Campionati del mondo pista, Santiago del Cile 2025, inseguimento a squadre, Francesco Lamon

Un Lamon tutto nuovo per il quartetto di Salvoldi

04.11.2025
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Degli eroi di Tokyo e mille altre battaglie col quartetto, agli ultimi mondiali della pista a Santiago del Cile c’era soltanto Lamon. Gli altri per quest’anno si sono dedicati alla strada. E così, il veneziano che ha lanciato Consonni, Milan e Ganna verso le più belle conquiste azzurre ha preso per mano il gruppo dei giovani selezionato da Salvoldi e ne è diventato la guida.

Il nuovo cittì della pista, che ai mondiali del Rwanda ha guidato gli juniores, nel fare qualche previsione sulle sfide di ottobre, aveva annotato con compiacimento come il livello di Lamon fosse di assoluta eccellenza e di come lo avesse visto lavorare con impegno. Non era scontato che nella rifondazione del settore Salvoldi ripartisse da chi già c’era, ma quando ti ritrovi un campione olimpico e del mondo in super condizione, sarebbe miope non vederlo. E così Dino l’ha convocato e gli ha cambiato ruolo: non più lanciatore, ma secondo alle spalle di Boscaro. E noi a Lamon abbiamo chiesto che effetto gli abbia fatto essere nel nuovo quartetto e come viva questa fase di mezzo, che servirà a qualificare l’Italia per Los Angeles 2028. In attesa semmai che i big rimettano il naso in pista e dimostrino di meritare il posto.

Olimpiadi Parigi 2024, Filippo Ganna, Francesco Lamon
Lamon e Ganna alle Olimpiadi di Parigi, corse dal quartetto azzurro da campioni uscenti, visto l’oro di Tokyo
Olimpiadi Parigi 2024, Filippo Ganna, Francesco Lamon
Lamon e Ganna alle Olimpiadi di Parigi, corse dal quartetto azzurro da campioni uscenti, visto l’oro di Tokyo
Che effetto ti ha fatto non avere alle spalle i tuoi amici?

E’ stata una cosa comprensibilissima. Dopo Parigi, era nei piani che per un paio d’anni si concentrassero e si dedicassero alla strada. Quindi mi dispiace il fatto di non condividere esperienze e qualche soddisfazione, però non mi sento abbandonato. Non dico di aver riscoperto un nuovo me, però sento addosso dei nuovi stimoli. Ne parlavo con Salvoldi: se fosse per me riprenderei già la settimana prossima. Era un po’ che non avevo questa voglia, questa grinta di ricominciare e ne sono stracontento. Che io corra con gli altri o con i più giovani, è proprio una cosa mia, personale. Mi sento che ho ancora tanto da dare e da dimostrare.

Sei entrato nel quartetto che eravate ancora under 23, come vedi i ragazzi che sono appena arrivati?

Ho parlato con loro ai mondiali. Si ragionava sul fatto che sono entrati in una posizione migliore rispetto a quella in cui ci trovammo noi. Sono entrati in un contesto e in un movimento già avviato sotto l’aspetto della preparazione e dei materiali e per questo sono avvantaggiati. E’ inevitabile che debbano ancora crescere, sia dal punto di vista fisico sia dell’esperienza e di come arrivare preparati a un appuntamento, niente di strano. Ovviamente sono dei bravi ragazzi, i numeri li hanno, li vedo abbastanza sul pezzo.

Che rapporto c’è fra te che sei campione olimpico e loro che alle Olimpiadi sognano di andarci?

Non mi piace essere trattato come se fossi chissà chi. Non dico che non sono nessuno, però mi trattano con il giusto rispetto. Mi piace mettermi sul loro piano, cercando di trasmettere la mia esperienza e il modo di affrontare gli appuntamenti. Penso e spero che mi vedano più che altro come un fratello maggiore.

Campionati del mondo pista, Santiago del Cile 2025, inseguimento a squadre,
La novità con l’avvento di Salvoldi è che Lamon ai mondiali è partito per secondo, dietro Boscaro. Poi Giaimi e Favero
Allora, visto che sei il fratello maggiore, che cosa puoi dirci di questi tuoi fratellini del quartetto di Santiago del Cile?

Partendo dall’ordine di gara, direi che secondo me Boscaro dovrebbe essere un po’ più sicuro di se stesso. Ha le doti giuste e l’esperienza, però deve imparare come lavorare al massimo per arrivare al 100 per cento in ogni appuntamento. Giaimi e Favero sono giovani, per loro vale lo stesso discorso. E’ importante che capiscano quale sia per entrambi la strada migliore. Dovranno imparare a programmare ogni appuntamento nel migliore dei modi, con Dino che è super disponibile. E poi Etienne (Grimod, ndr) è stato grande a fare un tempo così importante al suo primo mondiale elite. I numeri ci sono, ma oltre a quelli c’è anche altro su cui lavorare, però Santiago è stato un buon punto di partenza.

Le dinamiche fra loro ti ricordano quelle fra voi dei primi tempi?

Come potenzialità, è difficile fare un paragone con Consonni, MIlan e Ganna, anche se magari ci sono delle caratteristiche simili. La cosa che vedo diversa, come dicevo prima, è il fatto che noi siamo cresciuti insieme quasi dal nulla. Sappiamo cosa vuol dire essere gli ultimi nel tabellone e cosa vuol dire essere i primi. Questa è una cosa che a loro manca, ma ovviamente non per colpa loro. E’ un fatto di esperienza e, tra virgolette, di una fame che noi avevamo e forse loro hanno un po’ meno, visto il contesto in cui sono arrivati.

Come è stato il passaggio a Salvodi dopo una vita con Villa?

Cose nuove nel modo di lavorare ci sono, ma non si può dire se uno sia meglio dell’altro. Bisognerà valutare sulla base dei risultati da qui a Los Angeles, forse allora potremo fare un bilancio. Per ora è un metodo di lavoro con cui mi sto trovando bene, pur notando le differenze. Ad esempio con il quartetto lavoriamo tanto su distanze più lunghe e per me è stata la prima volta. Prima lavoravamo su distanze di 30-35-36 giri, ma aumentando la distanza ho visto che ho aumentato la resistenza a quei ritmi e mi sono trovato bene. E mi sono sentito a mio agio anche correndo per secondo rispetto al mio solito ruolo di lanciatore.

Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Come hai vissuto l’ultimo mondiale di Viviani?

Un’emozione incredibile. Avendo vissuto gran parte della carriera di Elia su pista, mi è piaciuto essere lì perché ha corso talmente bene che sembrava che fosse un film. Si merita tutto questo e si merita di aver concluso la carriera con la vittoria nella gara che voleva. E ora gli auguro un’altra carriera ricca di soddisfazioni come quella che ha avuto in bici.

Secondo te Consonni, Milan e Ganna sono preoccupati che i giovani gli portino via il posto?

Non ne abbiamo mai parlato. Ogni tanto mi piace scherzare con loro e dirgli che mi mancano. Sono dell’idea che quando sarà il momento, come è sempre stato per Marco e ora con Dino, chi merita, chi va più forte avrà il suo posto. Ma non è un pensiero da avere adesso, anche se tutti dovremo far vedere di andare forte.

Cosa farai quest’inverno?

Faccio 15 giorni di riposo e poi ricomincio con dei ritiri su strada, per fare un po’ di base. Poi da metà dicembre vorrei iniziare con la pista in modo serio, per arrivare preparato al meglio agli europei. L’anno prossimo cambierò anche squadra e passerò con la Solme-Olmo che diventa continental, quindi avrò un calendario su strada un po’ più ricco. Per cui adesso riposo e faccio qualche giretto in gravel, perché ho scoperto che lo trovo divertente…

Venite a scoprire le gare nuove del calendario 2026…

Venite a scoprire le gare nuove del calendario 2026…

04.11.2025
7 min
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Nuove gare sono all’orizzonte e programmate per il 2026. Il calendario italiano delle prove internazionali subisce una piccola rivoluzione inserendo nuovi eventi nel suo programma grazie alla spinta della rinnovata Lega Ciclismo Professionistico. In alcuni casi si tratta di rientri dopo un lungo periodo di buio, in altri di prove completamente originali.

