Mondiali crono: sfida fra Ganna ed Evenepoel?

09.09.2022
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Se fa fede il podio ai mondiali dello scorso anno, senza Van Aert che ha deciso di puntare sulla strada, è credibile che la crono iridata di Wollongong diventi una sfida tra Ganna ed Evenepoel? Nell’intervista pubblicata dopo la prova di Alicante, il preparatore belga di Remco ha detto di non poter affermare che il suo pupillo sia più forte di Ganna solo perché lo storico è a favore dell’italiano. Ha tuttavia lasciato intuire di pensarlo.

I due si presenteranno in Australia a capo di due avvicinamenti diametralmente opposti. Evenepoel all’ultimo momento dalla Vuelta, Ganna dopo un solido ritiro in altura e poi con tutto il tempo per recuperare il jet lag. L’analisi della sfida l’abbiamo affidata ad Adriano Malori, nostro nume tutelare quando si parla di cronometro. Perché non si tratta di una disamina agevole, viste le differenze tecniche e fisiche fra i due e alla luce di un percorso non semplicissimo da interpretare.

Evenepoel arriva ai mondiali australiani dopo aver corso la Vuelta, spendendo parecchio
Evenepoel arriva ai mondiali australiani dopo aver corso la Vuelta, spendendo parecchio
Da dove cominciamo?

Da Evenepoel che dopo le fatiche della Vuelta potrebbe arrivare con una gamba non ottimale, anche se il ritiro di Roglic gli ha permesso sicuramente di spendere meno. Ganna invece ha puntato dritto sulla crono e ha fatto un avvicinamento mirato.

Il percorso?

Fanno due giri, con due strappi per giro. Quindi ci sono quattro strappi abbastanza impegnativi che favoriscono Remco, che pesa 20 chili meno di Ganna. Ma ugualmente il mio favorito è Pippo.

Si dice sempre che la Vuelta dia una marcia in più…

Se corri la Vuelta in funzione del mondiale. Ma Evenepoel ha corso per la classifica e non dimentichiamo che va forte da San Sebastian. Insomma, il suo avvicinamento sarà parecchio complicato.

Ganna si è preparato in altura in altura al rifugio Oberoli (foto Instagram)
Ganna si è preparato in altura in altura al rifugio Oberoli (foto Instagram)
Lo hai visto nella crono di Alicante?

Si vede che ha una posizione meno estrema, ma più comoda. E’ il discorso che abbiamo fatto per Cattaneo: non serve essere aerodinamici al massimo, se poi non si riesce a spingere. Piuttosto bisognerà capire quanto guadagnerà sugli strappi. Potrebbero 30 secondi a ogni salita ed è il motivo per cui quel percorso non mi piace. E’ molto tecnico, ci sono parecchie curve. Non c’è grande spazio in cui Pippo possa distendersi e lanciarsi. Quindi sarà penalizzato sugli strappi e c’è da capire bene come sono le curve, perché potrebbero far perdere il ritmo e costringere a rilanciare. Le curve rischiano di spezzare il ritmo a chi come Pippo eventualmente dovesse recuperare, forte del fatto che in rettilineo arriverebbe prima del rivale ai 56-57 all’ora.

Sfida a due secondo te?

Starei attendo anche a Bissegger, che è in crescita e in salita va forte. Non lo escluderei dalla lotta per la vittoria. Di sicuro per battere Ganna serve un fuoriclasse. E gli unici in questo momento sono il Remco della Vuelta e Van Aert che su quel percorso avrebbe detto sicuramente la sua. Potrebbe vincere.

Remco Evenepoel ha dominato la crono di Alicante della Vuelta
Remco Evenepoel ha dominato la crono di Alicante della Vuelta
Perché non la farà secondo te?

L’anno scorso disse di non aver reso su strada, perché aveva ancora la gamba guastata dalla crono. Il lungo viaggio non aiuta, però è triste che uno dei più forti del mondo decida di rinunciare. Secondo me significa che non gliene importa nulla.

Ganna viene da un periodo sotto tono, si può ricostruire la sicurezza senza aver corso?

Si costruisce benissimo. Nel 2015 arrivai secondo ai mondiali, avendo fatto l’ultima corsa a fine agosto. Ci sono i dati, c’è il confronto continuo con il preparatore. Vidi i dati, capii che stavo bene e la motivazione venne su da sé. Pippo quest’anno si è un po’ inceppato…

Marco Villa e Filippo Ganna
Marco Villa e Filippo Ganna
Perché?

Perché può capitare. Secondo me lo fanno correre troppo. Non so quanto gli convenga continuare a fare strada e pista. La pista è complicata. Devi prendere la macchina, guidare fino a Montichiari, non è semplice come uscire su strada. Non sta a me giudicare, ho fatto molto meno di lui, ma forse nell’anno dopo l’oro olimpico, avrei mollato la pista.

Perché pensi che sia lui il favorito?

Perché quando prepara un obiettivo, non sbaglia. E’ meticoloso e sarà motivato come una bestia. L’anno scorso non vinse l’europeo e a Bruges sappiamo come andò a finire. E poi ha fatto l’avvicinamento migliore, anche se su quello entrambe le soluzioni hanno pro e contro. Tra i vantaggi di volare laggiù per tempo, c’è il fatto che Pippo potrà provare per bene il percorso.

Adriano Malori, mondiali Richmond 2015
Malori arrivò secondo al mondiale di Richmond 2015 senza aver corso per settimane prima
Adriano Malori, mondiali Richmond 2015
Malori arrivò secondo al mondiale di Richmond 2015 senza aver corso per settimane prima
Mentre Remco?

Arriverà tre giorni prima della gara e non so se riuscirà ad assorbire il fuso orario. Per contro, rispetto allo scorso anno è migliorato tanto. E’ sempre composto. Ad Alicante sembrava una macchina, ha dato un’enormità a Cavagna che, se non fosse caduto, nella crono di Milano al Giro 2021 avrebbe battuto Ganna. Piuttosto sapete chi vedo bene?

Indoviniamo: Kung?

No, lui di solito i grandi appuntamenti li cicca. Vedo bene Sobrero, Matteo potrebbe entrare nei cinque e forse anche puntare al podio. Fisicamente ha le stesse caratteristiche di Evenepoel, il percorso gli si addice perché in salita va bene. Ha vinto la crono finale del Giro. E poi lo allena Pinotti e io lo so quanto sia bravo Marco nel preparare certo appuntamenti.

