EDITORIALE / Il Processo alla Tappa e Cipollini a briglia sciolta

30.05.2022
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Mario Cipollini ha ancora un fisico invidiabile e una notevole capacità oratoria. Se ne sono accorti tutti da quando, oltre ai soliti canali, Re Leone si è messo a utilizzare i social per offrire al mondo opinioni su vari temi, dalle critiche feroci a Cassani fino agli appunti tattici alla Ineos nell’ultimo Tour.

Cipollini è un grandissimo appassionato di ciclismo e ne possiede una notevole cultura. E proprio alla luce di questo, ci si chiede come mai non occupi nello sport una posizione di rilievo.

Ospite al Processo

Invitato ieri al Processo alla Tappa di Alessandro Fabretti (in apertura, l’immagine pubblicata nel suo profilo Instagram), Mario ha snocciolato alcuni concetti del suo repertorio che forse, proprio per averli ascoltati più volte, hanno in certi momenti convinto e in altri disarmato.

Si parlava del Giro che si è risolto negli ultimi 3 chilometri del Fedaia. E che tutti, in alcuni momenti, abbiamo definito noioso. E il discorso è finito sulla scientificità di un certo modo di fare ciclismo.

Aperta parentesi. Non ci stancheremo mai di ripetere che per risparmiarci tante chiacchiere e tappe noiose, basterebbe togliere di mezzo i misuratori di potenza quando si corre. Chiusa parentesi.

«E’ arrivata la matematica nel ciclismo – ha detto Cipollini – ci sono degli addetti delle squadre che fanno uno screening totale delle potenzialità dei tuoi avversari, per cui cominci a lavorare su quello. Non c’è più l’istinto e neanche la collaborazione con il direttore sportivo. Una cosa che mi sembra di capire è che sono squadre molto importanti, ben organizzate, ma mancano uomini di esperienza. Io sono arrivato nel ciclismo e c’era Marino Amadori nella mia squadra e io ho imparato da lui. In realtà adesso è tutto basato su programmi e su mail».

Il Giro d’Italia si è risolto negli ultimi 3 chilometri del Fedaia, ma il lavoro ai fianchi della Bora è iniziato da Torino
Il Giro d’Italia si è risolto negli ultimi 3 chilometri del Fedaia, ma il lavoro ai fianchi della Bora è iniziato da Torino

Integratori o flebo?

Cosa gli vuoi dire? E’ verissimo. Ma togli la lettura della potenza e la possibilità che te la forniscano dalla macchina e sai cosa te ne fai di quei numeri? Sul fatto che manchino uomini di esperienza da cui imparare, in realtà ci sarebbe da distinguere. Basterebbe chiedere ai ragazzi che passano nelle squadre, ma si tratta di situazioni soggettive.

«La stessa alimentazione…», ha proseguito Cipollini. «Gli atleti ora si alimentano in modo che iniziano a recuperare grazie a dei ritrovati migliorativi che gli permettono di ricostruire immediatamente il glicogeno per essere di nuovo pronti il giorno dopo. Io non voglio dire che sia peggio o che sia meglio, è un ciclismo completamente differente».

Si chiama progresso, coinvolge tutto il gruppo e non solo i grandi capitani. Si cerca di investire su un modo lecito di recuperare, non potendo più ricorrere come un tempo alle flebo. Non è meglio adesso?

Il podio di Sobrero con il tricolore è stato lo spunto per le parole sulla necessità di un team italiano
Il podio di Sobrero con il tricolore è stato lo spunto per le parole sulla necessità di un team italiano

Ferrari, Conconi e il nuovo mondo

Poi però, davanti al podio tricolore di Sobrero con l’Inno di Mameli nell’Arena, il discorso è finito sulla necessità di avere un team italiano.

«Non parliamo di questa cosa – è partito Cipollini – perché io sono uno di quelli che lotta per dire che serve una squadra italiana. Dobbiamo per forza far sì che in Italia venga dalla politica sportiva. Deve essere creata una squadra italiana, di matrice italiana, con atleti italiani, con tecnici italiani. Perché noi abbiamo insegnato a tutti a fare il ciclismo. La matematica del ciclismo è nata grazie a due scienziati. Uno che si chiamava Conconi e l’altro Ferrari, che hanno aperto un mondo completamente nuovo. E noi ora siamo indietro a tutti».