Non toccherà più al Trofeo Laigueglia inaugurare la stagione com’era solito fare da svariati anni a questa parte, ma sarà il Giro di Sardegna, la cui ultima edizione risale al lontano 2011. Nel corso di questo lungo intervallo più volte si era pensato di rilanciarlo, ci si era andati vicino nel 2020 quando venne coinvolta la società Extragiro, ma il Covid annullò ogni sforzo. Ora ci si riprova, con l’incarico organizzativo affidato al Gs Emilia di Adriano Amici che lo allestirà dal 24 febbraio all’1 marzo.

Il Giro di Sardegna aprirà la stagione ciclistica italiana il 25 febbraio, inaugurando la Coppa Italia delle Regioni
Il Giro di Sardegna aprirà la stagione ciclistica italiana il 25 febbraio, inaugurando la Coppa Italia delle Regioni
Il Giro di Sardegna aprirà la stagione ciclistica italiana il 25 febbraio, inaugurando la Coppa Italia delle Regioni
Il Giro di Sardegna aprirà la stagione ciclistica italiana il 25 febbraio, inaugurando la Coppa Italia delle Regioni

Ad aprile il Giro della Magna Grecia

Extragiro però non rimane a guardare, anzi è soggetto primario in questa sorta di rivoluzione voluta dalla Lega e fortemente legata al lancio in grande stile della Coppa Italia delle Regioni che nei propositi del presidente Pella dovrebbe davvero toccare tutte le 20 regioni italiane. Alcune di esse, quelle dell’estremo sud, dovrebbero essere coinvolte nel neonato Giro della Magna Grecia, allestito grazie a un accordo che la stessa Lega ha stretto con la fondazione omonima per dare risalto ai territori cardine della nostra civiltà.

Nei propositi il percorso dovrebbe toccare Campania, Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia, ma con 5 giorni a disposizione (dal 12 al 16 aprile) appare difficile riuscire subito in quest’intento. La cura organizzativa è stata affidata all’esperienza della società Extragiro e giustamente Marco Selleri si tiene un po’ sul vago, considerando anche che per la sua struttura si tratterà di lavorare in trasferta.

Per Marco Selleri (a destra) e il suo staff si prospetta un 2026 denso d'impegni
Per Marco Selleri (a destra) e il suo staff si prospetta un 2026 denso d’impegni
Per Marco Selleri (a destra) e il suo staff si prospetta un 2026 denso d'impegni
Per Marco Selleri e il suo staff si prospetta un 2026 denso d’impegni

Rilanciare l’Italia come sede di ritiri

«Su questa gara presentai a suo tempo un progetto legato proprio alla necessità di riportare il ciclismo al Sud in pianta stabile, provando piano piano a fare quello che sta facendo la Spagna. Pochi considerano che la forza del movimento iberico è data anche dal fatto che le squadre professionisti pagano 30 euro di pensione completa al giorno. Noi possiamo fare altrettanto, solo così possiamo rilanciarci. Pella ha i contatti politici che servono per realizzare l’idea, ha sentito la Fondazione e gli è venuto in mente di denominare questa nuova gara a tappe Giro della Magna Grecia».

Selleri specifica come anche il Giro della Sardegna è nato in seno alla Lega, ma è stato appoggiato ad Adriano Amici: «Si cerca di utilizzare organizzatori che sono specializzati soprattutto in gare a tappe. Noi un po’ di esperienza ovviamente l’abbiamo, anche perché siamo un service anche di RCS. Per ora non sappiamo ancora come sarà strutturata la corsa, che territori toccherà, ma siamo nell’ambito della Magna Grecia storica, quindi sarà in tutte o parte delle regioni interessate».

Il contenimento dei costi logistici potrebbe rilanciare l'Italia come sede dei ritiri. La Quick Step faceva spesso preparazione in Sardegna
Il contenimento dei costi logistici è un passo fondamentale. La Quick Step faceva spesso preparazione in Sardegna
Il contenimento dei costi logistici potrebbe rilanciare l'Italia come sede dei ritiri. La Quick Step faceva spesso preparazione in Sardegna
Il contenimento dei costi logistici è un passo fondamentale. La Quick Step faceva spesso preparazione in Sardegna

L’idea di una gara da Lione a Torino

Un’altra manifestazione affidata a Extragiro, questa nuova di zecca, è la Lione-Torino: «E’ una gara che è nata da un’idea di tre persone, a cominciare da Philippe Colliou, che è l’organizzatore del Tour de l’Avenir. E’ diventato mio amico dal 2020 perché allora era collaboratore dell’UCI per i mondiali di ciclismo. E’ stato con me 20 giorni per preparare i mondiali di Imola e da lì è nata una profonda amicizia soprattutto legata alla passione per il ciclismo. Con lui e il giornalista Aldo Peinetti, durante le ultime due tappe del l’Avenir del 2024, nacque quest’idea di fare questa corsa nuova transfrontaliera tra Francia e Italia, legata ovviamente anche a quello che si sta costruendo, il nuovo traforo ferroviario per l’alta velocità».

Selleri ammette che non è semplice allestire una gara transfrontaliera (in programma dall’1 al 3 luglio) considerando le diverse legislazioni: «I problemi in questo momento sono soprattutto dalla loro parte e sono figli di un periodo difficile politico, di conseguenza quando c’è instabilità politica si muovono anche meno i soldi pubblici. Poi naturalmente cambiano le leggi e i regolamenti da una parte e dall’altra. In questo senso però riprenderemo l’esperienza del 2024, quando le ultime due tappe finivano in Piemonte e noi al confine abbiamo preso in carico la corsa mantenendo le nostre leggi sul codice della strada».

Il Giro della Magna Grecia dovrebbe toccare Campania, Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia
Il Giro della Magna Grecia, una delle nuove gare, dovrebbe toccare 5 regioni del Sud
Il Giro della Magna Grecia dovrebbe toccare Campania, Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia
Il Giro della Magna Grecia, una delle nuove gare, dovrebbe toccare 5 regioni del Sud

Al via il primo Giro d’Italia per juniores

Uno sforzo notevole, dettato dalla passione: «Se non ce l’hai, non c’è nulla da fare per questo sport. Sfido qualsiasi organizzatore, tranne RCS che lo fa per business ad allestire eventi simili perché i costi sono molto elevati, gli sponsor privati sono praticamente azzerati e bisogna sostenere costi che per una gara 1.1 di un giorno partono da 180 mila euro. Ma noi ci crediamo e oltre a quelle segnalate, nel 2026 lanceremo anche il primo Giro Giovani».

E’ una competizione nuova, riservata agli juniores inserendo anche questa categoria nell’universo della maglia rosa, dal 29 luglio all’1 agosto: «Questa è una mia idea. Abbiamo preso spunto dal nostro Giro d’Italia giovani under 23 che abbiamo concluso nel ’22 Da lì ho detto “proviamo a ripartire”. Sarà una gara internazionale a tappe per la categoria. La mia idea è quella di fare campo base come si fa in Lunigiana, tutti i pernottamenti nello stesso posto e con pochi spostamenti si fanno le 4-5 tappe. I percorsi sono da costruire, forse faremo base in Emilia andando poi a toccare altre regioni limitrofe. Questi sono i mesi in cui si lavora, dove si approfondiscono tutti i compiti per la prossima primavera/estate».

Gabriele Bosisio vincitore su Emanuele Sella. Era il 2007, una delle ultime edizioni del Giro del Lazio
Gabriele Bosisio vincitore su Emanuele Sella. Era il 2007, una delle ultime edizioni del Giro del Lazio
Gabriele Bosisio vincitore su Emanuele Sella. Era il 2007, una delle ultime edizioni del Giro del Lazio
Gabriele Bosisio vincitore su Emanuele Sella. Era il 2007, una delle ultime edizioni del Giro del Lazio

Il Lazio ritrova la “sua” classica

Il nuovo programma 2026 prevede anche il Gran Premio Emilia il 29 marzo, il rinnovamento della Milano-Rapallo articolata su due gare distinte, una cronosquadre e una in linea il 19 e 20 settembre e soprattutto il GP del Lazio previsto il 19 settembre, affidato allo staff di Claudio Terenzi che quindi, dopo aver curato le altre categorie nella tre giorni del Gran Premio Liberazione di aprile, fa il suo ingresso anche fra i professionisti.

