EDITORIALE / Bugno e il ciclismo valgono più di 30.000 euro

04.11.2024
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Se avessero voluto gratificare Gianni Bugno, sarebbe stato meglio riconoscergli un incarico federale. Ne avrebbe il carisma, la competenza e persino il diritto: lo ha dimostrato con il lavoro svolto per il CPA. Invece gli offrirono dei soldi, trentamila euro, ma non si è capito a che titolo. Il presidente Dagnoni dice che non fu Bugno a portargli lo sponsor TCI Led, quindi nulla gli era dovuto. Lo stesso Bugno dice di aver semplicemente creato un contatto, per il quale non era previsto compenso. E allora perché offrirglieli? Forse perché un uomo così sarebbe diventato una spina nel fianco più rumorosa di Norma Gimondi, che lasciò la Federazione con un rimbombo che si disperse rapidamente? In ogni caso Gianni li rifiutò e si ritrovò contro il palazzo.

Si torna ad anni impegnativi. Nel marzo del 2022 Gianni ricevette la notizia che chiuse per forza una pagina della sua vita. Non avrebbe più potuto pilotare l’elicottero, il mestiere che più amava: come dover nuovamente smettere di correre. Cinque mesi dopo, casualmente oppure no e nel pieno della bufera sulle provvigioni irlandesi, Bugno ricevette il messaggio del presidente federale che gli proponeva l’incontro di cui si è raccontato pochi giorni fa nella conferenza stampa di Monza.

L’avvocato Alessi e Moreno Argentin nella conferenza di Roma successiva all’annullamento della Adriatica Ionica Race
L’avvocato Alessi e Argentin nella conferenza di Roma successiva all’annullamento della Adriatica Ionica Race

La conferenza di Monza

Un evento, quest’ultimo, organizzato con l’avvocato Alessi: lo stesso che di recente aveva assistito Moreno Argentin nella spinosa vicenda della Adriatica Ionica Race cancellata e l’aveva poi portato al tavolo di un altro incontro con i giornalisti, cui intervenne anche Bugno. Di fronte, questa volta meno additato, ugualmente il presidente federale Dagnoni e la sua gestione.

Un evento sulla cui utilità ci si potrebbe persino interrogare, dato che la procura federale ha archiviato l’inchiesta sulla delicata vicenda, senza aver ascoltato Bugno. E senza che la Procura del Coni abbia ritenuto necessario andare a vedere più da vicino, fosse anche per dare al verdetto i crismi per risultare inattaccabile. Una di quelle inchieste aperte per dovere e portate al traguardo senza scossoni, su cui la conferenza di Monza ha voluto riaccendere la luce, prima che sparisca definitivamente alle spalle. Come peraltro nulla si sa del fatto che la Giunta CONI non avrebbe ancora approvato il bilancio consuntivo 2023 della FCI.

Cordiano Dagnoni è diventato presidente FCI nel 2021
Cordiano Dagnoni è diventato presidente FCI nel 2021

Bugno come Cassani

Quello che troviamo triste è il ribaltamento dei ruoli. Gianni Bugno è stato per anni IL CICLISMO italiano, il campione con cui farsi le foto e da avere accanto come una benedizione. Alla Chateau d’Ax è stato il capitano di Roberto Amadio e di Mario Scirea, entrambi presenti all’appuntamento con Dagnoni ed entrambi citati ripetutamente nella conferenza di Monza. Eppure in questa vicenda dai contorni confusi sono diventati testimoni e attori di una situazione da cui il loro capitano è uscito con le ossa rotte e l’immagine danneggiata. Chissà se si è compreso l’enorme danno fatto al ciclismo, esponendo Gianni a questa situazione.

E’ l’ennesima dimostrazione di un sistema che ha rimandato al mittente il galateo sportivo. Se ne ebbe un primo assaggio alle Olimpiadi di Tokyo, quando nel bel mezzo della festa, il coordinatore delle nazionali Cassani fu rispedito a casa. Di lì a poco ci sarebbe stato da festeggiare lo storico oro del quartetto, reso possibile dalla gestione di Villa e del cittì romagnolo, ma in quelle foto ricordo comparvero altri volti che alcun ruolo ufficiale ebbero in quella storia.

Roberto Amadio e Mario Scirea, team manger FCI e collaboratore tecnico
Roberto Amadio e Mario Scirea, team manger FCI e collaboratore tecnico

Non solo l’eccellenza

Nei giorni scorsi, il Consiglio federale ha approvato i contratti dei tecnici sino a fine 2025. Mancano all’appello soltanto Sangalli, che ha preferito salire sull’ammiraglia della Lidl-Trek, e Bennati, che l’ha saputo dai media prima che a dirglielo fosse lo stesso Amadio. Il contratto del team manager scadrà invece nell’ottobre 2025, qualunque sia il presidente federale che uscirà dalle urne il prossimo gennaio. Certo, il veneziano dovrà sperare che il prossimo eletto – qualora non dovesse essere Dagnoni – abbia con lui un atteggiamento più elegante di quello che venne riservato a Cassani.

Si annunciano settimane faticose, mentre le maglie azzurre vincono sui sentieri degli europei del cross ringraziando la Federazione che li ha messi nelle condizioni di lavorare. Quel che manca è la struttura su cui costruire il futuro: di questo l’attuale gestione non si è preoccupata poi troppo. Ha lavorato più sull’eccellenza che sulle sue radici.

Predomo studia Lavreysen, colpi d’occhio da campione

04.11.2024
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La crescita di un corridore passa anche attraverso il confronto con i campioni della sua epoca. Mattia Predomo è un autentico dominatore nelle categorie giovanili della velocità, ma questa è una specialità dove si matura pian piano, anche attraverso sconfitte ed esperienze contro i leader, come l’olandese vincitutto Lavreysen. Noi abbiamo sottoposto l’azzurro a un piccolo gioco, mettendolo davanti ad alcune foto dell’olimpionico arancione, analizzandole dal punto di vista tecnico e soprattutto confrontandosi con esse.

Predomo, ragazzo estremamente attento ad ogni sfumatura della sua disciplina si è sottoposto di buon grado alla prova: «Con Lavreysen ho gareggiato un paio di volte ma l’ho sempre guardato con attenzione perché è il riferimento assoluto. Partiamo però dal presupposto che siamo fisicamente molto diversi: lui ha almeno 20 centimetri più di me in altezza e questo si traduce in almeno 13 chili in più. Si vede che la sua muscolatura è molto sviluppata».

Predomo sottolinea la posizione di Lavreysen, che lo porta ad avere le braccia più flesse del solito
Predomo sottolinea la posizione di Lavreysen, che lo porta ad avere le braccia più flesse del solito
Questo comporta l’uso di bici con una taglia diversa?

Non solo. Per lui viene fatta una bici con telaio su misura, non è lui che si adatta con le misure, gli viene costruito un telaio apposito, come avviene per altri olandesi e qualche inglese a che so io. Questo è un fattore importante perché incide sulla sua posizione e tutto il resto. Noi invece dobbiamo lavorare molto sulle misure e le posizioni.

