Bettiol è ripartito. Ora nel mirino il Tour e le Olimpiadi

01.06.2024
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Alla Boucles de la Mayenne, corsa a tappe in Francia di categoria 2.Pro, Alberto Bettiol ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale. Il toscano, nella regione della Valle della Loira, ha anche conquistato la sua prima vittoria in una corsa a tappe. Ora si trova a Livigno, per sistemare la gamba in vista del Giro di Svizzera e del conseguente Tour de France.

«Sono in ritiro da qualche giorno – dice Bettiol – e ci rimarrò fino a giovedì, poi venerdì 7 giugno correrò il Grosser Preis des Kantons Aargau. Con il Giro di Svizzera che partirà due giorni dopo, domenica. Questo di Livigno, per motivi logistici, è l’ultima parte di allenamento prima del Tour, visto che la Grande Boucle inizierà il 29 giugno da Firenze».

Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale
Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale

Vittoria importante

Bettiol ha collezionato la seconda vittoria stagionale in Francia, un buon modo per tornare alle corse dopo la pausa primaverile. 

«E’ stato un buon primo passo – continua Bettiol – diciamo pure il miglior risultato che potessi fare. Mancavo dalle gare da qualche settimana, non avevo ben in mente quale potesse essere il mio livello attuale. Questa vittoria me la tengo stretta, significa che le cose stanno andando bene ma non mi monto la testa. Gli obiettivi veri sono altri e arrivano ora».

La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
Come hai gestito la pausa dopo le Classiche?

Sono tornato dalla famiglia in Toscana, mancavo da tanto tempo e tornare è sempre bello. Non ho mai smesso di allenarmi, ho solamente abbassato i ritmi. Il primo di maggio sono andato in ritiro con la squadra a Sierra Nevada prima di andare in Francia e riprendere il feeling con le corse. 

E’ un 2024 che ti vede spesso presente tra i primi in gara, hai cambiato qualcosa durante l’inverno?

Per quanto riguarda gli allenamenti no. Penso di aver avuto una maggiore continuità, data dall’assenza di intoppi o sfortune. L’unica caduta della stagione è arrivata ad Harelbeke. Della prima parte di stagione sono soddisfatto, forse avrei potuto fare meglio il finale delle Classiche. 

Durante la pausa primaverile c’è stato il tempo per una visita alle Frecce Tricolore (foto Instagram)
Al Tour con quali ambizioni andrai?

Spero di arrivarci in forma, sto lavorando per questo. E’ la gara che precede le Olimpiadi, le motivazioni non mancheranno. Sarebbe fantastico riuscire a vincere una tappa, per due volte ci sono andato vicino. Poi non dimentichiamoci che la Grande Boucle parte dall’Italia, precisamente da Firenze. Con grandi probabilità sarò l’unico corridore toscano in gruppo, esserci è un’occasione unica. Tanto che da quando c’è stata l’ufficialità ho chiesto alla squadra di poter partecipare. 

La maglia gialla a Firenze può essere un obiettivo?

E’ dura, molto dura. Ma non si sa mai. Il circuito finale è tosto con tanto dislivello, ma siamo al Tour, ci saranno i migliori corridori al mondo. La maglia gialla è la più ambita in gruppo, tutti vorranno conquistare la prima. 

Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
E dopo il Tour arrivano le Olimpiadi, che gara sarà?

Strana, l’Olimpiade è sempre strana. Per far bene bisognerà avere fondo e penso sia impossibile controllarla. Nella mia testa assomiglia ad una tappa della terza settimana del Tour, con un fuga di 30 corridori che si gioca la vittoria.

Il tuo nome, nei tre che Bennati dovrà diramare, è il più gettonato.

Ufficialmente non sono ancora stato selezionato. Ne ho parlato con il cittì e siamo d’accordo, come tutti del resto, che la miglior gara per preparare le Olimpiadi è il Tour. La corsa a cinque cerchi arriva esattamente due settimane dopo l’arrivo di Nizza. Allenarsi a casa e pensare di simulare un Tour è impossibile, tutti i migliori passeranno da lì. 

Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Tu hai già un’esperienza olimpica alle spalle, a Tokyo 2021, può essere un vantaggio?

Non direi. Quella di Tokyo non era un’Olimpiade, eravamo tutti isolati e lontani dal villaggio. A Parigi ci sarà più possibilità di vivere il clima olimpico, vivendo di più “Casa Italia” ed entrare in contatto con tutti gli atleti medagliati. 

Anche a livello di corsa era tanto diversa?

Era molto simile ad un mondiale. C’erano molti più atleti in corsa e le squadre, per quanto ridotte, erano più attrezzate. Noi come Italia avevamo cinque atleti a Tokyo 2021, mentre a Parigi saremo in tre. Le dinamiche cambieranno tanto rispetto a tre anni fa: i chilometri erano 234 con un percorso più duro. A Parigi correremo su una distanza maggiore, 275 chilometri, ma saranno meno impegnativi. Sarà tutto diverso.

Tao al Delfinato: «Ora è in tabella», parola di Larrazabal

01.06.2024
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Abbiamo ancora il Giro d’Italia in circolo nel sangue e nella testa, ma con l’inizio del Delfinato domani ci si sposta già sul Tour de France. E inevitabilmente si finisce a parlare dei suoi interpreti. Tra questi ci sarà anche  Tao Geoghegan Hart.

Attorno l’inglese, quest’anno approdato alla Lidl-Trek c’è tanta curiosità. E parte di queste curiosità ce le siamo tolte proprio al Giro quando una mattina abbiamo incontrato Josu Larrazabal, capo del settore performance della squadra americana.

Ricordiamo che Tao Geoghegan Hart era caduto rovinosamente proprio lo scorso anno durante la corsa rosa. Un infortunio terribile, tra le varie fratture anche quella del femore. Una riabilitazione lunghissima e un ritorno incerto o quantomeno complicato. Sin qui l’ex maglia rosa ha disputato 24 giorni di corsa facendo anche vedere qualche buona prestazione, ma certo la strada per lottare con Pogacar, Roglic e Vingegaard appare lunga.

Josu Larrazabal è il capo dei preparatori in casa Lidl-Trek
Josu Larrazabal è il capo dei preparatori in casa Lidl-Trek
Josu, come sta Tao?

Sta andando bene, ovviamente ci ha messo un po’ più di tempo… Che poi non so neanche se dire “più tempo” sia giusto o sbagliato, perché non si sapeva da dove Tao ripartisse dopo un intervento del genere. Però è vero che l’inverno è andato molto bene, forse anche per questo motivo ci aspettavamo già di vedere qualcosa al Catalunya. Ma quello che non abbiamo visto al Catalunya l’abbiamo visto al Romandia un mese più tardi.

