualcosa più di una regista in corsa e fuori proprio come le capita in nazionale, potrebbe essere maggiormente determinante considerando il grande livellamento del panorama femminile. Cecchini ha ben chiaro ciò che possono fare le sue leader e pure lei stessa.

Elena Cecchini è dal 2021 alla SD Worx, con cui ha disputato 143 gare (foto Getty Sport)
Elena Cecchini è dal 2021 alla SD Worx, con cui ha disputato 143 gare (foto Getty Sport)
Elena manca poco all’inizio agonistico. Com’è andata la preparazione?

Come sempre abbiamo lavorato bene nei due ritiri, nonostante il meteo non sia stato sempre buono. Rispetto al passato dove eravamo in una villa gestita da noi, stavolta eravamo in un hotel completamente a nostra disposizione. Abbiamo avuto più tempo e spazio. E’ stato importante per conoscerci meglio e non avere certi obblighi.

Quale sarà il tuo calendario?

Esordirò al UAE Tour Women. Sono felice di farlo visto che sarà la prima volta. Successivmente correrò Het Nieuwsblad, Hageland, Strade Bianche, Trofeo Binda e Sanremo Women. Poi ci sarà la solita campagna del Nord. Attualmente farò Giro e Tour, mentre dovrei saltare la Vuelta. In realtà vedrò come finirò le classiche. In alternativa potrei correre Itzulia o Burgos prima di preparare i campionati italiani.

Cecchini e Guarischi sono ribattezzate scherzosamente la “italian mafia” della SD Worx. Sono state compagne anche alla Canyon-Sram
Cecchini e Guarischi sono ribattezzate scherzosamente la “italian mafia” della SD Worx. Sono state compagne anche alla Canyon-Sram
Come abbiamo chiesto a Guarischi, anche tu potresti avere più libertà?

Di base partirò sempre con lo stesso ruolo, ma penso che se ci saranno possibilità di entrare in fuga o in un gruppo ristretto, sicuramente avrò l’appoggio del team. Tuttavia la vedo più come un’occasione da sfruttare nel post classiche.

La SD Worx ha cambiato tanto. Qual è la tua impressione?

Il più grande stravolgimento è stato il rientro di Anna (Van der Breggen, ndr) come compagna di squadra. Siamo contente anche di avere a bordo Gianpaolo Mondini come diesse, che alza la percentuale di italianità in squadra. Ad esempio, avremo anche un bus nuovo. La cultura belga-olandese della società è sempre stata senza fronzoli, che guarda al sodo, però poco per volta stanno cambiando, tirando una linea nuova su tante cose.

Il 2021 è stata la tua prima annata in SD Worx e l’ultima da atleta di Van der Breggen? Hai notato differenza da allora?

Anna fisicamente è un perfetto copia e incolla di quattro anni fa. Quando aveva smesso inizialmente aveva perso un po’ di muscolatura, però si era sempre tenuta in forma e adesso l’ho rivista come allora. La differenza c’è a livello mentale. Ora è più forte e più felice. Ho sempre pensato che avesse smesso troppo presto, però forse le pesava lo stress delle corse. Ha riscoperto il piacere di pedalare. Torna per vincere e con una maggiore leggerezza, che le darà una spinta in più.

Quanto incideranno in corsa i suoi tre anni da diesse?

Quando correva Anna tatticamente è sempre stata una volpe, basta guardare i mondiali che ha vinto per fare un primo esempio. In ammiraglia è sempre stata coinvolta, capendo subito le situazioni. Anzi, da fuori leggi meglio le gare e quindi quest’anno in corsa saprà ancora meglio come muoversi o far muovere la squadra..

Incideranno invece i tre anni senza gare?

Certo, probabilmente potrebbe soffrire all’inizio, nelle prime corse. Bisogna vedere come torna in gruppo, ma, come dicevo prima, rientra con meno tensioni. Anna conosce bene le avversarie. E ripeto: torna migliorata. Onestamente avere Anna in squadra mi rassicura e credo che sia lo stesso pensiero delle altre nostre compagne.

Van der Breggen e Kopecky in certe gare potrebbero avere problemi di convivenza?

Conoscendo bene Anna e Lotte non penso che si pesteranno i piedi. Caratterialmente sono compatibili. Devono scoprirsi come compagne di squadra, ma credo che si divertiranno a correre assieme. Penso che possano fare grandi cose e averle entrambe nelle gare più dure sarà un bene per noi. Specie nei finali dove sarà importanti avere numeri maggiori rispetto alle avversarie.

