Pinarello si riaffaccia ai vertici, prima di andare all’estero

19.09.2025
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Si torna a parlare di Alessandro Pinarello. Appena 22 anni, eppure nel giro del ciclismo che conta già da un quadriennio che nel mondo delle due ruote, soprattutto di questi tempi frenetici, è tantissimo. Il corridore di Conegliano ha chiuso quarto all’ultimo Giro di Toscana, in un contesto importante, finendo a 18” dal nuovo “vincitutto” Del Toro.

Un piazzamento che rappresenta una sorta di rilancio per il corridore veneto, arrivato al professionismo molto presto e sul quale si ripongo molte speranze, soprattutto dopo le difficoltà vissute in stagione: «E’ stato un primo riscontro dopo tanta fatica – dice – a dispetto di tutto non ho mollato. Adesso sono in una buona condizione, quindi spero di andare avanti in questo modo».

Pinarello al centro, vince la volata per il 4° posto al Giro della Toscana
Pinarello a sinistra, vince la volata per il 4° posto al Giro della Toscana
Quanto è pesato l’infortunio al Giro d’Italia?

Sinceramente tanto, soprattutto all’inizio quando sono stato operato e vedevo le tappe del Giro in tv, coloro che solo pochi giorni prima erano miei compagni ed avversari lì sul piccolo schermo. Invece io ero a casa, è stato davvero pesante. Poi comunque mi sono allenato tanto sui rulli perché avevo il tutore al polso e non potevo andare in bici. E’ stata una ripresa lunga, le prime settimane sono state pesanti.

Come era stato l’infortunio?

Alquanto stupido a dire il vero. E’ stata una semplice frenata di gruppo, un’inchiodata e alla fine mi sono trovato per terra. Ho messo giù male la mano e ho spaccato lo scafoide sinistro, l’osso era ridotto male. Sono stato operato e mi hanno messo due chiodi. Ho un polso nuovo questo è vero…

Quattro anni per il veneto alla VF Group Bardiani: tanti punti portati e la vittoria al Recioto 2024
Quattro anni per il veneto alla VF Group Bardiani: tanti punti portati e la vittoria al Recioto 2024
Un infortuno complicato, visto che sei rimasto più di tre mesi fuori dalle gare…

Sì e significa perdere gran parte della stagione. Il primo mese avevo un tutore che bloccava il polso, potevo solo fare rulli. Non impiegare minimamente il polso mi ha fatto perdere tutta la forza sul braccio sinistro. Quando sono tornato su strada, all’inizio era molto faticoso perché comunque non riuscivo a fare più di 2-3 ore e quindi bisognava concentrare quelle poche ore di allenamento per fare il più possibile. A questo accompagnavo spesso anche sessioni di palestra all’inizio, quindi facendo doppi allenamenti, quindi mattina e pomeriggio, alternando bici e rulli. Spezzavo l’allenamento per fare un po’ più ore. Sono tornato su strada a metà luglio.

I chiodi te li hanno già tolti?

Sono riassorbibili, nel giro di un anno se ne andranno da soli e questa nella disgrazia è una grande fortuna perché non mi dovrò rioperare e fermare di nuovo.

La cronometro iniziale del Giro d’Italia a Tirana. La sua corsa rosa è durata solo 5 tappe
La cronometro iniziale del Giro d’Italia a Tirana. La sua corsa rosa è durata solo 5 tappe
In Toscana sei entrato nella fuga decisiva…

E’ scollinato per primo Del Toro. Poi c’erano gli altri due, che erano Storer e un altro ragazzo, io ero con gli altri quattro. Non eravamo tanto distanti perché ce li avevamo là davanti, a fine discesa abbiamo ripreso Storer e l’altro il gruppetto si era ricompattato ma ormai il messicano era andato via. Poi Storer è ripartito insieme a Cras della TotalEnergies, ancora adesso che non ho ben capito come sono andati via, di forza. Noi ci siamo trovati un po’ al vento e anche il podio era andato.

Prima del Giro d’Italia, com’era stata questa annata?

E’ stata una stagione in sé positiva, la prima parte sicuramente. Ero partito dalle corse in Spagna a Maiorca e poi l’UAE Tour trovando anche un paio di Top 10  e lo stesso alla Tirreno-Adriatico, quindi nel contesto più qualificato. Poi alla Coppi & Bartali ero davanti, lo stesso al Laigueglia.

Europei juniores 2021, Pinarello insieme a Crescioli. Di lì a poco sarebbe saltato fra i pro’
Europei juniores 2021, Pinarello insieme a Crescioli. Di lì a poco sarebbe saltato fra i pro’
Tu hai 22 anni, però sei già al quarto anno con la VF Group Bardiani. Si era parlato tanto quando hai fatto questo salto che eri giovanissimo, forse troppo per passare. A distanza di tempo sei ancora convinto che sia stata la scelta giusta?

Sicuramente, per come mi hanno gestito il primo anno e secondo anno con la guida di Mirko Rossato. E’ stata una crescita molto graduale. Non mi posso lamentare, penso di aver imparato tanto in quel biennio, altrimenti mi sarebbe stato impossibile.

Rispetto ad allora, adesso a che punto sei, quanto pensi di dover crescere ancora?

Tantissimo, anche perché rispetto a quando sono passato mi sono sviluppato fisicamente, allora ero un po’ più piccolino, più magro. A livello di prestazioni penso ci sia ancora da migliorare, visto che comunque anche nelle ultime gare ho fatto dei buoni wattaggi anche essendo davanti, quindi c’è ancora da fare.

Il corridore di Conegliano è pronto a cambiare casacca, per la sua prima esperienza estera
Il corridore di Conegliano è pronto a cambiare casacca, per la sua prima esperienza estera
Qual è il tuo futuro?