Partiamo allora dalla foto della partenza nel chilometro da fermo…

La cosa che emerge guardandola è la sua posizione estremamente avanzata. Sta lanciando la bici, quindi scarica su di essa una grande potenza per acquisire prima possibile grande velocità. Da notare la posizione delle braccia: se ci fate caso sono leggermente piegate in base alla posizione avanzata delle spalle e questo io credo derivi dal suo passato nella Bmx. Di regola si tengono le braccia più dritte, proprio perché la posizione della parte superiore del corpo è più arretrata.

Nella foto alla balaustra? Qui siamo in una fase abbastanza tranquilla…

E infatti le mani hanno una minor tensione, sono sulla parte bassa del manubrio in posizione rilassata. Significa che sono i giri prima del lancio verso lo sprint, si cerca di acquisire la posizione più comoda possibile non solo per risparmiare energie, ma anche per poter scaricare potenza e lanciarsi più forte possibile. Sicuramente è una posizione molto diversa da quella che assumono gli stradisti, per esempio. Guardate la differenza delle braccia quando invece è vicino alla linea blu, lì sono molto più attive, per dare spinta anche stando seduto. In quella foto desumo che Harrie stia per alzarsi sulla sella.

Guardando le sue gambe che cosa noti di diverso?

Una delle sue caratteristiche è l’eccezionale gioco di piedi e caviglie sui pedali e questo si desume dalla sua prestazione nel chilometro. Non è la sua specialità, so che prima di Ballerup non l’ha disputata spessissimo, ma si nota guardando la foto come la sua posizione sia molto diversa da quella tenuta dai corridori che, invece che dalla velocità, vengono dal quartetto. Nel suo caso si capisce come a differenza degli inseguitori non guardi all’aerodinamica.

Che cosa intendi dire?

Non cerca di assumere una posizione il più possibile “morbida” contro l’aria, ma pensa solo a scaricare potenza. Sui 4 giri conta molto la spinta: lui cerca di raggiungere subito la velocità di crociera, perché a quel punto gli è più facile tenere la bici. La sua è una posizione classica: quando gareggi nella velocità, hai invece una posizione o più arretrata, tendente quasi allo zero e questa tendenza se notate si sta spostando sempre più anche alla strada. Lo stesso Pogacar tende ad avere una posizione simile, perché più comoda e redditizia. Molto dipende dalle pedivelle: io uso le 165, lui ha le 170 che aprono un angolo più basso che permette una spinta migliore.

La posizione del busto?

Torniamo alla foto vicino alla linea blu: la sua posizione è di pieno scarico sulle gambe pur mantenendo la bici in linea. E’ qualcosa che per lui sembra facilissimo ma non lo è. E’ un aspetto sul quale sto lavorando molto con i tecnici, per avere una posizione più comoda potendo in questo modo massimizzare la spinta degli arti inferiori con la bici che, rimanendo stabile e in linea, traduce tutta la forza emessa.

La sfida con Hoogland nella finale mondiale. Le posizioni sono simili, emerge la grande potenza dei due
La sfida con Hoogland nella finale mondiale. Le posizioni sono simili, emerge la grande potenza dei due
Nello sprint e nel keirin la sua posizione è diversa?

Diciamo che è più classica, simile alla nostra ma lì non puoi inventarti molto. L’impugnatura del manubrio è quella, può cambiare di minimi particolari ma se guardate rispetto all’avversario che è dietro non ci sono grandi differenze, anche se lui si sta alzando sulla sella. Semmai è interessante il fatto che sia leggermente spostato indietro, più in linea con i pedali, ma è sempre per il discorso di prima di scaricare più potenza più velocemente possibile.

Quanto influisce in tutto ciò il lavoro su pista e quello fuori, in palestra?

Questo è un aspetto importante. Direi che la palestra costituisce almeno il 70 per cento della prestazione, ma quelle masse muscolari non le acquisisci dall’oggi al domani, ci vogliono anni di applicazione costante. E’ un percorso lungo, nel quale ogni carico in più deve arrivare al momento opportuno e deve andare di pari passo con la tecnica, con quei piccoli ma fondamentali accorgimenti di cui abbiamo parlato. Poi la prestazione è molto personale: l’australiano Hoffman è uno dei migliori partitori del circuito, ma ha un modo di scattare profondamente diverso da quello ad esempio dei belgi. Ognuno deve trovare la sua strada, io sto lavorando per quello.

Guerciotti e la sua lunga storia accanto ai team giovanili

04.11.2024
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Affiancare Davide Arzeni ed Elisa Balsamo nella nuova avventura con la neonata squadra di esordienti e allieve è solo l’ultimo passo fatto da Guerciotti nei confronti del ciclismo giovanile e femminile. Il marchio milanese ha legato il proprio nome, nel corso degli anni, a diversi team di ciclismo femminile e giovanile (in apertura Zamperini vince il campionato italiano U23 a Trissino in sella a una bici Guerciotti, immagine photors.it). Si tratta di qualcosa che ha radici profonde, che affondano nella storia di Guerciotti e nel quale i fratelli Alessandro e Micaela credono molto. Partiamo con il raccontare quest’ultima novità. 

«Essere accanto al team di Arzeni – spiega Alessandro Guerciotti, CEO dell’azienda – ci è venuto naturale visto il legame che ci accomuna con lui. Nel corso della sua carriera è stato diesse del team Cadrezzate, nostro vivaio per quanto riguarda diversi corridori nel ciclocross. Da lì, ha seguito diverse squadre su strada e ci siamo un po’ allontanati. Ma quando ci ha spiegato questo progetto e il fatto che il team ha anche una squadra nel ciclocross, non ci siamo potuti tirare indietro. Il cross è ancora in stato embrionale, ma dal 2025 l’obiettivo è crescere e noi non possiamo che supportarli. Chiaramente la presenza di un nome come Elisa Balsamo è un bella calamita per l’immagine, ma non è stata la chiave di tutto. Alla base c’è il fatto di credere nel progetto».

Marta Della Vedova (a sinistra) e Layla Dresco, allieve di secondo e primo anno del team di Arzeni e Balsamo
Marta Della Vedova (a sinistra) e Layla Dresco, allieve di secondo e primo anno del team di Arzeni e Balsamo

Tra i giovani

Quando si passa dalle parti di una corsa giovanile non si può fare a meno di notare che molte delle bici in gruppo sono marchiate Guerciotti. La presenza dell’azienda milanese, che da poco ha festeggiato i 60 anni di attività, è ben radicata tra i ragazzi.

«Sia per quanto riguarda gli uomini che le donne – continua Alessandro Guerciotti – anzi, siamo partiti proprio dal ciclismo femminile. Abbiamo affiancato la Luperini quando correva nella Menikini-Selle Italia e la Guazzini quando ha vinto il titolo europeo a cronometro da junior. Ora siamo accanto alla Isolmant di Gaia Tormena e da anni forniamo le bici anche ai team juniores più forti. Nel ciclismo maschile – prosegue – collaboriamo con la Vangi, il CC Canturino, la Giorgi e tante altre realtà giovanili».

