Alexander Konychev vive a San Marino ed è stato ospite d'onore della festa del Comitato Provinciale FCI di Rimini (foto facebook)

Konychev “torchiato” dai più piccoli: loro chiedono, lui risponde

03.12.2025
7 min
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C’è sempre un momento in cui un adulto torna bambino grazie proprio al loro modo di vedere le cose. E’ stato così anche per Alexander Konychev durante la festa di fine stagione del Comitato Provinciale FCI di Rimini (foto in apertura). Sono appuntamenti sempre attesi dai ciclisti più giovani non solo per gli eventuali riconoscimenti, ma anche per poter avvicinare chi è una loro fonte di ispirazione. E per un pro’ è altrettanto bello rivedersi in chi sogna di diventare come lui.

Si è calato molto bene nella parte il 27enne della Voralberg, nonostante nei suoi inizi sportivi non ci sia stato quel ciclismo di cui suo padre Dimitri è stato uno dei migliori interpreti tra fine anni ‘80 e inizi 2000. Alexander infatti ha giocato a calcio fino a 16 anni. Era un mediano dai piedi buoni tanto da guadagnarsi provini per le giovanili dell’Hellas Verona, squadra per la quale simpatizzava.

Poi è scattata la scintilla per la bici, la stessa che ha ritrovato negli occhi dei suoi giovani interlocutori riminesi anche quando ha messo in palio diversi capi del suo abbigliamento da corridore. A rendere l’atmosfera più magica una lotteria gratuita messa in atto dallo zampino dello speaker Ivan Cecchini. Ogni ragazzino con un tagliando numerico, un’urna per le estrazioni e maglie, guanti, cappellini, calzini e gabbe come premi. E all’orizzonte Konychev – che nel 2026 correrà con un team continental in estremo Oriente – vuole coinvolgere tanti suoi colleghi in iniziative verso i più giovani.

Dopo due anni alla Voralberg, Konychev nel 2026 correrà nella continental China Anta-Mentech Cycling Team (foto MWG)
Dopo due anni alla Voralberg, Konychev nel 2026 correrà nella continental China Anta-Mentech Cycling Team (foto MWG)
Dopo due anni alla Voralberg, Konychev nel 2026 correrà nella continental China Anta-Mentech Cycling Team (foto MWG)
Dopo due anni alla Voralberg, Konychev nel 2026 correrà nella continental China Anta-Mentech Cycling Team (foto MWG)
Alexander com’è andato il botta e risposta con i giovani corridori?

E’ andato molto bene, ho risposto a tante cose. Le società presenti si erano organizzate in modo da avere una serie di domande diverse fra loro. Mi hanno chiesto aspetti legati al mondo dei pro’, le gare che mi ricordo di più, le mie esperienze in generale. Diciamo che erano le classiche curiosità da ragazzini, in particolare su come ci si allena in inverno.

Che effetto fa essere ospite di eventi del genere?

Mi ha fatto davvero tanto piacere, innanzitutto perché c’erano tutte le categorie di Rimini e perché ci sono tanti giovanissimi che vanno in bici a fronte di alcune società che purtroppo hanno chiuso. E’ sempre bello confrontarsi con i più piccoli perché hanno tante ambizioni e ti accorgi che basta poco per renderli felici o dargli una motivazione in più. Vivo a San Marino dal 2022, come tanti altri pro’ e per la prossima primavera mi piacerebbe organizzare una pedalata assieme tra noi e loro.

In un certo qual modo ti sei rivisto in loro?

Ho iniziato a correre in bici da junior del primo anno, quindi relativamente tardi, specie per i tempi attuali. Però mi sono ricordato di quando ero un piccolo calciatore che aveva David Beckham come idolo, malgrado non giocassi nel suo ruolo. Tuttavia devo dire che anche il ciclismo giovanile è cambiato in modo esponenziale negli ultimi anni. Quando ero junior ho avuto la possibilità e il privilegio di correre mondiale ed europeo. Ricordo che ci allenavamo dopo la scuola quasi come se fosse uno svago, intensificando più seriamente gli allenamenti solo sotto data per le gare più importanti.

Hai trattato anche questo argomento con i ragazzini?

Certo, è quasi impossibile non farlo. Non sono vecchio, ma quando ho iniziato a correre tutti riuscivano a passare junior e di conseguenza uno sbocco tra gli U23 lo trovavi sempre. Ora gli allievi devono fare risultato, altrimenti non riescono a trovare una squadra tra gli juniores. E se consideriamo che molte squadre chiudono, ti ritrovi che questi ragazzi per non smettere devono andare fuori provincia o regione per correre. E tutto ciò diventa molto impegnativo anche per i genitori.

E’ solo una questione di aspettative?

Sicuramente le differenze delle disponibilità economiche nelle categorie giovanili fra le varie società condizionano molte cose. Avendo fatto diversi anni tra i pro’ temo per il futuro di questi ragazzini. Hanno tante, troppe pressioni. Se poi un allievo mostra doti da corridore a tappe, che sono sempre meno a differenza di altri tipi di corridori, iniziano ad instradarlo su ogni cosa fin da subito col rischio che poi arrivi agli anni decisivi già stanco di un certo tipo di vita. E nessuno si ricorda che hanno 16 anni.

Difficile essere adolescenti in questo ciclismo, non trovi?

Secondo me sì. Juniores e U23 vivono un’età particolare, dove fai fatica a rinunciare agli amici o alla ragazza. Oppure molti mollano la scuola per inseguire il sogno di diventare pro’, senza pensare alle conseguenze. So che è così perché anch’io avevo avuto pensieri del genere, ma il diploma di maturità l’ho conseguito.

Hai fatto bene perché la scuola è importante, ma perché non hai “ceduto” a quella tentazione?