Dopo quattro anni belli lascerò la Bardiani per fare la mia prima esperienza all’estero. Avendo già firmato sono più tranquillo, non devo affrontare le gare con l’angoscia di trovare la squadra. Sono comunque motivato, ma un po’ più tranquillo da quel punto di vista. Tra l’altro penso che sarà una buona esperienza di vita, confrontarmi con culture diverse, parlare un’altra lingua (diciamo che l’inglese lo parlo ancora poco, sarà un’occasione per migliorare).

Da qui alla fine dell’anno, quale gara hai messo come tuo obiettivo?

Il Giro dell’Emilia. Non ho mai fatto e vorrei di farlo bene. Poi il Lombardia dove vorrei andare più forte possibile per chiudere la mia esperienza alla VF Group Bardiani alla grande…

VF Group al Giro, l’ora del debutto per Martinelli e Pinarello

30.04.2025
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La wild card in più concessa agli organizzatori dei tre Grandi Giri ha permesso a RCS Sport di invitare al Giro d’Italia due delle tre professional italiane: Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè e Polti VisitMalta. Di quest’ultima abbiamo parlato, concentrandoci sul Giro di Piganzoli. Per il team di Bruno e Roberto Reverberi, invece, il discorso si fa un po’ più ampio. 

Con la partenza di Pellizzari e l’addio al ciclismo di Pozzovivo le possibilità di fare classifica sono sfumate. L’attenzione degli otto scudieri di Reverberi sarà sulle singole tappe e le possibilità di fuga. Il Tour of the Alps, corso senza troppi squilli ma in maniera abbastanza solida, è stato un’anticipazione di quello che vedremo a partire dall’Albania

Atteggiamento giusto

Sulle montagne del trentino Roberto Reverberi ha sciolto gli ultimi dubbi di formazione, decidendo chi andrà a completare la formazione della Vf Group-Bardiani. 

«Uscivamo dai cinque giorni di gara del Tour of the Alps – racconta Roberto Reverberi mentre si fa spazio tra i tanti impegni – dove c’era un solo dubbio su chi portare. Alla fine abbiamo scelto per Alessio Martinelli, non tanto perché valga più o meno degli altri, ma per l’atteggiamento che può avere in corsa. E’ uno capace di muoversi e scegliere il momento giusto. In una corsa come il Giro serve questo tipo di idea, andare in fuga. Chiaramente lo si deve fare quando è possibile e non nelle tappe in cui sappiamo di non avere spazio. Abbiamo visto che se restiamo ad aspettare il finale i migliori ci fanno fuori. E tra un ventesimo posto e una fuga fatta bene molto meglio la seconda opzione».

Marcellusi è una garanzia per quanto riguarda le fughe, qui con bici.PRO nel sopralluogo di Tagliacozzo
Marcellusi è una garanzia per quanto riguarda le fughe, qui con bici.PRO nel sopralluogo di Tagliacozzo

L’esordio di Pinarello

Dopo il debutto di Giulio Pellizzari lo scorso anno, in questa edizione della Corsa Rosa è arrivato il momento di Alessandro Pinarello. L’altro ragazzo che ha dato il via, insieme al marchigiano, al progetto giovani della Vf Group-Bardiani. Al quarto anno con la professional italiana è arrivato il momento per lui di misurarsi con le tre settimane di gara. 

«Fino alla Coppi e Bartali – spiega Roberto Reverberi – ha corso con continuità, poi abbiamo deciso di fermarlo e dargli un attimo di respiro. Al Tour of the Alps non è andato secondo le aspettative, ma è migliorato giorno dopo giorno ed ha avuto il coraggio di muoversi e provare. Per Pinarello abbiamo pensato a un calendario totalmente con i professionisti e questo passaggio fa parte della crescita. Prendere parte a un Grande Giro, come ha fatto Pellizzari lo scorso anno, ti cambia il motore. Pinarello è uno dei giovani chiamato al salto di qualità, anche perché in squadra non ci sono più i “vecchi” come Zoccarato o Tonelli».

Fiorelli, uscito in grande forma dal Giro d’Abruzzo, sarà una delle pedine di riferimento al Giro
Fiorelli, uscito in grande forma dal Giro d’Abruzzo, sarà una delle pedine di riferimento al Giro

Lo spunto di Fiorelli

L’uomo di esperienza per la Vf Group-Bardiani sarà Filippo Fiorelli, il siciliano arriva da un Giro d’Abruzzo corso in maniera solida con un quinto posto finale e la maglia della classifica a punti. Tornato a casa ha rifatto le valigie per andare in altura sull’Etna in vista del Giro. 

«Fiorelli sarà il nostro uomo per le volate – conclude Roberto Reverberi – ma non trattandosi di un velocista puro sappiamo potrà fare bene anche nelle tappe miste. Il Giro d’Abruzzo ci ha dato le risposte che ci aspettavamo da un corridore come lui. In tutto questo non dobbiamo dimenticare Enrico Zanoncello, anche lui è uno che quando il percorso si fa mosso è in grado di rimanere tra i primi. In generale il nostro obiettivo al Giro sarà di vincere una tappa, vogliamo onorare la corsa e l’invito ricevuto da parte di RCS. Negli anni i nostri ragazzi si sono fatti vedere e hanno fatto parlare di loro e questo è il nostro obiettivo».

Ultimo anno di contratto, Pinarello cerca lo squadrone

20.12.2024
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ALTEA (Spagna) – Per un singolare scherzo del destino, ma anche per l’abitudine di frequentare tutti gli stessi hotel, al Cap Negret di Altea si sono ritrovati sotto lo stesso tetto Alessandro Pinarello in maglia VF Group-Bardiani e Lenny Martinez, che dal 2025 vestirà quella della Bahrain Victorious. Il francese ha divieto di parlare prima del nuovo anno, ma basta vederlo risalire dal garage assieme a Roman Kreuziger per ricordarsi di quando lo incontrammo la prima volta. Era il Giro della Lunigiana del 2021, quando la Francia si impose sugli italiani, fra cui appunto correva l’atleta veneto.

