Bertizzolo: al UAE Team Adq il ciclismo finalmente è donna

09.03.2022
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Sofia Bertizzolo è tornata alla vittoria. Lo ha fatto a Montignoso, ma il traguardo non conta. Ciò che fa la differenza è la sensazione di aver vinto, che cambia la fiducia e la percezione. Da quest’anno la vicentina indossa la maglia del UAE Team Adq e la cosa le va particolarmente a genio.

«Questa nuova prospettiva – spiega – mi esalta. E’ bello che la squadra sia passata dalle mani di una donna, Alessia Piccolo, a un’altra donna, Melissa Moncada. Non so quanto tutto questo sia dipeso da Pogacar, che però in tempi non sospetti disse che gli sarebbe piaciuto ci fosse anche un team femminile. In ogni caso è bello che Colnago sia stato acquisito da una società che ha la stessa Melissa al comando. La punta della piramide al femminile. Sotto ci siamo noi atlete. E in mezzo uno staff di uomini. Una bella collaborazione, una bella commistione».

A Montignoso, all’indomani della Strade Bianche, la prima vittoria di stagione (foto Bastengason)
A Montignoso, all’indomani della Strade Bianche, la prima vittoria di stagione (foto Bastengason)

Pochi fronzoli

Sofia Bertizzolo sta sempre sul concreto. E quando le chiedi di commentare l’inizio di stagione, la sua sintesi è chiarissima.

«La squadra ha iniziato sulla retta via – dice – con le tre vittorie di Marta Bastianelli. Purtroppo siamo state un po’ sotto tono alla Strade Bianche, la prima corsa WorldTour, e non so se le aspettative fossero alte nella squadra o in noi atlete. Il fatto di aver vinto il giorno dopo è stato importante. Il feeling della vittoria aiuta a vincere. E comunque siamo ancora a marzo e ho già fatto 11 corse. Tante altre ne verranno. Domani vado in Olanda per correre sabato, ma devo dire che è… nocivo stare a casa fra una corsa e l’altra. Cerchi di fare tutto e sei sempre di corsa».

Si capisce che dietro c’è la UAE Emirates degli uomini?

Diciamo che siamo ancora la Alé che insegue la UAE. Il cambio c’è stato tardi, quindi dobbiamo ancora metterci a posto per gestione e materiali. Però stanno facendo bene. C’è il nutrizionista e spero che arrivi il secondo direttore sportivo per le corse del Nord, con l’ammiraglia davanti e VeloViewer, perché fa davvero la differenza. Però sono contenta che si siano buttati. E dato che dall’anno prossimo stare o non stare nel WorldTour dipenderà dal ranking, è bene rodarsi subito e prendere le misure.

Al via della Strade Bianche, dove il risultato è stato inferiore alle attese
Al via della Strade Bianche, dove il risultato è stato inferiore alle attese
E’ bello farne parte?

E’ molto bello. Si capisce che dietro c’è qualcosa di grande che ci offre un ottimo appoggio.

Cosa prevede il tuo programma?

Le classiche tranne la Roubaix e il Giro del Lussemburgo a chiusura della primavera. A maggio si recupera, poi l’estate andrà maneggiata con attenzione. Ci sono tante corse a tappe e va visto come gestirle, visto che il tempo fra una e l’altra è spesso poco.

Elisa Balsamo ha lasciato la Polizia, puntando sul professionismo. Tu ci hai mai pensato?

Non ho parlato con Elisa, non conosco il perché della sua scelta. Quello che posso dire è che il ciclismo femminile si sta sviluppando tantissimo. Sono qui dal 2016 e ricordo che i primi tempi ci cambiavamo in mezzo alla strada senza avere neppure un camper. Però non siamo ancora arrivate alla certezza nel futuro. Il discorso non è quanto guadagno finché corro, ma il dopo.

Essere nelle Fiamme Oro è una tranquillità…

Io non ho una laurea, il futuro è incerto. E’ stato fondamentale essere in Polizia per non dover andare a lavorare la sera al bar per avere i soldi per comprare le proteine. Andiamo avanti con contratti di uno-due anni. E poi c’è il discorso della maternità…

Primo assaggio di Nord a Le Samyn, corsa conclusa in 87ª posizione
Primo assaggio di Nord a Le Samyn, corsa conclusa in 87ª posizione
Che non è prevista?

Sono contenta che Lizzie Deignan abbia condiviso il fatto di essere in attesa di un altro figlio e la volontà di tornare dopo, ma non tutte possono permettersi di farlo. Non so quante squadre ti riprenderebbero dopo. Per questo dico che oggi la Polizia è fondamentale.

Giro o Tour?