Van der Poel ai mondiali per vincere. In barba agli assenti

08.09.2022
3 min
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«Non andrei in Australia, se non pensassi di poter diventare campione del mondo». Punto e a capo. Se ti serve il titolo, Van der Poel te lo dà. E così l’altra sera, ospite di un podcast alla vigilia del GP di Zandvoort di Formula Uno, l’olandese ha tirato fuori dal cilindro la sua ambizione iridata.

«Non so esattamente a che punto sono – ha precisato – perché ultimamente non ho preso parte a gare di alto livello. Ma il mondiale ha un percorso un po’ tipo l’Amstel. Per vincere dovrei essere al 100 per cento, ma finora abbiamo visto il percorso solo in uno schermo. Solo quando ci avremo pedalato davvero, potremo stimare quanto sia davvero difficile».

Al Tour, Van der Poel era sfinito. Nella tappa del pavé ha deluso
Al Tour, Van der Poel era sfinito. Nella tappa del pavé ha deluso

Senza pressione

E così, in mezzo a corridori che scelgono di non andare e squadre che lo impediscono ad altri, la voglia di Mathieu di esserci fa bene al morale e al ciclismo stesso. L’ultima volta che si è visto andar forte l’olandese, eravamo al Giro d’Italia del debutto, quando quel suo correre sconclusionato produsse spettacolo per noi e tossine per i suoi muscoli. Al punto che ha dovuto ritirarsi dal Tour e da quel 13 luglio lo si è rivisto in bici alla fine di agosto in due gare fiamminghe (in apertura al Druivenkoers di Overijse), la seconda delle quali a Geraardsbergen, conclusa con la vittoria davanti a suo fratello David. Mathieu ha fatto di tutto per essere a posto per l’Australia.

«In realtà – ha detto – ora si tratta principalmente di allenarsi e di fare alcune gare più piccole per prepararsi. E dopo si vedrà. Il focus è sul mondiale. Non sento più alcuna pressione. L’avevo ancora nei primi anni del ciclocross, ma ora non ho più stress prima di una competizione. Era tutto nella mia testa, ma una gara su strada è diversa da una di ciclocross in cui bisogna essere concentrati fin dall’inizio».

Il Tour ha consegnato Van Aert a una dimensione superiore: in Australia ci sarà la vendetta di Mathieu?
Il Tour ha consegnato Van Aert a una dimensione superiore: in Australia la vendetta di Mathieu?

Di nuovo nel cross

E tanto lo sai che alla fine il discorso finisce nuovamente lì, al ciclocross. Forse perché Mathieu pensa di aver riposato abbastanza. O forse perché la passata stagione è andata quasi tutta in malora a causa dei problemi alla schiena e al ginocchio.

«L’anno scorso – conferma – sono riuscito a fare solo un cross e mezzo, poi mi sono fermato a Zolder e non sono più riuscito a ripartire. Voglio tornare, anche se non so quando o quali cross correrò. Voglio fare da dieci a quindici gare. I fastidi alla schiena sono sempre lì, continuo a lavorare per tenerli lontani. Devo passare qualche ora in palestra e, se non lo facessi, potrebbero tornare. Ci ho sempre convissuto, ma il problema è che ho fatto tre discipline per tre anni, quindi ho avuto pochissimo tempo e spazio per fare quegli esercizi. Credo ci sia stato un piccolo problema, aggravato dall’accumulo di impegni. Per questo ora ci devo lavorare un po’, ma posso pedalare di nuovo in modo completamente indolore. E questa è la cosa più importante»

Cavalli, le ragioni della scelta: meglio sorridere e ripartire

07.09.2022
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Un post di poche righe, metà in italiano e metà in inglese, per dire che al mondiale non ci sarà. Così Marta Cavalli – vincitrice quest’anno dell’Amstel, della Freccia Vallone e del Mont Ventoux – ha chiuso la porta sulla sfida di Wollongong, con parole che devono esserle costate veramente tanto. Anche perché la caduta che l’ha messa fuori combattimento e la traiettoria dell’australiana Nicole Frain che l’ha provocata continuano a non trovare una spiegazione accettabile.

Colpo di frusta

Ci eravamo sentiti quando tutto sembrava essersi incanalato nella giusta direzione, invece le cose si sono inceppate nuovamente. E davanti all’evidenza e al rischio di compromettere la ripresa, Marta ha alzato bandiera bianca.

«Clinicamente sono a posto – dice – ma in bici ho delle difficoltà quando inizio a ricercare l’alta intensità. Nella caduta ho riportato un colpo di frusta che ancora adesso mi impedisce di stare bene dopo tante ore di sella. Ho aspettato sino all’ultimo, ma già da qualche giorno mi rendevo conto che il tempo era sempre meno e le cose da fare sempre quelle. So cosa e quanto mi serve per andare in forma. E non avrebbe avuto senso azzardare tanto, andare laggiù e stare via per due settimane, senza riuscire ad essere pronta».

Seconda al Giro, in salita è stata la sola in grado di impensierire Van Vleuten
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Quanto è stato duro scrivere quel messaggio?

Potevo andare al mondiale con ambizioni vere, quindi è costato parecchio. Non avrei mai pensato che i problemi della caduta si sarebbero protratti tanto a lungo. Da un primo controllo sembrava tutto a posto, poi quando siamo ripartiti, sono venuti fuori dei disturbi che ho tutt’ora. Sto lavorando in palestra per la mobilità, vedo fisioterapisti e osteopati. Sto migliorando, ma non abbastanza.

Sei stata a casa in questa fase o con la squadra?

Dopo la caduta, sono rimasta per 16 giorni senza toccare la bici e ne ho approfittato per andare quattro giorni al mare. Per la prima volta da quando corro in bici, sono riuscita a fare il mare d’estate come il resto del mondo. Poi sono andata in altura, ma non potendomi allenare sul serio, è stato il pretesto per prendere un po’ di aria fresca.

Le vittorie di primavera hanno reso Marta Cavalli una delle atlete più popolari. Il bimbo è uno dei nipoti di Elisa Longo Borghini
Le vittorie di primavera hanno reso Marta Cavalli una delle atlete più popolari. Il bimbo è uno dei nipoti di Elisa Longo Borghini
Più che altro, la preoccupazione riguarda la salute, giusto?