Da allora Martinez fece un anno nel devo team della Groupama-FDJ, poi salì nel WorldTour cominciando a crescere e vincere. Pinarello invece scelse un percorso super accelerato per gli standard italiani. Salì subito nel neonato gruppo giovani della Bardiani, dovendo prendere altra residenza, e ha vissuto gli ultimi tre anni facendo esperienza avanti e indietro tra i pro’ e gli under 23. Ha vinto il Palio del Recioto ed è arrivato nono al Giro Next Gen. Dal 2025 però correrà soltanto fra i professionisti. E la sensazione, che lui conferma con parole chiare, è quella che voglia spiccare il volo. Con 21 anni compiuti a luglio, anche il suo cammino di crescita potrebbe rivelarsi molto interessante (in apertura, foto di Gabriele Reverberi).

Per Alessandro PInarello, 21 anni, inizia il 4° anno con i Reverberi: il primo tutto fra i pro’
Per Alessandro PInarello, 21 anni, inizia il 4° anno con i Reverberi: il primo tutto fra i pro’
Come va?

Tutto bene, siamo qua in Spagna, un po’ distanti dal freddo da casa. Siamo ripartiti con questo ritiro di due settimane. L’ambiente è ottimo. Nell’albergo si sta bene. Lo staff della squadra è al completo. Torniamo a casa con un bel blocco di lavoro un bel blocco di lavoro in vista delle vacanze di Natale e poi l’inizio di stagione.

Che cosa ti sei portato via dal 2024?

Di sicuro più esperienza, crescita personale anche a livello fisico. Quindi nelle corse più lunghe, con i chilometraggi superiori e percorsi più impegnativi. Una maggiore resistenza alla fatica. Quindi penso di iniziare questa stagione con più motivazione e anche più consapevolezza di me stesso.

Hai vissuto finora una crescita per step molto graduali, sta andando come pensavi?

Sono contento, perché vedo che pian piano, sia durante la stagione sia comunque in questi anni, essere a cavallo fra gli under 23 e i professionisti mi ha aiutato soprattutto mentalmente. Il 2025 è il mio ultimo anno di contratto, per cui c’è voglia di dimostrare. Quella magari c’è sempre, ma quest’anno ancora di più per trovare anche una nuova casacca, diciamo così.

In quale ambito pensi di dover crescere per sentirti pronto al grande salto?

Penso che probabilmente le corse a tappe siano un terreno dove si può crescere, però dove davvero vorrei migliorare sono le corse di un giorno. Credo che lì possa fare bene anche adesso. Lavorare sulla resistenza e l’esplosività. E con la squadra stiamo valutando la preparazione giusta, che però sarà più intensa da gennaio. Quindi per il momento sono abbastanza tranquillo. La stagione è lunga e c’è sempre tempo per lavorare.

Il Palio del Recioto è stato la sua unica vittoria 2024, battendo Pescador (photors.it)
Il Palio del Recioto è stato la sua unica vittoria 2024, battendo Pescador (photors.it)
Cosa intendevi per “cambiare casacca”?

E’ la volontà di chiunque passi professionista. L’obiettivo è sempre quello di andare in una squadra più forte, una squadra più importante. Quindi questo è quello che cercherò più che altro in questa stagione.

Aver fatto avanti e indietro fra professionisti e under 23 ti è servito per crescere?

L’anno scorso è servito molto, sicuramente. Quest’anno però correrò solo con professionisti, quindi diciamo il passaggio al livello più alto sarà completo. Correre fra gli under 23 è un’altra cosa. Si nota proprio… l’ignoranza di un modo di fare meno ordinato, al contrario del professionismo in cui è tutto molto più preciso.

E il fatto di correre per tutto l’anno con i grandi è uno stimolo oppure c’è qualche timore?

No, sono molto tranquillo, non ho timore di niente. Ovvio non sarà facile, ma se abbiamo fatto questa scelta è perché abbiamo valutato che sia pronto.

Feste a casa?

Meglio non fare le feste (ride, ndr), sennò si mangia. Però sì, le passerò a casa. E poi a gennaio torneremo qui per altre due settimane. Per ora stiamo facendo tante ore, un bel lavoro di fondo, ma senza strafare. Poi cominceremo a metterci anche la qualità e la sera saremo certamente più stanchi.

Pinarello: «Avenir? Pronto a prendermi le responsabilità»

06.08.2024
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Continua la marcia di avvicinamento al Tour de l’Avenir. Marino Amadori è al lavoro al Sestriere con i ragazzi che porterà in Francia e anche all’Europeo, ma certo a tenere banco è la “Petite Grande Boucle”. E continua il nostro viaggio nell’ascoltare gli azzurri che saranno al via di questa importante corsa. Dopo Ludovico Crescioli e Simone Gualdi, stavolta sentiamo Alessandro Pinarello, uno dei tre azzurri che su carta sono deputati a fare la classifica.

Pinarello, in forza alla VF Group-Bardiani, rispetto ai suoi due colleghi ha avuto un avvicinamento diverso: niente Giro della Valle d’Aosta, ma tantissima altura e Tour d’Alsace. Tutto fa parte di un grande lavoro mirato proprio all’Avenir.

Pinarello (classe 2003) in ritiro al Sestriere con la nazionale
Pinarello (classe 2003) in ritiro al Sestriere con la nazionale
Alessandro, da qualche giorno hai raggiunto i tuoi compagni al Sestriere, come vanno le cose?