Dunque ora è in tabella di marcia?

Diciamo che sin qui eravamo con un mesetto di ritardo. Adesso Tao è nel pieno della preparazione del Tour, è a Sierra Nevada (è sceso giusto un paio di giorni di fa, ndr) con la squadra. Secondo me al Delfinato vedremo ancora un altro step rispetto al Romandia e saremo pronti per il Tour.

Dopo un incidente importante come il suo, Josu, hai notato qualche momento di flessione? Non solo fisica, ma anche a livello morale?

Non conosco il corridore così bene, perché è arrivato quest’anno. Lo sto conoscendo. Nelle conversazioni con lui c’era quel tratto d’incertezza su se stesso, che va alla ricerca di una continua conferma. A dicembre, in ogni test vedevamo che aveva, tra virgolette, lo stress di confermare che fosse in ripresa, che andava benissimo. Lui voleva sempre di più. Mettiamoci anche che nel ciclismo di oggi tutto viene misurato e i ragazzi hanno continui riferimenti numerici. Lui ci badava moltissimo e abbiamo cercato di tirarlo fuori da questo aspetto.

L’inglese è stato a Sierra Nevada tre settimane con la squadra. Da domani sarà al Delfinato (foto X)
L’inglese è stato a Sierra Nevada tre settimane con la squadra. Da domani sarà al Delfinato (foto X)
E come?

La nostra aspettativa nella prima parte di stagione era tornare, tornare a correre. Metterlo in una squadra, farlo lavorare. E questo Tao lo ha fatto molto bene. Ai Paesi Baschi ha lavorato per Skjelmose dando un contribuito da leader importante e poi al Romandia si è fatto vedere lui. Un risultato che è sotto il suo standard, ma visto da dove veniva è stata un’ottima top 10 (ha chiuso 9° a 1’02” da Carlos Rodriguez, ndr). Lì ha avuto belle conferme e  belle sensazioni. Ora però non basta.

Cioè?

Non abbiamo ancora chiuso il cerchio. Secondo me per lui sarà importante misurarsi al Delfinato, per arrivare al Tour con la fiducia al top.

Josu, abbiamo parlato di numeri, cosa gli è venuto a mancare di più dopo l’incidente? Picchi di potenza, resistenza, recupero?

Efficienza dico io. Alla fine con l’allenamento limi, limi ogni giorno qualcosa e porti tutte le componenti ad un livello di eccellenza. Un livello che ti permette di arrivare alla fine della corsa più fresco possibile e con più possibilità di fare i numeri massimali. Quando tu fai un test massimale i dati sono lì, ma il ciclismo non è cosa fai quando sei fresco, il ciclismo è cosa fai dopo 5 ore. E’ quella fatigue resistance che perdi quando subisci un intervento del genere.

Tra nuovi materiali e rincorsa della forma quest’anno Tao Geoghegan Hart non è stato super a crono. Tuttavia al Romandia è andato meglio
Tra nuovi materiali e rincorsa della forma quest’anno Tao Geoghegan Hart non è stato super a crono. Tuttavia al Romandia è andato meglio
L’efficienza in generale, in corsa…

Il fisico perde quelle tante piccolezze che sono necessarie. Il ciclismo è un sport tecnico e non solo tattico. La pedalata è un movimento che si ripete mille volte ed è lì che sta l’efficienza. E’ lì che una buona efficienza fa la differenza. E se tu per ognuna di quelle mille pedalate perdi anche solo un pochino, dopo 4-5 ore il gap che devi colmare è enorme.

Avete lavorato anche un po’ in palestra? O meglio, visto il muscolo da recuperare l’avete portata avanti nel corso della stagione?

Sì, ci abbiamo lavorato tanto. La palestra è stata la base della sua riabilitazione. Tao ha fatto un grande lavoro ad Amsterdam, in questo centro dove hanno fatto l’intervento. Hanno lavorato molto in monopodalico, cioè con la gambe separate affinché tutto tornasse al top, misurando ogni valore della forza di quell’arto. E infatti da quel punto di vista già in inverno era ben messo però, una cosa è come sei tu a livello fisico in un test, tra l’altro non specifico, e un’altra cosa è come sei tu in bici pedalando con tutte e due le gambe insieme, con quella coordinazione necessaria. Ecco che si ritorna al discorso dell’efficienza.

Power Phase: la perla di Assioma secondo Tonelli

01.06.2024
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NAPOLI – Il giorno di riposo al Giro d’Italia diventa un’occasione per curiosare tra i team alla ricerca di spunti tecnici. E una di queste occasioni ce l’ha offerta la VF Group-Bardiani, squadra che tra i suoi partner tecnici vede Assioma, brand fornitore dei pedali. Ricordiamo che Assioma ha due modelli per la strada: Assioma DUO, con misuratore di potenza doppio, e Assioma UNO, con misuratore di potenza singolo. Il team emiliano utilizza il modello Assioma DUO.

Tra i suoi utilizzatori più sensibili c’è Alessandro Tonelli, esperto del gruppo dei Reverberi. Tonelli è atleta sempre informato e con i pedali non è stato da meno.

Intanto, curiosità, arriviamo proprio quando i meccanici stanno facendo un check delle bici e stanno smontando i pedali. Martin Marcellusi per esempio era scivolato proprio il giorno prima. I tecnici ci hanno mostrato come venga cambiato il corpo pedale.

«Gli Assioma Duo – spiegano i meccanici della VF Group – hanno bisogno davvero di pochissima manutenzione. Per quanto riguarda la parte meccanica, ci pensiamo noi. Se invece serve un intervento per quella elettronica si mandano in direttamente in assistenza Assioma. Ma capita davvero rarissimamente».

Alessandro Tonelli, in azione sulle strade del Giro d’Italia
Alessandro Tonelli, in azione sulle strade del Giro d’Italia
Alessandro, da quanto tempo usi questi pedali?

Dal 2016 quando erano ancora bePro, ora sono Assioma Duo e sono appunto i pedali che stiamo utilizzando in squadra. Abbiamo collaborato, già da diverso tempo, con l’azienda ai fini di migliorare questo prodotto, un pedale ottimo per qualità e direi anche per prezzo.

In effetti la qualità è molto elevata. Il tuo compagno Zoccarato ne esaltava la precisione e anche la facilità di utilizzo…

In effetti sono molto facili da utilizzare perché basta montarli sulla bicicletta e, fatta la calibrazione, si possono utilizzare immediatamente. La comodità di questi pedali è che avendo i rilevatori sia a destra che a sinistra si può vedere la differenza tra la pedalata tra i due arti: è il bilanciamento, appunto sia a destra che a sinistra.

E del corpo pedale cosa ci dici?