La gara si lega idealmente al Giro del Lazio che fino al 2014 ha portato sulle strade romane il meglio del ciclismo mondiale. «La corsa è la stessa – afferma Terenzi – inizialmente era stata una proposta messa sul banco senza molte speranze, sapendo le difficoltà per rilasciare nuove gare. Invece a settembre ci siamo ritrovati con questo nuovo impegno che accogliamo a braccia aperte. In questo modo vediamo premiati gli sforzi di sei anni della Terenzi Sport, nei quali abbiamo organizzato 18 gare internazionali».

Il Giro del Lazio ha sempre avuto al via il meglio. Qui Bugno, Fondriest, Anderson e Gavazzi
Il Giro del Lazio ha sempre avuto al via il meglio. Qui Bugno, Fondriest, Anderson e Gavazzi
Il Giro del Lazio ha sempre avuto al via il meglio. Qui Bugno, Fondriest, Anderson e Gavazzi
Il Giro del Lazio ha sempre avuto al via il meglio. Qui Bugno, Fondriest, Anderson e Gavazzi

A Roma torneranno i campioni a settembre

E’ curioso il fatto che la gara cambia leggermente la sua denominazione, ma non si stacca dal suo passato: «Avevamo uno scrupolo legato a eventuali diritti legali sul Giro del Lazio. Era più semplice partire ex novo. ma la gara sarà praticamente identica, a parte il percorso che va chiaramente scelto. Ma logicamente il Lazio è quello, le strade sono quelle e la conclusione vogliamo che sia a Roma, nel centro come in passato. Devo essere un po’ abbottonato su tutto perché per far sì che questa gara risorga come meriti c’è bisogno anche di un budget importante e ci stiamo muovendo in tal senso».

Si punta naturalmente ad avere qualche team del World Tour e Professional a parte quelli italiani: «Sicuramente, all’altezza della tradizione pur in un periodo estremamente denso di gare, visto che il giorno dopo c’è il Giro di Romagna. Ma questo può agevolarci, credo che le squadre siano più facilitate per gli spostamenti perché abbattono i costi. Noi faremo il massimo, vedremo chi farà parte della contesa…».

Matteo Cornacchione, meccanici, Ineos Grenadiers

L’off season dei meccanici? Sentiamo Cornacchione

04.11.2025
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E’ il periodo dell’off-season ma non solo per i corridori. Se i team manager lavorano al ciclomercato e alla ricerca di nuovi sponsor, per i meccanici possiamo dire che sia un po’ come la quiete prima della tempesta. Ma attenzione: non stanno certo con le mani in mano.

Ne abbiamo parlato con Matteo Cornacchione, storico meccanico della Ineos Grenadiers, squadra WorldTour con atleti da tutto il mondo e che ha già l’Australia nel mirino per l’avvio di stagione. In questi giorni Cornacchione è a casa, ripartirà fra tre settimane, e quando può esce anche in bici. La passione, del resto, non va mai in off-season.

In questa fase della stagione i meccanici pensano soprattutto alla logistica dei mezzi e alla dislocazione di bici, materiali, attrezzi (foto Linkedin)
In questa fase della stagione i meccanici pensano soprattutto alla logistica dei mezzi e alla dislocazione di bici, materiali, attrezzi (foto Linkedin)
Quanto è davvero off-season per un meccanico?

Un po’ di giorni di ferie ce li facciamo, però le mie ferie sono più legate al divertimento, che può essere anche un giro in bici. Uso la mia off-season per godermi la bici, come magari non fanno i corridori: per loro è lavoro. Comunque dopo il Lombardia, non sono tornato subito a casa ma ho sistemato un po’ di materiale in magazzino.

Dove avete il magazzino?

In Belgio a Deinze, una località a un’ora a Nord di Bruxelles: posizione strategica perché ci sono tante gare e siamo vicini ai due aeroporti di Bruxelles. Non a caso da queste parti ci sono anche Lidl-Trek, Soudal-Quick Step, oltre ad altre squadre. Sono rimasto lì tre giorni.

E cosa hai fatto in quei giorni?

In questo off-season abbiamo sistemato il materiale e fatto qualche conference con i colleghi.

Cosa vi dite in queste conference? Magari le ordinazioni dei materiali?

Per il materiale abbiamo già un ragazzo che si occupa degli ordini: sa quanto abbiamo e cosa manca per partire. Noi meccanici pensiamo più alla logistica: camion, sistemazioni, materiali da portare in più o in meno nelle trasferte. Facciamo il punto su cosa ha funzionato un po’ meno bene, pensando anche all’organizzazione degli spostamenti aerei.

Shimano è senza dubbio il partner più importante sul fronte dei corsi di aggiornamento per i meccanici (foto Ineos Grenadiers)
Shimano è senza dubbio il partner più importante ai fini dei corsi di aggiornamento per i meccanici (foto Ineos Grenadiers)
Anche perché i tempi stringono…

Vero: sembra presto, ma il tempo passa veloce pensando alla prima trasferta, che sarà in Australia per il Tour Down Under. Il nostro primo appuntamento sarà il 23 novembre al bike build, nel magazzino in Belgio. Faremo dieci giorni tutti insieme per sistemare il materiale e i camion: come devono essere disposti gli attrezzi, le bici…

Insomma, sei a casa ma non stacchi del tutto?

Esatto. Nei pomeriggi liberi capita di pensare a come migliorare le trasferte. Capire dove abbiamo sbagliato e proporre soluzioni alla squadra. Quando ci sono tre attività, quattro contando il ritiro, bisogna pensare a tutto: materiale e personale. Non a caso abbiamo un responsabile dedicato.

E con i corridori come vi organizzate?

Lasciamo tutto il materiale vecchio per l’intero periodo di off-season, così ogni corridore ha a casa una bici da crono e una da strada. E molti hanno anche la gravel: tanti ragazzi la usano per divertimento o gare.

Un sogno di Cornacchione: far vedere anche agli altri meccanici la sede Pinarello, per capire da dove vengono questi oggetti tanto preziosi e belli
Un sogno di Cornacchione: far vedere anche agli altri meccanici la sede Pinarello, per capire da dove vengono questi oggetti tanto preziosi e belli
E come restituiscono il materiale?

Quando vengono al ritiro di solito diamo la bici nuova e loro ci portano la vecchia. Hanno una sacca per il trasporto in aereo. Se arrivano in macchina, come fanno spesso gli spagnoli nei ritiri in zona, le portano direttamente loro. Spedire una bici in Europa costa oltre 200 euro. E’ importante dare le bici nuove presto, specialmente a chi comincia presto.

Perché?

Perché arrivare alla prima gara con sella o leve da sistemare al millimetro non è ideale. Serve un rodaggio: di almeno due-tre giorni sulla bici numero uno, cioè quella prescelta per la gara.

Parliamo dei nuovi arrivati? Hanno già una Pinarello? E come gliela fornite già settata?

Con i nuovi facciamo un bike fitting. Hanno già le loro misure, ma per adattarsi meglio alla nuova sella o ai manubri Most di Pinarello lo facciamo comunque. Se riusciamo, organizziamo questo bike fitting prima del Lombardia, in base agli impegni dei ragazzi con la vecchia squadra.

Per il bike fitting la Ineos si appoggia a gebioMized, azienda specializzata. Quando l’atleta esegue questo test ci sono pronti i meccanici per eventuali modifiche (foto X)
Per il bike fitting la Ineos si appoggia a gebioMized, azienda specializzata (foto X)
E dove avviene il bike fit?

Sempre nel nostro magazzino in Belgio, dove abbiamo spazio e tutto il necessario. Ci segue una ditta esterna e ci sono due coach: normalmente sono quelli che poi lavoreranno con i corridori. Chiaramente ne approfittano per conoscerli.

Ci sono anche i meccanici?

