Consonni fra il Tour e il primo inverno (quasi) senza pista

11.09.2025
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Ho vinto un viaggio in Cina? Cosa, un viaggio in Cile? «Hanno cominciato ad ammalarsi tutti – dice Consonni – e a un certo punto ho avuto la sensazione che sarebbe toccato a me. Infatti l’altro giorno è arrivata una mail che lo confermava. In Cina, non in Cile. Quello mi sarebbe piaciuto». In Cile si svolgeranno i mondiali della pista in ottobre, ma Consonni non ci sarà. Della vecchia guardia ci sarà forse Viviani, mentre per il resto si darà spazio al nuovo che avanza. Fa uno strano effetto, ma tutti erano al corrente e il programma sarà rispettato.

Ganna e Consonni, come pure Milan: per il primo inverno da 5 anni non correrano in pista
Ganna e Consonni, come pure Milan: per il primo inverno da 5 anni non correrano in pista
Che effetto fa sapere di non essere nel gruppo del mondiale?

Mi hanno tagliato perché sono troppo vecchio (scoppia a ridere, ndr). E’ strano, molto strano e dispiace, però in questo modo riusciamo a prendere un po’ d’aria. Non dico che s’è cominciato da Rio, ma quasi. Ogni anno si è tirato dritto. Questo probabilmente è il primo anno che abbiamo un quadriennio pieno tra un’Olimpiade e l’altra, quindi vediamolo come il meritato riposo dopo anni di dedizione.

Combattuto fra sentimento e ragione?

La verità è che il mio cuore appartiene alla pista. Se dovessi scegliere tra pista e strada, pochi dubbi. La pista è dove mi sono tolto le emozioni più forti, dove ho sempre vissuto con i miei amici, dove c’è un gruppo che non è solo un gruppo di atleti. Il dispiacere è legato a questo, per il resto va bene così.

Durante l’anno sei andato qualche volta a girare a Montichiari?

Sono andato un paio di volte. Dovevo passarci anche prima nel Tour, però la pista è stata chiusa per dei lavori e quindi la preparazione indoor è stata un po’ un po’ a singhiozzo. Ma visto che siamo sul discorso, questa settimana sono tornato a girare e a fine mese dovrei debuttare in gara a Aigle. La pista non si molla mai.

Dopo la caduta di Carcassonne, il Tour di Consonni è diventato fortemente in salita
Dopo la caduta di Carcassonne, il Tour di Consonni è diventato fortemente in salita
Tua sorella Chiara ha detto di aver avuto difficoltà su strada avendo perso tante giornate in pista.

Qualche giorno fa ho parlato con Manlio Moro, che dieci giorni fa è andato in pista ad allenarsi. Mi ha detto che da una parte gli mancava l’idea di girare, ma non gli mancava il lavoro. Nel senso che quando stai tanto senza girare, senti proprio che ti mancano lo sforzo e il lavoro che fai in pista.

Fine stagione, tempo di pagelle: che voto dai al 2025?

Un bell’otto pieno. I due o tre obiettivi che ci eravamo prefissati li abbiamo raggiunti. Normale che se guardi indietro, qualcosa abbiamo sbagliato o lasciato per strada. Però gli obiettivi grandi li abbiamo centrati e siamo contenti, la squadra è contenta e questo è importante.

La fetta più grande ruota attorno al Tour: quali ricordi risveglia?

Come tutte le grandi corse a tappe, il Tour è stato una montagna russa di emozioni. Siamo partiti male, perché la prima tappa è andata come è andata per una serie di motivi. Poi la prima vittoria con Johnny, la maglia verde sempre presente, la seconda vittoria. Per me personalmente le prime due settimane sono state positive anche come sensazioni, come recupero, come feeling in corsa. Poi invece, a partire dalla doppia caduta prima del secondo giorno di riposo, nell’ultima settimana ho dato poco aiuto in corsa. Ero devastato e i ragazzi sono stati bravi a sopperire alle mie mancanze e ad aiutarmi anche nelle giornate dure.

Del resto la compattezza della Lidl-Trek quest’anno è stata sottolineata più volte.

Questo è il nostro sport e la forza e la grandezza del nostro gruppo è che quando c’è qualcuno più in sofferenza, l’altro riesce a sopperire e aiutarlo sia fisicamente sia mentalmente.

La scorsa settimana, Consonni è stato ospite di Italian Bike Festival a Misano Adriatico
La scorsa settimana, Consonni è stato ospite di Italian Bike Festival a Misano Adriatico
Nel frattempo da un lato la squadra si sta rinforzando e dall’altro il tuo contratto, come quello di Milan e di Mosca, è stato rinnovato.

In qualsiasi corsa siamo partiti, la squadra è stata pronta a tirare dal chilometro zero per il capitano di giornata. La Lidl-Trek è in continua crescita, con l’ingresso di grandi sponsor come Lidl un anno fa e come Unbroken al Tour. Penso che stiamo diventando una delle potenze del ciclismo e aver ricevuto fiducia per altri due anni è motivo di grande orgoglio. Mi definisco sempre un bel corridore, ma non un corridore da grandi numeri e quindi questa attenzione mi fa molto piacere.

Una squadra che ha diversi leader, ma due che si staccano sopra la media. Ci sono punti in comune fra Pedersen e Milan?

Sì, entrambi vogliono vincere, questa è la loro forza più grande e il motivo per il quale li vedete correre poco insieme. Quando partono hanno una sola cosa in testa, cioè vincere. Ed entrambi stanno portando tutta la squadra ad un altro livello. Non si pongono limiti. Questo lo notano tutti, i corridori e lo staff, e ne traggono forza e morale per migliorare e progredire ogni volta.

Diventano di stimolo per gli altri?

Ti costringono a stare al loro passo. Un po’ come nel quartetto, quando si mettono davanti Pippo e Johnny e devi solo chiudere gli occhi e cercare di stare al loro ritmo.

Il super Tour di Milan e Consonni era stato anticipato dalla 1ª tappa al Delfinato, con tanto di conquista della maglia di leader
Il super Tour di Milan e Consonni era stato anticipato dalla 1ª tappa al Delfinato, con tanto di conquista della maglia di leader
Peccato che Stuyven abbia scelto di non farne più parte e andrà alla Soudal…

Jasper che va via è una perdita molto importante per tutto il team e anche per la lunga storia che hanno vissuto insieme (il belga è in questo gruppo da 14 stagioni, ndr). Sono scelte. So che si sono lasciati in buoni rapporti e mi spiace perché penso che tutto dipenda da un fatto di spazi. Ci sono tanti innesti e poi con Mads e Johnny che vuole progredire anche nelle classiche, penso che la scelta di Stuyven sia stata –  tra virgolette – anche un po’ forzata. E’ stata accolta da tutti con dispiacere, però. Di certo, personalmente, sarà brutto ritrovarselo come avversario l’anno prossimo.

Alto del Morredero, l’urlo di Pellizzari: un giorno speciale

10.09.2025
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A un certo punto è sembrato di vederlo salire sull’Etna. La maglia bianca di Pellizzari si staccava come un lampo sul nero della montagna annerita dagli incendi dell’estate. Mancavano 3,5 chilometri quando Giulio ha attaccato davvero a fondo. E adesso che taglia la linea del traguardo, il marchigiano pesca l’urlo più forte dal suo profondo e sovrasta il baccano dell’Alto de el Morredero. Prima vittoria da professionista, arrivando da solo. Meglio di così non si poteva. Diavolo d’un marchigiano, questo è un giorno che nessuno di noi potrà mai dimenticare!

«Quando siamo arrivati alla parte meno ripida della salita – racconta Pellizzari dal pullman della Red Bull Bora Hansgrohein radio mi hanno detto di provare, ma fino ai 100 metri non ho voluto neanche pensarci di avercela fatta. Altre volte c’ero andato vicino e poi mi hanno preso, per cui ho aspettato davvero la fine prima di esultare. Cosa c’era in quell’urlo? Una grande felicità!».

