Quel giorno sul pavé che cambiò la storia del Tour

27.06.2022
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Oggi come ieri, in un rincorrersi di storie uniche e imprese di campioni. Il Tour ritroverà il pavé mercoledì prossimo, 6 luglio, come quel giorno al Tour de France del 2014. Ben strana invenzione che minò alle fondamenta il pragmatismo scientifico e inattaccabile del Team Sky. Soprattutto perché si mise a piovere. La pioggia fece e farebbe ancora la differenza. Quando l’anno successivo si arriverà a Cambrai, sul pavé asciutto il britannico Froome sarà inattaccabile.

Ma il 9 luglio del 2014 piove, ha piovuto per tutta la notte. E’ la quinta tappa, 160 chilometri scarsi, ma i tratti di pavé fanno paura. Nelle squadre, gli unici a sembrare tranquilli sono gli uomini del Nord. Tutti gli altri, scalatori leggeri e fragili, hanno i nervi a fior di pelle. Froome in particolare ostenta una finta sicurezza.

Nibali ha conquistato la maglia gialla vincendo la seconda tappa a Sheffield
Nibali ha conquistato la maglia gialla vincendo la seconda tappa a Sheffield

Nibali, prove generali

Nibali ha coperto la maglia tricolore con la gialla sin dal secondo giorno. Lo Squalo conosce i segreti del fuoristrada. Sa come si muove la bici quando un sasso fa scappare la ruota, ma non ha mai corso sul pavé. Per questo in primavera ha anticipato la partenza per il Nord. E il giovedì prima dell’Amstel, si è fermato a provare materiali e traiettorie assieme a Peter Van Petegem, che la Roubaix l’ha conquistata nel 2003.

«A guidare la bici me la cavo – ha detto Vincenzo subito dopo – e avrò una squadra molto forte. Fuglsang ha un passato importante nella mountain bike, guida molto bene e ha un’azione fluida. Poi ci sono Grivko e Westra. Sono convinto che anche Contador andrà bene, forse chi potrebbe soffrire di più è Froome, anche se Wiggins ha dimostrato alla Roubaix di essere abbastanza capace su questo tipo di percorsi. La scelta di Sky e di Bradley di fare la Roubaix ha un senso, soprattutto se Wiggins farà il Tour. I tratti di pavé per me non sono una novità assoluta, li conoscevo già, anche se non li ho mai affrontati in corsa. Ero venuto nel 2010 in perlustrazione con la Liquigas e ora quell’esperienza mi tornerà utile. Insomma un’idea ce l’ho già, ma se malauguratamente dovesse piovere, servirà un cingolato…».

Quarta tappa a Lille, Froome è caduto e ha un polso dolorante. L’indomani si andrà sul pavé
Quarta tappa a Lille, Froome è caduto e ha un polso dolorante. L’indomani si andrà sul pavé

Froome è già caduto

Wiggins non farà il Tour, quello vinto nel 2012 resterà la sua ultima apparizione. Ma nella Roubaix si è piazzato al 9° posto, a 20 secondi da Terpstra che l’ha vinta. Froome non l’avrà accanto e viste le frizioni fra i due, non c’era da aspettarsi cose troppo diverse. In più, il vincitore uscente ha il polso dolente a causa della caduta del giorno prima nella tappa di Lille. Ma Chris accetta la sfida e 10 minuti prima della chiusura del foglio firma, lascia il suo nome in mezzo agli altri.

«Le sue condizioni – ha detto il medico di gara – sono buone, ma ha dolore. Impossibile dire ora se e come ne sarà influenzato nei prossimi giorni. Non ci sono fratture, ma abrasioni al ginocchio sinistro e all’anca sinistra e una contusione al polso sinistro. Alla mano destra, una piccola piaga».

Su Nibali vigila ogni giorno un grande Scarponi, ma nella tappa del pavé l’uomo è Fuglsang
Su Nibali vigila ogni giorno un grande Scarponi, ma nella tappa del pavé l’uomo è Fuglsang

Percorso modificato

Piove anche al raduno di partenza e gli organizzatori si rendono conto che sono più i rischi dei vantaggi. Anche Cancellara è perplesso, figurarsi gli uomini di classifica e i loro manager. Perciò venti minuti prima del via, viene comunicata l’esclusione dalla corsa dei due tratti più pericolosi. Il comunicato ufficiale cancella il settore numero 7 di Mons en Pevele (1.000 metri) e il numero 5 di Orchies (1.400 metri). I chilometri sul pavé scendono a 13.

Il tempo di dichiarare che stringerà i denti e da Radio Tour arriva la notizia della caduta di Froome in un tratto di asfalto. Un passaggio accanto all’auto del medico e poi Chris riparte scortato da Eisel. 

Astana e Tinkoff guidano il gruppo. Nibali mostra sicurezza. Con Westra nella fuga, il siciliano non ha particolari incombenze se non quella di restare al sicuro nella maglia gialla che fende l’acqua. Il primo tratto di pavé è ormai in vista.

Contador aveva svolto il sopralluogo sul pavé nei giorni della Roubaix, scortato dal diesse De Jongh
Contador aveva svolto il sopralluogo sul pavé nei giorni della Roubaix, scortato dal diesse De Jongh

Contador ha paura

Sono passate due ore e Froome cade ancora. Le strade bagnate non sono mai state terreno di caccia per gli uomini di Sky. Anche Wiggins l’anno prima ha buttato a mare il Giro nella tappa di Pescara, a vantaggio di Nibali che nel bagnato invece è maestro.

Questa volta a Froome è fatale una curva a destra. Le inquadrature lo mostrano mentre stringe il polso con due dita della mano sinistra. Prova a impugnare il manubrio, ma non ce la fa. Gli passano la bici, neanche la guarda. Mentre il gruppo di testa inizia a sporcarsi nel primo tratto di pavé, Chris Froome alza bandiera bianca.

Adesso anche Contador ha paura. Bennati l’ha preso per mano dal primo settore, ma senza che davanti l’Astana abbia fatto chissà cosa, il suo ritardo è di 9 secondi. Nibali intuisce l’occasione e si mette a parlare con il fango e con le pietre, mentre dietro lo spagnolo annaspa e lentamente affonda.

Durante tutta la tappa, Nibali riesce a schivare pericoli e cadute
Durante tutta la tappa, Nibali riesce a schivare pericoli e cadute

Si decide il Tour

Mancano 45 chilometri al traguardo e attorno alla maglia gialla si è formato un gruppetto di corridori decisi a giocarsi la tappa. Contador ha 45 secondi di ritardo, Bennati al suo fianco ha capito invece che sarà dura, ma continua ad animarlo e a tirare.

Con Nibali ci sono Sagan, Cancellara e Mollema, dei fuggitivi ancora in testa non parla nessuno. E’ chiaro che dietro si stia facendo la storia. Le scivolate e le cadute si succedono, ma Vincenzo le schiva. Arriva anche a fermarsi per non finirci dentro, ma riparte subito di slancio. Al suo fianco c’è Fuglsang, Westra lo aspetta, mentre Contador è scivolato a un minuto di ritardo.

