Il giorno dopo di Dillier, 220 chilometri in testa alla Sanremo

23.03.2025
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Quando all’indomani della Sanremo, Silvan Dillier risponde al telefono, la sua voce sembra provenire da un luogo molto profondo. Lui è quello che ieri si è preso il gruppo sulle spalle e lo ha trascinato sulle orme della fuga per tutto il giorno. La statistica della gara dice che lo svizzero di Aarau, 34 anni, non l’ha terminata. Ma va detto che senza di lui probabilmente non avremmo assistito allo spettacolo che ieri ci ha incollato in quell’ultima ed esplosiva ora di corsa.

La sua stagione lo ha visto partire al UAE Tour, dove ha lavorato per Philipsen. Poi ha preso parte alla Omloop Het Nieuwsblad e l’indomani alla corsa di Kuurne, vinta dal capitano Philipsen, ma non le ha portate a termine. Nessuna corsa a tappa prima della Sanremo e poi il capolavoro di dedizione e gambe cui tutti abbiamo assistito.

Il grande lavoro di squadra ha permesso a Van der Poel di rimanere al coperto fino alla Cipressa
Il grande lavoro di squadra ha permesso a Van der Poel di rimanere al coperto fino alla Cipressa
Ti sei ripreso dalla Sanremo?

Sì, direi di sì (sorride, ndr). Un po’, ma non completamente.

Per quanto tempo hai lavorato in testa al gruppo? E’ sembrato che tu sia stato davanti per tutto il giorno…

Credo che siano stati circa 220 chilometri, una bella fetta della gara.

Era questo il piano?

Sì, era previsto che avremmo preso il controllo della gara, ma ci aspettavamo un aiuto da parte di altre squadre, che alla fine non è mai arrivato. Siamo andati avanti col programma perché avevamo fiducia nei nostri leader e volevamo anche dimostrarlo a loro.

Van der Poel e Philipsen sono partiti alla pari o era già stata fatta una scelta?

Forse Mathieu aveva più carte da giocare nel finale, quindi direi che era lui il numero uno della squadra. Ma Jasper è velocissimo quando si tratta di fare una volata con un gruppo un po’ più numeroso. Poi c’era anche anche Kaden Groves, che ha partecipato allo sprint di gruppo e ha mostrato un’ottima forma, tanto da piazzarsi al quinto posto. In realtà avevamo un bel numero di candidati per fare la corsa.

Alle spalle di Van der Poel, Kaden Groves ha centrato il quinto posto della Sanremo, battuto da Matthews
Alle spalle di Van der Poel, Kaden Groves ha centrato il quinto posto della Sanremo, battuto da Matthews
Il fatto che Dillier dovesse tirare così tanto serviva a non far prendere troppo margine alla fuga?

Ho iniziato a fare il ritmo quando la fuga aveva intorno ai cinque minuti ed ero completamente solo. Tirare contro otto corridori non è un compito facile, per questo se avessimo avuto l’aiuto di una o due squadre, avremmo potuto far andare la fuga anche a sette, otto minuti. Ma se sei completamente solo, non puoi concedergli troppo tempo.

Ieri si è molto ragionato del vento, forse meno forte di quel che si temeva…

Vero, l’inseguimento di una fuga dipende molto dal vento sulla costa, che ieri è stato leggermente inferiore alle previsioni. Quindi forse inseguirli è stato più facile. Ma se sulla Riviera il vento fosse stato molto forte e a favore, allora i fuggitivi avrebbero avuto un vantaggio e sarebbero potuti andare molto più lontano. E non volevamo ritrovarci con una fuga improvvisamente pericolosa nel finale. Per questo ho fatto la mia parte e mi sono rialzato all’inizio dei Capi.

Guardando il tuo calendario, si vedono l’inizio al UAE Tour e poi due ritiri all’Omloop Het Nieuwsblad e a Kuurne. Come mai?

Inizialmente il piano era di fare la Parigi-Nizza, ma mi sono ammalato durante il primo ritiro con la squadra, quindi ho perso un po’ di forma. Nel weekend di apertura al Nord si è visto che la mia forma non era al punto giusto, così abbiamo cambiato il piano e per rimettermi in sesto sono andato a fare un altro ritiro in Spagna, con un piccolo gruppo di corridori. E ieri abbiamo visto che è stata sicuramente una buona scelta.

Giro di Svizzera 2024, per Dillier la corsa di casa (foto Instagram)
Giro di Svizzera 2024, per Dillier la corsa di casa (foto Instagram)
Qual è ora il tuo programma?

Farò la Gand-Wevelgem, Fiandre e Roubaix. Nella prima, il programma prevede che ci sia Philipsen come leader e non Van der Poel. Poi per le altre tornerà Mathieu. 

Ieri sera si è fatta festa grande?

Dipende da cosa intendente per festa. In realtà abbiamo solo fatto una cena di squadra. Purtroppo alcuni corridori sono dovuti andare via subito e anche molti membri dello staff per la prossima gara. Con quelli che sono rimasti, siamo usciti per una buona cena e per mangiare del buon cibo. Non a Sanremo, però, ma vicino all’aeroporto di Nizza. E fra poco riparto anche io.

Allora buon viaggio, complimenti e ci vediamo al Nord.

Grazie a voi, ci vediamo lassù.

Van der Poel piega Tadej con le gambe e l’astuzia

22.03.2025
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SANREMO – La classica monumento che secondo molti sarebbe la più banale del lotto si è infiammata sulla Cipressa quando Tadej Pogacar ha deciso che fosse arrivato il momento di farla esplodere. Mai visto negli ultimi anni, tanti anni, che sulla Cipressa scollinassero i tre corridori che si sarebbero giocati la corsa. Invece è andato proprio così. Pogacar. Van der Poel. Ganna. E il copione si è ripetuto sul Poggio. E quando tutti pensavano che il campione del mondo avrebbe fatto un sol boccone dell’olandese, Mathieu gli è scattato in faccia, facendo accendere una spia rossa sul cruscotto dello sloveno.

