Il “blocco Bardiani” alla Polti-Kometa: parla Zanatta

07.12.2024
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L’arrivo di Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato alla Polti-Kometa, di cui abbiamo parlato in questi giorni, non è solo un movimento di mercato: rappresenta il tassello di un mosaico che si sta definendo negli anni. Nella squadra di Basso e Contador, in cui uno dei direttori sportivi è Stefano Zanatta, si stanno integrando corridori dal profilo ben definito e affini al progetto: uomini di sostanza per andare in fuga e aiutare. E non è un caso che Tonelli e Zoccarato seguano un percorso già tracciato da corridori come Mirco Maestri, Giovanni Lonardi e prima di loro Vincenzo Albanese: tutti loro sono stati, chi prima e chi dopo, alla VF Group-Bardiani.

Questa migrazione non riguarda solo gli atleti: lo stesso Zanatta, oggi figura chiave nella gestione sportiva della Polti-Kometa, ha vissuto entrambe le realtà. La filosofia del team di Basso è ben diversa da quella della VF Group-Bardiani. Entrambe, visti i tempi stanno intraprendendo una metamorfosi, pensiamo per esempio, ai preparatori interni. Ma ognuno lo fa con delle sfaccettature diverse.

Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Stefano, il “blocco Bardiani” cresce, ora avete inserito anche Zoccarato e Tonelli. Qual è la tua impressione su di loro?

Con Zoccarato non avevo mai lavorato prima, perché è arrivato alla Bardiani dopo che io ero andato via. Però conosco bene Tonelli e Maestri, avendo lavorato con loro per quattro anni. Sono molto contento di accogliere Tonelli: è un corridore maturo e penso che si integrerà benissimo nel nostro gruppo. Anche Zoccarato ha mostrato tanto crescendo. Non l’ho mai diretto, ma lo seguo da quando era con i dilettanti: è un uomo che prende molta aria. Qualche volta lo fa in modo un po’ azzardato, ma è migliorato. È diventato famoso per le sue fughe e anche per i suoi titoli italiani nel gravel. Samuele ha ancora margini di crescita: alla fine ha solo 26 anni.

Tonelli viene spesso definito una sorta di direttore sportivo in corsa. Come si inserisce nel vostro progetto?

È vero che Tonelli ha capacità tecniche che potrebbero far pensare a un direttore sportivo in corsa, ma noi preferiamo lasciare questo ruolo… a noi direttori in ammiraglia! Scherzi a parte, Alessandro ha grande esperienza e sa come muoversi in gara. Ha dimostrato la sua maturità e la capacità di essere decisivo nelle fughe. Alla Polti-Kometa sarà un elemento prezioso sia per la sua intelligenza tattica ma anche per le sue doti sportive. Non scordiamo che quest’anno ha anche vinto.

Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
E poi ci sono i veterani della Polti-Kometa: Maestri e Lonardi…

Mirco ormai lo conosciamo. Lui sta ricalcando quello che fu Gavazzi. Quest’anno ha fatto grandi cose. Lui è davvero un uomo squadra ed è importante per noi. Lonardi passò alla Nippo. Al primo anno con noi ha fatto benino, poi ha avuto una stagione così così. Ma quest’anno, dalla metà in poi, ha dimostrato una bella costanza. “Lona” ci assicura sempre un buon piazzamento. Ha preso più confidenza in tutto il sistema e soprattutto nelle sue capacità, questa è la cosa importante.

Che tipo di squadra possiamo aspettarci dalla Polti-Kometa il prossimo anno?

Stiamo lavorando per crescere e strutturare meglio il nostro modo di operare. Abbiamo giovani promettenti come Piganzoli e Tercero, ma anche corridori che si stanno consolidando, come Martín e Serrano. Un abile velocista come Peñalver. Pertanto il nostro obiettivo è essere presenti nelle corse, con una mentalità aggressiva.

Avete corridori che sanno attaccare e allo stesso tempo dovete restare nelle prime 30 squadre del ranking UCI per sperare nell’invito die grandi Giri: è una bella sfida….

Pur non avendo un budget enorme come altre squadre, vogliamo restare tra le migliori professional, costruendo una squadra che si fa vedere ma che porta anche risultati. Non cambieremo dunque molto, ma lo faremo con più consapevolezza. Poi è chiaro che i punti servono e per questo oltre a finalizzare un po’ di più, sarà importante anche scegliere un calendario adatto. Per ora abbiamo molti inviti: valuteremo…

Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Stefano, tu hai lavorato sia con la Bardiani che con la Polti-Kometa. Quali differenze hai riscontrato nei metodi di lavoro?

Ogni squadra ha un proprio stile. La Polti-Kometa segue una filosofia strutturata, con specialisti dedicati e riunioni regolari per definire le strategie. Ivan Basso e Alberto Contador hanno voluto creare un sistema dove tutti sanno esattamente cosa fare. Questo ci ha permesso di crescere e ottenere risultati. Io oggi non posso più riprendere un corridore sull’alimentazione o gli allenamenti. Per entrambe le cose c’è una figura specifica. Se ne parla con chi di dovere e anche per questo vogliamo tecnici interni al team

Chiaro…

La VF Group-Bardiani, invece, ha un’impostazione più familiare. Ma questo non significa che è peggio, sia chiaro. Hanno acquisito una loro stabilità. Bruno Reverberi resta il capo e Roberto gestisce il lato manageriale e lo fa molto bene. In più loro stanno lavorando bene con i giovani, Mirko Rossato, sta facendo grandi cose. Entrambe le filosofie hanno i loro punti di forza, ma sono molto diverse.

C’è un motivo per cui molti atleti stanno passando dalla Bardiani alla Polti-Kometa?

Credo che sia una questione di opportunità e di prospettive diverse. La Bardiani offre stabilità, grazie a sponsor storici e si concentra sul lungo termine, investendo sui giovani. La Polti-Kometa, invece, offre un ambiente più strutturato, dove i corridori possono crescere rapidamente e lavorare con specialisti. Entrambe le realtà hanno il loro valore, ma sta ai corridori scegliere ciò che meglio si adatta alle loro ambizioni.

Tonelli cambia casacca. Il racconto di un salto inaspettato

03.12.2024
4 min
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Dopo dieci anni di militanza con il gruppo dei Reverberi, Alessandro Tonelli lascia la VF Group-Bardiani per intraprendere una nuova avventura con la Polti-Kometa che dal prossimo anno si chiamerà Polti-VisitMalta. Il corridore lombardo, noto per il suo spirito battagliero e la capacità di leggere le corse, è stato uno dei pilastri del team che lo ha lanciato. Era un riferimento per i più giovani e persino per le tattiche sul bus. Ne parlammo proprio qualche mese fa… Ma il rinnovamento della squadra di Roberto Reverberi verso un organico più giovane lo ha portato a cercare nuove opportunità.

Dopo Ulissi, si chiude un altro capitolo di permanenza totale nello stesso team: Tonelli era in quel gruppo sin da quando era passato pro’ nel 2015. Resiste solo Puccio (Ineos Grenadiers) in questa particolare statistica.