Sto bene, vengo già da un lungo periodo di altura, poi l’Alsazia e poi ancora l’altura. A luglio ero stato sul Passo Eira, quindi nella zona di Livigno, per ben tre settimane.

Al Tour d’Alsace come è andata? Se si guardano i risultati non c’è stato l’acuto, ma questo conta fino ad un certo punto…

Io mi sono sentito bene, tranquillo. Forse per il risultato ho risentito un po’ dell’altura, ma nel finale stavo già meglio, specie negli ultimi due giorni.

Una preparazione estremamente mirata: tanta altura e poi diretto all’obiettivo. Come i grandissimi.

Sapevo che sarebbe andata così, ma sono convinto di questo modo di lavorare. Anche dall’Alsazia mi ero sentito con Marino, ma nulla di che, giusto per sapere come stavo. Io credo che stiamo preparando perfettamente questo Avenir, sia dal punto di vista dell’allenamento, che della nutrizione, dei dettagli…

Pinarello è un habituè dell’azzurro. Quello che arriva è il suo secondo Avenir (foto Instagram)
Pinarello è un habituè dell’azzurro. Quello che arriva è il suo secondo Avenir (foto Instagram)
E ora brillantezza?

In Alsazia non ho sofferto troppo il ritmo gara. Mancano due settimane, qui al Sestriere stiamo facendo un bel blocco di lavoro con tutti i ragazzi e poi avrò ancora una settimana a casa. Dal 10 agosto quindi potrò fare una bella rifinitura lavorando a bassa quota. Ma anche qui in montagna stiamo spingendo!

Hai detto del nutrizionista. Ha cambiato qualcosa?

Diciamo che da quest’anno curo meglio i dettagli. Adesso mi segue un nutrizionista ed è stato un bello scalino, mi ha dato molto. Essere seguito mi sta aiutando molto con la nutrizione in altura, per esempio. In quota si consuma di più e adesso mangio in modo adeguato anche in questa situazione.

Alessandro, Amadori riserva su di te molte speranze. Vai all’Avenir per fare cosa?

Per fare il meglio possibile. Quest’anno ho lavorato moltissimo sulle salite lunghe, che era un po’ quello che forse mancava. E sono migliorato, spero che basti per l’Avenir.

Tu e Crescioli leader: ti piace?

Ci sta! Me la prendo tutta questa responsabilità. Non mi faccio problemi, anzi… mi piace.

Pinarello in azione al Tour d’Alsace, sfruttato come tappa di avvicinamento nella preparazione per l’Avenir
Pinarello in azione al Tour d’Alsace, sfruttato come tappa di avvicinamento nella preparazione per l’Avenir
State vedendo le tappe, cosa ti sembra del percorso dell’Avenir?

Abbiamo fatto già il Colle delle Finestre e in questi giorni stiamo vedendo anche la terza e quarta tappa. Mi sembra un percorso molto esigente, più dell’anno scorso in cui c’erano almeno due o tre frazioni tranquille. Quest’anno è più duro e con tanta più salita ed anche per questo ho lavorato di più su questo terreno. Salite e discese, salite e discese… ci si deve presentare lucidi. E’ un problema sbagliare le salite e lo stesso vale per le discese.

Chi saranno per te i rivali più pericolosi?

Non saprei dire di preciso. So che i ragazzi della Visma-Lease a Bike (di varie nazionalità, ndr) lo stanno preparando molto bene. So che hanno fatto tutte le ricognizioni e anche loro sono in ritiro in quota. Poi vedremo che cosa vorrà fare Jarno Widar. E’ lui il favorito numero uno, specie dopo quel che ha fatto al Valle d’Aosta. E so anche che c’è Morgado. Un anno di WorldTour lo ha fatto migliorare di sicuro, ma forse le salite dell’Avenir sono un po’ troppo per lui. Vediamo. Io e i ragazzi siamo pronti a dare tutto.

Il taccuino di Amadori: cosa ha detto il Giro Next Gen?

23.06.2024
4 min
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Il capitolo chiuso con il secondo Giro Next Gen ha lasciato delle tracce di qualcosa che già si sapeva, ma ora risulta confermato. C’è un ciclismo giovanile che viaggia a due velocità diverse, se non tre. Nella carrozza numero uno ci sono i devo team del WorldTour, squadre in cui gareggiano i corridori più forti e pronti al mondo dei grandi. Con maglie degli stessi colori delle squadre maggiori, per far capire che i cammini sono, in parte, già intrapresi.

Nel secondo vagone viaggiano le continental, non tutte meriterebbero di avere questa nomenclatura, ma il problema è da rimandare in altre sedi. Infine ci sono le squadre di club, invitate e mai protagoniste, divorate da ritmi che le hanno decimate giorno dopo giorno. 

Kajamini (a sinistra) è stato l’unico italiano che ha provato a reggere il ritmo in salita (foto NB Srl)
Kajamini (a sinistra) è stato l’unico italiano che ha provato a reggere il ritmo in salita (foto NB Srl)

Gli occhi di Amadori

In questa edizione il cittì della nazionale under 23 ha guidato una selezione di sei ragazzi, tutti provenienti da squadre escluse dal Giro Next Gen

«Dal lato tecnico si sapeva che sarebbe stato un Giro Next Gen con un bel lotto di partenti – spiega – di conseguenza c’era da aspettarsi questo divario. Avrei voluto vedere qualcosa in più in salita, ma si era visto alle prove di Coppa delle Nazioni che in questo campo eravamo indietro. In Polonia e Repubblica Ceca avevamo fatto due quindicesimi posti con Scalco e Crescioli. Un plauso va fatto a Kajamini e Pinarello, che sono entrati nei primi dieci e ai livelli visti al Giro Next Gen non è facile». 