La volata di via Roma ha ricordato il Giro delle Fiandre del 2022, quando Pogacar fece il diavolo a quattro e poi si perse nella volata, spalancando le porte a Van der Poel. Oggi il rientro di Ganna ha confuso Tadej e lanciato l’olandese verso il bis di Sanremo. E quando alla fine è venuto a raccontarsi davanti alla stampa, Van der Poel ha ammesso che questa Sanremo è stata la vittoria più bella fra le tante nel suo palmares.

Dillier ha tirato la Sanremo per tutto il giorno: il successo della Alpecin-Deceuninck si deve anche ai gregari
Dillier ha tirato la Sanremo per tutto il giorno: il successo della Alpecin-Deceuninck si deve anche ai gregari
E’ stato il tuo miglior giorno su una bicicletta, quello con la forma migliore?

Uno dei migliori. Mi sono sentito davvero bene alla Tirreno e sapevo che con una settimana di riposo avrei avuto il mio giorno migliore. Ero abbastanza sicuro che avrei potuto seguire Tadej sul Poggio, mentre che sarebbe stato più difficile sulla Cipressa. Quando ha provato da così lontano, ho dovuto stringere i denti. Non ero sicuro che ci sarei riuscito, ma alla fine ce l’ho fatta.

Alla fine sembravi particolarmente emozionato. E’ stata una vittoria molto difficile, puoi raccontarci qualcosa?

Le prime 3-4 ore sono state orribili. Abbiamo avuto cattivo tempo ogni santo giorno alla Tirreno. E quando abbiamo passato il Turchino e ho visto il sole, quando la temperatura ha cominciato a salire, mi è cambiato l’umore. Ho cominciato a sentirmi sempre meglio mentre pedalavamo lungo la costa. E penso che questo sia stato uno dei motivi per cui siamo riusciti a fare quello sforzo sulla Cipressa, rimanendo in tre. Qualcuno ha pagato quelle prime ore al freddo. Ovviamente non sono le più difficili come percorso, ma con questo meteo il corpo ne risente parecchio.

Hai battuto Tadej per sette volte, lui ha battuto te altre sette. Si parla tanto della tua rivalità con Van Aert, ma finirà che il tuo rivale numero uno sarà Pogacar?

Penso che Tadej sia il rivale di tutti. Se puoi battere lui, sei vicino alla vittoria in questi momenti, ma lui resta impressionante. Non è solo uno dei migliori corridori da classiche, ma anche uno dei migliori nei Grandi Giri. Ha un talento eccezionale, sono felice di lottare contro lui, soprattutto quando riesco a batterlo.

La Cipressa è stato il momento più duro per Van der Poel, per rispondere alle bordate di Pogacar
La Cipressa è stato il momento più duro per Van der Poel, per rispondere alle bordate di Pogacar
Prima della corsa hai detto che una vittoria qui sarebbe stato un piccolo extra alla tua carriera. La pensi ancora così?

Sono molto orgoglioso e felice di aver vinto la Sanremo per la seconda volta. Ogni Monumento è speciale, ma questa è un po’ più speciale per il modo in cui si è sviluppata. Come squadra l’abbiamo vinta per il terzo anno consecutivo, non era mai successo e chissà se mai accadrà ancora.

Sul Poggio hai cercato di staccare Pogacar: volevi colpirlo nel morale o hai cercato di andare da solo?

Ho cercato di andare via da solo, perché non sai mai come può finire uno sprint con lui dopo una gara così. Tadej è veloce e dopo una gara così dura lo è anche Filippo. Non vince il più veloce, ma chi ha più forze. Sapevo che Tadej avrebbe attaccato un paio di volte per staccarmi, così ho provato anche io a contrattaccare, ma è stato forte abbastanza da rispondermi. E’ stato molto emozionante proprio perché la gara è stata così difficile.

Puoi raccontarci gli ultimi 500 metri della corsa?

Penso che tutti sappiano che lo sprint corto per me sia la soluzione migliore. Però durante l’inverno ho lavorato tanto per allungarlo. E siccome tutti pensavano che avrei fatto di tutto per partire molto vicino al traguardo, ho deciso di lanciare la volata ai 300 metri. Non se lo aspettavano e non sono riusciti a rimontare. Penso che questo sia stato un elemento fondamentale per vincere.

La seconda Sanremo di Van der Poel (7ª monumento) ha avuto davvero il sapore della conquista insperata
La seconda Sanremo di Van der Poel (7ª monumento) ha avuto davvero il sapore della conquista insperata
Hai parlato di settimana di riposo, come l’hai passata?

Non è stato davvero una settimana di riposo. Lunedì ero molto stanco e ho fatto a dir tanto un’ora di bici. Martedì ho fatto tre ore. Mercoledì quattro ore sul percorso del Fiandre ed è venuto un allenamento molto duro. Poi due giorni dietro moto per avvicinarmi bene alla Sanremo. Negli ultimi anni abbiamo raccolto abbastanza dati per sapere come fare. Questa è stata una delle ragioni per le quali ho fatto la Tirreno, perché ho bisogno di una gara come quella per essere in buona forma in una gara come questa.

Pensi che questa Sanremo sia stata un grande spettacolo per chi l’ha vista in televisione?