Infatti se da un lato mi dispiace per il mondiale, dall’altro sono contenta di avere il tempo giusto per guarire. Il consiglio dei medici è stato quello di ascoltare il mio corpo e di andare gradualmente. Tante volte per la fretta si rischia di compromettere salute e carriera. Così adesso riparto e punto a fare due corse di qui a fine stagione. Per fortuna ho già ottenuto i miei obiettivi. Se fossero stati tutti nella seconda parte di stagione, sarei stata fritta.

In pratica si tratta di ripartire da zero?

Più o meno, sì. Anche quando stacco d’inverno, non sto mai così tanto tempo senza muovermi, qualcosa faccio sempre. Perciò ora si tratta di fare allenamenti tranquilli e ricostruire la base, puntando sull’endurance in attesa di migliorare del tutto. Farò dei test per valutare la sopportazione della fatica. Con il mio preparatore facciamo aggiornamenti quotidiani. Sarà importante correre a ottobre, per non arrivare alla nuova stagione dopo cinque mesi senza gare.

Una bici e i cerchi olimpici dopo Tokyo: il ciclismo è la passione più grande
Una bici e i cerchi olimpici dopo Tokyo: il ciclismo è la passione più grande
Hai già un’idea di programma per il 2023?

Non ancora, ma ne parleremo a breve. Non credo di partire dall’Australia, ma con il mondiale anticipato ad agosto, si dovrà capire bene come fare con Giro e Tour (i mondiali 2023 si terranno a Glasgow dal 3 al 13 agosto e saranno una sorta di Olimpiade del ciclismo, ndr). Dovremo fare delle scelte.

Guarderai il mondiale in tivù?

Certo che sì, anzi mi stavo già organizzando per capire come fare con il fuso orario. Il mondiale è una delle corse che non puoi perdere.

Paolo Sangalli è stato vicino a Marta Cavalli nel prendere la difficile decisione
Paolo Sangalli è stato vicino a Marta Cavalli nel prendere la difficile decisione
Quando l’hai detto al cittì Sangalli?

Con Paolo c’è stato un contatto quasi quotidiano, la decisione l’abbiamo presa insieme. Anzi, il suo consiglio è stato decisivo. Mi ha detto che secondo lui la strada migliore fosse proprio questa, che gli dispiaceva, ma era giusto per me. L’abbiamo maturata con tutto il mio entourage, ma Paolo mi ha tolto la pressione che avrei avuto a prendere la decisione da sola. Mi ha rincuorato. Devo dire che si è creato attorno l’ambiente giusto, di persone sensibili, che mi hanno dato la serenità per fare la scelta giusta.

La valigia di Bennati, Ulissi a casa e due nodi da sciogliere

06.09.2022
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Il fatto che la UAE Emirates gli abbia negato la possibilità di candidare Ulissi, a Bennati non è andato giù. Soprattutto per il modo in cui è avvenuto. Il commissario tecnico aretino è alle prese con il meccanismo delle convocazioni che, dovendo andare in Australia, passa anche per la richiesta dei visti. Dovendo farlo tre settimane prima della partenza, Bennati aveva avvisato tutti i corridori della rosa che li avrebbe avvisati il primo settembre.

«Lo sapeva anche Diego ovviamente – precisa Bennati – invece la sera del 31 agosto mi ha chiamato Matxin (team manager della squadra, ndr), dicendomi di non portarlo. Ha detto che avevano fatto una riunione con Gianetti e quella era la loro decisione, perché hanno bisogno di corridori per fare punti. Gli ho detto che avrei potuto convocarlo ugualmente e che loro non avrebbero potuto rifiutare, poi ho pensato che avrei creato problemi al corridore e ho lasciato perdere. Però questa storia non mi è piaciuta per niente. Forse sono rimasto alla maglia della nazionale come qualcosa di romantico. Ma evidentemente di quel romanticismo oggi è rimasto ben poco».

Ulissi non andrà a Wollongong per decisione della UAE Emirates, perdendo il suo 8° mondiale
Ulissi non andrà a Wollongong per decisione della UAE Emirates, perdendo il suo 8° mondiale
L’ultima volta che ci siamo sentiti via messaggio, eri appena stato a casa di Bettiol, nel giorno in cui si è letto delle tue dimissioni…

Eravamo a casa sua guardando la tappa della Vuelta (era il pomeriggio del 31 agosto, ndr), quando mi è arrivato il primo messaggio. Sul momento ho pensato a uno scherzo. Poi il telefono ha cominciato a prendere fuoco. Non c’era niente di vero, ma nessuno mi ha chiamato per verificare. Così l’ho fatto io per chiedere spiegazioni e mi hanno risposto che se mi avessero chiesto, io avrei detto che non era vero (Bennati ha subito pubblicato un post di smentita su Instagram, ndr).

Torniamo a Bettiol, come l’hai trovato?

Alberto è uno dei cardini della nostra squadra. Quando sta bene, non ha paura di questi chilometraggi e degli appuntamenti importanti. E’ una garanzia. La squadra sarà pronta per supportarlo e fare altro se necessario. Lui è super motivato, da ieri è in Canada.

Ci sarà un velocista?

Premesso che la lista lunga dei nomi la darò il 10 settembre, il solo velocista poteva essere Nizzolo, ma non sta abbastanza bene. In ogni caso ci sarà Trentin e Matteo dopo tanti chilometri diventa veloce. E anche Bettiol ultimamente si è provato negli sprint e non è andato male.

Trentin è stato il regista di Bennati agli europei di Monaco e sarà uno dei leader per il mondiale
Trentin è stato il regista di Bennati agli europei di Monaco e sarà uno dei leader per il mondiale
Non puoi dare i nomi, ma si può avere un’idea del gruppo dei gregari?

Ho dovuto lasciare fuori corridori come Puccio e De Marchi, dando spazio ad Affini e Sobrero che saranno già laggiù per la crono. La trasferta è impegnativa e sarebbe stato sciocco non approfittare di due atleti così forti e già sul posto. Per il resto ci sono solo due corridori da cui aspetto risposte, il resto è tutto definito.

L’europeo ti ha lasciato o insegnato qualcosa?

Poco sul piano tecnico. Sapevamo che sul quel percorso sarebbe finita così, come andare a fare i 100 metri contro Marcell Jacobs sapendo di poter fare al massimo 11 secondi. Contro Jakobsen e su un percorso privo di ostacoli, non potevamo fare molto di più. Errori sono stati fatti, ma sbagliare su un percorso facile è molto più probabile.

