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Denz, la sfortuna è alle spalle (e anche Skujins!)

18.05.2023
6 min
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La vigilia del tappone forse faceva paura ed è stato così che il gruppo ha lasciato sganciare una fuga super numerosa, da cui a sua volta si sono avvantaggiati i cinque che si sono giocati la tappa. Che poi l’azione sia sembrata una svista più che un attacco non cambia il fatto che a Rivoli si siano trovati testa a testa Denz, Skujins e Berwick, mentre il tenace Tonelli è arrivato a 58 secondi, dopo aver chiesto al suo corpo più di quello che aveva sulla salita di Colle Braida.

Fra Denz e Gasparotto

Dopo aver vinto, Denz strillava come un bambino felice nel giorno della sua vittoria più bella. Il tedesco di Waldshut ha 29 anni, è professionista dal 2015 e prima di oggi aveva vinto soltanto tre corse. A Cesena aveva chiesto a Gasparotto di fare la crono a tutta, sentendo di avere le gambe giuste, ma il friulano gli aveva detto di no, immaginando le grandi fatiche che lo attendevano in aiuto di Vlasov e Kamna. Poi Vlasov si è fermato e chissà se il tecnico della Bora-Hansgrohe, ripensandoci, abbia vissuto quel «no» come un senso di colpa. Sta di fatto che la vittoria di Rivoli ha pareggiato il conto, ha dato ragione a Gasparotto e reso felice il tedescone.

«Non so cosa dire – ha detto Denz, che nel finale ha animato la fuga più degli altri – tutto questo è troppo grande per me e ne sono molto orgoglioso. Ho sempre avuto sfortuna, oggi è andata bene. Non dovevo esserci io nella fuga, sarebbe toccato a Konrad e Jungels, ma Bob ha detto che non si sentiva tanto bene e voleva salvarsi per domani. Quindi ho avuto il via libera.

«Sapevo che sarebbe stato difficile, perché la prima fuga era numerosa e la collaborazione era  pessima. Ma improvvisamente si è creato un buco e ho tirato dritto. Sull’ultima salita ero al limite, ce l’ho fatta giusto ad arrivare in cima. Poi ogni cosa è andata al suo posto. Questa tappa rimarrà a lungo nella mia mente».

La sorpresa di Tonelli

Già, la fuga dei trenta da cui si sono sganciati i cinque… Stasera, fra gli altri, Bettiol, Formolo, Velasco e Oldani si mangeranno le mani per averli visti partire e aver litigato invece di unirsi e inseguirli. Non ha invece perso il treno Alessandro Tonelli, che quei 166 chilometri di fuga se li è sorseggiati fino all’ultima goccia.

«Mi sono staccato alla fine dell’ultima salita – ammette sfinito – purtroppo ho speso un po’ troppo nelle prime ore di gara, per entrare nella prima fuga numerosa e poi nel tratto in piana che abbiamo fatto veramente forte. Come sia nata la fuga dei cinque non l’ho capito bene neanche io. So solo che a un certo punto alla radio mi hanno detto di andare, perché si vede che c’era poca collaborazione davanti e nessuno voleva tirare. Si sono aperti, mi sembra che proprio Denz si è accorto di questo buco e ha fatto una tirata forte. A ruota c’era Skujins e poi io. Di colpo abbiamo accelerato a tutta e ci siamo sganciati in cinque, all’inizio c’era anche Battistella. E da lì abbiamo cominciato a guadagnare, grazie anche al lavoro dei miei compagni dietro e del compagno di Skujins che rompevano i cambi

«In salita ho provato ad andare col mio passo fino all’ultimo chilometro, poi gli altri hanno accelerato e non ho più avuto gambe per tenerli. Stasera l’imperativo è recuperare il più possibile, anche oggi abbiamo preso la nostra spruzzata di acqua e domani il meteo non sarà dei migliori…».

La neve in Svizzera

Domani è il giorno del Gran San Bernardo, che sarebbe stato la Cima Coppi qualora si fosse scalato fino in cima. Ma così non sarà a causa della neve che gli svizzeri non hanno pulito del tutto.

«Sarà comunque fantastico – dice Steve Morabito, ex pro’ e direttore generale dell’organizzazione – avremmo sognato di fare il San Bernardo, con i corridori davanti ai muri di neve, ma la sicurezza viene prima di tutto e, sul versante svizzero la strada è ancora in parte innevata. E’ stato meglio non correre rischi. Vista la situazione, tutto quello che dovevamo fare era ufficializzare il Piano B, era già tutto pronto».

Così, invece di salire fino alla cima del passo a circa 2.500 metri, il gruppo salirà fino a quota 1.900 metri e da lì entrerà in Svizzera attraverso il tunnel.

L’ironia di Thomas

Thomas in maglia rosa si guarda intorno e non si capisce se stia pedalando con la sensazione di potersela giocare o con la maglia rosa a orologeria. Il morale è buono, il tweet sul bagno dell’hotel della notte scorsa ha strappato il sorriso, ma in fondo parla di buon umore.

«La fuga di oggi – dice la maglia rosa – ci stava bene perché non comprendeva corridori con una grande classifica. Per noi è stata una buona giornata. Vedremo cosa accadrà domani, sarà il primo tappone alpino e il secondo giorno con delle salite lunghe dopo quello del Gran Sasso. Sarà un bel test. E’ una delle tre tappe più dure del Giro d’Italia, i ragazzi stanno bene. Il morale è alto. Sarebbe stato anche meglio se Tao non fosse caduto».

Green Project: avvicinamento mirato al Giro d’Italia

24.04.2023
4 min
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La Green Project Bardiani CSF Faizanè sarà chiamata ad attaccare al prossimo Giro d’Italia, l’obiettivo è quello di mettersi in mostra. Il ritmo e la competizione si alzano sempre di più e per le formazioni professional diventa più complicato mettersi in mostra.

«L’anno scorso – racconta Roberto Reverberi – lo abbiamo approcciato in un modo e ci sono state rivolte un sacco di critiche, perché non andavamo in fuga nelle tappe di pianura. Ci eravamo ripromessi di non spendere energie per niente nelle tappe pianeggianti, dare tutto nelle frazioni più mosse, dove c’era la possibilità di andare all’arrivo».

Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto
Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto

Le difficoltà del 2022

Nel 2022 i ragazzi di Reverberi si erano ritrovati dimezzati fin dall’inizio, nonostante ciò i risultati non sono mancati. Dobbiamo anche ricordarci che vincere non è così semplice, soprattutto per chi parte con il ruolo di cacciatore di tappe.