Le parole di Ballerini

Lo spagnolo ha compagni in gamba, ma il freddo e la paura lo stanno bloccando. Anni prima, Franco Ballerini disse che il pavé è come una salita: se vai in crisi, sprofondi. Contador non è mai sprofondato in salita, ma su questo terreno che non è il suo, assaggia la disfatta. Franco è scomparso da quattro anni, i suoi consigli per Nibali sarebbero stati tanti e preziosi. La sera prima però l’ha chiamato Pozzato, degno erede del Ballero, e le sue parole su come impugnare il manubrio e la posizione sul pavé si riveleranno decisive.

Le banchine sono allagate, le buche piene d’acqua. Nibali infatti affronta il quarto settore muovendosi come un cacciatore di Roubaix, scortato da Westra e Fuglsang. Quando mancano 15 chilometri al traguardo, Boom sferra l’attacco. L’olandese viene dal ciclocross e corre con la Belkin. Chissà se è già stabilito dal prossimo anno correrà anche lui in maglia Astana.

Nonostante l’aiuto di Bennati, Contador arriva al traguardo a 2’54” da Boom
Nonostante l’aiuto di Bennati, Contador arriva al traguardo a 2’54” da Boom

Magnifico Fuglsang

A sei chilometri all’arrivo, la storia è scritta. Froome è lontano, Contador è sempre più in difficoltà. Alle spalle di Boom, Nibali e Fuglsang scavano il solco cercando di essere prudenti. Sul traguardo, il danese è secondo, Nibali terzo, quarto arriva Sagan, quinto Cancellara. Contador viene applaudito e incoraggiato dopo 2’54”. Si parlerà molto del suo ritiro nel giorno della Planche des Belles Filles (10ª tappa), ma lo spagnolo è sceso dal treno del Tour nel giorno del pavé.

«Oggi è stata una giornata tremenda – dice Nibali nella conferenza stampa – almeno tre volte ho rischiato di andare per terra, ma con un po’ di abilità e di fortuna sono rimasto in piedi. Aver corso in mountain bike da ragazzo ha fatto la differenza. Certi automatismi non si perdono. Fuglsang è stato stupendo. Mi dispiace per Froome, purtroppo però il Tour e il ciclismo sono fatti anche delle cadute e io per una caduta l’anno scorso ho gettato via il mondiale di Firenze. Adesso ho un buon vantaggio in classifica generale, ma la strada è ancora lunga e difficile. I chilometri per Parigi sono tanti e ora il primo avversario da controllare è sicuramente Alberto Contador».

Sul podio di Parigi, il 27 luglio del 2014, Nibali festeggia il suo Tour de France
Sul podio di Parigi, il 27 luglio del 2014, Nibali festeggia il suo Tour de France

Nuovamente il 6 luglio

Sarà il quinto giorno di gara anche il prossimo 6 luglio, quando la Grande Boucle proporrà al gruppo la tappa da Lille ad Arenberg. Frazione di 157 chilometri con 11 settori di pavé. Froome ci sarà ancora e questa volta Fuglsang correrà al suo fianco. Nibali forse la seguirà in televisione, Contador probabilmente sarà sul posto con Eurosport. Sarà un giorno da seguire e raccontare. La grande avventura del Tour sta per cominciare.

Il cuore di Nibali, il ginocchio di Van Aert e le regole invisibili

26.06.2022
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La spallata di Lefevere è arrivata puntuale. Al grande belga non va giù e l’ha scritto nel suo editoriale su Het Nieuwsblad, bibbia belga del ciclismo. Se la Jumbo-Visma non vuole mandare i suoi corridori al campionato nazionale per averli freschi al Tour, questo il succo dell’intervento, lo dica chiaramente. Il fatto che Van Aert, campione belga in carica, abbia battuto il ginocchio sul manubrio durante il ritiro di Tignes verrebbe insomma messo garbatamente in dubbio.

Van Aert non difenderà la maglia tricolore conquistata a Waregem e sempre onorata
Van Aert non difenderà la maglia tricolore conquistata a Waregem e sempre onorata

In Belgio il campionato nazionale viene preso molto sul serio. Nessun corridore si sognerebbe di eluderlo, al punto che non sono previste sanzioni, ma viene richiesto un certificato medico per giustificare l’eventuale assenza. Van Aert ha dovuto produrne uno che attesta la sua impossibilità di partecipare alla gara di Middlekerke.

Fra soldi e bandiera

Il problema tuttavia è diffuso e mette a confronto da un lato le esigenze di marketing dei grandi team e dall’altro valori che dovrebbero essere più profondi. Se ne ebbe la riprova la scorsa estate, quando Alaphilippe scelse di disertare le Olimpiadi per correre il Tour in maglia iridata e Lefevere, sempre lui, ne sottoscrisse ovviamente la scelta.

Valverde ha vinto per tre volte i campionati nazionali spagnoli, quest’anno però non li correrà
Valverde ha vinto per tre volte i campionati nazionali spagnoli, quest’anno però non li correrà

Allo stesso modo, basti pensare al poco spazio riservato d’abitudine ai campioni nazionali sulla maglia della Movistar. Ne sa qualcosa Visconti, ma lo sanno anche i campioni spagnoli della squadra di Unzue. Così lo stesso Alejandro Valverde, bandiera del ciclismo iberico all’ultimo anno della carriera, ha annunciato il forfait.

La regola di Cassani

Qui da noi nessun team manager ha editoriali da scrivere sul quotidiano nazionale e la sensazione è che si vada molto sulla sensibilità personale e che agli assenti nessuno chiederà conto. Sta di fatto, guardando l’elenco dei partenti, che per un Nibali che ci tiene (in apertura con la maglia tricolore nel 2014) e rientra in gruppo proprio per il tricolore pugliese di oggi, ci sono corridori come Ganna, Vendrame, Pozzovivo, Guarnieri, Moscon Caruso e Oldani che non ci saranno.

Alla corsa pugliese mancherà Bettiol, alle prese con il Covid dopo il Giro di Svizzera
Alla corsa pugliese mancherà Bettiol, alle prese con il Covid dopo il Giro di Svizzera

Nibali ha anche ricordato giustamente che a un certo punto Cassani, vista la pessima abitudine di tanti di non partecipare alla gara nazionale, aveva subordinato ad essa la convocazione in nazionale. Per un po’ la cosa ha funzionato, circa sette anni, ma non si è mai capito se si trattasse di regola scritta o patto fra uomini.

La regola francese

Chi invece la regola l’ha scritta sono i francesi, ma fanno fatica a farla rispettare. La bomba scoppiò nel giugno 2019, alla vigilia dei nazionali. Pochi mesi prima, in accordo con la Lega, la Federazione aveva messo su carta un punto di regolamento per cui i professionisti fossero obbligati a partecipare al campionato nazionale.

Invece lo stesso Alaphilippe e Bardet non si presentarono, non avendo peraltro da addurre motivi più convincenti di un ginocchio battuto sul manubrio.  La Federazione non la prese bene e venne proposto che gli assenti ingiustificati dall’anno successivo venissero sanzionati. Poi venne il Covid e il tema si è riproposto nei giorni scorsi.