Dopo i secondi posti a Tour 2023 e Giro 2024, Kopecky può puntare alla generale di queste corse?

Il secondo posto al Giro le brucia ancora un po’, ma ormai è acqua passata (risponde sorridendo, ndr). Lotte può trasformarsi in donna da Grande Giri, può fare tutto lei. L’anno scorso al Giro era libera mentalmente e ha capito che può vincere una gara del genere. Se farà una preparazione mirata, farà un ulteriore salto di qualità. Quest’anno vuole provare a vincere una corsa delle Ardenne.

Il Giro Donne 2021 è l’ultima vittoria di Van der Breggen. Terza arrivò Vollering che ora è la sua rivale principale (foto instagram)
Il Giro Donne 2021 è l’ultima vittoria di Van der Breggen. Terza arrivò Vollering che ora è la sua rivale principale (foto instagram)
Van der Breggen punterà al Tour?

Credo proprio di sì, potrebbe essere la nostra capitana in Francia. Potrebbe fare la Vuelta, magari confrontandosi con Vollering ed avere qualche riscontro. Loro due si conoscono bene, sono simili a livello atletico. Fra Anna e Demi c’è una sana rivalità, sarà una bella sfida.

Che effetto ti farà vedere Vollering come avversaria?

Se la vedo sotto l’aspetto lavorativo non ci faccio caso, come quando corri contro altre avversarie. Dal punto di vista umano invece Demi mi manca. La sento ancora spesso, avevamo un bel rapporto. Tuttavia credo che il trasferimento suo e di altre atlete, come quello di Longo Borghini alla UAE, renderanno la stagione molto frizzante.

Per Elena Cecchini la SD Worx sarà sempre la squadra-faro?

Dipenderà dalle gare. Credo che nelle classiche saremo ancora noi il riferimento, soprattutto quelle della prima parte. Già dalle Ardenne potrebbero cambiare un po’ di cose. Quest’anno però non saremo solo noi ad avere le responsabilità di chiudere una eventuale fuga, per esempio. Il peso della corsa non sarà solo sulle nostre spalle e noi potremmo beneficiarne, correndo in modo diverso dal passato. Nelle grandi gare a tappe ci sarà più equilibrio.

Cecchini e Van den Broek-Black, assieme a Van der Breggen, sono le atlete con la militanza più lunga alla SD Worx (foto Getty Sport)
Cecchini e Van den Broek-Black, assieme a Van der Breggen, sono le atlete con la militanza più lunga alla SD Worx (foto Getty Sport)
Avete fatto il solito prospetto delle possibili vittorie stagionali?

Quello è un compito principalmente di Danny (Stam, il capo dei diesse ndr) che fa durante i training camp. Lui e gli altri tecnici fanno un conteggio e si confrontano con noi. Io ho detto che partire forte già dalle classiche ci dà molto morale e soprattutto non ci obbliga ad inseguire. Corri più serena e non è un dettaglio. In ogni caso dopo i podi a Giro e Tour, quest’anno il nostro obiettivo sarà rivincerli.

Il parere di Borgato: «Un Giro Women duro e ancora incerto»

19.01.2025
6 min
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Come normale che fosse, appena svelato il percorso del Giro d’Italia Women 2025 si sono rincorse immediatamente le prime impressioni. Quelle della maglia rosa uscente Longo Borghini le abbiamo registrate subito, ma ce ne sono altre da sentire. Giada Borgato ha seguito la presentazione della corsa e un’idea se l’è fatta, così come ci ha fornito qualche spunto supplementare.

Fino a cinquecento metri dalla fine del Giro Women dell’anno scorso, c’era solo un secondo a dividere le prime due della generale e poteva succedere di tutto. Poi sul viale in salita che portava al traguardo de L’Aquila, Longo Borghini ha distanziato definitivamente Kopecky per il trionfo inseguito da sempre. A luglio vedremo qualcosa di simile? E chi saranno le contendenti al via? Ecco cosa ci ha detto la commentatrice tecnica di Rai Sport, ormai prontissima come sempre a ricominciare la stagione.

Giada Borgato (qui con Stefano Rizzato) è commentatrice per Rai Sport. E’ stata campionessa italiana nel 2013
Giada Borgato (qui con Stefano Rizzato) è commentatrice per Rai Sport. E’ stata campionessa italiana nel 2013
Giada qual è stato il tuo primo parere sul disegno della gara?