Alla corte di Ivan Basso, Tonelli ritrova il direttore sportivo Stefano Zanatta e compagni come Samuele Zoccarato e Mirko Maestri, in una formazione che punta sulla sua esperienza per mantenersi tra i primi 30 team del ranking UCI. Archiviato il periodo delle vacanze e con gli allenamenti già ripresi, “Tone” ci racconta come è andata…

Tonelli (classe 1992) ha corso fino al 20 ottobre, alla Veneto Classic. Qualche giorno di vacanza in Egitto. e al ritorno, la bella news della Polti (foto Instagram)
Tonelli (classe 1992) ha corso fino al 20 ottobre, alla Veneto Classic. Qualche giorno di vacanza in Egitto. e al ritorno, la bella news della Polti (foto Instagram)
Alessandro, come mai questo cambiamento? Eri una colonna portante di quel team…

Non è stata una mia decisione, ma della squadra. Hanno scelto di rinnovarsi con un organico più giovane. Io non rientravo nei loro piani, anche se ero una colonna portante. Ed eccomi qui…

Avevi contatti con altri team?

Sì, e sembrava fatta, ma poi in quel team sono arrivati nuovi sponsor e le priorità sono cambiate. Hanno puntato su corridori da classifica, lasciando poco spazio a chi lavora per gli altri.

Come hai vissuto questo periodo? E come è andata la trattativa?

Non è stato facile. Il 2024 è stata la mia miglior stagione: quella in cui ho vinto, ho fatto più punti, sono sempre stato nel vivo… ma da settembre ho rischiato di smettere. Ho trovato la soluzione con Polti solo a novembre, davvero tardi. Tutto si è concretizzato quando sono tornato dalle vacanze. Avevo corso fino alla fine… All’inizio mi avevano detto che erano al completo. Poi, tramite il mio procuratore, si sono rifatti vivi, chiedendomi un sacrificio sullo stipendio. Ho accettato perché è una squadra professional di qualità, e io voglio restare competitivo.

Prima tappa della Valenciana. Tarozzi e Tonelli scappano. Il team opta per la vittoria di capitan Tonelli
Prima tappa della Valenciana. Tarozzi e Tonelli scappano. Il team opta per la vittoria di capitan Tonelli
Quali saranno i tuoi obiettivi?

Non conosco ancora il mio calendario, ma sicuramente correrò meno rispetto alla VF Group-Bardiani, che aveva un organico più numeroso. La priorità sarà accumulare punti nelle corse di un giorno per mantenere il team tra i primi 30 del ranking.

È fondamentale, come abbiamo visto. Con i tuoi ormai ex compagni ve la giocate: Polti ventinovesima e VF Group ventisettesima…

Esatto, però a ben guardare non siamo messi male. Abbiamo una squadra con punte come Piganzoli, velocisti come Lonardi e molti attaccanti. E la Bardiani, invece, perde atleti che portano molti punti come Pellizzari e Pozzovivo. Inoltre, correndo di meno, avrò più possibilità di programmare e allenarmi meglio, visto che oggi devi arrivare alle corse al massimo.

Questo è un punto interessante: oggi è vitale per correre ad alto livello.

Infatti sono fiducioso e ho grandi stimoli. In più quest’anno ho cambiato preparatore dopo dieci anni. Sin qui mi ha seguito Claudio Cucinotta, ora lavoro con Carlos Barredo, un coach interno al team. La tendenza è questa ormai, anche in Bardiani si stava andando in quella direzione. Con Barredo stiamo cercando un equilibrio tra il mio metodo e le sue idee. Non sono un novellino e non poteva stravolgermi tutto di punto in bianco. Sono curioso di vedere come reagirò.

Tonelli sa prendere le fughe e sa starci… eccolo al Giro all’attacco, guarda caso, con Maestri
Tonelli sa prendere le fughe e sa starci… eccolo al Giro all’attacco, guarda caso, con Maestri
Ritroverai vecchi compagni come Zoccarato e Maestri.

Sì, è bello rivederli. Conosco già molti corridori della squadra, qualcuno anche dello staff, quindi non sarà un salto nel buio. È un ambiente familiare, ma professionale al tempo stesso. Senza contare che, oltre a loro, ci sarà anche Zanatta, il direttore sportivo, e Lonardi.

Alessandro, hai firmato un contratto annuale: è una sfida?

Sì, ma sono fiducioso. Se tutto andrà bene, il rinnovo potrebbe arrivare anche prima della fine della stagione. Io sto bene e ho voglia di mettermi a disposizione del team e tornare a fare bene.

Power Phase: la perla di Assioma secondo Tonelli

01.06.2024
6 min
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NAPOLI – Il giorno di riposo al Giro d’Italia diventa un’occasione per curiosare tra i team alla ricerca di spunti tecnici. E una di queste occasioni ce l’ha offerta la VF Group-Bardiani, squadra che tra i suoi partner tecnici vede Assioma, brand fornitore dei pedali. Ricordiamo che Assioma ha due modelli per la strada: Assioma DUO, con misuratore di potenza doppio, e Assioma UNO, con misuratore di potenza singolo. Il team emiliano utilizza il modello Assioma DUO.

Tra i suoi utilizzatori più sensibili c’è Alessandro Tonelli, esperto del gruppo dei Reverberi. Tonelli è atleta sempre informato e con i pedali non è stato da meno.

Intanto, curiosità, arriviamo proprio quando i meccanici stanno facendo un check delle bici e stanno smontando i pedali. Martin Marcellusi per esempio era scivolato proprio il giorno prima. I tecnici ci hanno mostrato come venga cambiato il corpo pedale.

«Gli Assioma Duo – spiegano i meccanici della VF Group – hanno bisogno davvero di pochissima manutenzione. Per quanto riguarda la parte meccanica, ci pensiamo noi. Se invece serve un intervento per quella elettronica si mandano in direttamente in assistenza Assioma. Ma capita davvero rarissimamente».

Alessandro Tonelli, in azione sulle strade del Giro d’Italia
Alessandro Tonelli, in azione sulle strade del Giro d’Italia
Alessandro, da quanto tempo usi questi pedali?

Dal 2016 quando erano ancora bePro, ora sono Assioma Duo e sono appunto i pedali che stiamo utilizzando in squadra. Abbiamo collaborato, già da diverso tempo, con l’azienda ai fini di migliorare questo prodotto, un pedale ottimo per qualità e direi anche per prezzo.

In effetti la qualità è molto elevata. Il tuo compagno Zoccarato ne esaltava la precisione e anche la facilità di utilizzo…

In effetti sono molto facili da utilizzare perché basta montarli sulla bicicletta e, fatta la calibrazione, si possono utilizzare immediatamente. La comodità di questi pedali è che avendo i rilevatori sia a destra che a sinistra si può vedere la differenza tra la pedalata tra i due arti: è il bilanciamento, appunto sia a destra che a sinistra.

E del corpo pedale cosa ci dici?

Questo pedale, pur essendo basato su standard Look, lavora con una base allargata rispetto a quella classica per gli attacchi Keo. E se ne sentono i benefici in fase di spinta, ma anche in discesa. Se faccio una curva sulla destra, la tecnica è quella di caricare il peso totalmente sul piede sinistro (e viceversa chiaramente, ndr): quindi maggiore è la base d’appoggio maggiore è la spinta. Pertanto si riesce a fare una curva perfetta.

