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Lopez si prende la crono, ma scatta l’allarme per Bernal

03.02.2023
4 min
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Ieri la cronometro individuale con la vittoria di Miguel Angel Lopez, domenica la prova su strada dei campionati nazionali. Il ciclismo colombiano non aspettava altro, per una serie di motivi trasversali che stanno diventando di primario interesse. La disdetta inattesa da parte di Bernal ha lasciato i tifosi sgomenti. Il recupero di Egan ancora una volta si è inceppato su un problema fisico. La sensazione, avendolo osservato da vicino nei giorni argentini, è che probabilmente il processo avrebbe richiesto altri tempi. E che assecondare la meraviglia di quel rientro prodigioso, facendo crescere la potenza (necessaria per correre) su una struttura non ancora in grado di sostenerla, rischia ora di trasformarsi in un boomerang. Lo sforzo all’Alto del Colorado alla Vuelta a San Juan ha infiammato la rotula e ora bisogna farci i conti.

«Tutti devono capire – ha detto il preparatore Xavi Artetxe ad ADN Cycling – che qualunque cosa accada, Egan è qui è per la sua voglia di correre i campionati nazionali davanti alla sua gente. E se non lo fa, la frustrazione più grande è certo la sua. Vogliamo essere ottimisti, ma la verità è che la situazione è complicata. Quello che invece non vogliamo è che uno o due giorni di gara compromettano la buona traiettoria che ha per il resto della stagione».

La Vuelta a San Juan ha mostrato un Bernal in ripresa, ma ancora fragile
La Vuelta a San Juan ha mostrato un Bernal in ripresa, ma ancora fragile

Nairo ci sarà

A fronte della complessa situazione di Bernal, sulle strade dei Campeonatos Nacionales de Ruta 2023 di Bucaramanga, i riflettori saranno puntati per motivi simili su Nairo Quintana e ovviamente Miguel Angel Lopez.

Il primo torna alle corse dopo il mondiale di Wollongong. Ha preso atto che il tacito bando emesso ai suoi danni dopo la positività al Tramadol ha congelato l’interesse delle squadre. I campionati nazionali non erano nei suoi programmi, per alcuni problemi di salute di cui aveva parlato in precedenti interviste. Tuttavia, dopo la conferenza stampa in cui ha cercato di rilanciarsi come corridore, il corridore di Combita ha cambiato rotta e annunciato la sua partecipazione. Correrà nella nazionale mista diretta da Mario Jaramillo, esperto tecnico colombiano.

«Nairo Quintana – spiega il presidente della federazione Mauricio Vargas – è una figura di rilievo nazionale e giusto qualche giorno fa stavamo discutendo di alcune cose sul ciclismo colombiano. Ha preso da solo la decisione di venire ai campionati nazionali. Ha fatto alcune consultazioni con il suo staff medico e ha ricevuto l’approvazione in modo che potesse essere presente a Bucaramanga. E’ importante che un uomo come Nairo partecipi, perché conosciamo il peso che ha in nazionale. E’ una gioia che siano presenti le grandi figure del nostro ciclismo».

Lopez ha vinto la crono del campionato nazionale colombiano oltre i 48 di media (foto Noticiclismo)
Lopez ha vinto la crono del campionato nazionale colombiano oltre i 48 di media (foto Noticiclismo)

Al fianco di Superman

La ricorsa di Lopez è cominciata con la vittoria della Vuelta a San Juan: un trionfo che gli ha permesso di inserirsi nella sua nuova squadra, che si è schierata al suo fianco contro i presunti soprusi subiti, eleggendolo a bandiera.

«La vittoria di Miguel alla Vuelta a San Juan – ha raccontato Brayan Sanchez, suo compagno al Team Medellin – è stata bella, qualcosa che la squadra voleva ottenere e che stavamo aspettando, visto che avevamo lavorato duramente per ottenerla. Anche nella tappa che ha vinto, abbiamo lottato per lui. E’ stata una grande gioia. Io ho sempre voluto essere in una grande squadra. Ho lavorato per ottenere risultati per me e per gli altri. Aiutare Lopez è qualcosa di bello, perché è una persona fantastica. Abbiamo avuto l’opportunità di trovarlo sulla nostra strada e ci siamo resi conto che oltre ad essere un corridore di gran classe, è un grande essere umano».

Il campionato colombiano su strada si svolge a bassa quota, su un circuito di 23,6 chilometri da fare 10 volte
Il campionato colombiano su strada si svolge a bassa quota, su un circuito di 23,6 chilometri da fare 10 volte

La crono di Lopez

Superman intanto si è portato a casa il titolo nazionale della cronometro. Ha percorso i 43,5 chilometri in 52’59” a 48,876 di media, lasciandosi dietro Vargas e Contrerars, che un giorno fu a sua volta corridore della Quick Step e poi dell’Astana.

«Sono contento – ha detto Lopez – è stato un giorno molto buono, per me e per la squadra. Conoscevo il percorso e ho avuto un direttore tecnico molto esperto. Ieri sera siamo andati a vedere la strada in macchina, in modo da ricordare ogni piccolo dettaglio. Penso che domenica sarà dura come oggi, per cui per ora ci riposeremo, recupereremo e domenica vedremo cosa inventare».

La corsa su strada si svolgerà su un circuito di 23,6 chilometri da ripetere 10 volte per un totale di 236 chilometri. Nessuna quota proibitiva. Discesa, salita e poca pianura. Probabilmente sarà corsa per uomini da classiche più che per scalatori, ma questo Lopez vola. Ed ha ancora il dente avvelenato.

Quintana non si ritira e parla al cuore della Colombia

25.01.2023
5 min
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Una conferenza stampa a Bogotà alle 9 del mattino. Nairo Quintana annuncia il suo futuro. C’era attesa, si pensava al ritiro data la difficoltà di trovare una squadra. Il colombiano si presenta in camicia bianca, appena sbarbato. E’ nervoso e si vede. Saluta. Fa un breve preambolo, poi legge un testo, che pubblichiamo a seguire.

Enfasi nelle parole, spesso il dito al cielo. E le parole di un atleta che non vuole arrendersi. Nelle domande successive non verrà fuori nulla di più chiaro. Ecco le sue parole.

Buongiorno a tutti.

Amanti del ciclismo, giornalisti che oggi sono con noi e tutte le persone che mi hanno seguito e sostenuto durante la mia carriera.

La vita di un ciclista, indipendentemente dal fatto che sia un leader o un membro gregario, membro di un’importante squadra del WorldTour o di un’umile squadra di professionisti, è sinonimo di lotta. Quelli di noi che sono stati addestrati sotto la disciplina di questo sport a Boyacá, Antioquia, Cundinamarca e molte altre parti del nostro Paese, sono combattenti. E tutti noi, indipendentemente dai nostri successi, abbiamo dedicato gran parte della nostra esistenza alla lotta contro le avversità.