«Avevamo perso Zoccarato fin da subito – ricorda il team manager – e lo stesso Fiorelli lo perdemmo presto. Il primo si ritirò alla settima tappa, il secondo, invece addirittura prima, alla quinta. Non è stato facile rimettere le cose a posto. Nonostante ciò siamo riusciti a portare a casa tanti buoni piazzamenti: il secondo posto di Gabburo a Napoli e il quarto a Treviso. Poi Tonelli si è piazzato terzo al Santuario di Castelmonte. Questo per dire che nelle tappe di nostro interesse ci siamo sempre mossi bene.

«Tra l’altro Covili nel finale di Giro è riuscito ad entrare tra i primi 25 nella classifica generale ed a Cogne si è messo in luce con un buon sesto posto».

Luca Covili (classe 1997) proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più
Covili proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più

Più forti nel 2023?

Lo stesso Roberto Reverberi, nel proseguire il suo discorso, ci tiene a dire che, a suo modo di vedere, la squadra è migliorata tanto.

«Quest’anno – continua – abbiamo una squadra più forte rispetto all’anno scorso. Il percorso ci potrebbe anche dare una mano, non ci saranno molti arrivi in volata. Fiorelli, che è il nostro uomo veloce, non è tuttavia un velocista puro. Frazioni più miste e nervose danno una mano a squadre come le nostre. Ormai la tecnologia fornisce dati in tempo reale per tutto e si fa fatica a prendere di sorpresa il gruppo. E’ più semplice mirare a qualche tappa e cercare di massimizzare gli sforzi.

«L’idea è anche quella di provare a fare un po’ di classifica con Covili, cercando di entrare nei quindici, senza troppe pressioni. L’anno scorso in questo periodo non andava così forte, eppure fece un Giro discreto. Ora sta bene, quindi mi aspetto che possa fare qualcosa in più, poi lui è un diesel, migliora chilometro dopo chilometro».

Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente
Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente

Tutti all’attacco

Gli altri corridori in maglia Green Project non dovranno perdere lo spirito battagliero che li ha sempre contraddistinti. E’ vero che bisogna programmare bene gli sforzi, ma allo stesso tempo, quando si decide che bisogna andare in fuga ci devono provare tutti

«I restanti sette – spiega Reverberi – saranno votati all’attacco. Ho guardato in generale le frazioni, ma non sappiamo ancora quali scegliere. Vedremo di volta in volta in base alle caratteristiche dei ragazzi. La cosa certa è che non sarà uno solo a cercare la fuga, ma tre o quattro, è difficile rispondere a dieci, venti attacchi. Nella tappa che ha portato da Diamante a Potenza, ci furono tantissimi tentativi prima di che andasse via la fuga.

«Non dimentichiamoci anche che ci sono i giovani – aggiunge – Magli, che è arrivato sesto al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, e Marcellusi. Quest’ultimo potrebbe essere uno dei nomi che vedrete al Giro d’Italia. E’ stato un po’ sfortunato a inizio stagione, perché a Majorca stava bene, ma è caduto e si è rotto la clavicola. Ha ripreso e ha avuto altri problemi, al Giro di Sicilia è andato bene. Marcellusi è uno che combatte bene ed in più è in grado di interpretare la corsa, potrebbe essere molto utile».

Le fughe della Sanremo: l’esperienza di Tonelli e Maestri

22.03.2023
6 min
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Nella fuga della Milano Sanremo si sono ritrovati gomito a gomito due atleti che di esperienza, nell’anticipare il gruppo, e non solo, ne hanno tanta. Si tratta di Mirco Maestri e di Alessandro Tonelli, due corridori che di chilometri in testa alla corsa ne hanno messi tanti nelle gambe. I due ora si trovano rispettivamente alla Eolo-Kometa ed alla Green Project-Bardiani, ma in precedenza hanno condiviso la stessa maglia della formazione di Reverberi.

Maestri (davanti) e Tonelli (dietro) avevano già condiviso una fuga alla Sanremo in maglia Bardiani, era il 2019
Maestri (davanti) e Tonelli (dietro) avevano già condiviso una fuga alla Sanremo in maglia Bardiani, era il 2019

Maglie diverse, stessa situazione

Maestri e Tonelli, insieme agli altri sette corridori, si sono sciroppati 259 chilometri di fuga alla Sanremo. Una giornata in avanscoperta ma con le ore contate, una specie di “bomba ad orologeria” pronta ad esplodere. Insieme a loro scopriamo come si gestiscono e cosa si fa in una fuga così particolare come quella della Classicissima di Primavera. 

«L’avevo fatta in fuga dal 2016 al 2019 – attacca Maestri – poi per motivi diversi negli ultimi anni prima non ho partecipato e poi, l’anno scorso, ho corso in gruppo a sostegno di un mio compagno. Devo dire che una Sanremo dove la fuga prende solamente tre minuti non me la ricordo, eppure siamo andati forte, ma da dietro non ci hanno lasciato spazio. Nel 2016, per esempio, eravamo in undici e siamo arrivati a più di dieci minuti di vantaggio. Rispetto alle edizioni precedenti quest’anno abbiamo anche fatto fatica a portare via il gruppetto degli attaccanti. Infatti, io e Alessandro (Tonelli, ndr) ci siamo avvantaggiati subito ed abbiamo aspettato l’arrivo degli altri.

«Si è trattata di una mossa di esperienza – gli fa eco l’amico Tonelli – abbiamo preso quei quindici secondi sul gruppo che ci hanno fatto comodo. Una volta che il gruppo ha rallentato noi ci siamo fermati, letteralmente, ad aspettare i contrattaccanti. Quest’anno, rispetto alle edizioni precedenti, la fuga è andata via con tanta difficoltà anche a causa del cambio di percorso. Con la partenza da Abbiategrasso i primi 30 chilometri erano completamente differenti e c’era un po’ di timore».

Nella Sanremo 2022, Tonelli insieme a Rivi è arrivato fino al Poggio in fuga
Nella Sanremo 2022, Tonelli insieme a Rivi è arrivato fino al Poggio in fuga

La gestione

Quella della Sanremo sembra una fuga scontata, dove il gruppo ti tiene nel mirino e con due pedalate, nel momento clou, ti riprende. Ma dal racconto di Maestri e Tonelli non pare proprio così, anzi.

«La Sanremo – spiega Paperino Maestri – è una corsa nella quale non si sa mai. In gruppo diventa molto più stressante rispetto al correrla in avanscoperta, devi sempre limare e anche a tanti chilometri dall’arrivo sale lo stress. Alla fine vengono fuori due corse completamente differenti. Vi faccio un esempio: sul Turchino noi davanti andiamo forte ma non a tutta, mentre in gruppo si apre di più il gas. Questo perché la discesa che porta a Genova è insidiosa e in mezzo al gruppo si rischia e non poco (anche quest’anno, infatti sia in salita che in discesa ci sono state due cadute, nella prima è stato coinvolto Alaphilippe, ndr).