Sì, perché cerchiamo di consegnare subito la bici nuova con la sacca Elite per auto o aereo. La parte più lunga è quando serve un telaio diverso: cambiano attacchi, spessori… Per usare la bici nuova servono permessi della vecchia squadra, ma di solito dicono di sì.

E quando sono i corridori che lasciano la squadra?

Non c’è tutta questa fretta, sono ragazzi che conosciamo da tempo. Per esempio Salvatore Puccio, che ha smesso, ci ha restituito tutto subito dopo Il Lombardia. Però avere presto il materiale è meglio, soprattutto le bici da crono: può servire per preparare la stagione o per i giovani juniores o under 23 che ruotano attorno al nostro team.

Puccio al Lombardia ha colto la palla al balzo per restituire tutto il materiale prima dell’addio. Altrimenti avrebbe dovuto spedire il tutto
Puccio al Lombardia ha colto la palla al balzo per restituire tutto il materiale prima dell’addio. Altrimenti avrebbe dovuto spedire il tutto
Quando arrivano nuovi materiali come vi organizzate?

Le presentazioni si fanno sempre nel magazzino in Belgio, ci sono spazi appositi per i meeting. In particolare con Shimano, che insieme a Pinarello è il nostro partner principale, parliamo di cosa ha funzionato e cosa no. E ci spiegano gli upgrade… considerando che c’è sempre più elettronica. E lavoriamo parecchio anche con la ditta che ci fornisce la “cassetta attrezzi”

In che senso?

Se arriva un attrezzo nuovo, questo brand tedesco che ci supporta, ci spiega come usarlo. Non sono cose banali: oggi serve precisione assoluta. L’attrezzatura è fondamentale e ci chiedono anche le nostre esigenze, se magari abbiamo bisogno di altro. O se loro possono costruire un articolo apposito.

Matteo, tu sei anche un appassionato: se arriva qualcosa di nuovo ti informi subito?

Sì. Ricordo che quando siamo passati dai rim brake ai disc brake, e noi in Ineos siamo stati tra gli ultimi, ho studiato parecchio. Mi informai molto in quei mesi invernali su come montare e smontare le nuove bici col disco. Ma in generale, anche oggi di solito do sempre una sbirciata.

Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)

Da Malta a… Malta: il primo anno da pro’ di Crescioli

04.11.2025
4 min
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Un anno dopo, Ludovico Crescioli è tornato dal viaggio a Malta insieme ai compagni di squadra della Polti VisitMalta. Si è trattato del primo ritiro, per vedere e conoscere i ragazzi che dal 2026 entreranno ufficialmente a far parte del team. A ottobre dello scorso anno era il corridore toscano a trovarsi nella loro situazione, infatti Crescioli dopo la parentesi alla Technipes #InEmiliaRomagna aveva fatto il grande salto tra i professionisti insieme alla formazione di Ivan Basso e Fran Contador (in apertura foto Maurizio Borserini). 

Adesso, 365 giorni dopo, è il momento di guardarsi indietro e fare un bilancio della prima stagione vissuta tra i pro’. 

«Sono ancora in vacanza – ci racconta Crescioli – dopo il viaggio a Malta sono tornato a casa, quest’anno le vacanze le passerò tra parenti e amici. Non riesco a vederli spesso e passare con loro del tempo, quindi ne approfitto e mi godo un po’ di riposo. Ho ancora una settimana di stacco, poi riprenderò la bici e inizierò a fare qualche giro. La mia stagione è finita alla Veneto Classic, il 19 ottobre, queste tre settimane di stacco erano necessarie».

Che cosa ci dici di questa prima stagione da professionista?

Tutto sommato dire che è andata bene, c’è stato qualche intoppo soprattutto all’inizio. Ho avuto un problema al ginocchio che mi ha tenuto fermo per un mese abbondante. Dopo l’esordio in Spagna a fine gennaio sono rientrato alle corse in Calabria a metà aprile. Ho messo insieme quarantotto giorni di gara, tutti concentrati da aprile in avanti. 

Senti di aver fatto i giusti miglioramenti?

Credo di non aver avuto una crescita graduale, ma sono sicuramente migliorato anche perché nel finale di stagione ho visto dei passi in avanti. Nelle gare di settembre e ottobre riuscivo spesso a restare con i migliori.

Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Tour of Slovenia
Crescioli ha preso parte a quattro corse a tappe, l’obiettivo per il 2026 è aumentarne il numero
Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Tour of Slovenia
Crescioli ha preso parte a quattro corse a tappe, l’obiettivo per il 2026 è aumentarne il numero
Quali sono state le difficoltà maggiori?

Capire questo nuovo modo di correre, in alcuni momenti di gara mi sono reso conto che mi mancasse quel tocco di esperienza che mi avrebbe aiutato a fare qualcosina in più. Nelle ultime corse dell’anno avrei potuto fare meglio. 

Raccontaci…

Alla Tre Valli Varesine, dove sono arrivato ventesimo, ho peccato di esperienza e di visione di gara. Ero riuscito a rimanere con il gruppetto all’inseguimento di Pogacar, ma in una rotonda abbiamo preso la classica “frustata” e ci siamo divisi. Nel rientrare abbiamo fatto una fatica immensa, che ho pagato nello sprint finale. Magari sarei potuto entrare nei primi dieci, che alla Tre Valli è sempre un buon risultato

Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Giro dell'Emilia (foto Maurizio Borserini)
Crescioli al Giro dell’Emilia, con il passare delle corse il suo finale di stagione è stato in crescendo (foto Maurizio Borserini)
Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Giro dell'Emilia (foto Maurizio Borserini)
Crescioli al Giro dell’Emilia, con il passare delle corse il suo finale di stagione è stato in crescendo (foto Maurizio Borserini)
Su quali aspetti devi ancora lavorare?

Il prossimo anno mi piacerebbe fare qualche corsa a tappe in più. Nel 2025, complice l’infortunio di inizio stagione, non ho avuto modo di correrne tante. Però mi sono reso conto che correndo tanti giorni di fila il fisico risponde bene. Sempre alla Tre Valli Varesine ho fatto una delle mie migliori prestazioni e arrivavo da tre giorni di gara consecutivi. 

Il prossimo anno mancherà un pilastro come Piganzoli, avete caratteristiche simili, pensi di poter prendere il suo posto?

Replicare la stagione e gli ultimi anni di “Piga” vorrebbe dire andare davvero forte, perché lui in primis ha fatto vedere di valere tanto. Io voglio ottenere i migliori risultati possibili, non sarà semplice, ma vorrei fare altri passi in avanti. Sarebbe bello fare qualche gara a tappe per lavorarci e crescere in vista del prossimo futuro. Quest’anno ho visto che riesco a dare il mio contributo anche nelle corse di un giorno.

Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Giro d'Abruzzo
Crescioli vuole fare il passo necessario per provare a vincere e fare un ulteriore salto di qualità
Ludovico Crescioli, Polti VisitMalta, Giro d'Abruzzo
Crescioli vuole fare il passo necessario per provare a vincere e fare un ulteriore salto di qualità
Con il sogno del Giro d’Italia?

Ancora non sappiamo nulla, c’è il discorso delle wild card e di avere risposta riguardo agli inviti. La direzione principale è quella di migliorarmi per quanto riguarda le brevi corse a tappe, ma un’esperienza come il Giro darebbe una grande continuità. Vedremo, perché il calendario quest’anno proporrà tante nuove gare a tappe e molte di queste saranno proprio in Italia.

Viviani e Bertini: il massaggio prima della “last dance”

Viviani e Bertini: il massaggio prima della “last dance”

03.11.2025
5 min
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Il trionfo di Elia Viviani nell’eliminazione ai mondiali su pista di Santiago non è qualcosa che può essere relegato solo a un mero dato statistico o a una foto iconica come quella della X (a cui qualcuno ha persino dato un assurdo significato politico) a simboleggiare la fine di una straordinaria carriera su due ruote. E’ un racconto di emozioni, anche intime che non hanno coinvolto solo il protagonista ma anche chi gli era intorno. Come Marco Bertini.