Come mai un impegno così importante a livello giovanile?

Crediamo siano il futuro e che sia giusto quindi supportarli al meglio. Con le nostre bici sono cresciuti ragazzi come Fancellu, Montoli e tanti altri. E’ una possibilità di investire per il movimento del ciclismo italiano, in generale. Poi dare le nostre bici a squadre importanti come la Vangi ci fornisce anche un ritorno di immagine notevole. 

Le vostre bici “spuntano” ovunque.

Se si guarda un ordine di arrivo, capita di vedere nove biciclette su dieci con il nostro nome tra i primi. Da un lato è un interesse commerciale, perché più bici ci sono in giro con il nome Guerciotti più siamo radicati. Le squadre giovanili sono molto presenti a livello regionale, quindi riusciamo ad essere più capillari

I ragazzi imparano a conoscere i vostri mezzi…

Certamente. Inoltre certe partnership sono radicate nel tempo e durano da 7 anni o più. Tanti corridori sono cresciuti correndo su una bicicletta Guerciotti. La conoscono, ne apprezzano la qualità e in certi casi diventano anche clienti. Se siamo da tanti anni fornitori di una squadra, vuol dire che lavoriamo bene.

Come riuscite ad accontentare così tante categorie?

Partiamo dal presupposto che ormai si usano biciclette sloping. Quindi le geometrie sono standard, la differenza la fanno i componenti. Nella nostra gamma di prodotti arriviamo a fornire la taglia XXS, che va bene per ragazzi alti 152 centimetri. Poi il tutto si aggiusta con le misure dei vari componenti.

Una grande tradizione di Guerciotti è legata al fuoristrada, qui Sanne van Paassen vincitrice coppa del mondo ciclocross nel 2011
Una grande tradizione di Guerciotti è legata al fuoristrada, qui Sanne van Paassen vincitrice coppa del mondo ciclocross nel 2011
In questo caso usate misure standard o fate richieste particolari?

Su un attacco manubrio arriviamo a montare lunghezze ridotte, ad esempio 60 millimetri. Abbiamo due o tre modelli di bici che destiniamo ai vari team e con quelle abbiamo trovato un metodo di lavoro meticoloso che ci permette di essere efficienti, sta tutto alla base. Le uniche richieste particolari le abbiamo da squadre di rilievo, come può essere la Vangi, che ci chiede i telai del colore della divisa. 

Quante squadre fornite e in che modo?

In totale tra donne e uomini arriviamo a 25 team. Offriamo due metodi: vendita a prezzo speciale oppure un noleggio davvero competitivo. Nel primo caso la bici diventa di proprietà del team, che a fine anno può rivenderle o sistemarle. Se si decide per il noleggio a fine stagione noi ritiriamo i mezzi, li sistemiamo e poi li rivendiamo sui nostri canali. C’è un mercato davvero importante che permette di avere una bici a prezzi vantaggiosi. Una bici che diamo alla Hopplà, giusto per fare un esempio, ha un valore di mercato di 6.500 euro. Dopo un anno di utilizzo la rivendiamo a meno della metà, quindi un cliente in questo caso fa anche un buon affare.

La nuova Astana a trazione italiana. Zanini si frega le mani…

03.11.2024
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Ci sono grandi cambiamenti in atto all’Astana Qazaqstan Team e non potrebbe essere altrimenti. Archiviata la rincorsa al record di tappe al Tour di Cavendish ,c’è da fare i conti con una situazione ranking assolutamente deficitaria, che rischia di far retrocedere la squadra fra le professional a fine 2025. Per questo, come succede anche nel calcio, si è proceduto a una profonda rivoluzione nel roster, portando in squadra sia elementi giovani che avanti con gli anni ma dotati di grande esperienza e soprattutto capaci di conquistare quei punti che servono.

Per l’Astana il 2025 sarà cruciale: servono tanti punti – e quindi vittorie – per raggiungere la salvezza
Per l’Astana il 2025 sarà cruciale: servono tanti punti – e quindi vittorie – per raggiungere la salvezza

Questa rivoluzione ha marchiato ancora di più di tricolore il team kazako, considerando che ora gli italiani sono ben 12 su 29, di gran lunga la percentuale di gran lunga più altra fra le nazioni rappresentate, compresa quella di casa. E proprio guardando alla compagine italiana si nota quel mix di età e di esperienza di cui si parlava prima.

Stefano Zanini, confermato nello staff dei direttori sportivi, sente già la voglia di gettarsi nella mischia con la nuova compagine: «Siamo tutti molto carichi e il fatto che Vinokourov e la dirigenza abbiamo investito così tanto sui corridori italiani è segno che il nostro movimento è ancora forte e apprezzato, considerato ricco di corridori in grado di vincere e portare punti che sarà l’esigenza principale».

Ulissi cambia squadra dopo ben 14 anni nello stesso team. Vincendo ogni stagione
Ulissi cambia squadra dopo ben 14 anni nello stesso team. Vincendo ogni stagione
Vista la situazione di classifica, dovrete raccogliere sin dall’inizio…

La priorità è molto chiara a tutti, a noi come staff e ai corridori. E’ la nostra strategia e per questo sono stati presi corridori magari avanti con gli anni ma che sanno come si fa. Io poi sono di vecchia scuola, per me nel ciclismo conta vincere, tutto il resto viene di conseguenza. Inutile stare a guardare le classifiche, pensiamo a raccogliere il più possibile perché le vittorie portano tranquillità che aiuta a lavorare meglio.

E’ chiaro però che la campagna acquisti è stata fatta pensando proprio al ranking, prendendo corridori motivati ma anche esperti…

Esatto, Ulissi ne è l’esempio. Io sono convinto che questo cambio gli sarà utile perché potrà correre libero da pressioni e da obblighi. E’ uno che ha portato ogni anno risultati, ha vinto sempre e qui potrà concentrarsi su quello, anche se un corridore come lui resta un riferimento, capace di trasmettere tanto a chi è più giovane, di fare gruppo che è un fattore importante. Diego è fortissimo nelle corse a tappe medio-brevi, ma penso che potrà portare risultati anche nelle gare d’un giorno che, come si sa, danno più punti.

Per Malucelli approdo nel WorldTour a 31 anni, ma dopo il 2024 esplosivo con 10 vittorie
Per Malucelli approdo nel WorldTour a 31 anni, ma dopo il 2024 esplosivo con 10 vittorie
L’arrivo di Malucelli rappresenta per lui un cambio di passo, di livello. Viene da una stagione nella quale è stato tra i 10 più vincenti, ma molto ha influito il calendario…

Sa bene che il suo programma di gare sarà diverso, più qualificato e quindi emergere sarà più difficile, ma guardate quel che ha fatto: ha anche battuto fior di velocisti in questo 2024. L’anno prossimo avrà più responsabilità, ma anche più motivazione. All’inizio forse farà più fatica, ma questa esperienza gli darà stimoli per fare ulteriori passi avanti.