Perché devi riflettere anche quando ti va tutto bene in bici. Tutte le cose prima o poi finiscono, a volte anche all’improvviso e devi sapere cosa potrai fare quando non correrai più in bici. Un diploma della maturità serve sempre, tante volte mi sono ritrovato a parlare di questo con molti miei colleghi. Alcuni mi dicono che non saprebbero cosa andare a fare, anche perché dopo tanti anni che sei in questo mondo, è difficile uscirne o pensare di trovare un lavoro diverso o lontano dalle gare.

Alexander Konychev ha pensato al “piano B” in questi anni?

Mi sono messo avanti in questo senso. Assieme ad Alessandro Fedeli abbiamo un’attività di bike-fitting e preparazione atletica sia a Bussolegno che a San Marino (FBLab studio, ndr), però non mi dispiacerebbe lavorare nell’ambito turistico visto che parlo molto bene diverse lingue. Vivo in una zona in cui ci sono tanti bike-hotel e a Rimini ci sono le persone giuste che potrebbero aiutarmi per questo lavoro. Nel frattempo però ho capito che mi piace ancora pedalare e correre.

Appunto, l’anno prossimo correrai col China Anta-Mentech Cycling Team. Raccontaci di questa nuova avventura?

Quest’anno sono riuscito a vincere quattro gare e, seppur siano minori, vi garantisco che ormai è difficile vincere in qualsiasi corsa. Ho ritrovato quelle motivazioni che avevo smarrito dopo la stagione in Corratec. Mi spiace lasciare la Voralberg, che mi ha accolto bene, dopo due annate molto belle nelle quali c’è stata una grande armonia. Fino a settembre ho assaporato la possibilità di ritornare in un formazione professional, ma non più sentito nessuno. Ho dovuto quindi resettare cercando nuovi stimoli ed anche un calendario più adatto a me.

Una chiacchiera e una stretta di mano con un pro'. Basta poco per rendere magici certi momenti dei giovani ciclisti
Una chiacchiera e una stretta di mano con un pro’. Basta poco per rendere magici certi momenti dei giovani ciclisti
Una chiacchiera e una stretta di mano con un pro'. Basta poco per rendere magici certi momenti dei giovani ciclisti
Una chiacchiera e una stretta di mano con un pro’. Basta poco per rendere magici certi momenti dei giovani ciclisti
Cosa intendi?

La Voralberg è una buona formazione che ha sempre disputato gare dure, seguendo la sua indole, ed io le ho corse volentieri, anche mettendomi al servizio dei compagni nonostante le mie caratteristiche siano altre. Ad esempio lo scalatore tedesco Jannis Peter passerà alla Unibet Rose Rockets grazie alle sue prestazioni, ma per me sarebbe stato più difficile restare e cercare di mettermi in mostra. Così ho accettato la buona proposta della squadra cinese che correrà tanto in Europa in gare più inclini a me. L’obiettivo è di provare a guadagnarmi ancora l’attenzione di qualche ProTeam.

In Svizzera riemerge Konychev. Pronto a una seconda chance

21.05.2025
4 min
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Torna a farsi vedere Alexander Konychev. Del veronese figlio d’arte si erano un po’ perse le tracce, pochi squilli da parte sua nella stagione scorsa, con solamente qualche Top 10 sporadica. Nulla di fronte al suo promettente passato, considerando che parliamo sempre di un corridore che ha solo 26 anni e che era passato professionista militando nel WorldTour fra Qhubeka e Mitchelton Scott.

Dalla passata stagione il veneto è al Team Vorarlberg, formazione continental austriaca dove Konychev sta cercando di riaffacciarsi nel ciclismo che conta e qualche segnale arriva, come  la vittoria in una prova nazionale e soprattutto il secondo posto alla Radsportfest Marwil, corsa Uci svizzera di buon livello.

A fine aprile la sua prima vittoria in maglia Vorarlberg, a Wels (foto Mario Sthiel)
A fine aprile la sua prima vittoria in maglia Vorarlberg, a Wels (foto Mario Sthiel)

«Finalmente comincio a vedere segnali del vero Konychev», ammette il veronese. «La prima parte di stagione era già stata positiva, frutto di un inverno nel quale ho potuto lavorare senza intoppi, sono riuscito ad allenarmi come volevo. Già nelle corse in Croazia a marzo ero riuscito a cogliere un 4° posto e a vedere che la condizione era in crescendo, anche in Grecia ho sentito le gambe girare bene e finalmente comincio a raccoglierne i frutti».

Quella svizzera è una gara che aveva una buona partecipazione. Come ti sei trovato?

Ho visto che ci tenevano in maniera particolare, aveva un certo seguito anche da parte dei media essendo alla sua prima edizione internazionale. So che gli organizzatori ci stanno investendo molto, vogliono farne una classica del calendario svizzero. C’erano molti team di livello, anche la Tudor aveva mandato un suo team e poi c’era la nazionale svizzera. Nel suo sviluppo è stata una corsa un po’ anomala.

Il veronese insieme a Bissegger e Balmer. Per 60 chilometri la fuga è diventata una cronometro a squadre
Il veronese insieme a Bissegger e Balmer. Per 60 chilometri la fuga è diventata una cronometro a squadre
Perché?

Perché non c’è stata la fuga iniziale, ma subito si è formato in testa un gruppetto di una quindicina di corridori con tutti i favoriti. Visto chi ne faceva parte ho pensato subito che da quel gruppo sarebbe uscito il vincitore e per fortuna avevo visto giusto seguendo i più forti. Il vantaggio è andato subito aumentando, poi si è scatenata la selezione e siamo rimasti in tre. Con me c’era Bissegger, il capitano della nazionale svizzera e si vedeva che alla gara di casa ci teneva in maniera particolare. Aveva una gran gamba, infatti ha attaccato a una sessantina di chilometri dal traguardo.