Provincia di Leon, la vendemmia è iniziata, il gruppo fruscia ad alta andatura verso la salita finale
Provincia di Leon, la vendemmia è iniziata, il gruppo fruscia ad alta andatura verso la salita finale

Il giorno più bello

Diciassettesima tappa della Vuelta, questa volta le proteste in favore della Palestina non condizionano lo svolgimento della tappa. Ieri Vingegaard e i grandi del gruppo hanno espresso comprensione per il dramma di Gaza e magari questo ha persuaso i manifestanti a lasciargli portare la croce sulla montagna bruciata.

«Penso che sia stato il miglior momento della mia carriera – dice Pellizzari – una carriera corta fino ad oggi. Ho avuto un senso di sicurezza, ho sentito che oggi sarebbe potuto essere il mio giorno. Grazie a tutti i miei compagni, abbiamo preso la valle a tutto gas per cercare di sfiancare Pidcock, perché chiaramente l’obiettivo è il podio di Hindley. Ho fatto il primo scatto e mi hanno ripreso, ma sul secondo sono andato via e Jai mi ha protetto molto bene. Visto il grande lavoro fatto per puntare al suo podio, sono contento di aver potuto ricambiare gli sforzi della squadra».

Prima di attaccare, Pellizzari ha fatto la sua parte per proteggere e semmai migliorare la posizione di Hindley
Prima di attaccare, Pellizzari ha fatto la sua parte per proteggere e semmai migliorare la posizione di Hindley

Tempismo perfetto

Si sono ritrovati in superiorità numerica, Pellizzari e Hindley, dopo che il vento contrario ha svuotato le gambe dei primi della classe. Vingegaard ha provato a staccare Almeida, ma non potendo fare velocità, se lo è visto rientrare e lì è rimasto. Hindley ha provato a piegare Pidcock per il podio, ma il britannico non s’è fatto intimidire e ha rilanciato.

«Eravamo venuti a vedere la salita – spiega il diesse Patxi Vila – e sapevamo che la valle sottostante poteva essere piena di vento, per cui la squadra è stata fantastica, i ragazzi sono stati molto bravi. Dato che Giulio era il più indietro in classifica, nel finale abbiamo deciso di spostare l’obiettivo dalla classifica generale alla tappa. E ha funzionato bene. Giulio è partito alla grande e anche Jay ha fatto un lavoro impressionante. E’ stata una lotta molto tattica. L’unico che ha provato a recuperare più volte è stato Riccitello per la maglia bianca, mentre gli altri non sono sembrati irresistibili».

Hindley ha forzato la mano per attaccare il podio: ora Jai ha 36″ di ritardo da Pidcock
Hindley ha forzato la mano per attaccare il podio: ora Jai ha 36″ di ritardo da Pidcock

Un premio per Tiberi

Nel giorno in cui anche Tiberi ha provato a dare un segno di timida ripresa, per Marco Villa arriva un segnale squillante come l’azzurro delle maglie che saranno annunciate il 17 settembre, prima che la spedizione parta alla volta del mondiale di Kigali.

«Oggi è stata un’altra giornata sicuramente molto impegnativa – ha detto il corridore della Bahrain Victorious – in cui volevamo provare a giocarci le nostre carte sia in fuga sia in gruppo con Torsen Traen per la classifica generale (al momento il norvegese è 9°, ndr). Io sono riuscito ad entrare nella fuga di giornata, però avevo capito che specialmente la Visma non voleva lasciare troppo spazio. La speranza è sempre l’ultima a morire, quindi ho giocato le mie carte fino alla fine. Ho provato diverse volte ad attaccare, perché le sensazioni erano buone. Ci hanno ripreso, però ho vinto il premio di più combattivo, che mi dà morale e un po’ di soddisfazione».

Il primo attacco di Pellizzari a 3,9 km dall’arrivo. Quello decisivo ai meno 3,5
Il primo attacco di Pellizzari a 3,9 km dall’arrivo. Quello decisivo ai meno 3,5

Un cenno di Hindley

Al Giro dello scorso anno c’era voluto per due volte Pogacar a guastargli i piani. Quest’anno solo l’assolo di Fortunato e Scaroni gli ha impedito di vincere la prima corsa al Giro a San Valentino di Brentonico. Era chiaro che avesse nelle gambe la forza giusta, non era facile capire se la squadra gli avrebbe dato via libera. Finché dopo una passata in testa di Hindley, l’australiano si è voltato e gli ha fatto cenno. Era il segnale che Pellizzari aspettava da inizio Vuelta.

«Eravamo sei in tutto – racconta trafelato – e noi eravamo in due. Ho pensato che se fossi andato, nessuno sarebbe venuto a prendermi. Oggi ho provato più di una volta a distruggermi andando a tutto gas nei tratti più ripidi. Ma quando la pendenza è diventata un po’ più bassa, ho provato ed è stato perfetto per il mio peso. Che cosa posso dire: grazie a tutti quelli che hanno creduto in me fin dal primo momento».

Il verdetto della crono

Domani la cronometro potrebbe riscrivere gli equilibri della Vuelta Espana, perché i 50 secondi che dividono Vingegaard dal più specialista Almeida potrebbero assottigliarsi di molto. E come si conviene nei finale dei Grandi Giri, specialisti o meno, restano sempre a galla quelli che hanno conservato più energie.

«La crono di domani – dice Pellizzari – è la tappa che aspetto dal via di Torino. Quella del Giro avevo dovuto farla piano, qui invece mi metterò alla prova per testarmi davvero. A livello di sensazioni, credo che forse al Giro stessi meglio di adesso e anche questa è una lezione. Ho capito che per vincere non serve avere per forza la gamba della vita».

In questo giorno di distacchi col bilancino e calcoli di energie residue, la splendida sfrontatezza di Pellizzari ha rischiarato il pomeriggio dell’Alto del Morredero, che sovrasta Ponferrada, nella provincia di Leon. Un italiano con la testa alta che al Giro ha convissuto con Roglic e sta pedalando accanto a Hindley, in attesa che il prossimo anno arrivi anche Evenepoel. Uno che in apparenza non ha paura di niente. Forse non è neanche per caso che nel giorno di Del Toro al Giro di Toscana, Giulio abbia vinto alla Vuelta. Questi due ragazzini, al pari di Sinner e Alcaraz su altri campi, presto si divideranno il futuro.

Il calendario d’autunno: 14 perle italiane. Tifosi, a voi…

10.09.2025
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Ha aperto le danze la scorsa domenica il GP Industria e Artigianato di Larciano vinto da Isaac Del Toro, ma il calendario delle prove è ancora lungo. Ma soprattutto è succoso come non mai quest’anno. Da Peccioli, Coppa Sabatini, di domani alla Veneto Classic, andiamo a conoscere queste gare che infiammeranno il nostro autunno a pedali. E magari cerchiamo di capire chi potranno essere i protagonisti.

Il calendario italiano offre infatti ben 14 appuntamenti, un vero e proprio festival delle corse che si snoda dal Nord a Centro-Sud, tra Toscana, Emilia, Lombardia, Abruzzo, Veneto e Piemonte. Un’occasione imperdibile per i tifosi, che potranno seguire da vicino i propri beniamini. E crediamo anche per i corridori, che avranno davanti un mix di storia, tradizione e nuove sfide capaci di disegnare l’ultima parte di stagione.

Del Toro sfreccia a Pontedera dopo un assolo di circa 25 km. Mette a segno la sua 10ª vittoria stagionale e l’82ª per la UAE
Del Toro sfreccia a Pontedera dopo un assolo di circa 25 km. Mette a segno la sua 10ª vittoria stagionale e l’82ª per la UAE

Dalle toscane al Matteotti

Questo ricco calendario italiano è ripartito oggi con il Giro di Toscana – Memorial Alfredo Martini, a Pontedera dove ha vinto, di nuovo, Isaac Del Toro. A lungo nel finale c’è stato un testa a testa con Richard Carapaz: sembrava di rivederli sul Colle delle Finestre… ma in pianura.