Ho guardato questa gara molte volte in televisione e non avevo mai visto una Cipressa così, ma è stato più merito di Tadej che mio. Io l’ho seguito. Sapevo avrebbe provato qualcosa per vincere questa gara e credo che abbiano fatto un lavoro perfetto. Non è riuscito solo per dei dettagli. Sarebbe bastato che le mie gambe fossero solo un po’ meno brillanti e adesso sareste qui a parlare con lui. Sicuramente ci proverà ogni anno e probabilmente prima o poi riuscirà a vincere anche lui la Sanremo.

Il 2025 di ABUS? Nuove partnership e bandiera del Made in Italy

18.03.2025
3 min
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Il 2025 si prospetta un anno di grande rilievo per ABUS, azienda leader nella sicurezza e punto di riferimento nel ciclismo su strada. Con un impegno costante nell’innovazione, nella qualità e nella protezione degli atleti, il brand rafforza ulteriormente la propria presenza nel panorama internazionale attraverso nuove e prestigiose collaborazioni. Le nuove partnership e la conferma di alleanze consolidate evidenziano la continua crescita di ABUS tra i protagonisti delle competizioni mondiali.

I caschi ABUS, interamente realizzati in Italia, rappresentano l’eccellenza nel settore grazie a un perfetto connubio tra sicurezza, leggerezza e aerodinamica. L’attenzione ai dettagli e l’impiego delle tecnologie più avanzate permettono di rispondere alle esigenze dei ciclisti più esigenti, garantendo performance di alto livello.

Il marchio tedesco ha una partnership storica con il team Movistar e con Alejandro Valverde
Il marchio tedesco ha una partnership storica con il team Movistar e con Alejandro Valverde

Tra le collaborazioni di spicco confermate per il 2025, la storica partnership con il Movistar Team prosegue con entusiasmo. La formazione spagnola, tra le più prestigiose del WorldTour, continuerà ad affrontare la stagione con i caschi ABUS di ultima generazione, sinonimo di affidabilità e protezione ai massimi livelli. Anche il team Euskaltel-Euskadi rinnova la fiducia nei prodotti ABUS, consolidando il legame tra il marchio e le squadre professionistiche di riferimento.

Una delle novità più significative riguarda la partnership con Alpecin-Deceuninck, una delle formazioni emergenti più competitive del ciclismo internazionale. In qualità di Security Partner, ABUS fornirà agli atleti soluzioni avanzate per la sicurezza, sia in gara che in allenamento, adattandosi alle esigenze di un ciclismo sempre più veloce e performante.

Una delle novità del 2025 è la collaborazione con il team Alpecin-Deceuninck
Una delle novità del 2025 è la collaborazione con il team Alpecin-Deceuninck

Ambassador e nuove sfide

Oltre alle competizioni su strada, ABUS amplia il proprio impegno con una rete di ambassador di primo piano. Alejandro Valverde e Alessandro Ballan, icone del ciclismo mondiale, continueranno a rappresentare il brand, testimoniando i valori di eccellenza e innovazione. Al loro fianco, Omar Di Felice, specialista delle imprese estreme, metterà alla prova i caschi nelle condizioni più difficili, dimostrando la loro affidabilità anche nelle avventure più impegnative.

Il 2025 vedrà inoltre un maggiore coinvolgimento di ABUS nel mondo del gravel e del bikepacking, discipline in forte crescita tra gli appassionati delle due ruote. In Italia, Pietro Franzese e Virginia Cancellieri saranno tra i principali interpreti di questa tendenza, portando il marchio in viaggi che combinano esplorazione e tecnologia.

Con una gamma sempre più ampia e diversificata, ABUS continua a investire nella sicurezza di ciclisti professionisti e amatoriali, con l’obiettivo di migliorare ogni esperienza su due ruote. Grazie a un mix di esperienza, innovazione e passione, l’azienda si conferma un punto di riferimento globale, pronta a lasciare il segno anche nella stagione 2025.

Dal 1924, ABUS è sinonimo di sicurezza. L’azienda tedesca è riconosciuta per la qualità, l’affidabilità e la durata dei suoi prodotti, offrendo soluzioni innovative per la sicurezza domestica, commerciale e mobile. Il gruppo ABUS include ABUS August Bremicker Söhne KG, ABUS Security Center GmbH & Co. KG e ABUS Pfaffenhain GmbH. Con sede a Wetter an der Ruhr è una realtà che opera a livello globale.

ABUS

Groves per Philipsen, un vero “pilota” da urlo

13.03.2025
5 min
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C’è voluto un po’ di tempo, per mandar giù quanto avvenuto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Per Kaden Groves è stata una corsa dai due volti: prima la soddisfazione per il grande lavoro svolto per Jasper Philipsen (e su questo torneremo), poi la delusione e la rabbia per la retrocessione con multa annessa per aver esultato. Per carità, non sono certo i 500 franchi svizzeri ad avergli lasciato l’amaro in bocca, ma la sua voce si unisce a quella di tanti colleghi che non riescono proprio a capire come questo possa rappresentare un pericolo tale da essere sanzionati nella maniera più severa.

La foto incriminata con Groves che alza un braccio. Chiude 10°, ma verrà declassato e sanzionato (foto Getty Images)
La foto incriminata con Groves che alza un braccio. Chiude 10°, ma verrà declassato e sanzionato (foto Getty Images)

Primo cartellino giallo

Già, perché la giuria della classica belga gli ha comminato la sanzione più pesante, il classico “cartellino giallo” per “aver decelerato mettendo in pericolo gli altri corridori togliendo le mani dal manubrio” quando poi si vede dalla foto che la mano è una sola. Come noto, tre cartellini in un mese costano 14 giorni di squalifica, sei in una stagione sono un mese da scontare.