Ma tu non hai ceduto…

No, così abbiamo fatto praticamente una cronometro a squadre, io lui e l’altro elvetico BalmerAllo sprint ha avuto ragione Bissegger, ma un secondo posto maturato così, dimostrando di poter tenere un ritmo altissimo per tanto tempo, mi ha dato molta fiducia. In fin dei conti Stefan è corridore del WorldTour, uno dei migliori passisti in circolazione, questo vuol pur dire qualcosa. Infatti a fine gara mi ha fatto i complimenti e ringraziato per la collaborazione nella fuga, mi ha fatto piacere.

Per Bissegger volata vincente, ma Konychev (secondo) centra il suo primo podio in una gara Uci dopo 2 anni
Per Bissegger volata vincente, ma Konychev (secondo) centra il suo primo podio in una gara Uci dopo 2 anni
Come ti trovi nel Team Vorarlberg?

E’ il mio secondo anno, ma per certi versi è il primo. Nel 2024 sono arrivato un po’ in extremis dopo essere rimasto a piedi e ho sempre inseguito la miglior condizione. Anche al Giro di Istanbul, pur avendo chiuso fra i primi 10 in classifica,  non ero ancora il Konychev che volevo. Poi è arrivato l’inverno, ho potuto lavorare bene, ho trovato un bel feeling con la squadra e vorrei ripagarla con i risultati per la fiducia che hanno mostrato verso di me.

Tuo padre, approdato come diesse alla Padovani, aveva provato a portarti con lui, ad affidare i corridori alla tua esperienza in corsa pur essendo tu ancora molto giovane, ma hai rifiutato, perché?

Ero stato molto lusingato dalla sua proposta e da quella del team, ma ci tenevo a restituire agli austriaci un po’ di quello che mi hanno dato, credendo in me in un momento difficile. Hanno un calendario molto buono, non mancano i confronti con grandi team. Io mi sono subito trovato bene, ma non riuscivo a dimostrarlo con i fatti, ora finalmente il lavoro dei compagni riesco a tradurlo in qualche buon risultato, anche se spero di fare molto di più.

Il veneto ha scelto di rimanere in Austria, per ripagare il team della fiducia mostratagli (foto Mario Sthiel)
Il veneto ha scelto di rimanere in Austria, per ripagare il team della fiducia mostratagli (foto Mario Sthiel)
Dove?

Intanto mi piacerebbe portare a casa un buon risultato dai Giochi dei Piccoli Stati ad Andorra, dove gareggerò per San Marino, poi mi aspettano corse in Polonia e un periodo di altura per preparare il Giro d’Austria, che per il team è l’evento principale della stagione. Centrare una tappa lì darebbe un senso a tutta l’annata.

Konychev alla Vorarlberg: chiamata sul filo di lana

28.02.2024
4 min
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Dopo Domenico Pozzovivo, ecco un altro corridore che si è accasato all’ultimo minuto: Alexander Konychev. Il veronese infatti ha trovato spazio nelle fila del Team Vorarlberg, continental austriaca. Per questo classe 1998, di grandi speranze appena passato pro’, c’è dunque ancora una possibilità.

Quando lo abbiamo raggiunto al telefono Konychev si stava allenando in palestra. Un buon segno. Il ragazzo non ha mollato, nonostante un inverno turbolento, come è facile intuire. Ieri Alex si trovava a Rankweil, paesotto nella regione del Voralberg appunto, in pratica a due passi da Liechtenstein e Svizzera.

«Sono qui per prendere i materiali, le maglie, conoscere il team e di fatto iniziare la stagione», dice Konyshev con tono squillante.

Il gruppo del Team Vorarlberg (in giallonero) vanta oltre 25 stagioni tra i pro’
Il gruppo del Team Vorarlberg (in giallonero) vanta oltre 25 stagioni tra i pro’
Alex, come è andato dunque questo tuo inverno?

Non ho mai smesso del tutto di allenarmi, sono sempre uscito in bici. Ma pedalare senza sapere del proprio futuro non è facile. Non è facile per trovare le motivazioni. Non ho passato un inverno come gli altri, diciamo così.

Come sei arrivato al Team Vorarlberg?

Anche questo non è stato facile, era davvero tardi per accasarsi. Per loro era difficile prendere un altro corridore. E’ un costo non indifferente, anche perché tengono moltissimo ai materiali, ne usano solo di alta o altissima qualità e spesso li comprano (hanno bici BMC, ndr). Ma alla fine siamo riusciti a trovare un accordo.

La Vorarlberg l’hai trovata tramite il tuo procuratore?

No, ho fatto da solo. Da qualche tempo ho deciso che è meglio parlare in prima persona. Essere diretti. E se quest’anno andrò bene e sarò un buon corridore non mi lasceranno a piedi. Vedremo.

Qual è stata la prima impressione quando sei arrivato in sede?

Molto bella devo dire! Ho trovato un ambiente semplice ma ben organizzato. Efficace, questo è il termine giusto. Ognuno ha il proprio compito. Vediamo poi in ritiro come sarà.

La BMC di Alex, che da oggi è in volo verso la Grecia
La BMC di Alex, che da oggi è in volo verso la Grecia
Conoscevi già qualcuno?

Sì, un ragazzo, Lukas Meiler, un tedesco, che avevo conosciuto casualmente in allenamento sul Pordoi qualche tempo fa. E conoscevo anche uno dei direttori sportivi, Werner Salmen: con lui già in passato avevo un buon rapporto. 

E ora come va? Come ti senti?

Ora è tutto diverso. Ho una squadra, degli obiettivi e appena ho avuto la conferma del team è sicuramente cambiato qualcosa dentro di me. Già so che farò il Tour of Rhodes, per esempio. In ogni caso andrò in Grecia, dove ci sono alcune corse nei prossimi giorni. Questo ritiro mi servirà anche per valutare la condizione e da lì capire l’immediato percorso di gare.