Giro e Tour, entrambi. Poi vedremo con quali obiettivi. A norma il mio programma li prevede entrambi.

Bastianelli Omloop 2022

Bastianelli: il Belgio e la voglia di correre “in casa”…

01.03.2022
5 min
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L’inizio di stagione nel ciclismo femminile ha detto a chiare lettere che l’esperienza continua ad avere un peso preponderante. Le ultratrentenni sono al potere, non solo la numero 1 Van Vleuten e alle porte della stagione delle grandi classiche, Marta Bastianelli reclama un posto al ristretto tavolo delle big, quel posto che ha saputo conquistarsi a suon di vittorie negli ultimi anni. Pur all’alba dei suoi 35 anni e di quella che “dovrebbe” essere la sua ultima stagione, mai la laziale aveva iniziato tanto forte, portando a casa 3 vittorie, due in Spagna (Vuelta CV Feminas e una tappa alla Setmana Valenciana) e l’imperiosa volata della Omloop van het Hageland.

Il tris è servito

Quest’ultima vittoria ha un sapore particolare perché era nel primo weekend di gare nel “suo” Belgio, dove punta a un bottino importante e nel suo racconto della gara c’è tutto il pathos vissuto per un’intera giornata.

«Ho avuto grandi compagne di squadra – ha detto – che hanno impedito lo sviluppo di azioni di contropiede e con Sofia Bertizzolo abbiamo fatto attenzione ai colpi decisivi. Quando nell’ultimo passaggio sul pavé la corsa è esplosa, io c’ero.

«Il finale è stato micidiale perché negli ultimi 5-6 chilometri ci sono stati attacchi incessanti, ho dovuto rispondere più volte agli scatti e c’era anche molto vento. Sono riuscita a prendere la ruota della Norsgaard (che per la cronaca si è oggi rifatta vincendo Le Samyn davanti a Consonni e Guazzini, ndr), ma lei era un po’ bloccata contro le barriere e sono riuscita a passare a sinistra per vincere».

Bastianelli Uae 2022
Il team vincente di domenica, da sinistra Bertizzolo, Bastianelli, Tomasi e davanti la Trevisi
Bastianelli Uae 2022
Il team vincente di domenica, da sinistra Bertizzolo, Bastianelli, Tomasi e davanti la Trevisi

Vietata ogni distrazione

Il Belgio per Marta Bastianelli non ha segreti: lo dice il suo palmares e lei per prima non ha mancato di sottolinearlo anche dopo la sua ennesima vittoria.

«Su queste strade serve sempre tanta attenzione – ha detto – non puoi distrarti mai, devi saper correre rimanendo sempre nelle prime posizioni del gruppo e con una squadra che sappia rispondere agli attacchi continui. Non nego che ci siano stati momenti difficili, abbiamo rischiato di veder vanificato tutto il lavoro, per questo le compagne sono state bravissime a dare grandi strattonate per annullare ogni azione».

La sua stagione avrà ora il suo epicentro al Nord: Gand-Wevelgem e Giro delle Fiandre sono nelle sue corde, in fin dei conti il suo nome nell’albo d’oro c’è già, poi il 16 aprile c’è l’appuntamento con la Parigi-Roubaix, un evento tutto da scoprire sia come caratteristiche che come sua adattabilità, anche se il pavé non le è mai dispiaciuto. Poi la campagna del Nord passa alle gare valloni che tecnicamente non sono per lei ideali e allora perché non pensare a un anticipato ritorno a casa?

Bastianelli 2016
La vittoria del 2016 al Liberazione, davanti all’australiana Wells e ad Arianna Fidanza
Bastianelli 2016
La vittoria del 2016 al Liberazione, davanti all’australiana Wells e ad Arianna Fidanza

Suggestione romana

Il 25 aprile Roma tornerà ad accogliere il Gran Premio Liberazione femminile: finora ne sono state disputate solo 3 edizioni, dal 2016 al 2018 e le prime due sono state appannaggio proprio della campionessa di Lariano, che a quella gara non può non essere legata in maniera speciale.

«A guardarla in modo superficiale – dice – si potrebbe dire che quella romana sia una corsa facile. Poi quando ci sei dentro ti rendi conto che è nervosa, una vera classica in cui devi fare corsa di testa e con la testa, nel senso che se molli la concentrazione, ti va via la fuga, il gruppo si allunga e sei fuori dai giochi».

Quando si è cominciato a parlare del ritorno della gara femminile a Roma, la portacolori dell’Uae Adq Team è stata tra le più felici e non solo perché significava tornare a gareggiare davanti al suo pubblico.

«E’ bellissimo – dice – che siano riusciti a riprendere il Liberazione. Una gara iconica per il nostro Paese e una bellissima vetrina anche per la nostra regione. Una gara importante, poco da dire».