Qualcuno è mancato…

Crescioli è stato male tutti gli otto giorni praticamente, si è ripreso solo alla fine. Mosca che era in squadra con me e lo avevo portato per testarlo è caduto subito. Il suo Giro Next Gen è durato solamente cinque chilometri. Quindi c’è stata anche un pochino di sfortuna.

Esclusi gli arrivi in quota gli italiani si sono fatti vedere.

Nei percorsi misti abbiamo fatto vedere che ci siamo, i ragazzi sono stati spesso presenti e competitivi. Anche nelle volate ci sono stati sprazzi di Italia con Conforti che si è lanciato con coraggio. Chiaro, non abbiamo vinto, ma essere lì a giocarsela è comunque incoraggiante.  

In volata la bandiera tricolore è stata difesa da Conforti (Vf Group-Bardiani) che si è sempre piazzato
In volata la bandiera tricolore è stata difesa da Conforti (Vf Group-Bardiani) che si è sempre piazzato
Forse il miglior giorno a Zocca, con Privitera terzo?

Non solo lui, quel giorno c’erano tanti ragazzi in fuga: Privitera per l’appunto ma anche Romele, Borgo e Peschi. Non era una giornata semplice per gli attaccanti, perché il gruppetto è uscito di forza a velocità assurde. 

Ora arrivano gli appuntamenti importanti per la nazionale: Avenir, mondiali ed europei.

Su quelli dovremo lavorarci. Dopo il Valle d’Aosta andrò in altura a Sestriere come ogni anno. Cercheremo di fare la squadra migliore per l’Avenir in primis e poi per europeo e mondiale.

Privitera in maglia Hagens Berman, classe 2005, ha fatto vedere sprazzi di talento (foto LaPresse)
Privitera in maglia Hagens Berman, classe 2005, ha fatto vedere sprazzi di talento (foto LaPresse)
Un Giro Next Gen che ha fatto vedere come i primi anni siano già forti.

I primi due (Widar e Torres, ndr) sono giovanissimi, ma anche i nostri si difendono bene, tra tutti Borgo e Privitera. C’è da dire che i corridori che arrivano dalla categoria juniores sono già bravi, preparati e all’altezza. Poi noi abbiamo anche tanti ragazzi 2005, oltre a Borgo e Privitera ci sono anche Gualdi e Turconi ad esempio. 

Poi ci sono stati anche alcuni assenti illustri tra i nostri…

I primi anni da noi soffrono del fatto che hanno la scuola e la maturità da affrontare. Però chi è venuto ha messo alle spalle una bella esperienza, in una corsa che non regala nulla. Ci è mancata la vittoria, ma a questi livelli non è mai facile imporsi.

Giro Next Gen, prove di WorldTour: comanda la prestazione

12.06.2024
6 min
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Domenica nella crono ha vinto Soderqvist: 21 anni, della Lidl-Trek. Lunedì è toccato a Magnier: 20 anni della Soudal Quick Step. Ieri ha vinto Jarno Widar – 18 anni della Lotto-Dstny – forse il più ragazzino eppure uno dei predestinati (foto di apertura). Al primo arrivo in salita, diversi corridori di piccole squadre sono andati a casa, altri hanno rischiato di farlo. La Arvedi Cycling ne ha persi quattro su sei: due ritirati, due fuori tempo massimo. Spiega il manager Rabbaglio che sono stati male, altrimenti tre sarebbero arrivati. Il Giro Next Gen è cominciato solo da tre giorni eppure scorrendo le classifiche si ha la sensazione di trovarsi in una gara WorldTour.

Fa eccezione l’ottimo quinto posto di Kajamini (Team MBH Bank Colpack Ballan) nella tappa di ieri. Per il resto comandano i devo team, come prevedibile. Ma soprattutto stanno imponendo al gruppo un modo di correre da professionisti navigati. Scordiamoci l’andare garibaldino degli U23 di pochi anni fa.

Il gruppo lascia la Valle d’Aosta, sullo sfondo il forte di Bard (foto Giro Next Gen)
Il gruppo lascia la Valle d’Aosta, sullo sfondo il forte di Bard (foto Giro Next Gen)

La mossa di Pinarello

Ad esempio ieri il coraggioso Pinarello, vincitore quest’anno del Palio del Recioto, è andato all’attacco lontano dall’arrivo, si è lasciato cuocere e nel finale non ha avuto forze quando i vari leader hanno iniziato a fare la corsa. Per questo abbiamo chiesto al suo tecnico Mirko Rossato di capire in che modo si stia correndo al Giro Next Gen. Il padovano ha seguito la squadra maggiore per buona parte del Giro dei grandi, il confronto gli viene facile.

«Poteva andare meglio – dice ragionando sulla tappa di Pian della Mussa – ma purtroppo Pinarello ha sbagliato. Si è fatto abbindolare, non deveva andare via a 18 dall’arrivo. E’ rimasto a bagnomaria per 10 chilometri e poi l’ha pagata. Doveva aspettare i 4 chilometri, invece ha visto partire Graat della Visma e Donie della Lotto-Dstny e gli è andato dietro. Era Paletti semmai che doveva muoversi in quel momento, lui doveva stare fermo e aspettare il finale».

La sensazione però è che si stia correndo davvero in stile WorldTour.

Esattamente così. Ci sono tre fasi di corsa. La prima è la solita fuga che non interessa a nessuno, sempre in base al percorso. Poi arriva la squadra che prende in mano la corsa, come ieri la Visma. Infine dopo aver fatto le salite, con le squadre un po’ decimate, viene avanti chi ha ancora i tre-quattro corridori e da quel punto si corre da professionisti. Si decide qual è il corridore di punta e gli altri lavorano. Noi per ora non facciamo questo.

Perché?