Questo pedale, pur essendo basato su standard Look, lavora con una base allargata rispetto a quella classica per gli attacchi Keo. E se ne sentono i benefici in fase di spinta, ma anche in discesa. Se faccio una curva sulla destra, la tecnica è quella di caricare il peso totalmente sul piede sinistro (e viceversa chiaramente, ndr): quindi maggiore è la base d’appoggio maggiore è la spinta. Pertanto si riesce a fare una curva perfetta.

Assioma Duo, i pedali utilizzati dagli atleti della VF Group-Bardiani
Assioma Duo, i pedali utilizzati dagli atleti della VF Group-Bardiani
Parliamo del rilevatore di potenza. Quanto dura la batteria?

Con questi Assioma Duo, a casa, li carico ogni 9-10 giorni, ma sono io che voglio averli sempre ben carichi. Sinceramente non li ho mai fatti scaricare del tutto, ma suppongo possano arrivare alle due settimane consecutive senza problemi. Calcolate che faccio dalle 22 alle 26 ore di allenamento settimanale. Quindi hanno un’autonomia di almeno 50 ore. 

Prima, Alessandro, hai accennato alla rilevazione destra-sinistra. Quanto ti è utile realmente questa opzione? E ancora: può darti delle informazioni sulla necessità di lavorare di più con un arto anziché con l’altro anche in palestra?

E’ molto utile, specie per me. La mia pedalata infatti è molto differente tra arto destro e sinistro ed è così dall’incidente che ho avuto nel 2019. Ho questo scompenso, il mio corpo si è adattato. Se faccio un lavoro da una intensità media in su, ho una percentuale di spinta pari: 50-50. Ma se devo fare la passeggiatina ho una differenza abbastanza marcata: 47-53.

Non è poco…

Infatti in palestra, soprattutto in inverno, ricorro parecchio agli esercizi monopodalici: pressa, squat, squat bulgaro. Pertanto gli Assioma Duo mi sono molto utili da questo punto di vista. E c’è un altro aspetto per me importantissimo.

I meccanici, dopo aver preso un paio di pedali di scorta (si nota la fascetta che li tiene uniti) ci mostrano il collegamento magnetico per la ricarica
I meccanici, dopo aver preso un paio di pedali di scorta (si nota la fascetta che li tiene uniti) ci mostrano il collegamento magnetico per la ricarica
Quale?

Quasi tutti i potenziometri rilevano solo la spinta e non la trazione, gli Assioma Duo invece fanno un’analisi completa, sia del bilanciamento che della “power phase”. Il bilanciamento, visibile solo con Assioma DUO, permette di osservare come cambia il rapporto tra gamba dominante e gamba debole in relazione alle diverse condizioni di corsa e di forma fisica. I dati di bilanciamento di potenza SX/DX permettono di osservare come cambia il rapporto gamba dominante/gamba debole in relazione alle diverse condizioni di corsa e di forma fisica. Questi dati si rivelano utili per correggere eventuali scompensi tra gambe.

Interessante, vai avanti…

Si vedono i due cerchi come se fossero due orologi: uno a destra, uno a sinistra. In questi due cerchi si vede dove inizia e dove finisce la tua spinta. Io ad esempio sulla parte destra ho un angolo di power phase che inizia dopo e finisce dopo rispetto alla sinistra perché questo, come dicevo, c’è un deficit in spinta. Però la compenso in trazione con la destra.

E’ un po’ come se riducessi il tempo morto?

Esatto, è davvero utile. Durante il Giro ho avuto una contrattura: ebbene con gli Assioma Duo vai a analizzare anche queste cose.

Curiosità, se cambi posizione della sella per esempio, cambia anche la “power phase”? 

Sì, cambia totalmente. Per esempio tra crono e strada ho due angoli di fase differenti. Ma è normale perché sulla bici da crono sono molto più avanzato.

La power phase
Una schermata in cui si può visionare la power phase
E inizia prima l’angolo di spinta?

Sì, perché praticamente spingi molto di più con il quadricipite e “tiri” meno con il bicipite femorale. Quindi l’angolo di spinta è più alto e finisce prima.

Insomma Assioma è utile anche per verificare l’efficienza della posizione, se si alza o abbassa la sella, se la si arretra o avanza…

Esatto. E un’altra cosa in più è che Assioma lavora molto sul momento angolare reale e non medio, lo IAV, in modo d’avere una precisione molto più alta del wattaggio rilevato. Lo IAV Power System (Instantaneous Angular Velocity-based Power calculation) calcola la potenza basandosi sulla velocità angolare istantanea.

E invece la Power Phase?

La Power Phase, o fase di spinta o di potenza, indica il segmento di un giro di pedalata in cui viene prodotta una coppia positiva, ovvero oltre il 90 per cento della forza propulsiva che spinge in avanti la bici. Questa permette di vedere la fase di spinta e di trazione e consente di lavorare per avere una pedalata quanto più rotonda possibile.

Sul computerino i dati di output arrivano in modo tradizionale?

E’ il pedale sinistro che riceve e trasmette tutto. Abbiamo due sensori, uno a destra e uno a sinistra. Però “l’antenna” è una: il pedale destro trasmette al pedale sinistro e questo al computerino.

Piva: «Per Zana un Giro lontano dai riflettori ma di grande solidità»

01.06.2024
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Il Giro d’Italia di Filippo Zana è terminato sfiorando una top 10 in classifica generale. Non era partito con l’intenzione di seguire i migliori lungo tutte e tre le settimane, ma le vicissitudini in casa Jayco-AlUla lo hanno costretto a provarci. Undicesimo a Roma, un Giro lontano dalle telecamere ma comunque solido. 

«Zana – ci racconta il suo diesse alla corsa rosa Valerio Piva – era partito per il Giro con le stesse ambizioni dell’anno passato. Essere di supporto a Dunbar per la classifica, cercare di ritagliarsi degli spazi nelle fughe e ripetere il successo del 2023».

L’obiettivo iniziale era permettere a Zana di lottare per una vittoria di tappa, come in Val di Zoldo nel 2023
L’obiettivo iniziale era permettere a Zana di lottare per una vittoria di tappa, come in Val di Zoldo nel 2023

Carte rimescolate

Eddie Dunbar ha terminato il suo Giro d’Italia a Oropa, tornando a casa il giorno dopo. Le carte in casa Jayco si sono rimescolate e i ragazzi del team australiano sono andati avanti giorno per giorno. 

«Chiaramente – continua – Piva – l’uscita di scena di Dunbar ha compromesso i nostri piani. Zana però si è dimostrato in grande condizione, soprattutto nelle due cronometro. Dopo Perugia eravamo convinti che potesse tener duro, magari perdendo qualcosa in classifica. Così si sarebbero aperti spazi per tentare di vincere una tappa e magari risalire qualche posizione. Il problema è che l’occasione si è creata troppo presto, nella tappa con arrivo a Bocca di Selva. In quella fuga era il migliore in classifica generale ed è entrato in top 10, ma era troppo presto».