Non sono l’eccezione. Mi considero un combattente, che, soprattutto, riconosce nel ciclismo colombiano uomini e donne che superano ogni tipo di circostanza: povertà, disuguaglianza, discriminazione e ingiustizia.

L’ultima corsa di Nairo Quintana è stato il mondiale, che ha potuto correre con la sua nazionale
L’ultima corsa di Nairo Quintana è stato il mondiale, che ha potuto correre con la sua nazionale

Dovere verso il pubblico

La mia carriera da dilettante a Boyacá, da professionista nella squadra che mi ha aperto le porte, Colombia es Pasion, e successivamente in Europa nelle squadre Movistar Team e Arkea Samsic è sempre stata pubblica. Sono sempre stato disposto a rispondere a domande e parlare in situazioni che mi sono sembrate sbagliate come persona, atleta e leader di squadra. Nella mia carriera sportiva sono stato sottoposto a molte prove di grande difficoltà fisica e mentale, essendo sempre consapevole dell’obbligo di essere costante nelle mie prestazioni davanti al pubblico che gode delle mie vittorie e soffre con me nelle sfide più difficili.

Quintana ha vinto il Giro del 2014, battendo un altro colombiano (Uran) e Aru
Quintana ha vinto il Giro del 2014, battendo un altro colombiano (Uran) e Aru

Il colombiano più titolato

Grazie al supporto dei miei allenatori e compagni di squadra e all’incoraggiamento che mi danno i colombiani, sono riuscito a diventare il ciclista colombiano e latinoamericano con più titoli della storia, come il Giro d’Italia 2014 e la Vuelta a España 2016. Si aggiungono altre 19 vittorie in classifica generale, oltre a molte altre tappe e vittorie. Questo è il risultato di lotta, disciplina e impegno quotidiano, nonché la motivazione di un intero Paese.

Oggi voglio dirvi che sono in buona forma per continuare, che a causa degli eventi degli ultimi mesi, in cui è innegabile il clima in cui mi sono trovato coinvolto e l’inspiegabile muro che si è alzato tra le possibilità di competere e la mia voglia di continuare a farlo, non mi arrendo e continuo ad andare avanti.

Nel 2016, Quintana vince la Vuelta battendo Froome
Nel 2016, Quintana vince la Vuelta battendo Froome

Oltre 260 controlli

Sono un ciclista abituato alla pioggia, al freddo, al caldo, alle cadute e ai graffi, ma anche ad alzarsi e continuare a pedalare. La lotta e il sacrificio sono i modi che conosco per svilupparmi nella vita. Continuerò a lottare per competere e continuerò sulla bici fino a quando il mio corpo e la mia mente resisteranno.

Sono un corridore onesto, lo sono sempre stato, nei miei oltre 260 controlli negli ultimi dieci anni di carriera non ho avuto problemi. Da professionista dal 2009 ho rispettato le regole, gareggiato con integrità e rispettato e onorato il fairplay.

Questi momenti di incertezza non sono stati facili, ma me ne faccio carico con il sostegno incondizionato della mia famiglia, supporto permanente in questi tempi difficili, e del mio gruppo di lavoro che non ha mai dubitato della mia onestà e impegno per uno sport pulito e con i più alti standard etici nell’esercizio della mia professione.

Al Tour del 2022, Quintana ha centrato il 6° posto, risultato poi cancellato per il caso Tramadol
Al Tour del 2022, Quintana ha centrato il 6° posto, risultato poi cancellato per il caso Tramadol

In cerca di una squadra

Anche se è vero che non ho ancora una squadra, sono un ciclista che è ancora disponibile a vestire una maglia e dare il massimo su strada. Senza dubbio, il mio palmares mi supporta. Pedalando ho ricordato ai colombiani che è possibile vincere contro i migliori, che si può salire sul gradino più alto del podio. Siete testimoni della crescita delle squadre in cui sono stato, della mia forza e delle mie prestazioni negli ultimi anni, che mi hanno permesso di essere davanti ai migliori e continuare a vincere in diverse gare.

Voglio tornare a gareggiare, mettere su un numero, sentire l’esigenza di rispondere a una squadra, il dolore alle gambe per la fatica, ma anche la soddisfazione della vittoria o di aver dato il massimo fino al traguardo, voglio questo. Ne ho bisogno perché la competizione è in me, ma ho anche bisogno di un ambiente migliore per poter essere calmo e concentrato su di essa.

Dal 2020 Quintana ha corso con la Arkea-Samsic che non ha confermato il suo contratto
Dal 2020 Quintana ha corso con la Arkea-Samsic che non ha confermato il suo contratto

Grazie ai tifosi

Non posso concludere questo discorso senza ringraziare le aziende, i marchi e gli sponsor che rimangono al mio fianco, fermi perché conoscono le mie prestazioni e quello che è Nairo Quintana come persona e atleta. Anche alle squadre colombiane che mi hanno offerto un posto privilegiato nella loro formazione, però, il mio interesse è continuare ad alzare la bandiera del Paese nelle grandi corse del mondo.

Voglio cogliere l’occasione per ringraziare ancora una volta tutti i miei sostenitori e fan. Il loro affetto è stato fondamentale in questi mesi e l’ho sentito nei loro messaggi su tutti i social, così come chi me lo ha espresso per strada nelle Gran Fondo, tutto questo mi riempie e mi ricarica di tanta energia. E’ bello sapere che le persone mi apprezzano e apprezzano quello che ho fatto.

Sono convinto che dalle nostre montagne arriveranno i migliori talenti del ciclismo mondiale, che leggeranno la mia storia e ne trarranno ispirazione per uscire alla conquista del mondo.

Per ora voglio continuare con una bicicletta scrivendo più capitoli.

La scalata è finita, Arkea-Samsic nel WorldTour

02.11.2022
4 min
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«Arriviamo al World Tour – dice Emmanuel Hubert, manager della Arkea – perché siamo riusciti a prendere punti ottimizzando il calendario per tre anni. Non è servito fare chissà quali calcoli, anche se abbiamo perso 400 punti con la squalifica di Nairo Quintana dal Tour e con Bouhanni che non ha più corso da aprile».

Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)
Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)

Ricorso e wild card

Anche se la Israel-Premier Tech ha presentato ricorso, dal prossimo anno il team israeliano e la Lotto-Soudal correranno tra le professional. L’amministratore delegato dello sponsor Dstny, che prenderà il posto di Soudal, ha candidamente ammesso che se al momento della firma avesse saputo del rischio di retrocedere, si sarebbe certamente ritirato. Fortunatamente per il 2023 i due team avranno le wild card per un’attività di primo piano, ma non potranno tornare nel WorldTour prima del 2026. Ovviamente a patto che il ranking maturato nel prossimo triennio glielo consenta.