Si vede la luce, insomma…

Di testa è cambiato molto. Già il solo fatto di poter parlare di programmi con un team conta tanto. Posso stabilire un programma di preparazione anche con il mio coach. Come dicevo, quest’inverno ho pedalato in modo diverso, senza potenziometro, e almeno da questo punto di vista, guardando il bicchiere mezzo pieno, ho riscoperto il piacere di andare in bici. Sono sollevato di poter correre ancora un anno… almeno. E se poi proprio il ciclismo non dovesse essere la mia strada, allora non avrò rimpianti.

Cosa non ha funzionato lo scorso anno?

Sono diverse annate ad essere state difficili. Ma io credo e spero di avere ancora un posto in questo mondo, anche se cambia velocemente. Non voglio lasciare il ciclismo alla prima difficoltà. Anche perché se oggi esci, poi non rientri. O è estremamente difficile.

Lo scorso anno Konychev ha concluso il Giro d’Italia, dove ha centrato due fughe. Eccolo verso Tortona
Lo scorso anno Konychev ha concluso il Giro d’Italia, dove ha centrato due fughe. Eccolo verso Tortona
Pensi di aver fatto qualche errore nella recente stagione alla Corratec?

In realtà no. Anzi, ero riuscito anche ad essere costante, ad ottenere buoni risultati personali e attraverso i compagni. Ho lavorato spesso per i velocisti, come per Attilio Viviani. Mi sembrava di aver fatto le cose in modo meticoloso. 

E allora cosa è successo?

Credo esigenze di team. Io al 90 per cento ero convinto di restare. Di rinnovare con loro. Tra l’altro mi trovavo bene con la squadra e con i compagni. C’era un buon rapporto con tutti. Quando non mi hanno rinnovato sinceramente sono rimasto spiazzato. Era novembre: quello è il periodo in cui si riprende la preparazione e sono rimasto senza squadra. E’ stata una mazzata.

Per ora si riparte dalla Grecia. Immaginiamo tu debba anche ritrovare la condizione giusta…

Esatto. Come ho detto ora si va in Grecia. Valuterò la condizione. Poi con squadra e coach stileremo un programma più preciso. Cosa che tra l’altro stando in una continental, fortemente legata agli inviti, non è facilissimo. Un goal importante per questo team è il Giro d’Austria. Ma io sono pronto a dare il massimo. E lo farò.

Konychev chiude il libro Bike Exchange: ora la Corratec

19.12.2022
4 min
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Alexander Konychev è volato lontano dal freddo e dalla pioggia e forse anche un po’ dai pensieri di questo inizio di stagione. Il ragazzone italiano dal cognome russo si trova a Palma de Mallorca per assaggiare un po’ di sole e preparare la nuova stagione. Lui è uno dei nuovi nomi del team Corratec, la neo professional che lavora in grande per scalare presto le classifiche. 

Konychev esce dal WorldTour, è il secondo corridore della Corratec che arriva direttamente dal mondo dei big. Gli ultimi tre anni li ha corsi alla Bike Exchange e, tra sfortune e mancate occasioni, le strade ora si sono separate. 

Konychev è entrato nel professionismo con la Mitchelton Scott nel 2020
Konychev è entrato nel professionismo con la Mitchelton Scott nel 2020
Che cosa ti ha portato alla Corratec?

Ho saputo abbastanza tardi che non sarei rimasto alla Bike Exchange – racconta Konychev – e mi sono guardato un po’ in giro. C’era questo progetto, si tratta di una squadra italiana, giovane. Mi sembrava una buona opportunità per rilanciarmi. 

Con chi hai parlato?

Del progetto ho parlato spesso con Claudio Lastrucci, è una figura molto vicina alla squadra e sono stato suo corridore alla Hopplà-Petroli Firenze. Mi ha consigliato lui di ripartire da qui. 

Che anni sono stati quelli alla Bike Exchange?

Particolari. Nel 2020 il Covid ha rallentato tutto e non ho avuto opportunità di fare molte gare. Nonostante questo negli anni successivi ho potuto vedere dall’interno tante corse importanti, come le Classiche del Nord o la Sanremo. Ho imparato cosa vuol dire fare questo genere di gare e farlo accanto a uomini importanti

Il classe 1998 si è messo molte volte a disposizione dei compagni di squadra
Il classe 1998 si è messo molte volte a disposizione dei compagni di squadra
Cosa ti è mancato allora?

Direi un po’ di continuità nella preparazione, ho avuto parecchi intoppi, come il doppio Covid nel 2021. Poi la stagione scorsa è arrivata la storia dei punti e lo spazio per mettersi in mostra si è sempre più assottigliato. A livello mentale la libertà di fare risultato mi è un po’ mancata, non è semplice. 

Sei passato pro’ a 22 anni, dopo che hai iniziato a correre da junior, non è stato un salto prematuro?

Mah non penso. Magari se avessi avuto qualche occasione in più avrei capito fin dove spingermi al posto che fare da gregario. In futuro cambierà qualcosa, un dettaglio sul quale voglio concentrarmi maggiormente sono le cronometro, negli ultimi anni non ne ho fatte molte. E’ vero anche che le crono si trovano nelle corse a tappe e io non ne ho corse molte. 

Con la continental della Qhubeka stavi facendo bene, un anno in più con loro non ti sarebbe servito?

Mi si è presentata l’occasione del WorldTour e l’ho colta, alla Bike Exchange devo molto. Il livello di gare tra dilettante e WorldTour è estremamente diverso, confermarsi tra i professionisti è sempre difficile. Di vittorie importanti tra i dilettanti ne ho ottenuta una sola, alla Etoile d’Or, a mio avviso quello del professionismo era un passo necessario. 

Konychev ha visto da vicino il mondo delle Classiche ma senza aver l’occasione di mettersi in luce
Konychev ha visto da vicino il mondo delle Classiche ma senza aver l’occasione di mettersi in luce
Forse sarebbe servito un passaggio intermedio, una professional, come la Corratec ora.