Ovviamente non stava scherzando. Raccontano dalla Bardiani di avergli impedito di fare certi discorsi su Ferrari davanti a un giornalista, quando si è presentato in ritiro a Calpe.

Cipollini ha partecipato al ritro spagnolo della Bardiani. Qui con Fiorelli
Cipollini ha partecipato al ritro spagnolo della Bardiani. Qui con Fiorelli

Un periodo buio

E’ innegabile che quei due medici abbiamo riscritto la letteratura dell’allenamento. Hanno aperto un mondo completamente nuovo e i Palazzi del potere se ne sono serviti per vincere medaglie a ogni costo. Ma il mondo completamente nuovo aperto da quei due signori (per il quale uno è stato radiato e l’altro salvato dalla prescrizione) è il motivo per cui il ciclismo italiano è sprofondato nello scandalo e nella vergogna. Il motivo per cui ancora oggi ci sono sponsor che hanno paura di avvicinarsi. Il motivo per cui in Italia è vietata la tenda ipobarica. E se noi ora siamo indietro a tutti e non abbiamo una squadra, è perché pochi sono disposti a credere nel ciclismo. Posizione strumentale? Può darsi, provi semmai Mario a fargli cambiare idea.

Nei giorni scorsi Hindley ha raccontato che a causa delle chiusure Covid non può tornare a casa da due anni
Nei giorni scorsi Hindley ha raccontato che a causa delle chiusure Covid non può tornare a casa da due anni

La passione del ciclista

Ma visto che nessuno in studio si è sentito di muovere appunti, la trasmissione è andata avanti, fra le parole emozionate di Hindley e nuovi concetti da parte di Cipollini.

«Si percepisce che c’è un cambiamento anche psicologico», ha detto. «Questi atleti parlano di sacrifici, della difficoltà di stare lontano dalle famiglie, ma questo è normale per chi fa il ciclismo. Fare ciclismo è il momento più bello della vita, se ne accorgeranno nel momento in cui smettono. Allora mi piacerebbe che ci fosse un uomo come Alfredo Martini che potesse raccontare loro cos’era il ciclismo, quando dovevano partire 9-10 giorni prima per raggiungere il Tour de France perché c’erano le linee del treno interrotte dai bombardamenti.

«Subiscono questo senso di difficoltà nel fare una cosa che in realtà è figlia soltanto della passione. Guadagnano un sacco di soldi, come è giusto che sia. Sono all’interno di un sistema in cui hanno 40 persone che lavorano per loro dalla mattina alla sera. E si lamentano perché fanno dei sacrifici. I sacrifici verranno ripagati da qualcosa, ma è la tua passione che ti ha portato a questo. Per cui servirebbe qualcuno più vecchio e un po’ più esperto a raccontargli secondo me com’è veramente la vita».

La lezione di Martini ha formato generazioni di atleti e uomini: l’onestà prima di tutto
Alfredo Martini ha sempre affrontato il presente senza imporre il passato

Servirebbe Martini

Potrebbe essere lui? Si è mai candidato? Le sue parole, in parte condivisibili, sono sembrate persino piene di nostalgia. Difficilmente i corridori si lamentano dello stare lontani da casa e certamente sostengono una mole di ritiri molto superiore a quella dei tempi di Mario. Hindley ha semplicemente raccontato che a causa del Covid non torna in famiglia da due anni. Mentre Alfredo Martini, tirato in ballo da Cipollini, una volta disse una frase, segno della sua grande modernità.

«Quando sono davanti a dei corridori giovani – disse – non racconto com’era ai miei tempi. Se lo facessi perderei la loro attenzione. I giovani vogliono sapere cosa succederà, non cosa è già successo».

Servirebbe davvero Martini per spiegare che correre con coraggio è sicuramente più apprezzabile del correre col bilancino. Oppure forse Alfredo sarebbe in grado di indicare la via di mezzo fra un ciclismo cauto e uno troppo… spregiudicato. Siamo anche certi che per farlo troverebbe argomenti moderni e non condizionati da memorie che il tempo ha già masticato e messo via.

Cipollini ha aperto uno spiraglio di verità sul passato, omettendo di raccontarlo tutto. E’ stato come quando capiti in certi bar pieni di signori nostalgici. Che rimpiangono gli anni del fascismo e citano lo splendere delle mostrine, delle bonifiche e delle conquiste. Dimenticando o fingendo di non aver visto il dolore e le vittime.