Con qualche corridore ancora in ballo, com’è stato dire i primi no?

Alcuni sanno già di venire, altri che aspetterò la fine della Vuelta e le due classiche in Canada. Ho trovato dei ragazzi molto sensibili e onesti. Se uno ti dice che non ha la condizione e si chiama fuori, tanto di cappello. L’ho detto a tutti: la prima cosa è l’onestà, perché al mondiale si va solo al 101 per cento e a volte anche il 99 non basta. Potrebbero fare i furbi, invece ho trovato tanta correttezza.

Edoardo Affini e Matteo Sobrero andranno in Australia per la crono, poi rimarranno per la strada
Edoardo Affini e Matteo Sobrero andranno in Australia per la crono, poi rimarranno per la strada
Come la stai vivendo personalmente?

E’ una bella soddisfazione e una responsabilità. Sono gasato. Non ci voleva tutto l’extra di questi giorni che un po’ inevitabilmente condizionerà, ma il mio compito sarà fare in modo che la squadra non ne risenta.

Cosa cambia fra la vigilia del corridore e quella del tecnico?

E’ tutto un altro mondo. Il corridore deve pensare a due cose: a stare tranquillo e alla corsa. Il mio ruolo prevede controllo su più fronti. Poi questa è una trasferta particolare, per cui gli ultimi 20 giorni sono stati impegnativi. Avendo dovuto anticipare tutto, ho dovuto fare una lista più larga, lasciandomi aperta la porta per eventuali inserimenti dell’ultima ora. I visti si pagano e per fortuna ho le idee chiare. Non è tanto per i costi, ma proprio per la possibilità di fare le cose. Non andrò alla Vuelta, perché non ho cose particolari da vedere. Faccio gli ultimi preparativi e il 16 settembre partiamo. Ormai ci siamo.

EDITORIALE / Valverde non va ai mondiali? Schiaffo per l’UCI

05.09.2022
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I cari amici dell’UCI rischiano di prendersi il boomerang dritto in faccia. E un po’ gli starebbe anche bene! Il sistema dei punti messo a punto e approvato anche dalle squadre (sarebbe curioso scoprire quanti in realtà a suo tempo abbiano letto attentamente i termini della riforma) rischia di danneggiare seriamente i mondiali. E i mondiali, come ben noto, sono la principale fonte di guadagno per la federazione internazionale.

Le squadre impegnate nella lotta per la salvezza infatti hanno alzato le spalle e deciso di non mandare i loro corridori in nazionale. Che cosa vuoi dirgli? Così se già la collocazione agli antipodi delle gare iridate ha fatto fuori la piccola Irlanda (alle prese con problemi di budget), adesso si rischia di avere un mondiale senza alcuni grandi nomi.

La denuncia di Pascual Momparler ha descritto in modo netto la situazione spagnola (foto Marca)
La denuncia di Pascual Momparler ha descritto in modo netto la situazione spagnola (foto Marca)

Valverde a casa?

L’allarme lo ha dato Pascual Momparler, tecnico della Spagna. «Al momento – ha dichiarato a Marca – degli otto corridori che avevo in mente, possono venire solo in due: Juan Ayuso e Marc Soler».

A causa della battaglia per i punti, la Movistar ha detto che non manderà Mas, Aranburu e Valverde (in apertura Alejando con Nibali, nell’ultima Vuelta della loro carriera). La Cofidis preferisce tenersi stretto Herrada e la Ineos non manderà Rodriguez (probabilmente per motivi diversi, visto il ranking del team britannico).

La Spagna si ritrova senza un leader spendibile, al punto che durante una riunione presso la sede della RFEC, la Real Federacion Española de Ciclismo, si è persino ragionato se valesse la pena di annullare la trasferta dei professionisti.

«Poi – ha spiegato il tecnico – abbiamo pensato di fare comunque le convocazioni e di sanzionare chi non risponderà. Però a questo punto il presidente Cerron si è opposto, dicendo che in ogni caso a pagare sarebbero i corridori. La sanzione infatti prevede che non possano più partecipare ad altri eventi e questo li porterebbe a inevitabili tensioni con le loro squadre».

Herrada ha vinto la tappa di Cistierna alla Vuelta: la Cofidis non vorrebbe mandarlo ai mondiali
Herrada ha vinto la tappa di Cistierna alla Vuelta: la Cofidis non vorrebbe mandarlo ai mondiali

Riformare la riforma

Probabilmente per il futuro l’UCi dovrà rivedere il sistema nell’assegnazione dei punti e il cervellotico passaggio per cui a portarli siano soltanto i migliori 10 di ogni squadra. Questo taglia le gambe a tutti gli altri, condiziona negativamente l’approccio tattico con le corse, impedisce ai giovani di farsi vedere e soprattutto falsa i reali valori in campo.

Quello che sta accadendo in Spagna, dove si spera in un ravvedimento dell’ultima ora (lo speriamo tutti), potrebbe estendersi a macchia d’olio. La EF Education-Easy Post, ad esempio, è piuttosto bassa nel ranking e potrebbe decidere di non dare Bettiol all’Italia. E a quel punto anche per noi si creerebbe un bel problema. Anche perché nel frattempo, stando a L’Equipe, Mauro Gianetti avrebbe chiesto gentilmente a Bennati di non considerare Diego Ulissi, di cui la UAE Emirates, che già tanti corridori presta alle varie nazionali, avrebbe bisogno per il finale di stagione.

Il boomerang è in volo. Resta da capire se per schivarlo, l’UCI si farà portavoce del problema presso le società o lascerà tutto in mano alle Federazioni.

Bettiol, leader azzurro ai mondiali, milita nella Ef Education, il cui ranking UCI non è dei migliori
Bettiol, leader azzurro ai mondiali, milita nella Ef Education, il cui ranking UCI non è dei migliori

Un silenzio che parla

A proposito di Federazioni… Nel nostro cercare di scrivere sempre e comunque di ciclismo, riscontriamo purtroppo che il tanto parlare, indagare e speculare sulle vicissitudini fiscali ed economiche della nostra FCI ha raffreddato gli animi del pubblico.

Apprezziamo la sensibilità del presidente spagnolo, preoccupato di non far pagare ai corridori il prezzo dei disguidi burocratici e delle beghe. Qui s’è deciso di tenere un altro profilo. E se è vero che l’attività è proseguita regolarmente, resta il fatto che il silenzio ha alimentato le voci e portato via l’attenzione dai veri protagonisti.