«Poi una volta arrivati sul mare inizia un’altra corsa, in fuga si va a tutta e cerchi di prendere più vantaggio possibile. La speranza è quella di arrivare sul mare con 5 minuti di vantaggio, così sei abbastanza sicuro che vieni ripreso a metà Cipressa, per cercare di rimanere agganciato ed arrivare nel finale davanti. A me non è mai successo, a Tonelli, fortunato lui – dice ridendo – sì, anzi lui è stato ripreso sul Poggio l’anno scorso!». 

«Non è così semplice – replica il corridore della Green Project – siamo consapevoli del fatto che verremo ripresi, ma per motivi diversi conviene andare avanti. Io preferisco anticipare perché sono consapevole che riesco a gestire meglio lo sforzo se lo affronto con più costanza. Nel 2018, l’ultimo anno che l’ho fatta in gruppo, sono arrivato dopo la Cipressa che ero finito. In questi anni sono riuscito a gestirmi bene, tant’è che sono arrivato fin sul Poggio lo scorso anno. A Mirco devo una fuga fino a lì, ci ha provato, ma non è mai riuscito».

Quest’anno i fuggitivi non sono mai andati oltre i tre minuti di vantaggio
I fuggitivi non sono mai andati oltre i tre minuti di vantaggio

Anticipare e “sperare”

Quella della Sanremo non sarà una fuga di anticipo come quella della Roubaix, in cui dal gruppo in avanscoperta può uscire il vincitore della corsa. Tuttavia anticipare il gruppo può portare i suoi frutti.

«Ormai – dice il corridore della Eolo – anticipare e fregare il gruppo è diventato difficilissimo. Qualche anno fa non c’era tutta questa conoscenza anticipata delle condizioni di gara, il vento era la più grande incognita e tu andavi in fuga sperando giocasse a tuo favore. Perché, se lo hai alle spalle, è tutto un altro programma. Sai che il gruppo non può guadagnare troppo tempo nel breve periodo. Negli ultimi anni, ormai, si sa tutto prima, anche la direzione del vento quando si arriva sul mare. Io quando vado in avanscoperta non penso mai al fatto che sia un’operazione “suicida”, ma credo sempre di poter fregare il gruppo. Altrimenti, se non parti convinto di testa, è meglio che stai indietro».

La Sanremo in gruppo si vive con più nervosismo, lo sa bene Alaphilippe caduto sulla salita del Turchino
La Sanremo in gruppo si vive con più nervosismo, lo sa bene Alaphilippe caduto sulla salita del Turchino

L’avviso di Mosca

La Trek Segafredo è una delle squadre che si è incaricata in primis di gestire l’inseguimento. Uno dei volti che appariva sempre nelle prime posizioni del gruppo era quello di Mosca, mai fuori dai primi dieci fino ai Capi. Insomma, per il corridore piemontese più di 200 chilometri ad inseguire. 

«Parlavo con lui prima del via – spiega Tonelli – e mantenere la fuga sotto controllo era parte del programma. L’anno scorso sono andato così tanto avanti, perché abbiamo giocato bene le nostre carte e sfruttato il vento a favore una volta arrivati sul mare. Quest’anno c’era ancora una volta il vento a favore, ma dietro hanno tirato costantemente in quattro e non siamo riusciti a prendere vantaggio. In fuga devi giocare sull’esperienza, è un braccio di ferro psicologico, non di forza bruta.

«Se vedi che il gruppo fin da subito ti tiene a tre minuti tu stai lì e gestisci lo sforzo. Poi nelle zone favorevoli, come il passaggio da Genova dove il gruppo si ferma, dai gas e provi a guadagnare tempo. Nel ciclismo moderno non ci sono più grandi occasioni per i fuggitivi della prima ora. Anche alla Tirreno negli ultimi anni sarà arrivata una sola volta la fuga al traguardo. Ma due corridori esperti come noi due non si fanno demoralizzare e ci proveranno sempre».

Mosca e la Trek si sono sobbarcati gran parte dell’inseguimento, così da tenere la corsa il più chiusa possibile
Mosca e la Trek si sono sobbarcati gran parte dell’inseguimento, così da tenere la corsa il più chiusa possibile

I pitstop

Una cosa che si nota in una gara da quasi 300 chilometri sono i continui pitstop, soprattutto nella prima parte di corsa. I corridori del gruppo si fermano spesso per i propri bisogni e hanno più tempo per gestirsi. In fuga, invece, il tempo e lo spazio sono contati. Sabato, alla Classicissima, il giovane francese della Tudor: Aloi Charrin, ha fatto un piccolo scatto per avvantaggiarsi e fermarsi

«E’ un’abilità anche quella – dice Maestri- io nel 2019, alla Tirreno, quando ho vinto la maglia della classifica a punti, ho imparato a fare i bisogni mentre sono in bici. Non è semplice, però ti lanci, fai e perdi molto meno tempo che a fermarti. Alla Sanremo, però, il ragazzo della Tudor non era capace e la situazione stava diventando un’agonia. Così gli abbiamo detto di fermarsi e che lo avremmo aspettato. Diciamo che fermarsi sul Turchino non è stata la mossa migliore, ma alla fine cambia poco scendere da 3 minuti a 2’30”. Tanto il gruppo non aveva intenzione di riprenderci a 150 chilometri dall’arrivo».

Tonelli: «Con il nuovo staff medico mi sento più sicuro»

08.03.2023
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Più volte abbiamo raccontato come quest’anno la Green Project-Bardiani abbia cambiato passo in termini di organizzazione. Un “piccolo” passo per ridurre il gap fra professional e WorldTour. Nuovi materiali, nuovo metodo di lavoro e nuovo staff medico. E su questo Alessandro Tonelli aveva espresso giudizi positivi.

Il nuovo staff medico della Green Project-Bardiani. Da sinistra: Andrea Giorgi, Maurizio Vicini e Borja Martinez Gonzalez
Il nuovo staff medico della Green Project-Bardiani. Da sinistra: Andrea Giorgi, Maurizio Vicini e Borja Martinez Gonzalez

Più sicurezza

Ma nel concreto cosa significa per un atleta avere un supporto simile? Cosa dà in più? E’ lo stesso Tonelli a fare chiarezza.