Cerco di dare spazio a tutti perché possano giocarsi le proprie carte. E semmai in finale, quando si decide chi è l’uomo in forma, chiederò agli altri di aiutare. Però vi confermo che si sta correndo come nei professionisti. A maggio abbiamo fatto l’Alpes Isere Tour, dove ha vinto ugualmente Widar e noi abbiamo fatto ottavi, noni e decimi in classifica. Anche lì c’erano le dinamiche delle squadre pro’. Porti il corridore veloce se vedi che c’è una tappa adatta, altrimenti la squadra lavora per chi fa la classifica. Non c’è più spazio per azioni da lontano, il gruppo è in grado di chiudere. In Italia si corre allo stesso modo solo nelle internazionali.

Dove infatti arrivano anche i devo team?

Esatto, dipende dai partecipanti. Se c’è un bel numero di devo team, si corre ancora da professionisti. Come al Palio del Recioto oppure al Belvedere. Altrimenti se non ci sono le devo straniere, si corre un po’ più alla garibaldina, da dilettanti. Guardate l’ordine di arrivo di ieri, sono tutti nomi da WorldTour. Loro il posto per il Giro devono conquistarselo, così come il posto nella squadra principale, quindi la prima selezione ce l’hanno all’interno. Io invece voglio vedere effettivamente dove può arrivare un corridore e semmai chiedo che lavorino per un compagno in base alle tappe. Lunedì ad esempio siamo partiti per fare la corsa per Conforti e in finale si sono messi a disposizione e siamo arrivati secondi.

Quindi il Giro Next Gen non è più una corsa in cui si possa fare esperienza…

Esatto, comanda la prestazione. Quelli che non sono stati invitati non so cosa avrebbero potuto fare. Forse dovrebbero fare più corse a tappe all’estero per sperare di venire qui a fare una bella corsa. Noi le gare a tappe le facciamo e anche qui abbiamo una buona squadra, ma alla fine per abbiamo raccolto poco o niente. Avevamo grandi ambizioni, ma basta che sbagli un attimino e la paghi.

Probabilmente, ragionando come i devo team, sareste dovuti venire a vincere il Giro Next Gen con Pellizzari?

Probabilmente qualcuno avrebbe ragionato così. Noi abbiamo rinunciato a portarlo per lasciargli fare il Giro dei grandi. Se avessimo voluto, l’avremmo portato e sono certo che Giulio sarebbe stato a giocarsi la vittoria. Però l’abbiamo visto maturo ed era giusto che corresse con i grandi. Non siamo stati egoisti e qui abbiamo portato un ragazzo giovane come Turconi per fare esperienza in prospettiva futura. Ma avete ragione: abbiamo rinunciato all’ambizione più grande, che era quella di vincere il Giro.

In che modo per Pinarello l’errore di oggi sarà qualcosa di utile?

Gli servirà certamente di lezione, adesso sarà mio compito motivarlo. La sua ambizione non era quella di perdere due minuti, ma di fare il podio. C’è ancora spazio e so anche che già nella tappa di Fosse, se ha le gambe, possiamo fare qualcosa. Il guaio di questa corsa è che si ragiona e ci si muove come professionisti, ma non si usano le radioline. Io sono favorevole che con i giovani se ne faccia a meno, mi piace spiegarglielo e aspettare che poi lo mettano in pratica. Però in certi casi… Se ieri avessi avuto la radio, a Pinarello avrei detto di rialzarsi subito. Lo avrei fermato. Però emerge un’altra cosa. Quelli che dominano sono capaci di correre anche all’antica, sono corridori formati davvero bene.

Al Recioto la “redenzione” di Pinarello che vince e cresce

02.04.2024
4 min
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L’ultima curva, ai 300 metri dall’arrivo, ci fa intravedere due maglie, quella della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè di Pinarello e quella di Pescador della GW Shimano. Nell’avvicinarsi allo sprint Pinarello, che parte secondo, prende il riferimento all’avversario e lo brucia. Ha anche il tempo di girarsi ai 25 metri per controllare e poi esplode nella felicità che tanto ha cercato. 

«Non vincevo da quando ero junior – dice Pinarello con ancora la fatica cucita addosso – è sempre bello passare per primo sotto la linea del traguardo, mi mancava. Il sapore della vittoria ha qualcosa di unico, per tanto tempo l’ho inseguito, compreso ieri al Belvedere, oggi sono tornato a gustarmelo».

Più forti, senza dubbio

Un titolo al plurale, perché oggi ha vinto Pinarello, è vero, ma il grande lavoro fatto dai compagni ha fatto da cornice alla sua bellissima prestazione. I Vf Group-Bardiani sono stati spesso davanti, poi negli ultimi chilometri anche i calabroni della Visma – Lease a Bike si sono messi a tirare per fare selezione. 

«Probabilmente – prosegue Pinarello – come vittoria vale anche qualcosa in più rispetto alle altre. Il Palio del Recioto, tra le internazionali è la più dura e quella di maggior importanza che c’è in Italia: 3.000 metri di dislivello in 140 chilometri sono davvero tanti, fanno capire quanto impegnativa sia. Oggi è servito rimanere molto concentrati sulla corsa rispetto al tenere le gambe fresche».

«La corsa è stata un lungo braccio di ferro tra noi e la Visma – Lease a Bike. Sulla salita finale loro hanno provato ad imporre il ritmo ma non era altissimo. Paletti si è messo in testa e ha spinto forte, facendo un bel danno in gruppo. Una volta in discesa ero indeciso se provare ad arrivare da solo oppure no, ma con il senno di poi è stato meglio restare con Pescador e giocarmi la volata. Sapevo di essere più veloce e così è stato».

