Tonelli: “maestro” e cacciatore di punti in Bardiani

21.11.2022
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L’inverno è il momento dei cambi di casacca, delle nuove avventure, tutto vero. Allo stesso modo questo periodo è anche quello delle conferme, dei prolungamenti di contratto. E’ anche il momento di parlare di un corridore che ha deciso di continuare a vestire la maglia del team che lo ha lanciato. La divisa è quella della Bardiani CSF Faizanè, e il corridore in questione è Alessandro Tonelli.  

«Ho avuto qualche offerta da qualche squadra ma erano tutte professional – racconta Tonelli – una di queste era la Eolo. E’ stato un rinnovo un po’ travagliato, ma con la Bardiani siamo riusciti a trovare l’accordo a settembre. Alla fine per rimanere allo stesso livello ho preferito rimanere qui, conosco l’ambiente e sono sempre stato bene. Sanno come vado e cosa sono abituato a fare, inizia così il mio nono anno ed è bello dare continuità».

La stagione di Tonelli è iniziata all’UAE Tour con un 4° posto nella sesta tappa
La stagione di Tonelli è iniziata all’UAE Tour con un 4° posto nella sesta tappa

La chiamata mai arrivata

La chiamata di un team WorldTour, non nascondiamolo, è uno dei sogni di chi si affaccia nel mondo del ciclismo. Non è facile ottenerla ed arrivati ad una certa età si chiude il cassetto con dentro il sogno e si guarda di più alla realtà.

«Il mio rapporto con Bruno e Roberto (Reverberi, ndr) è sempre stato molto trasparente – riprende – e questo aiuta a creare un legame forte. Quest’anno è la prima volta che rinnovo per due stagioni, in precedenza ho sempre firmato contratti di anno in anno. Non era mancanza di fiducia, anzi, tutto il contrario. Visto proprio il bel rapporto che ho con Roberto e Bruno abbiamo sempre preferito far così perché se fosse arrivata la chiamata di una WorldTour avrei potuto coglierla al volo. Passare in una formazione del genere ora sarebbe difficile, gli equilibri sono diversi, hanno capitano e la squadra lavora per lui. Mentre nelle professional ci si affida a quei 3-4 corridori che si possono giocare le loro possibilità».

Tonelli, insieme a Rivi, ha vivacizzato la Milano-Sanremo con ben 279 chilometri di fuga
Tonelli, insieme a Rivi, ha vivacizzato la Milano-Sanremo con ben 279 chilometri di fuga

Il nuovo ruolo

Se si guarda nella rosa per la stagione 2023 della Bardiani ci si accorge che Alessandro Tonelli sarà il più “vecchio” nonostante abbia compiuto da poco 30 anni. Un dato che fa pensare a due cose: l’avanzata dei giovani e all’accorciarsi delle carriere.

«Non nascondo che a questa cosa ho pensato, mi sono domandato per quanto ancora possa andare avanti. Da ora sarò un “responsabile” in corsa della squadra, se si guarda al ciclismo di adesso mi potete considerare già vecchio. L’età media si è abbassata e questo valorizza l’esperienza, avrò questa funzione di insegnante. Un ruolo nato in parte già quest’anno grazie al progetto giovani, mi hanno preso come uno dei punti di riferimento in squadra, vista anche la mia quasi decennale esperienza in maglia Bardiani».

L’apporto di corridori di esperienza come Tonelli e Gabburo, qui in foto con Tolio, è importante per far crescere i giovani
L’apporto di corridori di esperienza come Tonelli e Gabburo, qui in foto con Tolio, è importante per far crescere i giovani

I giovani

Allora viene da chiedersi cosa vede l’occhio del maestro a contatto con le giovani leve. 

«Tolio quando ha corso da protagonista allo Slovenia si è appoggiato ai miei consigli ed a quelli dei ragazzi più grandi per rimanere davanti nella tappa più dura. Un altro esempio è la stessa fuga che ha fatto sempre lui al Lombardia: dovevamo entrare nell’azione giusta e Gabburo lo ha spinto a seguire quella che si è rivelato il gruppo buono. Avere un occhio esperto come il mio è importante in gara perché noto dove sprecano e cerchi di dirgli cosa fare e dove migliorare. Gli errori li faranno comunque ma è parte dell’apprendimento, hanno tanta grinta e voglia di fare. Se dovessi trovare una differenza rispetto a quando sono passato professionista io direi che è il periodo di adattamento. Questi giovani sembrano già pronti per le distanze ed i carichi di allenamento, io a differenza loro ho avuto bisogno di una stagione di rodaggio».

Il risultato più importante per Tonelli nel 2022 è arrivato al Giro d’Italia con un terzo posto nella 19ª tappa
Il risultato più importante per Tonelli nel 2022 è arrivato al Giro d’Italia con un terzo posto nella 19ª tappa

A caccia di punti

Parlando con Tonelli emerge un discorso interessante: quello della classifica UCI per le squadre professional. Dal 2024 cambieranno un po’ di regole ed è per questo che ne sono nate di nuove in questo periodo.

«Se alla fine del 2023 non si riesce ad entrare nelle prime 30 professional al mondo non si potranno ottenere le wild card ed essere invitati agli eventi WorldTour 2024. La nostra è una classifica a punti che si aggiorna ogni anno ma i punteggi assegnati sono gli stessi che hanno caratterizzato il triennio WorldTour. Fino a quest’anno non c’è una classifica che decreta l’accesso agli inviti, quindi anche una professional appena nata come la Q36.5 può partecipare a corse come il Giro. Questa classifica non distingue tra professional e continental. Se una squadra come la Colpack, per fare un esempio, dovesse entrare nelle prime 30 potrebbe cambiare la sua collocazione e diventare professional, scalzando via team come il nostro».

Alla luce di questo si capisce subito come dal prossimo anno ogni corsa diventi fondamentale. Corridori di grande esperienza e di qualità come Tonelli sono merce rara e vanno tenuti stretti.