«Ti senti più sicuro – spiega con tono netto il bresciano – è un po’ come con il preparatore. Magari fai anche bene per conto tuo, con la tua esperienza, ma sapere di avere qualcuno che vede i tuoi errori, che ti corregge non è poco. Ti aiuta a migliorare. E loro ci “stanno sopra” parecchio… in modo positivo». Quando Tonelli dice” loro” si riferisce al “triumvirato” Vicini, Giorgi e Borja.

«Cosa è cambiato nella vita pratica? Non molto a dire il vero. Il peso al mattino me lo prendevo anche prima e informavo il mio preparatore. Adesso tramite una App lo invio anche allo staff medico. Lo staff medico a sua volta informa cosa va e cosa c’è da correggere al direttore sportivo di riferimento. In questo modo quando si sente con l’atleta gliene parla.

«Senza contare che tutto è coordinato anche con il preparatore: tutti sanno quali gare faccio, quando, cosa devo fare per arrivarci al meglio.

«Io credo che questo metodo di lavoro sia importante soprattutto per i più giovani, tanto più che fanno meno gare a tappe e più gare di un giorno quindi sono chiamati a continui “test”, devono fare da soli».

Dello staff medico e della performance fanno parte anche i massaggiatori e l’osteopata Emanuele Cosentino (foto Instagram)
Dello staff medico e della performance fanno parte anche i massaggiatori e l’osteopata Emanuele Cosentino (foto Instagram)

Presenza costante

«Quel che mi ha colpito è che Vicini, Giorgi e Gorka sono molto presenti, soprattutto alle gare: almeno uno di loro c’è sempre. Prima e dopo ogni corsa ci fanno delle analisi, dei rilevamenti. Per esempio, prima della Strade Bianche ci hanno fatto la plicometria, che non eseguivamo da un po’. Oppure l’impedenziometria».

Il fatto d’interfacciarsi continuamente con lo staff medico che “ti sta sopra”, come dice Tonelli, apporta il beneficio di poter correggere sempre qualcosa e di evitare il più possibile gli errori.

«Faccio un esempio concreto – dice Tonelli – proprio con l’impedenziometria. Nelle ultime tappe delle gare majorchine ho preso molto freddo, nevicava anche. Ebbene qualche giorno dopo nelle prime due frazioni della Valenciana, ero in leggero sovrappeso. E proprio grazie a questo esame ci siamo accorti che ritenevo parecchi liquidi. Era una reazione al freddo. Così il medico ha parlato con il massaggiatore e si è optato per dei massaggi più drenanti e con l’applicazione di alcuni tape. In questo modo ho smaltito meglio e più velocemente quei liquidi, e quindi quel peso, in eccesso».

Ma i benefici possono essere anche nel lungo periodo. Tonelli racconta di esami e banche dati più approfonditi che consentono di capire meglio se si è più per le corse a tappe o per quelle di un giorno. Dipende dal recupero, dalla capacità di immagazzinare il glicogeno.

Tonelli (classe 1992) racconta che anche dopo la corsa sono sottoposti ad esami e rilevamenti preziosi ai fini della prestazione
Tonelli (classe 1992) racconta che anche dopo la corsa sono sottoposti ad esami e rilevamenti preziosi ai fini della prestazione

Preparatore e staff

Insomma il supporto è di quelli importanti. Da ciò che racconta Tonelli, è facile capire perché abbia esordito con quella frase: uno staff così ti dà più sicurezza.

Alessandro è seguito da Claudio Cucinotta. Lo staff medico della sua squadra e il coach friulano sono in contatto e questo è un passo fondamentale. Ma è importante anche che il preparatore sia moderno ed elastico. Che sappia ben interagire con i programmi che la squadra ha per l’atleta. E potrà sembrare strano, ma non è così banale.

«Sono seguito da Cucinotta da molti anni. Con lui mi trovo bene anche perché Claudio si aggiorna continuamente. Su dieci lavori che faccio, cinque sono sempre i soliti, ma 5 sono totalmente diversi rispetto a 10 anni fa.

«All’inizio tutta questa attenzione da parte dell’intero staff ti può anche far storcere il naso, perché comunque le cose da tenere sotto controllo sono parecchie, ma poi vedi che in effetti le cose migliorano, che i risultati arrivano…

«E poi parliamoci chiaro – e qui Tonelli va a riallacciarsi al discoro del gap con le squadre WT – ti devi adattare al mondo che va avanti, altrimenti resti indietro. Mentre la vecchia scuola non la pensa così. Credono che bastino ancora solo le gambe. Chiaro, quelle servono, ma sono parte di un insieme: materiali, alimentazione…

«Oggi in termini di prestazione tra chi vince e chi arriva in gruppo c’è l’1% di differenza, ma in termini di materiali la differenza è molto maggiore. Va da sé che tutto conta».

Anche uno staff medico più preparato. Anche se… ti sta sopra!

Tonelli: “maestro” e cacciatore di punti in Bardiani

21.11.2022
5 min
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L’inverno è il momento dei cambi di casacca, delle nuove avventure, tutto vero. Allo stesso modo questo periodo è anche quello delle conferme, dei prolungamenti di contratto. E’ anche il momento di parlare di un corridore che ha deciso di continuare a vestire la maglia del team che lo ha lanciato. La divisa è quella della Bardiani CSF Faizanè, e il corridore in questione è Alessandro Tonelli.  

«Ho avuto qualche offerta da qualche squadra ma erano tutte professional – racconta Tonelli – una di queste era la Eolo. E’ stato un rinnovo un po’ travagliato, ma con la Bardiani siamo riusciti a trovare l’accordo a settembre. Alla fine per rimanere allo stesso livello ho preferito rimanere qui, conosco l’ambiente e sono sempre stato bene. Sanno come vado e cosa sono abituato a fare, inizia così il mio nono anno ed è bello dare continuità».

La stagione di Tonelli è iniziata all’UAE Tour con un 4° posto nella sesta tappa
La stagione di Tonelli è iniziata all’UAE Tour con un 4° posto nella sesta tappa

La chiamata mai arrivata

La chiamata di un team WorldTour, non nascondiamolo, è uno dei sogni di chi si affaccia nel mondo del ciclismo. Non è facile ottenerla ed arrivati ad una certa età si chiude il cassetto con dentro il sogno e si guarda di più alla realtà.

«Il mio rapporto con Bruno e Roberto (Reverberi, ndr) è sempre stato molto trasparente – riprende – e questo aiuta a creare un legame forte. Quest’anno è la prima volta che rinnovo per due stagioni, in precedenza ho sempre firmato contratti di anno in anno. Non era mancanza di fiducia, anzi, tutto il contrario. Visto proprio il bel rapporto che ho con Roberto e Bruno abbiamo sempre preferito far così perché se fosse arrivata la chiamata di una WorldTour avrei potuto coglierla al volo. Passare in una formazione del genere ora sarebbe difficile, gli equilibri sono diversi, hanno capitano e la squadra lavora per lui. Mentre nelle professional ci si affida a quei 3-4 corridori che si possono giocare le loro possibilità».