L’abbraccio del pubblico per il veneto è stato fortissimo, tanta gioia per la vittoria di un corridore di “casa”
L’abbraccio del pubblico per il veneto è stato fortissimo

E’ ora di crescere

Alessandro Pinarello è arrivato al terzo dei suoi quattro anni previsti con la squadra di Reverberi. E’ arrivato quando appena passato da junior a U23, si è adattato, ha visto come si corre e lo ha messo in pratica. La sua crescita è stata graduale, impreziosita da alcune corse con i professionisti, che nel tempo sono diventate sempre più frequenti

Sia ieri al Belvedere, che oggi al Recioto, il vincitore è uscito dalla Settimana Internazionale Coppi e Bartali. 

«Sono partito molto bene quest’anno – ammette – fin dal Tour of Antalya (terminato secondo, ndr). Ho corso molto con i professionisti, visto che dopo la corsa turca sono andato all’Istrian Spring Trophy e alla Coppi e Bartali. Correre con i grandi è bello, stimolante e parecchio utile per crescere e avere un colpo di pedale diverso».

«Nei primi due anni qui – continua a spiegare – ho visto tanti miglioramenti, ma i più concreti sono arrivati questo inverno. Reggo meglio le corse lunghe e insieme al nutrizionista abbiamo lavorato sull’alimentazione. Ho perso qualche chilo e si vede in gara. Tutto è curato perfettamente».

Festa in casa

Oggi la squadra di Rossato ha fatto il diavolo a quattro, lavorando e rendendo la gara dura. Non si sono spaventati nel confronto con il resto del gruppo e hanno massimizzato il risultato. Durante la conferenza stampa di Pinarello è entrato anche Pellizzari. La squadra si basava sulle due punte di diamante. La vittoria è arrivata e questo è quello che conta.

«La gara – spiega il vincitore – era impostata per noi, ma senza un vero capitano designato. Nel 2023, qui, siamo arrivati secondo (Pellizzari, ndr) e terzo. Quindi eravamo appaiati nei ruoli. Pellizzari ha provato a fare il forcing, poi però l’occasione è arrivata a me».

Approfittiamo della presenza del compagno e gli chiediamo di fare lui una domanda a Pinarello. 

«Niente domande – dice un sorridente Pellizzari – solo i complimenti ad Alessandro che ha vinto meritatamente una bella corsa».

Pinarello torna dalla Turchia con nuove consapevolezze

13.02.2024
4 min
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Il viaggio di ritorno dalla Turchia per Alessandro Pinarello è durato praticamente tutta la giornata di lunedì. Dal Tour of Antalya il corridore della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè ha messo in valigia un secondo posto nella classifica generale. Lo ha conquistato sulle strade della terza tappa, quando ha tagliato il traguardo posto in cima alla salita di Tahtali. Quello che è uscito da quella frazione è un podio tutto italiano con Piganzoli, Pinarello e poi Zambanini. Ordine che si è rispecchiato anche nella classifica finale il giorno successivo. 

«Il viaggio è stato lungo – dice Pinarello appena messo piede alla Tenuta il Cicalino, in Toscana – rimarremo qui per il ritiro di squadra, fino al 22 febbraio. Un bel blocco di allenamento e domani sarò già in bici, il giorno di riposo era oggi».

Secondo nella tappa regina, alle spalle dell’amico e rivale Piganzoli
Secondo nella tappa regina, alle spalle dell’amico e rivale Piganzoli
Che cosa provi se ripensi al Tour of Antalya appena concluso?

Penso al secondo posto nella tappa più impegnativa e sono felice. Era la prima gara della stagione, ho avuto delle belle risposte, ma sono tranquillo. La strada per la stagione è ancora lunga, ma questo è un buon inizio.

Ti sei giocato la tappa, e la classifica, con altri due italiani giovani…

E’ sicuramente una cosa davvero bella, che da un lato ci dà, e mi darà, tante motivazioni. Con Piganzoli ho condiviso tante esperienze, tra cui il Tour de l’Avenir del 2023. Anche “Zamba” (Edoardo Zambanini, ndr) lo conosco molto bene. Trovarci a lottare sulla salita finale della tappa più dura è stato bello. 

Il confronto tra i due alla fine della tappa, uno scambio di battute e la consapevolezza di essere stati forti
Il confronto tra i due alla fine della tappa, uno scambio di battute e la consapevolezza di essere stati forti
Raccontaci la tappa, come l’hai vissuta?

Partivamo per la Turchia senza un vero capitano. Sapevamo che la terza frazione avrebbe fatto la differenza e sulla salita finale avevamo carta bianca. La Tudor ha tenuto la corsa in mano per tutto il giorno, anche sulle prime rampe dell’ultima salita. Il ritmo è stato alto ma regolare per tutto il giorno, quindi di fatica ne abbiamo fatta. 

E nel finale com’è andata?

La selezione è arrivata man mano, chilometro dopo chilometro. Piganzoli è stato il primo a provarci, l’ho seguito e siamo rimasti fuori noi due per un chilometro. Zambanini è rientrato assieme a Badilatti. Ai meno tre chilometri “Piga” ha fatto un secondo scatto, che sinceramente non mi aspettavo, ed è stato bravo a tenere il vantaggio. Secondo me non ci credeva troppo nemmeno lui, ma gli va dato atto di aver portato a termine l’azione. 

A completare il podio giovane e italiano ecco Zambanini, i tre si conoscono da tempo
A completare il podio giovane e italiano ecco Zambanini, i tre si conoscono da tempo
Cosa vi siete detti alla fine?

Eravamo consapevoli di essere andati forte, ci siamo parlati e confrontati. Alla fine siamo avversari in gara, ma fuori dalla bici siamo amici. Per quanto mi riguarda ero anche sorpreso di aver fatto determinati valori a inizio stagione. 

Hai cambiato qualcosa durante questo inverno?