«Nel 2022 ho fatto ben 82 giorni di corsa, infatti queste vacanze mi servivano (ride, ndr). Di recente sui social mi hanno taggato in una classifica che faceva vedere la top 20 dei corridori che sono stati più in fuga. Io sono undicesimo e primo degli italiani con 1214 chilometri. Si tratta di una bella caratteristica per una professional, che deve sempre cercare di entrare nelle fughe e che dovrà anche inziare a pensare ai punti. Il Giro d’Italia e Sanremo sono state l’apice della stagione, al primo sono entrato in due fughe cogliendo anche il terzo posto nella diciannovesima tappa. Mentre alla Sanremo mi hanno ripreso solamente a 8 chilometri dall’arrivo».

Tonelli e l’obiettivo di vincere, prima di spiccare il volo

22.07.2022
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Appuntamento all’ora di pranzo, perché poi Tonelli dovrà andare nella sede Deda a sistemare le nuove ruote di cui è tester con altri due compagni. C’è qualcosa da sistemare nella tensionatura dei raggi, mentre la scorrevolezza è eccellente. Quando non si corre, si provano i materiali e così anche l’estate passa meglio, in attesa di riattaccare il numero sulla maglia. Provando a riprendere il filo del terzo posto al Sanuario di Castelmonte al Giro, quando il bresciano di 29 anni (avrebbe compiuto i 30 due giorni dopo) si piazzò terzo alle spalle di Bouwman e Schmid, dopo aver battagliato a testa alta in salita con un gruppo di corridori WorldTour.

Tonelli terzo al traguardo del Santuario di Castelmonte, due giorni prima del suo 30° compleanno
Tonelli terzo al traguardo del Santuario di Castelmonte, due giorni prima del suo 30° compleanno

L’esempio di Cattaneo

La stagione sta andando bene e vari segnali fanno capire che si potrebbe essere sulla porta di un salto di qualità. Il ragionamento verte su questo e su cosa sogni effettivamente un corridore di 30 anni che corre in una professionale come la Bardiani-CSF-Faizanè.

«Finora in questa stagione – dice Tonelli, in apertura al via del Giro da Budapest (foto Bardiani-Csf) – mi do un sette e mezzo. E’ partita bene. E’ venuto qualche piazzamento in gare WorldTour (si è piazzato 4° nella sesta tappa del UAE Tour, ndr) che non mi aspettavo. Cosa sogno magari è proprio un posto nella categoria più alta, prendendo ispirazione da Cattaneo che c’è tornato a 31 anni. Più che un sogno potrebbe essere un obiettivo».

Il Giro d’Italia è stato un crescendo: il terzo posto a Castelmonte è venuto nella 19ª tappa
Il Giro d’Italia è stato un crescendo: il terzo posto a Castelmonte è venuto nella 19ª tappa
Ripartiamo da quel terzo posto al Giro, allora?

Venivo da due settimane ad attaccare. Centravo la fuga, però non andavamo mai all’arrivo. Quel giorno il gruppo era numeroso e si è scremato. Mi preoccupava Vendrame, che è molto veloce. Mi sono staccato sulla penultima salita, il Kolovrat, perché non sarei riuscito a tenerli se avessero continuato con quel ritmo folle. Invece dopo un po’ si sono calmati e sono rientrato a 3 chilometri dallo scollinamento. E a quel punto avevo due soluzioni: staccarli o aspettare la volata.

E’ finita in volata, in effetti…

Ho provato per due volte ad attaccare, ma mi hanno preso. E a quel punto c’è stata la volata, con il Garibaldi disegnato male e quell’ultima curva che ha tradito Vendrame. Nella mappa c’era scritto che si entrava in un ampio parcheggio, invece la strada chiudeva troppo e l’abbiamo sbagliata tutti. A me non sarebbe cambiato molto, Vendrame ci ha rimesso la vittoria.

Al UAE Tour, Tonelli ha centrato il 4° posto nella sesta tappa, vinta da Vacek
Al UAE Tour, Tonelli ha centrato il 4° posto nella sesta tappa, vinta da Vacek
In salita a testa alta, pensi di poter limare ancora qualcosa per migliorare?

Qualcosina si può migliorare, perché ho 30 anni ma credo di avere ancora delle potenzialità da esplorare. Penso che alla Sanremo ho fatto la Cipressa in fuga dopo sei ore di gara con un tempo non troppo lontano dai migliori. Non credo di essere un corridore sfruttato. Questo sarà il terzo anno su 8 di professionismo in cui chiuderò con più di 70 giorni di gara, che è il bilancio di quasi tutti, mentre io all’inizio sono sempre stato sui 50-60.

Qual è il tuo ruolo alla Bardiani?

Posso essere protagonista in ogni gara e quando ci sono, faccio il regista. Roberto (Reverberi, ndr) parla con me e sta a me fare in modo che le tattiche vengano come le abbiamo progettate. In questo momento in cui stanno aprendo forte al progetto giovani, hanno anche diversi corridori di esperienza come Modolo e Battaglin che sono usciti dal WorldTour. Io credo in questi otto anni di aver fatto tutto quello che potevo.

Guardando il calendario, hai fatto anche una bella attività.

Ho corso tanto e quasi tutte gare WorldTour. Mi hanno trattato decisamente bene. Siamo rimasti stupiti di aver corso Harelbeke, De Panne e la Gand. Stavo bene, quasi ero certo, una volta arrivato l’invito, che avrei partecipato. Se fossi stato in una WorldTour, sarebbe stato certo che la squadra avrebbe partecipato, ma poi sarebbe stato più difficile per me essere convocato. Però correre nel WorldTour è un obiettivo. La differenza potrebbe essere che adesso, invece di essere qui a lavorare per il Giro di Danimarca, saremmo a parlare della Vuelta…

Ecco, appunto, cosa prevede il menù per la seconda parte di stagione?

Danimarca, poi Tour du Poitou Charentes e Tour of Britain. E l’obiettivo è che arrivi finalmente la vittoria. Aver fatto terzo al Giro è una bella cosa, ma vincere sarebbe stato meglio. In Gran Bretagna nel 2018 feci un secondo posto e misi la maglia di leader, è una corsa in cui mi trovo bene. E poi in generale mi piacerebbe arrivare in condizione al finale di stagione. Per ogni cosa che possa saltar fuori. Da un risultato importante al mostrare a Bennati che io ci sono.