E’ un Giro Women completo, che va verso il duro e per donne di classifica. Poche possibilità per le velociste come l’anno scorso. Penso che ci vorranno grandi gambe anche per le tappe considerate intermedie. Personalmente penso che si potrebbero vedere poco le cosiddette seconde linee. Oltre alla generale, chi punta alle tappe saranno atlete forti. E poi attenzione, sono 8 giorni e passano in un lampo. Si fa presto ad arrivare alla fine del Giro.

Apriamo allora una parentesi. Secondo te le grandi corse a tappe femminili dovrebbero durare di più?

Sono del parere che, per come è messo adesso il ciclismo femminile, sarebbe ora di aumentare il numero delle tappe, così come hanno aumentato il chilometraggio, mentre i dislivelli importanti c’erano già in passato. Lo faranno facendo un passo alla volta, ma per me una dozzina di giorni, se non addirittura due settimane, sarebbe un format perfetto. Ovvio però che ci sono sempre equilibri sottili e manovre difficili da far incastrare.

Longo Borghini con l’auto vinta al Giro Women 2024. Per Borgato parte favorita (foto facebook)
Longo Borghini con l’auto vinta al Giro Women 2024. Per Borgato parte favorita (foto facebook)
Intendi per gli organizzatori?

Quello senza dubbio. Per me vanno di pari passo gli eventuali sforzi economici per allestire una gara di quindici giorni con il lustro che tuttavia ne assumerebbe. Ma c’è altro. Penso alla distanza fra Giro e Tour perché a quel punto non ci sarebbe spazio per recuperare le energie e contestualmente le atlete sarebbero obbligate a scegliere una delle due corse, molto più di quanto non facciano già adesso. Non vorrei che in Italia rischiassimo di vedere la stessa situazione degli uomini, dove tutti i big vogliono andare al Tour. Per il momento vanno bene otto tappe per i tre Grandi Giri, ma speriamo che in futuro si possa trovare una soluzione che accontenti tutti, specie tra Giro e Tour.

Tornando al percorso, sembra molto simile a quello del 2024. Proviamo ad entrare di più nel dettaglio?

La cronometro iniziale di Bergamo sarà importante, come le sono tutte le prove contro il tempo ovunque vengano messe. L’arrivo dell’Aprica è una salita pedalabile. Le più forti si daranno già battaglia, ma potrebbero arrivare in un gruppo piuttosto nutrito. La terza tappa che arriva a Trento sarà quasi certamente per velociste, anche se il Tonale in avvio potrebbe scombinare qualche piano e strizzare l’occhio a qualche tentativo da lontano. Il traguardo in salita di Pianezze sarà il primo vero spartiacque. A differenza del primo arrivo in salita dell’anno scorso a Toano dove si era affrontata tanta pianura, stavolta ci saranno continui saliscendi ed un chilometraggio importante. Quel giorno potrebbe esserci il primo scossone in classifica.

Kopecky, seconda nel 2024, per Borgato potrebbe essere ancora la rivale principale di Longo Borghini (foto instagram)
Kopecky, seconda nel 2024, per Borgato potrebbe essere ancora la rivale principale di Longo Borghini (foto instagram)
E potrebbe iniziare un’altra corsa?

Credo proprio di sì e non solo sulla carta. La quinta frazione arriva a Monselice e sarà la seconda ed ultima possibilità per le sprinter perché gli ultimi tre giorni saranno davvero impegnativi, come l’anno scorso e forse anche di più. La tappa di Terre Roveresche ricalca quella di Urbino di un anno fa. Potrebbe prestarsi a fughe di atlete forti e le leader dovranno stare attente. Il giorno successivo c’è il tappone di Monte Nerone, senza un metro di pianura e 160 chilometri. Ci saranno tre “gpm” e l’arrivo in quota è davvero duro, con gli ultimi 8 km all’8% medio. Bisognerà fare attenzione anche eventualmente al caldo. Ad esempio quella è una tappa perfetta, come quella di Pianezze, per le caratteristiche di Longo Borghini.

Il gran finale di Imola non sarà la classica passerella.

Assolutamente no, sarà una tappa vera, da classica. L’altimetria piace ad Elisa, ma occhio ad una come Kopecky che su un percorso del genere va molto forte e potrebbe diventare pericolosa qualora in classifica fosse ancora vicina come l’anno scorso. Ha ragione Elisa (Longo Borghini, ndr) a dire che non bisogna attendere l’ultima tappa. Per me potrebbe uscire ancora una gara tirata ed incerta.

Longo Borghini ha già detto che parteciperà. Kopecky sarà ancora la prima avversaria oppure vedremo altri grandi nomi?