Tonelli, insieme a Rivi, ha vivacizzato la Milano-Sanremo con ben 279 chilometri di fuga
Tonelli, insieme a Rivi, ha vivacizzato la Milano-Sanremo con ben 279 chilometri di fuga

Il nuovo ruolo

Se si guarda nella rosa per la stagione 2023 della Bardiani ci si accorge che Alessandro Tonelli sarà il più “vecchio” nonostante abbia compiuto da poco 30 anni. Un dato che fa pensare a due cose: l’avanzata dei giovani e all’accorciarsi delle carriere.

«Non nascondo che a questa cosa ho pensato, mi sono domandato per quanto ancora possa andare avanti. Da ora sarò un “responsabile” in corsa della squadra, se si guarda al ciclismo di adesso mi potete considerare già vecchio. L’età media si è abbassata e questo valorizza l’esperienza, avrò questa funzione di insegnante. Un ruolo nato in parte già quest’anno grazie al progetto giovani, mi hanno preso come uno dei punti di riferimento in squadra, vista anche la mia quasi decennale esperienza in maglia Bardiani».

L’apporto di corridori di esperienza come Tonelli e Gabburo, qui in foto con Tolio, è importante per far crescere i giovani
L’apporto di corridori di esperienza come Tonelli e Gabburo, qui in foto con Tolio, è importante per far crescere i giovani

I giovani

Allora viene da chiedersi cosa vede l’occhio del maestro a contatto con le giovani leve. 

«Tolio quando ha corso da protagonista allo Slovenia si è appoggiato ai miei consigli ed a quelli dei ragazzi più grandi per rimanere davanti nella tappa più dura. Un altro esempio è la stessa fuga che ha fatto sempre lui al Lombardia: dovevamo entrare nell’azione giusta e Gabburo lo ha spinto a seguire quella che si è rivelato il gruppo buono. Avere un occhio esperto come il mio è importante in gara perché noto dove sprecano e cerchi di dirgli cosa fare e dove migliorare. Gli errori li faranno comunque ma è parte dell’apprendimento, hanno tanta grinta e voglia di fare. Se dovessi trovare una differenza rispetto a quando sono passato professionista io direi che è il periodo di adattamento. Questi giovani sembrano già pronti per le distanze ed i carichi di allenamento, io a differenza loro ho avuto bisogno di una stagione di rodaggio».

Il risultato più importante per Tonelli nel 2022 è arrivato al Giro d’Italia con un terzo posto nella 19ª tappa
Il risultato più importante per Tonelli nel 2022 è arrivato al Giro d’Italia con un terzo posto nella 19ª tappa

A caccia di punti

Parlando con Tonelli emerge un discorso interessante: quello della classifica UCI per le squadre professional. Dal 2024 cambieranno un po’ di regole ed è per questo che ne sono nate di nuove in questo periodo.

«Se alla fine del 2023 non si riesce ad entrare nelle prime 30 professional al mondo non si potranno ottenere le wild card ed essere invitati agli eventi WorldTour 2024. La nostra è una classifica a punti che si aggiorna ogni anno ma i punteggi assegnati sono gli stessi che hanno caratterizzato il triennio WorldTour. Fino a quest’anno non c’è una classifica che decreta l’accesso agli inviti, quindi anche una professional appena nata come la Q36.5 può partecipare a corse come il Giro. Questa classifica non distingue tra professional e continental. Se una squadra come la Colpack, per fare un esempio, dovesse entrare nelle prime 30 potrebbe cambiare la sua collocazione e diventare professional, scalzando via team come il nostro».

Alla luce di questo si capisce subito come dal prossimo anno ogni corsa diventi fondamentale. Corridori di grande esperienza e di qualità come Tonelli sono merce rara e vanno tenuti stretti.

«Nel 2022 ho fatto ben 82 giorni di corsa, infatti queste vacanze mi servivano (ride, ndr). Di recente sui social mi hanno taggato in una classifica che faceva vedere la top 20 dei corridori che sono stati più in fuga. Io sono undicesimo e primo degli italiani con 1214 chilometri. Si tratta di una bella caratteristica per una professional, che deve sempre cercare di entrare nelle fughe e che dovrà anche inziare a pensare ai punti. Il Giro d’Italia e Sanremo sono state l’apice della stagione, al primo sono entrato in due fughe cogliendo anche il terzo posto nella diciannovesima tappa. Mentre alla Sanremo mi hanno ripreso solamente a 8 chilometri dall’arrivo».

Tonelli e l’obiettivo di vincere, prima di spiccare il volo

22.07.2022
5 min
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Appuntamento all’ora di pranzo, perché poi Tonelli dovrà andare nella sede Deda a sistemare le nuove ruote di cui è tester con altri due compagni. C’è qualcosa da sistemare nella tensionatura dei raggi, mentre la scorrevolezza è eccellente. Quando non si corre, si provano i materiali e così anche l’estate passa meglio, in attesa di riattaccare il numero sulla maglia. Provando a riprendere il filo del terzo posto al Sanuario di Castelmonte al Giro, quando il bresciano di 29 anni (avrebbe compiuto i 30 due giorni dopo) si piazzò terzo alle spalle di Bouwman e Schmid, dopo aver battagliato a testa alta in salita con un gruppo di corridori WorldTour.

Tonelli terzo al traguardo del Santuario di Castelmonte, due giorni prima del suo 30° compleanno
Tonelli terzo al traguardo del Santuario di Castelmonte, due giorni prima del suo 30° compleanno

L’esempio di Cattaneo

La stagione sta andando bene e vari segnali fanno capire che si potrebbe essere sulla porta di un salto di qualità. Il ragionamento verte su questo e su cosa sogni effettivamente un corridore di 30 anni che corre in una professionale come la Bardiani-CSF-Faizanè.

«Finora in questa stagione – dice Tonelli, in apertura al via del Giro da Budapest (foto Bardiani-Csf) – mi do un sette e mezzo. E’ partita bene. E’ venuto qualche piazzamento in gare WorldTour (si è piazzato 4° nella sesta tappa del UAE Tour, ndr) che non mi aspettavo. Cosa sogno magari è proprio un posto nella categoria più alta, prendendo ispirazione da Cattaneo che c’è tornato a 31 anni. Più che un sogno potrebbe essere un obiettivo».