La seconda tappa è stata anche l’ultima del Giro per Dunbar, costretto al ritiro causa caduta
La seconda tappa è stata anche l’ultima del Giro per Dunbar, costretto al ritiro causa caduta
Dopo l’arrivo di Bocca di Selva si trovava a meno di un minuto da Tiberi, detentore della maglia bianca.

Era controllatissimo. La Bahrain in quella tappa si era messa a ricucire un po’ il margine sulla fuga nella quale era presente Zana. Il problema era che anche la Ineos era interessata alla maglia bianca, visto che avevano Arensman in classifica. 

Alla fine era in top 10 e in lotta per la maglia bianca…

Gli spazi erano troppo ristretti per provare a fare qualcosa, per andare in fuga. L’unica mossa permessa era tenere duro e provare ad attaccare nei finali, ma con un Pogacar del genere era impossibile. In più Zana non è uno scalatore puro. Alla fine ci siamo detti che sarebbe stato importante portare a casa una top 10 e ci stavamo riuscendo. 

Con il ritiro dell’irlandese è toccato a Zana curare la classifica generale
Con il ritiro dell’irlandese è toccato a Zana curare la classifica generale
Fino alla penultima tappa, quella della doppia scalata del Monte Grappa.

Li ha pagato tutti gli sforzi fatti. Ha perso contatto, di poco, proprio sul primo passaggio del Grappa, ha lottato per rientrare ma era da solo. Peccato, perché una top 10 era più che meritata.

Come mai avete optato per tenere duro nonostante non fosse esattamente la sua specialità?

Dopo la cronometro di Perugia abbiamo parlato tutti insieme: Zana, Pinotti ed io. Ci siamo detti che l’occasione era ghiotta e comunque Zana stava facendo registrare ottimi valori. Fare un Giro in lotta per la classifica non era nei piani iniziali, ma comunque ha portato un’esperienza diversa che lo farà crescere. Per la squadra è stato un buonissimo risultato, anche perché una top 10 porta più punti UCI che una vittoria di tappa. 

Tutto è andato per il meglio, fino alla tappa del Monte Grappa, dove Zana ha perso la top 10
Tutto è andato per il meglio, fino alla tappa del Monte Grappa, dove Zana ha perso la top 10
A livello personale ha fatto un passo indietro?

Vincere una tappa porta tanto dal punto di vista del prestigio. In quel giorno sei il migliore, il corridore al centro dell’attenzione. Però Zana ha fatto un Giro solido, che può avergli insegnato qualcosa di nuovo e che lo ha fatto crescere. E’ giovane potrà migliorare ancora, anche se non lo vedo come un corridore specializzato per i grandi giri. Per corse di una settimana sì. 

Si è ritrovato anche spesso da solo.

La squadra era costruita intorno a Caleb Ewan. Con Zana e de Marchi che avrebbero dato sostegno a Dunbar. Il ritiro di quest’ultimo ha costretto Zana a lavorare per sé. L’esempio è la tappa del Grappa, se ci fosse stato qualcuno con lui magari sarebbe rientrato sul gruppo prima della seconda ascesa. Perdere la top 10 in questo modo è stato un po’ un boccone amaro, ma siamo molto soddisfatti di quanto fatto da Zana al Giro.

Ricette bilanciate, qualità estrema e 15 tipi di pasta: Tadej a tavola

31.05.2024
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Okay, Tadej Pogacar è un fenomeno, però se è così forte il merito è anche della cura che lo sloveno e il suo entourage ripongono nei dettagli. Bici al top, integrazione al top, accessori al top. E poi gregari, staff… tutto funziona al meglio. E in questo contesto non poteva mancare l’alimentazione, oggi tassello fondamentale.

Michele Romano è il cuoco della UAE Emirates. E’ lui che prepara per Tadej e i compagni i piatti durante le corse e persino durante i ritiri. E non sono mai pietanze banali: qualità e funzionalità sono sempre portate al massimo. In questo Giro d’Italia trionfale c’è dunque anche il suo zampino.

Se preparato ad hoc anche il sushi può essere un buon piatto per il recupero. Tadej e i suoi hanno fatto spesso ricorso al pesce
Se preparato ad hoc anche il sushi può essere un buon piatto per il recupero. Tadej e i suoi hanno fatto spesso ricorso al pesce
Il tuo lavoro, Michele, è molto più complesso di quel che ci si può aspettare. Quest’inverno ci avevi parlato della “messa a punto”, del bilanciamento delle ricette. Spiegaci meglio…

Durante il ritiro spagnolo abbiamo bilanciato le ricette che poi i ragazzi hanno mangiato e mangiano nel resto dell’anno. Partiamo dai primi (sostanzialmente riso e pasta, ndr) e testiamo le ricette e le quantità dei condimenti. Per bilanciare intendo le quantità di grassi e degli altri macronutrienti per ogni piatto finito.

Fai questo insieme al nutrizionista?

Esatto, insieme. Studiamo i pesi precisi di quel che andiamo ad utilizzare nel corso della stagione. E questo è importante ai fini pratici perché si risparmia tempo quando si è in gara, si ha la certezza di quel che si andrà a preparare, e quindi fare fronte alle determinate esigenze del momento, e soprattutto è replicabile anche da altri cuochi, qualora non ci sia io.

E questo lavoro è tornato utile anche al Giro…

Chiaro. Abbiamo selezionato le ricette per le varie e tappe e ci siamo mossi di conseguenza. Che sia una tappa piana, ondulata o di montagna, abbiamo ricette specifiche.

Le ricette cambiano anche in base al meteo?

Certo. Faccio un esempio: se le temperature sono basse facciamo delle zuppe, delle vellutate o dei purè di verdure per aiutarli a mantenere il calore.

Il pane fatto in casa UAE
Michele Romano e il pane fatto in casa UAE
Il menù è solo per la sera?

No, è per le colazioni, per il pranzo che poi sarebbe il recupero post tappa, e per la cena. Per le colazioni quello che varia da parte mia è il pane sostanzialmente. E ne abbiamo studiato diverse tipologie. Per esempio, se c’è una tappa piatta usiamo del pane dolce fatto con uva passa. Per una tappa di media montagna prepariamo pane alla curcuma o alle olive.

Perché curcuma o olive?

Perché sono antinfiammatori e restano facilmente digeribili. Mentre utilizziamo un pane bianco più classico per le tappe di montagna. A queste ricette aggiungiamo sempre delle fibre utilizzando delle farine biologiche macinate a pietra, quindi parliamo di farina di tipo 1 o 2.