C’è un altro giovane che entra nel vostro gruppo ed è Kajamini, forse il miglior prospetto degli U23 per le corse a tappe. Lo portate subito in prima squadra, che cosa vi aspettate da lui?

Avrà il tempo di crescere. Ricordate quel che ho detto a proposito di Ulissi? Io credo che stargli vicino, seguire un corridore così esperto gli sarà di giovamento, proprio per quel discorso legato alle corse a tappe brevi, da lì seguirà il suo percorso. Uno che vince all’Avenir ha grandi doti, non avviene per caso e poi Samuel ha mostrato grande continuità. Io penso che possa far bene e inserirsi ad alti livelli, ma deve avere il tempo di maturare.

Kajamini, a sinistra, ha colto la Top 10 sia al Giro Next Gen che al Tour de l’Avenir
Kajamini ha colto la Top 10 sia al Giro Next Gen che al Tour de l’Avenir
L’Astana 20125 è una squadra senza leader, questo non è strano?

Non nella nostra dimensione, anzi. Teniamo presente che ci saranno settimane con in giro anche tre gruppi impegnati in gare diverse. Noi dobbiamo essere pronti a essere competitivi sempre. Io mi porto dietro l’esperienza di quando correvo, di quand’ero alla Mapei. Erano tutti campioni, tutti vincenti ma erano anche tutti corridori che lavoravano di gruppo e quindi in certe gare, per certi target si mettevano a disposizione. Ognuno aveva la sua occasione, sarà così anche qui e bisognerà farsi trovare pronti, sia per lavorare per i compagni che per finalizzare guardando all’obiettivo comune del team. Tutti avranno occasione per emergere e penso anche a gente come Masnada, Ballerini e gli altri.

Bettiol è approdato all’Astana già nell’agosto scorso. Ora vuole la prima vittoria con la nuova maglia
Bettiol è approdato all’Astana già nell’agosto scorso. Ora vuole la prima vittoria con la nuova maglia
Abbiamo lasciato per ultimo Bettiol. E’ il campione italiano, ma la sensazione è che non vinca quanto le sue capacità gli permetterebbero…

Alberto quando è in giornata è a livelli altissimi, deve solo fare quel passo in più per concretizzare. Da che cosa dipende? Difficile dirlo, questione di sicurezza di sé, di fortuna spesso, di sostegno del gruppo. Intanto vogliamo che stia bene, perché quando è in condizione può fare davvero di tutto. Io dico che deve solo crederci e allora vincerà e non sporadicamente, io sono pronto a scommetterci…

Bruttomesso: «Il salto nel WT è stato tosto, ma necessario»

03.11.2024
6 min
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Le parole di Andrea Fusaz a proposito del passaggio nel WorldTour, con i colori della Bahrain Victorious, di Daniel Skerl ci ha incuriositi. Il preparatore del CTF Victorious e del team professionistico sono state molto chiare. Per quanto riguarda Skerl il cammino tra gli under 23 è finito e non è possibile migliorare certi parametri, se si vuole fare un salto è giusto passare di categoria. Fusaz ha paragonato il cammino del corridore triestino a quello di Alberto Bruttomesso, che ha fatto lo stesso passo un anno prima, a fine 2023. 

Per capire se il metodo improntato può risultare corretto siamo andati a chiedere allo stesso Bruttomesso com’è andato questo primo anno tra le fila della Bahrain Victorious. Il velocista veneto, da poco ha compiuto 21 anni, e dopo le fatiche di una stagione intera ha bisogno anche lui di andare in vacanza. 

«Sono in partenza per Napoli dove starò tre giorni – ci ha raccontato giovedì al telefono – insieme alla mia ragazza. Lei ha appena iniziato l’università e per non farle perdere giorni di studio abbiamo preferito concederci pochi giorni di ferie. Ho messo in valigia sia i pantaloncini corti che quelli lunghi, sperando di usare di più quest’ultimi. Da me in Veneto ci sono stati 22 gradi tutta la settimana. Speriamo faccia altrettanto caldo anche a Napoli, se non di più».

Bruttomesso ha concluso la stagione al Tour of Guangxi con due volate nella top 5
Bruttomesso ha concluso la stagione al Tour of Guangxi con due volate nella top 5

Un passo indietro

E con la raccomandazione di mettere in valigia anche il costume, visto che magari potrebbe concedergli la possibilità dell’ultimo tuffo di stagione, riavvolgiamo il nastro fino al 2023, suo ultimo anno da under 23.

 «Quella stagione – spiega – era stata improntata in vista del salto di categoria che sapevamo sarebbe arrivato quest’anno (Bruttomesso aveva già firmato per la Bahrain a fine 2022, ndr). Ho messo insieme diverse esperienze all’estero: in Belgio, Polonia, Slovacchia… E’ stato un iniziale approccio al mondo dei professionisti. Mi sono messo alla prova in situazioni di gara diverse rispetto a quelle cui ero abituato. Nel 2023 ho vinto meno rispetto al primo anno tra gli under 23 ma fare un calendario diverso è stato meglio».

Hai ampliato il bagaglio di esperienze…

Mi sono messo in gioco, imparando tanto e questo mi ha permesso di farmi le ossa in gare di maggiore spessore accumulando esperienza in vista del salto di categoria. 

Com’è stato il passaggio nel WorldTour?

E’ tutta un’altra storia. Si è trattata di una stagione piena e ricca con una maturazione nuova e diverse emozioni. A livello di dati e numeri sono migliorato parecchio e in tutti gli ambiti: dalle volate di cinque secondi agli sforzi di 15 o 30 minuti. Ho visto una crescita anche sulle ore totali di gara. In generale direi che è stato un anno ricco di fatica che però è servito. 

Sei partito forte fin dall’Antalya, tua prima gara da professionista. 

Quel terzo posto mi ha dato una grande mano a livello psicologico e sono stato parecchio felice di averlo colto a inizio stagione. Poi sono andato in Belgio dove ho fatto delle bellissime corse come la Dwars Door Vlaanderen o la Kuurne-Bruxelles-Kuurne. 

Bruttomesso in primavera ha avuto modo anche di assaggiare le pietre (foto Charly Lopez)
Bruttomesso in primavera ha avuto modo anche di assaggiare le pietre (foto Charly Lopez)
Subito gare di un certo spessore…

Sono appuntamenti importanti, da under 23 puoi prepararti quanto vuoi ma riuscirai mai ad essere pronto in certe corse. Essere accanto a Van Aert, Van Aert, Stuyven… Anche al Giro di Slovacchia lo scorso anno avevo fatto delle volate contro Merlier. Quando corri contro questa gente capisci cos’è il mondo dei professionisti. Correre in certi appuntamenti, che non sono propriamente nelle mie corde, mi ha aiutato a far alzare i giri del motore. 

Come fatto al Tour of the Alps quest’anno?

Quello era totalmente fuori dalle mie caratteristiche, ma mi è stato utile per capire cosa vuol dire correre in tappe di montagna e per spingermi oltre certi limiti. Da quella gara sono uscito più forte, anche mentalmente. 