E’ facile sparire

Marta conosce a memoria quel circuito, anche se è passato qualche anno dalla sua ultima vittoria e sa che le insidie sono molte, anche se altimetricamente può sembrare una gara molto semplice.

«Forse la caratteristica principale – riflette – è proprio che se parte la fuga, smetti subito di vederla. Il rettilineo più lungo è quello dell’arrivo, dopodiché è molto facile sparire dalla vista del gruppo, anche se il vantaggio è di appena 20 secondi. E correre così, senza punti di riferimento, diventa snervante».

Bastianelli 2017
Nel 2017 batte nello sprint a due la lituana Leleivyte e dedica il successo al compianto Scarponi
Bastianelli 2017
Nel 2017 batte nello sprint a due la lituana Leleivyte e dedica il successo al compianto Scarponi

Due vittorie. E la terza?

Tornando indietro con la memoria, che cosa le è rimasto dentro della sua prima vittoria a Roma?

«Un turbine di emozioni – dice – ero nella mia città, lungo la strada c’erano gli amici e la famiglia. Era anche la prima edizione, per l’occasione venne giù anche Alessia Piccolo e rimase incantata. Poi l’ho rivinta anche l’anno dopo e fu lo stesso bellissimo. E se posso dirlo, mi dispiacerebbe non esserci quest’anno. Con questa cosa che alla fine del 2022 smetterò di correre devo farci pace. Se decidessi di continuare, mio marito la prenderebbe male. Ma certi giorni la voglia di non mollare è forte. Magari correre un altro Liberazione potrebbe incidere, chi può dirlo? Ne parleremo più avanti…».

L’appuntamento è ancora lontano, una decisione verrà presa più avanti, intanto ci sono altre prove da affrontare a cominciare da sabato, dalla Strade Bianche dove in fin dei conti non se la cava così male, se nel 2019 è stata quarta. Quella è una gara che si combatte corpo a corpo e questa formula a lei non è mai dispiaciuta…

Marta ed Elisa, storie diverse e l’iride a vent’anni

23.02.2022
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E’ difficile dire se la notizia di domenica scorsa sia stata la seconda vittoria di Marta Bastianelli in pochi giorni o il fatto che per ottenerla si sia dovuta lasciare indietro Elisa Balsamo. Sta di fatto che quando la romana ha capito di doversela giocare contro la campionessa del mondo, ha chiesto a Sofia Bertizzolo di portarla alla sua ruota. E a quel punto ha atteso i 200 metri lanciando il testa a testa che l’ha vista imporsi sul traguardo di Valencia.

«Ho cominciato bene – dice con un sorriso così, subito prima di andare a riprendere Clarissa al pulmino della scuola – anche se non ho cambiato nulla rispetto al passato. Forse ha inciso la serenità di pensare che sarà l’ultimo anno e il fatto di vivere una situazione senza particolari ansie. Forse ho ripreso a stare bene fisicamente dopo gli acciacchi dell’anno scorso…».

Soddisfazione doppia per Marta a Valencia dopo la vittoria su Elisa Balsamo
Soddisfazione doppia per Marta a Valencia dopo la vittoria su Elisa Balsamo

La più forte del mondo

Sarà davvero l’ultimo anno? Se pensarlo alleggerisce la tensione, le buone sensazioni in bici riaprono la porta su una scelta che dovrebbe essere definitiva. E siccome questo sì potrebbe essere un pensiero destabilizzante, Marta ha deciso di riporlo nel fondo di un cassetto, riservandosi di riprenderlo quando la stagione avrà emesso i suoi verdetti.

«Nel finale di tappa – dice – ero concentrata sulla volata. Non erano rimaste tante velociste, giusto la Balsamo e io. La Wiebes si è fatta sotto alla fine, ma era sfinita e ha ceduto. Devo dire grazie a Sofia Bertizzolo che mi ha portato fino alle ruote giuste e quando ho capito che me la sarei giocata contro la più forte del mondo, ho cercato di fare al meglio il mio lavoro ed è andata bene».

Marta Bastianelli (qui con Bronzini) ha vinto il mondiale a 20 anni: 2 meno di Elisa Balsamo
Marta Bastianelli (qui con Bronzini) ha vinto il mondiale a 20 anni: 2 meno di Elisa Balsamo
Perché dici che è la più forte del mondo?

Perché è giovane e ha margini incredibili. Perché a 22 anni è già una delle più forti. Perché tiene su certe salite ed è velocissima. Perché ha una forza mentale notevole. Lo vedi se un’atleta è forte ed Elisa è incredibile. E poi mi piace tantissimo come persona.

