Tonelli

Tonelli, il passista sempre più scalatore

27.10.2020
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Alessandro Tonelli, fughe e buona volontà. Il corridore della Bardiani-CSF Faizané lo abbiamo spesso visto nella mischia. In particolare, verso Monselice sugli strappi dei Colli Euganei è stato l’ultimo ad essere stato ripreso dal gruppo, portato su anche dal caloroso tifo che ha da quelle parti.

Alessandro, bresciano, 28 anni, ci parla della sua corsa rosa.

Che Giro è stato?

E’ stato un bel Giro ma difficile, molto duro. Il pubblico, nonostante fosse presente, era poco rispetto al mio primo Giro nel 2018. Ogni giorno una marea di gente. Un vero spettacolo. La cosa bella è che alla mattina, prima del via, con gli altri corridori ci ritrovavamo nelle aree hospitality e chiacchieravamo, scherzavamo. Quest’anno invece bus, presentazione, partenza. Quasi sempre a tutta. Senza contare che qualche contatto in più con l’esterno ce lo avevamo. Comunque siamo riusciti a portarlo a casa e va bene così.

Eri preparato perciò a questa terza settimana così impegnativa?

Nel 2018 mi fermai proprio prima dell’ultima settimana per una forte gastroenterite. Questa volta non sapevo come avrebbe reagito il mio corpo, ma a conti fatti dico che è andata bene. Mi sentivo meglio nell’ultima settimana piuttosto che all’inizio.

Perché: “poco” allenamento? Correre per più giorni con le WorldTour ti dà un altro passo?

No, non credo dipenda dal fatto che ci si alleni poco o che si acquisisca il ritmo WorldTour, ma perché sono riuscito a mantenere i miei valori costanti. E’ un po’ il discorso che si fa con Nibali, fatte le dovute proporzioni. Magari ho meno picchi, ma anche meno down.

La Bardiani era la squadra più giovane. Per loro 1.700 chilometri di fuga
Al Giro la Bardiani ha percorso 1.700 chilometri in fuga
A proposito dello Squalo. Ha ragione lui a dire che sono le nuove leve ad andare forte o è Nibali che è andato piano?

Sono le nuove leve che vanno forte. Basta guardare i tempi di scalata delle salite e i ritmi imposti. Non c’è stato un giorno in cui si è andato piano. Forse nella tappa di Vasto, ma nella prima ora abbiamo fatto 51 e passa di media. E venivamo dalla frazione più veloce della storia del Giro a Brindisi. Per me questi nuovi ragazzi sono più freschi e recepiscono meglio i nuovi programmi di allenamento. Riescono ad esprimerli meglio.

Eri in gruppo e li ha visti pedalare anche in momenti di fatica: chi ti ha colpito?

Jai Hindley, un po’ lo conoscevo e non mi aspettavo un salto di qualità del genere. Ha fatto 3-4 giorni incredibili. E poi, anche se non è giovane, Rohan Dennis. Nelle prime due settimane era dietro a fare gruppetto e poi ha fatto vincere il Giro a Geoghegan Hart.

E tu cosa puoi fare per vincere? Una tappa o una corsa, s’intende…

La mia caratteristica è quella di attaccare e di arrivare massimo in due o tre, perché non sono veloce. E non ho neanche quel cambio di ritmo devastante, però ho una buona tenuta e una buona costanza di rendimento. Se guardo indietro sono soddisfatto del mio Giro. Sono entrato in quattro fughe, ho fatto una top ten e in salita riuscivo a tenere quando restavano una ventina o poco più di corridori.

E questo ti dà fiducia nel prossimo anno?

Sì, è un bello stimolo. Soprattutto per lavorare bene in salita. Essendo un po’ calato di peso durante il Giro sento di averne guadagnato in resistenza quando la strada sale, ma anche di aver perso qualcosa in pianura. Devo trovare il giusto compromesso. Se prima si parlava delle mie caratteristiche posso dire che se a metà anno ero più passista che scalatore adesso è il contrario.

Quanto peso hai perso durante il Giro?

Un chilo e mezzo: sono passato da 67,5 a 66 chili.

Tappa di Monselice: eri davanti a giocartela…

Sia lì che a San Daniele sono stai dei bellissimi momenti. A Monselice mi hanno ripreso a 15 chilometri dall’arrivo. Conoscevo bene quelle strade in quanto ho corso per tre anni alla Zalf e salire per quelle rampe con tutta quella gente che mi incitava sono sensazioni che porto ancora con me. A San Daniele discorso simile: ho fatto decimo, ma nel finale proprio non avevo più le gambe. Sono contento di questa terza settimana, come ripeto, per come ha reagito il mio corpo. Mi dispiace di non essere riuscito ad azzeccare altre fughe.

I prossimi obiettivi?

Il sogno è quello del WorldTour: lo so bene io, lo sa la mia squadra. Prima però devo dimostrare quanto valgo e trovare una certa continuità di rendimento e di piazzamenti. Per l’anno prossimo sarò ancora alla Bardiani.