Arnaud Demare in maglia Alé
Arnaud Demare ha già vinto per tre volte il tricolore di Francia: oggi tenterà l’assalto al poker
Arnaud Demare in maglia Alé
Arnaud Demare ha già vinto per tre volte il tricolore di Francia: oggi tenterà l’assalto al poker

Parla la Lega

Infatti nella prova di oggi Bardet, Pinot e Laporte hanno fatto sapere che non saranno della partita. E questa volta la posizione l’ha presa la Lega.

«La partecipazione ai Campionati di Francia – ha detto a Xavier Jan, presidente della Lega Nazionale, a L’Equipe – dovrebbe essere sempre obbligatoria per i professionisti. Ma non essendo prevista alcuna sanzione, la regola non ha l’effetto desiderato. Questo è un argomento che dovrebbe essere rimesso sul tavolo del Consiglio Direttivo della Lega e della Federazione. Se la corsa regina, locomotiva dei campionati, non fosse più in grado di offrire un manifesto degno di questo nome, potrebbe diventare molto complicato impostare progetti e richiedere investimenti finanziari pubblici, se i più grandi campioni del ciclismo francese non sono alla partenza».

Ganna non correrà oggi in Puglia, avendo in testa il Tour. Per Viviani sarebbe stato un grande aiuto
Ganna non correrà oggi in Puglia, avendo in testa il Tour. Per Viviani sarebbe stato un grande aiuto

Viviani e Ganna

E forse il punto è proprio questo, volendo tornare sulle nostre strade. Quanto è difficile proporre questa corsa per ottenere finanziamenti pubblici, se nel cartello non puoi schierare gli atleti più forti? Probabilmente si tratta di una delle conseguenze del non avere squadre WorldTour di casa in cui corrano i più forti corridori italiani. A ben vedere, gli uomini delle nostre professional ci sono tutti. Quelli che mancano corrono all’estero e probabilmente nessun team manager gli imporrà nulla, dovendo magari scegliere tra il Tour e un viaggio impegnativo come può essere quello in Puglia.

A Viviani avrebbe sicuramente fatto piacere poter contare su un compagno come Ganna, che avrebbe potuto fargli addirittura da ultimo uomo. Il pubblico pugliese sarebbe andato in visibilio per la coppia di campioni olimpici vestiti degli stessi colori. Ma se pensi ai rischi di una volata, al fatto che difficilmente la Ineos metterebbe il Tour in secondo piano e che Ganna, vinto il tricolore della crono abbia in mente la prima maglia gialla, a cosa ti attacchi (se non alla sua volontà) per chiedergli di partecipare ai campionati italiani? 

Sixtus Italia TecnoSix PR-TH, il sistema ideale per il recupero

25.06.2022
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Recupero e prevenzione dagli infortuni sono due aspetti imprescindibili per la vita di uno sportivo. Sixtus Italia con il TecnoSix PR-TH si prende cura del ciclista in questi momenti delicati e lo proietta in una fase di recovery ideale. 

Nello specifico il dispositivo è un sistema di compressione pneumatico ad aria, che agisce tramite compressione pneumatica intermittente. I benefici sono molteplici, il risultato finale è una veloce ripresa dallo sforzo che sia successivo ad una gara o ad un allenamento intenso. Per comprendere le tecnologie ed il funzionamento del TecnoSix PR-TH ci siamo affidati a Marianna Ferrari, fisioterapista del centro Fisioterm e collaboratrice di Sixtus Italia. 

Il dispositivo è autonomo e ha una autonomia di cinque ore indipendente
Il dispositivo è autonomo e ha una autonomia di cinque ore indipendente

A che cosa serve?

Questo sistema da qualche anno è sempre più presente nelle case degli atleti ed è diventato un dispositivo immancabile per professionisti come per Vincenzo Nibali (foto in apertura). Il suo utilizzo per quanto semplice è estremamente tecnico. 

«Il dispositivo – dice Marianna Ferrari – è pensato per la fase di recupero dell’atleta. Ovviamente viene utilizzato in moltissimi sport. Parlando di ciclismo viene implementato perché le sue doti di recupero sono estremamente benefiche per il ciclista

«Il funzionamento – spiega – è lo stesso per tutti gli altri dispositivi che sfruttano questa tecnologia. La differenza con la concorrenza che si occupa di compressione pneumatica sta nel range di azione. TecnoSix PR-TH va dai 30 ai 150 mmHg. Inoltre l’utilizzo dei 420 denari del tessuto in nylon nei gambali lo rende oltre che molto più durevole nel tempo, anche in grado di produrre una maggiore forza di trazione quando lo si va ad utilizzare durante le compressioni più elevate».

Il comando permette di modificare comodamente tutti i parametri
Il comando permette di modificare comodamente tutti i parametri

Come funziona?

Per la progettazione di questo dispositivo, l’azienda italiana si è concentrata sugli aspetti più tecnici e rivolti alla massima prestazione in termini di risultato.

«Il suo funzionamento – spiega – è riassumibile nelle seguenti fasi. Inflazione, gonfiaggio e compressione. Nello specifico viene aumentato il flusso sanguigno diminuendo la portata venosa, ma aumentando la circolazione arteriosa. Viene quindi trasportato maggiore ossigeno negli arti inferiori. La compressione meccanica stimola le cellule endoteliali a secernere i fattori biologici, che sono deputati a intervenire su tutte quelle cellule di scarto che si vengono a depositare nel momento in cui c’è una prestazione importante, come possono essere banalmente quelle dell’acido lattico».

Con i gamabali viene fornita la sacca per il trasporto
Con i gamabali viene fornita la sacca per il trasporto

Quando utilizzarlo?

Nel momento più delicato come quello del post sforzo fisico, il ciclista spesso si affida alle mani del massaggiatore. Attraverso il TecnoSix PR-TH si ha disposizione un valido supporto da utilizzare anche in totale autonomia. 

«Il momento consigliato – dice la fisioterapista – per l’utilizzo di questo dispositivo è dopo l’allenamento. Anche per coadiuvare il lavoro del fisioterapista. Cambia molto anche il cosa si vuole ottenere dal trattamento. Si programma sempre prima il tipo di lavoro. Di solito viene utilizzato subito dopo un allenamento intenso dove il recupero attivo non è possibile. Può essere utilizzato più volte al giorno, ovviamente valutandolo sempre insieme al proprio fisioterapista. In alcuni casi, utilizzando pressioni minori, può essere un ottimo aiuto come warmup».

I tubi sono resistenti e convogliano l’aria in totale sicurezza
I tubi sono resistenti e convogliano l’aria in totale sicurezza

Quanto dura un trattamento?

Dal momento in cui si scende di sella a quello in cui si recuperano energie, ogni scelta è determinante per il risultato di una performance e per la prevenzione degli infortuni. Spesso però il tempo che si riesce a dedicare a questa fase è più o meno breve. Sixtus Italia ha pensato anche a questo.