Immaginiamo che sia tu a fare la spesa, vista la particolarità delle ricette. E’ così?

Esatto, la faccio io. Una settimana prima del nostro arrivo, invio una mail a tutti gli hotel presso cui andremo a soggiornare richiedendo prodotti specifici in base alle indicazioni del nutrizionista. Ma prima del via abbiamo una nostra scorta, tra l’altro fornita dai nostri sponsor, per quel che concerne i prodotti secchi, come la pasta, ma anche l’olio e i vari conservati. Questi prodotti sono stoccati in magazzino. Andiamo lì e ci riforniamo prima della grande partenza.

Michele, quando parli delle richieste agli hotel, indichi anche il marchio del prodotto che volete trovare?

Sì, sì… primo perché deve essere di qualità estrema e poi perché avendo fatto i nostri bilanciamenti siamo certi che quel brand ha determinate caratteristiche. Io poi comunque supervisiono quel prodotto e se non è quello richiesto o non mi soddisfa non lo uso.

Ecco (più o meno) il crumble alla nutella richiesto da Tadej
Ecco (più o meno) il crumble alla nutella richiesto da Tadej
Quali sono state le tre pietanze più gettonate da Pogacar in questo Giro d’Italia?

Tadej è un buongustaio e mangia davvero di tutto. Gli piace molto il pesce bianco di qualità, come spigole e bronzini. Ma soprattutto ama la pasta più di ogni cosa. Nelle tre settimane l’ha mangiata in 15 modi diversi. Chiaramente erano tutte ricette bilanciate. Cerchiamo di unire le esigenze del nutrizionista con il gusto degli atleti.

La sua pasta preferita di questo Giro qual è stata?

Uno spaghetto con crema di zucca, peperone rosso e porro. Mentre per le paste corte si è orientato principalmente sulle mezze maniche con salsa di pomodoro arrosto.

Qual è stato lo sgarro di Pogacar nel Giro?

La sera di Bassano ha voluto un crumble alla nutella. Tra l’altro la ricetta di questo dolce me l’ha data proprio lui. Poi come sempre io e il nutrizionista gliel’abbiamo bilanciata. E’ stato il suo premio finale e il nutrizionista ha dato l’okay per questo dolce abbastanza calorico.

La nuova Paternoster, dalla strada verso un sogno a 5 cerchi

31.05.2024
5 min
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E’ una Paternoster nuova quella che si approccia alla fase più importante della stagione (ma sarebbe più giusto dire della carriera, visto l’appuntamento olimpico). Anche la RideLondon ha confermato che la campionessa della Jayco AlUla ha ormai una nuova dimensione non solo su pista, ma anche su strada avendo lottato da pari a pari con le stelle del movimento, da Wiebes a Kopecky finendo quarta nella classifica generale a parità di tempo con l’iridata. Si era già capito alle classiche che eravamo di fronte a una Paternoster 2.0, le strade inglesi lo hanno ribadito.

La sua nuova dimensione nasce da una rinnovata consapevolezza: «Nel team, dove sono approdata lo scorso anno, ho trovato la mia dimensione, su di me è riposta tanta fiducia. Lo scorso anno è stato importante e delicato dopo tutto quello che era successo precedentemente, mi è servito per ritrovarmi, per creare una base di lavoro e la squadra ha avuto la pazienza di aspettarmi, ora ne stiamo godendo i frutti».

Il podio di tappa alla RideLondon Classique con Letizia seconda dietro la Wiebes
Il podio di tappa alla RideLondon Classique con Letizia seconda dietro la Wiebes
Già dalle classiche avevi espresso valori diversi dal passato…

Sì e guardando indietro posso anche dire che potevo ottenere anche di più. E’ da inizio stagione comunque che sto andando bene su strada, i valori sono sempre alti e questo mi conforta. Ho una nuova mentalità e consapevolezza e questo sarà importante soprattutto per gli anni a venire.

Se della Paternoster su pista si sa moltissimo, su strada eri quasi un oggetto sconosciuto, tanto che molti ti ritengono una velocista…

Io no, le mie caratteristiche non sono solo la velocità, anche se certamente in volata posso dire la mia. Ma tengo bene anche sugli strappi. Certo, non sarò mai uno scalatore e non potrò competere per la classifica delle grandi corse a tappe, ma anche quando passai professionista si vedeva che avevo caratteristiche multiple. Già quando passai pro’ vinsi il Festival Elsy Jacobs, gara a tappe battendo gente forte come Vos, Kopecky, Balsamo ed era una corsa con molti strappi, percorsi da classiche. Nell’ultima tappa arrivammo in 15 e vinsi io. D’altronde una velocista pura non posso esserlo, non ho leve lunghissime, ma so adattarmi a ogni percorso.

Un passo indietro nel tempo, la vittoria in volata di Paternoster in Lussemburgo. Era il 2018
Un passo indietro nel tempo, la vittoria in volata di Paternoster in Lussemburgo. Era il 2018
Il periodo nero, quello dei frequenti infortuni e conseguente naturale difficoltà a uscirne, sia fisicamente che psicologicamente, è messo finalmente alle spalle?

Sì, soprattutto mentalmente perché se mi guardo indietro non ho rimpianti per il tempo perduto. Sono giunta alla consapevolezza che anche quello è servito, mi ha fatto crescere, maturare. Quei momenti fanno parte del passato, bisogna andare avanti e guardare oltre.

Ora però la strada deve lasciare posto alla pista e al vero grande obiettivo…

Non ho mai perso il focus su quel che conta davvero in questa stagione. Appena tornata dalla Gran Bretagna sono stata due giorni a lavorare su pista a Montichiari e un paio di giornate saranno dedicate a quello anche nelle immediate settimane future, ma dopo il Women’s Tour potrò concentrarmi interamente sulla preparazione su pista. In programma avremo ancora un impegno in Belgio con Guazzini e poi sarà tempo del ritiro in altura.

Nel team australiano la trentina ha trovato l’ambiente giusto per tornare a crescere
Nel team australiano la trentina ha trovato l’ambiente giusto per tornare a crescere
Accennavi prima a Elisa Balsamo. Come hai vissuto il suo infortunio?