C’è poi la Coppa Sabatini, in programma domani 11 settembre a Peccioli, in provincia di Pisa. Una gara storica che si corre sulle colline pisane, caratterizzata da continui saliscendi e un circuito finale impegnativo, che negli ultimi anni ha spesso premiato corridori veloci ma resistenti. Un percorso bellissimo, che più di qualcuno ha definito degno di un campionato mondiale.

Nel 2024 il successo è andato a Marc Hirschi, capace di precedere in uno sprint ristretto un gruppo di scalatori-velocisti. Quest’anno ci si attende un altro duello tra uomini da classiche e Hirschi ci sarà, così come Del Toro. Stavolta i due non sono più compagni di squadra…

Due giorni più tardi si scenderà a Cesenatico, gara sempre firmata dal GS Emilia, per il Memorial Marco Pantani. Qui il percorso ricorda il territorio amato dal “Pirata”: dalle strade dell’entroterra romagnolo fino al traguardo sul lungomare. Il tracciato prevede diversi strappi, capaci di selezionare il gruppo e di favorire un arrivo ridotto. Il campione uscente è, manco a dirlo, Hirschi. Grande attesa e curiosità per vedere in gruppo tra i grandi Lorenzo Finn.

Questo trittico di metà settembre si chiude il 14 con il Trofeo Matteotti, che si corre a Pescara. E’ una delle gare più antiche d’Italia, nata nel 1945 in memoria del politico Giacomo Matteotti e nell’albo d’oro figura persino Gino Bartali. Il percorso è mosso e selettivo, con un circuito cittadino da ripetere più volte che non lascia respiro ai corridori. Nel 2024 il vincitore è stato il venezuelano Aular, stavolta il parterre è sempre di livello, ma anche ricchissimo di giovani.

Tadej Pogacar conquista l’Emilia 2024 con una fuga solitaria di 38 chilometri sotto la pioggia
Tadej Pogacar conquista l’Emilia 2024 con una fuga solitaria di 38 chilometri sotto la pioggia

Tra Romagna ed Emilia

Dopo qualche giorno di pausa il calendario riprende il 21 settembre con il Giro della Romagna, la cui organizzazione è firmata da ExtraGiro, con arrivo a Castrocaro Terme. Un pregio di questa gara è il suo circuito finale da ripetere ben 8 volte: una verra manna per i tifosi che avranno tante occasioni per vedere i campioni da vicino. I trampolini di lancio sono due: Le Volture e lo strappo di Via del Tesoro con punte oltre il 10 per cento.

Il 4 ottobre si corre invece il Giro dell’Emilia, una delle classiche più prestigiose d’autunno e più antiche del mondo: la prima edizione risale al 1909.

Il tracciato ha come punto iconico la salita al San Luca, da ripetere più volte prima dell’arrivo. E’ uno sforzo breve ma durissimo, che richiama grandi nomi e che ha visto negli anni trionfare campioni del calibro di Roglic, Nibali, Ulissi. Nel 2024, freschissimo di maglia iridata fu un certo Tadej Pogacar che mostrò tutta la sua forza con una facilità disarmante. Quest’anno tra i più attesi al via, per ora, figurano Florian Lipowitz e la maglia rosa Simon Yates.

Speriamo che questo calendario d’autunno non celi sorprese negative come lo stop della Tre Valli Varesine dell’anno scorso
Speriamo che questo calendario d’autunno non celi sorprese negative come lo stop della Tre Valli Varesine dell’anno scorso

Trittico lombardo e Gran Piemonte

Il mese di ottobre prosegue con il mitico Trittico Lombardo, che racchiude tre gare storiche: Coppa Agostoni, Coppa Bernocchi e Tre Valli Varesine.

Il 5 ottobre si corre la Coppa Agostoni a Lissone, caratterizzata dal circuito dei colli brianzoli, con strappi brevi ma intensi. Nel 2024 ha vinto Hirschi, che ha battuto allo sprint un gruppo selezionato. Il giorno dopo tocca alla Coppa Bernocchi di Legnano, che tradizionalmente favorisce corridori veloci ma resistenti: lo scorso anno si è imposto Stan Van Tricht con un’azione da lontano assieme ad un drappello. Il trittico si conclude il 7 ottobre con le Tre Valli Varesine, il cui percorso è il più tecnico e duro delle tre gare. Qui vince sempre un corridore di fondo, se non proprio scalatore, comunque un atleta che sa andare forte quando la strada sale. Il vincitore manca dal 2023 (Van Wilder) perché l’anno scorso la gara fu cancellata dopo aver percorso circa 50 chilometri a causa della pioggia fortissima.

Il 9 ottobre si corre il Gran Piemonte, prova firmata da RCS e tradizionale appuntamento che cambia percorso quasi ogni anno, offrendo sempre variabili interessanti. Lo scorso anno a Borgomanero si impose Neilson Powless. E’ questo il preludio al Lombardia, anche se poi i super favoriti preferiscono riposarsi.

PROVADATACATEGORIA
GP Industria e Artigianato7 settembre1.1
Giro della Toscana – M. Martini10 settembre1.1
Coppa Sabatini11 settembre1.Pro
Memorial Pantani13 settembre1.1
Trofeo Matteotti14 settembre1.1
Giro di Romagna21 settembre1.1
Giro dell’Emilia4 ottobre1.Pro
Coppa Agostoni5 ottobre1.1
Coppa Bernocchi6 ottobre1.Pro
Tre Valli Varesine7 ottobre1.Pro
Gran Piemonte9 ottobre1.Pro
Giro di Lombardia11 ottobreWorldTour
Trofeo Tessile Oropa12 ottobre1.1
Giro del Veneto15 ottobre1.Pro
Veneto Classic19 ottobre1.Pro
Da Larciano a Bassano del Grappa un mese e mezzo di grande ciclismo. Categorie: la più importante è il WT, poi le gare 1.Pro e infine le 1.1

Lombardia, l’ultimo Monumento

L’11 ottobre andrà in scena proprio il Giro di Lombardia, la “Classica delle Foglie Morte”, ultima Monumento della stagione e senza dubbio la corsa più prestigiosa di questo lotto.

La partenza sarà da Como e l’arrivo a Bergamo, secondo questa ormai alternanza consolidata. Il tracciato deve essere presentato, ma non dovrebbero mancare passaggi iconici come il Ghisallo e lo strappo di Bergamo Alta. E’ attesa la conferma delle indiscrezioni su alcune varianti di percorso che potrebbero rendere ancora più dura la fase finale.

Il grande favorito non può che essere Tadej Pogacar, vincitore delle ultime quattro edizioni e deciso a calare il tris consecutivo. Ma la concorrenza non mancherà. Ci saranno Evenepoel, Lipowitz e Ciccone che, ci dicono, dopo aver lasciato la classifica alla Vuelta stia pensando forte a questa gara.

Strappi, sterrati e persino pavé: alla Veneto Classic come in una gara del Nord
Strappi, sterrati e persino pavé: alla Veneto Classic come in una gara del Nord

Novità Oropa

Il calendario italiano si chiuderà con tre appuntamenti, due quali giovani se non addirittura giovanissimi. Il 12 ottobre debutta infatti il Trofeo Tessile & Moda – Valdengo-Oropa, corsa nuova di zecca fortemente voluta dalla Lega Ciclismo e organizzata dal GS Emilia di Adriano Amici, che porterà i corridori ai piedi del celebre santuario, arrivo iconico già protagonista al Giro d’Italia tante volte, l’ultima delle quali l’anno scorso col suggello di Pogacar.

Il 15 ottobre si correrà il Giro del Veneto, storica classica che negli ultimi anni ha ritrovato spazio nel calendario. Partenza da Vicenza e percorso che alterna pianura e colline, con finale adatto agli scattisti potenti. Manca l’ufficialità ma l’arrivo dovrebbe essere confermato sullo strappo dove è arrivato il Giro quest’anno. Il campione uscente è Corbin Strong, che fece in piccolo quel che ha fatto Pedersen proprio al Giro.

Gran finale il 19 ottobre con la Veneto Classic, la creatura di Filippo Pozzato che in poche edizioni si è già ritagliata uno spazio nel calendario internazionale. L’arrivo è a Bassano del Grappa dopo un finale spettacolare tra muri, strade bianche e salite brevi ma dure ricordano il meglio delle classiche del Nord, adattate al paesaggio veneto.