Bertini è da anni il massaggiatore della nazionale e con Viviani ha condiviso gran parte delle sue avventure, delle sue imprese. Lo ha massaggiato e trasformato in quella magica domenica di Monaco nel 2022, dove dopo una faticosa prova su strada, lo ha rimesso in piedi e portato alla conquista del titolo europeo nell’eliminazione. Nessuno come lui conosce la sua muscolatura e attraverso di essa, il suo carattere.

Il caratteristico saluto finale di Viviani a simboleggiare la chiusura della sua grandissima carriera
Il caratteristico saluto finale di Viviani a simboleggiare la chiusura della sua grandissima carriera
Il caratteristico saluto finale di Viviani a simboleggiare la chiusura della sua grandissima carriera
Il caratteristico saluto finale di Viviani a simboleggiare la chiusura della sua grandissima carriera

«Viviani l’ho conosciuto nel 2018, l’anno che sono entrato a far parte della nazionale della pista – racconta Bertini – l’ho incontrato la prima volta durante la Sei Giorni di Fiorenzuola, per lui una presenza frequente per preparare i suoi successi. Da lì le varie trasferte che sono andate a susseguirsi hanno cementato il nostro rapporto».

Tra voi, nel corso degli anni, si è quindi instaurato un rapporto molto stretto…

Sì, con lui come con tutti gli altri ragazzi e ragazze della nazionale, un contatto che va anche al di là del rapporto lavorativo. Sono stato invitato al suo matrimonio, alle sue feste di fine anno, durante le trasferte avevo il piacere e l’onore di seguirlo con i massaggi, i trattamenti.

La grande festa del gruppo azzurro, tutto stretto attorno al suo profeta
La grande festa del gruppo azzurro, tutto stretto attorno al suo profeta
Da Villa al presidente Dagnoni, tutti stretti attorno a Viviani
Da Villa al presidente Dagnoni, tutti stretti attorno a Viviani
Quando siete arrivati a Santiago, in che condizioni era, fisicamente e psicologicamente?

Quando il primo giorno l’ho avuto sul mio lettino, l’ho trovato subito bene, muscolarmente era tonico, solo con i postumi classici di un viaggio lungo 15 ore in aereo, ma niente di particolarmente serio. Si vedeva che era già preparato per poter ben figurare. Mentalmente l’ho visto tranquillo e determinato allo stesso tempo. Non vedevo da parte sua nessun tipo di stress.

La gara che aveva fatto precedentemente all’eliminazione gli aveva lasciato scorie, sia fisiche che nella sua convinzione?

No, anche se la corsa a punti che aveva fatto non era andata benissimo, mentalmente l’ho sempre trovato tranquillo e fisicamente era a posto. Le classiche gambe affaticate post performance, ma normale routine. Mentalmente non l’ho visto provato dal fatto che la gara non era andata benissimo, si vedeva subito che lui era già mentalizzato sull’ultimo giorno, era lì dove voleva ben figurare.

La corsa a punti non era stata molto fortunata per il veronese, ma era stato solo un test
La corsa a punti non era stata molto fortunata per il veronese, ma era stato solo un test
La corsa a punti non era stata molto fortunata per il veronese, ma era stato solo un test
La corsa a punti non era stata molto fortunata per il veronese, ma era stato solo un test
Com’è stato l’ultimo giorno, l’ultimo massaggio prima della gara?

Penso di averlo sentito più io che lui, perché era praticamente l’ultima volta che Elia da atleta veniva sul mio lettino. Il trattamento vero e proprio è stato il giorno prima della gara, il pomeriggio è venuto solamente per farsi dare un ultimo occhio di rifinitura. Una cosa molto veloce, ma l’ultimo vero trattamento con Elia, quindi l’ultima volta che lo considero venuto sul mio lettino è stato un florilegio di emozioni per me.

Come mai?

Mi sono passate nella mente tante sue immagini, tanti momenti passati insieme, di gara e non. E’ stato un momento che emotivamente ho sentito molto, gli ho anche chiesto di fare una foto insieme, cosa che non faccio mai. Quel momento mi ha toccato profondamente, sentivo dentro di me quel velo di tristezza perché era un capitolo che si chiudeva, suo ma anche nostro, professionalmente e umanamente parlando.

Il selfie dell'ultimo massaggio, per Bertini il ricordo di un'amicizia che ha girato il mondo
Il selfie dell’ultimo massaggio, per Bertini il ricordo di un’amicizia che ha girato il mondo
Il selfie dell'ultimo massaggio, per Bertini il ricordo di un'amicizia che ha girato il mondo
Il selfie dell’ultimo massaggio, per Bertini il ricordo di un’amicizia che ha girato il mondo
La gamba come la sentivi? Ti dava l’impressione che potesse arrivare al massimo?

Stava bene, si vedeva che si era preparato bene, che aveva curato in maniera scrupolosa ogni minimo dettaglio sulla preparazione. Ma lui è un professionista su queste cose, si vede che è sempre molto puntiglioso, preciso. La gamba era perfetta, era giusta, muscolarmente parlando. Non ha avuto bisogno di chissà cosa per poter essere in perfetta forma quando è salito in bici. L’ultimo massaggio che gli ho fatto l’ho trovato in condizioni ottime.

Quando ha tagliato il traguardo è stata una festa per lui, ma anche un po’ per tutti voi, un’emozione particolare anche rispetto ad altre emozioni che avete vissuto nello stesso appuntamento di Santiago…

Ogni volta che i ragazzi e le ragazze raggiungono un risultato per noi è sempre un’esplosione di gioia e io mi ritengo un privilegiato quando sono lì, giù insieme allo staff, a essere presente a quegli eventi. Ho avuto la fortuna di essere presente a tante situazioni, mondiali, europei, alle Olimpiadi. Poi io sono una persona particolarmente emotiva, soprattutto sul lato sportivo. Mi lascio andare facilmente alle lacrime.

Viviani con sua moglie Elena Cecchini, sugli spalti a condividere il magico momento
Viviani con sua moglie Elena Cecchini, sugli spalti a condividere il magico momento
Viviani con sua moglie Elena Cecchini, sugli spalti a condividere il magico momento
Viviani con sua moglie Elena Cecchini, sugli spalti a condividere il magico momento
E a Santiago come è andata?

Quando Elia ha tagliato il traguardo è stata un’emozione forte. Per me e per tutti noi.  Ho persino avuto un mal di testa che prima non avevo mai avuto, dovuto proprio alla tensione, all’emozione. Quando erano rimasti in due che si giocavano praticamente la vittoria del mondiale e Elia era lì, ripensandoci provo un’emozione anche ora a parlarne, a riviverlo mentalmente. Sarò sempre grato a lui, ai ragazzi, alle ragazze e a tutta la nazionale, per quel che mi hanno regalato. Ogni tanto con una semplice foto che riguardo, un video o anche solamente pensandoci riassaporo quei momenti e mi fanno star bene.

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)

Palestra: funzionalità e vantaggi, a lezione da Marco Compri

03.11.2025
4 min
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Riuscire a trovare il giusto equilibrio nel bilanciamento dei carichi di lavoro in palestra non è affatto semplice. Lorenzo Milesi, nella nostra ultima intervista ha detto di aver aumentato la massa muscolare in maniera eccessiva e di essersi trovato in difficoltà nella prima parte di stagione. Gli allenamenti in palestra sono necessari al miglioramento delle performance, capire quale sia il modo migliore per integrarli e i lavori da fare è altrettanto fondamentale. Per riuscire a comprendere il tutto ci rivolgiamo a Marco Compri, responsabile palestra del gruppo performance della Federazione.

«Se queste sono state le sensazioni di Milesi è chiaro che nello scorso inverno qualcosa non ha funzionato – ci dice Compri – già a livello concettuale. In palestra un ciclista generalmente non ha necessità di lavorare sull’ipertrofia, a differenza di alcune specialità della pista o la BMX. Inoltre per quanto riguarda il ciclismo su strada ci sono anche i parametri di peso da considerare».

Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Partiamo dal concetto di ipertrofia?

In questo caso il focus è sull’aumento della massa muscolare, l’atleta non lavorerà tanto sulla velocità nello spostare un carico, ma sul volume.