Un po’ nella preparazione e nel peso. A inizio inverno ho lavorato tanto sulla forza e sull’esplosività sia in bici che in palestra. Nella seconda parte ho fatto tanti allenamenti alla soglia, cosa utile per andare forte in salita, come si è visto (dice con una mezza risata, ndr). 

Il peso come lo hai curato?

Con il mio nutrizionista abbiamo capito che c’era la possibilità di dimagrire. Ora ho una dieta calibrata giorno per giorno in base agli allenamenti e all’intensità. Era un obiettivo perdere qualche chilo, volevo arrivare ad un peso forma che voglio tenere costante per tutta la stagione. Forse qualcosina posso perdere ancora, ma vedremo passo per passo. 

Dopo il ritiro al Cicalino hai già un programma?

Il 28 febbraio corro al Laigueglia, poi Istrian Trophy, Coppi e Bartali e poi vedremo il calendario italiano. Qualche gara da under 23 la farò ancora, ma sempre meno rispetto alle passate stagioni.

Il Giro, con la banda dei giovani italiani, è una possibilità?

No no, penso che farò ancora un passo intermedio con il Giro Next Gen. C’è tempo per fare tutto, ma con calma.

Podio tutto italiano, ad Antalya arriva la prima di Piganzoli

11.02.2024
4 min
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Giovani e italiani. Al Tour of Antalya, la generazione Z ha dettato legge sull’arrivo della terza tappa a Tahtali in Turchia. Davide Piganzoli classe 2002 si è imposto su Alessandro Pinarello classe 2003 e Edoardo Zambanini 2001. Un podio tricolore che vede sul gradino più alto il valtellinese che alla sua seconda stagione tra i pro’ ha vinto la prima gara tra i grandi. Un successo inaspettato, ma figlio di un ottimo inverno e della dedizione che ha sempre contraddistinto il ventunenne fin da quando è entrato in gruppo. Una scommessa vinta anche dal Team Polti-Kometa che conquista il primo successo stagionale con il più giovane del roster. 

Per Piganzoli è il primo successo tra i pro’
Per Piganzoli è il primo successo tra i pro’
Davide complimenti! Ti aspettavi questa vittoria?

No, non me l’aspettavo. Sapevo di star bene però direi proprio di no. Ho cercato di dare tutto me stesso quando ho attaccato e alla fine è andata bene.

Cosa hai provato alla tua prima vittoria da pro’?

Sicuramente è un’emozione grandissima, quando non te l’aspetti poi è ancora più bello. Sono contento per me, perché alla fine penso di meritarmela dopo i tanti sacrifici che ho fatto. Ma sono altrettanto felice per la squadra perché è un periodo in cui credono tanto in me e sono veramente contento di averli ripagati.

Come sei arrivato a questa corsa, avevi comunque buone sensazioni?

Ho fatto un bell’inverno. Ho iniziato la stagione con il Gran Premio Castellon dove già sentivo di star bene. Poi ho fatto la Volta a la Comunitat Valenciana dove anche se c’era un gran livello, io ero lì a battagliare. Alla fine sono venuto qua, confidavo un po’ in me stesso e sono riuscito a conquistare questa vittoria.

Quella di ieri è stata anche la prima vittoria stagionale per il Team Polti-Kometa
Quella di ieri è stata anche la prima vittoria stagionale per il Team Polti-Kometa
Raccontaci un po’ di dietro le quinte. Cosa ti hanno detto i tuoi compagni?

Prima della della tappa si voleva già fare la gara dura per me e per Paul Double che sta andando molto forte. Dopo l’arrivo i miei compagni erano tutti molto felici. Domani è l’ultima tappa e proveremo a tenere la maglia del leader. 

E’ anche la prima vittoria stagionale della Polti-Kometa…

E’ una vittoria molto importante. Ci ha dato a tutti una bella carica e non vedevamo l’ora di conquistarla. 

Raccontaci brevemente il finale?

Abbiamo preso la salita che eravamo già da una cinquantina di corridori, nei tratti precedenti si era fatto un buon ritmo. Abbiamo imboccato la salita a tutta, c’è stato l’attacco di un mio compagno dopodiché l’hanno ripreso e ha provato ad attaccare un atleta della Q36.5 su cui ho recuperato. Infine a tre chilometri ho provato io ed è andata bene. 

Podio tutto italiano, anche questo ha reso tutto più speciale?

Sì, perché alla fine si sente tanto parlare che non c’è più il ciclismo in Italia e tutte le polemiche annesse. Invece sia io che Pinarello che Zambanini abbiamo fatto vedere che l’Italia c’è ancora e siamo lì.

Piganzoli e Lonardi oggi difenderanno le maglie di leader della generale e dei punti
Piganzoli e Lonardi oggi difenderanno le maglie da leader della generale e dei punti
Vincere così a inizio stagione è una bella iniezione di fiducia per per le prossime gare. Cosa ci dobbiamo aspettare da Davide Piganzoli?

Sicuramente ti mette morale, ti mette fiducia, ti fa lavorare ancora più convinto e vedremo un po’ per i prossimi appuntamenti. Rimango concentrato e non mi monto la testa, siamo solo all’inizio.

Quali sono i tuoi prossimi impegni?

Adesso farò il Gran Camino, il Trofeo Laigueglia, la Tirreno-Adriatico e poi andrò sul Teide per preparare il Giro d’Italia. 

Come avete festeggiato? 

Abbiamo aperto lo spumante qui in hotel, però c’è da stare concentrati perché alla fine domani (oggi, ndr) si può fare ancora bene e bisogna finalizzare il tutto e stare attenti alla VF Group-Bardiani visto che Pinarello è a 18 secondi. In più dobbiamo dare tutto per fare bene con Lonardi in volata che nella seconda tappa ha fatto vedere di essere in condizione facendo quarto.