Nel 2024 vinse Magnus Cort che precedette Gregoire e un lungo manipolo di italiani. Speriamo che stavolta siano i nostri ad alzare le braccia al cielo. Di certo lo faranno i tifosi, che potranno godere di un mese abbondante di grande ciclismo.

Dal Canada alla maglia gialla. La Holmgren non si ferma mai

10.09.2025
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Di Isabella Holmgren, vincitrice dell’ultimo Tour de l’Avenir Femmes (in apertura, foto @lewiscatel), si parla da molto prima del suo trionfo francese. Tanto che a molti osservatori ha riportato alla memoria una campionessa a cavallo del secolo, Alison Sydor, canadese come lei e come lei capace di vincere sia su strada che in mountain bike, essendo al tempo la grande rivale di Paola Pezzo sui sentieri in giro per il mondo.

La canadese prima a Valais nella prova iridata U23 di short track. Domenica gareggerà nell’XCO (foto UCI)
La canadese prima a Valais nella prova iridata U23 di short track. Domenica gareggerà nell’XCO (foto UCI)

Un titolo mondiale fresco fresco…

La Holmgren, laureatasi ieri campionessa mondiale U23 di short track MTB, però va oltre, perché fa davvero di tutto: è stata iridata junior nel ciclocross, lo stesso dicasi per le ruote grasse e ora sta emergendo in maniera prepotente anche su strada, tanto che ci si chiede se la sua multidisciplinarietà potrà continuare nel tempo o gli impegni sottoscritti con il team la porteranno a dover scegliere. D’altronde, se si considera che insieme a lei c’è anche la sua sorella gemella Ava, forse meno vincente ma essenziale per lei come sostegno in corsa e fuori, c’è un ventaglio ampio di chance che dicono che ci troviamo di fronte a una campionessa del futuro. Se non del presente.

E’ chiaro che il successo nella corsa a tappe transalpina, battendo la campionessa uscente Marion Bunel, è il suo acuto finora più importante: «Penso che sia sicuramente una vittoria davvero speciale, soprattutto perché non è stata solo mia, ma costruita insieme all’intera squadra. Le ragazze hanno lavorato duramente ogni giorno per aiutarmi e assicurarsi che avessi abbastanza energia per l’ultimo giorno, perché si sapeva bene che quella sarebbe stata la giornata decisiva per capire chi avrebbe vinto. Quindi significa sicuramente molto e spero che abbia un impatto positivo sulla mia carriera. Ho appena firmato un contratto triennale con Lidl-Trek e sono davvero felice per dove sono».

Isabella insieme alla sua gemella Ava, con cui condivide tutte le sue attività ciclistiche
Isabella insieme alla sua gemella Ava, con cui condivide tutte le sue attività ciclistiche
Com’è nata la tua passione per il ciclismo, considerando che anche tuo fratello e la tua gemella lo fanno?

Non avrebbe potuto essere altrimenti, visto che i miei genitori si sono conosciuti proprio andando in bici. E’ un’attività che ci coinvolge tutti in famiglia. Tanto che al mercoledì sera c’era il nostro appuntamento settimanale con le gare fra noi ed eravamo molto competitivi… Ma era il nostro momento in famiglia. Poi, crescendo, alcuni dei miei fratelli hanno smesso di andare in bici, ma Ava, Gunnar e io abbiamo continuato e abbiamo preso la cosa un po’ più seriamente.

Ti vedi come specialista delle corse a tappe o anche altro, competitiva nelle prove d’un giorno?

Mi piacerebbe poter fare un po’ di tutto, ma mi piacciono molto le corse a tappe perché bisogna combattere la fatica e, proprio perché a volte ci si stanca di più, mi piace di più. Quando tutti soffrono, emerge chi ha maggiore resilienza, quindi mi piacciono sicuramente le corse a tappe.

La maglia gialla del Tour de l’Avenir è la sua consacrazione a grandi livelli (foto @lewiscatel)
La maglia gialla del Tour de l’Avenir è la sua consacrazione a grandi livelli (foto @lewiscatel)
Tu hai vinto mondiali di categoria nel ciclocross e, poche ore fa, nella mtb, pensi ora dopo i risultati di quest’anno di dedicarti più alla strada?

Al momento cerco di non pormi il problema, mi piace molto unire la strada alla mountain bike. Penso che forse il ciclocross potrebbe essere un po’ più difficile, perché in inverno è complicato allenarsi da me dove fa molto freddo e poi devo considerare che è difficile per me stare a casa durante la stagione della bici da strada e della mountain bike. Quindi quando finiscono le gare ho anche il forte desiderio di tornare in Canada con la mia famiglia. Per questo forse il ciclocross verrà messo in secondo piano ora.

Facendo più discipline gareggi tutto l’anno: come riesci a gestirti?

E’ sicuramente importante riposarsi bene quando possibile, dare la priorità ai giorni di riposo e assicurarsi di recuperare davvero. Dopo il Tour de l’Avenir ho staccato completamente per qualche giorno, ma non è la stessa cosa che passare un po’ di tempo a casa.

Alla Lidl-Trek le danno grande libertà di scelta, ma è probabile che il ciclocross sarà messo da parte
Alla Lidl-Trek le danno grande libertà di scelta, ma è probabile che il ciclocross sarà messo da parte
Dopo il Tour si è un po’ discusso sulla struttura fisica molto esile. Influisce maggiormente nella mountain bike o nel ciclismo su strada?

Onestamente non lo so. Il mio corpo è fatto così. Ognuno ha un corpo diverso e può dare il meglio di sé con quello che ha. Io non credo che abbia un effetto particolare né su una disciplina né sull’altra.

La tua abitudine alle gare offroad pensi sia più utile per le corse in salita o a cronometro?

Penso che con la mountain bike ci voglia un’ora e mezza o poco più di un’ora di sforzo a tutto gas, dove si va sempre al massimo. Quindi penso che questo sia sicuramente un vantaggio per le cronometro e per le gare in montagna più lunghe, dove è necessario avere molta potenza per molto tempo. Anche per questo voglio sfruttare le mie capacità acquisite nell’offroad per emergere nelle corse a tappe.

Le capacità acquisite nell’offroad le danno una marcia in più anche a cronometro (foto DirectVelo)
Le capacità acquisite nell’offroad le danno una marcia in più anche a cronometro (foto DirectVelo)
Capita mai che con tua sorella ci sia rivalità visto che fate la stessa attività?

Diciamo che siamo per natura molto competitive, questo si vede soprattutto quando giochiamo a carte oppure ci alleniamo nella vita di tutti i giorni. Ma quando si tratta di gare, ci sosteniamo a vicenda, ci rispettiamo. Corriamo per la stessa squadra, posso assicurare che fra noi non c’è rivalità, ognuna pensa a svolgere i compiti che gli sono assegnati. Vogliamo solo che l’altra faccia il meglio che può.

Sinceramente, tra la maglia gialla del Tour de France e l’oro olimpico, che cosa preferiresti?

Penso che mi piacerebbero molto entrambe, come si fa a scegliere? E magari non è neanche necessario…

Rocchetti riparte dagli juniores: la sfida ora è nelle sue Marche

10.09.2025
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In un messaggio nei primi giorni di settembre Filippo Rocchetti ci annunciava di essere tornato in ammiraglia. Da lì a poche ore la telefonata per raccontare il tutto. Dopo l’addio alla U.C. Trevigiani il diesse marchigiano si era fermato e sembrava non volerne più sapere di ciclismo. Però quando la chiamata arriva da casa diventa difficile dire di no, soprattutto se lo sport ti scorre nelle vene. La nuova avventura prende il nome di Fior di Grano-Tris Stampi, la categoria è quella juniores. 