Un trauma. Eravamo a Livigno, io e Vittoria. Stavo guardando la corsa in tv, quando ho visto la caduta ho iniziato a urlare «Vittoria, Vittoria» perché Guazzini non stava guardando. Mi è venuto il cuore in gola, eravamo nel panico assoluto, con la gente intorno che ci chiedeva cosa stesse succedendo. Le corse che facciamo in questo periodo sono strane, le affrontiamo con uno stato d’animo particolare. C’è sempre un po’ d’ansia perché una caduta può significare perdere l’obiettivo a cui guardiamo da anni. Anche in Inghilterra, in certi frangenti ci pensavo due volte se buttarmi nella mischia e non nascondo che qualche tirata di freni la diamo…

Un problema che vi accompagnerà anche nelle prossime settimane, come a tutti coloro che, in qualsiasi sport, sono chiamati a partecipare a Parigi 2024…

Sì, perché basta un colpo d’aria, il più piccolo ostacolo a rimescolare le carte. Se uno ci pensa troppo, vive questo avvicinamento con terrore e sarebbe sbagliato. Bisogna fare attenzione, ma mantenendo sempre un atteggiamento positivo.

Alle classiche Paternoster ha mostrato un piglio nuovo, con ottimi piazzamenti
Alle classiche Paternoster ha mostrato un piglio nuovo, con ottimi piazzamenti
Come vivi le incertezze che ora circondano la presenza della Balsamo?

E’ stata una caduta terribile con conseguenze pesanti, ma spero tanto che non lo siano così tanto da impedirle di essere con noi e completare il cammino che abbiamo intrapreso. Dobbiamo confidare nella speranza, noi ci crediamo fortemente che Elisa sarà lì a lottare con noi.

Oltretutto la vostra gara, quella dell’inseguimento a squadre femminile, nei pronostici olimpici è considerata fra le 3-4 gare fra tutte le Olimpiadi con più possibilità di medaglia…

Stiamo toccando tutto il ferro che c’è – afferma ridendo la Paternoster – La pressione è tanta e fondamentale è anche l’approccio alla gara da vivere psicologicamente. In questo ci stanno aiutando molto Elisabetta Borgia come mental coach della nazionale e Paola Pagani che è la mia personale. E’ un bel gruppo il nostro, ci sosteniamo tutte, siamo 6 ragazze intercambiabili e ci diamo forza per esserlo. Lavoriamo su noi stesse per acquisire consapevolezza di quanto siamo forti e dove possiamo arrivare. Se arriviamo tutte al massimo della forma e diamo il 110 per cento, nessun traguardo è precluso.

Paternoster e Kopecky nell’omnium europeo 2024. Le ritroveremo rivali a Parigi 2024?
Paternoster e Kopecky nell’omnium europeo 2024. Le ritroveremo rivali a Parigi 2024?
Tu però non avrai solo l’inseguimento. C’è anche l’omnium che tra l’altro sarà l’ultimo giorno olimpico, quando ci sarà da completare la torta…

Infatti con Villa doseremo la preparazione, in questa prima parte ci stiamo concentrando sul quartetto, a luglio lavoreremo anche sull’omnium per essere pronta per il grande evento. Ho molta fiducia in Marco perché sa come si vince un’Olimpiade, l’ha fatto da atleta e da tecnico, è la persona migliore per trovare la quadra. Mi fido del suo metodo, so che può portarmi lontano.

Come cambia l’integrazione col passare degli anni?

31.05.2024
4 min
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Il discorso dell’integrazione è sempre più al dettaglio. E anche più determinante. Oggi spesso vince chi arriva nel finale con la gamba più piena. Chi si è alimentato meglio. Ma il capitolo è vastissimo.

Se tante volte abbiamo parlato di prodotti specifici, di alimentazione liquida, di quantità di carboidrati l’ora, oggi facciamo un paragone tra metabolismi giovani e metabolismi più esperti. E lo abbiamo fatto con il supporto di Luca Porfido, nutrizionista della VF Group Bardiani-CSF-Faizanè, che al Giro d’Italia aveva il corridore più giovane, Giulio Pellizzari, e quello più vecchio, Domenico Pozzovivo. Tra i due ballano ben 21 anni.

Con il passare degli anni, il recupero si fa più difficoltoso. Saper integrare alla perfezione diventa sempre più importante
Con il passare degli anni, il recupero si fa più difficoltoso. Saper integrare alla perfezione diventa sempre più importante
Dottor Porfido, come cambia il metabolismo nel corso degli anni?

In effetti cambia. Pozzovivo viene da tantissimi anni di esperienza. Era al suo diciottesimo Giro d’Italia quindi è passato attraverso tante “ere”, tra queste anche quella che riguarda l’integrazione e l’alimentazione. Vi dirò che avere un atleta come Pozzovivo è utile anche per me.

Perché?

Per una questione di conoscenze in generale, perché è un esempio per il Pellizzari di turno e per gli altri ragazzi, così distanti come generazione e per confrontare abitudini diverse in corsa e fuori.

Quante calorie brucia uno scalatore giovane come Pellizzari e uno più esperto come Pozzovivo? E’ possibile fare un confronto anche di numeri?

In modo così netto no. L’integrazione si fa in base all’efficienza e quindi in base a quello che realmente l’atleta poi va a consumare. E anche in base alle riserve di glicogeno che si valutano sul momento. Ed è’ dunque qualcosa di soggettivo.

Come cambia l’integrazione col passare del tempo?

Pozzovivo per esempio è abituato a stare un po’ più basso di carboidrati, 80-90 grammi l’ora, perché nel suo caso a livello gastrico, di stomaco, si trova meglio così. Pertanto non raggiunge le quantità che assume invece Pellizzari o altri ragazzi della squadra. Al Tour of the Alps, gara di preludio al Giro, e che ci è servita anche per mettere a punto gli ultimi dettagli sull’integrazione, Pellizzari viaggiava sui 90-100 grammi l’ora. Ma c’è anche altro da considerare.

La VF Group-Bardiani si affida a Cetilar per l’integrazione: sia in gara che per il recupero
La VF Group-Bardiani si affida a Cetilar per l’integrazione: sia in gara che per il recupero
Cosa?

Che l’integrazione va anche contestualizzata: tappa, meteo, ruolo del corridore… Una tappa può essere di trasferimento per un corridore e più importante per un altro. E chi punta deve arrivare full all’arrivo, cioè con la gamba piena nel finale. L’altro, che magari deve aiutarlo all’inizio, al contrario deve cercare di essere full nei primi chilometri.

E tu nutrizionista calcoli anche questo?

Chiaro, è un aspetto fondamentale ormai da tenere conto: al netto del consumo reale dei watt e quindi dei chilo-joule trasformati in calorie. Oggi più che mai, per avere un’integrazione ottimale, è fondamentale conoscere le caratteristiche dell’atleta, età compresa, del percorso e appunto anche delle strategie. Se un corridore punta al Gpm è chiaro che la sua gara finisce lì e da quel momento pensa al recupero… nei limiti delle possibilità ovviamente.