Selle SMP festeggia i 75 anni di una storia di famiglia

06.06.2022
3 min
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Se volessimo trovare tre aggettivi che meglio identifichino Selle SMP potrebbero essere i seguenti: qualità, ergonomia, innovazione.

Oggi l’azienda che ha saputo rivoluzionare il concetto di selle per bicicletta festeggia i 75 anni dalla sua fondazione e per farci raccontare qualcosa di più siamo andati a Casalserugo in provincia di Padova dove oggi sono presenti gli uffici e la sede produttiva di Selle SMP. Qui abbiamo incontrato Maurizio, Franco, Jacopo, Martina e Nicolò Schiavon. Maurizio e Franco rappresentano la seconda generazione mentre Jacopo, Martina e Nicolò la terza. Tutti loro sono accomunati dalla stessa passione per il lavoro, da quella stessa voglia di innovare che nel lontano 1947 spinse Martino Schiavon, il fondatore dell’azienda, a iniziare la sua produzione di selle per biciclette in una soffitta in Piazza dei Signori, nel pieno centro di Padova.

Ancora oggi, uno dei motivi di maggiore orgoglio da parte di Selle SMP è quello di aver mantenuto e consolidato lo sviluppo e la propria produzione in Veneto. Questo ha permesso di mantenere sempre alta la qualità di ogni sella prodotta e nello stesso tempo di ridurre i costi e l’impatto sull’ambiente. Ne hanno inoltre tratto enorme vantaggio negozianti e clienti finali che hanno visto ridurre al minimo i tempi di consegna. Oggi Selle SMP è presente in ben 65 nazioni sparse in tutto il mondo. 

Maurizio e Francon Schiavon: al centro il padre Martino fondatore di Selle SMP
Maurizio e Francon Schiavon: al centro il padre Martino fondatore di Selle SMP

Alcune date importanti

La storia di Selle SMP è caratterizzata da alcune date importanti a partire naturalmente da quel 1947 che ne ha segnato l’inizio. Fra queste va ricordato il 1970, quando la produzione di selle ha toccato il milione di esemplari, fino ad arrivare al 1990 con ben sei milioni di selle prodotte. In mezzo un’altra data importante, il 1979, anno in cui l’azienda si è trasferita nell’attuale sede di Casalserugo. 

Altra data fondamentale è rappresentata dal 2004 con la presentazione del primo modello della linea Pro. Una sella davvero rivoluzionaria, frutto di uno studio scientifico approfondito che ha permesso a milioni di ciclisti di stare finalmente bene in sella e per tante ore.

Un anno dopo, esattamente nel 2005, ecco arrivare il debutto nel mondo del professionismo con il team Amore & Vita. Oggi Selle SMP è ancora in gruppo affiancando la Bardiani CSF Faizané.

Gli atleti Bardiani corrono con le Selle SMP, in foto Enrico Battaglin
Gli atleti Bardiani corrono con le Selle SMP, in foto Enrico Battaglin

Pro e amatori

La possibilità di affiancare un team professionistico ha sicuramente ripercussioni sullo sviluppo di nuovi modelli di selle. Dalla Bardiani CSF Faizané arrivano infatti feedback importanti così come da quegli amatori, che potremmo definire “evoluti”, con i quali l’azienda collabora per lo sviluppo di nuovi prodotti. Da una parte abbiamo infatti i professionisti che hanno necessità di poter disporre in gara e in allenamento di selle altamente performanti, dall’altra gli amatori che cercano, oltre alla prestazione, anche il comfort. 

A proposito di professionisti, Alessandro Tonelli in forza alla Bardiani CSF Faizané ci aveva raccontato nel corso di una nostra intervista al Tour of Antalya come Selle SMP ad inizio stagione abbia messo a disposizione degli atleti del team diversi modelli di selle. In queste modo ciascun componente della squadra ha potuto trovare la sella per lui ideale. In Selle SMP sono infatti convinti che ogni sella sia come un abito che si deve cucire attorno all’atleta. Non deve infatti essere quest’ultimo ad adattarsi alla sella. Tutto ciò rientra in quella la “filosofia ergonomica” che ha sempre guidato l’azienda in questi suoi primi 75 anni di attività e che l’accompagnerà anche in futuro.

Selle SMP

Un terzo posto che vale oro: il gran giorno di Tonelli

28.05.2022
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Alla fine sempre di uomini si tratta, anche se certe volte osservando il gap fra atleti WorldTour e quelli professional ti viene da pensare che facciano sport diversi. Tappe come quella di ieri al Santuario di Castelmonte rimettono parzialmente in pari la bilancia. Alessandro Tonelli infatti si è giocato la corsa con Bouwman, Schmid, Attila e Vendrame, cogliendo un terzo posto che parla più di tanti altri piazzamenti di questo Giro d’Italia. Proprio lui, arrivato a tre tappe dalla fine, con una sorta di maledizione sulle spalle. Entrava sempre nella prima fuga e quella immancabilmente veniva ripresa.

«E’ stata una volata un po’ strana – ha detto a caldo – non pensavamo che l’ultima curva fosse così ad angolo retto. Due sono usciti fuori dritti, io ce l’ho fatta a curvare senza cadere e ho ottenuto questo terzo posto. Ci ho sempre provato e non mi andava mai bene. Anche oggi… La prima mezz’ora andavamo a 60 di media, andavamo da far paura. Sul Kolovrat hanno accelerato e io mi sono gestito perché sapevo di non avere quel ritmo. Ho preso il mio wattaggio, i miei valori. Sono rientrato in discesa e me la sono giocata fino all’ultimo. Ho anche provato ad attaccare, essendo il meno veloce. Avevo una buona gamba. Speriamo di averla anche domani (oggi, ndr)».

Terzo al traguardo, miglior risultato al Giro per Tonelli, bresciano di 29 anni
Terzo al traguardo, miglior risultato al Giro per Tonelli, bresciano di 29 anni

Caldo e fatica

Tappa dura, lo abbiamo già detto, da aspettarsi che fra quelli di classifica venisse giù il mondo. Invece la fuga ha preso margine e se ne è andata, grazie anche alle tirate di Affini, che la sua crono l’aveva iniziata il giorno prima verso Treviso, l’ha prolungata in questo angolo di Friuli e la concluderà finalmente a Verona con la bici più adatta.