Quali sono le linee guida sulle quali deve lavorare un ciclista su strada?

L’obiettivo non è tanto allenare la forza, inteso come ricerca del massimo parametro di forza possibile, quanto piuttosto focalizzarsi sulla potenza e questo aspetto sottende la capacità di erogare il maggior quantitativo di forza nel minor tempo possibile. L’allenamento in palestra di un ciclista su strada deve essere volto a spostare un carico significativo ad alta velocità così da ottenere un adattamento neuromuscolare funzionale alla prestazione e non alla massa. Tutto questo va poi riferito alla MED.

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
La nazionale lavora da diversi anni alternando palestra e ripetute in pista, qui Viviani ai tempi della Cofidis (foto Instagram Elia Viviani)
Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
La nazionale lavora da diversi anni alternando palestra e ripetute in pista, qui Viviani ai tempi della Cofidis (foto Instagram Elia Viviani)
Ovvero?

Il volume minimo efficace per rendere forte l’atleta o Minimum Effective Dose (MED, ndr) e va portato avanti sempre. In qualsiasi momento della stagione, perché il detraining per quanto riguarda la forza ha tempi davvero bassi. Già dopo sei giorni si inizia a perdere forza. Se poi si smette di allenarla, come spesso accade durante la stagione, la perdita è totale.

Ma questo volume minimo efficace come si allena?

Si utilizza un volume di ripetute che va da 12 a 48, con un carico dall’80 all’85 per cento del carico massimale dell’atleta, da effettuare due volte per microciclo con un recupero dalle 48 alle 72 ore. E’ uno stimolo, ripeto, da mantenere per tutto l’anno.

Filippo Ganna, palestra (foto Instagram Filippo Ganna)
Sarebbe meglio allenarsi a corpo libero con carichi, in alternativa i macchinari possono comunque svolgere una buona funzione (foto Instagram Filippo Ganna)
Filippo Ganna, palestra (foto Instagram Filippo Ganna)
Sarebbe meglio allenarsi a corpo libero con carichi, in alternativa i macchinari possono comunque svolgere una buona funzione (foto Instagram Filippo Ganna)
Che lavori si possono fare?

Lavori bipodalici multiarticolari di tipo assiale. Che detto in parole povere sono, ad esempio: squat, stacchi e spinte in alto con bilanciere. Sono esercizi complessi che richiedono all’atleta di utilizzare gran parte dei muscoli. Nello squat, per fare un altro esempio, vengono chiamati in causa 276 muscoli.

In questo modo l’allenamento in palestra diventa completo?

Diventa efficace. Il concetto è che il cervello riconosce il movimento, non il muscolo. Se si fanno esercizi da seduto, o da fermi, su qualche macchinario, lavoro su pochi distretti muscolari e non stimolo la stabilizzazione.

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
Per la parte superiore del corpo si possono fare esercizi di core stability (foto Instagram Elia Viviani)
Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
Per la parte superiore del corpo si possono fare esercizi di core stability (foto Instagram Elia Viviani)
Un concetto da portare avanti tutto l’anno quindi?

Sì, quello che ancora si fa fatica a comprendere è che l’allenamento della forza con sovraccarichi, anche per gli stradisti, va protratto per tutto l’anno. Durante la stagione l’allenamento della forza non è sempre prioritario, ma è importante e quindi la seduta può e deve essere strutturata in modo strategico. In inverno si possono anche fare quarantacinque minuti. Mentre durante la stagione ne bastano la metà. Lavorando sempre sul concetto del volume minimo che renda però forte l’atleta.

Come si trova l’equilibrio?

Si deve cercare una via attuabile, corretta ed efficace che non vada a intaccare l’attività su strada. Se un atleta non ha mai lavorato in palestra ha bisogno di un po’ più di tempo per trovare il giusto equilibrio e farlo in maniera efficace ed efficiente. E’ fattibile, sostenibile e produce grandi vantaggi.

Giro di Lombardia 2025, Tadej Pogacar

EDITORIALE / Limitando le bici, vince sempre il più forte

03.11.2025
4 min
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Le medie salgono, le bici migliorano così come le preparazioni, le strade peggiorano, sia come manutenzione, sia per la presenza di elementi di arredo urbano che non tengono conto della possibilità che prima o poi passi una corsa. E la sicurezza ovviamente diventa una chimera. La statistica realizzata da procyclingstats.com mostra come la media oraria delle corse WorldTour nel 2025 sia stata di 42,913 chilometri orari. Fra il 2001 e il 2020 si era arrivati a sfiorare i 40 orari, mentre dopo l’anno del Covid, i valori hanno preso a salire.

Dovendo metterci un freno, l’UCI si è infilata in un vespaio, imponendo una serie di limitazioni. Prima quella per arginare la rotazione delle leve dei freni. Poi quella per limitare la tendenza di stringere i manubri. Quindi imponendo un limite all’altezza dei cerchi. Infine cercando di avviare dei test per studiare la limitazione nello sviluppo metrico dei rapporti, fermata però dal garante per la concorrenza del Belgio, perché apparentemente avrebbe limitato solamente Sram.

Campionati del mondo Kigali 2025, GDavid Lappartient, conferenza stampa
Ai campionati del mondo di Kigali 2025, il presidente Lappartient ha difeso le misure dell’UCI che tuttavia non incidono
Campionati del mondo Kigali 2025, GDavid Lappartient, conferenza stampa
Ai campionati del mondo di Kigali 2025, il presidente Lappartient ha difeso le misure dell’UCI che tuttavia non incidono

Come la bici di Coppi

Intervistato di recente su tutt’altro argomento, Stefano Garzelli ci ha regalato uno spunto che si inserisce benissimo nel discorso.

«Lo scorso fine settimana – ci ha detto – mi sono trovato a fare la discesa di Pizzo Sant’Angelo in Costiera Amalfitana e mi sono ricordato di quando la feci per la prima volta alla Tirreno-Adriatico del 1999. Mi ricordo proprio la fatica della discesa. Molte volte la gente mi chiede quanto vadano forte quelli di adesso. E io rispondo che è vero, ma darei loro le biciclette che avevamo noi 20 anni fa e secondo me si scoprirebbe che non andavamo tanto più piano. Solo che la differenza di frenata tra i freni di una volta e quelli a disco è abissale.

«A casa ho la Bianchi con cui vinsi il Giro del 2000 e sembra la bici di Coppi. Oggi non potrei più usarla. Per andare a 40 all’ora in pianura, devi andare a tutta, ora invece a 40 all’ora ci vai quasi senza pedalare, grazie alle ruote, i cuscinetti in ceramica, l’aerodinamica, i profili. Le cadute ci sono perché con il freno a disco stacchi sempre dopo, quindi vuol dire che arrivi sempre più veloce alla curva e non puoi sbagliare. Se sbagli, cadi. Invece una volta si frenava 50 metri prima e nelle curve entravi con più margine».

Giro d'Italia 2000, cronoscalata Briancon-Sestriere, Stefano Garzelli
Giro 2000, cronoscalata decisiva: la bici di ogni giorno con la protesi: sembra la bici di Coppi?
Giro d'Italia 2000, cronoscalata Briancon-Sestriere, Stefano Garzelli
Giro 2000, cronoscalata decisiva: la bici di ogni giorno con la protesi: sembra la bici di Coppi?

Alto profilo, parliamone…

Vogliamo ridurre davvero le velocità? Non potendo limitare la capacità di prestazione dell’atleta, che anche grazie alla nutrizione ormai è sempre al top, bisogna intervenire sulle biciclette, ma non nel modo cervellotico e vano ipotizzato dall’UCI per non scontentare nessuno.

Non si può tornare indietro dai freni a disco e dai perni passanti che rendono la bici e la frenata più rigidi? Va bene. I telai in carbonio sono i più performanti, sicuri e confortevoli? Va bene. Si torni allora indietro sulle ruote. Il limite di 65 millimetri è troppo alto: fatte salve le cronometro e senza toccare i cuscinetti, si scenda a un profilo da 30. L’UCI dice di aver scelto la misura limite, notando che al Tour nessuno utilizzava cerchi più alti di 65. Se però le velocità sono troppo alte, qual è il senso di aver mantenuto lo status quo?