Lavoro di tre anni

A salire nel WorldTour, oltre alla Alpecin-Deceuninck, sarà la Arkea-Samsic che per l’occasione dovrebbe salire su biciclette Bianchi e, come ha ammesso lo stesso Hubert, ha trascorso gli ultimi tre anni inseguendo questo traguardo.

«E’ la ricompensa di tre anni di lavoro – ha detto l’orgoglioso manager bretone a Le Telegramme – l’obiettivo prefissato è stato raggiunto. E’ una tappa, come per un corridore che diventa professionista, lo scopo del gioco non è raggiungere questo livello ma mantenerlo. Essere nel WorldTour ci dà la certezza di partecipare alle più grandi gare del calendario mondiale e ai tre grandi Giri per il prossimo triennio. Cosa che a mio avviso diventerà sempre più complicato per chi corre nelle professional. Tutto questo ci porterà serenità e visibilità. E ci rende anche più attraenti per gli sponsor».

Nonostante tutto, Quintana ha portato parecchi punti alla Arkea. Qui vince a Montagne de la Lure: il Provence è suo
Nonostante tutto, Quintana ha portato parecchi punti alla Arkea. Qui vince a Montagne de la Lure: il Provence è suo

Pagina voltata

I 400 punti persi con la squalifica di Quintana dal Tour per la positività al Tramadol rischiavano di pesare tanto in termini di classifica, ma di certo sono stati un bel peso sul piano dell’immagine.

«L’ho vissuto male – ha spiegato Hubert – è stato come un colpo in testa. Il giorno dell’annuncio, mi sono trovato di fronte al fatto compiuto. Gli ho chiesto spiegazioni. Ero molto arrabbiato e lui mi ha assicurato che non aveva preso nulla. Da allora si è difeso davanti al Tas. Ha diritto alla presunzione di innocenza, ma non siamo più vincolati contrattualmente. La pagina Quintana è voltata. Per esistere ad alto livello, devi avere dei grandi nomi e tutti i corridori che sono stati con noi hanno contribuito alla costruzione del team. Ma il futuro ora appartiene ai ragazzi che abbiamo cresciuto, alla nuova generazione».

Cambio tecnico

La promozione ha portato con sé anche qualche assestamento nei quadri tecnici. Theo Ouvrard, performance manager del team che ha gestito il progetto WorldTour, è stato messo a capo dell’area tecnica. E Yvon Ledanois, che occupava quella posizione, non l’ha presa bene e non farà più parte del gruppo. Per cui il team è in cerca di un direttore sportivo, ma non ha voluto rimpiazzare Quintana.

«Non abbiamo ritenuto opportuno farlo – ha detto Hubert – ero in contatto con Guillaume Martin e Romain Bardet, ma non sembravano interessati. Infatti hanno deciso di prolungare il contratto nelle loro squadre. Perciò abbiamo deciso di dare fiducia ai nostri corridori. Kevin Vauquelin è uno dei migliori corridori francesi di domani, mentre Mathis Louvel potrebbe diventare come Laporte. Senza dimenticare Barguil, Hofstetter e Bouhanni che hanno corso molto poco. Non dimentichiamo che pur senza i punti di Quintana al Tour, ne abbiamo 1.000 in più della Lotto-Soudal. Abbiamo sei corridori tra i primi 100 al mondo. E anche questo non è niente male».

Amore finito tra Quintana e Arkea: si apre la pista Astana?

06.10.2022
6 min
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Pur piena di vittorie e piazzamenti di peso, la carriera di Nairo Quintana non è andata come si pensava. L’ultimo episodio, la doppia positività al Tramadol che gli è costata la squalifica dopo il suo ottimo Tour, non ha fatto che appesantirne il finale. Dopo neanche tre mesi di incomprensioni e continui balletti, sebbene proprio durante la Grande Boucle fosse stato annunciato il prolungamento triennale del contratto, il colombiano e la Arkéa-Samsic hanno diviso le loro strade.

Al Tour di quest’anno, Quintana ha centrato il 6° posto, risultato poi cancellato per il tramadol
Al Tour di quest’anno, Quintana ha centrato il 6° posto, risultato poi cancellato per il tramadol

Formidabile a 23 anni

Nairo è un campione, uno di quelli arrivati al successo molto presto (in apertura è ai mondiali di Wollongong, chiusi al 66° posto). Aveva 23 anni quando si affacciò sul palcoscenico del Tour e mise in croce Froome, arrivando secondo. Ne aveva 24 quando vinse il Giro d’Italia. Nel 2016 ha vinto la Vuelta e fino al 2017 non c’è stato un anno in cui non sia salito sul podio di un grande Giro, sommando finora 50 vittorie. Ha ottenuto i risultati migliori con la Movistar e probabilmente avrebbe continuato a farlo se la squadra spagnola fosse stata in grado di gestire la convivenza con Valverde, Landa e Carapaz, perdendoli poi quasi tutti e ritrovandosi con un pugno di mosche.

L’approdo di Quintana alla Arkea-Samsic non è mai parsa la soluzione per lui ideale, anche se i risultati sono venuti e grazie ai suoi piazzamenti e ai punti sommati, la squadra di Emmanuel Hubert dal prossimo anno salirà nel WorldTour.

Un video su Instagram

L’annuncio lo ha dato Nairo in persona venerdì scorso, con un video pubblicato da Tunja sul suo profilo Instagram, che molti di voi avranno visto. Con il consueto sorriso gentile, il colombiano ha annunciato che non avrebbe più indossato i colori della squadra bretone, aggiungendo che avrebbe chiuso in anticipo la stagione per motivi di salute. In realtà, il pretesto è servito per mascherare il divieto di correre fatto scattare dalla squadra, una delle più convinte aderenti a MPCC (il movimento per il ciclismo credibile) per il quale il colombiano aveva dovuto rinunciare alla Vuelta, nonostante non fosse squalificato.

Da questo punto di vista, come si diceva, il matrimonio fra Arkea e Quintana era difettoso sin dall’inizio. Nairo è infatti un soggetto asmatico e nel team di Hubert non ha potuto mai usare prodotti idonei per curarsi. Ecco perché le sue vittorie sono venute nelle giornate di maltempo e la vita si faceva improvvisamente più dura con il caldo e nelle belle giornate.