Groves si è messo a lavorare pensando al prosieguo della stagione, ma col tempo è riuscito a rivedere quella corsa e ad apprezzarne i contenuti. L’australiano si sta riscoprendo come un elemento prezioso all’interno dell’Alpecin Deceuninck e chi pensava a una sua rivalità interna con Philipsen ha dovuto ammettere che si sbagliava. «Con lui non c’è concorrenza – ha ribadito alla vigilia della classica belga ribadendo quanto aveva già affermato lo scorso anno – siamo velocisti diversi, io sono più portato per gli sprint ridotti. Io spero ardentemente che ci possa essere posto per entrambi e possiamo correre insieme, lo abbiamo già fatto e lo abbiamo fatto bene».

Groves si è molto ben adattato nel team e vuole esordire al Tour, anche come aiutante per Philipsen e VDP
Groves si è molto ben adattato nel team e vuole esordire al Tour, anche come aiutante per Philipsen e VDP

Un perfetto uomo squadra

Parole profetiche perché a Kuurne si è visto come l’australiano sia perfettamente in grado di coesistere con il belga, anzi possa essere un ideale ultimo uomo riuscendo a tenere velocità altissime: «A me avere un ruolo di supporto non dispiace – ha raccontato a Cyclism’Actuio conto di essere selezionato per la corsa francese perché la nostra squadra, che non ha un corridore che punti alla classifica, può dare tutto per i successi parziali e io posso essere di supporto sia a Van der Poel per le fughe, sia a Philipsen per gli sprint. Oltretutto sarebbe una soluzione tattica ideale per il team, perché in caso di qualsiasi problema ci sarei io a poter sopperire. Quel che deve essere chiaro comunque è che per me chiunque vinca del team va bene, lavoriamo tutti per una causa comune».

Il fatto che lui e Philipsen siano diversi è testimoniato anche dal lavoro specifico che Groves ha fatto e sta facendo da quando è approdato alla squadra belga. Gli effetti si sono visti ad esempio all’ultima Vuelta, con tre vittorie collezionate: «Ho dimostrato che se ho le gambe posso lottare per il successo anche in tappe che prima non mi erano per nulla congeniali. Ora posso lottare anche in corse dure, tenere in salita quando il gruppo perde pezzi. Ma i progressi non riguardano solo le mie prestazioni tecniche…».

Il 26enne australiano ha mostrato evidenti segni di progresso nella tenuta in salita
Il 26enne australiano ha mostrato evidenti segni di progresso nella tenuta in salita

Il metro di paragone? Van Aert…

Groves, proprio in occasione della Vuelta, aveva fatto intendere che quelle vittorie erano anche frutto di una crescita dal punto di vista tattico, o forse anche caratteriale, non sentendo più la pressione di certi confronti. Il fatto di aver tenuto testa a Van Aert, ad esempio, ha avuto un peso non indifferente. «Si è visto che posso lottare alla pari con lui che ha più esperienza e duttilità. Cambiando strategia. Prima tanti secondi e terzi posti erano frutto di scelte sbagliate del momento di partire, quando invece vedevo che altri, il belga più di tutti, sapevano scegliere l’attimo giusto in maniera sistematica e precisissima. Ora sto imparando e i frutti si vedono».

La stagione dell’australiano è iniziata tardi, anche con un sacrificio non da poco: «Mi sarebbe piaciuto essere a gennaio in Australia, correre gare del calendario nazionale e il Santos Tour Down Under, ma sapendo quel che ci aspetta avrebbe significato iniziare la stagione troppo presto e spendere energie importanti. Noi abbiamo nel periodo delle classiche di primavera un target fondamentale, dobbiamo essere al massimo per quelle, quindi dobbiamo essere più freschi».

Lo scorso anno ha vinto 3 tappe alla Vuelta. Al Giro ha già vinto nel 2023, ma vuole ripetersi
Lo scorso anno ha vinto 3 tappe alla Vuelta. Al Giro ha già vinto nel 2023, ma vuole ripetersi

Una primavera intensissima

Il corridore di Gympie sarà presente alla Classicissima, poi farà il Catalogna e poi la parte fiamminga delle classiche con l’aggiunta dell’Amstel. Corse (quelle d’un giorno) dove sarà l’evoluzione della gara a consigliare il suo migliori impiego. Poi ci sarà il suo primo vero obiettivo stagionale: «Sarò al Giro d’Italia dove lo scorso anno ho sfiorato la vittoria più volte senza mai agguantarla. Questa volta voglio conquistare almeno una tappa, ma poi spero di essere ancora in forma per andare al Tour e per esordire alla Grande Boucle sono più che disposto a un ruolo di supporto. Senza problemi».

Le Samyn, ore 13. Al via c’è anche Van der Poel

04.03.2025
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Oggi è il giorno del debutto stagionale di Mathieu Van der Poel. Il programma iniziale prevedeva che attaccasse per la prima volta il numero alla Tirreno-Adriatico, ben prima dello scorso anno quando scelse la Sanremo e forse gli mancò qualcosa sul Poggio. L’idea di debuttare a Le Samyn – 199 chilometri con 8 cotes negli ultimi 100 – era stato spiegato ai primi del mese da Philip Roodhooft, uno dei due titolari della Alpecin-Deceuninck.

«Aggiustare o cambiare le cose strada facendo – aveva detto – a volte viene visto come una mancanza di professionalità, mentre molto spesso è il contrario. A patto che lo si faccia con attenzione».

Mathieu si è presentato al via sorridente e ovviamente circondato dal tifo e dalla curiosità generale. La maglia verde della squadra e la bici bianca in attesa di mostrare altre colorazioni alla Tirreno-Adriatico che dovrebbe essere il suo impegno successivo.

Un’occasione da cogliere

Il belga Het Nieuwsblad è tornato a bussare alla porta del manager belga per farsi spiegare il perché di questa scelta.