Il Giro d’Italia è stato un crescendo: il terzo posto a Castelmonte è venuto nella 19ª tappa
Il Giro d’Italia è stato un crescendo: il terzo posto a Castelmonte è venuto nella 19ª tappa
Ripartiamo da quel terzo posto al Giro, allora?

Venivo da due settimane ad attaccare. Centravo la fuga, però non andavamo mai all’arrivo. Quel giorno il gruppo era numeroso e si è scremato. Mi preoccupava Vendrame, che è molto veloce. Mi sono staccato sulla penultima salita, il Kolovrat, perché non sarei riuscito a tenerli se avessero continuato con quel ritmo folle. Invece dopo un po’ si sono calmati e sono rientrato a 3 chilometri dallo scollinamento. E a quel punto avevo due soluzioni: staccarli o aspettare la volata.

E’ finita in volata, in effetti…

Ho provato per due volte ad attaccare, ma mi hanno preso. E a quel punto c’è stata la volata, con il Garibaldi disegnato male e quell’ultima curva che ha tradito Vendrame. Nella mappa c’era scritto che si entrava in un ampio parcheggio, invece la strada chiudeva troppo e l’abbiamo sbagliata tutti. A me non sarebbe cambiato molto, Vendrame ci ha rimesso la vittoria.

Al UAE Tour, Tonelli ha centrato il 4° posto nella sesta tappa, vinta da Vacek
Al UAE Tour, Tonelli ha centrato il 4° posto nella sesta tappa, vinta da Vacek
In salita a testa alta, pensi di poter limare ancora qualcosa per migliorare?

Qualcosina si può migliorare, perché ho 30 anni ma credo di avere ancora delle potenzialità da esplorare. Penso che alla Sanremo ho fatto la Cipressa in fuga dopo sei ore di gara con un tempo non troppo lontano dai migliori. Non credo di essere un corridore sfruttato. Questo sarà il terzo anno su 8 di professionismo in cui chiuderò con più di 70 giorni di gara, che è il bilancio di quasi tutti, mentre io all’inizio sono sempre stato sui 50-60.

Qual è il tuo ruolo alla Bardiani?

Posso essere protagonista in ogni gara e quando ci sono, faccio il regista. Roberto (Reverberi, ndr) parla con me e sta a me fare in modo che le tattiche vengano come le abbiamo progettate. In questo momento in cui stanno aprendo forte al progetto giovani, hanno anche diversi corridori di esperienza come Modolo e Battaglin che sono usciti dal WorldTour. Io credo in questi otto anni di aver fatto tutto quello che potevo.

Guardando il calendario, hai fatto anche una bella attività.

Ho corso tanto e quasi tutte gare WorldTour. Mi hanno trattato decisamente bene. Siamo rimasti stupiti di aver corso Harelbeke, De Panne e la Gand. Stavo bene, quasi ero certo, una volta arrivato l’invito, che avrei partecipato. Se fossi stato in una WorldTour, sarebbe stato certo che la squadra avrebbe partecipato, ma poi sarebbe stato più difficile per me essere convocato. Però correre nel WorldTour è un obiettivo. La differenza potrebbe essere che adesso, invece di essere qui a lavorare per il Giro di Danimarca, saremmo a parlare della Vuelta…

Ecco, appunto, cosa prevede il menù per la seconda parte di stagione?

Danimarca, poi Tour du Poitou Charentes e Tour of Britain. E l’obiettivo è che arrivi finalmente la vittoria. Aver fatto terzo al Giro è una bella cosa, ma vincere sarebbe stato meglio. In Gran Bretagna nel 2018 feci un secondo posto e misi la maglia di leader, è una corsa in cui mi trovo bene. E poi in generale mi piacerebbe arrivare in condizione al finale di stagione. Per ogni cosa che possa saltar fuori. Da un risultato importante al mostrare a Bennati che io ci sono.

Selle SMP festeggia i 75 anni di una storia di famiglia

06.06.2022
3 min
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Se volessimo trovare tre aggettivi che meglio identifichino Selle SMP potrebbero essere i seguenti: qualità, ergonomia, innovazione.

Oggi l’azienda che ha saputo rivoluzionare il concetto di selle per bicicletta festeggia i 75 anni dalla sua fondazione e per farci raccontare qualcosa di più siamo andati a Casalserugo in provincia di Padova dove oggi sono presenti gli uffici e la sede produttiva di Selle SMP. Qui abbiamo incontrato Maurizio, Franco, Jacopo, Martina e Nicolò Schiavon. Maurizio e Franco rappresentano la seconda generazione mentre Jacopo, Martina e Nicolò la terza. Tutti loro sono accomunati dalla stessa passione per il lavoro, da quella stessa voglia di innovare che nel lontano 1947 spinse Martino Schiavon, il fondatore dell’azienda, a iniziare la sua produzione di selle per biciclette in una soffitta in Piazza dei Signori, nel pieno centro di Padova.

Ancora oggi, uno dei motivi di maggiore orgoglio da parte di Selle SMP è quello di aver mantenuto e consolidato lo sviluppo e la propria produzione in Veneto. Questo ha permesso di mantenere sempre alta la qualità di ogni sella prodotta e nello stesso tempo di ridurre i costi e l’impatto sull’ambiente. Ne hanno inoltre tratto enorme vantaggio negozianti e clienti finali che hanno visto ridurre al minimo i tempi di consegna. Oggi Selle SMP è presente in ben 65 nazioni sparse in tutto il mondo. 

Maurizio e Francon Schiavon: al centro il padre Martino fondatore di Selle SMP
Maurizio e Francon Schiavon: al centro il padre Martino fondatore di Selle SMP

Alcune date importanti

La storia di Selle SMP è caratterizzata da alcune date importanti a partire naturalmente da quel 1947 che ne ha segnato l’inizio. Fra queste va ricordato il 1970, quando la produzione di selle ha toccato il milione di esemplari, fino ad arrivare al 1990 con ben sei milioni di selle prodotte. In mezzo un’altra data importante, il 1979, anno in cui l’azienda si è trasferita nell’attuale sede di Casalserugo. 

Altra data fondamentale è rappresentata dal 2004 con la presentazione del primo modello della linea Pro. Una sella davvero rivoluzionaria, frutto di uno studio scientifico approfondito che ha permesso a milioni di ciclisti di stare finalmente bene in sella e per tante ore.

Un anno dopo, esattamente nel 2005, ecco arrivare il debutto nel mondo del professionismo con il team Amore & Vita. Oggi Selle SMP è ancora in gruppo affiancando la Bardiani CSF Faizané.