A questo punto si potrebbe ragionare anche sulle posizioni in sella, che attualmente proiettano il corridore così in avanti da rendere la bici difficilmente manovrabile. Il limite imposto un tempo all’avanzamento della sella, per arginare le posizioni troppo estreme, avrebbe oggi una nuova ragione di essere.

Sul Colle delle Finestre con la bici aero e ruote da 30-37 mm. Un assetto che potrebbe diventare la regola per tutti?
Sul Colle delle Finestre con la bici aero e ruote da 30-37 mm. Un assetto che potrebbe diventare la regola per tutti?

Bici più comode e sicure

Il traguardo finale dovrebbe essere avere biciclette più comode, con una distribuzione dei pesi che eviti squilibri e soluzioni tecniche che non trasformino l’atleta in un proiettile incontrollabile. Se il ritorno delle medie sotto il tetto dei 40 può ridurre il numero degli incidenti fatali (che purtroppo ci saranno sempre), crediamo che qualche sacrificio in questo senso possa essere accettabile. Se contemporaneamente si diventasse più intransigenti nella scelta dei percorsi e delle dotazioni di sicurezza per gli arrivi, i passi in avanti sarebbero anche maggiori.

Il Giro 2000 di Garzelli fu un raccoglitore di emozioni fortissime e venne corso a 37,548 di media. Assolutamente nulla da invidiare all’ultimo conquistato da Yates a 41,728 chilometri orari e anch’esso deciso da un capolavoro nelle tappe finali.

Trofeo Pian Camuno Memorial Angelo Felappi, Montecampione 2025, Mattia Proietti Gagliardoni (foto Instagram/Rodella)

Proietti Gagliardoni, l’altro figlio di Gentili, è pronto per il decollo

03.11.2025
6 min
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Massimiliano Gentili va ripetendo spesso di avere due figlie femmine che portano il suo nome e due figli maschi che si chiamano Giulio Pellizzari e Mattia Proietti Gagliardoni. Li ha cresciuti entrambi con i suoi metodi: di uno ha già fatto un fior di corridore, sull’altro c’è ancora da lavorare, ma le premesse sono eccellenti. Mattia, umbro come il suo mentore, ha corso le ultime due stagioni al Team Franco Ballerini e correrà le prossime due nella neonata Movistar Academy.

La sua stagione è stata perfetta fino al cuore dell’estate, poi si è inceppata su un intervento chirurgico che ha compromesso la sua partecipazione ai pezzi forti della stagione: il mondiale di Kigali e l’europeo in Drome et Ardeche, entrambi adatti a lui. Il suo profilo resta però uno dei più appetiti del recente mercato, al punto che sulle sue tracce si erano messi anche i devo team della Lidl-Trek e della Jayco-AlUla, superati dalla Movistar

«Il finale di stagione non è stato come mi aspettavo – dice – ho dovuto saltare le ultime gare e verso la fine di settembre mi sono operato. Sono stato fermo un mese e dieci giorni e ho ripreso a pedalare il primo novembre. Ho fatto le ferie forzate quando avrei preferito correre, anche se la stagione è stata positiva. Per agosto, quando arrivavano gli impegni più importanti, ad esempio il Lunigiana, sarei stato preparato al meglio e aspettavo di mettere a frutto la condizione. Purtroppo le cose non sono andate come dovevano, ma succede».

Che cosa è successo?

Sono andato in altura con la nazionale, poi però sono venute fuori delle cisti al sottosella. Come prima cosa, sono stato fermo per due settimane e ho dovuto saltare il Lunigiana, quindi a quel punto il mondiale non l’avrei fatto. In ogni caso, ho iniziato ad allenarmi nuovamente, perché avrei dovuto fare gli europei. Sono tornato alle gare al Trofeo Top Automazioni, ma sono caduto e mi sono fatto male a un gomito. Sono stati necessari dei punti e gli antibiotici, per cui ho finito lì la mia stagione.

Come definiresti questi due anni da junior? Anni spinti? Anni di scuola? Oppure anni di maturazione?

Sicuramente sono cresciuto molto. Il primo anno è stato una scoperta. Mi sono subito trovato bene con le nuove distanze e ho fatto dei buoni risultati, come il secondo posto al campionato italiano. Mi sono piazzato bene nelle gare nazionali, ma non sono stato molto costante, perché non ero abituato a fare grandi carichi di lavoro, quindi ci ho messo un po’. Invece quest’anno non sono partito molto bene perché ho avuto un po’ di problemi all’inizio di stagione. Ma quando sono stato bene, nelle gare adatte alle mie caratteristiche come all’Eroica, sono sempre riuscito a stare davanti. Nel mese d’agosto ero arrivato a stare parecchio bene.

Ti brucia non aver corso il Lunigiana?

Visto come è andato, penso che mi sarei potuto giocare benissimo la generale. Mentre a parere mio, penso che sarei riuscito a essere protagonista al mondiale e all’europeo, sicuramente in uno dei due, visto che i percorsi mi si addicevano.

Dopo la vittoria a Montecampione, l'ultima del 2025, con Lucchini e Scinto (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria a Montecampione, Proietti con lo sponsor Lucchini e il diesse Scinto (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria a Montecampione, l'ultima del 2025, con Lucchini e Scinto (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria a Montecampione, Proietti con lo sponsor Lucchini e il diesse Scinto (foto Instagram/Rodella)
Sei entrato negli juniores senza la limitazione dei rapporti, che una volta esisteva per evitare dei lavori troppo pesanti. In che modo avete gestito il salto di categoria?

Diciamo che questo passaggio non l’ho accusato. Io ho sempre avuto tanta agilità, fin da quando ero giovanissimo e allievo, per cui ritrovarla con i rapporti liberi non è stato un problema.

Che tipo di cammino ti ha prospettato la Movistar?

Diciamo innanzitutto due anni di crescita nella squadra devo. Avrò tempo di maturare e fare gare sia a livello professionistico sia le più importanti con gli under 23. Vedremo come sarà impostata la stagione, per ora abbiamo già fatto un ritiro conoscitivo con allenatori, staff e nutrizionisti. Ci hanno dato la bici nuova, che è tanta roba. L’ho avuta a casa per dieci giorni e oggi ci sono uscito per la prima volta. E’ identica alla bici della WorldTour.

Ti attira l’idea di poter fare delle corse tra i professionisti?

Sicuramente non vedo l’ora. Correre con i professionisti è sempre bello, quindi non vedo l’ora di farlo. Però allo stesso modo non vedo l’ora di competere con i miei coetanei per provare a giocarmi qualche corsa a tappe importante, come un Giro d’Italia o magari il Tour de l’Avenir.

Dominio del corridore umbro al Memorial Colò, con 40" su Galbusera e O'Brien (foto Rodella)
Il Memorial Colò è finito nella bacheca di Proietti Gagliardoni nel 2024 e anche nel 2025 (foto Instagram/Rodella)
Dominio del corridore umbro al Memorial Colò, con 40" su Galbusera e O'Brien (foto Rodella)
Il Memorial Colò è finito nella bacheca di Proietti Gagliardoni nel 2024 e anche nel 2025 (foto Instagram/Rodella)
Hai parlato dei tuoi coetanei: che effetto fa vedere che state tutti partendo per squadre all’estero?

Con tanti di loro ci conosciamo da quando eravamo piccoli. E ora guardandoci indietro, fa anche un po’ strano pensare che eravamo tutti in squadre regionali e per la maggior parte siamo in team satelliti del WorldTour. Fa un po’ strano, ma penso di parlare a nomi di tutti. Questa è la strada giusta, quindi penso che ognuno darà il massimo, ognuno lavorerà al massimo per cercare di ottenere il meglio.

Su quali strade ti alleni quando sei a Foligno? Hai delle salite su cui fai i tuoi test?