Ripartito dopo la pausa estiva subito protagonista alla CroRace, dove ha indossato la maglia di miglior giovane alla prima tappa
Ripartito dopo la pausa estiva subito protagonista alla CroRace, dove ha indossato la maglia di miglior giovane alla prima tappa
Tanto che nella seconda metà di stagione hai messo insieme i risultati migliori con cinque top 10.

Dopo l’altura ho avuto modo di mettermi in gioco al Czech Tour, alla Cro Race e infine al Tour of Guangxi. Il morale era alto visti piazzamenti ottenuti e le occasioni che la squadra mi ha lasciato. Arrivare in Cina, in una corsa WorldTour, e scontrarmi contro velocisti del calibro di Molano, Vernon e Cortina ottenendo due top 5 è stato un ulteriore salto di qualità.

Dopo una stagione intera come giudichi il tuo passaggio nel WorldTour?

Ci sono ritmi e wattaggi differenti, più alti anche se distribuiti in maniera più ordinata. Le gare sono maggiormente controllate rispetto agli under 23, ma quando nel finale il gruppo decide di andare forte si salvi chi può. 

L’anno al CTF è stato improntato per permettergli la massima crescita in vista del passaggio nel WorldTour avvenuto a inizio 2024
L’anno al CTF è stato improntato per permettergli la massima crescita in vista del passaggio nel WorldTour avvenuto a inizio 2024
Fare un altro anno tra gli under 23 sarebbe stato utile a tuo modo di vedere?

Anche con una gestione come quella del CTF direi di no. Loro mi hanno fatto crescere al massimo delle potenzialità per quella categoria. Ho avuto l’occasione di passare professionista e l’ho colta. Con il senno di poi lo rifarei perché certe esperienze e certi miglioramenti arrivano solo in gare di livello superiore. Il CTF mi ha permesso di avere il miglior approccio possibile all’ultimo anno di categoria, ma poi servivano altre esperienze. Con il senno di poi sono felice di quanto fatto. 

In Bahrain hai avuto tanta fiducia, fin da subito.

Sì e non è scontato. Per questo li ringrazio. Arrivare alla prima gara da professionista, al Tour of Antalya, ed essere il velocista di riferimento è stata una bella iniezione di fiducia. E’ un modo anche per mantenere la mentalità vincente, anche se poi quando c’è da aiutare lo si fa volentieri.

Pedale Chiaravallese: i successi che premiano il metodo di lavoro

03.11.2024
6 min
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Il Pedale Chiaravallese, società marchigiana, ha vinto la classifica a punti nella categoria allievi, diventando campione d’Italia. Un riconoscimento arrivato alla fine di un anno di lavoro e di tanti successi individuali e di squadra. Sono ben cinque le maglie tricolore conquistate in questo 2024: la prima con Tommaso Cingolani che ha vinto il campionato italiano a cronometro. Mentre le restanti quattro sono firmate da: Andrea Alessiani, Edoardo Fiorini, Lorenzo Iaconeta, Teo Lancioni che si sono aggiudicati il titolo nazionale nella cronometro a squadre. Inoltre il Pedale Chiaravallese si è messo in luce anche in altre discipline: dalla mountain bike alla pista. Avevamo sentito lo staff del team a inizio anno, quando ci avevano spiegato il loro metodo di lavoro e gli obiettivi prefissati. 

«Sicuramente – dice Marco Belardinelli, consigliere del team – non ci aspettavamo questi risultati, o per lo meno così tanti. Abbiamo ottenuto tante vittorie soprattutto tra gli allievi con cinque maglie tricolori con altrettanti ragazzi. Risultati che sicuramente fanno piacere a tutti: allenatori, sponsor, società e ragazzi stessi. Sono cose che capitano raramente, speriamo da un lato possa essere l’inizio di un ciclo. Noi vogliamo essere una società in crescita e sempre pronta a migliorarsi. Non i più bravi, ma mettere sempre più passione e impegno. E’ una cosa utile per tutti noi, che ci fa tirare fuori sempre il meglio da noi stessi».

I risultati? Una conseguenza

A livello giovanile i risultati fanno piacere, ma non devono riempire la bocca di chi li ottiene. Anzi, devono essere uno sprone per crescere e mantenere alta la qualità del lavoro offerto, perché per fare tutto questo il Pedale Chiaravallese ha lavorato per anni. Le cinque maglie sono la dolce conseguenza di un impegno costante. 

«Come società – prosegue Belardinelli – siamo sempre stati inclini a partecipare a eventi e gare. Non per vincere ma con l’idea di fare esperienza e insegnare qualcosa ai nostri atleti. Il campionato italiano cronometro a squadre lo facciamo da anni non per il successo, ma per la crescita dei corridori. Si può arrivare preparati a un appuntamento e comunque non vincere, il successo è solamente la punta dell’iceberg».

Quella del Pedale Chiaravallese è per prima cosa una scuola di ciclismo, dove i ragazzi possono imparare
Quella del Pedale Chiaravallese è per prima cosa una scuola di ciclismo, dove i ragazzi possono imparare
E’ andato tutto secondo i piani in questo 2024?

Non tutto – racconta – il progetto juniores deve essere rivisitato e nel 2025 cambierà forma. Ci siamo resi conto che da quel lato si fa tanta fatica nel proporre un’attività perché serve proporla di altissimo livello. Cambieremo programma allargando la collaborazione e appoggiandoci a società diverse per proporre ai ragazzi la giusta attività. Abbiamo capito che nel futuro, si parla del 2027, non avremmo avuto i mezzi per strutturare e organizzare una squadra nella maniera migliore. 

Si può ripartire dai successi dei giovani, che sicuramente portano tanto entusiasmo…

Quando una società vince aumenta la sua visibilità, senza ombra di dubbio. Non parliamo di portare via corridori alle altre squadre, ma di avvicinare ragazzi nuovi al ciclismo. Nelle scuole e sul territorio il riscontro si vede. Ma il nostro orgoglio più grande è l’aver strutturato una società a 360 gradi. L’anno prossimo sei ragazzi della scuola di ciclismo passeranno giovanissimi, è un bel carico di ciclisti.

Qui il gruppo degli allievi al Giro delle Tre Province
Qui il gruppo degli allievi al Giro delle Tre Province
Quando parli di società strutturata a 360 gradi cosa intendi?

Che il rapporto tra tutte le figure interessate è positivo. Tra l’allenatore e i ragazzi, ma anche tra la società e i genitori. Questi non devono essere emarginati, ma inclusi. Nella riunione fatta martedì scorso per parlare del 2025 siamo andati a sottolineare l’importanza dei ruoli. Ognuno ha il suo, anche i genitori. La loro inclusione nel progetto è fondamentale perché fanno parte del consiglio, parlano con i figli e gli allenatori. Ma tutto questo deve essere fatto in maniera super partes. La finalità ultima è costruire un ambiente sano per tutti. 

Come fate a non far montare la testa ai ragazzi? Passaci il termine.