«La durata di un trattamento in media va dai 45 ai 60 minuti – spiega Ferrari – per ottenere un risultato efficace. Ovviamente in base al programma che viene utilizzato e alle compressioni, i tempi possono variare. Se poi viene utilizzato coadiuvato con il lavoro del fisioterapista, può essere anche diminuito il minutaggio della compressione per passare direttamente al lavoro manuale. E’ una tecnologia nata per essere utilizzata in modalità indipendente. Anche perché il suo utilizzo è abbastanza facile e intuibile. Dal comando sono sempre modificabili la pressione, il tempo e la modalità di esecuzione. Ci sono sei tipi di modalità e sono tutti facilmente selezionabili attraverso il controller».

Il tessuto in Nylon da 420 denari è resistente e durevole nel tempo
Il tessuto in Nylon da 420 denari è resistente e durevole nel tempo

In conclusione

Il recupero è determinante per il raggiungimento dei risultati, così come lo è la prevenzione che TecnoSix PR-TH riesce a fornire con i suoi trattamenti. 

«La prevenzione – conclude Ferrari – è tutto nel mio lavoro e per me è un aspetto fondamentale. A conferma di ciò se un atleta riesce a recuperare al meglio in tempi sempre più brevi ed efficaci, si riescono a ridurre gli infortuni in maniera considerevole».

Il prezzo consultabile sul sito è di 1.299 euro, completo di: una unità di controllo, due gambali, un set di tubi di collegamento, un adattatore e la borsa per il trasporto. 

Sixtus

«Nibali fenomeno. Lopez deve diventare leader». E se lo dice Martino…

31.05.2022
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Il Giro d’Italia è alle spalle. Ma non è del tutto chiuso per quel che riguarda analisi, ricordi, polemiche (leggasi Cipollini), bilanci. Con Giuseppe Martinelli, diesse dell’Astana Qazaqstan riavvolgiamo il nastro su Nibali e su Lopez.

Come è andata con l’uno e come è andata con l’altro. Se con Vincenzo alla fine c’è da gioire, non è proprio la stessa cosa con Miguel Angel.

Giuseppe Martinelli (classe 1955) da oltre 10 anni fa parte dello staff dell’Astana
Giuseppe Martinelli (classe 1955) da oltre 10 anni fa parte dello staff dell’Astana
“Martino”, partiamo proprio da Nibali. Cassani ci ha detto: il bravo diesse è colui che riesce a mettere in condizione il suo atleta di fare il meglio possibile. Per me il quarto posto di Nibali di quest’anno vale più di altri podi o di una vittoria di tappa ottenuta stando fuori classifica”. Cosa ne pensi?

Siamo venuti con un’altra idea con Vincenzo. Non posso negare che il quarto posto è bellissimo, però lo abbiamo raccolto perché lui è veramente un fenomeno. Non ha mai mollato ed è riuscito a tirare fuori delle prestazioni incredibili che gli hanno consentito di stare con i migliori. Tuttavia la mia idea era quella di fare un Giro alla Ciccone. Andare fuori classifica, cercare di movimentare le tappe, di raccogliere più risultati possibili. E invece ho dovuto fare ancora quello che che mi viene più facile: stare lì a lottare tutti giorni, a tenere la squadra cucita e compagnia bella… Stavolta ho fatto veramente fatica perché, ripeto, non era nel mio intento. Volevo divertirmi. E lo avevo detto a tutti che avrei voluto correre diversamente. Ma un quarto posto, è chiaro, non si butta assolutamente.

E questo modo di correre è derivato anche dal fatto che non avevate più l’uomo di classifica?

Sicuramente. E’ nato tutto da lì. Quando tu al terzo giorno perdi il tuo leader, cerchi di voltare pagina ma non è così facile. Restano tante pagine bianche che devi completare con qualcosa. 

Cioè?

Non siamo una squadra, non come la Quick Step – Alpha Vinyl che ha tanti uomini di prima fascia e con diverse caratteristiche e può vincere tutti giorni o quantomeno lottare, tutti i giorni. Alla fine, se noi lasciavamo perdere il piazzamento di Vincenzo potevamo, forse, raccogliere qualcosa. Ma anche nulla. 

E se invece ci fosse stato Lopez?

Avremmo tenuto un uomo in classifica, Lopez appunto, con la squadra intorno. E Nibali battitore libero. E diventava tutto più semplice.

Martino, hai toccato il tasto Lopez. Quest’inverno anche in modo deciso ci avevi detto: Lopez dovrà dimostrare se è carne o pesce. Come siamo messi?

Lopez è un buon corridore, nessuno pensa il contrario, però deve diventare grande. Ad un certo punto, a 28-29 anni, devi capire che devi fare i sacrifici. Che tutto è più difficile. Che per conquistare i grandi traguardi e lottare con i migliori serve la massima concentrazione. Devi capire ogni anno che la concorrenza aumenta: arrivano dei giovani, di cui una volta facevi parte anche tu, e invece adesso sono gli altri, ma tu ci devi essere. Non puoi pensare di svegliarti una volta ogni tanto e vincere una tappa al Tour of the Alps. 

Ti aspetti di più…

Mi è dispiaciuto da una parte che si sia ritirato al Giro, ma spero che questa batosta sia la volta buona perché cambi modo di fare e di essere. Noi lo abbiamo abbastanza corteggiato per portarlo qua. Ma in questo momento siamo anche abbastanza arrabbiati.

Perché?

Perché visto come è andato il Giro il risultato si poteva veramente ottenere. Ci sono stati corridori buoni, sicuramente, però tra chi ha vinto e chi ha fatto terzo poteva esserci anche lui. Tanto più che il Giro si è deciso in salita e non a cronometro come sembrava durante la corsa con quei tre che erano sullo stesso piano fino alla Marmolada.

Quindi la porta aperta perché diventi grande con voi, gliela lasciate?

La possibilità c’è ancora e ci crediamo. Adesso sta recuperando. In questi giorni ha ripreso ad allenarsi. Ha passato le settimana del Giro a riposo assoluto per recuperare al meglio. Lo aspetta la possibilità del Tour. E se non sarà al Tour sarà alla Vuelta di sicuro.

Ti saresti aspettato maggior tenacia da parte sua prima di ritirarsi? O effettivamente era impossibile andare avanti nelle sue condizioni?

Io sono sempre arrabbiato quando un mio corridore si ferma, però effettivamente Lopez non poteva andare avanti. Aveva una contrattura che peggiorava tutti i giorni. Abbiamo provato a far di tutto… Addirittura nel giorno di riposo si è accentuata. Probabilmente perché sin che era lì a spingere e il muscolo era sempre “caldo” era meglio. Il giorno di riposo lo ha pagato a caro prezzo.

Nibali e Lopez avevano già corso insieme nell’Astana nel 2016
Nibali e Lopez avevano già corso insieme nell’Astana nel 2016
Hai detto che deve crescere: in cosa?

Nella qualità del suo lavoro – ci pensa un po’ stavolta prima di rispondere Martinelli – deve mettersi in testa che qui l’abbiamo fatto crescere, ma adesso le cose sono cambiate. Adesso è tornato da leader, non più il bravo ragazzo promettente. Quando era qui la prima volta aveva Vincenzo che era già un campione affermato. C’erano Luis Leon Sanchez, Jakob Fuglsang… tanti altri corridori presso cui “ripararsi”. Adesso è un leader.