Assioma Duo, i pedali utilizzati dagli atleti della VF Group-Bardiani
Assioma Duo, i pedali utilizzati dagli atleti della VF Group-Bardiani
Parliamo del rilevatore di potenza. Quanto dura la batteria?

Con questi Assioma Duo, a casa, li carico ogni 9-10 giorni, ma sono io che voglio averli sempre ben carichi. Sinceramente non li ho mai fatti scaricare del tutto, ma suppongo possano arrivare alle due settimane consecutive senza problemi. Calcolate che faccio dalle 22 alle 26 ore di allenamento settimanale. Quindi hanno un’autonomia di almeno 50 ore. 

Prima, Alessandro, hai accennato alla rilevazione destra-sinistra. Quanto ti è utile realmente questa opzione? E ancora: può darti delle informazioni sulla necessità di lavorare di più con un arto anziché con l’altro anche in palestra?

E’ molto utile, specie per me. La mia pedalata infatti è molto differente tra arto destro e sinistro ed è così dall’incidente che ho avuto nel 2019. Ho questo scompenso, il mio corpo si è adattato. Se faccio un lavoro da una intensità media in su, ho una percentuale di spinta pari: 50-50. Ma se devo fare la passeggiatina ho una differenza abbastanza marcata: 47-53.

Non è poco…

Infatti in palestra, soprattutto in inverno, ricorro parecchio agli esercizi monopodalici: pressa, squat, squat bulgaro. Pertanto gli Assioma Duo mi sono molto utili da questo punto di vista. E c’è un altro aspetto per me importantissimo.

I meccanici, dopo aver preso un paio di pedali di scorta (si nota la fascetta che li tiene uniti) ci mostrano il collegamento magnetico per la ricarica
I meccanici, dopo aver preso un paio di pedali di scorta (si nota la fascetta che li tiene uniti) ci mostrano il collegamento magnetico per la ricarica
Quale?

Quasi tutti i potenziometri rilevano solo la spinta e non la trazione, gli Assioma Duo invece fanno un’analisi completa, sia del bilanciamento che della “power phase”. Il bilanciamento, visibile solo con Assioma DUO, permette di osservare come cambia il rapporto tra gamba dominante e gamba debole in relazione alle diverse condizioni di corsa e di forma fisica. I dati di bilanciamento di potenza SX/DX permettono di osservare come cambia il rapporto gamba dominante/gamba debole in relazione alle diverse condizioni di corsa e di forma fisica. Questi dati si rivelano utili per correggere eventuali scompensi tra gambe.

Interessante, vai avanti…

Si vedono i due cerchi come se fossero due orologi: uno a destra, uno a sinistra. In questi due cerchi si vede dove inizia e dove finisce la tua spinta. Io ad esempio sulla parte destra ho un angolo di power phase che inizia dopo e finisce dopo rispetto alla sinistra perché questo, come dicevo, c’è un deficit in spinta. Però la compenso in trazione con la destra.

E’ un po’ come se riducessi il tempo morto?

Esatto, è davvero utile. Durante il Giro ho avuto una contrattura: ebbene con gli Assioma Duo vai a analizzare anche queste cose.

Curiosità, se cambi posizione della sella per esempio, cambia anche la “power phase”? 

Sì, cambia totalmente. Per esempio tra crono e strada ho due angoli di fase differenti. Ma è normale perché sulla bici da crono sono molto più avanzato.

La power phase
Una schermata in cui si può visionare la power phase
E inizia prima l’angolo di spinta?

Sì, perché praticamente spingi molto di più con il quadricipite e “tiri” meno con il bicipite femorale. Quindi l’angolo di spinta è più alto e finisce prima.

Insomma Assioma è utile anche per verificare l’efficienza della posizione, se si alza o abbassa la sella, se la si arretra o avanza…

Esatto. E un’altra cosa in più è che Assioma lavora molto sul momento angolare reale e non medio, lo IAV, in modo d’avere una precisione molto più alta del wattaggio rilevato. Lo IAV Power System (Instantaneous Angular Velocity-based Power calculation) calcola la potenza basandosi sulla velocità angolare istantanea.

E invece la Power Phase?

La Power Phase, o fase di spinta o di potenza, indica il segmento di un giro di pedalata in cui viene prodotta una coppia positiva, ovvero oltre il 90 per cento della forza propulsiva che spinge in avanti la bici. Questa permette di vedere la fase di spinta e di trazione e consente di lavorare per avere una pedalata quanto più rotonda possibile.

Sul computerino i dati di output arrivano in modo tradizionale?

E’ il pedale sinistro che riceve e trasmette tutto. Abbiamo due sensori, uno a destra e uno a sinistra. Però “l’antenna” è una: il pedale destro trasmette al pedale sinistro e questo al computerino.

Vi raccontiamo Tonelli il meticoloso (e ora anche vincente)

01.02.2024
6 min
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Forse un po’ a sorpresa. Forse perché i ragazzi della VF Group-Bardiani vanno forte dopo il buon lavoro svolto in Spagna, ma giusto ieri Alessandro Tonelli, classe 1992, si è regalato una vittoria incredibile alla Vuelta Valenciana, ormai un palcoscenico importante. 

Insieme al compagno Manuele Tarozzi, sono scappati via sull’ultima salita e hanno letteralmente beffato il gruppo. In pianura e in discesa hanno tenuto più del previsto e i velocisti si sono dovuti accontentare dei posti di rincalzo.

Ma questo è quel che succede quando si lavora bene. E in squadra l’entusiasmo non manca. L’arrivo in parata lo testimonia: un riconoscimento per il più “vecchio” del team e quel sorriso sul volto del secondo, Tarozzi appunto.

Meticolosità da scoprire

Tonelli siamo abituati a vederlo spesso in fuga al Giro d’Italia. E magari il grande pubblico lo conosce per questo. Noi invece ve lo presentiamo sotto un altro punto di vista. Eh sì, perché Alessandro Tonelli è quello che si dice un professionista esemplare. E non è una frase fatta o un complimento fine a se stesso. In vari momenti e con vari personaggi dello staff della VF Group-Bardiani è emerso il suo nome. 

«Il più preciso nel fare stretching? Tonelli». «Quello che conosce meglio di tutti il regolamento? Tonelli». «Chi vede bene la corsa? Tonelli». E allora tanto più dopo questo successo di gambe e… testa, appunto, sentiamo il diretto interessato.

Per Tonelli dieci anni da professionista e quattro Giri nel sacco
Per Tonelli dieci anni da professionista e quattro Giri nel sacco
Alessandro, abbiamo elencato tutte queste caratteristiche. Abbiamo dimenticato di aggiungere che già ti vedono come un direttore sportivo nei prossimi anni…

In effetti me lo dicono tutti che quando smetterò mi ci vedono bene, ma per ora dico di no. Per ora sono un corridore e voglio farlo al meglio. E’ il mio lavoro e come tale voglio farlo al 100 per cento.

Cosa hai studiato?