«Inizialmente – ha spiegato – il piano prevedeva che questa settimana Mathieu si allenasse in Spagna. Ma in questo momento in quella zona il tempo è terribilmente brutto e non aveva senso restarci tanto più a lungo. Inoltre, giovedì Lars Boven si è ritirato alla Valenciana e non avrebbe potuto partecipare a Le Samyn, per cui il suo posto era libero. Van der Poel aveva già fatto sapere che gli sarebbe piaciuto partecipare a una gara e così abbiamo colto l’occasione».

Prima del via, Van der Poel si è prestato alle interviste. L’arrivo è previsto per le 17,20
Prima del via, Van der Poel si è prestato alle interviste. L’arrivo è previsto per le 17,20

Le Samyn, una gara pulita

Come già spiegato dallo stesso Roodhooft due anni fa, la gestione di Mathieu Van der Poel è oculata e improntata alla massima tutela. Non è parsa inosservata la razionalizzazione dei suoi impegni dopo l’intenso triennio 2021-2023. E così ora l’olandese resta lontano dagli eccessi di un’attività smodata, puntando sulla qualità degli impegni.

«Tre mesi fa – ha spiegato ancora Roodhooft – avevamo pensato di farlo correre nel weekend di apertura qui al Nord, ma abbiamo deciso di non farlo. Avrebbe avuto ancora meno spazio tra i campionati del mondo di ciclocross (2 febbraio, ndr) e il debutto su strada e volevamo comunque concedergli qualche giorno di vacanza dopo la vittoria iridata. Il giorno dopo le vacanze, Mathieu è subito partito per l’altura, è quasi un mese che non torna a casa. Il vantaggio di correre Le Samyn è anche questo: può restare a casa per qualche giorno. In più c’è da dire che il livello della Omloop Het Nieuwsblad sarebbe stato troppo alto, mentre Le Samyn è una gara pulita, con un finale impegnativo, che per lui non sarà troppo difficile da affrontare. L’ha già fatta in passato e si è sempre divertito».

Nel 2021, a Le Samyn, Van der Poel taglia il traguardo così. Poi vinse la Strade Bianche
Nel 2021, a Le Samyn, Van der Poel taglia il traguardo così. Poi vinse la Strade Bianche

Strade Bianche, no grazie

L’unica volta che Van der Poel partecipò alla corsa, che parte proprio alle 13 da Quaregnon e si concluderà a Dour intorno alle 17,20, si guadagnò un’insolita foto sul traguardo. Lo tagliò infatti con il manubrio privo della leva del cambio e il guasto gli impedì di giocarsi la corsa. Dire sin da ora se l’olandese sarà in grado di vincere è piuttosto difficile, anche se non c’è dubbio che in qualche modo ci proverà.

«Le sue condizioni ovviamente stanno ancora migliorando – spiega Roodhooft – ma non è ancora nella forma in cui sarà fra tre settimane. Però sta bene e per questo motivo lui per primo ha detto di sentirsi pronto per correre. Ha voglia di farlo, l’ho sentito molto coinvolto. Ma nonostante questo, ci tengo a dire che Le Samyn è l’unica modifica al suo calendario. Mathieu non parteciperà alla Strade Bianche di sabato».

Allo stesso modo in cui Pogacar non dovrebbe partecipare alla Parigi-Roubaix. Il bello di questi grandi campioni è che quando riconoscono l’aria della primavera e sentono nelle gambe la forza giusta, hanno ancora il potere di imporre la loro volontà sui piani della squadra. Se Van der Poel non correrà a Siena è perché eventualmente non avrà le gambe per tenere testa a Pogacar.

Shimano rinnova (fino al 2032!) con Alpecin-Deceuninck 

04.03.2025
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Shimano rafforza il proprio impegno nel ciclismo professionistico attraverso l’estensione fino al 2032 della propria partnership con il team Alpecin-Deceuninck e il suo corrispettivo femminile Fenix-Deceuninck. Questo rinnovo, che porta la collaborazione a un totale di 24 anni, non è solo una sponsorizzazione di materiali, ma un’alleanza strategica basata sull’innovazione tecnologica e sulla ricerca dell’eccellenza sportiva.  

Fin dal suo inizio, nel 2009, questa partnership ha supportato i team nell’utilizzo e nello sviluppo delle tecnologie Shimano su strada, gravel, ciclocross e Mtb XCO. Il prolungamento dell’accordo assicura dunque che le squadre continueranno a beneficiare della tecnologia Shimano nelle prossime stagioni, con un focus sull’ottimizzazione delle performance e sulla continua evoluzione dei componenti.  

Stagione… iridata

L’ultima stagione ha registrato risultati straordinari per entrambi i team, con quattro titoli mondiali conquistati. Tra le vittorie più significative, spicca quella della giovane Puck Pieterse, che ha vinto il titolo iridato nell’XCO femminile a Pal Arinsal, Andorra, oltre al titolo mondiale su strada nella categoria under 23 ai Campionati del Mondo di Zurigo. Non da meno il “collega” Mathieu van der Poel, che ha siglato una doppietta storica, conquistando il suo primo titolo mondiale gravel e difendendo il titolo di campione del mondo di ciclocross, eguagliando così il record del belga Eric De Vlaeminck, icona della disciplina tra gli anni ’60 e ’70.  

Il rinnovo della partnership include anche un supporto personalizzato per Mathieu van der Poel e Puck Pieterse. Per Van der Poel, l’accordo avrà una durata di otto anni, mentre Pieterse beneficerà del supporto di Shimano per quattro stagioni.  

«Le partnership a lungo termine con marchi chiave, che hanno un ruolo significativo nelle mie prestazioni, sono fondamentali per me – ha dichiarato Van der Poel – non a caso è dal 2011 che utilizzo esclusivamente Shimano. Poter contare sui suoi componenti in tutte le discipline lo considero davvero un vantaggio enorme».