«E’ una cosa nata parlando con il presidente della squadra, Antonio De Angelis – ci dice Rocchetti durante una pausa pranzo al lavoro – sono una realtà giovane di Montecassiano. Mi hanno chiesto una mano e sono stato felice di dare il mio contributo, anche se per quest’anno è stato poco visto che sono arrivato a stagione in corso. Mi ha contattato un amico, che è lo sponsor principale del team, parlandomi del progetto. Si tratta di una squadra locale a gestione familiare, tutta gente del posto e giovane. L’altro diesse Cristian Falcioni ha poco più di trent’anni, mentre il presidente De Angelis è giovane, ha quarantatré anni».

Al primo anno tra gli juniores la Fior di Grano-Tris Stampi ha corso tutte le gare più importanti (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Al primo anno tra gli juniores la Fior di Grano-Tris Stampi ha corso tutte le gare più importanti (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)

I tasti giusti

Il ciclismo nelle Marche, come in altre parti d’Italia, soffre. Le squadre fanno fatica ad andare avanti per diversi motivi, legati alle difficoltà nel trovare sponsor e per alcune scelte non sempre lungimiranti. Tempo fa vi avevamo raccontato, con la voce del Pedale Chiaravallese, di come sia difficile fare attività. La stessa realtà di Chiaravalle ha poi dovuto chiudere la squadra juniores all’inizio di questa stagione. Il loro miglior talento, Tommaso Cingolani correrà con il Team Ecotek.

«Con Filippo Rocchetti abbiamo saputo toccare i tasti giusti – dice simpaticamente Antonio De Angelis – e siamo contenti sia venuto con noi. La nostra è una squadra che vuole crescere, siamo al primo anno nella categoria juniores, ma arriviamo da un cammino costante. Siamo nati ormai cinque anni fa, quando io ed Enrico Vissani abbiamo fondato questa realtà, con noi ha sempre lavorato anche Pierino Pinton, ruolo di vicepresidente. Siamo partiti con i giovanissimi, per poi aggiungere gli esordienti e gli allievi nelle stagioni successive. Lo scorso anno ci siamo stabilizzati con queste categorie, mentre il 2025 ha visto un cambiamento interessante. E’ nata la squadra juniores, a fronte di aver tolto le categorie prima».

La categoria allievi è gestita in collaborazione con la SC Recanati (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
La categoria allievi è gestita in collaborazione con la SC Recanati (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Raccontaci…

Nelle Marche non ci sono tanti ragazzi che vanno in bici, così per mettere insieme una squadra serve trovare il modo giusto di lavorare. Noi abbiamo voluto allinearci e coinvolgere altre due realtà locali che sono vicine a noi: Recanati e Porto Sant’Elpidio. La S.C. Recanati tiene gli esordienti e gli allievi, mentre la G.S. La Montagnola ha i giovanissimi. 

Insomma c’è da costruire un puzzle non facile da comporre?

La nostra forza è stata quella di trovare altre squadre pronte a collaborare e che hanno la nostra stessa idea di ciclismo. Piuttosto che fare tre mezze società con pochi ragazzi ci siamo divisi il lavoro. E’ una questione di budget, di ragazzi e di staff.

Che idea?

Noi come Fior di Grano-Tris Stampi vogliamo diventare una squadra di riferimento per i ragazzi marchigiani, per gli juniores. Anche voler coinvolgere Rocchetti è un investimento da questo punto di vista. E’ un ragazzo giovane, con belle idee, tanta voglia di fare e un curriculum di tutto rispetto. Ora siamo il vivaio della Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente

Leonardo Micanti che nel 2026 correrà con la Fior di Grano-Tris Stampi, arriva dalla vicina Umbria (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Leonardo Micanti che nel 2026 correrà con la Fior di Grano-Tris Stampi, arriva dalla vicina Umbria (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Un progetto ambizioso…

Vero, ma quando ci siamo trovati a parlarne ho voluto fare qualcosa di importante. Ho corso fino ai dilettanti, e per farlo sono andato via da casa. Mi piacerebbe dare ai ragazzi una struttura competente vicino a casa nella quale crescere. Non è solo una cosa per le Marche, ma per tutto il centro-sud Italia. Infatti abbiamo anche ragazzi che arrivano dall’Umbria. 

Il primo anno nella categoria juniores com’è andato?

La squadra è composta da dieci ragazzi, di cui otto di primo anno. Anche perché eravamo partiti con dei buoni numeri all’inizio e siamo arrivati fino ad ora. Grazie al lavoro con la S.C. Recanati dovremmo avere la categoria coperta fino al 2027. Vogliamo far crescere i nostri atleti, ne abbiamo di interessanti e siamo convinti che i ragazzi talentuosi ci siano. 

Al Lunigiana 2025 nella Rappresentativa Marche hanno corso due atleti del team di De Angelis: Uguccioni e Battistoni (primo e secondo da destra, foto Ptzphotolab)
Al Lunigiana 2025 nella Rappresentativa Marche hanno corso due atleti del team di De Angelis: Uguccioni e Battistoni (primo e secondo da destra, foto Ptzphotolab)
Come siete riusciti a coinvolgere tanti sponsor?

Sono tutte realtà locali, e questo ci fa piacere perché vuol dire che il progetto attira interesse. Non passiamo dalle vittorie o dai numeri, ma dal cammino di crescita. Chi ci sostiene vuole che i ragazzi siano felici di andare in bici e che si possano divertire. Noi mettiamo la parte sportiva, abbiamo fatto diverse gare internazionali, altre a tappe e anche un ritiro a Livigno questa estate. 

Riuscite a fare tutto?

Sì, poi qui entro in gioco io e lo staff. Le bici le abbiamo comprate, corriamo con le Olmo. Mentre il nostro preparatore è Giuseppe De Maria (preparatore di Piganzoli al team Polti VisitMalta, ndr). Siamo ambiziosi perché viviamo il ciclismo in questo modo, ma la cosa importante è dare ai ragazzi una realtà valida vicino a casa. Stiamo crescendo e l’arrivo di Rocchetti ci darà una mano in questo senso

Vendrame alla Jayco, con l’ipotesi di un calendario diverso

10.09.2025
3 min
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MISANO ADRIATICO – Lo avevamo svelato nei giorni della Vuelta, anche prima che fosse ufficiale. Andrea Vendrame approda alla Jayco-AlUla dopo aver trascorso gli ultimi sei anni nel team che oggi è Decathlon-AG2R. C’era arrivato dalla Androni, dove aveva lasciato intravedere tanto, compreso il fatto che fosse ormai pronto per lasciare il segno. Sono venute cinque vittorie, fra cui due tappe al Giro: quella di Bagno di Romagna nel 2021 e poi Sappada nel 2024. Nella squadra che ha alzato di molto l’asticella e le pretese, tuttavia, il trevigiano iniziava a sentirsi stretto. La vittoria alla Tirreno-Adriatico non è bastata per il rinnovo del contratto e così a maggio Vendrame si è sentito libero di valutare altre proposte. Solo dopo la vittoria di tappa al Tour du Limousin è arrivata l’offerta Decathlon, ma a quel punto era troppo tardi.

«Già dalle prime videoconferenze – racconta – abbiamo trovato un parere positivo da parte della Jayco-AlUla, che ci ha ispirato subito fiducia. I prossimi due anni saranno veramente importanti per la mia vita, inizio questa avventura con nuove motivazioni. Sono entusiasta. Mi piacerebbe iniziare una sorta di serie di vittorie con questa nuova maglia».

La vittoria di tappa al Tour du Limousin sembra sia servita per regolare qualche vecchio conto
La vittoria di tappa al Tour du Limousin sembra sia servita per regolare qualche vecchio conto
Che cosa cerchi a questo punto della carriera?

Sicuramente vorrei continuare a vincere e portare a casa più risultati possibili. E’ l’obiettivo prediletto di qualsiasi corridore. Finché ottengo risultati di spessore, posso considerarmi ancora un atleta vincente che può portare in alto i colori della nuova maglia.

Sei stato prima con l’Androni, poi sei diventato… francese per parecchio tempo. Adesso finisci in Australia. Il mondo è un po’ diverso oppure nel World Tour è tutto uguale?