E qual è il ruolo del leader?

Un leader deve essere consapevole che dietro ha una squadra che investe su di lui. E investe non solo delle risorse umane, ma anche dei soldi.

Quindi ti aspetti un Lopez più presente nel quotidiano? Vita da atleta, concentrazione negli allenamenti…

Le sue responsabilità devono essere al pari di quelle della squadra. Quando  tu lo prendi e lo paghi come un campione. Lui forse non ci è arrivato a questo punto. Io spero, come ripeto, che questa ricaduta gli dia qualcosa ancora. 

Magari non tiene la pressione del leader…

Ma no, quella mi sembra la tenga bene. Io non credo sia una questione di pressione, quanto piuttosto di capire che deve diventare grande.

Nimbl da crono: scarpe super aero con la chiusura sotto la suola

29.05.2022
4 min
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Sempre un passo in avanti. Sempre più nel dettaglio, tanto più quando si ha a che fare con i campioni e Nimbl, giovane realtà italiana e più precisamente del distretto artigianale delle calzature nelle Marche, lo sa bene.

Nella cronometro individuale di Verona, che chiude il Giro d’Italia numero 105 ai piedi di Vincenzo Nibali potremmo vedere una scarpa a dir poco innovativa, merito soprattutto della chiusura sotto la suola.

Il rotore di chiusura nella rivoluzionaria posizione sotto la suola
Il rotore di chiusura nella rivoluzionaria posizione sotto la suola

Monoscocca in fibra

Si tratta di un paio di scarpini super personalizzati. Le calzature sono state infatti realizzate sul calco del piede di Nibali, la cui misura è 42,5, e sono interamente in carbonio. Avete capito bene: pezzo unico e in carbonio.

Suola e tomaia sono un monoscocca in composito, che riproduce fedelmente il piede dello Squalo.

Quasi impossibile definire con precisione il carbonio utilizzato. Ci sono moltissime variabili nel layout della fibra stessa: la sua disposizione, i punti di pressione, quanto debba essere rigida o meno, la tipologia del piede… Di certo si tratta di un composito “madre” di prima scelta.

Le Nimbl da crono di Nibali. Design davvero super minimalista e peso piuma (165 grammi)
Le Nimbl da crono di Nibali. Design davvero super minimalista e peso piuma (165 grammi)

Artigianato italiano

Ma la sua produzione non è affatto semplice.

«L’idea di questa scarpa – spiega Francesco Sergio, Sport Marketing di Nimbl – è nata quasi a caso. Ducci già produceva le scarpe in carbonio per la pista. Noi poi le abbiamo fatte agli olandesi, sempre su pista e con loro è venuta l’idea di portarle su strada. E di fatto il modello è “lo stesso”, ma con degli accorgimenti sul rotore di chiusura.

«Come detto, si tratta di una scarpa fatta interamente a mano e sul corridore. E prevede anche i difetti del piede. Il processo produttivo è piuttosto lungo. Si parte dal calco del piede da cui nasce un prototipo in fibra di vetro. Ed è questo primo modello che il corridore prova per la prima volta. Lo testa 3-4 volte, ma chiaramente ci fa pochi chilometri. Successivamente, in base alle indicazioni dell’atleta e alle eventuali modifiche, nasce un primo modello in carbonio che è quasi quello definitivo. Ancora test e si vanno a ritoccare i punti che segnala sempre il corridore. Punti di pressione, punti “più lenti”».

«A quel punto si passa al modello definitivo che solitamente va bene nell’80% dei casi. In alternativa è necessario produrre un quarto modello, con cui si accontenta il 100% dei casi. Pertanto tra la prima misurazione del piede al modello definitivo può passare anche un mese e mezzo. Ed è questo, il lavoro, non tanto il carbonio, che porta il prezzo di queste scarpe a 1.500 euro».

Tallone affusolato per scaricare al meglio l’aria
Tallone affusolato per scaricare al meglio l’aria

Aero e leggere

In una crono quel che conta di più in assoluto è l’aerodinamica e Nimbl non ha lasciato nulla al caso. Per tale motivo ha posto il rotore per la chiusura al di sotto della suola. Non andando così ad inficiare il deflusso dell’aria sulla scarpa.

Non solo aerodinamica però. Peculiarità di Nimbl è il peso. E non lo è solo per questo modello. Ma vale tanto di più oggi che da scalare c’è la salita delle Torricelle.

Le Nimbl full carbon fermano l’ago della bilancia ad appena 165 grammi.

Adesso c’è solo da vedere se Nibali le calzerà per questa tappa finale del Giro. In teoria le condizioni ci sono tutte. La durata della crono non dovrebbe superare di molto i 20′ e la temperatura è alquanto fresca.

Va da sé infatti che una scarpa del genere, che punta alla massima prestazione, in termini di peso, rigidità e aerodinamica, non è fatta per essere areata. Pertanto in Nimbl stessa dicono che si può utilizzare per sforzi fino ad un’ora.

Nimbl

Nalini e Limar (complice ACSI): che sinergia alla Squali!

26.05.2022
4 min
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In occasione della recente, settima edizione della Gran Fondo Squali Trek, andata in scena domenica 15 maggio lungo le strade attorno a Cattolica e a Gabicce Mare, il brand italiano produttore di caschi per il ciclismo Limar ha presentato ben quattro linee specifiche di caschi. Tutte abbinate ad un rispettivo abbigliamento tecnico, ispirate ai colori e ai gusti degli anni ’60,’70,’80 e ’90. I capi di abbigliamento delle quattro collezioni “limited edition” sono stati firmati da Nalini, e lo stesso evento Gran Fondo ha rappresentato il palcoscenico ideale per annunciare – sotto l’attenta regia di ACSI Ciclismo – la bella partnership fra questi due marchi, entrambi poi presenti al villaggio expo denominato “Shark Arena”.

La regola? Fare squadra…

«Il ciclismo – ha dichiarato Paola Forzina, la responsabile commerciale Italia per Nalini – è uno sport sì individuale, ma credo che le emozioni più belle sia in grado di regalarle quando si fa squadra. E proprio come nello sport, e nel ciclismo in modo particolare, anche nel lavoro occorre fare squadra e creare sinergie… E proprio con questo spirito è nata la bella collaborazione tra noi, ACSI Ciclismo e Limar. Una partnership per condividere non solo comuni obiettivi professionali, ma anche la passione per il proprio lavoro, per questo straordinario sport e per vedere che i risultati che possiamo ottenere facendo squadra sono più appaganti e più incisivi… proprio come avviene sulle due ruote».