Arrivare in una squadra italiana con una mentalità italiana è sempre bello. Il rapporto con i corridori e con lo staff sarà sicuramente più forte. In una realtà più piccola come questa sarà anche più semplice essere seguiti e sentire la fiducia.

Una WorldTour australiana era troppo “fredda”?

Direi che sicuramente fai più fatica a creare un rapporto stretto con i compagni di squadra. Il primo anno, nel 2020, quando era ancora Mitchelton Scott, gli unici italiani eravamo io e Affini. Poi in team così grandi si lavora sempre con lo stesso gruppo, capita di incontrare certi corridori al ritiro di inizio stagione a dicembre e poi a quello di ottobre. 

Un corridore nuovo tende a subire un po’ questo clima diverso?

Un giovane come me che fa fatica a trovare i propri spazi è costretto molte volte a eseguire gli ordini di squadra. Lo si fa anche volentieri perché se aiuti un compagno a vincere è sempre bello. 

Konychev vorrebbe curare di più la cronometro, una disciplina che lo ha sempre appassionato
Konychev vorrebbe curare di più la cronometro, una disciplina che lo ha sempre appassionato
Però è da giovane che uno vuole provarsi, capire e vedere fin dove può arrivare, ricercando i propri limiti…

Esatto, diciamo che si vorrebbe capire fin dove si può arrivare, che vuol dire anche sbattere il muso per imparare. Per fare il gregario il tempo c’è sempre. 

Desiderio per il 2023?

Avere più continuità, al di là delle sfortune mi piacerebbe correre con maggiore costanza e fare tanti giorni di corsa. Il calendario che la Corratec propone è bello e molto ricco, e mi permetterà di fare tante corse, anche minori e mettere giorni di gara nelle gambe. 

Prima corsa?

Vuelta a San Juan, Argentina.

Dal Mozzato del Tour, risalendo fino a Chicchi…

07.07.2022
5 min
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Cosa hanno in comune Luca Mozzato, Samuele Battistella, e Alexander Konychev? Lo stessa squadra da under 23, la Dimension Data, diretta all’epoca da Francesco Chicchi, grande ex velocista.

In teoria ci sarebbe anche un quarto ragazzo, Matteo Sobrero (che probabilmente ha scattato la foto in apertura, per descrivere il loro legame), ma Matteo ha compiuto un percorso più “importante” anche tra i pro’… se così possiamo dire.

Francesco questi ragazzi li ha visti crescere in una fase molto delicata nella carriera di un corridore. I 20 anni o giù di lì, rappresentano infatti il definitivo passaggio dall’adolescenza alla maturità sportiva.

Francesco Chicchi (classe 1980) è stato pro’ fino al 2016. Poi è stato diesse. Adesso fa parte della carovana di Rcs (foto Instagram)
Francesco Chicchi (classe 1980) è stato pro’ fino al 2016. Poi è stato diesse. Adesso fa parte della carovana di Rcs (foto Instagram)

Da Lucca al mondo

«Tre ragazzi molto bravi e che possono fare tanto – dice Chicchi – ma credo che alla fine tutti e tre siano passati al momento giusto».

«Di strada ne hanno fatta. Una volta li avevo sempre sottocchio. Vivevano insieme nella casa a Lucca, c’era un clima più familiare. Poi si sono ritrovati al gennaio successivo con il biglietto aereo per presentarsi alle corse. Un bel salto. Con loro ho un bel rapporto. Li sento spesso, ma è anche giusto che compiano la loro strada con i loro tecnici».

Per Chicchi, grazie alla sua potenza Konychev può avere un grande futuro nella classiche delle pietre
Per Chicchi, grazie alla sua potenza Konychev può avere un grande futuro nella classiche delle pietre

Konychev: quanta forza

«Konychev è stato l’unico dei tre a passare al terzo anno da under 23. Era chiaro che un anno in più lo avrebbe fatto alla stragrande con la sua forza e la sua testa. Avrebbe vinto moltissimo, ma si è presentata l’occasione di una WorldTour (la BikeExchange, ndr) e trattenerlo non sarebbe stato semplice.

«Quando dico la forza e la testa di Konychev – spiega Chicchi – intendo che Alex per andare forte doveva avere la consapevolezza di essere forte, appunto. E probabilmente vincendo sarebbe stato deciso anche dal punto di vista mentale. Mentre fisicamente è una vera potenza. 

«Era forte, nonostante molte volte non avesse il peso giusto. Quando Sobrero ha vinto Mercatale, per esempio, ha fatto quasi tutto lui. Ha tirato sempre. Per dire che anche lui aveva un potenziale enorme. 

«Alex ha sempre fatto, come dire, il minimo indispensabile per essere competitivo».

 

«In futuro può essere un uomo per le classiche del Nord: Fiandre, Roubaix… Ripeto: ha davvero tanta forza».

«Mi rendo conto che stia facendo un po’ fatica, perché in quella squadra con 24-26 corridori di quel calibro non è facile trovare spazio, ma sta crescendo piano piano… L’importante è che in questo “piano, piano” si faccia trovare pronto quando toccherà a lui. Ha tre anni di professionismo alle spalle, il prossimo sarà molto importante e dovrà iniziare a concentrarsi sulle corse che contano».

Mozzato Danilith 2021
Mozzato è alla seconda stagione con la B&B Hotels. Per il veneto già dieci top ten in corse anche importanti come il Tour
Mozzato Danilith 2021
Mozzato è alla seconda stagione con la B&B Hotels. Per il veneto già dieci top ten in corse anche importanti come il Tour

Mozzato: zitto, zitto…

E poi c’è Mozzato. Luca sembrava quello più in sordina, quello che ha trovato più difficoltà a passare tanto da dover emigrare in Francia alla B&B Hotels e ora eccolo piazzarsi addirittura al Tour.