Gli atleti Bardiani corrono con le Selle SMP, in foto Enrico Battaglin
Gli atleti Bardiani corrono con le Selle SMP, in foto Enrico Battaglin

Pro e amatori

La possibilità di affiancare un team professionistico ha sicuramente ripercussioni sullo sviluppo di nuovi modelli di selle. Dalla Bardiani CSF Faizané arrivano infatti feedback importanti così come da quegli amatori, che potremmo definire “evoluti”, con i quali l’azienda collabora per lo sviluppo di nuovi prodotti. Da una parte abbiamo infatti i professionisti che hanno necessità di poter disporre in gara e in allenamento di selle altamente performanti, dall’altra gli amatori che cercano, oltre alla prestazione, anche il comfort. 

A proposito di professionisti, Alessandro Tonelli in forza alla Bardiani CSF Faizané ci aveva raccontato nel corso di una nostra intervista al Tour of Antalya come Selle SMP ad inizio stagione abbia messo a disposizione degli atleti del team diversi modelli di selle. In queste modo ciascun componente della squadra ha potuto trovare la sella per lui ideale. In Selle SMP sono infatti convinti che ogni sella sia come un abito che si deve cucire attorno all’atleta. Non deve infatti essere quest’ultimo ad adattarsi alla sella. Tutto ciò rientra in quella la “filosofia ergonomica” che ha sempre guidato l’azienda in questi suoi primi 75 anni di attività e che l’accompagnerà anche in futuro.

Selle SMP

Un terzo posto che vale oro: il gran giorno di Tonelli

28.05.2022
5 min
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Alla fine sempre di uomini si tratta, anche se certe volte osservando il gap fra atleti WorldTour e quelli professional ti viene da pensare che facciano sport diversi. Tappe come quella di ieri al Santuario di Castelmonte rimettono parzialmente in pari la bilancia. Alessandro Tonelli infatti si è giocato la corsa con Bouwman, Schmid, Attila e Vendrame, cogliendo un terzo posto che parla più di tanti altri piazzamenti di questo Giro d’Italia. Proprio lui, arrivato a tre tappe dalla fine, con una sorta di maledizione sulle spalle. Entrava sempre nella prima fuga e quella immancabilmente veniva ripresa.

«E’ stata una volata un po’ strana – ha detto a caldo – non pensavamo che l’ultima curva fosse così ad angolo retto. Due sono usciti fuori dritti, io ce l’ho fatta a curvare senza cadere e ho ottenuto questo terzo posto. Ci ho sempre provato e non mi andava mai bene. Anche oggi… La prima mezz’ora andavamo a 60 di media, andavamo da far paura. Sul Kolovrat hanno accelerato e io mi sono gestito perché sapevo di non avere quel ritmo. Ho preso il mio wattaggio, i miei valori. Sono rientrato in discesa e me la sono giocata fino all’ultimo. Ho anche provato ad attaccare, essendo il meno veloce. Avevo una buona gamba. Speriamo di averla anche domani (oggi, ndr)».

Terzo al traguardo, miglior risultato al Giro per Tonelli, bresciano di 29 anni
Terzo al traguardo, miglior risultato al Giro per Tonelli, bresciano di 29 anni

Caldo e fatica

Tappa dura, lo abbiamo già detto, da aspettarsi che fra quelli di classifica venisse giù il mondo. Invece la fuga ha preso margine e se ne è andata, grazie anche alle tirate di Affini, che la sua crono l’aveva iniziata il giorno prima verso Treviso, l’ha prolungata in questo angolo di Friuli e la concluderà finalmente a Verona con la bici più adatta.

Nel Giro in punta dei piedi della Bardiani-CSF-Faizanè, dopo i buoni piazzamenti di Gabburo si attendevano segnali dagli uomini delle montagne. E se Zana ha pagato un avvicinamento forse non ottimale alla corsa rosa, per Tonelli si trattava di infilarsi nel tentativo giusto. Le gambe c’erano, la preparazione ha dato buoni frutti, ma nessuno continuando così, se ne sarebbe accorto.

«Avevo corso tanto, prima del Giro avevo già 31-32 giorni gara. L’ultima è stato il Giro in Sicilia, quando mi hanno dato la conferma che avrei fatto il Giro. Così sono andato in altura per 12-13 giorni, ma vicino casa, in Maniva: un po’ per recuperare e un po’ anche per fare dislivello. Di sicuro non mi sarei mai aspettato tanto caldo. In Sicilia si stava bene, era ancora sopportabile. Ma già nella tappa di Potenza arrivavo in cima alle salite come se mi fossi tuffato in piscina. Ero fradicio e la stessa cosa è successa per tutta la seconda settimana. E’ stato così fino alla tappa di Cogne, a metà gara eravamo bagnatissimi e poi invece si vede che questa settimana è cambiato il tempo oppure ci siamo abituati. Era caldo anche a Torino, in realtà, ma è stata la tappa più battagliata e non c’è stato davvero il tempo di accorgersi se facesse caldo».

La fuga giusta

Ieri la fuga è andata sin da subito, ma per parecchi chilometri ha stentato a decollare. Poi, complici il gran lavoro in testa e il disinteresse del gruppo, il vantaggio è finalmente esploso fino a raggiungere i dieci minuti.

«Entravo nelle prime fughe che andavano – racconta Tonelli – ma venivano sempre chiuse e poi partiva quella buona. A Cogne la stessa cosa, nel senso che siamo partiti in 5-6 sempre con Vendrame e poi ci hanno preso dopo 50 chilometri. Ci vuole fortuna ovviamente, però capitava anche che entrassero corridori fra il decimo e il ventesimo, quindi gente forte, e il gruppo chiudeva. E poi ha continuato a entrare in fuga gente che in altre occasioni avrebbe fatto classifica, come martedì nella tappa di Salò. Quindi se non sei in ottima condizione, entrare in certe fughe non è facile».

Tonelli è arrivato al Giro con oltre 30 giorni di corsa. Lo ricordate in fuga con Rivi alla Sanremo?
Tonelli è arrivato al Giro con oltre 30 giorni di corsa. Lo ricordate in fuga con Rivi alla Sanremo?

Un fatto di fiducia

Dalla tappa di ieri, Tonelli è uscito con il terzo posto e un bel carico di fiducia che in un certo senso potrebbe dare la svolta alla sua carriera. Se come ha detto Mosca, l’imperativo per prendere il volo è farsi vedere, ieri i suoi attacchi sull’ultima salita non possono essere passati inosservati.

«Questo terzo posto conta tanto – sorride – come contava nel 2020 la tappa di San Daniele. Anche quel giorno ero l’unico “professional” in fuga e ho fatto decimo. Anche dal mio punto di vista c’è il gap fra noi e e le WorldTour, però se i corridori sono buoni, i risultati arrivano lo stesso. Una tappa così dà fiducia, certo ma se non hai fiducia dal mio punto di vista non vai avanti a fare questo sport».