Intendiamoci, anche i media (alcuni) hanno la loro parte di responsabilità, avendo scelto di raccontare soltanto il fango senza accorgersi dei fiori. Tuttavia, in questo Paese che disconosce l’equilibrio, sarebbe stato ingenuo aspettarsi qualcosa di diverso.

Van Aert, niente crono ai mondiali: tutto sulla strada

07.08.2022
5 min
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A cosa pensi se il gigante del Tour, quello capace di vincere in volata, in salita e poi a crono, annuncia che ai mondiali farà solo la prova su strada? Wout Van Aert lo ha detto con largo anticipo. A Wollongong correrà la prova su strada e non la crono. Lo smacco dello scorso anno brucia ancora e si può capire. Nel giro di quattro giorni, correndo per giunta in Belgio, il gigante di Herentals fu battuto da Ganna nella crono di Bruges e si spense nella prova su strada vinta da Alaphilippe, arrivando all’undicesimo posto.

La sua Cervélo S5 verde di fine Tour, con il meritato gioco di parole…
La sua Cervélo S5 verde di fine Tour, con il meritato gioco di parole…

Velocisti a rischio

Tutti si aspettavano che la federazione australiana progettasse un percorso su misura per Caleb Ewan, invece il menu prevede un tracciato di 266 chilometri con 3.945 metri di dislivello. Partenza da Helensburgh, poi lungo la costa si arriva a Wollongong. Qui il gruppo farà il primo anello con l’ascesa del Monte Keira (salita di 9 chilometri con una media oltre il 5 per cento). Poi inizierà il circuito cittadino che affronteranno per 12 volte. Esso prevede la salita di Mount Pleasant: un chilometro al 7 per cento e una punta del 14. Dalla cima, ci sono 8 chilometri fino al traguardo.

A questo punto, Wout ha capito che per arrivare fresco alla sfida su strada, dovrà rinunciare alla crono. Troppo alto il rischio di non essere allo stesso livello di Remco Evenepoel, altro leader belga che vinta San Sebastian, passerà attraverso la Vuelta.

Ecco lo scollinamento di Mount Pleasant, lo strappo più duro a 8 chilometri dall’arrivo del mondiale (foto Ryan Miu)
Ecco lo scollinamento di Mount Pleasant, lo strappo più duro a 8 chilometri dall’arrivo del mondiale (foto Ryan Miu)

Bennati ragiona

E cosa dice Daniele Bennati, sapendo che nella gara in linea si troverà davanti un simile campione mentalizzato sulla gara singola, senza il rischio di spendere energie preziose nei giorni precedenti, nonostante al Tour abbia di mostrato di poter battere Ganna?

«Sapevo che non avrebbe fatto la crono – dice il cittì azzurro, non senza ironia – e mi fa pensare che forse se la avesse fatta, sarebbe stato meglio. Magari arrivava alla prova su strada un pochino più stanco e appagato. Probabilmente preferisce non fare la crono perché nelle prove lunghe Ganna gli ha dato delle belle sberle negli ultimi due anni. Da una parte è meglio per il nostro Pippo che ha un avversario in meno nella crono, però dall’altra si può dire senza dubbio che Van Aert sarà il favorito numero uno per la prova in linea».

Bennati è volato in Australia con il cittì delle donne Sangalli per capire meglio il percorso iridato (foto FCI)
Bennati è volato in Australia con il cittì delle donne Sangalli per capire meglio il percorso iridato (foto FCI)
Il percorso è adatto a lui?

Parliamoci chiaro, quale percorso non lo è? Forse quello delle Olimpiadi dello scorso anno era un pochino troppo duro, però per come si era gestito, era lì per giocarsi anche l’oro di Tokyo (il belga conquistò l’argento alle spalle di Carapaz, ndr). Quasi qualsiasi tipo di percorso gli è favorevole, per cui sicuramente questa sua scelta ne farà il favorito numero uno per il mondiale.

Come si contrasta un gigante del genere?

Innanzitutto bisogna capire con chi fare la corsa. Sicuramente se gli diamo la possibilità di aprire il gas ai piedi dell’ultima salita, che comunque è a 8 chilometri dall’arrivo, per lui è sicuramente un bel vantaggio. Dipende dalla situazione di corsa, con il Belgio che sarà a sua disposizione. Noi dovremo essere bravi a trovare l’occasione giusta per mettergli i bastoni tra le ruote. Quegli 8 chilometri non sono pochi, un corridore da solo deve avere sicuramente una grandissima condizione per andare all’arrivo, anche perché gli ultimi 3 chilometri molto probabilmente saranno con il vento in faccia.

A Wollongong si potrà pure arrivare in volata, ma dopo una corsa più impegnativa rispetto alle prime analisi
A Wollongong si potrà pure arrivare in volata, ma dopo una corsa più impegnativa rispetto alle prime analisi
Si può ragionare, insomma?

Sono fiducioso, perché spesso e volentieri un corridore nettamente favorito non riesce a vincere… Mi ricordo il precedente mondiale in Australia, a Geelong nel 2010. C’era un certo Philippe Gilbert che era veramente superiore a tutto il gruppo. E lui fece il diavolo a quattro su quel percorso che comunque non era semplice. Tutti davanti alla televisione pensavano che sarebbe arrivato con una gamba sola, però alla fine che cosa è successo? Spese troppo attaccando in continuazione, andò via da solo dopo l’ultima salita e quei chilometri fino al traguardo gli rimasero indigesti. E quindi questo è un mondiale in cui si potrebbe ripresentare una situazione simile. E sicuramente può essere a vantaggio nostro.

Cosa pensi di Van Aert?

E’ un corridore veramente stratosferico. Penso di non aver mai visto nel ciclismo moderno affrontare un Tour de France come ha fatto lui. Forse neppure il miglior Sagan riusciva a fare le stesse cose, pur parlando di uno che ha vinto 7 maglie verdi consecutive. La solidità che ha avuto quest’anno Van Aert al Tour de France è stata disarmante.

Il mondiale di Leuven è stato un passaggio a vuoto che Van Aert non vuole ripetere
Il mondiale di Leuven è stato un passaggio a vuoto che Van Aert non vuole ripetere
Pensi sia imbattibile?