E’ il 17 agosto, foto ufficiali della Vuelta. Quintana è pronto, ma l’indomani rinuncia. Chaves gli mostra solidarietà
E’ il 17 agosto, foto ufficiali della Vuelta. Quintana è pronto, ma l’indomani rinuncia. Chaves gli mostra solidarietà

Silenzio dalla Francia

«Voglio ringraziare il team Arkéa-Samsic – ha detto – per questi tre anni trascorsi tra alti e bassi, ma a cui ho potuto portare la mia esperienza e punti UCI per consentire loro di accedere al WorldTour il prossimo anno».

Da parte della squadra non sono arrivati commenti, quanto piuttosto un comunicato firmato dal team manager, nel quale si conferma la conclusione del rapporto di lavoro. Peraltro è emerso che il rinnovo triennale del contratto fosse stato annunciato ma non firmato, per cui Quintana lascerà la squadra francese senza nulla da pretendere. Da parte bretone tuttavia, non arrivano altre osservazioni.

Secondo sul Granon alle spalle di Vingegaard: il Tour 2022 di Quintana è stato molto positivo
Secondo sul Granon alle spalle di Vingegaard: il Tour 2022 di Quintana è stato molto positivo

Voci di mercato

Al momento Quintana è in attesa di una decisione del TAS, cui si è appellato contro la squalifica del Tour e di cui ai recenti mondiali ha parlato anche il presidente dell’UCI Lappartient. L’udienza è attesa per il prossimo 12 ottobre, ma anche se il Tribunale arbitrale si pronunciasse in favore dell’UCI, Quintana rimarrebbe spogliato dei piazzamenti del Tour, ma non andrebbe incontro ad altre sanzioni, per cui potrebbe in ogni caso riprendere a correre.

Per questo nei giorni scorsi si sono rincorse prima voci che lo vedrebbero nell’orbita di Ag2R-Citroen oppure dell’Astana. In realtà il team francese si è affrettato a far sapere di non aver avuto alcun contatto con Quintana o il suo agente e di non essere interessato al suo ingaggio, per cui resterebbe aperta la pista della Astana. Anche in questo caso, dopo tre anni in una professional, il trasferimento nel team kazako significherebbe per il colombiano il ritorno in una squadra WorldTour.

Quintana e Lopez sono corregionali, hanno corso entrambi alla Movistar: si ritroveranno in Astana?
Quintana e Lopez sono corregionali, hanno corso entrambi alla Movistar: si ritroveranno in Astana?

La pista Astana

L’Astana non parla, ma basta fare due conti per rendersi conto che ha ancora spazio nella sua rosa per il prossimo anno, mentre con la partenza di Quintana, l’Arkéa-Samsic ha attualmente solo 15 corridori sotto contratto e il risparmio dello stipendio di Quintana permetterà di avere più budget a disposizione.

La squadra kazaka perde Nibali e probabilmente vuole affiancare qualcuno a Lopez per i grandi Giri: l’arrivo di un altro boyacense potrebbe rinforzare il team, a patto che i due colombiani trovino il modo per andare d’accordo.

E così per ora la carriera dello scalatore con la faccia scura come cuoio è al palo, in attesa di una sentenza e di un contratto da firmare. Restano in bacheca le vittorie del Giro e della Vuelta, oltre ai due secondi posti del Tour e le altre nove corse a tappe conquistate. Ma resta soprattutto una vena malinconica per la favola che sempre più si allontana dal lieto fine.

Dal 2013 al 2022: Quintana è ancora là. Tenace, tosto, sensibile

17.07.2022
5 min
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Sono passati quasi dieci anni da quando abbiamo visto quel duello mitico sul Mont Ventoux tra Chris Froome e Nairo Quintana. Chris era nel pieno del suo “frullatore” e Nairo era un ragazzino che non moriva, per poco, alla sua ruota. Ma anche l’unico in grado di resistere a quelle accelerazioni tremende. Sembrava che i successivi cinque Tour de France fossero già suoi. Invece…

Invece non è andata così. Eppure eccoli entrambi ancora qui. Sulle Alpi si sono visti a corrente alternata. Sul Granon è toccato al colombiano e sull’Alpe al britannico.

In un certo modo possiamo dire che la classe supera l’età. Supera l’età ma non i watt e i ragazzini, anche se Quintana è in ottima posizione nella classifica generale. E rischia seriamente di giocarsi il podio. Proprio su di lui vogliamo concentrarci.

La sfida del Ventoux che lanciò Quintana al grande pubblico. Alla sua ruota Froome
La sfida del Ventoux che lanciò Quintana al grande pubblico. Alla sua ruota Froome

Differenze e similitudini

Il corridore dell’Arkea-Samsic per certi aspetti è cambiato molto, per altri è totalmente identico a quello del 2013.

In cosa è cambiato? E’ senza dubbio più maturo. Rispetto a molti suoi predecessori sudamericani ha pagato meno il salto di qualità. Spesso molti suoi conterranei una volta raggiunta l’agiatezza economica tendevano a mollare, se non a sparire proprio. Uno degli esempi più lampanti è stato Josè Rujano. 

Quintana questa fase l’ha superata. Forse l’ha attraversata nel periodo dei suoi anni migliori, ma sta di fatto che è ancora lì. E sì che poteva rimetterci di più visto che alla fine è stato il primo sudamericano a vincere un grande Giro. E questo gli ha dato una visibilità enorme. Anche una certa pressione mediatica, oltre che economica. Ma ormai è andata e a due terzi del Tour de France è sesto ad un centinaio di secondi dal podio. 

Quella che invece non è cambiata è la sua pedalata. Quella è identica, così come la sua espressione. Che sia “a tutta” o a spasso, Quintana è impassibile. Ed è incredibile. Resta sempre bella la sua cadenza da scalatore, con la gamba che spinge bene il rapporto. Quel femore così lungo che gli consente di girare rapporti da passista… e infatti si difende anche a crono.

E non è cambiata neanche la sua capacità di cavarsela nei ventagli e nelle situazioni difficili di corsa. La maglia rosa del 2014 è sempre rimasta davanti anche in questo Tour.

Anche sul pavè, nonostante sia uno scalatore, il colombiano se la cava alla grande
Anche sul pavè, nonostante sia uno scalatore, il colombiano se la cava alla grande

Un altro ciclismo

Rispetto a quel Nairo del 2013, più che lui è cambiato il ciclismo. Gli attori protagonisti sono altri. Questo sport ha visto uno step ulteriore dal punto di vista scientifico e anche tattico se vogliamo. Una volta c’era la Sky e tutti a ruota, a saltare man mano come birilli sotto il suo forcing. 

Adesso bisogna essere pronti magari a 80 chilometri dall’arrivo e bisogna esserlo nel testa a testa. Chiaramente la questione gambe resta centrale. Ma per chi è cresciuto in un certo modo adattarsi al cambiamento non è così scontato.