Non siamo una società che fa grandi feste, siamo già all’opera per l’anno prossimo. Non con l’intento dei risultati ma per dare continuità al cammino. Alcuni dei nostri atleti sono già impegnati nel ciclocross, per dire. Il risultato ottenuto in questo 2024 serve per dare maggiore energia e fiducia tra le parti. La società ha maggior fiducia nel percorso che propone, i ragazzi nell’allenatore e così via. Fa tutto parte di un cammino. 

Il Pedale Chiaravallese ha vinto la classifica a punti riservata alla categoria allievi per il 2024
Il Pedale Chiaravallese ha vinto la classifica a punti riservata alla categoria allievi per il 2024
A tutte le età si parla di allenamenti e ore, voi come lavorate con i ragazzi?

Senza stress, non è che abbiamo allenato gli allievi come se fossero juniores per vincere. Siamo consapevoli di avere dei talenti, ma è stato bravo l’allenatore a leggere le caratteristiche di ognuno e fare il suo lavoro. All’80 per cento in un successo in questa categoria conta il talento, per il restante 20 per cento conta il metodo. Più si diventa grandi meno il talento pesa a discapito del metodo. Il nostro obiettivo è insegnare loro cosa vuol dire essere dei corridori. 

E cosa vuol dire?

Che si insegna il ciclismo a questi ragazzi. Vi faccio un esempio: alla Lugo-San Marino, una gara famosa nelle Marche, la vittoria si decide sempre sulla salita finale. Noi nella prima parte di corsa abbiamo mandato due ragazzi in fuga da soli perché devono capire cosa vuol dire andare allo scoperto e pedalare davanti. Sono stati ripresi gli ultimi tre chilometri e un loro compagno è rinvenuto da dietro arrivando secondo. L’insegnamento è che ci si deve mettere in discussione, imparare, sperimentare e crescere. 

Ci parlavate, nella scorsa intervista, di multidisciplina.

E’ un aspetto per noi fondamentale, e non solo nel ciclocross. Abbiamo ragazzi che corrono su pista e in mountain bike e per farlo non sempre li seguiamo direttamente, o meglio non corrono con la nostra squadra. 

In che senso?

Che ci appoggiamo a società esterne se crediamo che abbiamo maggiori conoscenze e competenze. E’ per il bene del ragazzo, vero non vincerà con la nostra maglia, ma farà l’esperienza migliore per la sua crescita. E’ il nostro metodo di lavoro e continueremo ad adoperarlo, come fatto in passato. Con o senza risultati.

A Saitama, Cav chiude del tutto. E il suo amico Renshaw cosa fa?

03.11.2024
5 min
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Ieri si è consumata l’ultima uscita pubblica “ufficiale” di Mark Cavendish  al Saitama Criterium. In Giappone, il re delle tappe al Tour de France ha chiuso la carriera e lo ha fatto con un terzo posto… giusto, giusto per salire sul podio e ricevere l’omaggio del pubblico. In Giappone, però, mancava uno dei protagonisti del “progetto 35”, ovvero la 35ª vittoria di tappa al Tour de France che ha consacrato il record assoluto dell’inglese dell’Astana-Qazakstaan. E l’assente era l’altro Mark, Renshaw, direttore sportivo che ha sostenuto la missione francese, per lui un po’ vacanza dopo la essersi sciroppato, Langkawi e Guangxi.

Avevamo incontrato Renshaw proprio al Tour de Langkawi, in una calda mattinata malese. Con lui avevamo chiarito alcuni aspetti sulla sua permanenza in Astana, visto che era arrivato proprio per supportare Cavendish.

Mark, sei venuto in Astana per aiutare il tuo amico Cavendish. Cosa puoi dirci di questa avventura, di questo progetto?

Tutto è iniziato l’anno scorso, a gennaio, quando ho visto la notizia, come tutti, che avrebbe firmato con Astana, così mi sono messo in contatto con loro. Ho detto: «Conosco bene Cav, se c’è la possibilità di aiutarvi, fatemelo sapere». Ho avuto l’opportunità di farlo. Avevo anche corso con Dmitry Fofonov, oggi uno dei direttori di Astana, ai tempi della Crédit Agricole. Conoscevo bene anche lui e da lì abbiamo stabilito alcuni contatti. Poco prima del Tour de France dello scorso anno, si è presentata l’opportunità di venire in Europa e lavorare con la squadra ed è stato davvero bello.

E tu hai colto la palla al balzo…

Già nel 2023 ci siamo andati vicini, ottenendo un secondo posto. A quel punto Alexander Vinokourov mi ha chiesto se potevo diventare direttore sportivo della squadra. E’ stato un grande obiettivo, ma richiedeva anche un impegno notevole. Non avevo la licenza UCI, quindi ho dovuto ottenerla e imparare molto in fretta.

Però hai imparato in fretta, visto che poi siete riusciti nella vostra missione…

Quest’anno è stata una stagione davvero positiva. Abbiamo raggiunto l’obiettivo del Tour de France con Cav. Come squadra, non abbiamo ottenuto tutte le vittorie o i risultati che desideravamo, ma l’obiettivo con Cavendish è stato davvero un grande successo.

Una foto storica. Tour 2009, a Parigi Renshaw tira la volata perfetta (con tanto di “buco”) a Cav. E’ festa per due (foto Getty Images)
Una foto storica. Tour 2009, a Parigi Renshaw tira la volata perfetta (con tanto di “buco”) a Cav. E’ festa per due (foto Getty Images)
Avete lavorato tecnicamente sul treno: tu sulla parte tattica e Anastopoulos su quella della preparazione. È così?

Sì, certo. Vasilis si occupa dell’allenamento e delle prestazioni, mentre io mi sono concentrato soprattutto sull’aspetto tecnico, mettendo insieme la squadra il giorno della gara, analizzando la tappa e il risultato, e in particolare studiando come organizzare i corridori nel finale. È proprio su questo che ho lavorato: l’anteprima della tappa, l’analisi e le tattiche per la giornata.

Mark, guardiamo avanti, al 2025: ora che Cavendish ha detto basta, qual è il tuo obiettivo?

L’idea è di restare in Astana. Spero di ottenere un contratto di due anni con la squadra e rimanere qui. C’è un bel progetto e l’anno prossimo avremo corridori molto interessanti, atleti nuovi per la squadra. Ci sono tanto lavoro e tanto entusiasmo.

Senza più Cav, la squadra kazaka non ha un super velocista. Gleb Syritsa è bravissimo e lo abbiamo visto proprio in Malesia, ma almeno per ora non sembra poter lottare con i Philipsen, i Milan o i Merlier…

Per me Syritsa è molto interessante. Mi piace lavorare con lui. È un atleta molto potente e fisicamente imponente, quindi posso aiutarlo tecnicamente, specialmente nel momento dell’uscita dal treno. Se riusciamo a migliorare su questo aspetto, penso che potrà raggiungere il livello alto dei velocisti. Questo, per me, è già un bel progetto. Siamo ancora nella fase iniziale, ma credo – ha aggiunto Renshaw dopo una breve pausa – che avremo più velocisti oltre a Gleb.