Devo dire che in alcune occasioni tatticamente ha lasciato un po’ a desiderare, però un corridore così si può permettere anche di sbagliare tattica, perché è talmente forte che può recuperare il giorno dopo. Però credo che l’Italia in passato sia riuscita, magari tanti anni fa, a vincere dei mondiali al cospetto di campioni come Hinault, Merckx, Indurain. Chissà, prima o poi lo rivinceremo noi come Italia un mondiale, no? E se magari Van Aert uno di quegli errori li fa nella gara di un giorno, allora anche per lui recuperare diventa difficile…

Un muro cattivo sulla strada dell’iride: Bennati racconta

16.06.2022
7 min
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Ogni mondiale ha il suo punto chiave. A Salisburgo fu l’ultima curva e così pure a Madrid. Innsbruck si decise su quel muro ripidissimo che lanciò Valverde, mentre l’anno scorso a Leuven si giocò tutto sul penultimo strappo. A Wollongong, il prossimo settembre, il mostro con cui venire a patti è uno strappo di un chilometro dalle pendenze cattive. Altro che mondiale per velocisti, insomma. Non il Muro d’Huy, ma il punto in cui la corsa potrebbe esplodere da lontano o quello dell’attacco all’ultimo giro.

I mondiali di Wollongong si svolgeranno dal 18 al 25 settembre (foto Dee Kramer/Destination Wollongong)
I mondiali di Wollongong si svolgeranno dal 18 al 25 settembre (foto Dee Kramer/Destination Wollongong)

Sopralluogo lampo

Con questa sensazione ben custodita nel taschino, Daniele Bennati è tornato a casa dal sopralluogo australiano nei primi giorni di questa settimana. Benedicendo la decisione di essere andato, assieme al collega delle donne Sangalli (i due sono insieme in apertura, nella foto FCI).

«L’ho fatto e rifatto – racconta il toscano – e mi sembrava impossibile che venissero fuori 4.000 metri di dislivello. Proprio non mi entrava nella testa. Invece mi sono messo a sommare il dislivello dei vari giri e il risultato finale è proprio quello. Non si può dire che sia un mondiale duro, non per scalatori insomma. Ma servirà gente tosta».

Bennati è stato per un paio di tappe alla Adriatica Ionica Race, l’avevamo detto, poi è tornato a casa e due giorni dopo è salito con Sangalli sul volo per l’Australia. Sono arrivati giovedì sera e hanno avuto due giorni e mezzo per mandare a mente il percorso, poi sono tornati. Sangalli guidava, Bennati in bici. Il primo giorno li ha accompagnati una ragazza dell’organizzazione. Sarebbe dovuto andare anche Mark Renshaw, l’ex pro’ che vive da quelle parti e fa parte del comitato organizzatore, ma alla fine non ha potuto. Il secondo giorno invece hanno fatto da soli.

E’ stato utile?

Ho sempre detto che oggi come oggi puoi valutare un percorso con i vari software, ma aver visto quello strappo è stato importante più di quanto mi aspettassi. Non che adesso cambierà la tipologia dei corridori da portare, ma non mi aspettavo che fosse così duro. Un chilometro, non al livello del Muro d’Huy, ma interessante.

Un chilometro che tira in modo costante?

No, diviso in tre parti. La prima rampa è di 350 metri, con pendenze intorno al 16-18 per cento. Poi 300 metri in cui un po’ molla, ma sale sempre all’8-9 per cento. E per finire altri 350 metri duri come i primi.

Quanto incide il tratto intermedio?

Io salivo a 25 all’ora e non ho più la gamba dei bei tempi, in corsa potranno andare a 27-28. Qualcuno metterà di sicuro il 53, ma escluderei che si possa saltare quel muro con il rapportone. Insomma, si presta al ragionamento.

Si parte sul mare…

Il primo tratto, quello in linea, è vallonato e sulla costa. Sarà veloce. Poi si arriva a Wollongong e si fanno i primi 7-8 chilometri del circuito e si va a prendere l’anello del Mount Keira, i cui primi chilometri sono impegnativi, diciamo 10-12 per cento, poi diventa pedalabile. L’ho fatto due volte, è una bella salita, ma si fa dopo 35 chilometri, saranno ancora freschi. Purtroppo non abbiamo potuto fare la discesa, perché c’è stata una frana e la strada sarà chiusa per le prossime quattro settimane.

Fatto il giro grande, si entra nel circuito?

Esatto, si passa dall’arrivo e iniziano i 12 giri sul percorso. L’ho fatto e rifatto per avere un’idea.

Che tipo di mondiale potrebbe venire fuori?

Ci sono vari scenari. Potrebbe essere che arrivano ai piedi del muro nell’ultimo giro ancora in 100 e se la giocano lì, come può essere che un Van der Poel decida di aprire la corsa a 60 chilometri dall’arrivo. Ma lo strappo non è tutto.

Questo il tratto in linea dal via a Wollongong, durante l’evento di lancio del mondiale (foto Wollongong 2022)
Questo il tratto in linea dal via a Wollongong, durante l’evento di lancio del mondiale (foto Wollongong 2022)
Cos’altro c’è?

Prima di quello più duro, c’è un dente di 500 metri all’8-9 per cento. Se si vuole andare a prendere in testa lo strappo duro, si farà forte anche questo e la corsa verrà tirata. Si andrà veloci, le strade sono belle e quando la salita tira, quasi non te ne accorgi. E’ vero che ci sono tante curve, come ha scritto qualcuno, ma sono talmente belle, che non si frena quasi mai. Non sono curve da rilanci, insomma.

Ti aspetti bagarre già dal primo muro?

Può darsi che inizino a limare da lì. Perché subito dopo c’è la discesa, quindi curva a destra, poi sinistra e inizia lo strappo duro. Sono 500 metri di discesa e io senza pedalare andavo a 65 all’ora.

Da questa descrizione, sembra un mondiale perfetto per spremere la squadra…

La squadra conta tantio, ma è anche vero che a ruota si sta benissimo. Per cui chi sta davanti, rischia di finire i compagni.

A quale mondiale t’è venuto di pensare girandoci sopra?

Ci pensavo anche io, forse Richmond (il mondiale del 2015, vinto da Peter Sagan, ndr), con quei due strappi e uno a ridosso dell’arrivo.

Quello di Wollongong a che distanza si trova dal traguardo?

Sono 7,5 chilometri, non è poco. Per contro, il primo chilometro e mezzo di discesa si fa a 90 all’ora. Ci sono diverse curve e in un attimo ti trovi ai meno 3, dove probabilmente troveranno vento contrario.