Ho la maturità da geometra, poi all’università avevo iniziato Ingegneria. Ma erano i tempi della Zalf ero sempre fuori e se non seguivi materie come Analisi 1 o Fisica era tosta. Se perdevi una lezione sembrava che avessi perso un anno intero. E così ho deciso di puntare bene su una cosa sola, il ciclismo, ed è andata bene.

Ecco dunque perché sei così metodico! Cosa significa per te essere professionale nel lavoro?

Saper fare il proprio lavoro, individuare il proprio ruolo. Nel caso del ciclista, sai che devi lavorare con il tuo corpo e che lo devi portare al 100 per cento della prestazione. E se qualcosa non è al top, le cose non vanno. Io faccio sempre l’esempio del motore: puoi avere anche quello più potente, ma se qualcosa non funziona questo non rende. Quindi devi lavorarci su, conoscerti. E non è sempre facile.

In Bardiani ti stimano, lo abbiamo visto di persona: ti senti un riferimento per il team?

Sì, tutti i ragazzi fanno affidamento su di me e non solo quando c’è da dire cose belle, ma anche quelle meno belle. Con i direttori sportivi vado a parlarci io. Ma attenzione, ci vado dopo aver vagliato bene la questione. Questa deve essere fondata. Poi, magari anche se non sono d’accordo ma è valida, io riferisco.

Meticoloso e professionale, Alessandro cura molto anche la parte oltre la bici (foto Instagram)
Meticoloso e professionale, Alessandro cura molto anche la parte oltre la bici (foto Instagram)
Perché secondo te hai questo ruolo in squadra?

Perché ormai dopo tanti anni conosco bene la squadra, la famiglia Reverberi, perché sono professionale e anche perché sono il più vecchio. Quindi porto la voce dei corridori, ma anche il contrario.

Il contrario? Spiegaci meglio…

Per esempio eravamo qui in Spagna per il ritiro di gennaio. Terminato quest’ultimo, visto il buon clima valenciano e al tempo stesso le temperature più rigide che cerano da noi, i tecnici mi hanno chiamato. Mi hanno detto di riferire ai ragazzi che chi correva in Spagna la settimana successiva sarebbe potuto restare, così da evitare malanni, sbalzi di temperature e rischiare di buttare via tutto il lavoro fatto. 

“Tonelli vede la corsa”: sei capitano in gara dunque?

Sì, si… Anche l’altro giorno a Mallorca, nella prima corsa dell’anno mi hanno detto subito: «Te, “Tone”, sei il regista, controllali e vedi quel che succede. Dovete essere pronti ad entrare in gioco. Anche tu». Quindi sono un diesse in gara, magari per spronare i ragazzi o per prendere qualche decisione.

Questione dello stretching. Anche in questo caso sei meticoloso…

Torniamo al discorso della professionalità. Se un massaggiatore mi dice di fare una cosa è per il mio bene. Se non la faccio ci rimetto solo io. Non posso dirgli di aver fatto degli esercizi e poi non è così. Primo, perché non va bene per il corpo, e poi perché lui se ne accorge.

In Spagna al lavoro con i compagni, Tonelli (a destra) è sempre stato in questo team (foto G. Reverberi)
In Spagna al lavoro con i compagni, Tonelli (a destra) è sempre stato in questo team (foto G. Reverberi)
I più giovani sono cresciuti col potenziometro e l’alimentazione super controllata. Com’è il rapporto con loro? Ascoltano o magari ne sanno già più di te?

Il ciclismo è cambiato e non serve andare indietro chissà quanto, bastano 3-4 anni. Social, quindi informazioni, e tecnologia alla portata di tutti hanno fatto sì che i giovani fossero più pronti che in passato. Poi se ascoltano o meno, quello dipende anche dal carattere di ognuno. Certo è, che un Tonelli di dieci anni fa era più lascivo dei ragazzi di oggi. Ma lo era non per scarsa professionalità, ma perché non c’erano certe conoscenze.

E invece perché sai così bene il regolamento?

Perché mia sorella Francesca è una giudice di gara – ride Tonelli – è lei che mi dà le novità e mi rende sempre aggiornato.

Alessandro, sei un corridore di sostanza: hai mai pensato di fare il gregario in una grande squadra?

Intanto devo cercare di vincere (e ieri ci è riuscito, ndr) e poi magari potrei anche starci in una WorldTour, perché so fare il mio lavoro. L’idea c’è stata, ma a quasi 32 anni sta scemando e così preferisco stare qui a fare la chioccia che essere uno qualsiasi altrove. La squadra va bene, è cresciuta e io qui sono molto motivato.

Denz, la sfortuna è alle spalle (e anche Skujins!)

18.05.2023
6 min
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La vigilia del tappone forse faceva paura ed è stato così che il gruppo ha lasciato sganciare una fuga super numerosa, da cui a sua volta si sono avvantaggiati i cinque che si sono giocati la tappa. Che poi l’azione sia sembrata una svista più che un attacco non cambia il fatto che a Rivoli si siano trovati testa a testa Denz, Skujins e Berwick, mentre il tenace Tonelli è arrivato a 58 secondi, dopo aver chiesto al suo corpo più di quello che aveva sulla salita di Colle Braida.

Fra Denz e Gasparotto

Dopo aver vinto, Denz strillava come un bambino felice nel giorno della sua vittoria più bella. Il tedesco di Waldshut ha 29 anni, è professionista dal 2015 e prima di oggi aveva vinto soltanto tre corse. A Cesena aveva chiesto a Gasparotto di fare la crono a tutta, sentendo di avere le gambe giuste, ma il friulano gli aveva detto di no, immaginando le grandi fatiche che lo attendevano in aiuto di Vlasov e Kamna. Poi Vlasov si è fermato e chissà se il tecnico della Bora-Hansgrohe, ripensandoci, abbia vissuto quel «no» come un senso di colpa. Sta di fatto che la vittoria di Rivoli ha pareggiato il conto, ha dato ragione a Gasparotto e reso felice il tedescone.

«Non so cosa dire – ha detto Denz, che nel finale ha animato la fuga più degli altri – tutto questo è troppo grande per me e ne sono molto orgoglioso. Ho sempre avuto sfortuna, oggi è andata bene. Non dovevo esserci io nella fuga, sarebbe toccato a Konrad e Jungels, ma Bob ha detto che non si sentiva tanto bene e voleva salvarsi per domani. Quindi ho avuto il via libera.

«Sapevo che sarebbe stato difficile, perché la prima fuga era numerosa e la collaborazione era  pessima. Ma improvvisamente si è creato un buco e ho tirato dritto. Sull’ultima salita ero al limite, ce l’ho fatta giusto ad arrivare in cima. Poi ogni cosa è andata al suo posto. Questa tappa rimarrà a lungo nella mia mente».

La sorpresa di Tonelli

Già, la fuga dei trenta da cui si sono sganciati i cinque… Stasera, fra gli altri, Bettiol, Formolo, Velasco e Oldani si mangeranno le mani per averli visti partire e aver litigato invece di unirsi e inseguirli. Non ha invece perso il treno Alessandro Tonelli, che quei 166 chilometri di fuga se li è sorseggiati fino all’ultima goccia.

