Soler vince, Van Aert cade, O’Connor si salva, Zana ci fa sognare

03.09.2024
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Lagos de Covadonga, salita delle Asturias a quota 1.069. Soler vince la tappa, Zana arriva secondo e avresti avuto voglia di spingerlo in questa sua rincorsa all’attaccante spagnolo. Alle loro spalle, nella lotta per la classifica generale, Ben O’Connor si salva anche oggi. E anche se alla fine il margine residuo è di 5 secondi, ti scopri a fare il tifo perché tenga la maglia ancora per un po’. Roglic là davanti non tira un metro. Si fa portare al traguardo da chi ha rincorso gli scatti di Landa e poi di Mas e passa sulla riga senza spendere un grammo più del dovuto.

Se domani e giovedì promettono di essere giorni senza attacchi, l’arrivo di venerdì al Moncalvillo potrebbe essere quello del patibolo. Poco male, verrebbe da dire: l’australiano si è difeso con piglio e autorità. La sua Vuelta se l’è goduta, sia pure ultimamente stringendo i denti.

La caduta di Van Aert porta via dalla Vuelta la maglia verde e quella a pois. Il belga è in ospedale per accertamenti
La caduta di Van Aert porta via dalla Vuelta la maglia verde e quella a pois. Il belga è in ospedale per accertamenti

Da Van Aert a Soler

Soler è al settimo cielo, in un giorno che per il UAE Team Emirates potrebbe aver significato anche la vittoria della maglia a pois. Infatti il più accreditato per la conquista, Wout Van Aert, è caduto nella discesa della Collada Llomena ed è finito violentemente contro una scarpata rocciosa. Ha provato a ripartire, ma si è presto reso conto di non riuscire a piegare il ginocchio. E dando la sensazione di essere leggermente sotto choc, è stato costretto al ritiro. Sapremo nelle prossime ore quali siano le sue condizioni effettive. Per Vine, che vestiva il primato della montagna al posto suo, si spalanca la via di Madrid, dovendosi difendere dal compagno Soler, che stasera ha ben altro cui pensare.

«Come ve lo spiego cosa provo? Felicità – dice infatti il vincitore di tappa – ricompensa per il lavoro. Penso a mia moglie e i miei figli e a me che sono lontano da casa da tanto tempo. All’inizio soffrivo, ero al limite. Ma poco a poco ho visto che i rivali si stavano staccando. Ho tenuto il passo e sapevo che l’uomo da tenere d’occhio sarebbe stato Poole, perché a Manzaneda era arrivato secondo dietro a Castrillo. Tenevo d’occhio lui e ho approfittato di un suo piccolo rallentamento per attaccare. Ho preso qualche metro e ce l’ho fatta. Non la definirei la vittoria più importante della mia carriera, ma sicuramente è speciale. Da quando sono qui alla UAE non ho molte occasioni. Ci ho provato più volte e ho commesso degli errori, ma ora ci sono riuscito…»

«Non mi sentivo molto bene stamattina – dice invece Jay Vine – e per questo ho deciso di lavorare per Soler e Del Toro. Ero in gara due anni fa quando Marc vinse a Bilbao, quindi è piuttosto speciale essere stato parte di un’altra sua vittoria. La caduta di Van Aert non è assolutamente il modo in cui volevo prendere la maglia a pois e onestamente devo dire che si stava dimostrando più forte di me. Ma l’obiettivo di oggi era una vittoria per la squadra e quell’obiettivo è stato raggiunto. Avevamo tre corridori in fuga, è stata una mossa grandiosa. Del Toro è un ragazzo giovane, al suo primo Grande Giro, e oggi sembrava davvero in forma».

Il secondo di Zana

Eppure in questo giorno in cui si simpatizza per il leader quasi spogliato e si prova compassione per Van Aert, che si era ripreso benissimo dall’infortunio di primavera e speriamo non ci finisca nuovamente dentro, i Lagos de Covadonga e la loro nebbia hanno portato (quasi) bene anche a Filippo Zana. Il vicentino, già protagonista al Giro, prima ha collaborato con Marco Frigo (settimo al traguardo), poi alla fine ha fatto da sé, ottenendo il secondo posto a 18 secondi da Soler. I due azzurri, classe 1999 per Zana invece 2000 per Frigo, sono i soli due italiani dei pochi presenti in Spagna a essere saliti sul podio di tappa. Frigo infatti c’era riuscito a la Yunkera, arrivando secondo dietro O’Connor nel giorno della sua lunghissima fuga.

Filippo Zana, classe 1999, è arrivato secondo a 18″ da Soler: la sua Vuelta va in crescendo
Filippo Zana, classe 1999, è arrivato secondo a 18″ da Soler: la sua Vuelta va in crescendo

«Soler è partito più di una volta – racconta Zana – e l’ultima è stata quella giusta. Io sono andato sotto il mio passo, ma siamo andati veramente forte per tutto il giorno, le forze erano quelle. C’erano delle belle salite non molto facili, ma ho cercato di dare il tutto per tutto. Già non era cominciata bene. In partenza sono caduto subito con Van Aert e avevo un po’ di dolore al ginocchio. Poi sono riuscito a tornare davanti, c’erano un po’ di salitelle e sono riuscito a prendere la fuga giusta. Però non avevo tanta voglia di cadere ancora, per cui la discesa in cui è caduto Van Aert l’abbiamo fatta piano. Era tecnica e e bagnata, mentre quel pezzetto sembrava un po’ più asciutto, quindi forse hanno rischiato di più e nella prima curva sono andati fuori. Non valeva la pena rischiare…

«Nel finale non si vedeva niente. Sapevamo che Soler era davanti e non aveva molto – prosegue Zana – ma c’era così tanta nebbia che non si vedeva niente. Perciò adesso ci dormiamo sopra e poi ci riproviamo, anche se non è facile prendere le fughe. Ci sono altre tappe, speriamo sia di avere le gambe sia di prendere la fuga giusta per provare a vincere. Sono contento della mia condizione. Sto crescendo, magari davvero si riesce a fare qualcosa di buono».

La resa di O’Connor

O’Connor passa con il morale basso. Ha parlato brevemente con Paret Peintre, che probabilmente si è scusato per non averlo assistito sino in cima. Ma il compagno lo ha rincuorato, infilandosi il giubbino della squadra.

«In realtà non pensavo che sarebbe andata così male oggi – dice – ma alla fine ho salvato la maglia. Immagino che sia un bel risvolto positivo per le prossime due tappe. Perciò ormai devo solo godermela al massimo, perché non sono più sicuro che a Madrid vincerò io. Il ciclismo australiano produce sempre buoni risultati ed è bello ritrovarci a combattere nelle posizioni di testa».

Il destino è segnato. Se anche sopravvivesse miracolosamente alle salite, la legge di Roglic nella crono sarebbe inappellabile. Dopo un po’, si percepisce che la stia prendendo col sorriso. Leggermente amaro, va bene, ma farsela andare di traverso servirebbe solo a stare peggio.