Ha già un’idea degli uomini da portare?

Dipende dalla squadra che deciderò di fare, ma in assoluto è presto per dare nomi.

Le nazionali italiane alloggeranno al Gibraltar Hotel di Bowral a circa 80 chilometri da Wollongong
Le nazionali italiane alloggeranno al Gibraltar Hotel di Bowral a circa 80 chilometri da Wollongong
Giusto per avere un’idea, il Colbrelli dello scorso anno sarebbe stato adatto?

Non mettiamogli pressione, ma se è per avere un’idea, direi che sarei partito da lui e avrei costruito la squadra. Confido che dal Tour vengano fuori nomi che stiamo tutti aspettando.

La nazionale alloggerà a Bowral, quasi 80 chilometri da Wollongong, quando potrete vedere il percorso?

Penso che ci andremo il giorno della distanza, anche perché pare ci sarà un solo giorno per girare. Basterà assaggiarlo una volta per capire. Ma quel muro è stato davvero utile vederlo, per qualcuno potrebbe essere indigesto.

Dumoulin e i lenti passi dell’addio

15.06.2022
5 min
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Sarebbe bastato guardarlo bene in faccia in cima al Blockhaus per capire come sarebbe finita. Dumoulin era piantato in mezzo alla strada nel giorno in cui tutti aspettavano da lui il primo squillo e sembrava estraneo alla scena. Fissava un punto all’orizzonte, ma la sua mente era altrove.

I 9 minuti dell’Etna, che inizialmente erano stati attribuiti al caldo e al primo arrivo in salita, avevano appena trovato un’altra spiegazione. Era passato un anno dal suo ritorno in bici. Il terzo posto nella crono di Budapest aveva fatto sperare di averlo ritrovato, il Giro sarebbe stato la sua rinascita. Invece di colpo Tom è crollato nuovamente. Il suo talento di sottile cristallo ha iniziato nuovamente a sbriciolarsi. Il ciclismo è così esigente, che anche la crepa più piccola diventa fatale.

Il Giro di Dumoulin era iniziato bene, con il 3° posto nella crono di Budapest, a 5 secondi da Yates
Il Giro di Dumoulin era iniziato bene, con il 3° posto nella crono di Budapest, a 5 secondi da Yates

La bici non è la cura

In Olanda non si rassegnano o forse sarebbe meglio dire che non rinunciano. Un po’ come quando qua si cercava in tutti i modi di rimettere in bici Pantani, pur essendo evidente che la bici non fosse più la cura. Parlano di virus. Di problemi alla schiena. Dei postumi del Covid. Tutte cause certamente possibili, che diventano insormontabili in un uomo che ha perso da tempo la voglia o la capacità di andare oltre la soglia della sofferenza. E’ chiaro che se le gambe non girano a dovere, la testa va giù. Ma in questa sorta di circolo vizioso, chi può dire quale disagio venga prima dell’altro?

Bruciato nel 2020

«Nel 2020 ho avuto un periodo molto difficile – ha raccontato dopo il ritiro, avvenuto nella tappa di Torino – e alla fine di quell’anno mi sono allenato tanto e bruciato. All’inizio del 2021 ero ormai un’ombra e ho deciso di prendermi una pausa dal ciclismo per pensare al mio futuro. E quando ho ripreso, nonostante alcuni giorni buoni, molte volte, soprattutto quest’anno, ho vissuto periodi frustranti. Il mio corpo si sentiva stanco e si sente ancora stanco. Non appena il carico in allenamento o in gara aumenta, soffro di stanchezza, dolori e infortuni invece di migliorare. Lo sforzo in allenamento non porta più alle prestazioni desiderate. Da un po’ di tempo c’è uno squilibrio tra la mia dedizione al 100 per cento al ciclismo e ciò che ne ottengo in cambio.

«Con molta pazienza e un approccio molto cauto – ha aggiunto – sono convinto di poter tornare al massimo delle mie potenzialità. Ma sarebbe una strada troppo lunga, senza garanzie di successo. Per questo ho scelto di non seguirla e di abbandonare invece il ciclismo attivo e di intraprendere un percorso nuovo e sconosciuto».

Dumoulin quarto a Potenza, dopo aver lavorato per la vittoria del compagno Bouwman
Dumoulin quarto a Potenza, dopo aver lavorato per la vittoria del compagno Bouwman

Segni di fragilità

I corridori sono nudi davanti a un mondo che alza le attese e poi li giudica. Il riscontro del cronometro non è neanche il dato più duro, le prestazioni possono arrivare oppure no. Quel che pesa sono il giudizio e il senso di responsabilità che un atleta trasparente come Dumoulin probabilmente non riesce più a maneggiare. Mi pagano perché io vinca. Non ci riesco. Crollo. Si era nascosto nel 2020 mettendosi al servizio di Roglic, poi il problema è esploso in tutta la sua evidenza.

Tornerà? Vorrà azzerare di nuovo la situazione e poi cercare di ripartire? I media olandesi se lo augurano, le sue parole non lasciano in realtà troppi margini di speranza. Quando non raggiungi il livello più alto per troppo tempo, la durezza della gara si riesce a superare solo correndo e poi correndo ancora. E la sensazione è che Tom non ne abbia più voglia.

«Non so ancora cosa voglio fare dopo la mia carriera di ciclista attivo – ha detto – e non voglio nemmeno saperlo in questo momento. Ma so che il mio amore per la bici mi terrà sempre connesso al mondo del ciclismo in un modo o nell’altro. Sono molto curioso di sapere cosa riserverà il futuro per me. Mi sento felice e grato e già ora guardo indietro alla mia carriera con molto orgoglio».

Invece l’Etna è stato la prima vera mazzata, con un passivo (inatteso) di 9’10”
Invece l’Etna è stato la prima vera mazzata, con un passivo (inatteso) di 9’10”

Cambio di squadra

Arriverà ai mondiali, come fu la crono di Tokyo a dargli la voglia di ripartire. Si vociferava che, scaduto il contratto con il Team Jumbo Visma, sarebbe passato alla Bike Exchange, dove avrebbe ritrovato la bici Giant con cui vinse il Giro, ma il suo annuncio sembra aver tagliato anche l’ultimo filo che lo teneva legato al gruppo.