«Mi sono staccato alla fine dell’ultima salita – ammette sfinito – purtroppo ho speso un po’ troppo nelle prime ore di gara, per entrare nella prima fuga numerosa e poi nel tratto in piana che abbiamo fatto veramente forte. Come sia nata la fuga dei cinque non l’ho capito bene neanche io. So solo che a un certo punto alla radio mi hanno detto di andare, perché si vede che c’era poca collaborazione davanti e nessuno voleva tirare. Si sono aperti, mi sembra che proprio Denz si è accorto di questo buco e ha fatto una tirata forte. A ruota c’era Skujins e poi io. Di colpo abbiamo accelerato a tutta e ci siamo sganciati in cinque, all’inizio c’era anche Battistella. E da lì abbiamo cominciato a guadagnare, grazie anche al lavoro dei miei compagni dietro e del compagno di Skujins che rompevano i cambi

«In salita ho provato ad andare col mio passo fino all’ultimo chilometro, poi gli altri hanno accelerato e non ho più avuto gambe per tenerli. Stasera l’imperativo è recuperare il più possibile, anche oggi abbiamo preso la nostra spruzzata di acqua e domani il meteo non sarà dei migliori…».

La neve in Svizzera

Domani è il giorno del Gran San Bernardo, che sarebbe stato la Cima Coppi qualora si fosse scalato fino in cima. Ma così non sarà a causa della neve che gli svizzeri non hanno pulito del tutto.

«Sarà comunque fantastico – dice Steve Morabito, ex pro’ e direttore generale dell’organizzazione – avremmo sognato di fare il San Bernardo, con i corridori davanti ai muri di neve, ma la sicurezza viene prima di tutto e, sul versante svizzero la strada è ancora in parte innevata. E’ stato meglio non correre rischi. Vista la situazione, tutto quello che dovevamo fare era ufficializzare il Piano B, era già tutto pronto».

Così, invece di salire fino alla cima del passo a circa 2.500 metri, il gruppo salirà fino a quota 1.900 metri e da lì entrerà in Svizzera attraverso il tunnel.

L’ironia di Thomas

Thomas in maglia rosa si guarda intorno e non si capisce se stia pedalando con la sensazione di potersela giocare o con la maglia rosa a orologeria. Il morale è buono, il tweet sul bagno dell’hotel della notte scorsa ha strappato il sorriso, ma in fondo parla di buon umore.

«La fuga di oggi – dice la maglia rosa – ci stava bene perché non comprendeva corridori con una grande classifica. Per noi è stata una buona giornata. Vedremo cosa accadrà domani, sarà il primo tappone alpino e il secondo giorno con delle salite lunghe dopo quello del Gran Sasso. Sarà un bel test. E’ una delle tre tappe più dure del Giro d’Italia, i ragazzi stanno bene. Il morale è alto. Sarebbe stato anche meglio se Tao non fosse caduto».

Green Project: avvicinamento mirato al Giro d’Italia

24.04.2023
4 min
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La Green Project Bardiani CSF Faizanè sarà chiamata ad attaccare al prossimo Giro d’Italia, l’obiettivo è quello di mettersi in mostra. Il ritmo e la competizione si alzano sempre di più e per le formazioni professional diventa più complicato mettersi in mostra.

«L’anno scorso – racconta Roberto Reverberi – lo abbiamo approcciato in un modo e ci sono state rivolte un sacco di critiche, perché non andavamo in fuga nelle tappe di pianura. Ci eravamo ripromessi di non spendere energie per niente nelle tappe pianeggianti, dare tutto nelle frazioni più mosse, dove c’era la possibilità di andare all’arrivo».

Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto
Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto

Le difficoltà del 2022

Nel 2022 i ragazzi di Reverberi si erano ritrovati dimezzati fin dall’inizio, nonostante ciò i risultati non sono mancati. Dobbiamo anche ricordarci che vincere non è così semplice, soprattutto per chi parte con il ruolo di cacciatore di tappe.

«Avevamo perso Zoccarato fin da subito – ricorda il team manager – e lo stesso Fiorelli lo perdemmo presto. Il primo si ritirò alla settima tappa, il secondo, invece addirittura prima, alla quinta. Non è stato facile rimettere le cose a posto. Nonostante ciò siamo riusciti a portare a casa tanti buoni piazzamenti: il secondo posto di Gabburo a Napoli e il quarto a Treviso. Poi Tonelli si è piazzato terzo al Santuario di Castelmonte. Questo per dire che nelle tappe di nostro interesse ci siamo sempre mossi bene.

«Tra l’altro Covili nel finale di Giro è riuscito ad entrare tra i primi 25 nella classifica generale ed a Cogne si è messo in luce con un buon sesto posto».

Luca Covili (classe 1997) proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più
Covili proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più

Più forti nel 2023?

Lo stesso Roberto Reverberi, nel proseguire il suo discorso, ci tiene a dire che, a suo modo di vedere, la squadra è migliorata tanto.

«Quest’anno – continua – abbiamo una squadra più forte rispetto all’anno scorso. Il percorso ci potrebbe anche dare una mano, non ci saranno molti arrivi in volata. Fiorelli, che è il nostro uomo veloce, non è tuttavia un velocista puro. Frazioni più miste e nervose danno una mano a squadre come le nostre. Ormai la tecnologia fornisce dati in tempo reale per tutto e si fa fatica a prendere di sorpresa il gruppo. E’ più semplice mirare a qualche tappa e cercare di massimizzare gli sforzi.

«L’idea è anche quella di provare a fare un po’ di classifica con Covili, cercando di entrare nei quindici, senza troppe pressioni. L’anno scorso in questo periodo non andava così forte, eppure fece un Giro discreto. Ora sta bene, quindi mi aspetto che possa fare qualcosa in più, poi lui è un diesel, migliora chilometro dopo chilometro».

Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente
Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente

Tutti all’attacco

Gli altri corridori in maglia Green Project non dovranno perdere lo spirito battagliero che li ha sempre contraddistinti. E’ vero che bisogna programmare bene gli sforzi, ma allo stesso tempo, quando si decide che bisogna andare in fuga ci devono provare tutti

«I restanti sette – spiega Reverberi – saranno votati all’attacco. Ho guardato in generale le frazioni, ma non sappiamo ancora quali scegliere. Vedremo di volta in volta in base alle caratteristiche dei ragazzi. La cosa certa è che non sarà uno solo a cercare la fuga, ma tre o quattro, è difficile rispondere a dieci, venti attacchi. Nella tappa che ha portato da Diamante a Potenza, ci furono tantissimi tentativi prima di che andasse via la fuga.

«Non dimentichiamoci anche che ci sono i giovani – aggiunge – Magli, che è arrivato sesto al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, e Marcellusi. Quest’ultimo potrebbe essere uno dei nomi che vedrete al Giro d’Italia. E’ stato un po’ sfortunato a inizio stagione, perché a Majorca stava bene, ma è caduto e si è rotto la clavicola. Ha ripreso e ha avuto altri problemi, al Giro di Sicilia è andato bene. Marcellusi è uno che combatte bene ed in più è in grado di interpretare la corsa, potrebbe essere molto utile».