Vincenzo Nibali, insieme al team Astana, indossa caschi Limar
Vincenzo Nibali, insieme al team Astana, indossa caschi Limar

«Siamo molto contenti di essere, per il biennio 2022/2023, sponsor tecnico di ACSI Ciclismo e di entrare a far parte di questa fantastica comunità di appassionati – ha commentato Tiziana Santoni, Product and Marketing Manager di Limar – e a tal proposito desidero ringraziare sia la stessa ACSI Ciclismo di Emiliano Borgna quanto la Nalini, che ci hanno accolto come ospiti a questa Gran Fondo offrendoci la possibilità di presentare la nostra nuova collezione Break-ing the Usual. Approfittando di una lunga storia di amicizia, conoscendo la qualità dei loro prodotti ed essendo entrambi sponsor tecnici ACSI Ciclismo, abbiamo chiesto a Nalini di supportarci per la realizzazione delle maglie coordinate ai caschi della nuova collezione: ed il risultato ottenuto è stato davvero speciale».

La regia è di ACSI Ciclismo

Emiliano Borgna, vicepresidente ACSI nazionale e coordinatore di ACSI Ciclismo, è stato personalmente l’artefice di questo fruttuoso incontro tra le due eccellenze produttive italiane Limar e Nalini, entrambe storiche partner di team WorldTour.

«Siamo molto soddisfatti – ha dichiarato Borgna – del risultato ottenuto da questa iniziativa. Mettere insieme e far collaborare due realtà così importanti come Limar e Nalini, in un contesto come quello di Cattolica e Gabicce Mare alla Gran Fondo Squali Trek, è motivo di grande soddisfazione ed orgoglio. Certamente un’operazione da ripetere».

Giovanni Caporali con in mano il casco Limar dedicato agli anni ’90
Giovanni Caporali con in mano il casco Limar dedicato agli anni ’90

La nuova collezione “Break-ing the Usual” di Limar ha poi contato sulla partecipazione diretta di alcuni degli “ambassador” del brand che si sono prestati al via, la domenica in griglia, indossando i nuovi caschi in abbinamento alle maglie fornite da Nalini… così come fatto da Vincenzo Nibali al Giro d’Italia, considerando che il team Astana è proprio fornito dalla stessa azienda lombarda.

Limar

Nalini

ACSI

Dolomiti bellunesi: emozioni da vivere tra leggenda e territorio

24.05.2022
4 min
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Le Dolomiti Bellunesi racchiudono un territorio di una bellezza che lascia senza parole. All’interno di questo territorio si susseguono vette imponenti, come le Tre Cime di Lavaredo, la Marmolada, ma anche laghi e parchi naturali. Il Giro d’Italia ha, da sempre, legato la sua grande tradizione a queste montagne, teatro di grandi battaglie. Gli appassionati avranno ancora negli occhi la vittoria di Vincenzo Nibali alle Tre Cime di Lavaredo nel 2013, incorniciata da una nevicata che rese ancor più grande l’impresa del messinese. 

Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro nel 2013
Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro nel 2013

Le montagne di Venezia

“Dolomiti Bellunesi – the mountain of Venice” (DMO) è il marchio nato da poco più di un anno, che racchiude l’intento di collegare sotto un unico progetto un territorio tutto da vivere. Ancora una volta il Giro si collega a questo territorio: in occasione della 19ª tappa la carovana partirà proprio da Belluno e sarà cullata da questi paesaggi che doneranno un tocco scenico speciale alla lotta per la maglia rosa. 

L’intento di Michele Basso, direttore di DMO, è quello di collegare, grazie alla bici, questi due territori così vicini ma così diversi: Venezia e le Dolomiti Bellunesi. Il simbolo di unione più grande è proprio una ciclabile, che da Venezia porta a Monaco di Baviera. Un viaggio di 560 chilometri nella storia in sella alla propria bici, i servizi non mancano, sia di trasporto (con bus e navette) sia tecnici (con numerosi punti di assistenza lungo il percorso).

Uno dei fiori all’occhiello delle Dolomiti Bellunesi è il lago di Misurina con sullo sfondo le Tre Cime di Lavaredo
Uno dei fiori all’occhiello delle Dolomiti Bellunesi è il lago di Misurina con sullo sfondo le Tre Cime di Lavaredo

Uno sguardo al futuro

La ciclabile Venezia-Monaco di Baviera condurrà i cicloturisti attraverso paesaggi e borghi magnifici. Uno di questi è Cortina d’Ampezzo, che insieme a Milano, nel 2026 sarà luogo ospitante delle Olimpiadi invernali. Un paese che ha unito la sua fama di meta turistica a quella dell’evento sportivo invernale più importante al mondo; Cortina, infatti, ha già ospitato le Olimpiadi invernali nel lontano 1956.

Le salite delle Dolomiti sono uno spettacolo da godersi in sella
Le salite delle Dolomiti sono uno spettacolo da godersi in sella

Un salto nella leggenda

E’ proprio la maglia rosa, simbolo del primato al Giro, che su queste salite ha acquisito ancor più posto nella leggenda sportiva. In particolare, sulle due salite che i corridori affronteranno proprio nel corso della tappa numero 19: Passo Pordoi e Passo Fedaia. La prima fu teatro di battaglie antiche tra due corridori che grazie alla loro gesta diedero vita ad una rivalità sportiva destinata a durare per sempre: Coppi e Bartali. Sulle pendenze del Pordoi i due si scontrarono due volte, nel 1940 e nel 1947. 

Il Passo Fedaia, teatro di arrivo della tappa di sabato, nel 1998 vide issare sulla sua cima una bandiera con il teschio, simbolo del pirata Marco Pantani. Sulle micidiali pendenze che portano in cima al Fedaia il Pirata timbrò il biglietto che lo portò alla conquista della maglia rosa a Selva di Valgardena. E pochi mesi dopo, anche a quella del Tour de France, firmando una indimenticabile doppietta a tinte tricolori. 

DMO presente con un’auto brandizzata con il nuovo logo che viaggerà con la corsa rosa dal 16 al 28 maggio
DMO presente con un’auto brandizzata con il nuovo logo che viaggerà con la corsa rosa dal 16 al 28 maggio

Assaporare il territorio

Tra un viaggio e l’altro, in sella alla propria bici, ci sarà anche la possibilità di fermarsi e assaggiare tutte le prelibatezze che questi territori hanno da offrire. Sono numerose, infatti, le possibilità di assaggiare la cucina tipica: malghe, ristoranti, caseifici ed i suggestivi mercatini a cielo aperto. Le particolarità culinarie sono per tutti i gusti, dai più decisi ai più delicati, la varietà è infinita.

Per chi non vuol farsi cogliere impreparato, la Provincia di Belluno ha incaricato recentemente il Touring Club e Slowfood che hanno pubblicato un’intera guida dal titolo: “Belluno, Feltre, Cortina d’Ampezzo e le Dolomiti Venete. In montagna, tra città d’arte e celebri vette, valli e sapori d’alta quota”, ricca di itinerari golosi e curiosità sui prodotti tipici.

Un giorno da Nibali. E forse adesso qualcuno ha paura

21.05.2022
5 min
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«Sono distrutto», dice Lopez con la maglia rosa fradicia di sudore. Lo spagnolo si è fermato accanto al siciliano dell’Astana. Hanno corso insieme lo scorso anno. Nibali lo guarda dall’alto dei rulli. Poi sorride e gli dice: «Abituati, al Giro è così!».