Se intendiamo Vollering, penso che lei farà il Tour Femmes. E’ stata presa dalla FDJ-Suez che punta dichiaratamente alla corsa di casa, quindi credo che al Giro Women verrà Labous, che poi a sua volta in Francia lavorerà per Vollering. E Labous comunque è una grande atleta, che può vincere. Ludwig va recuperata e potrebbe venire al Giro per fare classifica per la Canyon, anche se potrebbe tornare Bradbury per migliorare il suo terzo posto. Mentre credo che Kopecky sarà la capitana della SD-Worx.

Quindi non vedremo nemmeno Van der Breggen?

Secondo me Van der Breggen potrebbe essere leader al Tour. Lei torna consapevole dei suoi mezzi e sapendo di poter andare molto forte. Bisognerà capire se si vorrà scontrare con Vollering alla Vuelta prima di farlo in Francia. Anna e Kopecky non aspetteranno le classiche per decidere un eventuale cambio di programma. Comunque fra poco li dichiareranno e vedremo cosa faranno. Magari vengo smentita.

Realini si è appena fratturata il gomito, ma può recuperare bene ed essere la leader della Lidl-Trek (foto Hardyccphotos)
Realini si è appena fratturata il gomito, ma può recuperare bene ed essere la leader della Lidl-Trek (foto Hardyccphotos)
Chiudiamo con un cenno a Realini e Cavalli?

Gaia purtroppo ha subito una frattura al gomito, che è sempre critico da rimettere a posto. Tuttavia credo che abbia abbastanza tempo per recuperare. Secondo me in Lidl-Trek capiranno strada facendo chi correrà il Giro Women da leader. Essendo italiana potrebbero avere un occhio di riguardo e a parità di forze con Fisher-Black e Markus, correranno per Gaia. Per lei comunque dirà tanto la crono iniziale. Marta invece bisogna vedere cosa sceglierà. Se lei dice di fare il Giro Women, la Picnic-PostNL la schiera subito e volentieri. E’ un’ottima vetrina per potersi rilanciare senza troppe pressioni.

Guarischi-SD Worx, secondo anno nella squadra dei sogni

23.01.2024
7 min
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Barbara Guarischi è di buon umore. Il ritiro in Spagna ha lasciato buone sensazioni. La presentazione del Team SD Worx appena andata in scena nella sede di Protime a Mechelen, in Belgio, è stata il varo della nave. Una bottiglia di champagne e poi via con le corse: debutto l’8 febbraio con il UAE Tour. L’ultima gara per l’atleta di Ponte San Pietro era stato il mondiale gravel del 7 ottobre, sono passati tre mesi e mezzo. E anche se non c’è stato il tempo per annoiarsi, la voglia di gareggiare inizia a farsi sentire.

«Dipende da come arrivi a fine stagione – ammette sorridendo – ma quando sei lì, vorresti non fermarti per essere subito pronta. Ho staccato due settimane, ma siccome sono matta per lo sport, dopo i primi sette giorni di vero riposo, ho ricominciato a camminare in montagna, una cosa che adoro, e ad affacciarmi in palestra. C’è stato poco da aspettare. Se pianifichi la preparazione, metti dentro due ritiri e cominci con il lavoro, le settimane volano via…».

Il ciclismo al top

Dal UAE Tour, la sua stagione non avrà soste fino alla Roubaix. Poi uno stacco, la Vuelta e le corse intorno. Un altro stacco e via al Tour de France. Sulla possibilità di essere convocata alle Olimpiadi ha messo una croce. Il mondiale di Zurigo sarà certamente troppo duro. Invece gli europei di settembre nel Limburgo potrebbero essere una buona occasione anche per giocare un ruolo da outsider e per questo dovrà arrivarci al 100 per cento. Il programma è potente e ambizioso. La squadra in cui corre da un anno ha chiuso il 2023 in testa al ranking UCI, con il doppio dei punti della Lidl-Trek: farne parte è motivo di orgoglio che cresce di mese in mese.

«Fino allo scorso anno – dice – non ci avevo mai pensato. Poi ho visto come si allenano e ho capito che cosa significa far parte di una delle più forti squadre al mondo. Entrarci per certi versi è stato facile, per altri ringrazio la presenza di Elena Cecchini che mi ha aiutato a capire anche alcune differenze anche culturali. Sono molto ligi al dovere, come piace a me. Ma a volte mi sono trovata davanti a cose nuove che non sapevo come affrontare. Ora abbiamo trovato una grande sintonia e partiamo con una bella intesa. Con Elena le stiamo un po’… italianizzando, nel senso che va bene essere rigorosi, ma quando si va fuori bisogna anche sapersi divertire.