Le fughe della Sanremo: l’esperienza di Tonelli e Maestri

22.03.2023
6 min
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Nella fuga della Milano Sanremo si sono ritrovati gomito a gomito due atleti che di esperienza, nell’anticipare il gruppo, e non solo, ne hanno tanta. Si tratta di Mirco Maestri e di Alessandro Tonelli, due corridori che di chilometri in testa alla corsa ne hanno messi tanti nelle gambe. I due ora si trovano rispettivamente alla Eolo-Kometa ed alla Green Project-Bardiani, ma in precedenza hanno condiviso la stessa maglia della formazione di Reverberi.

Maestri (davanti) e Tonelli (dietro) avevano già condiviso una fuga alla Sanremo in maglia Bardiani, era il 2019
Maestri (davanti) e Tonelli (dietro) avevano già condiviso una fuga alla Sanremo in maglia Bardiani, era il 2019

Maglie diverse, stessa situazione

Maestri e Tonelli, insieme agli altri sette corridori, si sono sciroppati 259 chilometri di fuga alla Sanremo. Una giornata in avanscoperta ma con le ore contate, una specie di “bomba ad orologeria” pronta ad esplodere. Insieme a loro scopriamo come si gestiscono e cosa si fa in una fuga così particolare come quella della Classicissima di Primavera. 

«L’avevo fatta in fuga dal 2016 al 2019 – attacca Maestri – poi per motivi diversi negli ultimi anni prima non ho partecipato e poi, l’anno scorso, ho corso in gruppo a sostegno di un mio compagno. Devo dire che una Sanremo dove la fuga prende solamente tre minuti non me la ricordo, eppure siamo andati forte, ma da dietro non ci hanno lasciato spazio. Nel 2016, per esempio, eravamo in undici e siamo arrivati a più di dieci minuti di vantaggio. Rispetto alle edizioni precedenti quest’anno abbiamo anche fatto fatica a portare via il gruppetto degli attaccanti. Infatti, io e Alessandro (Tonelli, ndr) ci siamo avvantaggiati subito ed abbiamo aspettato l’arrivo degli altri.

«Si è trattata di una mossa di esperienza – gli fa eco l’amico Tonelli – abbiamo preso quei quindici secondi sul gruppo che ci hanno fatto comodo. Una volta che il gruppo ha rallentato noi ci siamo fermati, letteralmente, ad aspettare i contrattaccanti. Quest’anno, rispetto alle edizioni precedenti, la fuga è andata via con tanta difficoltà anche a causa del cambio di percorso. Con la partenza da Abbiategrasso i primi 30 chilometri erano completamente differenti e c’era un po’ di timore».

Nella Sanremo 2022, Tonelli insieme a Rivi è arrivato fino al Poggio in fuga
Nella Sanremo 2022, Tonelli insieme a Rivi è arrivato fino al Poggio in fuga

La gestione

Quella della Sanremo sembra una fuga scontata, dove il gruppo ti tiene nel mirino e con due pedalate, nel momento clou, ti riprende. Ma dal racconto di Maestri e Tonelli non pare proprio così, anzi.

«La Sanremo – spiega Paperino Maestri – è una corsa nella quale non si sa mai. In gruppo diventa molto più stressante rispetto al correrla in avanscoperta, devi sempre limare e anche a tanti chilometri dall’arrivo sale lo stress. Alla fine vengono fuori due corse completamente differenti. Vi faccio un esempio: sul Turchino noi davanti andiamo forte ma non a tutta, mentre in gruppo si apre di più il gas. Questo perché la discesa che porta a Genova è insidiosa e in mezzo al gruppo si rischia e non poco (anche quest’anno, infatti sia in salita che in discesa ci sono state due cadute, nella prima è stato coinvolto Alaphilippe, ndr).

«Poi una volta arrivati sul mare inizia un’altra corsa, in fuga si va a tutta e cerchi di prendere più vantaggio possibile. La speranza è quella di arrivare sul mare con 5 minuti di vantaggio, così sei abbastanza sicuro che vieni ripreso a metà Cipressa, per cercare di rimanere agganciato ed arrivare nel finale davanti. A me non è mai successo, a Tonelli, fortunato lui – dice ridendo – sì, anzi lui è stato ripreso sul Poggio l’anno scorso!». 

«Non è così semplice – replica il corridore della Green Project – siamo consapevoli del fatto che verremo ripresi, ma per motivi diversi conviene andare avanti. Io preferisco anticipare perché sono consapevole che riesco a gestire meglio lo sforzo se lo affronto con più costanza. Nel 2018, l’ultimo anno che l’ho fatta in gruppo, sono arrivato dopo la Cipressa che ero finito. In questi anni sono riuscito a gestirmi bene, tant’è che sono arrivato fin sul Poggio lo scorso anno. A Mirco devo una fuga fino a lì, ci ha provato, ma non è mai riuscito».

Quest’anno i fuggitivi non sono mai andati oltre i tre minuti di vantaggio
I fuggitivi non sono mai andati oltre i tre minuti di vantaggio

Anticipare e “sperare”

Quella della Sanremo non sarà una fuga di anticipo come quella della Roubaix, in cui dal gruppo in avanscoperta può uscire il vincitore della corsa. Tuttavia anticipare il gruppo può portare i suoi frutti.

«Ormai – dice il corridore della Eolo – anticipare e fregare il gruppo è diventato difficilissimo. Qualche anno fa non c’era tutta questa conoscenza anticipata delle condizioni di gara, il vento era la più grande incognita e tu andavi in fuga sperando giocasse a tuo favore. Perché, se lo hai alle spalle, è tutto un altro programma. Sai che il gruppo non può guadagnare troppo tempo nel breve periodo. Negli ultimi anni, ormai, si sa tutto prima, anche la direzione del vento quando si arriva sul mare. Io quando vado in avanscoperta non penso mai al fatto che sia un’operazione “suicida”, ma credo sempre di poter fregare il gruppo. Altrimenti, se non parti convinto di testa, è meglio che stai indietro».

La Sanremo in gruppo si vive con più nervosismo, lo sa bene Alaphilippe caduto sulla salita del Turchino
La Sanremo in gruppo si vive con più nervosismo, lo sa bene Alaphilippe caduto sulla salita del Turchino

L’avviso di Mosca

La Trek Segafredo è una delle squadre che si è incaricata in primis di gestire l’inseguimento. Uno dei volti che appariva sempre nelle prime posizioni del gruppo era quello di Mosca, mai fuori dai primi dieci fino ai Capi. Insomma, per il corridore piemontese più di 200 chilometri ad inseguire. 

«Parlavo con lui prima del via – spiega Tonelli – e mantenere la fuga sotto controllo era parte del programma. L’anno scorso sono andato così tanto avanti, perché abbiamo giocato bene le nostre carte e sfruttato il vento a favore una volta arrivati sul mare. Quest’anno c’era ancora una volta il vento a favore, ma dietro hanno tirato costantemente in quattro e non siamo riusciti a prendere vantaggio. In fuga devi giocare sull’esperienza, è un braccio di ferro psicologico, non di forza bruta.