Syritsa e Malucelli: avversari in Malesia, compagni di squadra ora. Sarà interessante vedere come Renshaw, Zanini e gli altri tecnici li metteranno insieme
Syritsa e Malucelli: avversari in Malesia, compagni di squadra ora. Sarà interessante vedere come Renshaw, Zanini e gli altri tecnici li metteranno insieme

E in effetti, qualche giorno dopo le parole di Renshaw, queste hanno avuto un seguito, con l’ingaggio di Matteo Malucelli. Ora, quindi, l’australiano ha due ottimi sprinter su cui poter lavorare.

Mark, sei stato nei treni più importanti, tra cui quello per Cavendish. E tu stesso eri un ottimo velocista. Come fai a trasmettere questa alchimia ai tuoi ragazzi?

Non è facile trasmettere certe sensazioni ai ragazzi. In Malesia, per esempio, avevamo solo sei corridori, quindi è molto diverso da un Tour de France. Anche il livello, ovviamente, è molto diverso, ma ho visto un buon impegno. Rudy Selig ha una grande esperienza come leader, e lo stesso vale per Ide Schelling. Insieme sono riusciti a creare un bel “lead out” per Syritsa. E poi, visto che per gli sprinter i materiali sono molto importanti, sapere che il prossimo anno avremo tutto nuovo è molto interessante e sarà emozionante mettere tutto a punto.

In Astana c’è anche Davide Ballerini: lui può essere utile per le volate?

Ballerini è veloce, ma è più di un velocista. È un corridore da classiche, un velocista da classiche, un vero coltellino svizzero! Può fare un po’ di tutto. La squadra ha grandi obiettivi per lui. L’anno prossimo, per le classiche, avremo dei buoni corridori (il riferimento è chiaramente ad Alberto Bettiol, ndr).

Tour in salita: anche Evenepoel sulla strada di Vingegaard

02.11.2024
4 min
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La presentazione del Tour de France ha avviato il dibattito sulle sfide 2025. Erano tutti in attesa del percorso del Giro ed è superfluo far notare che il rinvio (per motivi che nulla avrebbero a che vedere con l’aspetto sportivo) ha lasciato aperto il discorso ed esposto la corsa italiana a una figura di cui nessuno avvertiva la necessità. In casa Visma-Lease a Bike, in cui pure si è preso in considerazione il Giro per Vingegaard, il ragionamento va avanti sulla sfida francese. E il diesse Grischa Niermann, che pochi giorni fa avevamo sentito per commentare la stagione della sua squadra, ha iniziato con Het Nieuwsblad a fare il punto su quanto accaduto all’ultimo Tour.

«Non diremo – ha ammesso – che se Jonas non fosse caduto, avrebbe vinto il Tour. Pogacar è stato il miglior corridore al mondo dall’inizio alla fine dell’anno. Lo ha dimostrato in ogni occasione e presumiamo che sarà di nuovo più forte nel 2025. Dovremo quindi fare molto meglio come squadra».

Grischa Niermann è il primo direttore sportivo del team olandese (foto Visma-Lease a Bike)
Grischa Niermann è il primo direttore sportivo del team olandese (foto Visma-Lease a Bike)

Percorso per Vingegaard

Il percorso francese sorride al miglior Vingegaard, come è chiaro che sorrida a Pogacar. Tadej ha infatti dimostrato che a fare la differenza non siano i percorsi, ma la sua voglia di correre per vincere. Tolta la prima settimana nel Nord della Francia, non mancano le tappe impegnative.

«Che si tratti di un percorso per Jonas? Sembra interessante, con molto dislivello, inclusa una cronometro in salita. Dopo il Tour di quest’anno – prosegue Niermann – si può dire però che sia il percorso giusto anche per Pogacar. Sapevamo già alcune cose, ma da ora in poi possiamo davvero attuare la nostra pianificazione per il Tour de France. Il nostro obiettivo principale della stagione è vincerlo».

Vingegaard è arrivato al Tour 2024 dopo la caduta di aprile, ma i suoi dati in salita sono parsi i migliori di sempre
Vingegaard è arrivato al Tour 2024 dopo la caduta di aprile, ma i suoi dati in salita sono parsi i migliori di sempre

Quali Giri?

Non è casuale che il tecnico parli al plurale, essendosi reso conto che nell’unica occasione in cui Vingegaard ha battuto il miglior Pogacar (sull’edizione 2023 pesa infatti la frattura dello scafoide), nel Tour del 2022, la guerra fu vinta grazie al gioco di squadra. Indimenticabile lo scontro nel giorno del Granon, in cui Roglic e il danese misero in mezzo lo sloveno, che però nel frattempo è diventato più scaltro e potente. Roglic nel frattempo non c’è più ed è difficile immaginare chi potrebbe prenderne il posto, se Uijtdebroeks o Jorgenson. Ma al centro resta il livello di Vingegaard.

«Vedremo quale sarà la preparazione ottimale per Jonas – dice Niermann – perché Pogacar ha dimostrato quest’anno che il Giro era adatto per lui e lo ha vinto. Con il nostro team performance vedremo se l’esperienza sarà convincente anche per Jonas. Forse il percorso di avvicinamento attraverso alcune classiche in primavera potrebbe essere un’altra buona soluzione. Non posso ancora dire nulla al riguardo, nemmeno se Jonas potrà correre tutti e tre i Grandi Giri. Forse è così, anche se la possibilità non è molto alta».

I progressi in salita di Evenepoel al Tour 2024 sono stati eclatanti: il belga (classe 2000) crescerà ancora
I progressi in salita di Evenepoel al Tour 2024 sono stati eclatanti: il belga (classe 2000) crescerà ancora

Pericolo Evenepoel

E poi c’è da considerare il terzo incomodo, quel Remco Evenepoel che nel 2024 ha salito uno scalino altissimo rispetto all’anno precedente. I progressi in salita palesati nel Tour chiuso al terzo posto hanno stupito il gruppo e si può pensare che altri passi avanti seguiranno. Aver vinto per due volte il Tour, insomma, non rappresenta per Vingegaard la garanzia di essere la sola alternativa a Pogacar.

«Non possiamo sederci e pensare che andrà tutto bene – dice Niermann – pur con la consapevolezza che Jonas abbia iniziato il Tour in ritardo, a causa della caduta. E probabilmente avremo di nuovo a che fare anche con Remco Evenepoel. Non starà fermo neanche lui e temo che sarà ancora più vicino. Vogliamo che il Tour 2025 sia una grande battaglia e che noi come squadra possiamo davvero vincerlo di nuovo».

Arianna Fidanza, una mental coach per rinascere alla Laboral

02.11.2024
5 min
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E’ un periodo di novità importanti per Arianna Fidanza e si sa quanto possano fare bene per rilanciarsi. Testa e fisico devono andare di comune accordo per ottenere il massimo e lo sa bene la 29enne bergamasca che nell’arco di qualche giorno ha tagliato due nuovi traguardi. Prima il certificato di mental coach, poi la firma di un biennale alla Laboral Kutxa-Fondacion Euskadi.