«Adesso – ha raccontato Quintana nelle interviste dopo gli arrivi – è così. Un giorno ne salta uno e una volta ne salta un altro. In questo Tour spero che la mia brutta giornata sia passata. E’ vero, spesso sono rimasto solo, sia nella tappa del Granon che in quella dell’Alpe d’Huez. E che ci crediate o no, si consuma molto in queste situazioni. Spero di no, ma penso che alla fine pagherò tutto questo».

Sull’Alpe d’Huez Nairo ha vissuto la sua giornata più dura, staccandosi quasi subito dai big
Sull’Alpe d’Huez Nairo ha vissuto la sua giornata più dura, staccandosi quasi subito dai big

Tra caldo e podio

Nelle sue interviste più volte Nairo ha parlato del caldo. Lui lo soffre molto. Addirittura Michele Bartoli, che lo seguiva fino alla passata stagione, ci parlò di problemi di respirazione al limite dell’asma per il colombiano, quando la colonnina di mercurio sale.

E a ben pensare molte sue grandi vittorie le ha ottenute col freddo: la tappa del Terminillo sotto la neve alla Tirreno del 2015, la frazione di Val Martello con la bufera dello Stelvio l’anno prima. 

«Io e la mia squadra – dice Quintana – continueremo a lottare. Sulle Alpi tutto sommato è andata bene. Mi sono solo un po’ distratto nei primi momenti quando mi sono staccato sull’Alpe d’Huez, ma il ritmo era più alto rispetto al giorno del Granon.

«Guardiamo avanti ma non è facile, perché sui Pirenei sono previste temperature oltre i 35 gradi e questo un po’ mi preoccupa».

Fermo restando che tutto è ancora aperto, e ipotizzando che la maglia gialla sia un discorso a due fra Vingegaard e Pogacar, per il terzo gradino del podio la lotta è ancora di più incerta.

«Sull’Alpe ho pagato un po’, ma il podio resta nella mira», ha detto Quintana.

Secondo Bartoli, Quintana per rendere non deve solo stare bene fisicamente, ma deve sentire anche un buon ambiente in squadra
Per Bartoli, Quintana per rendere bene non deve solo stare bene fisicamente, ma deve sentire anche un buon ambiente in squadra

Questione di clima

La rincorsa a questo podio passa anche dall’esperienza e dalla tranquillità. Non che nei giorni del Tour (e anche in passato) Nairo sia stato un super chiacchierone, però nei momenti dedicati alla stampa non si è mai tirato indietro. E questo è indice di tranquillità. La stessa che ha mostrato nel post tappa di Megeve.

Quel giorno i corridori per tornare ai bus dovevano percorrere i 7 chilometri finali del percorso al contrario. In fondo c‘era una rotatoria e il caos totale. Nessuna indicazione per i bus.

Quintana è stato l’unico che ha chiesto le indicazioni con calma e gentilezza e anche dopo aver imboccato una strada sbagliata non si è alterato, come invece hanno fatto molti suoi colleghi che magari neanche lottavano nelle posizioni di vertice. Una piccola cosa, che però magari conta.

«Quintana – racconta Bartoli – per andare forte ha bisogno del flusso giusto. E il flusso giusto è l’ambiente che funziona in squadra. Un po’ come ero io. Se sente la squadra come una famiglia Nairo rende e bene.

«Per me se sta bene, può ancora lottare a livelli alti, molto alti. Anche perché so come si allena, so che fa la vita da atleta ed è un pro’ vero»

I big si prendono anche l’inizio di stagione. Il punto con Ballan

18.02.2022
6 min
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La stagione 2022 è praticamente nel pieno, anche se è solo febbraio, anche se non è ancora iniziato il WorldTour. Eppure se si va a vedere gli ordini di arrivo, e i vincitori soprattutto, c’è da stropicciarsi gli occhi: Nairo Quintana, Alejandro Valverde, Filippo Ganna, Tim Wellens, Remco Evenepoel, Alexey Lutsenko, David Gaudu… senza contare i velocisti da Fabio Jakobsen e Dylan Groenenwegen fino a Mark Cavendish. Ma per quest’ultima categoria è più “normale”.

Salvo eccezioni, le prime corse dell’anno erano appannaggio di gregari, atleti di seconda fascia, magari novellini che partivano forte proprio approfittando che i grandi erano ancora “ingolfati”. Un qualcosa di curioso. E ne parliamo con Alessandro Ballan. Con l’iridato 2008 facciamo un vero pezzo da opinionisti su questo primo scorcio di stagione… E un po’ su quello che verrà.

Alessandro, abbiamo elencato dei nomi da paura… Come mai ci sono stati vincitori di un tale calibro secondo te?

In effetti la stagione è partita alla grande. Nel ciclismo moderno non si può perdere tempo a quanto pare: chi ben comincia è a metà dell’opera. Chi invece parte in sordina poi fa fatica, mentre chi parte con il piede giusto tendenzialmente fa un’ottima stagione.

Ma non c’è il rischio di entrare in condizione troppo presto?

In parte sì, ma partire bene, vincere, significa anche essere consapevoli di aver lavorato bene durante l’inverno. E poi il morale è alto e questo ti dà tranquillità per le corse a venire. Se invece parti troppo piano c’è il rischio che ti ritrovi sempre ad inseguire, che parti sempre da una posizione di svantaggio.

E torniamo al discorso che più volte è emerso in questi ultimi mesi: si va alle corse preparati…

È il nuovo modo di correre. Ai miei tempi potevi presentarti non totalmente in condizione. La trovavi gara per gara. Questo perché c’erano dei momenti in cui andavi piano e dei momenti in cui andavi forte e soffrivi. Oggi invece si va sempre forte. E soffrire sempre fa più male che bene. I ciclisti sanno che devono partire pronti.

Alessandro, hai parlato dei tuoi tempi: quando è cambiato il vento?

Credo proprio dai miei anni. E’ in quel momento che sono arrivati i preparatori. Gli staff oggi sono tutti organizzati al massimo. Ci sono il coach, il nutrizionista, il cuoco… Anche ai miei tempi c’erano le tabelle, è vero, ma non eri controllato al 100%. Adesso quando premi lo stop sul computerino mentre rientri a casa, il preparatore sa ciò che hai fatto in modo istantaneo. E non solo vede quanto hai fatto, ma vede anche come lo hai fatto. Si accorge se sei stato seduto un’ora e mezza al bar! Valuta in tempo reale i tuoi miglioramenti. Una volta, nelle prime gare, di 200 corridori che partivano 40 erano competitivi, adesso sono 140. E questo obbliga tutti ad essere pronti.

Per Ballan Fausto Masnada può fare bene in classifica al Giro d’Italia
Per Ballan Fausto Masnada può fare bene in classifica al Giro d’Italia
Venendo i nomi che abbiamo elencato, chi ti ha stupito?