«Se vedi che il gruppo fin da subito ti tiene a tre minuti tu stai lì e gestisci lo sforzo. Poi nelle zone favorevoli, come il passaggio da Genova dove il gruppo si ferma, dai gas e provi a guadagnare tempo. Nel ciclismo moderno non ci sono più grandi occasioni per i fuggitivi della prima ora. Anche alla Tirreno negli ultimi anni sarà arrivata una sola volta la fuga al traguardo. Ma due corridori esperti come noi due non si fanno demoralizzare e ci proveranno sempre».

Mosca e la Trek si sono sobbarcati gran parte dell’inseguimento, così da tenere la corsa il più chiusa possibile
Mosca e la Trek si sono sobbarcati gran parte dell’inseguimento, così da tenere la corsa il più chiusa possibile

I pitstop

Una cosa che si nota in una gara da quasi 300 chilometri sono i continui pitstop, soprattutto nella prima parte di corsa. I corridori del gruppo si fermano spesso per i propri bisogni e hanno più tempo per gestirsi. In fuga, invece, il tempo e lo spazio sono contati. Sabato, alla Classicissima, il giovane francese della Tudor: Aloi Charrin, ha fatto un piccolo scatto per avvantaggiarsi e fermarsi

«E’ un’abilità anche quella – dice Maestri- io nel 2019, alla Tirreno, quando ho vinto la maglia della classifica a punti, ho imparato a fare i bisogni mentre sono in bici. Non è semplice, però ti lanci, fai e perdi molto meno tempo che a fermarti. Alla Sanremo, però, il ragazzo della Tudor non era capace e la situazione stava diventando un’agonia. Così gli abbiamo detto di fermarsi e che lo avremmo aspettato. Diciamo che fermarsi sul Turchino non è stata la mossa migliore, ma alla fine cambia poco scendere da 3 minuti a 2’30”. Tanto il gruppo non aveva intenzione di riprenderci a 150 chilometri dall’arrivo».

Tonelli: «Con il nuovo staff medico mi sento più sicuro»

08.03.2023
4 min
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Più volte abbiamo raccontato come quest’anno la Green Project-Bardiani abbia cambiato passo in termini di organizzazione. Un “piccolo” passo per ridurre il gap fra professional e WorldTour. Nuovi materiali, nuovo metodo di lavoro e nuovo staff medico. E su questo Alessandro Tonelli aveva espresso giudizi positivi.

Il nuovo staff medico della Green Project-Bardiani. Da sinistra: Andrea Giorgi, Maurizio Vicini e Borja Martinez Gonzalez
Il nuovo staff medico della Green Project-Bardiani. Da sinistra: Andrea Giorgi, Maurizio Vicini e Borja Martinez Gonzalez

Più sicurezza

Ma nel concreto cosa significa per un atleta avere un supporto simile? Cosa dà in più? E’ lo stesso Tonelli a fare chiarezza.

«Ti senti più sicuro – spiega con tono netto il bresciano – è un po’ come con il preparatore. Magari fai anche bene per conto tuo, con la tua esperienza, ma sapere di avere qualcuno che vede i tuoi errori, che ti corregge non è poco. Ti aiuta a migliorare. E loro ci “stanno sopra” parecchio… in modo positivo». Quando Tonelli dice” loro” si riferisce al “triumvirato” Vicini, Giorgi e Borja.

«Cosa è cambiato nella vita pratica? Non molto a dire il vero. Il peso al mattino me lo prendevo anche prima e informavo il mio preparatore. Adesso tramite una App lo invio anche allo staff medico. Lo staff medico a sua volta informa cosa va e cosa c’è da correggere al direttore sportivo di riferimento. In questo modo quando si sente con l’atleta gliene parla.

«Senza contare che tutto è coordinato anche con il preparatore: tutti sanno quali gare faccio, quando, cosa devo fare per arrivarci al meglio.

«Io credo che questo metodo di lavoro sia importante soprattutto per i più giovani, tanto più che fanno meno gare a tappe e più gare di un giorno quindi sono chiamati a continui “test”, devono fare da soli».

Dello staff medico e della performance fanno parte anche i massaggiatori e l’osteopata Emanuele Cosentino (foto Instagram)
Dello staff medico e della performance fanno parte anche i massaggiatori e l’osteopata Emanuele Cosentino (foto Instagram)

Presenza costante

«Quel che mi ha colpito è che Vicini, Giorgi e Gorka sono molto presenti, soprattutto alle gare: almeno uno di loro c’è sempre. Prima e dopo ogni corsa ci fanno delle analisi, dei rilevamenti. Per esempio, prima della Strade Bianche ci hanno fatto la plicometria, che non eseguivamo da un po’. Oppure l’impedenziometria».

Il fatto d’interfacciarsi continuamente con lo staff medico che “ti sta sopra”, come dice Tonelli, apporta il beneficio di poter correggere sempre qualcosa e di evitare il più possibile gli errori.

«Faccio un esempio concreto – dice Tonelli – proprio con l’impedenziometria. Nelle ultime tappe delle gare majorchine ho preso molto freddo, nevicava anche. Ebbene qualche giorno dopo nelle prime due frazioni della Valenciana, ero in leggero sovrappeso. E proprio grazie a questo esame ci siamo accorti che ritenevo parecchi liquidi. Era una reazione al freddo. Così il medico ha parlato con il massaggiatore e si è optato per dei massaggi più drenanti e con l’applicazione di alcuni tape. In questo modo ho smaltito meglio e più velocemente quei liquidi, e quindi quel peso, in eccesso».

Ma i benefici possono essere anche nel lungo periodo. Tonelli racconta di esami e banche dati più approfonditi che consentono di capire meglio se si è più per le corse a tappe o per quelle di un giorno. Dipende dal recupero, dalla capacità di immagazzinare il glicogeno.

Tonelli (classe 1992) racconta che anche dopo la corsa sono sottoposti ad esami e rilevamenti preziosi ai fini della prestazione
Tonelli (classe 1992) racconta che anche dopo la corsa sono sottoposti ad esami e rilevamenti preziosi ai fini della prestazione

Preparatore e staff

Insomma il supporto è di quelli importanti. Da ciò che racconta Tonelli, è facile capire perché abbia esordito con quella frase: uno staff così ti dà più sicurezza.

Alessandro è seguito da Claudio Cucinotta. Lo staff medico della sua squadra e il coach friulano sono in contatto e questo è un passo fondamentale. Ma è importante anche che il preparatore sia moderno ed elastico. Che sappia ben interagire con i programmi che la squadra ha per l’atleta. E potrà sembrare strano, ma non è così banale.

«Sono seguito da Cucinotta da molti anni. Con lui mi trovo bene anche perché Claudio si aggiorna continuamente. Su dieci lavori che faccio, cinque sono sempre i soliti, ma 5 sono totalmente diversi rispetto a 10 anni fa.