Penso che ogni squadra nel WorldTour sia differente, ha delle caratteristiche diverse e probabilmente ogni Paese ha la sua filosofia. Sono in procinto di andare alla Jayco, che ha mentalità australiana. Però lo staff è abbastanza italiano, quindi vedremo che differenze ci saranno. In Decathlon ci sono molti ingegneri, che ci indicano la pressione delle ruote e quali rapporti usare, credo che questo tipo di innovazione arriverà presto in tutte le squadre.

Fra le novità della nuova squadra c’è che sarai allenato da Fabio Baronti, che già conoscevi: come mai?

Abbiamo già  fatto dei test per il materiale che andrò a utilizzare. Fabio Baronti lo conosco perché in passato ho collaborato con il CTF Lab per la preparazione. Sono veramente entusiasta di… ritornare con un preparatore che abita vicino a casa mia. Ci conosciamo dalle categorie giovanili, quando si correva assieme. Sono convinto che sia la premessa per lavorare davvero bene.

Vendrame deve gran parte della sua popolarità al Giro d’Italia, con le due tappe vinte grazie a lunghe fughe
Vendrame deve gran parte della sua popolarità al Giro d’Italia, con le due tappe vinte grazie a lunghe fughe
A parte l’offerta, che cosa ti ha convinto della proposta della Jayco-AlUla?

Il primo incontro con Brent Copeland, Steve Cummings e Marco Pinotti. Hanno mostrato subito di avere un pensiero positivo nei miei confronti. Mi hanno chiesto perché non abbia fatto alcune corse e il perché. Io ho dato le mie motivazioni, loro hanno replicato con quello che pensano. E così alla fine abbiamo deciso di provarci e avere ambizioni anche in altre corse rispetto alle solite.

Di quali corse parliamo?

Ad esempio Sanremo, Amstel e Liegi. Non le ho mai fatte e non ho mai avuto spiegazioni sul perché.

Con quali obiettivi pensi di chiudere questa stagione?

Dovrei finire al Lombardia e poi tirerò i remi in barca per andare in ferie e recuperare. Mi aspetto di continuare sull’onda positiva che ho tenuto fino ad ora e magari vincere ancora una corsa. Poi si comincerà a pensare alla nuova avventura.

Vuelta, tappa bellissima mozzata dalla protesta. Vince Bernal

09.09.2025
6 min
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Gianmarco Garofoli, che stamattina ha lasciato la Vuelta a causa di un virus intestinale che lo ha colpito nella notte, lo aveva detto: «Qui in Spagna la questione palestinese è molto sentita, specie al Nord». E così oggi una tappa che si stava annunciando interessante e anche emozionante, vista la durezza del percorso, è stata mozzata sul più bello.

Per la cronaca ha vinto Egan Bernal, ma certo annunciare così una sua vittoria dispiace. Dispiace perché in fuga c’era con lui Mikel Landa. Due scalatori di rango, entrambi con un conto aperto con il destino e le cadute. Viene dunque da pensare cosa sarebbe potuto essere senza l’interruzione.

Il forcing di Bernal mette tutti in fila. Alla fine resteranno solo il colombiano (che otterrà la sua 22ª vittoria da pro’) e lo spagnolo
Il forcing di Bernal mette tutti in fila. Alla fine resteranno solo il colombiano (che otterrà la sua 22ª vittoria da pro’) e lo spagnolo

La vittoria triste di Bernal

Mancavano circa 16 chilometri quando la direzione di corsa ha ufficializzato l’accorciamento della tappa. «A causa di una protesta che ha bloccato la corsa, il vincitore di tappa e i tempi della classifica generale saranno decisi a 8 chilometri dal traguardo», così informava La Vuelta sul proprio sito ufficiale.

Stop dunque al cartello dei -8, proprio laddove iniziava la scalata finale verso Castro de Hervillo. A circa 3 chilometri dall’arrivo i manifestanti avevano occupato la sede stradale: la corsa non sarebbe potuta passare.

Landa e Bernal restavano in due grazie alla foratura che aveva fermato il terzo fuggitivo, Clement Braz Afonso. I tre avevano fatto la differenza sull’Alto de Prado, una scalata durissima con punte al 18 per cento. Bernal mostrava grande gamba: quando tirava lui, il gruppetto si allungava e anche i colli degli altri fuggitivi. Landa era uno dei pochissimi a resistere, ma con fatica.

In volata, come previsto, non c’è stata storia. Landa non è mai stato uno sprinter e per di più, trovandosi davanti al momento del lancio in leggera discesa, ha finito per offrire il colpo di grazia al rivale in un arrivo che tanto sembrava quello di una corsa di cicloamatori di terzo ordine, tanto era improvvisato, senza transenne, senza tifo…

Vingegaard sereno dopo l’arrivo. Nella generale nulla di fatto a parte Pellizzari che sale al quinto posto. Mentre Almeida insegue sempre a 48″
Vingegaard sereno dopo l’arrivo. Nella generale nulla di fatto a parte Pellizzari che sale al quinto posto. Mentre Almeida insegue sempre a 48″

Vingegaard, un altro passetto

E poi c’è la battaglia per la classifica generale. Apparentemente nessun grande movimento, ma a guardare bene Jonas Vingegaard è parso brillante e disteso in volto come nei giorni migliori. Pedalava leggero anche in piedi sui pedali. Bene anche Joao Almeida, più agile del danese.

La UAE Emirates si è trovata scoperta dopo il forcing della Bahrain-Victorious, preoccupata per il rientro in classifica di Bernal, e ha richiamato Marc Soler che era davanti. Giusto una precauzione, più che l’idea di un attacco. L’unico vero brivido è stata la foratura di Vingegaard sull’Alto de Prado: immediato il cambio bici con quella di Ben Tulett, senza conseguenze.

A conti fatti, questa protesta ha fatto gioco al leader della Vuelta. E’ passata un’altra tappa e Vingegaard resta in maglia roja, evitando il pericolo dell’ultima scalata. Avrebbe potuto anche affondare il colpo lui, sia chiaro. Dopo il “traguardo” Jonas era sorridente, salutava le telecamere e festeggiava con i compagni.

L’assembramento lungo la salita finale. Già verso le 16,30 mentre salivano i mezzi quello della Israel-Premier Tech era stato bloccato (foto Marta Brea)
L’assembramento lungo la salita finale. Già verso le 16,30 mentre salivano i mezzi quello della Israel-Premier Tech era stato bloccato (foto Marta Brea)

La protesta inarrestabile

La notizia del giorno resta però la protesta palestinese. La percezione in Spagna sembra diversa dalla nostra, sia per impatto mediatico che per approccio politico e sociale a 360°. Lo aveva detto Garofoli, lo si vede dalle immagini trasmesse dalla Vuelta e dalle prese di posizione del premier Pedro Sanchez.

Il primo ministro spagnolo, giusto ieri, aveva rincarato la dose contro Israele e Benjamin Netanyahu. Aveva chiuso gli spazi aerei e navali per eventuali carichi di rifornimenti militari, dato supporto alla Global Simud Flotilla e preso posizione netta.

Ieri erano state fatte delle riunioni per la sicurezza in vista di queste tre tappe in Galizia, con l’obiettivo di blindare soprattutto la frazione 17, quella di domani con arrivo al Alto de El Morredero, secondo le fonti quella più a rischio. Era stata prevista una task force ulteriore di 147 agenti tra Guardia Civil, Unità di Mobilità e Polizia locale. I manifestanti, però, hanno anticipato.

Il direttore della Vuelta, Javier Guillen, ha ammesso di trovarsi davanti all’edizione più difficile dei suoi 16 anni di direzione. L’Israel-Premier Tech resta al centro della bufera. Fa da capro espiatorio, ma la sensazione (ripetiamo sensazione) è che la protesta sulle strade iberiche ci sarebbe lo stesso proprio perché c’è un’altra visone in merito alla guerra in Medio Oriente.

Guillen si trova in una posizione difficile. Non hai mai incentivato la Israel a lasciare, ma neanche si è espresso affinché restasse in gara. L’UCI da parte sua ha diramato un comunicato molto neutro: «La squadra ha il diritto di partecipare, non possiamo vietarlo». Di fatto tutto è in sospeso e questi sono i risultati.