Stupito, ma tra virgolette, è stato Valverde, nonostante abbia solo un anno meno di me. Si sa che più passano gli anni e più è difficile trovare la condizione, ma lui ci riesce sempre. Ha una determinazione incredibile. E poi devo dire che mi ha colpito Evenepoel. Remco ha dato veramente una prova di forza staccando tutti in quel modo. Ecco, loro due sono coloro che mi hanno stupito di più. E mancano gli altri big: Van Aert, Alaphilippe, Van der Poel…

Van Aert e Van der Poel devono ancora iniziare, mentre Alaphilippe ha già ripreso ma non ancora vinto (anche se ci è andato vicino)…

Intanto parliamo di tre fenomeni e loro in qualche modo si distinguono dalle persone normali. Nel caso di Alaphilippe io credo che lui non abbia vinto per un insieme di cose. Ha impostato la sua preparazione per la seconda parte delle classiche, quindi per essere al top a fine aprile, sarà al Tour de France con la maglia iridata, in più è in una squadra con talmente tanti corridori forti che può stare un po’ più tranquillo in questa fase della stagione.

E invece chi è “mancato” secondo te?

Mah, credo nessuno almeno per le gare a cui abbiamo assistito. Se già ci fosse stata una Strade Bianche, una gara un po’ più importante e per specialisti, e qualche protagonista fosse mancato, avremmo potuto dire qualche nome. Ma per il momento aspetterei. Piuttosto sono molto contento dei nostri “nuovi” italiani. Penso a Masnada, Covi, Lonardi, Mareczko… 

Cosa pensi invece dell’Arkea-Samsic che sembra aver rinunciato al Giro d’Italia? Per Quintana sarebbe stata un’occasione ghiotta…

Concordo, sarebbe stata una bella occasione. Il problema è che il Tour è sempre più importante e gli sponsor preferiscono che si faccia un “esimo” lì, piuttosto che un podio al Giro d’Italia. Purtroppo c’è poco da dire.

Anche Damiano Caruso sarà dirottato in Francia. E lo stesso Sonny Colbrelli…

Mi aspetto molto da Colbrelli. Viene da una stagione stupefacente e non è facile confermarsi, in più ha 32 anni, non è così scontato trovare la condizione, però Sonny ha trovato consapevolezza, quella con la “C” maiuscola, e l’ha trovata non solo per la vittoria alla Roubaix, ma per l’insieme del suo 2021. E direi che lo stesso discorso possa valere per Caruso. L’anno scorso Damiano ha avuto una grande opportunità e l’ha sfruttata. Mi dispiace sapere che debba fare il gregario da un’altra parte.

Covi ha iniziato alla grande la sua stagione. Per Alessandro due vittorie: Vuelta Murcia e una tappa alla Ruta del Sol (in foto)
Covi ha iniziato alla grande la sua stagione. Per Alessandro due vittorie: Vuelta Murcia e una tappa alla Ruta del Sol (in foto)
Invece per le corse a tappe? Il “dopo Nibali” non vede terreni molto fertili, almeno per ora. Abbiamo buoni corridori, ma in prospettiva…

Fortunato, CicconeSono dei buoni nomi ma per il momento sono un po’ più piccolini. Partono per un piazzamento. Aggiungerei anche Masnada. Lui, non avendo un grande capitano in Quick Step- Alphavinyl potrebbe fare molto bene al Giro. Potrebbe cogliere un ottimo piazzamento. Sono curioso di vederlo. In Italia, l’erede di Vincenzo era Aru, ma lui ha finito prima la sua carriera. Adesso ci renderemo conto di quanto ci mancherà Nibali!

Alessandro Covi somiglia un po’ ad Alessandro Ballan?

Come struttura sì, lui è un po’ più “muscolato” rispetto a me. Ha la sparata ed è un uomo davvero interessante. In più milita in una squadra importante. Ha vicino Trentin che può aiutarlo a crescere in poco tempo. Presto lo vedremo anche a grandi vittorie. Il problema dei corridori italiani, togliendo Bettiol e Colbrelli, è che non abbiamo gente competitiva per davvero oltre i 200 chilometri. Quando si superano e si arriva ai 240 chilometri gli italiani spariscono.

In effetti, si contano sulle dita di una mano e anche meno…

Io in carriera alla fine ho vinto pochissimo, 13 gare, ma quasi tutte erano al di sopra dei 200 chilometri. Ma non perché Ballan aumentasse, ma perché calava meno degli altri. Riuscivo ad esprimermi come dopo aver fatto solo 100 chilometri.

Insomma aspettiamo Covi e Bagioli?

Sicuramente loro faranno bene, ma da qui a vincere le grandi classiche c’è una bella differenza.

Tutti con Egan: l’hashtag sacro e il rituale social dei pro’

13.02.2022
6 min
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«E’ orribile leggere quello che è successo ad Egan. Tutta la Ineos Grenadiers e lo sport aspettano buone notizie. Un altro triste promemoria di quanto pericoloso può essere il nostro allenamento!» – Tao Geoghegan Hart (twitter).

Esattamente 20 giorni fa Egan Bernal è stato vittima di un incidente su strada, scontrandosi con un bus mentre si allenava con la bici da crono. Quasi sicuramente una storia che conoscete tutti. Che ci ha fatto preoccupare quando il campione colombiano era in terapia intensiva e poi emozionare nel vederlo muovere di nuovo i primi passi in seguito ai vari interventi.

La pioggia di messaggi

Dal momento dell’incidente tutta la comunità del ciclismo ha vissuto le stesse ansie, tristezze e speranze. Da quel momento sono iniziati i messaggi di sostegno per Egan da ogni parte, soprattutto dai suoi colleghi professionisti. Inizialmente dai compagni di squadra, come Daniel Martinez che ha postato la famosa foto del Giro d’Italia 2021 in cui lo incitava nel suo momento di crisi, poi dai connazionali. Ma quasi subito la pioggia di messaggi di sostegno e solidarietà è arrivata anche da rivali e campioni del ciclismo di ogni nazionalità e squadra. Da Valverde a Sagan, Evenepoel, Geraint Thomas, Froome e Pogacar.

Tutti riuniti, insieme ai tifosi di tutto il mondo, sotto l’hashtag #FuerzaEgan. Ma cosa spinge un corridore professionista a pubblicizzare, nel senso di rendere disponibile a tutti, i propri auguri di pronta guarigione ad un collega su quelle piattaforme, appunto pubbliche, che sono i social network? Non basterebbe scrivere un messaggio privato al diretto interessato per mostrare vicinanza nella difficoltà? E che cosa rappresentano queste manifestazioni di vicinanza per chi le produce e per chi le legge? 