In base alla tattica, prepari il sacchetto per ognuno. Per sacchetto intendiamo non tanto il sacchetto vero e proprio quanto la strategia alimentare nel suo insieme…

Stabiliamo i classici grammi di carbo l’ora. L’integrazione in gara si fa sommando quel che dà l’ammiraglia (compresi i rifornimenti a terra, ndr) e quel che hanno dietro i ragazzi. Ma in partenza ognuno sa a quanti grammi deve andare e quando deve mangiare, anche in base al proprio ruolo, come dicevo. I ragazzi ormai sono ben istruiti. Abbiamo due grandi tipologie di borracce per esempio: quella con 40 grammi di carbo, quella con 80 grammi. Oltre alla borraccia di sola acqua.

Per ingerire tanti grammi di carbo l’ora bisogna allenare l’intestino. I più esperti tendono ad assumere qualche grammo di carbo l’ora in meno
Per ingerire tanti grammi di carbo l’ora bisogna allenare l’intestino. I più esperti tendono ad assumere qualche grammo di carbo l’ora in meno
Al netto di grammi e forse prodotti, noti differenze di approccio tra giovani ed esperti?

Come accennavo, Pozzovivo che viene dalla vecchia scuola, tende ad assorbire qualche grammo di carbo in meno. Pellizzari che è nato con la nuova integrazione già ne assorbe di più. Ma non è tanto questo, è proprio un concetto di approccio: quello dei numeri. Oggi i ragazzi sono abituati a guardare i numeri fra TrainingPeaks e varie App, controllano sempre tutto. Ci sono applicazioni per il computo delle calorie, che tengono conto anche dei macronutrienti… quindi gli viene automatico e naturale guardare i numeri, fare affidamento a quelli. Le nuove generazioni sanno “metabolizzare” i dati molto meglio di chi era abituato ad andare a sensazione.

Quindi non dipende solo ed esclusivamente dall’allenamento dello stomaco a mangiare determinate quantità…

Il “training gut”, allenare l’intestino, è comunque importante. E questo vale a prescindere se faccia parte della vecchia o della nuova generazione. E’ fondamentale per essere efficienti in quello che poi si va ad integrare. Io posso seguire la linea guida su un atleta che è abituato ad ingerire 120 grammi l’ora, ma se il suo intestino non è allenato si va solo a fare un danno e a compromettere la sua gara.

Rubio, colombiano di Benevento: 21 tappe in mezzo ai grandi

31.05.2024
5 min
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In certi casi i piazzamenti hanno un valore particolare. Quello di Einer Rubio al Giro d’Italia, concluso in settima posizione è preziosissimo perché certifica l’ingresso del ventiseienne colombiano di Chìquiza tra i corridori che hanno un valore assodato nei grandi Giri e nel ciclismo odierno non è cosa da poco. Non lo è neanche nell’economia del suo team, la Movistar, che con lui trova una valida alternativa a Enric Mas, orientato sul Tour.

Pochi sanno però che c’è tanto d’Italia in Rubio, che da ormai sette anni vive e si allena in Campania: «Arrivai da junior – racconta – trovando uno spazio all’Aran Cucine Vejus, società di Benevento. Anche allora il ciclismo giovanile italiano era visto come un’ottima strada per fare esperienza e affermarsi. Mai avrei pensato però che il mio legame sarebbe andato oltre e che lì avrei trovato l’amore. Il presidente del team è diventato anche mio suocero, a Pago Veiano mi ci sono stabilito e mi sento davvero a casa».

Gli inizi di Rubio all’Aran Cucine Vejus, dove il colombiano ha davvero trovato casa
Gli inizi di Rubio all’Aran Cucine Vejus, dove il colombiano ha davvero trovato casa
E’ stato un bel salto per te che venivi da oltreoceano…

Mi sono trovato subito bene, io poi sono nato e ho vissuto in campagna e la piccola dimensione del paese di provincia è ideale per me. Oltretutto le strade qui sono poco trafficate, ideali per potersi allenare anche come altimetria, ci sono begli strappi.

Con il Giro d’Italia hai un bel legame. Lo scorso anno avevi sfiorato la Top 10 vincendo la tappa di Crans Montana, quest’anno hai centrato un piazzamento di maggior prestigio ma senza successi parziali. Che cosa è meglio?

Onestamente sono più contento quest’anno. L’11° posto della passata stagione era stato frutto soprattutto di una lunga fuga, questa volta invece sono rimasto quasi sempre nel vivo dell’azione, a contatto dei più forti (salvo uno, naturalmente…). Puntavo al piazzamento in classifica, anche perché conquistare una tappa così è più difficile: lo scorso anno era molto più facile entrare in fuga, questa volta ero “marcato stretto”…

Rubio al fianco di O’Connor. Per tutto il Giro è stato con i migliori, segno di un salto di qualità
Rubio al fianco di O’Connor. Per tutto il Giro èè stato con i migliori, segno di un salto di qualità
Tu l’anno scorso c’eri, ma non c’era Pogacar, quanto ha cambiato la sua presenza, al di là della vittoria?

Tantissimo nell’economia della corsa. C’era un padrone assoluto, lui e il suo team e non si muoveva foglia che non fosse deciso da loro. La fuga aveva senso solo se loro davano il benestare, non inseguivano. Questo ha reso la corsa più irregimentata, lo scorso anno poteva davvero capitare di tutto. Ma lo sloveno è davvero di un’altra categoria.

Prima del Giro come andavano le cose?

Abbastanza bene, ho seguito praticamente lo stesso schema dello scorso anno in modo da arrivare alla partenza già in buona forma. Le corse a tappe come Volta Valenciana (che di fatto sostituiva la trasferta sudamericana dello scorso anno), Uae Tour e Catalunya sono state ideali per affinare la preparazione, poi sono tornato in Colombia per fare il necessario periodo di altura e sono tornato giusto per la partenza di Venaria reale. Ha funzionato tutto.

Il pubblico campano lo sente ormai come un corridore di casa. Rubio risiede a Pago Vejano (BN)
Il pubblico campano lo sente ormai come un corridore di casa. Rubio risiede a Pago Vejano (BN)
Il tuo risultato dà anche un po’ di respiro al ciclismo colombiano, che ultimamente ha messo in mostra meno talenti rispetto al passato. Pensi che quanto successo a Bernal abbia avuto un contraccolpo?

Un po’ sì. I corridori forti ci sono, c’è tanta qualità. Il problema è strutturale e Bernal con i suoi successi copriva un po’ tutto. Per i giovani è difficile trovare sbocchi, perché significa dover andare via, per gareggiare bisogna pagare dalle nostre parti e la mancanza di un team di riferimento si sente. Per me è stato importante non solo venire in Italia, ma trovare poi un team come la Movistar, ideale per me, una vera famiglia dove c’è anche lo stesso mio idioma. E’ la miglior squadra che potessi desiderare.