«Il team e io – ha detto – ora faremo un piano insieme per rendere più belli, divertenti e si spera di successo questi ultimi mesi. Non vedo l’ora in particolare di arrivare al mondiale in Australia, dove mi piacerebbe ottenere un’ultima medaglia nella crono».

Estate 2021, Tom è rientrato da poco e ha vinto il titolo olandese della crono: il bacio di sua moglie Thanee
Estate 2021, Tom è rientrato da poco e ha vinto il titolo olandese della crono: il bacio di sua moglie Thanee

Il controllo della sua vita

Koos Moerenhout è il tecnico olandese della crono e smise di correre nel 2010, alla vigilia dell’arrivo del giovane Dumoulin nella sua stessa Rabobank. E’ stato lui ad aspettarne il ritorno alle Olimpiadi e ancora una volta gli ha spalancato le porte.

«Tom è uno specialista – ha detto – un uomo che sa esattamente cosa serve per fare bene in un importante appuntamento a cronometro. Gli ho dato fiducia l’anno scorso e lo sto facendo di nuovo ora, senza dubbio. Soprattutto perché lui per primo dice di voler puntare al massimo possibile. E’ un peccato perdere un campione così, ma se si sente in questo modo, allora dovremmo lasciargli il controllo della propria vita».

Bennati, il punto sui mondiali, con carte e… video alla mano

07.04.2022
5 min
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Bennati masticava e rimasticava da giorni il percorso dei mondiali di Wollongong, maledicendo la cattiva sorte che in questo scorcio di primavera ci ha privato, speriamo provvisoriamente, di Colbrelli che in Australia ci starebbe come il cacio sui maccheroni. Ha studiato le cartine. Ha visto e rivisto un video girato per la Federazione australiana da Mark Renshaw, ultimo uomo di Cavendish che vive da quelle parti. E per giugno è allo studio il progetto di volare in Australia per toccare con mano.

Intanto però cerchiamo di capire con lui di cosa si tratti. Anche perché nel frattempo, dopo raffiche di illazioni andate avanti per tutto l’inverno circa l’effettiva durezza del percorso su strada, se fosse per velocisti oppure no, i dati ufficiali parlano di 266,9 chilometri e dislivello di 3.945 metri: non una Liegi, ma in ogni caso una signora classica. Si corre il 25 settembre, partenza da Helensburg, arrivo a Wollongong in Marina Drive.

«Dal video si capisce molto – spiega l’aretino, in procinto di partire per il Giro di Sicilia – poi ho visto le carte e sono in contatto con qualcuno laggiù. Quando a giugno andremo a Wollongong principalmente per trovare gli alberghi e definire la logistica, non mi dispiacerebbe portare la bici o chiedere di averne una. Giusto per togliermi gli ultimi dubbi. Con tutti gli strumenti oggi a nostra disposizione, un’idea delle strade me la sono già fatta».

Il dislivello c’è ed è importante…

Dislivello e chilometri. Se fa la differenza il Poggio dopo quasi 300 chilometri e nemmeno 2.000 metri di dislivello, magari anche lo strappo del circuito potrà far male. Comunque si comincia con un tratto in linea di 26 chilometri. Poi c’è il circuito del Mount Keira che ne misura 34, con la salita che arriva fino a quota 473 metri. E alla fine ci sono 12 giri da 17,5 chilometri nel vero circuito. Lo strappo di Mount Pleasant ha la pendenza media del 7,7 per cento e massima del 14. Il succo è che non è durissimo, ma non è nemmeno un percorso per velocisti. Certo, se pensiamo a Van Aert e Van der Poel, per loro va bene, ma sfido a definirli velocisti. In casa Australia, vedo più Matthews che Caleb Ewan, per intenderci.

Sembra però più esigente di quanto si pensasse.

Su questi mondiali ci sono state varie interpretazioni con il passare dei mesi. Sicuramente, andrebbe benissimo per Colbrelli, ma Sonny che sentivo prima e continuo a sentire anche adesso, ha solo bisogno di recuperare. Dalla salita all’arrivo ci sono 8 chilometri che tendono a scendere. Se i più forti fanno un’azione importante all’ultimo giro, sarà difficile chiudere. Escluderei invece l’azione solitaria, a meno che chi parte non sia in grado di esprimere i numeri di Ganna dalla cima dello strappo fino al traguardo.

In casa nostra quali nomi vedi?

Ho molta fiducia nei nostri ragazzi. Purtroppo la stagione non è iniziata benissimo a causa di problemi di salute, fra cadute, Covid e altro. Ma ho sempre pensato che non tutti i mali vengano per nuocere e ho fiducia che più avanti nella stagione, quando tutti saranno al meglio, le cose cambieranno. Magari proprio per i mondiali…

Il circuito del Mount Keira di 34,2 km sarà affrontato una sola volta prima di entrare in quello finale
Il circuito del Mount Keira di 34,2 km sarà affrontato una sola volta prima di entrare in quello finale
Guardando la planimetria, si vedono davvero tante curve.

E’ vero, è la prima cosa che ho pensato. Poi guardi il video e ti rendi conto che le strade sono così larghe, che quasi si può girare senza mettere mano ai freni. A meno che con le transenne non decidano di stringere di tanto la strada. Il settore più stretto è proprio la salita, ma è davvero un tratto breve. Poi la discesa è velocissima.

La squadra serve, ma bisogna stare attenti…

Esatto, è uno di quei percorsi in cui avere la squadra forte fa la differenza, ma insieme è facilissimo finirla se la metti a tirare. A ruota si sta benissimo, bisognerà valutare attentamente che tattica seguire. Non credo invece che nel tratto in linea possa esserci un pericolo di vento. Ovviamente andrà capito che stagione ci sarà, ma i corridori ormai sono abituati a correre in ogni condizione e in ogni caso si tratta di una porzione di corsa molto lontana dall’arrivo e neanche troppo lunga.

Il circuito cittadino misura 17,1 chilometri e si affronta per 12 volte
Il circuito cittadino misura 17,1 chilometri e si affronta per 12 volte
Al Bennati corridore sarebbe piaciuto più il percorso di Wollongong oppure quello degli europei che si correranno a Monaco?

L’europeo sarà totalmente piatto. Prima parte ondulata e poi sostanzialmente pianura. Percorso per Cavendish, ammesso che la Gran Bretagna partecipi. In Australia serviranno uomini da classiche, altra corsa. Ci sarà da ragionare bene.