Innovazione e qualità

Il rinnovo dell’accordo conferma la filosofia di Shimano, che va oltre il semplice concetto di sponsorizzazione.

«Siamo impegnati a supportare non solo un team – ha commentato Yuzo Shimano, Senior Executive Officer dell’azienda – ma una visione del ciclismo che combina prestazioni atletiche superiori con componenti e innovazione di altissima qualità».

Dal canto loro, Christoph e Philip Roodhooft, i responsabili della gestione del team Alpecin-Deceuninck, hanno sottolineato il valore della fedeltà reciproca: «Shimano è con noi dal 2009, supportandoci nel percorso da un piccolo team continental di ciclocross a un WorldTeam multidisciplinare di livello mondiale. Rinnovare questa partnership per altri otto anni è una testimonianza della fiducia e dei valori condivisi».  

Per le prossime stagioni, i team Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck continueranno a utilizzare le più avanzate tecnologie Shimano, come i gruppi completi Dura Ace Di2 e XTR e le scarpe S-Phyre. Shimano e Alpecin-Deceuninck hanno già collaborato a numerosi sviluppi tecnologici nel corso della loro lunga relazione. L’estensione dell’accordo sottolinea quanto Shimano punti sull’innovazione e sul futuro del ciclismo professionistico, continuando a essere un riferimento fondamentale per le squadre di alto livello.  

Shimano

Van der Poel cannibale nel cross. E ora lo aspetta la Sanremo

07.02.2025
5 min
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Mathieu Van der Poel ha letteralmente dominato la stagione del ciclocross, chiudendola con l’ennesimo titolo mondiale, il settimo per la precisione. Il tutto con una superiorità imbarazzante. Ma ora? Ora arriva la strada, le grandi classiche, la Milano-Sanremo che sarà il suo primo grande obiettivo stagionale su asfalto.

Come si presenterà il fuoriclasse olandese? Sarà sempre super competitivo? Gli avversari lo aspetteranno più agguerriti o spaventati? Per capire meglio le dinamiche di questo passaggio dal fango alla strada, abbiamo parlato con Maurizio Fondriest, che vinse la Sanremo nel 1993 e grande conoscitore delle classiche.

Marzo 1993, Maurizio Fondriest vince la Sanremo
Marzo 1993, Maurizio Fondriest vince la Sanremo
Maurizio, Van der Poel arriva dalla stagione devastante e trionfante del cross, come gestirà questo passaggio?

Ormai si conosce bene e sa come affrontare la transizione. Da diversi anni segue questo schema, quindi il suo allenatore e il suo staff riescono a programmare il periodo di stacco e la ripresa in maniera ottimale. Il ciclocross e la strada vanno quasi a braccetto per lui: gli sforzi violenti del cross gli tornano utili nelle classiche, e non per questo trascura il lavoro di fondo e il volume nei periodi giusti.

Ma lo può fare perché è Van der Poel? Cioè perché è più forte degli altri?

Sicuramente perché è forte e quando sei così forte a correre ti diverti, ma anche perché ormai come detto si conosce e sa gestirsi.

L’anno scorso la sua prima gara è stata la Classicissima ed è sembrato brillante, ma non brillantissimo. Sul Poggio non fece la differenza come alla Sanremo dell’anno precedente, quando veniva da Strade Bianche e Tirreno: quest’anno sarà diverso?

Lo scorso anno ha avuto un avvicinamento simile e, anche se non era straripante come nel 2023 quando vinse, arrivò comunque davanti. Non possiamo sapere se fosse al top o meno, anche perché lavorò per Jasper Philipsen.

Un momento chiave della passata Sanremo. Giù dal Poggio Philipsen dice che è poco dietro a VdP. Lui lo aspetta, gli tira la volata e Jasper vince la Classicissima
Un momento chiave della passata Sanremo. Giù dal Poggio Philipsen dice che è poco dietro a VdP. Lui lo aspetta, gli tira la volata e Jasper vince la Classicissima
E hai toccato un tasto centrale: la convivenza con Philipsen…

Se avesse corso per vincere, probabilmente sarebbe stato uno degli ultimi a resistere in testa con Pogacar o magari sarebbe arrivato da solo. Quest’anno vedremo che strategia adotteranno: se la Alpecin-Deceuninck punterà su di lui o ancora su Philipsen. Quelle poi sono scelte di squadra. Una cosa è certa: se resterà davanti con Pogacar e non rientrerà nessuno da dietro, può provare a vincere di nuovo.

Magari quest’anno vuol tornare a vincere…

Van der Poel ha vinto Amstel, Fiandre, Roubaix, Sanremo. Quindi ha già vinto tutte le classiche che sono alla sua portata. Gli manca la Liegi, che potrebbe essere un po’ troppo dura, anche se ci si è già piazzato bene. Questo per dire che la sua concretezza lo porta a concentrarsi sulle corse in cui sa di poter vincere.

Forse, Maurizio, è così dura anche per gli interpreti che si è ritrovato. Magari in un’altra epoca avrebbe avuto vita più facile anche alla Doyenne…

L’anno scorso è arrivato terzo nel gruppetto subito dietro Pogacar, quindi senza alcuni di quei corridori potrebbe anche riuscire a vincerla. Il Lombardia invece sembra davvero fuori dalle sue caratteristiche. Per lui conta puntare sulle corse in cui sa di poter fare la differenza. Pensiamo al mondiale: quest’anno il percorso su strada è troppo duro per lui, quindi punta su quello di mountain bike. E se lo vincesse, gli mancherebbero solo le Olimpiadi per completare un palmares straordinario. La sua polivalenza gli permette di scegliere gli obiettivi più adatti e massimizzare il rendimento nelle discipline in cui eccelle.