Geoghegan Hart parla della paura di leggere una simile notizia e di quanto sia pericolosa la strada
Geoghegan Hart parla della paura di leggere una simile notizia e di quanto sia pericolosa la strada

Il tweet di Tao

Proviamo a rispondere partendo dal messaggio di Tao Geoghegan Hart che abbiamo messo in apertura dell’articolo. Esso tira fuori l’elemento comune di tanti dei messaggi social solidali esplicitamente e a tutti implicitamente: la condivisione. I termini non sono quasi mai casuali, sui social si condividono post, tweet, immagini, pensieri. Si condivide, appunto. E in questo caso il social svolge la sua funzione di condivisione anche nel senso più stretto del termine. Nasce tutto dal bisogno di dire ad Egan “io sono come te”, “io ti capisco”. Come dice proprio esplicitamente Quintana nel suo post social: «Sono cosciente di ciò che comportano questo tipo di situazioni, così come so che è sempre possibile rialzarsi e continuare con più forza». 

Il tweet di condivisione da parte di Nairo Quintana nei confronti di Bernal
Il tweet di condivisione da parte di Nairo Quintana nei confronti di Bernal

La stessa comunità

Non si tratta quindi di semplice empatia di base. Non c’è solo il dispiacere per una tragedia che avviene ad un altro essere umano, neanche soltanto quell’empatia per il grande campione che unisce tutti. C’è qualcosa di più, c’è appunto la condivisione dello stesso destino, delle stesse strade, degli stessi pericoli costanti. E solo chi ha pedalato per strada con regolarità, chi lo fa per professione, può capire a fondo.

Mettere la propria vita in mano alle responsabilità degli altri, che spesso responsabili non lo sono minimamente. Da questo nasce la necessità di esprimere ad Egan che lo si capisce, che la sua vicenda tocca profondamente. Ma al contempo quella di esprimerla a tutti coloro che a loro volta capiscono Egan. Una comunione di emozioni, un ribadire gli uni con gli altri di far parte dello stesso mondo. O meglio: della stessa comunità.

Con questo post su Instagram, Daniel Martinez ha fatto nuovamente forza all’amico
Con questo post su Instagram, Daniel Martinez ha fatto nuovamente forza all’amico

Esorcizzare la paura

Qui arriviamo al punto: gli auguri di pronta guarigione non sono soltanto formalità, sono il rituale di una comunità. Quella del circo del ciclismo, che si ricompatta intorno ad un evento fondamentale e rappresentativo. Non solo, il tutto serve anche per esorcizzare la paura che un evento simile possa capitare a se stessi. Una lucida consapevolezza, che è allo stesso tempo tragica, perché riconosce la propria impotenza e la fatalità dell’evento, al di fuori del loro controllo.

Gli elementi del rituale ci sono tutti. La tonalità emozionale comune. La condivisione del medesimo focus di attenzione e reciproca consapevolezza. La presenza di simboli che rappresentano l’appartenenza al gruppo. E la riunione del gruppo di persone.

Si sono appena svolti i campionati nazionali colombiani con vittoria di Martinez. Egan era a suo modo presente
Si sono appena svolti i campionati nazionali colombiani con vittoria di Martinez. Egan era a suo modo presente

La piazza social

Allora i social diventano la piazza in cui la comunità si riunisce per svolgere il suo rituale. L’attenzione di tutti è su quell’evento e tutti lo sanno. I sentimenti di tristezza, preoccupazione e ricerca di conforto ed espressione di speranza sono comuni a tutti. Così l’hashtag #FuerzaEgan diventa un oggetto sacro. Un simbolo che rappresenta l’appartenenza al gruppo e sotto cui ci si riunisce per ribadire questa stessa appartenenza. Se cade un ciclista, cadono tutti… E insieme si rialzano.

Hubert e la Arkea-Samsic nell’anticamera di un anno decisivo

26.01.2022
4 min
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Dicono che Emmanuel Hubert sia un tipo strano, ma quando ci parli ti rendi conto che la stranezza sia probabilmente nell’essere poco francese, se non per l’orgoglio. Così ora che la Qhubeka ha cessato di esistere e per la Arkea-Samsic si è aperto un varco importante nelle gare WorldTour, il bretone di Saint Malo ha iniziato a ricambiare i… complimenti ricevuti da chi sui social ha sempre guardato il suo team con sufficienza.

«Vogliamo puntare al massimo delle vittorie – ha detto a L’Equipe – piuttosto che al nono posto. Partire con ambizioni è importante e 15 vittorie non sono un obiettivo esagerato per una squadra come la Arkéa-Samsic. Non è apparenza, come annunciare che vincerai una tappa del Tour de France. Piuttosto è importante che il messaggio ora passi anche ai corridori».

Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)
Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)

«Non li conosco più come un tempo – ha continuato – per via delle mie responsabilità manageriali. Non ho il tempo di seguirli in prima persona, ma questi sono i problemi che deve affrontare un imprenditore. Una squadra di ciclismo oggi si presenta come una vera e propria azienda. Al di là delle questioni sportive che restano alla base del nostro impegno, ci sono anche enormi questioni finanziarie. E’ cambiato tutto».

Quintana isolato

La squadra francese è diventata l’approdo di parecchi grossi nomi, da Quintana a Bouhanni, passando per Warren Barguil. Grossi nomi, certo, ma in attesa di rilancio, allettati anche dalle generose proposte economiche.

Quintana finora non ha reso per quanto ci si aspettava, ma ha aiutato la squadra a progredire
Quintana finora non ha reso per quanto ci si aspettava, ma ha aiutato la squadra a progredire

«Forse davvero versiamo loro un sacco di soldi – ha spiegato – ma questo non toglie la voglia di vincere le gare, ne sono convinto. Ne ho parlato con Nairo (Quintana, ndr) e anche se ha già un palmares importante, so che vuole sempre di più. Certo, parlando di lui, magari non ha vinto come ci si aspettava. Il 2020 è stato all’altezza delle aspettative, il 2021 un po’ meno, anche a causa dei due interventi alle ginocchia. Tuttavia ci ha fatto progredire.

«Grazie a lui – ha spiegato Hubert – siamo diventati più professionali. Ma il vero problema è che venendo da noi ha dovuto scendere di livello. Logisticamente certo, perché non abbiamo la stessa struttura di Movistar. Ma anche perché non ha trovato la stessa abnegazione tra i suoi compagni di squadra. Mi dispiace ammetterlo, ma la dedizione di un compagno di squadra spagnolo per il suo leader non ha nulla a che vedere con quella di un compagno di squadra francese. Per avere successo, Nairo dovrebbe avere un team veramente dedito alla sua causa e quattro o cinque corridori al suo servizio esclusivo».