Nel Giro in punta dei piedi della Bardiani-CSF-Faizanè, dopo i buoni piazzamenti di Gabburo si attendevano segnali dagli uomini delle montagne. E se Zana ha pagato un avvicinamento forse non ottimale alla corsa rosa, per Tonelli si trattava di infilarsi nel tentativo giusto. Le gambe c’erano, la preparazione ha dato buoni frutti, ma nessuno continuando così, se ne sarebbe accorto.

«Avevo corso tanto, prima del Giro avevo già 31-32 giorni gara. L’ultima è stato il Giro in Sicilia, quando mi hanno dato la conferma che avrei fatto il Giro. Così sono andato in altura per 12-13 giorni, ma vicino casa, in Maniva: un po’ per recuperare e un po’ anche per fare dislivello. Di sicuro non mi sarei mai aspettato tanto caldo. In Sicilia si stava bene, era ancora sopportabile. Ma già nella tappa di Potenza arrivavo in cima alle salite come se mi fossi tuffato in piscina. Ero fradicio e la stessa cosa è successa per tutta la seconda settimana. E’ stato così fino alla tappa di Cogne, a metà gara eravamo bagnatissimi e poi invece si vede che questa settimana è cambiato il tempo oppure ci siamo abituati. Era caldo anche a Torino, in realtà, ma è stata la tappa più battagliata e non c’è stato davvero il tempo di accorgersi se facesse caldo».

La fuga giusta

Ieri la fuga è andata sin da subito, ma per parecchi chilometri ha stentato a decollare. Poi, complici il gran lavoro in testa e il disinteresse del gruppo, il vantaggio è finalmente esploso fino a raggiungere i dieci minuti.

«Entravo nelle prime fughe che andavano – racconta Tonelli – ma venivano sempre chiuse e poi partiva quella buona. A Cogne la stessa cosa, nel senso che siamo partiti in 5-6 sempre con Vendrame e poi ci hanno preso dopo 50 chilometri. Ci vuole fortuna ovviamente, però capitava anche che entrassero corridori fra il decimo e il ventesimo, quindi gente forte, e il gruppo chiudeva. E poi ha continuato a entrare in fuga gente che in altre occasioni avrebbe fatto classifica, come martedì nella tappa di Salò. Quindi se non sei in ottima condizione, entrare in certe fughe non è facile».

Tonelli è arrivato al Giro con oltre 30 giorni di corsa. Lo ricordate in fuga con Rivi alla Sanremo?
Tonelli è arrivato al Giro con oltre 30 giorni di corsa. Lo ricordate in fuga con Rivi alla Sanremo?

Un fatto di fiducia

Dalla tappa di ieri, Tonelli è uscito con il terzo posto e un bel carico di fiducia che in un certo senso potrebbe dare la svolta alla sua carriera. Se come ha detto Mosca, l’imperativo per prendere il volo è farsi vedere, ieri i suoi attacchi sull’ultima salita non possono essere passati inosservati.

«Questo terzo posto conta tanto – sorride – come contava nel 2020 la tappa di San Daniele. Anche quel giorno ero l’unico “professional” in fuga e ho fatto decimo. Anche dal mio punto di vista c’è il gap fra noi e e le WorldTour, però se i corridori sono buoni, i risultati arrivano lo stesso. Una tappa così dà fiducia, certo ma se non hai fiducia dal mio punto di vista non vai avanti a fare questo sport».

Tonelli e Rivi, l’apertura più bella per lo show dei giganti

20.03.2022
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Tonelli e Rivi in fuga fino al Poggio. Come le band che aprono il concerto delle rockstar, anche alla Sanremo le professional hanno scelto la fuga come solo modo per avere ribalta e inquadrature. E’ l’unico spazio che viene loro concesso dalle WorldTour, per la disciplina non scritta e non necessariamente elegante che vige nel gruppo. Fa eccezione la Alpecin-Fenix che alla massima categoria approderà presto per merito. Per il resto, il gruppo esige che i più… piccoli restino al loro posto nelle retrovie. Al punto che l’undicesimo posto di Albanese e quel Fiorelli capace di prendere la Cipressa in venticinquesima posizione sono da annotare tra i fatti rilevanti della giornata.

Ieri lo scampolo di maggior gloria è spettato a Samuele Rivi e Alessandro Tonelli, partiti dall’inizio e capaci con il passare dei chilometri e delle ore di liberarsi dei due corridori della Drone Hopper, dei due Astana e di Conca, stremato dai crampi.

La fuga ha preso il largo in partenza, ma non ha guadagnato più di 7 minuti
La fuga ha preso il largo in partenza, ma non ha guadagnato più di 7 minuti

Un conto aperto

Alessandro Tonelli corre con la Bardiani-Csf-Faizané, ha 29 anni ed è professionista dal 2015. Con la Sanremo aveva un conto aperto e ieri probabilmente ne ha saldato una parte.

«Non pensavo di arrivare così avanti – ha detto dopo la doccia e poggiandosi all’ammiraglia – volevo almeno scollinare la Cipressa, perché è il quarto anno di fila che andavo in fuga e ogni anno sono arrivato più avanti. L’anno scorso mi hanno preso a metà salita, quest’anno volevo scollinarla, invece sono arrivato alle prime curve del Poggio, meglio di così non poteva andare…». 

Ricordi lontani

Rivi di anni ne ha 23 ed è professionista dallo scorso anno con la Eolo-Kometa. Lui la Sanremo l’aveva vista solo in televisione e quando si è ritrovato nella fuga, ha pensato che il gruppo avrebbe lasciato minuti a grappoli.

«Invece non ci hanno lasciato tanto spazio – ha ammesso – mi ricordavo quando le guardavo in tv, che alla fuga lasciavano anche 12 minuti. Invece ne abbiamo avuti al massimo 7, perciò mi sono detto che ci avrebbero preso presto e mi sarebbe toccato fare fatica anche dopo. La mattina mi hanno lasciato via libera, non vedevo l’ora. E’ stata una sorpresa arrivare così lontano, lo è stato per tutti. Il Poggio sarebbe stato comunque decisivo…».