Parlando con Arianna traspare tutta la sua soddisfazione. Le due stagioni con la Ceratizit-WNT hanno avuto un bilancio comunque positivo, ma lei sentiva il bisogno di ampliare la sua carriera di atleta con nuove motivazioni dopo un 2024 che le ha riservato più noie che gioie. Ora si sta godendo gli ultimi giorni di stacco, poi fra qualche settimana inizierà la nuova avventura con la formazione spagnola. Ci ha raccontato tutto.

Ad ottobre Arianna Fidanza ha conseguito il diploma di mental coach. In futuro vuole aiutare i giovani atleti con la sua esperienza
Ad ottobre Arianna Fidanza ha conseguito il diploma di mental coach. In futuro vuole aiutare i giovani atleti con la sua esperienza
Arianna sei diventata una mental coach qualificata. Da dove nasce questa volontà?

Alle superiori ho fatto il liceo socio-pedagogico e mi sono sempre piaciute le materie di scienze sociali. Mi sarebbe piaciuto studiare psicologia, ma per i tanti motivi legati alla mia attività non sono riuscita a fare l’università. Era da un po’ di tempo che volevo prendere questo diploma, poi ho deciso di farlo soprattutto dopo questa stagione in cui non ho passato bei momenti. Perché la testa aiuta. Lo sapevo e l’ho capito una volta di più.

Com’è stato il percorso per questo diploma?

Ho fatto un corso di 6 mesi sostenendo l’esame finale a Milano a fine ottobre. In questo periodo ho dovuto fare un tirocinio lavorando con tre persone. Era compito mio trovarle chiedendo la loro disponibilità di essere seguite da me. Con ognuna di esse abbiamo fatto cinque sessioni, facendo dei faccia a faccia e trattando tanti temi. Naturalmente mi è servito tutto per l’esame e conseguire la qualifica.

Arianna ha iniziato bene il 2024 con diverse top 10, poi ha pagato un calo di condizione dovuto a vecchi problemi fisici
Arianna ha iniziato bene il 2024 con diverse top 10, poi ha pagato un calo di condizione dovuto a vecchi problemi fisici
Ti sei creata un’opportunità in più per il futuro, giusto?

Esattamente. Mi piacerebbe un giorno poter aiutare gli altri, magari consigliando i giovani atleti portando la mia esperienza. Credo che sia importante per loro. A gennaio farò trent’anni e non penso di essere vecchia, ma da quando ero juniores io il ciclismo è cambiato tantissimo. In questi anni ho visto tante ragazze forti che hanno abbandonato perché non avevano quel necessario supporto mentale. Adesso la figura del mental coach è presente in ogni team professionistico e solo nelle squadre giovanili più attrezzate. Anche la Federciclismo è andata avanti molto con il suo ruolo.

Possiamo dire che è un bene che ci sia questa figura e dall’altra un male perché sono sempre più crescenti i problemi di stress creati dalla società in cui viviamo?

La vita di tutti i giorni purtroppo è sempre più frenetica. Siamo sempre sotto pressione per qualsiasi cosa, mentre nei ragazzi è sempre più frequente il deficit di attenzione. Sono tutti temi che per forza di cose dobbiamo affrontare. Dipende da persona a persona, ma credo che possa essere un bene il mental coach se una persona riesce a collaborare. Non è facile o scontato perché uno deve mettere a nudo le proprie debolezze. Ci vogliono pazienza e fiducia. Il discorso vale anche nel ciclismo tra atleta e mental coach. Possiamo dire che questo rapporto funziona se lo vediamo come risorsa anziché come impegno o forzatura.

In 8 lasciano la Ceratizit. Oltre ad Arianna, la sorella Martina va alla Visma | Lease a Bike, Marta Lach alla SD Worx-Protime
In 8 lasciano la Ceratizit. Oltre ad Arianna, la sorella Martina va alla Visma | Lease a Bike
Nel frattempo hai lasciato la Ceratizit e forse in tanti non se lo aspettavano. Come mai?

Ci sono dietro una serie di motivi, sia fisici che tecnici. Avevo iniziato il 2023 molto bene (vincendo subito ad Almeria, ndr), ma le tante cadute si sono fatte sentire col passare del tempo e quest’anno le ho pagate tutte, con valori molto bassi. Anche quest’anno ero partita bene, nel mentre in squadra erano cambiate tante cose e tanti equilibri. Per dire, andiamo via in otto ragazze, compresa mia sorella che ha accettato una bella offerta della Visma | Lease a Bike. Le difficoltà principali sono legate ai cambi di programmi e alla mia gestione. Col mio allenatore diventava difficile programmare un’altura o la preparare alcune gare. Ad esempio tra maggio e giugno ho fatto il blocco delle corse in Spagna che non sono adatte alle mie caratteristiche. Tuttavia ho sempre dato il meglio di me, impegnandomi al massimo. Ho scelto quindi di cambiare aria.

Ed è arrivata la Laboral. Com’è nato il contatto con loro?

Prima dell’estate mi sono sentita col diesse Ion Lazkano. Avevo più opzioni, ma loro mi sono piaciuti molto per l’approccio. Abbiamo fatto una videochiamata dove hanno manifestato l’interesse per me, confidando nel mio rilancio e nelle mie potenzialità. Prima di decidere ho sentito Ane Santesteban con cui ho corso nella Jayco e naturalmente tutte le italiane che corrono lì, anche la stessa Quagliotto che va alla Cofidis. Tutte mi hanno dato un riscontro positivo. Ad inizio ottobre ho avuto una nuova chiamata e abbiamo trovato l’accordo. Hanno un bel progetto, molto stimolante. Anzi vi anticipo già una risposta.

Quale?

In tanti mi hanno detto che scendo di categoria e so che magari in tanti non condividono questa mia scelta. Non penso assolutamente di fare un passo indietro perché la Laboral è una formazione ambiziosa. Quest’anno hanno corso anche il Tour Femmes da protagonista con Tonetti in maglia a pois. Vogliono diventare WorldTour, per il quale avevano fatto richiesta per quest’anno, ma intanto nel 2025 prenderanno la licenza Professional se passerà veramente la riforma dell’UCI. Come dicevo prima, ho scelto il loro progetto. E fra poco partiremo per un training camp di cinque giorni nei Paesi Baschi senza bici per conoscerci meglio.

Nel 2024 Arianna ha disputato 39 giorni di gara con tanti programmi cambiati. Dopo il Giro Women solo altre 3 corse
Nel 2024 Arianna ha disputato 39 giorni di gara con tanti programmi cambiati. Dopo il Giro Women solo altre 3 corse
Che obiettivi si è data Arianna Fidanza per il 2025?

Ho già cerchiato in rosso qualche gara del calendario, quelle con i percorsi mossi e inclini a me. Vorrei riprendere la costanza di prestazioni e risultati come qualche anno fa, ma soprattutto vorrei ritrovare la gioia di andare alle gare. Perché la testa e le motivazioni possono fare la differenza