«Il problema di Luca è che è troppo buono! – dice Chicchi – Per essere un velocista gli manca un po’ di cattiveria. Può andare bene per qualche corsa più piccola forse, ma per Giro, Tour e Vuelta ti serve il coltello fra i denti, tanto più con i velocisti di oggi».

«Mozzato non è mai stato un super vincente, come detto gli mancava la cattiveria. Una volta al Circuito del Porto gli dissi: “Oggi la volata la gestisci da solo”. Lui si sentì responsabilizzato. Organizzò il treno nel finale, fece bene quel che doveva fare e vinse in volata con dieci bici di vantaggio».

Mozzato è il classico esempio del bravo atleta che fa fatica a passare. Proprio perché “poco” vincente e se vogliamo neanche uno sprinter purissimo.

«Io – riprende Chicchi – ho anche provato a dargli una mano. Parlai con alcune squadre italiane, ma un po’ per le sue caratteristiche e un po’ perché team italiani non ce ne sono tanti, alla fine mi sono rivolto all’estero».

«Andai da Jerome Pinot (general manager della B&B, ndr) e gli dissi che un corridore così per il calendario francese sarebbe stato ideale. Tante gare di Coppa di Francia sono veloci, ma hanno pur sempre 1.000-1.500 metri di dislivello: uno come Luca gli avrebbe garantito parecchi piazzamenti. E di conseguenza parecchi punti, che per le squadre francesi sono importanti per l’accesso al Tour. E così è andata».

Per Chicchi, Battistella è un corridore completo. Unico limite il peso per le lunghe salite, ma ha un “motore” gigantesco
Per Chicchi, Battistella è un corridore completo. Unico limite il peso per le lunghe salite, ma ha un “motore” gigantesco

Battistella, la classe

Infine ecco Battistella. Ora all’Astana Qazaqstan, Samuele è stato anche iridato U23 nel 2020. E infatti Chicchi non ha dubbi.

«Lui è stato il corridore più forte sia fisicamente che mentalmente – commenta il toscano – mi sarebbe molto piaciuto vederlo al Tour, ma con il Covid non è stato possibile. Ma statene certi, lo vedremo a breve».

«Battistella è un corridore completo. Magari rispetto agli scalatori puri paga qualcosa in termini di peso, ma gli ho visto fare dei numeri alla Bassano-Monte Grappa che dicono quanto sia forte anche in salita.

«Se dovessi paragonarlo a qualche campione del passato direi Ivan Basso o Indurain… Ma più Basso».

«Samuele è forte di testa e sa sempre dov’è. Se prima del via ti dice: “Oggi mi vedi davanti”, stai pur certo di trovarlo lì. Così come se ti dice che è in giornata no, ci sta che si stacchi in pianura».

Alex Konyshev, apripista per Groenewegen e non solo…

28.01.2022
4 min
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Probabilmente mentre leggerete queste righe, Alexander Konyshev sarà in volo verso l’Arabia Saudita. Il corridore della BikeExchange – Jayco infatti inizierà la sua stagione al Saudi Tour (1-5 febbraio) al caldo fra le dune e i lunghi rettilinei che annunciano tante volate.

E le volate saranno un po’ il fulcro del suo 2022, un anno davvero importante per questo ragazzo che è al terzo anno di professionismo. Volate da fare, ma soprattutto da tirare. Un anno in cui dovrebbe anche approcciare il suo primo grande Giro, la Vuelta.  

Alexander Konyshev, classe 1998, è alla terza stagione da pro’ (foto Instagram Greenedgecycling)
Alexander Konyshev, classe 1998, è alla terza stagione da pro’ (foto Instagram Greenedgecycling)

Nelle mani di Pinotti

«Finalmente – dice Alex – ho passato un buon inverno. Sono riuscito ad essere costante nei miei allenamenti, come non succedeva da un po’. Ho iniziato la preparazione abbastanza presto, già ai primi di novembre, ho fatto entrambi i ritiri con il team e adesso ci si inizia a divertire con le corse… E non vedo l’ora.

«È stato un periodo anche di cambiamenti, a partire dal mio preparatore. Adesso mi segue Marco Pinotti. E’ davvero più semplice comunicare con chi parla la tua stessa lingua, non che ci siano problemi con l’inglese, ma il feeling è un’altra cosa. Adesso speriamo che le cose vadano bene anche in corsa».

Figlio d’arte (papà è Dimitri), Alexander è stato davvero un ottimo dilettante, tanto da ottenere persino delle convocazioni in azzurro, ha un po’ accusato il passaggio tra i grandi: qualche problema e, bisogna dirlo, anche un po’ di sfortuna.

Quando infatti Konyshev ha iniziato la sua avventura tra i pro’ è scoppiata la pandemia. Lo scorso inverno ha avuto qualche problema fisico ed ecco qui che già due stagioni sono passate.

Per Alex finalmente un buon inverno. In ritiro ha lavorato con costanza (foto Instagram Greenedgecycling)
Per Alex finalmente un buon inverno. In ritiro ha lavorato con costanza (foto Instagram Greenedgecycling)

Apripista e non solo…

Qualche mese fa chiedemmo ad Alex che tipo di corridore fosse e lui stesso rispose che era “tutto da scoprire”. Adesso però vogliamo sapere se le cose sono cambiate e soprattutto se sarà questa la sua stagione del riscatto. Ci sono più rabbia, più grinta o più timore nel voler tornare ai massimi livelli?

«Timore no – dice con sicurezza Konyshev – la squadra mi sta dando attenzioni, mi sento coccolato e voglio ripagare questa fiducia, sia per una questione personale che per il team appunto.

«Sono al terzo anno è vero, ma ho corso abbastanza poco e anche per questo la stagione che sta per iniziare è molto importante per me. Ho in programma il Saudi Tour e l’Oman e lì ci saranno diversi arrivi in volata nei quali potrò lavorare per Dylan Groenewegen».