Sul Capo Berta, è stato Rivi a forzare i tempi, tagliando fuori i due della Drone Hopper
Sul Capo Berta, è stato Rivi a forzare i tempi, tagliando fuori i due della Drone Hopper

Destini intrecciati

Dal momento dell’attacco, la loro giornata è stata parallela e intrecciata da scelte comuni. Come quando si sono resi conto che il resto della compagnia non aveva più gambe.

TONELLI: «Abbiamo sempre collaborato, poi la fatica si è fatta sentire e gli altri hanno iniziato a saltare i cambi. E’ salito un po’ di nervosismo, così Rivi ha voluto fare forte il Capo Berta e si sono rimescolate le carte. Sulla Cipressa invece ho accelerato io da metà in poi e siamo rimasti in due. Ho anche provato a staccarlo, ma non ci sono riuscito, però è stato meglio così, perché tra Cipressa e Poggio ci siamo dati due cambi».

RIVI: «Si è visto che cominciavano a tirare poco. Non avevano grandi gambe, però portarseli in giro non fa mai piacere. Abbiamo accelerato un po’ perché il gruppo si avvicinava. La visibilità in tv per una squadra come la nostra è sempre utile».

Il forcing della UAE Emirates sulla Cipressa ha iniziato a intaccare il vantaggio della fuga
Il forcing della UAE Emirates sulla Cipressa ha iniziato a intaccare il vantaggio della fuga

Un giorno lunghissimo

Una giornata interminabile, da dividere in frazioni per farla passare meglio. Anche se il vento ha reso ogni corsa frenetica e anche il tempo alla fine è passato.

TONELLI: «Quand’è così, si parla o vado nei miei pensieri e basta. Questa volta siamo stati molto fortunati, perché c’era vento a favore e siamo andati veloce. La prima parte mi è passata molto veloce fino al Turchino. Mi sembrava di non andare avanti da Genova ad Albenga e poi è volata. Sul Poggio non mi ero accorto che li avevo a ruota. Ho fatto la curva larga e nel rilanciare mi sono guardato dietro e c’era Laporte che tirava. Fuga finita. Se fossimo stati due in più, potevamo pensare di arrivare, ma così era impossibile».

RIVI: «Non abbiamo parlato tantissimo, un po’ sul Turchino, perché c’erano le condizioni migliori per fare due chiacchiere, per il resto siamo andati forte tutto il tempo. Il vento non è mai stato del tutto a favore. Siamo partiti ed era laterale, poi ci sono stati dei tratti a favore, ma sul mare e lungo la costa non era sempre da dietro. A volte venivano delle ventate contro che rendevano l’azione non troppo regolare. A tratti andavamo a 40 all’ora, a volte a 55. Era un po’ strano. Questo ha reso la corsa più facile soprattutto per noi in fuga, perché ci ha permesso di avere un ritmo più alto e il gruppo avrebbe dovuto andare troppo forte per chiuderci subito. Anche con un minuto in più non sarei riuscito ad arrivare davanti, ma è stato bello così».

Tonelli e Rivi si sono ritrovati sull’Aurelia dopo la Cipressa e sono arrivati al Poggio
Tonelli e Rivi si sono ritrovati sull’Aurelia dopo la Cipressa e sono arrivati al Poggio

Entrambi sono ripartiti acclamati dai compagni e dai tifosi che li hanno riconosciuti. Per Rivi si tratterà ora di correre la Coppi e Bartali, Tonelli andrà al Nord. Di certo le loro immagini rimarranno ancora per un po’ negli occhi del pubblico che ha seguito la diretta integrale e dei tifosi che lungo la strada aspettavano la corsa. Una fuga così non passa inosservata, degno antipasto per un finale da gran gourmet.

Le Selle SMP della Bardiani? Gli appunti di Tonelli

17.02.2022
6 min
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Primi giorni di corsa. Tour of Antalya, a sud della Turchia. Durante l’intervista ad Alessio Martinelli pubblicata la settimana scorsa, l’occhio è andato alla sella della sua Dolomia. L’inconfondibile sagoma della Selle SMP, con la punta vistosamente verso il basso. La risposta del valtellinese, che avevamo seguito anche nella fase di messa in sella da un biomeccanico bergamasco, aveva chiarito che per il tipo di conformazione della sella e del suo bacino e per il modo che ha di pedalare, quella fosse l’inclinazione migliore.

Tour of Antalya, 2ª tappa, Alessio Martinelli spiega l’inclinazione della sua sella
Tour of Antalya, 2ª tappa, Alessio Martinelli spiega l’inclinazione della sua sella

Le scelte diverse

A quel punto, incuriositi, ci siamo messi a studiare le bici dei compagni e ci siamo resi conto che non tutti avessero lo stesso modello e da questo è nato l’approfondimento. Nostra guida d’eccezione è Alessandro Tonelli, bresciano di 29 anni che corre alla Bardiani-CSF-Faizanè dal 2015 ed è stato inserito nella spedizione turca per aggiungere un po’ di esperienza all’allegra… banda degli under 23.

«Avevamo già usato queste selle per due anni nel 2017 e 2018 – dice – poi nel 2019 e 2020 abbiamo avuto Selle Italia e dallo scorso anno siamo tornati con Selle SMP. Sono selle particolari. Diciamo che all’inizio ho dovuto abituarmi. Però adesso che ho trovato quella più adatta, con la larghezza perfetta per le mie ossa ischiatiche, sto bene».

La Bardiani al Tour of Antalya, ciascuno con la sua sella: una scelta soggettiva
La Bardiani al Tour of Antalya, ciascuno con la sua sella: una scelta soggettiva

Fra storia e scienza

Un po’ di storia, per arricchire il quadro. Come recita il sito dell’azienda, Selle SMP è un’azienda familiare italiana, fondata a Padova nel 1947 da Martino Schiavon, che ha puntato forte su qualità, ergonomia e innovazione. Il voler sottolineare il concetto di ergonomia si deve al fatto che Selle SMP ha introdotto sul mercato selle dal pronunciato canale centrale di scarico e con il becco curvo, in stile… Concorde, portando avanti una serie di concetti che hanno aperto la strada per i brand successivi.

Il canale centrale elimina la compressione nella zona perineale e prostatica, toglie di mezzo indolenzimento e formicolii genitali, protegge le strutture nervose e vascolari, mantiene il pieno flusso sanguigno, consente fluidità nel gesto e una migliore aerazione.