Stefano Zanini (classe 1969) diesse della XDS in questa Vuelta
Stefano Zanini (classe 1969) diesse della XDS in questa Vuelta

Dalla Spagna, Zanini…

Abbiamo intercettato a caldo Stefano Zanini, direttore sportivo della XDS-Astana, per provare a capire quale atmosfera si vive sul campo.
«In effetti – ha detto Zazà – oggi c’erano tantissimi manifestanti lungo il percorso. Sembra quasi che la protesta cresca. Ci hanno avvertiti dello stop via radio mentre eravamo sulla quella salita durissima, l’Alto de Prado (quindi poco prima rispetto a noi, ndr) e lo abbiamo comunicato ai ragazzi».

Stefano, gli atleti hanno la sensazione di correre rischi?

Se bloccano la strada come oggi no, ma se succede come qualche giorno fa nella cronometro, o come quando quel tizio si è gettato addosso a Romo (oggi non partito per i traumi di quella caduta), allora sì: un po’ di timore credo lo abbiano.

I tuoi corridori ne parlano tra loro?

Abbiamo orari differenti, ma almeno negli ultimi due giorni non ne hanno discusso.

Avete mai condiviso l’hotel con la Israel-Premier Tech?

Sì, anche nel giorno di riposo e non ci sono mai state proteste. Tutto molto tranquillo.

Personalmente che sensazioni hai? E’ stata persino messa in discussione la tappa finale di Madrid… Cosa succederà?

La sensazione è che il problema c’è e non sarà facile. Parlavo con un giudice e mi diceva che anche tecnicamente riorganizzarsi ogni volta è complicato. Dover prendere i tempi a mano all’improvviso è come tornare a 40 anni fa. Quindi la mia sensazione è: “speriamo che vada bene”. Non so cos’altro dire. E’ una situazione insolita, in cui lo sport subisce la politica.

E’ così: questa è politica e il ciclismo si corre sulla strada. Storicamente è sempre stato così. Oggi parlare solo di sport è difficile, forse anche fuori luogo. Staremo a vedere quel che succederà e se davvero questa Vuelta ferita arriverà a Madrid. Qualcuno in Spagna inizia davvero a chiederselo, come è accaduto in un dibattito su Marca, il maggior quotidiano spagnolo, e anche in altre trasmissioni. Intanto domani c’è un altro arrivo in salita… forse.

Fine corsa per la Ceratizit dopo dieci anni. Le parole di Lacquaniti

09.09.2025
7 min
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Gli ultimi chilometri della propria corsa nel ciclismo la Ceratizit Pro Cycling Team li ha macinati pochi giorni fa negli Stati Uniti a Baltimora per la Maryland Cycling Classic Women, chiusa con un quinto posto. Dopo dieci anni, di cui gli ultimi due nel WorldTour, la formazione tedesca chiude un’attività che non è stata anonima nel mondo del ciclismo femminile.

Gli annunci

La prima avvisaglia era arrivata a maggio, quando arrivò l’annuncio che l’azienda tedesca title sponsor della squadra non avrebbe proseguito la collaborazione. Si sono succedute tante voci di un possibile rilancio con altri sponsor, ma il 26 agosto è arrivata la dolorosa conferma ufficiale attraverso il comunicato stampa che mette fine ad una formazione capace di conquistare 65 vittorie su strada (di cui 13 WorldTour compresa la tappa al Tour Femmes nel 2024), 16 titoli mondiali su pista e quattro medaglie olimpiche.

Fortunato Lacquaniti ha trascorso tre stagioni alla Ceratizit Pro Cycling
Fortunato Lacquaniti ha trascorso tre stagioni alla Ceratizit Pro Cycling

«L’attuale clima economico – le parole del general manager francese Claude Sun nel comunicato – ha avuto un impatto significativo sulla capacità di mantenere una squadra WorldTour. Nonostante i nostri sforzi per ottenere nuove sponsorizzazioni, l’aumento dei costi e le attuali condizioni hanno reso impossibile continuare. E’ con profondo rammarico che confermiamo la fine di Ceratizit Pro Cycling dopo questa stagione. I nostri più sentiti ringraziamenti vanno al Gruppo Ceratizit, a Orbea, e a tutti i nostri sponsor per un decennio di incrollabile supporto. E ancora a tutte le nostre atlete, al personale e ai tifosi per la loro dedizione e passione nel corso degli anni».

A quel punto hanno iniziato a scorrere i titoli di coda con la litania dei post social di tutti i partner produttori di materiali tecnici della Ceratizit. Contemporaneamente alcune atlete si erano già accasate altrove a partire dal 2026: Burlova alla Cofidis, Hengeveld alla Visma | Lease a Bike e Jaskulska alla Human Powered Health. Le altre in organico invece dovranno trovare sistemazione, tra cui l’azzurra Sara Fiorin. Così abbiamo voluto sentire il diesse Fortunato Lacquaniti, l’altro italiano della squadra, per capire com’è stata gestita la notizia e sapere come sarà il suo futuro.

Il 2025 della Ceratizit si era aperto molto bene con la vittoria di Hengeveld al Down Under. L’olandese andrà alla Visma
Il 2025 della Ceratizit si era aperto molto bene con la vittoria di Hengeveld al Down Under. L’olandese andrà alla Visma
Fortunato innanzitutto ti chiediamo come sono state le tue tre stagioni con la Ceratizit?

Sono state stagioni importanti nelle quali siamo cresciuti tutti assieme, anche se il livello di partenza era già buono. Credo che abbiamo costruito qualcosa di importante. Il mio ingaggio era finalizzato all’obiettivo di arrivare nel WorldTour e ce l’abbiamo fatta. L’anno scorso abbiamo conquistato 20 vittorie, risultando la seconda squadra al mondo dietro ad una corazzata come la SD Worx (con 63 centri, ndr).

Vittorie di peso, giusto?

Sicuramente sono stati successi di qualità. Ho ormai trent’anni di esperienza nel ciclismo femminile e posso dirvi che non è stata un risultato da poco. Lo abbiamo ottenuto prima di tutto con un budget molto più contenuto rispetto a quelle 6/7 formazioni più forti e ricche. Poi lo abbiamo ottenuto con talenti in rampa di lancio o atlete che dovevano ritrovare smalto. La soddisfazione più grande è quella di aver mandato le ragazze più forti nei team più importanti.

Qual è il ricordo più bello?

Tutte le vittorie sono state belle e probabilmente tutti direbbero quella di Kerbaol al Tour Femmes l’anno scorso che di fatto ha chiuso un cerchio. In realtà io sono legato ad altri due momenti sempre con Cédrine. Il primo è quello della maglia bianca al Tour 2023. Eravamo partiti con quella speranza, ma sapevamo che la concorrenza era alta. Poi giorno dopo giorno abbiamo capito che potevemo vincere la classifica delle giovani. Difenderla sul Tourmalet l’ultimo giorno è stato davvero bellissimo (Kerbaol chiuderà dodicesima nella generale, ndr). Per noi ha avuto il valore di una vittoria piena.

E il secondo?

Il successo di tappa di Kerbaol al Tour 2024 nasce a maggio quando vince la Durango Emakumeen Saria in Spagna. Quel giorno diluviava e si arrivava al termine della discesa. Avevamo studiato tutto bene sfruttando le sue doti da discesista. Con quella vittoria abbiamo realizzato che stavamo lavorando molto bene e che in pratica era una prova generale per la frazione del Tour che aveva un finale molto simile.

Quando avete saputo che la squadra avrebbe chiuso?

Dopo l’annuncio della Ceratizit azienda a maggio, il management della squadra ci ha messo al corrente della situazione. La speranza era quella di poter continuare, però eravamo anche liberi di trovare una nuova squadra per l’anno prossimo. Per la verità sia io che altri dirigenti, a titolo personale, abbiamo provato a vedere se riuscivamo a coinvolgere nuovi sponsor per continuare, perché tutti, staff e atlete, sarebbero rimasti. D’altronde la Ceratizit ha sempre avuto una dimensione molto umana che mescolava molto bene professionalità con ambiente famigliare.