«Quest’anno, infatti uno dei miei ruoli sarà quello di far parte del treno dei velocisti. Sarò l’ultimo o il penultimo uomo, questo poi dipenderà anche dall’andamento della singola gara e del momento. È un qualcosa che mi piace, senza contare che avrò l’opportunità di lavorare a fianco ad un corridore di spessore come Groenewegen.

«E’ un ruolo delicato e se la squadra me lo ha affidato è perché ha fiducia in me. E di questo sono davvero contento».

Il veronese a quanto pare tiene bene alle basse temperature! (foto Instagram)
Il veronese a quanto pare tiene bene alle basse temperature! (foto Instagram)

Obiettivi concreti

La scorsa stagione con Konyshev si parlò di miglioramenti, di fare bene, ma si restò nel generico, anche perché non aveva obiettivi ben precisi. Stavolta invece tutto è più chiaro. Avere un obiettivo concreto come fare l’apripista dovrebbe aiutare l’atleta nella sua preparazione (fisica e mentale).

«Sicuramente aiuta! L’anno scorso – dice Konyshev – dovevo crescere, quest’anno ho un ruolo ben più determinato. Speriamo che la stagione prosegua nel modo programmato e si possa essere costanti nel gareggiare. Intanto pensiamo a partire bene. Cogliere un buon risultato sarebbe importante. Penso poi alle classiche del Nord».

Konyshev infatti non sarà chiamato in causa “solo” come gregario. Per lui ci sarà un po’ più di spazio anche per le classiche del Nord, tanto più che non sembra essere un ragazzo che teme il freddo.

«In quelle classiche – riprende Konyshev – avrò un po’ di carta bianca e un buon risultato lassù, anche un buon piazzamento in una corsa importante, sarebbe davvero un bel segnale. Poi chiaramente sono corse imprevedibili, non sai mai cosa succede».

«Ho voglia di fare bene, di tornare al top. Ci sono tutti i presupposti perché tutto vada al meglio: la preparazione è stata buona, ho lavorato con costanza e anche i materiali sono davvero ottimi. Siamo passati a Giant e sentire che la tua bici va davvero bene anche a livello morale è un bell’aiuto. Insomma, non ci resta altro che iniziare a correre!».

Alexander Konychev: «Sono ancora tutto da scoprire»

12.06.2021
4 min
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Alexander Konychev è al Giro di Slovenia. Il corridore del Team BikeExchange si sta lentamente ritrovando dopo un inizio di stagione a dir poco complicato. Lui fa infatti fa parte di quella ristretta schiera di coloro che il Covid lo ha preso due volte. E la seconda volta non è stata una passeggiata.

Era fine dicembre. Usciva in allenamento e non si sentiva bene. Le prime volte immaginava fosse stanchezza. Il che ci stava. Un pro’ riprende a darci sotto proprio in quel periodo, ma poi il figlio d’arte (papà Dimitri ex pro’ degli anni ’90-2000) ha capito che non era stanchezza. A quel punto è stato fermo per quasi un mese.

Konychev (classe 1998) in testa al gruppo per i suoi compagni
Konychev (classe 1998) in testa al gruppo per i suoi compagni
Alexander, partiamo dalla fine, stai correndo in Slovenia: come sta andando?

Nella prima tappa ero ero in fuga. Direi che va… Fisicamente mi sento bene. Nell’arrivo in volata della prima tappa sono stato un po’ sfortunato, ma sapete che le professional e soprattutto con le continental, che si ritrovano a correre con le WorldTour, qualcuno di loro rischia più del dovuto per mettersi in mostra e cogliere il risultato.

Cosa prevede la tua estate?

Dopo lo Slovenia farò il campionato italiano e poi andrò al Gp Lugano. Staccherò qualche giorno e salirò in altura per preparare il Polonia o la Vuelta, i programmi non sono ancora ben definiti.

E invece quest’inverno come è andata? Raccontaci di questo doppio Covid…

Ho avuto un inizio difficoltoso. Il mio obiettivo era di puntare a far bene nelle classiche di marzo. Hanno annullato anche delle gare in Spagna tra fine gennaio e febbraio che mi sarebbero state utili, ma alla fine con il Covid mi sarebbe cambiato poco. Poi sono andato alla Parigi-Nizza. E per fortuna che è stata un’edizione anomala senza freddo, senza vento, ma lì e nelle corse poi in Belgio ho sofferto molto perché per quelle gare devi essere al top e io non lo ero.

E poi hai staccato?

Poi a maggio sono stato parecchio tempo su a Livigno. Negli ultimi giorni sono arrivati anche quelli del Giro, come Nibali e Brambilla. Adesso sto meglio. Ma c’è tanto da lavorare.

Il veronese ha disputato la crono iridata U23 nel 2019 ed europea elite nel 2020
Il veronese ha disputato la crono iridata U23 nel 2019 ed europea elite nel 2020
Tanto da lavorare…

Devo capire che corridore posso essere. Mi piacciono i finali veloci e in un gruppo ridotto, posso stare in mezzo al gruppo e aiutare gli altri, posso aiutare gli sprinter come Mezgec o portare gli scalatori davanti in salita e magari tirare per loro nella prima parte.

In pratica Alexander Konyshev è un “cantiere aperto”?

Sì, per ora sono molto versatile. Come detto posso andare in fuga, aiutare gli altri. Mi devo scoprire, però una cosa di buono ce l’ho e cioè che vedo bene la corsa, guardo bene cosa accade davanti al gruppo e questo mi può aiutare. Continuerò a cercare le fughe e con un po’ di fortuna magari arriva un buon risultato.

Tu sei anche un buon cronoman stai portando avanti questa specialità?

Eh quest’anno sinceramente ci ho lavorato poco. Ho fatto i mondiali e gli europei con la maglia azzurra, ma in questa stagione di cronometro nel mio calendario ce n’erano poche. Però questo è un aspetto che mi piace e che voglio portare avanti. Magari concentrami bene sui prologhi, sulle brevi crono. In squadra abbiamo la fortuna di avere Marco Pinotti, che è ha davvero tanta esperienza.