Se lei è la più forte del mondo, tu che l’hai battuta cosa sei?

Anche io sono stata campionessa del mondo (scoppia a ridere, ndr) e sono stata battuta. Nessuna è imbattibile e lei ha dimostrato la sua superiorità nella prima tappa, che era dura. E’ rimasta davanti e ha vinto la volata.

Tu hai vinto il mondiale a 20 anni, due meno di Elisa. Che effetto fa a quell’età un peso del genere?

Me lo sono chiesta anche io. Ho pensato che a me la maglia pesò tantissimo, invece lei sembra super disinvolta. Dopo la prima tappa, siamo andate a farle i complimenti e le abbiamo detto proprio questo: «Ma a te questa maglia non fa proprio nessun effetto?». Elisa ha sorriso.

Bastianelli Balsamo Leuven 2021
Mondiali di Leuven, dopo l’arrivo l’abbraccio bellissimo fra Balsamo e Marta Bastianelli
Bastianelli Balsamo Leuven 2021
Mondiali di Leuven, dopo l’arrivo l’abbraccio fra Balsamo e Bastianelli
Elisa ha alle spalle uno squadrone, forse la Safi-Pasta Zara di allora non era così forte per te…

E’ quello che ha detto anche lei, guardando le ragazze della Trek-Segafredo. Ha indicato la Longo Borghini e Ellen Van Dijk e mi ha detto: «Se a tirarmi la volata c’è gente così, come faccio a sbagliarle?». Non ha tutti i torti…

Longo Borghini, Bastianelli, Balsamo: un pezzetto della nazionale di Leuven…

Quando vedo loro, mi sento a casa. Alla Longo piace mettersi a disposizione, ma io credo che possiamo ancora tutte fare delle belle cose nelle corse importanti.

Si può fare un bilancio di questi primi mesi con il UAE Adq Team?

Il pacchetto è lo stesso di prima, anche se in ritiro sono stati con noi il team manager Rubens Bertogliati, Melissa Moncada che è presidente del team e anche Mauro Gianetti. C’è un po’ di aria nuova e ci sono ragazze che sarebbero arrivate a prescindere dal cambio di sponsor. Io continuo a lavorare con Pino Toni, con la supervisione di Michele Devoti che sovraintende la preparazione di tutte e alcune ragazze le segue in prima persona (Mavi Garcia, ad esempio, ndr).

Si percepisce che alle spalle del team adesso c’è una realtà ben più grande rispetto a prima?

Con l’Alé sono stata bene per cinque anni, mi sono lasciata in buoni rapporti da persona matura, ma non vi nego che ci sono state alcune promesse non mantenute che mi hanno un po’ delusa! Adesso si sente chiaramente che dietro alla squadra c’è una struttura davvero grande, si parla di altre realtà ed è palpabile il fatto che ci avvicineremo sempre di più alla realtà del team maschile.

Dopo la vittoria, il UAE Adq Team ha fatto giustamente festa attorno a Marta
Dopo la vittoria, il UAE Adq Team ha fatto festa attorno a Marta
Che cosa ti è parso di Safia Al Sayegh, la campionessa degli Emirati?

E’ davvero una ragazza in gamba, che in ritiro si è trovata benissimo con noi. Si vede che con le strade di laggiù la sua preparazione era inferiore alla nostra, ma non si è mai tirata indietro. Le corse cui ha partecipato sono diverse dalle nostre e spero che ora trovi il modo di prepararsi al meglio. La particolarità rispetto alle nostre abitudini è che debba correre sempre con il velo. Ho idea che allenarsi nel deserto dovendosi coprire sia parecchio impegnativo.

E tu come stai?

Le gambe stanno bene, a prescindere che sia o meno l’ultimo anno. Voglio stare con i piedi per terra. Ogni anno si ricomincia, si tira una riga e si riparte. A Valencia mancava la SD Worx, mancavano alcune delle forti. Lo stesso sono pronta per la Omloop Het Nieuwsblad e le strade del mio Nord. So per certo che prenderò la mia dose di schiaffoni, ma di quelli non ho mai avuto paura.

Bertogliati, l’occhio di Gianetti nel UAE Team Adq

06.02.2022
5 min
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Al momento di rilevare la Ale-BTC-Ljubljana, Mauro Gianetti ha lasciato tutto com’era, ma nel ruolo di team manager, che fino a quel momento era stato di Alessia Piccolo, ha messo Rubens Bertogliati. Lo svizzero, che ha smesso di correre nel 2012, faceva già parte dello staff del UAE Team Emirates come allenatore. Eppure, quando gli è stato proposto il nuovo incarico, ha accettato di slancio con la curiosità che ha sempre accompagnato la sua carriera.