La F20C di Tonelli ha un disegno più “piatto” e tradizionale rispetto alla Evolution
La F20C di Tonelli ha un disegno più “piatto” e tradizionale rispetto alla Evolution

La punta a becco d’aquila consente maggior comfort quando si pedala in presa bassa, libertà di avanzamento in punta e riduce la compressione sugli organi genitali. In parallelo l’area di appoggio è ampia e offre supporto e stabilizzazione del bacino, riduce gli scompensi articolari e, agevolando la spinta, riduce il dispendio energetico. 

L’avvallamento posteriore infine riduce le compressioni a carico del coccige. Unito a tutto ciò, il telaio ha un disegno che permette il massimo range di regolazione, offre stabilità laterale e assorbimento delle vibrazioni.

Questi i concetti, poi però tocca ai corridori scegliere e passarci sopra delle ore.

La sella giusta

«Dal mio punto di vista – racconta Tonelli – qualunque sia la marca di sella che usi, devi trovare la tua, quella più adatta alle tue caratteristiche anatomiche. In Selle SMP hanno sviluppato vari modelli proprio per consentire a tutti di trovare la più giusta. Diciamo che una sella che per sua vocazione previene prostatite e problematiche del genere, è una sella molto adatta per gli amatori. E’ adatta per farci tanti chilometri da seduto e mi rendo conto, guardando in giro, che ha preso parecchio piede».

Il telaio della F20C è in carbonio: la sella così fatta pesa 210 grammi
Il telaio della F20C è in carbonio: la sella così fatta pesa 210 grammi

F20C, la più corta

Se il modello Evolution, quello usato da Martinelli, è lo stesso scelto che Tonelli aveva utilizzato nel 2018, per il 2022 il bresciano ha iniziato a usare la F20C, che nasce per atleti dal bacino stretto (9-11,5 centimetri). Il modello ha il telaio in carbonio unidirezionale, larghezza di 134 millimetri, lunghezza da 250 per un peso di 210 grammi.

«La C significa corta – conferma – perché altrimenti la F20 sarebbe più lunga di oltre 2 centimetri (277 contro 250, per l’esattezza, ndr). E’ una sella più piatta rispetto ai modelli precedenti, come appunto le Evolution. Per me che sono sempre stato abituato a stare seduto, quindi non ho problemi, è perfetta. Uno come Martinelli invece, che è più leggero e sta sempre in piedi, trova la F20C un po’ troppo rigida e rischia di farsi male “sotto”. Per questo usa la Evolution».

La sella Evolution ha pure il telaio in carbonio, pesa 205 grammi
La Evolution ha pure il telaio in carbonio, pesa 205 grammi

Evolution, un must

E qui si parla proprio della sella che costituisce la bandiera di Selle SMP, il marchio di fabbrica. Anche in questo caso il telaio è in carbonio, ma rispetto alla F20C cambiano le misure (129 millimetri di larghezza per 266 di lunghezza) e l’adattabilità a ossa ischiatiche da 9 a 11 centimetri.

«Ho utilizzato – conferma Tonelli – la Evolution nel 2017-2018, ma ora le stesse forme accomunano tre modelli. Evolution, appunto, con un’imbottitura media. La Stratos, con imbottitura più sottile. Infine la Composit senza imbottitura (ha lo scafo in Nylon 12 caricato carbonio, su cui è applicato il rivestimento in vera pelle, ndr)».

La Stratos ha imbottitura in elastomero espanso, pesa 225 grammi e misura 131×266 millimetri
La Stratos ha imbottitura in elastomero espanso, pesa 225 grammi e misura 131×266 millimetri

«Alla fine la forma della sella è uguale – prosegue – cambia solo l’imbottitura. Mentre la F20C che uso io la sviluppano con la stessa che ha l’Evolution. Anche questa è una sella con cui devi trovare il giusto feeling e poi vai alla grande. Il fatto di tenerla inclinata come Martinelli è anche questione di abitudine del corridore. Anch’io la tenevo così, ad esempio: avevo una differenza tra la parte davanti e la parte dietro di più di un centimetro. E’ la forma che ti porta a cercare l’inclinazione, mentre su quella che ho adesso non c’è così tanta differenza».

La stagione è appena iniziata e abbiamo sentito anche ieri Trentin e Pernsteiner insistere sulla necessità di una sella che sia il più possibile adatta alle proprie caratteristiche. Tonelli lo ha appena confermato. Ed è lampante che, allo stesso modo in cui entrando in un negozio o su un e-commerce si resta stupiti dalla varietà dei modelli, anche i corridori hanno la stessa necessità di scegliere la sella più adatta. E per loro si tratta di una necessità davvero impellente.

G.STL: come nascono e come si pedala con il top di Gaerne

19.06.2021
4 min
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Le scarpe Gaerne fanno parte dell’eccellenza quanto a design e tecnologia made in Italy, da quando Ernesto Gazzola, uno dei maestri delle calzature sportive, creò questo marchio nel 1962. Il nuovo modello G.STL, la punta di diamante di Gaerne, ha subito delle modifiche e dei miglioramenti importantissimi rispetto allo stesso modello dell’anno precedente.

L’evoluzione più importante riguarda l’implementazione della tecnologia In-Fit, la quale fornisce la bellezza di 8 punti di fissaggio che permettono al piede di essere più stabile all’interno della scarpa e allo stesso tempo rende la chiusura precisa e personalizzabile. Volendole raccontare sotto ogni punto di vista, abbiamo perciò chiesto la collaborazione di Alessandro Tonelli, professionista bresciano di 29 anni che corre alla Bardiani-Csf, che dal marchio veneto è sponsorizzata, così come il Team Qhubeka-Assos.

La strada dell’innovazione

Dal punto di vista dei materiali Gaerne ha intrapreso anche in questo caso la strada dell’innovazione, affiancata dal design italiano e dalla comodità, vera parola d’ordine per le G.STL.

La tomaia è realizzata interamente in microfibra, con l’Air Ventilation System, un sistema che permette il continuo ricambio d’aria, fondamentale nel periodo estivo.