Un piccolissimo Alexander sulle spalle di papà Dimitri durante la premiazione di un vecchio Giro
Un piccolissimo Alexander sulle spalle di papà Dimitri durante la premiazione di un vecchio Giro
A proposito di esperienza e di consigli, tu hai tuo padre…

Sì, a casa parliamo spesso di ciclismo, mi dà consigli, mi sta vicino. Ed è bello come qui allo Slovenia che siamo venuti insieme (Dimitri è uno dei diesse della Gazprom-RusVelo, anch’essa impegnata allo Slovenia ndr).

Che analogie ci sono tra te e tuo padre?

Fisicamente siamo simili. Lui per me è un grande esempio. Diciamo che fare quello che ha fatto lui sarebbe tanto. Portare questo cognome sulle spalle mi motiva.

Domanda secca: una caratteristica che vorresti ereditare da tuo padre corridore?

La classe. Anzi no, la furbizia e la scaltrezza che aveva in corsa.

Konychev, pit stop forzato prima di ripartire

14.01.2021
4 min
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Alexander Konychev è a casa con le scatole girate. Doveva essere al ritiro della squadra, invece s’è preso il Covid e sta aspettando semaforo verde per rientrare in pista. Ancora 22 anni, la sua prima stagione alla Mitchelton era un bel punto interrogativo. C’era chi voleva che restasse ancora nella continental del gruppo Qhubeka, ma l’offerta di un contratto WorldTour ha potuto più di mille ragionamenti. E tutto sommato, visto l’andazzo generale e i suoi immensi margini di miglioramento, alla fine ha fatto bene lui.

«Sono giovane – dice – e ho iniziato a correre solo da juniores. Ho ancora tanti aspetti da migliorare, su alimentazione, recupero dopo le corse, allenamento. Sicuramente in poco tempo, le cose sono cambiate molto. I più giovani hanno una pressione che io due anni fa non avevo. Sembra che si debba ottenere tutto subito. Alcuni arrivano al professionismo che sono già al top. Che margini hanno? Il fisico un po’ può crescere, ma la testa?».

Alla Strade Bianche la ripartenza di Konychev dopo il lockdown
Alla Strade Bianche la ripartenza di Konychev dopo il lockdown
Come descriveresti i tuoi anni da under 23?

I primi due anni, alla Viris e poi alla Hopplà, sono stati i più belli. Una parte del ciclismo che sta svanendo. Negli juniores andare in bici era anche andare a farsi un giro con gli amici, poi da under 23 l’impegno è iniziato a crescere. Quando poi sono passato alla continental della Dimension Data, sono migliorato molto. Ho avuto il primo preparatore, il ritiro a Lucca. E per la prima volta la differenza è stata avere un calendario definito dall’inizio dell’anno, con obiettivi su cui programmare il lavoro.

Primo passo verso il professionismo…

Esatto. In più l’esperienza continental con i ragazzi africani è stata molto bella anche sul piano umano. Ed è stato un anno speciale. Abbiamo vinto l’europeo e il mondiale e io per primo ho vinto la prova di Coppa delle Nazioni, l’Etoile d’Or, preparata con il Tour de Bretagne di sette tappe. Quando lavori così, i risultati arrivano.

Tuo papà ti ha aiutato in questo avvicinamento graduale?

Lui non mi ha mai messo pressione, anzi era molto scettico. Cominciare da junior non è facile e il mio primo anno è stato molto duro. Ho picchiato l’asfalto parecchie volte, ma ormai avevo preso la decisione, perché il ciclismo era quello che mi appassionava. Mai un ripensamento, sapevo dove volevo arrivare. Per cui a metà campionato lasciai la squadra di calcio in cui giocavo da centrocampista e sono salito in bici.

Come è andato il primo anno?

Come per tutti, è stato particolare. Avevo fatto una bella preparazione, altura compresa. Ho fatto le prime due corse in Belgio e poi ci hanno fermato. Riprendere è stato una bella cosa. Ho fatto Strade Bianche, Sandremo, Gand, Fiandre. Tutto il mio programma tranne la Roubaix. Con la squadra va benissimo, sto facendo tanta esperienza, individuando gli aspetti su cui lavorare e i miei obiettivi, che sono le grandi classiche. La Sanremo in testa, il mio sogno.

Nella crono degli europei di Plouay ottiene il 17° posto
Nella crono degli europei di Plouay ottiene il 17° posto
Quali sono gli aspetti su cui lavorare?

Ormai si gioca tutto sui dettagli. Mi piace molto la crono, in ritiro avrei dovuto fare dei test in pista, che spero di recuperare più avanti. E poi l’alimentazione. In squadra stiamo testando una piattaforma che useremo alle corse, in cui ognuno ha i suoi dati e inserendo il peso, il programma ti dice la quota di carboidrati da ricaricare. Io però preferisco gestirmi in autonomia. Se la mattina voglio qualcosa a colazione, la mangio lo stesso. La fortuna di avere una mamma che mi prepara le cose fatte in casa è proprio questa.

Quindi non pensi di andare a vivere da solo?

Per ora no (ride, ndr), magari se trovo una compagna che sappia cucinare. Però mi sa che non sia una cosa da dirle. «Ah, come cucina la mia mamma…».

Sei dimagrito tanto rispetto all’ultimo anno da U23?

Sono stato bravo durante il lockdown. Sono sceso da 80 a 72, a proposito dei margini che potrei avere.

La bici nuova?

Ero un po’ scettico, invece la Bianchi ha delle geometrie ottime. Forse è un po’ più pesante della Scott, ma mi importa poco. Non devo fare il record del Galibier e per le corse che voglio fare, va benissimo una bici rigida e veloce