«L’ho saputo a fine settembre – dice – quando Mauro me lo ha chiesto. Avevo ancora da fare il Giro di Sicilia e intanto ci pensavo. Poi quando a fine ottobre c’è stato il meeting di squadra ad Abu Dhabi, abbiamo preso la decisione. Ho detto di sì, perché in ogni caso è un’esperienza in più. Posso portare nel ciclismo femminile il bagaglio dei pro’ e quella che ho maturato nell’ambiente giovanile della Federazione svizzera. E poi non è niente di nuovo. Quando si va fuori con la nazionale, ci sono gli uomini e ci sono anche le donne…».

Bertogliati era nello staff del team emiratino come allenatore (foto UAE Team Emirates)
Bertogliati era nello staff del team emiratino come allenatore (foto UAE Team Emirates)
E come va?

Devo dire tutto bene. Quando si forma una squadra, anche se parte da una base che già c’era, ci sono cose da fare. Le maglie che devono arrivare, le bici, i mezzi… Può cambiare la categoria, ma le cose da fare sono sempre le stesse. Da parte mia, devo abituarmi alla nuova realtà. Sono qui nel ritiro, in questi giorni le abbiamo seguite. E anche se il passo dei professionisti è un altro, a vederle in salita a me è parso che vadano forte.

Il tuo sarà anche un ruolo tecnico?

Non farò l’allenatore, se è questa la domanda, né il diesse. Invece con gli uomini continuerò a lavorare come allenatore, ma farò poche trasferte e solo se la squadra avrà bisogno di una mano.

Posa di gruppo sulla spiaggia di Altea per team (foto Heres-Adq)
Posa di gruppo sulla spiaggia di Altea per team (foto Heres-Adq)
Che cosa ha portato Bertogliati nel team?

Lo schema di lavoro del professionismo. La Alè-BTC-Ljubljana era basata su una casa madre che era anche sponsor, con la presidente che voleva la squadra. Alle spalle della nostra squadra invece c’è un Paese che ci ha dato delle linee guida importanti e degli sponsor molto grandi. Non abbiamo fatto altro che portare la nostra filosofia.

Questo è avvenuto prendendo per buono tutto quello che c’era oppure cambiando qualcosa?

C’è stata prima la fase dell’osservazione e ora quella dell’imposizione del metodo di lavoro, che però in parte già c’era. Il passo successivo è crescere. Se serve un coach per le ragazze, stanziamo il budget e lo prendiamo. E’ comunque un primo anno, anche se il gruppo è ben consolidato.

Marta Bastianelli sarà la leader per le corse veloci (foto Heres-Adq)
Marta Bastianelli sarà la leader per le corse veloci (foto Heres-Adq)
Quanto servirà per andare a regime?

Faremo il fine tuning, come si dice, durante l’anno e dai prossimi si comincerà a crescere. Mi trovo bene. Le persone con cui lavoro sono motivate e lo staff selezionato da Fortunato Lacquaniti è ben assortito. Lavorano e ci supportano bene, sono persone di qualità.

Seguirai le gare?

Cercherò di esserci alle più importanti, ma lascerò ai tecnici la scelta delle atlete, perché le conoscono meglio di me. E’ bene che in questa fase io resti un passo indietro, perché non conosco le avversarie. Per ora mi accontento di conoscere le mie.

Melissa Moncada è la Presidente del team (foto Heres-Adq)
Melissa Moncada è la Presidente del team (foto Heres-Adq)
Che rapporto hai con le atlete?

Le trattiamo come professioniste, anche se in Italia questa figura non è contemplata, per cui tante ragazze sono inserite nei gruppi sportivi militari. Sono professioniste al top e con quei gruppi sportivi si riesce a lavorare, ma occorrerà mettere dei paletti per risolvere la cosa nell’interesse delle ragazze. Spero che dal 2023-2024 l’UCI risolva questa anomalia, il professionismo dovrà essere uguale per tutti. Io ad esempio ho scelto di lasciare Swiss Cycle, tenendo un impegno con la federazione regionale. Non si possono tenere i piedi in tante scarpe.

Gianetti è presente nella gestione oppure fa tutto Bertogliati?

Molto presente, per fortuna. All’inizio mi ha trasmesso il metodo di lavoro ed è venuto anche lui in ritiro per un paio di giorni. Sa che la squadra esiste, ma appena il team degli uomini entrerà nel vivo, anche lui avrà il suo bel da fare.

Dai una mano ai coach della squadra?

Li seguo e li ascolto volentieri per creare buone sinergie.

Lei è Safia Al Sayegh, campionessa degli Emirati (foto Heres-Adq)
Lei è Safia Al Sayegh, campionessa degli Emirati (foto Heres-Adq)
Chi si occupa di cercare nuove ragazze da inserire?