La Sanremo come prima corsa non è un rischio, anche per uno come lui? Posto che poi quest’anno, forse memore di quanto accaduto l’anno passato ha detto di voler prendere parte alla Tirreno o alla Parigi-Nizza…

Non più di tanto è un rischio. Van der Poel ha già corso gare di ciclocross fino a poche settimane prima, quindi gli sforzi violenti non gli mancano. Il volume lo sta costruendo ora con allenamenti specifici, magari anche dietro moto o con il team. La Sanremo è una corsa che si decide nel finale con uno sforzo esplosivo e quello lui lo ha già nelle gambe.

Come sostiene Fondriest, l’olandese ha effettuato delle distanze anche durante la stagione del cross. Eccolo in Spagna a pochi giorni dall’ultimo iride (foto Instagram)
Come sostiene Fondriest, l’olandese ha effettuato delle distanze anche durante la stagione del cross. Eccolo in Spagna a pochi giorni dall’ultimo iride (foto Instagram)
Come si affronta mentalmente un passaggio così netto dal cross alla strada?

Quando hai una superiorità così marcata nel cross, gareggiare diventa un divertimento, come detto. L’attenzione e la pressione sono minori, anche se l’impegno resta massimo. Avere questa consapevolezza aiuta a rendere meglio in corsa, come si è visto nei suoi risultati. Se sai di essere superiore e hai una squadra forte, corri più sereno e questo fa la differenza.

Insomma, sembra quasi che Van der Poel abbia fatto una preparazione al contrario: prima l’intensità, poi il volume?

Non è proprio così. Lui le distanze le avrà fatte sicuramente anche durante il cross. In più faceva quegli sforzi violenti in gara. E comunque anche nei mesi invernali io stesso facevo intensità, la facevo con lo sci di fondo già da dicembre. Oggi si sa che non serve fare solo volume, ma bisogna bilanciare le due componenti. Van der Poel non ha certo problemi di intensità e la Sanremo ci darà conferma del suo stato di forma.

Insomma, Maurizio, Van der Poel sarà pronto per la Sanremo?

Non sarà pronto, sarà super.

La tecnologia Pirelli per Van der Poel e compagni

21.01.2025
4 min
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Nei giorni scorsi Pirelli ha ufficializzato una nuova partnership tecnica davvero prestigiosa. A partire dal 2025 e per i prossimi quattro anni la Alpecin-Deceuninck correrà con pneumatici Pirelli. La partnership consolida la presenza di Pirelli nel WorldTour e in Coppa del Mondo XCO e sarà propedeutica all’ulteriore sviluppo delle linee di coperture da bici da parte della stessa Pirelli.

Su strada i corridori della Alpecin-Deceuninck useranno il modello P ZERO Race TLS RS
Su strada i corridori della Alpecin-Deceuninck useranno il modello P ZERO Race TLS RS

Parla VdP

La Alpecin-Deceuninck ha nel suo organico diversi campioni del calibro di Jasper Philipsen, il vincitore dell’ultima Milano-Sanremo. E’ indiscutibile però che l’atleta di riferimento del team olandese sia Mathieu Van der Poel. L’ex campione del mondo di Glasgow 2023 si è espresso con queste parole in merito al fatto che da quest’anno potrà contare sulla qualità delle coperture Pirelli, soprattutto dopo aver avuto l’opportunità di provare le P ZERO Race TLR RS durante il recente training camp in Spagna da parte del suo team. 

«Mi piacciono molto questi pneumatici. Li ho testati un po’ qui in Spagna e offrono un’ottima aderenza, soprattutto su queste strade che, in particolare la mattina, possono essere scivolose. Mi sento sempre in pieno controllo del mezzo, il che è fantastico».

Van der Poel e compagni hanno avuto modo di testare i copertoni Pirelli durante l’ultimo training camp
Van der Poel e compagni hanno avuto modo di testare i copertoni Pirelli durante l’ultimo training camp

Per ogni tipo di gara

Le parole di Van der Poel offrono lo spunto per parlare delle coperture Pirelli che verranno utilizzate in allenamento e in gara dagli atleti della Alpecin-Deceuninck. Per le prove su strada avranno a disposizione i P ZERO Race TLR RS, i pneumatici tubeless ready Made in Italy, dedicati al racing, al vertice della gamma Pirelli per prestazioni di alto profilo. Per le prove più dure, come le Classiche del Nord o la Strade Bianche, potranno contare sulle “All-round” P ZERO Race TLR, e sulla famiglia di pneumatici Cinturato Gravel per le competizioni offroad. 

Lasciando per un attimo la strada e il gravel, segnaliamo che per le gare di Cross Country Olimpico e Cross Country Short Track, Pirelli metterà a disposizione dei propri atleti la linea MTB Scorpion XC, disponibile in diverse varianti e profili.

VdP per le gare gravel, nel quale è campione del mondo in carica, correrà con il copertone Cinturato Gravel
VdP per le gare gravel, nel quale è campione del mondo in carica, correrà con il copertone Cinturato Gravel

La parola a Pirelli

Samuele Bressan, Global Marketing Manager di Pirelli Cycling, ha così commentato il recente accordo con la Alpecin-Deceuninck. «Pirelli prosegue il suo percorso di crescita nel mondo delle competizioni ciclistiche di altissimo profilo – ha detto – affiancando un’altra squadra del circuito World Tour. Alpecin-Deceuninck è un team di grande caratura e ambizioni, che ha rivoluzionato l’approccio alla multidisciplinarietà facendone, per prima, una filosofia di squadra. Questo per noi è altrettanto importante dei risultati sportivi, perché ci pone in condizione di sviluppare il prodotto in tutte le discipline e con atleti dalla sensibilità tecnica spiccata e ampia. Dalla strada all’offroad, che sia gravel o mtb, collaboriamo con i tecnici, i meccanici e tutti gli atleti dei team, ad ogni livello, con l’obbiettivo di offrire a loro e di conseguenza a tutti gli appassionati di ciclismo, gomme sempre più performanti». 