«Da parte loro – prosegue la bergamasca, vincitrice nel 2022 dei Giochi del Mediterraneomi hanno mostrato il ciclismo in un’altra dimensione. La voglia di vincere non deve mai svanire, quando dovesse succedere, sarebbe il momento di riflettere sulla possibilità di ritirarsi. Però bisogna anche essere realisti e conoscere il proprio ruolo. Nelle grandi squadre nessuno è messo a caso e non sempre puoi arrivare alla fine e fare la tua corsa. E’ una scelta, non mi lamento. Potrei anche smettere adesso ed essere orgogliosa della carriera che ho fatto».

A ottobre, Guarischi ha partecipato alla Bellagio Sky Race: quasi 28 chilometri: metà a salire, il resto a scendere
A ottobre, Guarischi ha partecipato alla Bellagio Sky Race: quasi 28 chilometri: metà a salire, il resto a scendere

Il sogno di bambina

Una risata. Magari qualche altro anno si può continuare, ma il senso del discorso arriva forte e chiaro. Si parla di lavoro, ma anche della realizzazione di un sogno: quello di una ragazzina che con caparbietà decise di dedicarsi al ciclismo, pur senza un briciolo di garanzia che l’avrebbe portata da qualche parte.

«La mia è stata una scelta – dice facendosi seria – sapevo che non potevo viverci. Forse fu una scelta azzardata e per questo la mia famiglia non dico che fu contro, ma continuò a raccomandarmi di andarci con i piedi di piombo. E in fondo avevano ragione. Come era cominciata, così poteva finire da un giorno all’altro. Invece è andata bene, ho avuto fortuna. Ma penso anche che alla fortuna certe volte devi dargli una spinta affinché giri a tuo favore. E ha funzionato.

«Ho fatto tante scelte che mi hanno portato dove sono. Ho imparato tanto su me stessa e sulla vita in generale. Ogni giorno sulla bici è una scuola da cui prendere quel che serve per costruire la propria strada. Stando in questa squadra sono migliorata tantissimo. Spesso esco sfinita dagli allenamenti, ma quando il fisico li metabolizza, i miglioramenti sono evidenti. Il fatto che le distanze di gara aumentino viene a nostro favore. Le leader sono contente, perché lavoravano già tanto. E anche io nell’ultimo anno ho aumentato di parecchio qualità e quantità».

Van der Breggen come direttore e allenatore: per Guarischi un confronto al top (foto Getty Immages)
Van der Breggen come direttore e allenatore: per Guarischi un confronto al top (foto Getty Immages)

Un coach speciale

La regia delle sue fatiche è Anna Van der Breggen, direttore sportivo, ma anche preparatore. Barbara racconta che ancora adesso quando esce con loro in bici, continua a staccarle. E che la sua tendenza ad alzare l’asticella a un certo punto le ha portate a guardarsi negli occhi, per costruire una relazione ancora più produttiva.

«Fa un certo effetto pensare di averla come allenatore – spiega Guarischi e sorride per la battuta in arrivo – anche se a volte mi piacerebbe cambiarla… Stiamo lavorando tanto, a volte faccio fatica ad assimilare i lavori. Così a inizio anno sono andata a parlarle, perché mi dava allenamenti davvero tanto duri. Anna ha la mentalità di spingerti sempre in avanti e a quel punto dipende da come la prendi. Perché di base è giusto andare a cercare il limite, per capire dove crescere. Quando poi passa sull’ammiraglia, ha esperienza e carisma incredibile. Quando non ce la fai più o quando senti che sei vicina a mollare, quando non capisci il senso di tanta fatica, avere in macchina una persona che capisce cosa pensi fa la differenza fra mollare e tenere duro.

«Siamo davvero una grande squadra, sotto tutti i punti di vista. Le nuove bici, le SL8, sono davvero un materiale top di gamma. Ogni anno cerchiamo di lavorare sulla posizione, per essere più performanti, ma anche comode viste le distanze superiori. Cerchiamo di diventare sempre più professionali in tutto, anche nell’alimentazione. Sto facendo il lavoro dei miei sogni nella miglior squadra del mondo, sono davvero contenta».

Dentro al trionfo della SD-Worx con Elena Cecchini

31.07.2023
6 min
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E’ stata la squadra più forte di tutte e di tutto. La SD Worx non solo ha dominato il Tour Femmes, ma ha saputo gestire una serie di circostanze avverse e discusse che avrebbero potuto negare loro il successo finale. Stavolta il termine “corazzata” calza a pennello per la formazione olandese e da Elena Cecchini ci siamo fatti raccontare il dietro le quinte di questa ultima settimana vissuta ad alta intensità.