Fortunato ed io, devo dire che la mia presenza alle gare sarà legata proprio a un lavoro di scouting, nonostante i procuratori si stiano inserendo nel movimento. Potrebbe venir fuori una sorpresa. Il ciclismo femminile è legato a meno schemi. Mavi Garcia viene dal triathlon, ad esempio. Ho portato dentro Linda Zanetti, una ragazza svizzera che viene dalla mountain bike e che vuole concentrarsi sulla strada. E poi c’è la campionessa degli Emirati, Safia Al Sayegh, che ha dimostrato di avere dei bei numeri, ma deve crescere. E’ nata nel 2001, è importante per lei e per le ragazze del suo Paese.

C’è rivalità con gli uomini? Vi toccherà vincere il Tour?

Me lo chiedono in tanti (ride, ndr). Dobbiamo puntare a un ottimo risultato e abbiamo ottime atlete. Tadej (Pogacar, ndr) deve essere fonte di ispirazione, ma non di stress. Dobbiamo fare la nostra strada, ma sapendo che si tratta di un altro livello. Di sicuro la concorrenza interna stimola, ma il percorso del Tour non è troppo selettivo. I francesi sono stati cauti per la prima volta, ma credo che la Super Planche des Belles Filles farà selezione. Avremo il nostro percorso di avvicinamento. Di sicuro l’idea di correre il Tour Femmes è anche per noi un bello stimolo…

Dottoressa Magnaldi, spalla di “Mavi” e un sogno sul Giro

01.02.2022
5 min
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«Sto continuando a studiare per tenermi sempre aggiornata, ma per fare il medico ho tutta la vita davanti mentre per correre in bici no. Devo sfruttare questo momento». E’ determinata e ha le idee chiare Erica Magnaldi, che da quest’anno correrà nell’UAE Team ADQ dopo tre annate nella Ceratizit-WNT.

La 29enne di Cuneo sa già cosa la attende nel futuro. Ad ottobre 2018 – anno in cui è passata elite con la BePink ottenendo anche il suo unico successo, in una frazione del Tour de l’Ardèche – era diventata dottoressa laureandosi con 110 e lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino. «Ho intenzione di fare la specializzazione – dice – quando finirò la carriera che ho intrapreso negli ultimi anni».

Già alla fine del 2021, Erica è andata a Mallorca per allenarsi con Mavi Garcia (foto Instagram)
Già alla fine del 2021, Erica è andata a Mallorca per allenarsi con Mavi Garcia (foto Instagram)

L’angelo di Mavi

Conosce bene però anche il suo presente, che sta sempre più entrando nel vivo. Sta per iniziare la sua quinta stagione da ciclista e la sua crescita è stata notevole. Dallo sci di fondo (sport che ha praticato dai 6 ai 21 anni) alle gran fondo fino ad essere considerata oggi una delle migliori scalatrici del panorama internazionale.

La sua nuova compagna Mavi Garcia, quando l’abbiamo sentita ad inizio gennaio, ci ha detto che la Magnaldi sarà il suo angelo custode in salita. Anzi, forse qualcosa in più. Come uno sherpa che diventa capo-cordata.

Erica, la spagnola sostiene che potreste arrivare spesso assieme specialmente nelle tappe di Giro Donne e Tour Femmes. Cosa pensi delle sue parole? 

Mi fanno piacere. Ho avuto modo di conoscere bene Mavi pedalando a casa sua a Palma de Mallorca prima dei vari ritiri della squadra ad Altea, vicino a Valencia. Lei è fortissima, lo ha dimostrato sul campo più volte. E’ uno step sopra di me. Non mi tirerò indietro per darle una mano. Abbiamo caratteristiche simili e correremo spesso assieme. Saremo un bel duo.

Erica Magnaldi arriva così nel WorldTour dopo l’esperienza Ceratizit (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Erica Magnaldi arriva così nel WorldTour dopo l’esperienza Ceratizit (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Potreste alternarvi quindi?

La capitana è lei, ma vedremo dalle situazioni e in base allo stato di forma di una e dell’altra. Un nostro punto di forza può essere il fatto di essere entrambe scalatrici e quindi possiamo aiutarci a vicenda quando una delle due non è al top. La stagione è sempre più lunga e ci sono sempre più gare. Essere in condizione dall’inizio alla fine è difficile. Sia al Giro che al Tour, ad esempio, come in tutti gli altri appuntamenti importanti. Ci saranno comunque gare in cui, in assenza di Mavi, potrò ritagliarmi il mio spazio.

Avrai qualche responsabilità in più rispetto agli ultimi anni. Visto che sei passata in team WorldTour, come gestirai questa situazione dal punto di vista mentale?