Dieci podi per Bouhanni nel 2021, qui l’ultimo di stagione: 2° nel Gp Jef Scherens dietro Bonifazio
Dieci podi per Bouhanni nel 2021, qui l’ultimo di stagione: 2° nel Gp Jef Scherens dietro Bonifazio

Riscatto Bouhanni

E mentre da questa parte delle Alpi siamo tutti curiosi di conoscere lo sviluppo del giovane Verre, l’attenzione della stampa francese si focalizza anche su Nacer Bouhanni, ai cui problemi si sono aggiunte la caduta e la commozione cerebrale di 5 giorni fa per una caduta in allenamento. 

«Normalmente avrebbe dovuto portarci una decina di vittorie all’anno – ha detto ancora Hubert – ed è il motivo per cui lo abbiamo preso. Gliene ho parlato di recente e lui ne è consapevole. In sua difesa, la stagione si è complicata con la squalifica dopo il gesto pericoloso al GP di Cholet (il francese è stato fermato per due mesi dall’UCI per condotta pericolosa allo sprint, ndr) e adesso la caduta. Con un po’ di fortuna avrebbe poi potuto vincere una tappa del Tour. Ma non è con i se che si riempie la bacheca dei trofei…».

Social violenti

Perciò il 2022 dovrebbe e a suo avviso potrà essere un anno di riscatto importante, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Se non altro per rimandare al mittente le critiche anonime di chi spara a zero sul web.

Lui è Donovan Grondin, classe 2000, iridato a Roubaix nello scratch (foto Arkea-Samsic)
Lui è Donovan Grondin, classe 2000, iridato a Roubaix nello scratch (foto Arkea-Samsic)

«Sui social – ha detto Hubert – molti si scatenano in modo anonimo, ma con parole molto difficili da accettare. Spesso è ingiusto per quello che siamo e l’impegno che ci mettiamo. Abbiamo vissuto molto male lo scoppio di odio razzista contro Bouhanni la scorsa primavera dopo l’incidente dello sprint a Cholet. E’ stata una grande sofferenza. Ma mi fa altrettanto male leggere i messaggi violenti che riguardano le altre squadre. Preferirei di gran lunga che mi dicessero in faccia che abbiamo una squadra di merda e che così potrei spiegare tutta la difficoltà di esistere ai massimi livelli».

Dov’è finito Diego Rosa? Corre poco. E su Aru dice che…

17.08.2021
4 min
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Prima il controllo antidoping alle 6,30 e di conseguenza Diego Rosa è uscito in bici prima del solito. A quel punto, rientrato a casa, è salito in auto con sua moglie Alessandra e il figlio Elia e se ne sono andati a prendere un po’ di fresco a Isola 2000. Detto questo, dove fosse finito il piemontese di stanza a Monaco era un bel mistero, che ci siamo proposti di svelare.

Il suo calendario 2021 è stato ricco fino a giugno, poi lasciata alle spalle la Settimana Italiana in Sardegna, i tempi fra una corsa e l’altra si sono dilatati. Tanto che la prossima corsa si svolgerà fra quattro settimane e la successiva dopo un buco di tre, prima di addentare le gare italiane. Almeno quelle cui l’Arkea-Samsic è stata accettata. Avendo declinato l’invito per il Giro di Sicilia, pare che non saranno al via di Gran Piemonte e Milano-Torino.

Nonostante le intenzioni, quest’anno Diego Rosa ha corso pochissimo con Quintana. Qui nelle Asturie
Nonostante le intenzioni, quest’anno Diego Rosa ha corso pochissimo con Quintana. Qui nelle Asturie

Il piano B

Il piano A prevedeva che Diego avrebbe corso assieme a Nairo Quintana, il piano B prevede la ricerca di un contratto per il 2022 con quella strana sensazione di essere ad agosto senza sapere che cosa si farà nella prossima stagione. Nel frattempo, un po’ per ingannare l’attesa e un po’ perché a Burgos il corridore che l’ha tirato giù gli ha sfasciato la bici da strada, Diego ha ripreso ad allenarsi con la mountain bike.

«E devo dire – sorride – che sto riscoprendo un mondo, vengono fuori dei grandi allenamenti anche divertenti. Ho idea che continuerò a usarla anche dopo. L’allenatore della squadra mi segue come può, ma è chiaro che mentre gli altri corrono, io devo cercare di simulare a casa un bel ritmo. Ci vorrebbe qualcuno per fare dietro moto tutti i giorni, ma chi ce l’ha?».

Alla partenza del Mont Ventoux Denivele Challenge, chiuso da Diego Rosa al 37° posto
Alla partenza del Mont Ventoux Denivele Challenge, chiuso da Diego Rosa al 37° posto

Aru che lascia

La curiosa piega della sua carriera iniziò quando lasciò l’Astana, la magica Astana che con Nibali, Aru e Landa scrisse grandi pagine di ciclismo fino al 2016. Diego fu uno dei primi ad andarsene, probabilmente avendo capito che non avrebbe trovato grandi spazi per sé e nel 2017 approdò al Team Sky.

«Alla Vuelta a Burgos – racconta – ho scambiato poche parole con Aru, così quando ho letto il suo annuncio sono caduto dal pero. Non è una decisione facile, dopo che sei riuscito a rimetterti in sesto. Devi avere le palle e sono contento per lui se ha capito che questa è l’unica via per essere felice. Il gruppo Astana si è sciolto come succede sempre. Eravamo tutti amici da una vita, ma si sapeva che Fabio e Vincenzo avessero offerte per andare via. Magari quella scelta non ha sistemato la carriera, ma ha messo a posto la vita. Abbiamo fatto delle scelte, poi ognuno ha continuato per la sua strada».

Alla Freccia Vallone 2021, in fuga con Vervaecke e Velasco
Alla Freccia Vallone 2021, in fuga con Vervaecke

Alti e bassi

Partecipare al Giro di Sicilia gli avrebbe fatto gola, ma pare che il problema fosse logistico, per la troppa vicinanza in calendario della corsa successiva e la difficoltà nello spostare i mezzi. 

«Per cui – dice – l’ultima corsa di stagione potrebbe essere il Lombardia, cui partecipiamo grazie alla classifica Uci. Devo dire che in questa situazione ho un po’ di alti e bassi. Certi giorni dico che potrei smettere, ma mi darebbe fastidio uscire così, quasi di nascosto. Stiamo valutando varie situazioni, ma a quelli cui ho parlato ho chiesto prima di vedere il programma e poi l’ingaggio. Vorrei correre ancora, ma non voglio farlo a tutti i costi. Perciò ora mi organizzo con la mountain bike per passare le prossime tre settimane. E per il resto sto bene. La vita a Monaco procede bene, la famiglia gode di ottima salute. Magari ci vediamo alle corse italiane di fine stagione…».