Vittoria da gustare

Quattro tappe vinte su otto, la maglia gialla e la verde portate dall’inizio alla fine e la classifica a squadre. La leadership della SD Worx è stata netta, sono quindi meritati i festeggiamenti di fine Tour. Cecchini ha qualche minuto libero prima di andare a cena con compagne e staff. L’emozione c’è, ma non prende il sopravvento nella sua voce, lei è sempre molto lucida. E naturalmente anche consapevole di quello che hanno appena fatto.

«Per stasera (ieri sera, ndr) avevamo già deciso che saremmo state tutte assieme – spiega la friulana – a prescindere di come sarebbe andato il Tour. Nei programmi c’era di rientrare a casa lunedì. A maggior ragione ci godiamo la serata celebrando queste vittorie. Abbiamo finito con un podio tutto nostro nella crono. Questi risultati sono importanti per tutto il nostro gruppo, per i nostri sponsor. Per noi ogni gara è importante, lo abbiamo sempre detto. Solitamente non ci poniamo pressioni però quest’anno il “peso” del Tour si è fatto sentire parecchio. Non sono state giornate semplici per noi. Sono successe cose che potevano creare instabilità a livello mentale. Nei nostri confronti sono state prese decisioni contestabili, ma siamo sempre rimaste concentrate».

Dove nasce il trionfo

Quinta tappa, Vollering fora e sfrutta la scia della sua ammiraglia guidata dal diesse Danny Stam per rientrare nella coda del gruppo principale. Senza entrare troppo nel merito, sono scene che si vedono spesso nelle gare maschili e femminili in un limbo del regolamento, ma per la giuria non va bene. Stam viene espulso dalla corsa e Vollering subisce venti secondi di penalizzazione nella generale. Sanzioni che possono costare il Tour. La SD Worx protesta e prende atto della decisione.

Al Tour Vollering è salita a quota 15 vittorie stagionali, mentre Kopecky a 11. Il totale della SD Worx è di 53 e non è finita
Al Tour Vollering è salita a quota 15 vittorie stagionali, mentre Kopecky a 11. Il totale della SD Worx è di 53 e non è finita

«Sembrava quasi – commenta Cecchini – che ci stessero aspettando al varco apposta. Che commettessimo qualcosa di strano per punirci. E’ una sensazione che abbiamo avuto. Quest’anno è come se dessimo fastidio perché vinciamo tanto, ma non ricordano ad esempio che Wiebes vinceva venti corse all’anno anche alla DSM. E poi personalmente ero rimasta molto scottata da quello che era successo alla Vuelta. Demi (Vollering, ndr) attaccata mentre stava facendo la pipì. Tra gli uomini quella è una pausa serena e ininfluente, da noi invece diventa un momento di ulteriore stress. Pensate che alla sesta tappa una mia compagna ed io ci siamo fermate per farla, ma Anna (Van der Breggen, l’altra diesse, ndr) ci ha detto che non potevamo rischiare nuovamente dopo l’esclusione di Danny. Credevamo di rientrare sfruttando la scia delle altre ammiraglie come capita sempre ed invece tutte le macchine ci sorpassavano veloci.

«In ogni caso – continua nell’analisi – non ci siamo demotivate. Danny è rimasto con noi lo stesso e professava calma. La nostra squadra è molto solida ed unita, ma in queste difficoltà ci siamo strette ulteriormente. E’ scattato qualcosa in più. Abbiamo capito subito che non aveva senso sprecare energie psicofisiche preziose per cercare di far valere le nostre ragioni. In questo Tour sono stata in camera con Demi e l’ho sempre vista tranquilla. Sapeva che quei venti secondi li avrebbe potuti recuperare grazie alla sua condizione e a noi. Ha gestito tutto alla grande. Anche Lotte (Kopecky, ndr) è stata favolosa nel resistere più che poteva sul Tourmalet. Vederla lì ha destabilizzato le avversarie, ma secondo me lei non vedeva l’ora che Demi scattasse per poter salire bene del proprio passo. Quella è stata una tattica. Come squadra mi sento di dire che possiamo affrontare e superare tutto».