Sinceramente sono molto tranquilla. La Ceratizit è stata un’ottima squadra per crescere e li ringrazio. Mi hanno dato tanti insegnamenti e tante opportunità. Spesso mi sono trovata ad essere capitana sul campo, ma mi è sempre mancato un po’ più di supporto nei finali di gara. Avere una compagna forte accanto, come sarà quest’anno con Mavi o altre, quando la corsa si accende nei momenti clou, ti può permettere di azzardare qualche attacco con più coraggio. Ora sono in una formazione importante con aspettative alte, ma più che farmi schiacciare dalla pressione, la userò come uno stimolo per metterci più grinta.

C’è qualcosa in cui ti senti di migliorare?

Patisco un po’ le fasi concitate della gara prima di una volata di un giro a tappe soprattutto in ottica classifica generale. Oppure prima di prendere una salita decisiva col gruppo ancora compatto. E poi, vista la mia stazza fisica, soffro terribilmente le giornate ventose.

Ecco Magnaldi in azione a San Sebastian, dove ha colto il 9° posto
Magnaldi in azione a San Sebastian, dove ha colto il 9° posto
Il tuo esordio quando è previsto?

Sarà alla Volta Comunitat Valenciana (dal 17 al 20 febbraio, ndr). Abbiamo già visto che ci saranno tappe con profili altimetrici interessanti e per nulla banali. Questo gioca a nostro vantaggio. Sono impaziente di iniziare. Un po’ per vedere come va l’amalgama in corsa con le altre compagne, che già si preannuncia ottima. Siamo unite. Un po’ perché ho voglia di correre, di mettermi in gioco

L’avvicinamento con la nuova squadra quando e come è nato?

E’ stata una trattativa lunga. Il contatto c’era stato a maggio con la vecchia Alé-BTC-Ljubljana. Era stato un buon approccio, mi era sembrato già allora un bel progetto. Ero lusingata del loro interessamento così presto. Durante l’estate ci ho pensato, ma ormai mi avevano convinta, d’altronde era l’unica squadra WorldTour italiana

Che poi ha cambiato nome e Paese di licenza.

Si, è stata una sorpresa l’arrivo della UAE. L’ossatura del team però è rimasta la stessa. Hanno un progetto a lungo termine e noi ragazze saremo ambasciatrici anche di un messaggio sociale. Vogliono far crescere il ciclismo femminile e valorizzare la donna in generale nel loro Paese.

Il nuovo team si è ritrovato ad Alicante, preparando il debutto stagionale (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Il nuovo team si è ritrovato ad Alicante, preparando il debutto stagionale (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Recentemente hai partecipato ad uno stage della nazionale a Calpe. Anche per te immaginiamo riscontri positivi…

E’ stata una esperienza molto buona. Abbiamo respirato un ambiente sereno che fa ben sperare per il futuro della nazionale. Il nuovo direttivo ha fatto un ottimo lavoro, curando l’aspetto psicologico e nutrizionale. C’è più facilità nel parlare con loro. Rispettano che ognuna di noi abbia una propria identità e un proprio ruolo nel club. Sono state gettate le basi per un gruppo forte.

Entrare stabilmente nel giro della nazionale può essere un obiettivo concreto?

Anche solo vestire e poi onorare la maglia azzurra è sempre una conquista per me. Attualmente in Italia abbiamo la ragazza più forte al mondo (l’iridata Elisa Balsamo, ndr) e altre ragazze che lo sono altrettanto. Io posso solo imparare da loro, come tutte le volte che sono stata convocata (ha partecipato agli europei 2021 e mondiali 2018 e 2020, ndr). Se succederà ancora sarò felice di mettermi al servizio della squadra per arrivare ad una vittoria di gruppo.

Erica per concludere, obiettivi personali col team invece?

Con la maglia della UAE vorrei realizzare un sogno che ho da quando ho iniziato a correre. Ovvero vincere una tappa dal Giro d’Italia Donne. Sono particolarmente legata a questa corsa e mi piacerebbe farlo presto.

UAE Team ADQ, le donne in bici. I progetti di Gianetti

15.01.2022
4 min
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Il WorldTour femminile cresce, la UAE cresce ed ecco la UAE Team ADQ. E Mauro Gianetti, il team manager, della corazzata non ha mai nascosto i suoi piani e le ambizioni di questa squadra, o meglio, di questo gruppo. Ci sta lavorando e ci lavorerà ancora.

E allora insieme a lui andiamo a scoprire questo nuovo progetto “rosa”.