«La scarpa è freschissima d’estate – spiega Tonelli – e semmai la maggiore areazione crea qualche problema d’inverno. E’ normale, del resto i mesi in cui si corre maggiormente sono quelli più caldi. Perciò quando ha fatto davvero freddo, mi è capitato di indossare i copriscarpe».

Il modello consente di collocare sulla scarpa i singoli elementi
Il modello consente di collocare sulla scarpa i singoli elementi

Suola più larga

Poi Alessandro continua. «La suola della scarpa è stata allargata di due millimetri, questo particolare fornisce un doppio beneficio. D’inverno la maggiore mobilità permette di riscaldare meglio le dita dei piedi, mentre d’estate il piede ha più spazio. Questo è utile perché il piede tende ad allargarsi a causa della vasodilatazione dovuta al caldo».

Tomaia più rigida

La maggior larghezza della suola ha portato un irrigidimento della tomaia nella parte esterna, ciò consente al piede di essere avvolto meglio e di essere sostenuto con più forza nella parte superiore. Questa caratteristica consente una maggiore trasmissione della forza impressa dal corridore sui pedali, in quanto la scarpa diventa un tutt’uno con il piede.

La scelta della microfibra con cui realizzare la tomaia
La scelta della microfibra con cui realizzare la tomaia

Le caviglie libere

«Dal punto di vista biomeccanico – precisa Tonelli – tutte queste modifiche non hanno comportato alcuna conseguenza. La suola è stata allargata in maniera uniforme, quindi il posizionamento delle tacchette è rimasto invariato».

La scarpa è stata completamente ridisegnata nella parte del malleolo e del collo del piede, la tomaia è stata ribassata di 13 millimetri nella parte del malleolo, mentre la linguetta è stata abbassata di ben 18 millimetri. Queste modifiche sono state fatte per consentire una maggiore libertà di movimento alla caviglia, fondamentale per guidare la bici. 

«Non usando plantari – aggiunge Tonelli – uso la soletta fornita da Gaerne, che è l’unica parte rimasta invariata rispetto al modello precedente».

La soletta interna concede un comfort molto elevato
La soletta interna concede un comfort molto elevato

Doppio Boa più preciso

L’ultimo cambiamento arriva direttamente da Boa, che da quest’anno fornisce a Gaerne un diverso sistema di chiusura della scarpa. Rimangono sempre le due rotelle, con una chiusura a “x” davanti, mentre sul collo della scarpa la chiusura rimane classica. Questo nuovo sistema permette una maggiore regolazione nello stringere la scarpa, tuttavia l’eventuale (e remota) sostituzione della chiusura risulta più complicata in quanto il sistema deve essere sostituito interamente (rotelle ed elastico insieme).

Nonostante i grandi cambiamenti, Gaerne è rimasta fedele alla sua lunga tradizione e ha creato un prodotto ottimo e innovativo, alzando ancora di più l’asticella nella rincorsa alla perfezione delle scarpe dedicate al ciclismo.

Tonelli

Tonelli, il passista sempre più scalatore

27.10.2020
3 min
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Alessandro Tonelli, fughe e buona volontà. Il corridore della Bardiani-CSF Faizané lo abbiamo spesso visto nella mischia. In particolare, verso Monselice sugli strappi dei Colli Euganei è stato l’ultimo ad essere stato ripreso dal gruppo, portato su anche dal caloroso tifo che ha da quelle parti.

Alessandro, bresciano, 28 anni, ci parla della sua corsa rosa.

Che Giro è stato?

E’ stato un bel Giro ma difficile, molto duro. Il pubblico, nonostante fosse presente, era poco rispetto al mio primo Giro nel 2018. Ogni giorno una marea di gente. Un vero spettacolo. La cosa bella è che alla mattina, prima del via, con gli altri corridori ci ritrovavamo nelle aree hospitality e chiacchieravamo, scherzavamo. Quest’anno invece bus, presentazione, partenza. Quasi sempre a tutta. Senza contare che qualche contatto in più con l’esterno ce lo avevamo. Comunque siamo riusciti a portarlo a casa e va bene così.

Eri preparato perciò a questa terza settimana così impegnativa?

Nel 2018 mi fermai proprio prima dell’ultima settimana per una forte gastroenterite. Questa volta non sapevo come avrebbe reagito il mio corpo, ma a conti fatti dico che è andata bene. Mi sentivo meglio nell’ultima settimana piuttosto che all’inizio.

Perché: “poco” allenamento? Correre per più giorni con le WorldTour ti dà un altro passo?

No, non credo dipenda dal fatto che ci si alleni poco o che si acquisisca il ritmo WorldTour, ma perché sono riuscito a mantenere i miei valori costanti. E’ un po’ il discorso che si fa con Nibali, fatte le dovute proporzioni. Magari ho meno picchi, ma anche meno down.

La Bardiani era la squadra più giovane. Per loro 1.700 chilometri di fuga
Al Giro la Bardiani ha percorso 1.700 chilometri in fuga
A proposito dello Squalo. Ha ragione lui a dire che sono le nuove leve ad andare forte o è Nibali che è andato piano?

Sono le nuove leve che vanno forte. Basta guardare i tempi di scalata delle salite e i ritmi imposti. Non c’è stato un giorno in cui si è andato piano. Forse nella tappa di Vasto, ma nella prima ora abbiamo fatto 51 e passa di media. E venivamo dalla frazione più veloce della storia del Giro a Brindisi. Per me questi nuovi ragazzi sono più freschi e recepiscono meglio i nuovi programmi di allenamento. Riescono ad esprimerli meglio.

Eri in gruppo e li ha visti pedalare anche in momenti di fatica: chi ti ha colpito?

Jai Hindley, un po’ lo conoscevo e non mi aspettavo un salto di qualità del genere. Ha fatto 3-4 giorni incredibili. E poi, anche se non è giovane, Rohan Dennis. Nelle prime due settimane era dietro a fare gruppetto e poi ha fatto vincere il Giro a Geoghegan Hart.

E tu cosa puoi fare per vincere? Una tappa o una corsa, s’intende…

La mia caratteristica è quella di attaccare e di arrivare massimo in due o tre, perché non sono veloce. E non ho neanche quel cambio di ritmo devastante, però ho una buona tenuta e una buona costanza di rendimento. Se guardo indietro sono soddisfatto del mio Giro. Sono entrato in quattro fughe, ho fatto una top ten e in salita riuscivo a tenere quando restavano una ventina o poco più di corridori.