Con l’espulsione di Stam, Anna Van der Breggen in ammiraglia sapeva di avere gli occhi della Giuria puntati addosso
Con l’espulsione di Stam, Anna Van der Breggen in ammiraglia sapeva di avere gli occhi della Giuria puntati addosso

Compagne leader

La SD Worx al Tour è arrivata a quota 53 vittorie stagionali. E dietro a queste c’è sempre chi fa un lavoro fondamentale ed oscuro. Cecchini si sente molto tagliata per questo ruolo quasi da mettere da parte le ambizioni personali anche se la formazione olandese ha dimostrato che c’è spazio per tutte. Ci sono ancora tanti obiettivi da centrare ma quello del Tour com’è stato preparato?

«Ho corso anche il Giro Donne – prosegue la 31enne cinque volte tricolore tra strada e crono – e sono gare totalmente diverse sia nel livello che nel percorso. Se avete fatto caso, al Tour non abbiamo mai avuto una giornata calma. Siamo andate sempre molto forte. Anche lo stress si è fatto sentire. Vollering e Kopecky hanno fatto bene a puntare solo al Tour. E’ una gara in cui devi essere fresca mentalmente se vuoi vincere o ottenere il massimo. Credo che nei prossimi anni molte atlete non potranno più correre Giro e Tour sperando di fare bene in entrambi. Anche se spero che il Giro, con l’organizzazione di Rcs Sport, possa crescere di importanza come il Tour».

Una vittoria, la maglia verde e seconda nella generale. Kopecky scatenata al Tour, per Cecchini è la favorita al mondiale
Una vittoria, la maglia verde e seconda nella generale. Kopecky scatenata al Tour, per Cecchini è la favorita al mondiale

«Non so se arriveremo a sessanta vittorie – conclude Cecchini – però posso dirvi che le mie compagne correranno il Tour of Scandinavia come in Francia. Stiamo solo pensando a goderci questa stagione perché poi il 2024 sarà anno olimpico e sappiamo che potrebbero esserci delle variabili. Piuttosto posso dirvi che Kopecky sarà la favorita numero uno per il mondiale di Glasgow. Lo dico senza paura perché è giusto che la nostra nazionale lo sappia per inventarci qualcosa per batterla. Anche Lorena (Wiebes, ndr) sarà fortissima, ma Lotte è uscita con una forma strepitosa. Sapevo che stava molto bene, ma non mi aspettavo così tanto. In salita è andata forte e altrettanto a crono, riuscendo ad arrivare seconda nella generale del Tour. Non è poco per lei. Ora io farò qualche giorno di riposo recuperando una botta subita nella terza tappa poi mi concentrerò sul mondiale».

Guarischi, al Thuringen un’altra vittoria che vale tanto

03.06.2023
6 min
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«Dite che mi piace questa gara a tappe?» E’ la risposta divertita che ci manda via messaggio Barbara Guarischi dopo il suo sigillo al Thuringen Ladies Tour, dove ne aveva già timbrato un altro nel 2019. Questa regione nel cuore della Germania le porta bene e il successo di dieci giorni fa, come quello di allora, ha un sapore particolare per il suo morale.

Bisogna dire che il Thuringen Ladies Tour è stato letteralmente dominato dalla SD-Worx. Vittoria nella cronosquadre di apertura poi altri cinque successi in altrettante frazioni con cinque atlete diverse oltre, naturalmente, alla vittoria della generale con Kopecky. Vista così può sembrare tutto semplice, ma Guarischi sa che dietro c’è poco di scontato e tanto lavoro invernale che sta dando tanti frutti.

Doppia volata

A Schmolln sul traguardo della terza tappa Guarischi ha centrato la sua undicesima vittoria in carriera, con la sua capitana Wiebes accanto che esultava più di lei. Una felicità dilagante che ha abbracciato tutto il team.

«Se uno legge l’ordine d’arrivo o guarda la foto dell’arrivo – racconta la medaglia d’oro del Mediterraneo 2022 – può sembrare che sia stata una vittoria facile o concordata, invece non è proprio stato così. Nel finale erano fuori Alonso e Vanpachtenbeke (rispettivamente di Ceratizit WNT e Parkhotel Valkenburg, ndr) ed avevano ancora un bel margine di vantaggio. Lorena aveva detto fin dal mattino che la volata l’avrei fatta io e che loro avrebbero lavorato per me. Solo che a 5 chilometri dalla fine non riuscivamo a guadagnare e così sono andata da Lorena dicendole che avrei tirato io per portare lei alla volata. Così è stato per un po’ poi quando abbiamo messo nel mirino le due fuggitive, Wiebes e Kopecky mi sono venute vicine e mi hanno ribadito che avrei sprintato io».

