Sono il punto di contatto della bicicletta con l’asfalto e sono quelli che ci tengono in piedi sulla bicicletta anche in condizioni difficili. Stiamo parlando dei pneumatici. Negli ultimi anni questo componente ha visto grandi cambiamenti, sia in termini di materiali che di misure. Per capire come nascano, come vengono sviluppati e quali tendenze si stiano affermando fra i professionisti, abbiamo parlato con Filippo Galli, Responsabile della Ricerca e Sviluppo dei prodotti ciclismo di Pirelli.
Anche i Cinturato
Il marchio italiano quest’anno fornirà ben tre squadre World Tour: la Trek-Segafredo, il Team BikeExchange e di recente si è aggiunta l’AG2R Citroën Team.
Una cosa che ci ha incuriosito molto è che ai corridori verranno forniti oltre ai nuovi PZero in versione TLR (tubeless-ready) e in versione tubolare, anche i Cinturato.
«Potremmo dividere i corridori in due famiglie – esordisce così Filippo Galli – ci sono quelli che, durante l’allenamento, preferiscono avere delle gomme come i Cinturato, che sono TLR e danno una grande affidabilità in quanto molto resistenti alle forature. Poi ci sono quei corridori che, anche se in sessione di training, vogliono avere le gomme il più simile possibile a quelle che usano in gara».
Tubeless o tubolari?
E proprio andando verso l’argomento competizioni abbiamo chiesto come si stanno orientando le scelte dei professionisti.
«Sostanzialmente c’è chi usa il tubeless e chi preferisce i tubolari – ci dice Galli – anche se l’idea è quella di orientarsi sempre di più verso il primo tipo di copertura. Quest’anno sicuramente vedremo un numero maggiore di corridori con i tubeless».
Ma quali sono i vantaggi di questo tipo di copertura?
Ci sono dei vantaggi in termini di minore resistenza al rotolamento, un maggiore comfort e una protezione alle forature migliore, per via della presenza del liquido antiforatura all’interno.
Mentre per il tubolare quali sono i punti di forza?
Certamente è più leggero rispetto al tubeless. Poi, c’è quello che noi chiamiamo “Tubular Feeling”, che sostanzialmente è dovuto a due fattori: si usano pressioni maggiori e la struttura, leggermente diversa rispetto al tubeless, dona al corridore una sensazione di maggiore rigidezza.
Scalatori vs passisti
Le caratteristiche diverse dei tubeless e dei tubolari fanno sì che ci siano delle tipologie di atleti che preferiscono più l’uno rispetto all’altro.
«Solitamente il tubolare viene preferito dagli scalatori, in quanto esalta alcune caratteristiche come la leggerezza e la reattività, mentre gli uomini da classiche sono più orientati al tubeless – ci spiega Galli – in effetti in condizioni di fondo stradale difficile, come si può trovare alle Strade Bianche o alla Parigi-Roubaix, il tubeless da dei vantaggi effettivi».
Un punto chiave sulle perplessità di alcuni corridori per quanto riguarda il tubeless sta nel fattore peso, ma secondo Filippo Galli: «Ci sono notevoli margini di miglioramento in questo senso; bisogna pensare che il tubeless è una tecnologia nuova e stiamo studiando proprio per migliorarla».
Lo sviluppo Pirelli
E qui si apre il grande punto che riguarda la Ricerca e Sviluppo.
«Per quanto riguarda Pirelli, noi della Ricerca e Sviluppo attingiamo dai vari dipartimenti, fra i quali c’è anche quello delle mescole. Il nostro punto di forza – continua Galli – è che il dipartimento delle mescole è lo stesso che lavora per la Formula 1 o per il settore auto e moto. Questo vuol dire che i materiali che usiamo nelle gomme da ciclismo sono gli stessi usati dagli altri settori ad alte performance».
Ma la mescola dei tubolari è la stessa dei tubeless? «Le mescole sono le stesse, l’unica differenza è che vanno adattate alla carcassa, che invece è diversa fra tubolare e tubeless. Questo va fatto per avere la stessa impronta a terra con entrambi i tipi di coperture».
I pro’ come tester
Lo sviluppo di Pirelli non si ferma qui, infatti la collaborazione con i professionisti viene sfruttata per migliorare costantemente i prodotti.
«Dai professionisti riceviamo degli input che traduciamo in nuovi prototipi – ci spiega Filippo Galli – questi prodotti vengono prima testati internamente, sia indoor a Milano e sia outdoor, nel nostro centro in Sicilia, dove eseguiamo tutta una serie di test. Il secondo step è quello di darli ai professionisti, che li provano soprattutto nei camp di inizio stagione. Per quanto possibile, cerchiamo di far fare agli atleti dei test “blind”. Questo significa che forniamo loro, insieme alle gomme, solo minimi set di informazioni: l’obiettivo è quello di avere dei ritorni di feeling il più possibile non condizionati, veritieri e reali. Ovviamente i corridori li portano anche in gara e ci danno feedback continui, che noi recepiamo e traduciamo in nuovi prototipi e così via. Quando il prodotto è validato lo mettiamo subito in produzione, in modo che possa essere disponibile per tutti i ciclisti, non solo i pro‘».
Futuro? Sempre più larghi
Infine, abbiamo chiesto quali siano i possibili trend futuri.
«Attualmente stiamo lavorando per migliorare i tubeless, anche se lo sviluppo dei tubolari continua. Va precisato che le nostre coperture vengono sviluppate per massimizzare le performance con i cerchi moderni, vale a dire con canali interni larghi, da 19 o 21 millimetri. A conferma di questo, abbiamo appena avuto degli ottimi feedback dall’ex campione del mondo Mads Pedersen, che all’Etoile de Bessèges ha utilizzato i PZero tubeless da 28 millimetri in tutte le tappe, anche quelle per velocisti, finendo terzo in una tappa con arrivo in volata»