Com’è stato andare alle corse sapendo già di chiudere?

La notizia ovviamente ha scosso tutti. Tuttavia alle ragazze ho detto che dovevano mettere da parte i cattivi pensieri e concentrarsi sulle gare che dovevamo fare. E la prima era il Giro Women, dove ci siamo fatte vedere. Siamo state protagoniste con Miermont alla seconda tappa e con la canadese Van Dam, che si è rivelata l’ennesimo talento scoperto. Con noi era la prima volta che correva in Europa ed ha fatto bella figura, tanto che ha già un triennale con un’altra squadra.

La motivazione quindi è sempre rimasta alta?

Assolutamente sì, anche perché durante il Giro Women non c’era ancora la certezza di chiudere. Ho ricordato alle ragazze che se fossero andate forte lo avrebbero fatto nel loro interesse. Sia se la Ceratizit avesse proseguito, sia per trovare un nuovo ingaggio se la squadra avesse cessato l’attività. E così è stato. Devo dire che gli stimoli non sono mai mancanti nemmeno nello staff, che ci ha sempre supportato in qualsiasi cosa. Le atlete e il resto della squadra sono stati encomiabili, onorando ogni gara.

L’anno prossimo dove vedremo Fortunato Lacquaniti?

Come vi dicevo prima, prima che arrivasse l’annuncio ufficiale sono stato abbastanza concentrato su altri aspetti per il bene della società. Solo recentemente ho riattivato dei contatti per il 2026 con qualche team. Non ho ancora firmato nulla e stiamo ancora valutando. Ho già vissuto la chiusura della Alè-Cipollini e so come ci si sente quando si chiude un ciclo dopo tanto tempo. Infatti ho avuto anche il pensiero di smettere e sto riflettendo anche su questo, però il termine “pensione” mi piace poco. Vorrei chiudere in un altro modo, penso di poter dare ancora un contributo con la mia esperienza.

Domenica la Coppa d’Oro. I consigli di Fedrizzi, vincitore 2024

09.09.2025
5 min
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Torna domenica la Coppa d’Oro per allievi, l’appuntamento di Borgo Valsugana che festeggia i suoi 60 anni. Una gara che da sola vale una stagione, basta guardare l’albo d’oro dell’evento: chi vince in terra trentina ha poi la strada spianata verso la categoria juniores, alla quale accede con molte aspettative. In pratica, la Coppa d’Oro è uno dei due eventi (insieme al campionato italiano di categoria) che da soli definiscono le gerarchie e nei quali si “assaggia” già quel che sarà, l’importanza della vittoria, anche se ci si arriva in maniera ben diversa che in qualsiasi gara junior.

Il vittorioso arrivo di Fedrizzi nel 2024, battendo Viero e il croato Zibert (foto Mosna)
Il vittorioso arrivo di Fedrizzi nel 2024, battendo Viero e il croato Zibert (foto Mosna)

Un albo d’oro quanto mai prestigioso

L’ultimo a iscrivere il suo nome nell’albo d’oro della prestigiosa competizione è stato Brandon Fedrizzi, che è succeduto ad Alessio Magagnotti. Nomi che sono i primattori ora fra gli juniores e che già hanno in tasca il passaporto per il ciclismo che conta. Il corridore altoatesino ha ancora ben presente quella magica giornata del 2024, dalla quale molto è dipeso della sua attuale realtà.

«E’ stata una grande giornata – racconta – una gioia anche personale perché essendo io di quelle zone ci tenevo in maniera particolare. Poi per me aveva anche un sapore molto particolare perché l’ha corsa anche mio padre, quindi per me era un evento diverso da tutti gli altri e volevo vincerla a ogni costo».

Alla Coppa d’Oro partecipano sempre più di 500 ragazzi, un paio d’anni fa fu sfondato il muro dei 700
Alla Coppa d’Oro partecipano sempre più di 500 ragazzi, un paio d’anni fa fu sfondato il muro dei 700
Che tipo di corsa è? Perché dicono tutti che sia più difficile di quello che si pensi?

Perché si parte in tanti, c’è sempre un elevato rischio anche di foratura o d’incidente. L’anno scorso siamo partiti in 500 e quindi c’era tanta confusione come normalmente non succede in nessun’altra gara ciclistica. Io però ho corso meno rischi perché avevo vinto il titolo italiano ed essendo con la maglia tricolore sono partito avanti, evitando ogni problema, ma chi era nel gruppo faceva inizialmente fatica a emergere.

Proprio a questo proposito è una gara diversa da tutte le altre: passando junior ti sei trovato a gareggiare in corse molto diverse da quella, con un numero di partenti definito e ben inferiore, quanto cambia nell’evoluzione della corsa?

Sicuramente tutti sono più nervosi perché tutti vogliono stare davanti proprio per evitare incidenti e intoppi. Ecco quindi che la prima salita si prende sempre a tutta fino in cima, è come una lunga volata finché non si rimane in pochi, almeno l’anno scorso c’è stata una grande selezione e siamo rimasti in una trentina, poi sotto in pianura sono rientrati altri, ma alla fine era quel gruppo che si giocava la corsa. Quindi bisogna stare molto attenti perché già nella primissima parte ci si gioca tanto, dopo neanche 200 metri si comincia già a salire e bisogna spingere.

Fedrizzi sul podio con il suo tecnico. Alla Coppa d’Oro si vince per il proprio direttore sportivo (foto Instagram)
Fedrizzi sul podio con il suo tecnico. Alla Coppa d’Oro si vince per il proprio direttore sportivo (foto Instagram)
Quanto conta come evento e che peso ha nell’evoluzione di un corridore giovanissimo?

Nella categoria allievi è un riferimento importante, per certi versi è la gara più prestigiosa che c’è, anche più del campionato italiano, almeno per me. Secondo me è una corsa storica che per la categoria è fondamentale, è il primo vero grande test che ci si trova ad affrontare, una sorta di passaggio dal punto di vista tecnico ma non solo, una porta verso il ciclismo che conta. E poi è anche bella da correre, c’è tanto tifo, molto più che in altre gare, con così tanta gente sulle salite.

Che cosa consiglieresti a chi la affronta? Soprattutto a chi è primo anno allievo e quindi non la conosce…

Direi di guardarla con attenzione il primo anno, di non pensare troppo al risultato ma di studiarsela e poi guardare le proprie caratteristiche e vedere col proprio allenatore come interpretarla al meglio.

La prova di Borgo Valsugana impone una dura selezione sin dalle sue prime battute (foto Mosna)
La prova di Borgo Valsugana impone una dura selezione sin dalle sue prime battute (foto Mosna)
Qual è la parte più importante del percorso, secondo te, quella che poi risulta decisiva?

Premesso come ho detto la partenza per le difficoltà di cui accennavo, io direi dall’inizio dell’ultima salita a fine della discesa. Lì ci si gioca tutto, è stato così anche per me. E’ lì che io ho vinto la Coppa, rientrando sulla fuga che era nata per poi conquistare il successo in volata.

Da lì hai preso l’abbrivio verso questa stagione che finora è stata positiva…

Sì, è andata bene, a dispetto di qualche problema anche col cuore che mio ha tolto parte dell’annata agonistica. Un po’ di risultati sono arrivati, ma adesso penso di più al prossimo anno, a raccogliere quanto ho seminato. Il primo anno è sempre una prova, il secondo si punta a vincere. E’ proprio quel principio che ho imparato fra gli allievi.

Anche quest’anno la prova sarà anticipata dalle gare per esordienti (foto Mosna)
Anche quest’anno la prova sarà anticipata dalle gare per esordienti (foto Mosna)
Il fatto di avere già in tasca il contratto per il devo team della Wanty Reuz per il 2027 quanto ti aiuta?

Sicuramente molto perché è qualcosa che è già iniziato, infatti sono seguito dal loro preparatore. Mi dà lui gli allenamenti proprio in funzione di quel che sarà. Ho già conosciuto lo staff e fatto anche un ritiro con loro. Posso pensare al prossimo anno senza assilli, ma sono io che voglio far fruttare questa situazione il più possibile.