Nelle prime tappe Guarischi ha goduto di più libertà d’azione. Un riconoscimento al suo lavoro (foto Aust)
Nelle prime tappe Guarischi ha goduto di più libertà d’azione. Un riconoscimento al suo lavoro (foto Aust)

«Lotte ha dato una trenata impressionante fino ai 400 metri – prosegue Guarischi – e a quel punto ho dovuto fare una prima volata per andare a riprendere la prima fuggitiva ed una seconda per saltare Alonso (poi terza, ndr) proprio negli ultimi cento metri che intanto aveva allungato. C’erano un paio di curve veloci ravvicinate nel finale e ho dovuto calcolare bene i tempi per non vanificare tutto. Per me è stato un grande onore poter sfruttare il lavoro di Lotte, Lorena e delle altre ragazze».

Significato profondo

Ci sono vittorie che aggiornano le statistiche e altre che valgono qualcosa più del primo posto. Quattro anni fa Guarischi in Turingia aveva festeggiato sotto la pioggia un successo importante dopo tre anni tribolati e incostanti. Alcune sfumature sono le stesse di allora anche se sono cambiate tante cose.

«Quando vinci – spiega la 32enne velocista – c’è sempre dietro un valore legato a qualcosa. Sono contentissima chiaramente, soprattutto per il significato che ha questo successo. Prima di tutto perché dopo aver disputato una bella primavera mi sono presa la bronchite a metà aprile. Ho fatto una settimana di febbre ed una di convalescenza che mi hanno buttato un po’ giù, sia fisicamente che moralmente. Pensavo di aver vanificato tutta la buona condizione che avevo».

La SD Worx ha vinto la cronosquadre inaugurale. L’affiatamento è alla base del gruppo
La SD Worx ha vinto la cronosquadre inaugurale. L’affiatamento è alla base del gruppo

«Sono stata in altura a Livigno per ventidue giorni – continua Guarischi – dove ho recuperato bene però sono rientrata alle corse un po’ tesa proprio perché credevo di non essere all’altezza come prima. Invece prima Anna (la diesse Van der Breggen, ndr) poi le mie compagne mi hanno dato fiducia. Anzi quella fiducia, più che la vittoria in sé, è stato un premio al lavoro che avevo svolto nei mesi precedenti. Questo è l’altro grande significato che ha quel risultato».

Spazio per tutte

Al momento il 2023 della SD-Worx è una cavalcata che fa impallidire le straordinarie annate precedenti quando erano protagoniste assolute Van der Breggen o Blaak (appena diventata mamma di Noa Brigitte). Finora sono trentadue le vittorie del team olandese, solo una in meno del 2021 e due del 2016, e l’impressione che il conto possa salire ancora. A parte il super trio Vollering-Wiebes-Kopecky, tutte possono ritagliarsi un proprio spazio sapendo di centrare il bottino pieno.

«Da fuori sembra facile correre nella SD-Worx – commenta Guarischi – ma nel ciclismo di oggi non c’è nulla di facile. Piuttosto mi sento di dire che siamo noi brave a fare in modo che sia così. La nostra squadra è unita e ci sacrifichiamo tanto affinché tutto sia o vada al posto giusto. Per noi ogni gara è importante, come abbiamo ampiamente dimostrato, poi è normale che qualcosa possa sfuggire. La Roubaix, un po’ sfortunata, oppure la Vuelta, persa per pochi secondi, sono due esempi ma nel complesso siamo davvero soddisfatte».

Una a testa. Wiebes, Uneken, Kopecky, Bredewold e Guarischi sono andate a bersaglio al Thuringen (foto Nowak)
Una a testa. Wiebes, Uneken, Kopecky, Bredewold e Guarischi sono andate a bersaglio al Thuringen (foto Nowak)

«Io come altre ragazze – conclude – sono stata chiamata per fare un certo tipo di lavoro per le leader. L’opportunità per noi di avere carta bianca c’è e ci sarà ma in gare di un gradino inferiore. Per ora io sono molto contenta dell’affinità con Lorena. E’ nata subito e in corsa dove vado io, lei c’è. E devo dirvi che anche con Lotte va benissimo. Inizialmente ero un po’ titubante perché abbiamo corso poco insieme poi alla Veenendaal Classic le abbiamo fatto un treno perfetto, ha vinto contro velociste più pure di lei ed è arrivata un’ulteriore iniezione di fiducia tra noi. Prossimamente farò la Hageland, il Lotto Belgium Tour, il Giro Donne poi tornerò a Livigno per tre settimane. Correre in queste condizioni in questo team è davvero bello, sembra che sia qui da sempre».