E questo ti dà fiducia nel prossimo anno?

Sì, è un bello stimolo. Soprattutto per lavorare bene in salita. Essendo un po’ calato di peso durante il Giro sento di averne guadagnato in resistenza quando la strada sale, ma anche di aver perso qualcosa in pianura. Devo trovare il giusto compromesso. Se prima si parlava delle mie caratteristiche posso dire che se a metà anno ero più passista che scalatore adesso è il contrario.

Quanto peso hai perso durante il Giro?

Un chilo e mezzo: sono passato da 67,5 a 66 chili.

Tappa di Monselice: eri davanti a giocartela…

Sia lì che a San Daniele sono stai dei bellissimi momenti. A Monselice mi hanno ripreso a 15 chilometri dall’arrivo. Conoscevo bene quelle strade in quanto ho corso per tre anni alla Zalf e salire per quelle rampe con tutta quella gente che mi incitava sono sensazioni che porto ancora con me. A San Daniele discorso simile: ho fatto decimo, ma nel finale proprio non avevo più le gambe. Sono contento di questa terza settimana, come ripeto, per come ha reagito il mio corpo. Mi dispiace di non essere riuscito ad azzeccare altre fughe.

I prossimi obiettivi?

Il sogno è quello del WorldTour: lo so bene io, lo sa la mia squadra. Prima però devo dimostrare quanto valgo e trovare una certa continuità di rendimento e di piazzamenti. Per l’anno prossimo sarò ancora alla Bardiani.

Joao Almeida, crono Palermo, Giro d'Italia 2020

Almeida? Ce lo racconta Rossato

17.10.2020
3 min
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Almeida seccato per non aver battuto Ulissi, Almeida convinto che farà una bella crono, Almeida che continua a stupire. Chi invece non sembra troppo stupito è Mirko Rossato, ora tecnico della Bardiani-Csf, che il giovane portoghese lo prese al primo anno da under 23 nella Trevigiani e lo ha visto crescere chilometro dopo chilometro. E sorride quando gli diciamo che la maglia rosa in conferenza stampa ha ammesso che ricordava le salite, le discese e tutte le curve.

Mirko Rossato, Moreno Nicoletti
Mirko Rossato, con Moreno Nicoletti, negli anni della Trevigiani
Mirko Rossato, Moreno Nicoletti
Mirko Rossato, con Moreno Nicoletti, negli anni della Trevigiani
I ciclisti non dimenticano mai le strade…

Ha passato un anno con noi a Pozzonovo. Ma l’altro giorno ci siamo incontrati in hotel e mi ha chiesto quali fossero le salite del finale, per capire se le ricordava. Non se le aspettavano così dure, visto che roba? Ha fatto una buona tappa anche il nostro Tonelli. Noi abbiamo l’obbligo di provarci sempre.

Un anno a Pozzonovo nella solita villetta?

Quella in cui negli anni sono stati Finetto e Malori e con lui i vari Tivani e anche Ravanelli, che è qui al Giro. Stava qui parecchio, due o tre mesi per volta. Si allenava e intanto studiava, faceva l’università in Portogallo. Pensate che abbiamo ancora un gruppo whatsapp con i ragazzi di allora e lui è uno di quelli che scrive regolarmente.

Un bravo ragazzo, insomma?

Molto. Un tipo umile, cui comunque l’altro giorno ho suggerito di non montarsi la testa. Sa di essere forte, ma non vola alto. Ha dietro una bella famiglia di persone equilibrate e normali. Rispetto ad altri giovani fenomenali della sua squadra, è un’altra cosa. Ho visto Sagan in hotel l’altro giorno. Ride e saluta con tutti. Il campione si vede così.

Diego Ulissi, Joao Almeida, Patrik Konrad, Monselice, Giro d'Italia 2020
La volata di Monselice vinta da Ulissi su Almeida e Konrad
Diego Ulissi, Joao Almeida, Patrik Konrad, Monselice, Giro d'Italia 2020
La volata di Monselice vinta da Ulissi su Almeida e Konrad
E’ davvero così forte?

Al primo anno andammo al Tour of Ukraine. Partì in fuga da solo a 30 chilometri dall’arrivo nella tappa più dura e lo presero ai meno due. In gruppo, scherzando, ci chiedevano se per caso fosse Cancellara. Poi vinse una tappa e ne vinse una anche al Tour of Mersin, in Turchia. E quella sulle Strade Bianche al Toscana Terre di Ciclismo che si faceva ad aprile.

Va bene a crono.

Oggi dà un minuto a tutti quelli di classifica. A Nibali ho detto che lo stanno sottovalutando. A crono è più forte di lui, di Fuglsang e di Majka. Non conosco Kelderman. E se calerà nella terza settimana, sarà perché non ha mai fatto un grande Giro.

Perché non rimase con te?

Perché lo prese Axel Merckx che quell’anno aveva fatto la professional, mentre noi restammo continental. Però continuava ad alternare gare tra i pro’ e gare fra gli under 23, tanto che nel 2018 arrivò secondo dietro Vlasov al Giro d’Italia U23 e primo dei giovani.

Alessandro Tonelli, Monselice, Giro d'Italia 2020
Alessandro Tonelli (Bardiani) in piena azione nella tappa di Monselice
Alessandro Tonelli, Monselice, Giro d'Italia 2020
Tonelli in piena azione nella tappa di Monselice
Da Almeida a Mazzucco, come procede il Giro della Bardiani?

Andando in fuga e tutelando i nostri ragazzini, come Mazzucco e Zana. Sono qui per fare esperienza. E insieme ci aspettiamo che Carboni inizi a farsi vedere. Mentre Fiorelli è un bel combattente, con cattiveria e grinta. Ha fame e una delicata situazione familiare. Un ragazzo che farà strada.

Perché non avete portato Rivera, appena preso dalla Androni?

Questa cosa è stata spiegata male. Lui e Gabburo saranno con noi dal prossimo anno ed è un peccato che per questo non li abbiano portati al Giro. Ma ogni squadra ha le sue strategie.