L’arrivo sconsolato di Lopez e l’incoraggiamento di Nibali: «Abituati, funziona così»
L’arrivo sconsolato di Lopez e l’incoraggiamento di Nibali: «Abituati, funziona così»

Lo Squalo cresce

La tappa di Torino è finita da una ventina di minuti. Fa un caldo torrido e ci sono parecchi corridori ancora sul percorso. Si sono ritirati Dumoulin e Nizzolo e se la fatica di oggi resterà nelle gambe, domani verso Cogne si vedranno le scimmie. Da quanto tempo non vedevamo un Nibali così bello? La gente lo ha capito e l’esplosione ogni volta che lo speaker faceva il suo nome faceva capire che il pubblico avesse già scelto il suo favorito. Questa è già da cerchiare come una delle tappe più belle del Giro.

«E’ stata una giornata molto dura – dice Nibali – perché il ritmo imposto dalla Bora è stato fortissimo. Era difficilissimo persino alimentarsi sul circuito, perché era molto nervoso e il ritmo era alto in salita e in discesa. Si è rivelata una tappa durissima. Io cercavo la vittoria di tappa, ma sapevo che era difficile. Ero controllato a vista, ho preso un po’ di minuti sull’Etna, ma sono sempre considerato pericoloso. Quindi mi guardano ed è difficile sganciarsi, è normale che sia così».

Lo Squalo ha attaccato prima per rientrare su Carapaz e poi ha provato a fare la differenza: la gamba c’è
Lo Squalo ha attaccato prima per rientrare su Carapaz e poi ha provato a fare la differenza: la gamba c’è

La testa giusta

Sembra di cogliere una punta di orgoglio nelle ultime parole. E sembra anche che aver annunciato il ritiro sia un macigno che si è tolto dalle spalle.

«Non è quello – dice – avevo già deciso, ce l’avevo nella testa. Avevo pensato già da qualche mese di chiudere così alla soglia dei 38 ed era un po’ anche quello che volevo, non ha senso andare oltre. Sono tranquillo. Se va bene, sono contento. Se dovessi saltare, pazienza. Non me ne faccio un grande problema. L’idea di voler andare avanti c’è. Mi manca un po’ di esplosività, però penso che sia anche normale. Non è mai facile essere competitivo così, perché richiede un sacco di lavoro. Lo dice anche Pozzovivo, che è sempre stato un rivale ma anche un amico. Lo sa benissimo che quando gli anni vanno avanti, i sacrifici da fare sono maggiori».

Dopo l’arrivo, con 30 gradi, due bottiglie d’acqua sulla testa prima di iniziare a parlare
Dopo l’arrivo, con 30 gradi, due bottiglie d’acuq sulla testa prima di iniziare a parlare

L’abbraccio del pubblico

Cosa sarà da qui in avanti è difficile da dire. Quanto peserà questa tappa nelle gambe se domani sarà così caldo? Carpaz pagherà quell’attacco da lontano, poi risultato inutile? E questo Nibali può avere mire di classifica? Vincenzo ha morale, basta guardare il gusto con cui sorride e dà di gomito. Il Blockhaus ha riportato l’allegria e forse per questo in finale nessuno se l’è sentita di lasciarlo andare. Dalla transenna lo acclamano. Gli chiedono di voltarsi per fare una foto e lui si volta.

«Ho visto che due volte prima di salire sul Superga – dice – si è rotto il gruppo e tanti sono rimasti indietro. Ora è il momento di recuperare. Sono veramente molto felice. Dall’inizio di questo Giro e fino ad oggi, il pubblico è stato davvero eccezionale. Vorrei regalare un successo anche a tutti loro che mi sono stati molto vicini con grandi pensieri, striscioni, cartelloni. Ci vorrebbe un mese da dedicare soltanto a loro per dirgli grazie, però purtroppo durante il Giro siamo sempre sotto stress e non è facile essere disponibili. Ci sarà un po’ di tempo anche dopo…».

Martinelli voleva vincere, lo ha detto chiaramente: ci riproveranno
Martinelli voleva vincere, lo ha detto chiaramente: ci riproveranno

Rammarico Martinelli

Lo lasciamo al suo girare le gambe per riprendere il battito giusto e ci accorgiamo che dal bus è appena sceso Martinelli. Quando vi è salito, aveva un mezzo groppo in gola.

«Io oggi volevo vincere – dice il bresciano – e mi dispiace non esserci riuscito. Per lui, non per me, perché per me non cambia niente. Sono contento di cosa ha fatto. Sicuramente quando ti fai il gusto e vedi che davanti sono rimasti tutti i buoni per la classifica e tu sei un pochino fuori… Invece abbiamo scoperto che c’era uno ancora più fuori ed è quello che ha vinto. Yates è stato il più furbo di tutti, non c’è niente da fare».

Da quanto tempo non si vedeva un Nibali così di buon umore? Il Blockhaus ha portato morale
Da quanto tempo non si vedeva un Nibali così di buon umore? Il Blockhaus ha portato morale

Un giorno per volta

Ma l’appetito vien mangiando. Solo che Martino non abbocca: ne ha viste troppe per lasciarsi andare, anche se magari la testa dipinge altri scenari.

«Pensiamo alla prossima – dice – dopo la giornata di oggi non voglio pensare al mal di gambe che ci sarà domani. Io voglio vedere questo Vincenzo. Quello che dopo la corsa non è arrabbiato, che non ce l’ha con nessuno. Quello gli va bene, non dico tutto ma quasi, perché oggi s’è fatto anche lui il gusto di vincere una tappa al Giro dopo un bel po’ che non ci riusciva.

«Oggi è stato uno di quelli che ha movimentato la corsa e quando gli abbiamo detto di fare quello che era nei nostri giochi lo ha fatto. Quando è partito sulla salita dura, gli abbiamo detto noi che era l’unico momento per andare su Carapaz. Non aveva niente da perdere, è fuori classifica, ma non lo lasciano andare. E’ normale? Pensavo che oggi si poteva lasciargli spazio, ma evidentemente qualcuno pensa che possa arrivare più avanti. Nei mesi scorsi dopo il Covid l’ho visto un po’… smarronato. Però secondo me un bel boccone che aveva lì è stato Messina. Io da Messina in poi ho visto un altro Vincenzo».

Un filo rosso che unisce Cataldo, Ciccone, Nibali e Scarponi

18.05.2022
7 min
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Per il 13° Giro d’Italia della carriera (ha corso anche 2 Tour e 9 Vuelta), Dario Cataldo si è ritrovato in camera con Ciccone, il ragazzino che in un modo o nell’altro ha sempre frequentato la sua casa, di cui proprio a partire dal 2022 è diventato gregario. Inutile dire che sognassero tutti un altro Giro e che il passaggio a vuoto di Giulio sul Blockhaus non fosse stato inserito in alcuna previsione possibile, se non nel cassetto degli incubi, che per scaramanzia ed esigenze di spazio, si tiene sempre ben nascosto.