Tonelli e Rivi, l’apertura più bella per lo show dei giganti

20.03.2022
5 min
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Tonelli e Rivi in fuga fino al Poggio. Come le band che aprono il concerto delle rockstar, anche alla Sanremo le professional hanno scelto la fuga come solo modo per avere ribalta e inquadrature. E’ l’unico spazio che viene loro concesso dalle WorldTour, per la disciplina non scritta e non necessariamente elegante che vige nel gruppo. Fa eccezione la Alpecin-Fenix che alla massima categoria approderà presto per merito. Per il resto, il gruppo esige che i più… piccoli restino al loro posto nelle retrovie. Al punto che l’undicesimo posto di Albanese e quel Fiorelli capace di prendere la Cipressa in venticinquesima posizione sono da annotare tra i fatti rilevanti della giornata.

Ieri lo scampolo di maggior gloria è spettato a Samuele Rivi e Alessandro Tonelli, partiti dall’inizio e capaci con il passare dei chilometri e delle ore di liberarsi dei due corridori della Drone Hopper, dei due Astana e di Conca, stremato dai crampi.

La fuga ha preso il largo in partenza, ma non ha guadagnato più di 7 minuti
La fuga ha preso il largo in partenza, ma non ha guadagnato più di 7 minuti

Un conto aperto

Alessandro Tonelli corre con la Bardiani-Csf-Faizané, ha 29 anni ed è professionista dal 2015. Con la Sanremo aveva un conto aperto e ieri probabilmente ne ha saldato una parte.

«Non pensavo di arrivare così avanti – ha detto dopo la doccia e poggiandosi all’ammiraglia – volevo almeno scollinare la Cipressa, perché è il quarto anno di fila che andavo in fuga e ogni anno sono arrivato più avanti. L’anno scorso mi hanno preso a metà salita, quest’anno volevo scollinarla, invece sono arrivato alle prime curve del Poggio, meglio di così non poteva andare…». 

Ricordi lontani

Rivi di anni ne ha 23 ed è professionista dallo scorso anno con la Eolo-Kometa. Lui la Sanremo l’aveva vista solo in televisione e quando si è ritrovato nella fuga, ha pensato che il gruppo avrebbe lasciato minuti a grappoli.

«Invece non ci hanno lasciato tanto spazio – ha ammesso – mi ricordavo quando le guardavo in tv, che alla fuga lasciavano anche 12 minuti. Invece ne abbiamo avuti al massimo 7, perciò mi sono detto che ci avrebbero preso presto e mi sarebbe toccato fare fatica anche dopo. La mattina mi hanno lasciato via libera, non vedevo l’ora. E’ stata una sorpresa arrivare così lontano, lo è stato per tutti. Il Poggio sarebbe stato comunque decisivo…».

Sul Capo Berta, è stato Rivi a forzare i tempi, tagliando fuori i due della Drone Hopper
Sul Capo Berta, è stato Rivi a forzare i tempi, tagliando fuori i due della Drone Hopper

Destini intrecciati

Dal momento dell’attacco, la loro giornata è stata parallela e intrecciata da scelte comuni. Come quando si sono resi conto che il resto della compagnia non aveva più gambe.

TONELLI: «Abbiamo sempre collaborato, poi la fatica si è fatta sentire e gli altri hanno iniziato a saltare i cambi. E’ salito un po’ di nervosismo, così Rivi ha voluto fare forte il Capo Berta e si sono rimescolate le carte. Sulla Cipressa invece ho accelerato io da metà in poi e siamo rimasti in due. Ho anche provato a staccarlo, ma non ci sono riuscito, però è stato meglio così, perché tra Cipressa e Poggio ci siamo dati due cambi».

RIVI: «Si è visto che cominciavano a tirare poco. Non avevano grandi gambe, però portarseli in giro non fa mai piacere. Abbiamo accelerato un po’ perché il gruppo si avvicinava. La visibilità in tv per una squadra come la nostra è sempre utile».

Il forcing della UAE Emirates sulla Cipressa ha iniziato a intaccare il vantaggio della fuga
Il forcing della UAE Emirates sulla Cipressa ha iniziato a intaccare il vantaggio della fuga

Un giorno lunghissimo

Una giornata interminabile, da dividere in frazioni per farla passare meglio. Anche se il vento ha reso ogni corsa frenetica e anche il tempo alla fine è passato.

TONELLI: «Quand’è così, si parla o vado nei miei pensieri e basta. Questa volta siamo stati molto fortunati, perché c’era vento a favore e siamo andati veloce. La prima parte mi è passata molto veloce fino al Turchino. Mi sembrava di non andare avanti da Genova ad Albenga e poi è volata. Sul Poggio non mi ero accorto che li avevo a ruota. Ho fatto la curva larga e nel rilanciare mi sono guardato dietro e c’era Laporte che tirava. Fuga finita. Se fossimo stati due in più, potevamo pensare di arrivare, ma così era impossibile».

RIVI: «Non abbiamo parlato tantissimo, un po’ sul Turchino, perché c’erano le condizioni migliori per fare due chiacchiere, per il resto siamo andati forte tutto il tempo. Il vento non è mai stato del tutto a favore. Siamo partiti ed era laterale, poi ci sono stati dei tratti a favore, ma sul mare e lungo la costa non era sempre da dietro. A volte venivano delle ventate contro che rendevano l’azione non troppo regolare. A tratti andavamo a 40 all’ora, a volte a 55. Era un po’ strano. Questo ha reso la corsa più facile soprattutto per noi in fuga, perché ci ha permesso di avere un ritmo più alto e il gruppo avrebbe dovuto andare troppo forte per chiuderci subito. Anche con un minuto in più non sarei riuscito ad arrivare davanti, ma è stato bello così».

Tonelli e Rivi si sono ritrovati sull’Aurelia dopo la Cipressa e sono arrivati al Poggio
Tonelli e Rivi si sono ritrovati sull’Aurelia dopo la Cipressa e sono arrivati al Poggio

Entrambi sono ripartiti acclamati dai compagni e dai tifosi che li hanno riconosciuti. Per Rivi si tratterà ora di correre la Coppi e Bartali, Tonelli andrà al Nord. Di certo le loro immagini rimarranno ancora per un po’ negli occhi del pubblico che ha seguito la diretta integrale e dei tifosi che lungo la strada aspettavano la corsa. Una fuga così non passa inosservata, degno antipasto per un finale da gran gourmet.