Non ho una salita di riferimento, però ho dei tempi di riferimento su diverse salite e su quelle mi regolo. Di solito salgo sempre verso Colfiorito, verso le Marche. Da quelle parti ci sono parecchie salite nel giro di pochi chilometri: salite da 20 minuti, da 15 minuti, da 10 e anche da 5, quindi è una zona veramente top per allenarsi.

Ti capita mai di allenarti con Pellizzari?

Ci siamo incontrati a inizio anno. Io ero uscito una mattina che non ero andato a scuola e l’ho incontrato mentre lui faceva sei ore. Giulio tornava a casa, si è girato per un pezzo e abbiamo parlato un po’. Altrimenti le altre volte in cui usciamo insieme è quando c’è anche Massimiliano, che parla con entrambi.

Dopo la vittoria del 15 agosto, Proietti ha iniziato ad avere problemi di salute (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria del 15 agosto a Montecampione, Proietti ha iniziato ad avere problemi di salute (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria del 15 agosto a Montecampione, Proietti ha iniziato ad avere problemi di salute (foto Instagram/Rodella)
Dopo la vittoria del 15 agosto, Proietti ha iniziato ad avere problemi di salute (foto Instagram/Rodella)
Quest’anno c’è da fare la maturità?

Sì, ma per scelta mia, ho deciso di passare a una scuola privata. Ho fatto quattro anni di liceo scientifico ed è stata sempre tosta, non sono mai stato agevolato dai professori. Quindi abbiamo deciso così di passare a una scuola privata. Posso seguire tutto online, così la mattina ho tempo per allenarmi e il pomeriggio si studia. Penso che farò base a casa, ad eccezione di quando ci sono i ritiri. Ne faremo uno dall’11 al 22 dicembre  in Spagna, vicino ad Alicante. Poi avremo la presentazione della squadra a Madrid prima di Natale. In ritiro saremo con la WorldTour, anche di questo non vedo l’ora…

gruppo, senza contratto

Movimento (e terrore): mai così tanti atleti ancora senza contratto

03.11.2025
4 min
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A 59 giorni dalla fine dell’anno e, di conseguenza, del contratto in essere, la situazione dei professionisti è quantomai burrascosa stavolta. Certamente nei prossimi giorni usciranno i rinnovi e si annunceranno gli ultimi scambi, ma con la chiusura della Arkéa-B&B Hotels e la fusione tra Lotto e Intermarché-Wanty i posti sono sempre meno.

Facciamo dunque un quadro, una fotografia degli atleti senza contratto fra team Professional e WorldTour in vista del 2026. Un’analisi statistica sulla quale magari poi si potrà tornare a riflettere quando tutti avranno trovato, e non trovato, una sistemazione per il 2026 e gli anni a venire.

Tra passato e futuro. Girmay dovrebbe andare alla Israel, team che Ackermann (a sinistra) lascerà per andare, sembra, alla Jayco-AlUla
Tra passato e futuro. Girmay dovrebbe andare alla Israel, team che Ackermann (a sinistra) lascerà per andare, sembra, alla Jayco-AlUla

Un caso Girmay?

Partiamo da un dato generale: fra WorldTour e professional sono quasi 200 gli atleti che non hanno un contratto per il 2026. Però attenzione: questo numero non è del tutto corretto. Ci sono corridori per i quali si attende l’ufficializzazione della firma, ma che hanno già un accordo, e tantissimi altri che, militando in squadre più piccole, seguono la prassi del rinnovo annuale.

Tuttavia, ci sono nomi davvero pesanti in questa “rete”. Pensiamo per esempio a Richard Carapaz, che resterà alla EF Education-EasyPost, o a Matej Mohoric che non lascerà la Bahrain Victorious. E lo stesso dovrebbe valere per Michael Matthews: l’australiano, al netto delle difficoltà economiche che stanno riguardando il Team Jayco-AlUla, sarà confermato… tanto che noi stessi lo abbiamo incontrato a Torino, presso le visite mediche della squadra di Copeland. Questi sono certamente i tre nomi più illustri.

A questi si può aggiungere Biniam Girmay: l’eritreo pedala verso la Israel-Premier Tech, o come si chiamerà dopo la ristrutturazione. Ma viste le complicazioni che hanno coinvolto la squadra israeliana recentemente, il suo annuncio ancora non è arrivato. Non solo: con la fusione in atto non è chiaro se il contratto di Girmay sia ancora valido. Ci sono cavilli burocratici importanti. E uno come Biniam fa gola a tanti team: potrebbe essere un “parametro zero” di lusso, per dirla in termini calcistici.

Chi invece è davvero a rischio è Fernando Gaviria: la Movistar Team pare non confermarlo e di lui si hanno poche notizie. Davide Cimolai, il suo apripista, non resterà e in arrivo dalla UAE Team Emirates c’è Molano.

Riguardo ai big, manca la conferma di Kwiatkowski alla Ineos Grenadiers: ma visto che il team inglese deve ancora coprire 8 caselle delle 30 disponibili, non dovrebbero esserci problemi per rivedere l’ex iridato in maglia Ineos.

Solution Tech , senza contratto
Per il 2026 la Solution Tech ha confermato per ora appena cinque corridori
Solution Tech , senza contratto
Per il 2026 la Solution Tech ha confermato per ora appena cinque corridori

Quanto movimento

E a proposito di caselle da riempire: prendendo il limite dei 30 atleti per squadra, nel WorldTour ci sono ancora 68 posti disponibili. Qualcuno in più tra le Professional. E’ ancora a quota zero la Modern Adventure Pro Cycling, la squadra di Hincapie nata dalle ceneri della Rally. E la Team Novo Nordisk è ferma a soli quattro corridori, uno in più della Solution Tech-Vini Fantini.

Questo per dire che dei quasi 200 nomi, tra rinnovi “automatici” e accordi già stipulati, la lista è destinata a ridursi… per fortuna. Resta però il fatto che 200 corridori a spasso sono tanti. E non tutti troveranno posto. Anche perché da dietro arrivano giovani che incalzano e sui quali le squadre puntano sempre di più.

A questo punto possiamo anche iniziare a guardare in casa Italia. In assenza di una squadra WorldTour, la buona notizia è che le Professional passano da tre a “quattro”, grazie alla MBH Bank. Ma va fatta una precisazione: tecnicamente la squadra è ungherese, pertanto ufficialmente restano tre le italiane: VF Group-Bardiani, Polti-Visit Malta e la Solution Tech-Vini Fantini.

La squadra di Bevilacqua, dal DNA del tutto italiano, non è più continental: continua a puntare sui giovani ma con qualche innesto d’esperienza, uno su tutti Fausto Masnada.

Cimolai con a ruota Gaviria: cosa faranno i due? “Cimo” (classe 1989) potrebbe anche pensare al ritiro?
Cimolai con a ruota Gaviria: cosa faranno i due? “Cimo” (classe 1989) potrebbe anche pensare al ritiro?

Gli italiani

Sempre considerando WorldTour e Professional, ad oggi sono 30 i corridori italiani senza contratto, 31 se includiamo Mattia Gaffuri, il quale dopo il periodo da stagista con la Polti si vocifera possa approdare alla Picnic-PostNL. Ma vale lo stesso discorso: si attende l’ufficializzazione. Per esempio Francesco Busatto, forse il nome più illustre, dovrebbe passare dalla Intermarché-Wanty alla Alpecin-Deceuninck, rumors già uscito sui media olandesi. altra voce di corridoio: Samuele Zoccarato dovrebbe accasarsi alla MBH Bank, così come Alessandro Verre. E già la lista scenderebbe a 27… per fortuna.

Tra i nomi più importanti restano in ballo: Lorenzo Rota, Davide Cimolai, Stefano Oldani e Andrea Pasqualon. Quest’ultimo era in trattativa con alcune squadre, ma è certo che non resterà alla Bahrain Victorious. Così come non dovrebbe esserci più posto per Oldani alla Cofidis, che ha già un roster completo per il 2026.

Sul filo anche Tarozzi e Gazzoli: il primo potrebbe prolungare con la VF Group-Bardiani, il secondo restare alla XDS-Astana o, perché no, ritrovare la rotta della sua ex squadra U23, l’allora Colpack Ballan, oggi MBH Bank.