Dopo il giorno di riposo di Pescara e la… tappaccia di ieri verso Jesi vinta da Girmay, la Trek-Segafredo ha iniziato a riorganizzarsi, spostando le attenzioni verso obiettivi meno alti della classifica generale, ma non per questo meno impegnativi. E Cataldo, che in vita sua le ha viste ormai tutte, è pronto per fare la sua parte. Anche perché la maglia rosa di Lopez è ancora il tesoro di famiglia e difenderla dà un senso diverso alle giornate.

Dopo la crisi del Blockhaus, per Ciccone visita parenti e un bel reset: si va per le tappe
Dopo la crisi del Blockhaus, per Ciccone visita parenti e un bel reset: si va per le tappe
Come ti trovi?

E’ un bell’ambiente. Si riesce a lavorare molto bene, i ragazzi sono tutti affiatati, non si può chiedere di meglio. La maglia rosa l’ho sempre inseguita, sognata per una vita. E adesso la vedo lì che mi passa sempre davanti o ce l’ho accanto. Oppure la vedo poggiata su una sedia. E’ una bella sensazione… 

Intanto però gli obiettivi sono cambiati, andrà in fuga anche Cataldo?

Non ci sto pensando. Sto pensando a fare bene per la squadra, poi se capita, si farà… Comunque se c’è una fuga e visto che abbiamo uomini che devono andarci, se ci sono io, come minimo ci saranno anche loro. Per cui, se non aiuto dietro, aiuterò davanti (ride, ndr).

Fra gli uomini Trek-Segafredo preposti ad entrare in fuga c’è Mollema, che ha già provato verso Potenza
Fra gli uomini Trek-Segafredo preposti ad entrare in fuga c’è Mollema, che ha già provato verso Potenza
Di chi parli?

Mollema c’è già andato vicino. Skjelmose, che in teoria era partito per fare classifica. E’ molto giovane e alla prima esperienza nel Giro, quindi gli era stata data un po’ di libertà, anche se non è andata come si sperava. Comunque adesso è lì e sta dando anche lui una mano a Lopez, ma se troverà qualche occasione, potrà cercare una tappa. Insomma, serve anche gente che dia una mano, per cui non possiamo avere tutti la stessa libertà. Non è una cosa che mi pesa in modo particolare, perché alla fine ero partito per aiutare, quindi mi va bene.

Cosa dici di Lopez?

Era venuto per fare delle tappe, poi una volta presa la maglia ovviamente continua a tenere duro. Sapevamo che lui sarebbe andato forte in salita, su questo non avevamo dubbi (i due sono insieme anche nella foto di apertura durante il giorno di riposo, ndr)

Verso Scalea, Cataldo con Lopez, nel primo giorno in maglia rosa di “Juanpe”
Verso Scalea, Cataldo con Lopez, nel primo giorno in maglia rosa di “Juanpe”
Che cosa è successo a Ciccone l’altro giorno?

Ha avuto la giornata peggiore nella tappa peggiore. Gli fosse successo in una salita di 5 chilometri, magari si staccava da 30 corridori e perdeva un paio di minuti. Insomma, poteva raddrizzarla. Invece in una giornata come quella del Blockhaus purtroppo non ti salvi, perché comunque manca ancora tanto alla fine e se non riesci a difenderti, non riesci a farci nulla.

Ti sei spiegato il perché?

Ricordate il Tour 2015 di Nibali, l’anno dopo averlo vinto? Ebbe una giornata difficile, si staccò da 30 corridori, perse parecchio terreno e giù tutti a parlare della debacle del re del Tour (accadde nella tappa pirenaica di Cauterets, quando Vincenzo arrivò a 1’10” dal gruppo dei migliori, ndr).

Come Ciccone, anche Nibali ebbe una crisi di calore al Tour 2015, pagando a Cauterets. Poi vince a Le Toussuire
Come Ciccone, anche Nibali ebbe una crisi di calore al Tour 2015 a Cauterets
Invece?

Invece aveva avuto una giornata difficile, tanto che qualche giorno dopo vinse a La Toussuire. Di solito capita quando prendi la prima giornata di caldo vero. Il corpo fatica ad adattarsi, ma poi ritorni al tuo stato normale e secondo me per Giulio è stato così. Ha avuto una giornata difficile, ma la condizione c’era, tanto che martedì a Jesi era lì a battagliare. Non penso sia stato un problema psicologico, come si sente in certe analisi. Sinceramente io capisco la sensazione che ha avuto.

Ce la descrivi?

Senti che stai bene, finché inizi a prendere caldo e a sentire che il corpo un po’ soffre. Poi comincia la salita e magari hai il vento da dietro, che quindi ti fa percepire il caldo ancora di più. E’ un po’ come se stessi sui rulli. E’ uno dei primi caldi cattivi dell’anno, non tira un filo d’aria perché quella poca velocità dell’aria è la stessa che stai facendo tu. Insomma, prendi una botta di caldo esagerata. Se in quel momento accelerano, tu esplodi. Non riesci ad andare avanti e non puoi nemmeno gestirla. E’ successo anche a me, è la tipica sensazione di quelle giornate lì. In tanti anni di corse qualche volta l’ho vista. Tanti stanno lì analizzare mille cose, io ce l’ho abbastanza chiara.

Ne avete parlato subito?

La sera in camera. Gli ho detto: «Vedrai che domani stai meglio. Recuperi e martedì sei davanti». Come poi è successo a Jesi e come accadde anche a Vincenzo, che in quel Tour fece quarto, mica decimo. Quindi significa che la condizione ce l’aveva, solo ha avuto una giornata difficile. La fregatura è che in un grande Giro non ti puoi permettere di avere una giornata storta. Almeno non tutti i giorni.

Ha scelto quello giusto…

Se ti capita una giornata come Potenza, che pure era dura, magari ti stacchi negli ultimi chilometri. Gli ho detto che se dopo Passo Lanciano avessimo fatto la Colonnetta di Chieti, che sono 5 chilometri, la prendeva ugualmente sui denti, però la gara finiva prima e perdeva meno tempo. Ma quando hai da fare ancora Roccamorice, ciao!

Hai parlato di Nibali, come lo vedi?

E’ uno che va in crescendo. Non ti fa vedere i fuochi d’artificio da subito, all’inizio sembra sempre che si difenda, poi quando arriva l’ultima settimana tira fuori qualche numero nel momento che meno te l’aspetti.

Pensavi che a Jesi sareste andati così forte?

Si sapeva, dovendo staccare i velocisti. L’hanno fatta subito dura da quando sono iniziati gli strappi e gli ultimi due li abbiamo tirati a manetta. Il penultimo in progressione, l’ultimo a fare lo sbrindellìo. E quindi hanno tenuto duro quelli di classifica, quelli da classiche e i pochi velocisti che hanno cercato di fare la volata.

Cosa hai pensato passando per Filottrano?

Ho visto le sue foto. Quando siamo passati sulla salita davanti al cartello dei – 45 all’arrivo, il gruppo andava bello spedito pensando alla corsa. Però chi c’era quel giorno sa che a sinistra c’è il cimitero. Quindi alla fine chi ha conosciuto Michele, una giornata come quella di Jesi l’ha vissuta in modo diverso