Hai vissuto momenti difficili al Giro?

Sicuramente in occasione delle due cadute, con la pioggia e con il terreno sconnesso sulle strade bianche. Ho dovuto inseguire e avevo tanta paura di veder vanificati tutti i miei tentativi, soprattutto l’opportunità che avevi di stare con i migliori.

Insieme a Kuss alla Volta a Catalunya. Le medie corse a tappe sono state la sua preparazione
Insieme a Kuss alla Volta a Catalunya. Le medie corse a tappe sono state la sua preparazione
Dove ti rivedremo?

Le vacanze post corsa rosa stanno già finendo, mi aspetta il Giro di Svizzera dove correrò per la classifica puntando a sfruttare la condizione maturata nelle tre settimane. Poi bisognerà decidere che cosa fare per la seconda parte di stagione.

Tornerai alla Vuelta come lo scorso anno?

Il programma dovrebbe essere questo, ma io vorrei testarmi nelle classiche d’un giorno. Quando sono arrivato in Italia vedevo che il calendario era fatto quasi esclusivamente di corse di quel tipo e mi trovavo abbastanza bene, credo che in certe gare potrei dire la mia, diciamo che ci vorrei provare.

Rubio è nato a Chiquiza (COL) il 22 febbraio 1998. E’ in Italia dal 2017
Rubio è nato a Chiquiza (COL) il 22 febbraio 1998. E’ in Italia dal 2017
Ma visto il percorso di Zurigo, un pensierino al mondiale lo fai?

Più di un pensierino… Ne parlerò con il cittì, se mi vorrà allora preparerò la corsa con grande attenzione. Vestire la maglia della nazionale è un grandissimo onore e su quel percorso non andrei certo per fare la comparsa…

La UAE Emirates del Giro: tutto perfetto e un solo neo

31.05.2024
4 min
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Nelle parole di Matxin alla fine del Giro c’era soprattutto orgoglio. La UAE Emirates ha tre manager. C’è Gianetti, che cura i rapporti con gli arabi e si tiene in equilibrio fra le buone maniere di una volta e la necessità di fare risultato. Andrea Agostini che vigila e opera affinché ciò sia possibile. E poi c’è Matxin, che invece spinge a tutta con un solo obiettivo: vincere. Attenzione però: non si tratta di uno spingere cieco, ma un ragionare per gradi che colloca tutti nel posto giusto. 

«Il fattore decisivo quando c’è Tadej – dice – è che tutti sanno di correre per un risultato, che è quasi sempre favorevole. Ovvio che oltre alla motivazione serve avere le gambe, perché anche io a volte sono molto motivato, ma non ho forza (ride, ndr). Qui si parla di atleti di alto profilo. Felix Grossschartner è un corridore che potrebbe vincere tutti gli anni, è uno dei migliori al mondo. Rafal Majka in questo Giro sarebbe potuto arrivare fra i primi cinque, ha qualità che non abbiamo scoperto certo noi (il polacco in apertura è con Pogacar sul Monte Grappa). Abbiamo dei corridori forti con cui abbiamo formato un gruppo importante. Loro ci credono e i risultati arrivano. Ogni volta che corriamo per un leader, l’atmosfera è la stessa: siamo contenti del gruppo che abbiamo».

Matxin, Gianetti, Agostini: la dirigenza UAE Emirates già a dicembre aveva annunciato obiettivi e formazioni
Matxin, Gianetti, Agostini: la dirigenza UAE Emirates già a dicembre aveva annunciato obiettivi e formazioni
Che cosa li tiene insieme?

Abbiamo un modo di lavorare che permette a ciascuno di avere il suo spazio. Chiaro che quando si viene a correre per Pogacar, comanda lui. Ma ognuno di questi che hanno aiutato lui al Giro, nel corso dell’anno ha avuto oppure avrà spazio per giocarsi le sue carte. Li accontentiamo, diamo spazio sportivo a tutti.

Se quello che avete annunciato a dicembre fa ancora fede, ognuno ha programmi a lungo termine…

Esatto, ricordate bene. Abbiamo una linea molto chiara da ottobre, come avete visto. Da quanti anni segui il ciclismo? Non so quante squadre abbiano mai annunciato a dicembre gli otto corridori che faranno i tre grandi Giri senza poi cambiarli. Ovvio, ci sono gli imprevisti, ma ognuno dei nostri atleti sa qual è il suo obiettivo e in quali momenti invece dovrà lavorare per la squadra e per altri compagni. Ciascuno al suo tempo, anche i più giovani. Almeida, Ayuso, Del Toro e Morgado hanno avuto e avranno occasione di fare le loro corse.

Grossschartner è un corridore vincente, alla UAE dal 2023, votato alla causa del leader
Grossschartner è un corridore vincente, alla UAE dal 2023, votato alla causa del leader
Si può dire che il Giro sia riuscito alla perfezione?

Si può dire, ci voleva un momento come questo. Siamo arrivati a Torino con l’intenzione di vincere e la sceneggiatura ha seguito esattamente il copione. Tadej ha corso in modo intelligente, non credo che abbia sprecato più del previsto, pur sapendo che il Giro è una gara molto dura. I numeri dicono che le cose sono andate secondo i piani e i piani funzionavano a lungo termine, ma anche giorno per giorno. Vuol dire che la sera guardavamo la tappa del giorno dopo e stabilivamo il modo di correre più utile: per il Giro e per quello che ancora attende Tadej.

Peccato sia mancata la vittoria di Molano…

Forse è l’unico neo del Giro, ma si può vedere anche che Sebastian si è integrato benissimo nella squadra del Giro e ha fatto ottimamente la sua parte.

L’appetito vien mangiando: se si vince il Tour, si punta alla Vuelta?

No, su questo siamo stati chiari da dicembre. Pensiamo molto attentamente agli obiettivi e non sarebbe positivo riaprire un file così importante. Abbiamo appena detto che si fanno programmi chiari per tutti, un cambiamento del genere sarebbe una forzatura. Per quest’anno abbiamo deciso di fare due grandi Giri, che per Tadej è già una novità. Ha 25 anni e ha ottenuto tante vittorie, però può sempre migliorare e fare esperienza. Da qui ai prossimi cinque anni penso che riusciremo a realizzare molte delle sfide che ci siamo prefissati.

Peccato che essendo una squadra araba, non abbiate potuto brindare con vero champagne…

Per rispetto, non abbiamo bevuto champagne in pubblico. Ma siamo soddisfatti. Volevamo essere al numero uno e ci siamo arrivati, ma possiamo anche migliorare. Lo scorso anno la Visma ci è stata superiore in alcune occasioni importanti, l’obiettivo è ribaltare quei risultati.