«All’inizio tutta questa attenzione da parte dell’intero staff ti può anche far storcere il naso, perché comunque le cose da tenere sotto controllo sono parecchie, ma poi vedi che in effetti le cose migliorano, che i risultati arrivano…

«E poi parliamoci chiaro – e qui Tonelli va a riallacciarsi al discoro del gap con le squadre WT – ti devi adattare al mondo che va avanti, altrimenti resti indietro. Mentre la vecchia scuola non la pensa così. Credono che bastino ancora solo le gambe. Chiaro, quelle servono, ma sono parte di un insieme: materiali, alimentazione…

«Oggi in termini di prestazione tra chi vince e chi arriva in gruppo c’è l’1% di differenza, ma in termini di materiali la differenza è molto maggiore. Va da sé che tutto conta».

Anche uno staff medico più preparato. Anche se… ti sta sopra!

Tonelli: “maestro” e cacciatore di punti in Bardiani

21.11.2022
5 min
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L’inverno è il momento dei cambi di casacca, delle nuove avventure, tutto vero. Allo stesso modo questo periodo è anche quello delle conferme, dei prolungamenti di contratto. E’ anche il momento di parlare di un corridore che ha deciso di continuare a vestire la maglia del team che lo ha lanciato. La divisa è quella della Bardiani CSF Faizanè, e il corridore in questione è Alessandro Tonelli.  

«Ho avuto qualche offerta da qualche squadra ma erano tutte professional – racconta Tonelli – una di queste era la Eolo. E’ stato un rinnovo un po’ travagliato, ma con la Bardiani siamo riusciti a trovare l’accordo a settembre. Alla fine per rimanere allo stesso livello ho preferito rimanere qui, conosco l’ambiente e sono sempre stato bene. Sanno come vado e cosa sono abituato a fare, inizia così il mio nono anno ed è bello dare continuità».

La stagione di Tonelli è iniziata all’UAE Tour con un 4° posto nella sesta tappa
La stagione di Tonelli è iniziata all’UAE Tour con un 4° posto nella sesta tappa

La chiamata mai arrivata

La chiamata di un team WorldTour, non nascondiamolo, è uno dei sogni di chi si affaccia nel mondo del ciclismo. Non è facile ottenerla ed arrivati ad una certa età si chiude il cassetto con dentro il sogno e si guarda di più alla realtà.

«Il mio rapporto con Bruno e Roberto (Reverberi, ndr) è sempre stato molto trasparente – riprende – e questo aiuta a creare un legame forte. Quest’anno è la prima volta che rinnovo per due stagioni, in precedenza ho sempre firmato contratti di anno in anno. Non era mancanza di fiducia, anzi, tutto il contrario. Visto proprio il bel rapporto che ho con Roberto e Bruno abbiamo sempre preferito far così perché se fosse arrivata la chiamata di una WorldTour avrei potuto coglierla al volo. Passare in una formazione del genere ora sarebbe difficile, gli equilibri sono diversi, hanno capitano e la squadra lavora per lui. Mentre nelle professional ci si affida a quei 3-4 corridori che si possono giocare le loro possibilità».

Tonelli, insieme a Rivi, ha vivacizzato la Milano-Sanremo con ben 279 chilometri di fuga
Tonelli, insieme a Rivi, ha vivacizzato la Milano-Sanremo con ben 279 chilometri di fuga

Il nuovo ruolo

Se si guarda nella rosa per la stagione 2023 della Bardiani ci si accorge che Alessandro Tonelli sarà il più “vecchio” nonostante abbia compiuto da poco 30 anni. Un dato che fa pensare a due cose: l’avanzata dei giovani e all’accorciarsi delle carriere.

«Non nascondo che a questa cosa ho pensato, mi sono domandato per quanto ancora possa andare avanti. Da ora sarò un “responsabile” in corsa della squadra, se si guarda al ciclismo di adesso mi potete considerare già vecchio. L’età media si è abbassata e questo valorizza l’esperienza, avrò questa funzione di insegnante. Un ruolo nato in parte già quest’anno grazie al progetto giovani, mi hanno preso come uno dei punti di riferimento in squadra, vista anche la mia quasi decennale esperienza in maglia Bardiani».

L’apporto di corridori di esperienza come Tonelli e Gabburo, qui in foto con Tolio, è importante per far crescere i giovani
L’apporto di corridori di esperienza come Tonelli e Gabburo, qui in foto con Tolio, è importante per far crescere i giovani

I giovani

Allora viene da chiedersi cosa vede l’occhio del maestro a contatto con le giovani leve. 

«Tolio quando ha corso da protagonista allo Slovenia si è appoggiato ai miei consigli ed a quelli dei ragazzi più grandi per rimanere davanti nella tappa più dura. Un altro esempio è la stessa fuga che ha fatto sempre lui al Lombardia: dovevamo entrare nell’azione giusta e Gabburo lo ha spinto a seguire quella che si è rivelato il gruppo buono. Avere un occhio esperto come il mio è importante in gara perché noto dove sprecano e cerchi di dirgli cosa fare e dove migliorare. Gli errori li faranno comunque ma è parte dell’apprendimento, hanno tanta grinta e voglia di fare. Se dovessi trovare una differenza rispetto a quando sono passato professionista io direi che è il periodo di adattamento. Questi giovani sembrano già pronti per le distanze ed i carichi di allenamento, io a differenza loro ho avuto bisogno di una stagione di rodaggio».

Il risultato più importante per Tonelli nel 2022 è arrivato al Giro d’Italia con un terzo posto nella 19ª tappa
Il risultato più importante per Tonelli nel 2022 è arrivato al Giro d’Italia con un terzo posto nella 19ª tappa

A caccia di punti

Parlando con Tonelli emerge un discorso interessante: quello della classifica UCI per le squadre professional. Dal 2024 cambieranno un po’ di regole ed è per questo che ne sono nate di nuove in questo periodo.

«Se alla fine del 2023 non si riesce ad entrare nelle prime 30 professional al mondo non si potranno ottenere le wild card ed essere invitati agli eventi WorldTour 2024. La nostra è una classifica a punti che si aggiorna ogni anno ma i punteggi assegnati sono gli stessi che hanno caratterizzato il triennio WorldTour. Fino a quest’anno non c’è una classifica che decreta l’accesso agli inviti, quindi anche una professional appena nata come la Q36.5 può partecipare a corse come il Giro. Questa classifica non distingue tra professional e continental. Se una squadra come la Colpack, per fare un esempio, dovesse entrare nelle prime 30 potrebbe cambiare la sua collocazione e diventare professional, scalzando via team come il nostro».

Alla luce di questo si capisce subito come dal prossimo anno ogni corsa diventi fondamentale. Corridori di grande esperienza e di qualità come Tonelli sono merce rara e vanno tenuti stretti.

«Nel 2022 ho fatto ben 82 giorni di corsa, infatti queste vacanze mi servivano (ride, ndr). Di recente sui social mi hanno taggato in una classifica che faceva vedere la top 20 dei corridori che sono stati più in fuga. Io sono undicesimo e primo degli italiani con 1214 chilometri. Si tratta di una bella caratteristica per una professional, che deve sempre cercare di entrare nelle fughe e che dovrà anche inziare a pensare ai punti. Il Giro d’Italia e Sanremo sono state l’apice della stagione, al primo sono entrato in due fughe cogliendo anche il terzo posto nella diciannovesima tappa. Mentre alla Sanremo mi hanno ripreso solamente a 8 chilometri dall’arrivo».