Ecco invece le prime dichiarazioni di Philip Roodhooft, General Manager della Alpecin-Deceuninck:  «Siamo orgogliosi di collaborare con Pirelli. Il nostro dipartimento tecnico ha mostrato grande entusiasmo dopo i primi test dei pneumatici, un entusiasmo che è stato successivamente confermato anche dagli atleti. La qualità del prodotto è stato l’elemento chiave, ma è chiaro che anche la portata globale e la solida reputazione di Pirelli come marchio hanno giocato un ruolo importante nella nostra scelta. Siamo convinti che Pirelli possa non solo aiutarci a mantenere le eccellenti prestazioni degli ultimi anni, ma anche contribuire al continuo miglioramento a cui puntiamo ogni giorno».

Pirelli

Roodhooft su Viezzi: «Grandi potenzialità… anche a crono»

13.12.2024
4 min
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L’argomento Stefano Viezzi resta caldo. E come potrebbe essere diversamente? Siamo in piena stagione di ciclocross, lui è il campione del mondo juniores in carica e, fra tre settimane, Stefano passerà all’Alpecin-Deceuninck, nel Development Team della squadra.

Viezzi è il nostro crossista con più ampie prospettive e, grazie a questo passaggio di squadra, tali opportunità si faranno ancora più concrete. In quel team il ciclocross non è considerato una disciplina secondaria, ma è messo sullo stesso piano della strada. Mathieu Van Der Poel ne è l’esempio massimo.

Di questo passaggio abbiamo parlato direttamente con i vertici della Alpecin-Deceuninck, in particolare con Philip Roodhooft, team manager della squadra belga.

Philip Roodhooft, team manager della Alpecin-Deceuninck
Philip Roodhooft, team manager della Alpecin-Deceuninck

Parla Roodhooft

È noto che i fratelli Roodhooft, Philip e Christoph, gestiscono con grande attenzione la transizione dei talenti dalle categorie giovanili al professionismo. Il loro scouting è sempre molto mirato, con pochi acquisti ma di grande qualità. L’acquisizione di Viezzi rientra nella loro strategia di sviluppo di giovani corridori con potenziale, in questo caso sia nel ciclocross che nelle gare su strada.

«Cosa ci ha convinto a portare Viezzi all’Alpecin? Il fatto che l’anno scorso sia stato così forte in Coppa del Mondo e ai Mondiali – dice Roodhooft. Noi crediamo che Stefano possa essere un atleta di alto livello non solo nel ciclocross, ma anche su strada e nelle cronometro».

Una dichiarazione che evidenzia quanto interesse ci sia attorno al ragazzo e quanto il team sia disposto a investire su di lui. Parlando di cronometro, è significativo sottolineare che in Italia pochi team, anche tra i più importanti, lavorano su questa specialità. Tuttavia, le prove contro il tempo non sono così distanti dal ciclocross in termini di sforzo metabolico, e a Viezzi le cronometro non dispiacciono affatto.

Stefano è molto forte anche su strada anche se quest’anno, in virtù dell’infortunio all’Eroica Juniores, ha faticato un po’ più del previsto (foto Instagram)
Stefano è molto forte anche su strada anche se quest’anno, in virtù dell’infortunio all’Eroica Juniores, ha faticato un po’ più del previsto (foto Instagram)

Primi contatti

Come lo stesso Viezzi ci ha raccontato qualche giorno fa, tra pochi giorni cambieranno molte cose e inizierà a lavorare a stretto contatto con il team. Il momento cruciale sarà in Spagna, dove gli atleti dei Roodhooft parteciperanno a un campo di allenamento specifico in vista dei Mondiali, che quest’anno si terranno proprio in Spagna.

«Viezzi – riprende Roodhooft – sarà con noi da gennaio. Continuerà a vivere in Italia, ma trascorrerà alcuni periodi in Belgio. Per lui ci saranno cambiamenti significativi, soprattutto per quanto riguarda la preparazione: in Belgio si lavora in modo molto diverso rispetto all’Italia. Tuttavia, visto che resterà con la sua squadra attuale fino al 31 dicembre, il vero cambiamento per Stefano arriverà con la stagione 2025-2026».

Sin qui Viezzi ha messo nel sacco 9 gare di cross. E’ al primo anno elite (foto Billiani)
Sin qui Viezzi ha messo nel sacco 9 gare di cross. E’ al primo anno elite (foto Billiani)

Obiettivo integrazione

Philip Roodhooft guarda al futuro con un approccio ponderato, senza fretta. Questo fa ben sperare, suggerendo che il team ha in mente un progetto a lungo termine per Viezzi.

La chiave di questo approdo è il connubio tra ciclocross e strada, una novità per un atleta italiano che punta all’eccellenza in entrambe le discipline. In tempi recenti, ci aveva provato Lorenzo Masciarelli, ma l’abruzzese non ha avuto troppa fortuna.

«Abbiamo già un’idea di come integrare Viezzi – spiega Roodhooft – ma è troppo presto per condividerla nei dettagli. Dobbiamo ancora conoscere meglio Stefano. Seguire il percorso di Van der Poel? Non sarebbe un confronto realistico, ma sarà un successo se Stefano diventerà un buon crossista e un buon stradista. Noi crediamo che sia possibile. Intanto, sapete cosa voglio? Che Stefano lavori sodo per imparare l’inglese, così potrà integrarsi meglio con la nostra struttura. Il resto verrà da sé».