Già lo scorso Gianetti e il suo gruppo andarono negli Emirati per la promozione del ciclismo (Photo Fizza)
Già lo scorso Gianetti e il suo gruppo andarono negli Emirati per la promozione del ciclismo (Photo Fizza)
Mauro, come nasce l’avventura con questo team?

In generale il progetto UAE è un grande investimento. Un investimento in tutto: nei corridori, sul piano tecnologico, dei materiali, abbiamo ingegneri, abbiamo un biomeccanico che lavora al 100% con noi. E’ un qualcosa di corale. In tutto ciò la squadra maschile è parte del progetto di sviluppo del ciclismo negli Emirati Arabi. L’idea è di mettere le persone in bici. Siamo partiti con gli uomini ma non era un progetto esclusivo per loro. Noi pensiamo alla salute e al benessere, e questo è anche e soprattutto donna. Andare in bici è semplice, è bello, puoi farlo a qualsiasi ora, in compagnia o da sola. La bici è senso di libertà. Tutto ciò lo stiamo sviluppando da anni ed era arrivato il momento di avere anche una squadra femminile.

E quando è arrivato questo momento?

La scorsa estate. Di ritorno da Tokyo ci siamo fermati negli Emirati Arabi per mettere in piedi tutto ciò. C’era anche Tadej (Pogacar, ndr). Abbiamo iniziato a fare delle valutazioni e delle indagini di mercato. Abbiamo contattato diversi team e alla fine con la squadra (la Alè BTC Lubjana, ndr) di Alessia Piccolo e la sua Alè c’è stata l’opportunità ideale.

Perché l’opportunità ideale si è realizzata con loro?

Per loro stava diventando un po’ troppo impegnativo. Perché è vero che il ciclismo femminile sta diventando più importante, ma è anche più costoso. Noi inoltre cercavamo delle atlete di livello, che loro avevano. Pertanto l’occasione era ideale per entrambi. Da lì siamo partiti.

La Colnago VR3s in dotazione alle ragazze del nuovo team di Gianetti (foto Instagram – UAE ADQ)
La Colnago VR3s in dotazione alle ragazze del nuovo team di Gianetti (foto Instagram – UAE ADQ)
Che struttura avrete?

Anche per rispetto di chi c’era in precedenza, abbiamo lasciato esattamente lo stesso gruppo, ma ugualmente vi abbiamo posto Rubens Bertogliati come general manager. Abbiamo pensato che questa fosse la modalità migliore per iniziare. Ed è anche un modo per rispettare le idee di pensiero del Paese che ci rappresenta, un Paese molto accogliente.

Appunto, Mauro, cosa significa avere un team femminile in un Paese arabo?

Gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese straordinario. Vi dico solo che da questo 1° gennaio il weekend anche per loro è il sabato e la domenica, non più il giovedì e il venerdì come per gli altri Paesi arabi.

Davvero una grande apertura…

Spesso si fa confusione e si confondono gli Emirati Arabi con Arabia Saudita, Oman… Che non centrano “nulla” con gli Emirati. Negli Emirati c’è molta tolleranza. Basta pensare che il 90% della popolazione è straniera e che molte donne sono alla dirigenza di aziende importanti. E’ fuori che si ha l’impressione che siano una “marcia indietro”. Posso dire che spesso le donne sono più rispettate lì che altrove. Quindi per noi è davvero un grande stimolo avere una squadra femminile. 

Prima, Mauro, hai parlato anche di biomeccanica e di materiali. La vostra bici ha delle geometrie apposite per le donne?

La Colnago V3Rs comprende tutte le taglie, che siano per uomini o per donne. Vanno bene dall’atleta più piccolo al più grande. Le caratteristiche del carbonio però sono adattate a seconda delle misure del telaio stesso. In poche parole il telaio di Laengen, che è alto quasi 2 metri, è diverso da quello dello scalatore di 1,60 metri. Sono fibre particolari. Però ci tengo a dire anche una cosa, in Colnago si va a cercare il compromesso tra peso e rigidità, ma aggiungerei anche sicurezza. Per Colnago e per noi è la prima cosa: mai avere un telaio con 10 grammi in meno a scapito di qualità e sicurezza. 

La Bastianelli, già in Alé BTC Ljubljana, sarà alla ADQ. Altre italiane di spicco sono gli innesti di Magnaldi e Bertizzolo
La Bastianelli, già in Alé BTC Ljubljana, sarà alla ADQ. Altre italiane di spicco sono gli innesti di Magnaldi e Bertizzolo
La stagione 2022 ancora deve iniziare, ma già pensate a quella 2023 in qualche modo?

Si lavora sempre in ottica futura! Da quando il team è partito si pensa sempre a cosa fare per migliorare. Si osserva, si ascolta… Pensare di aver raggiunto il massimo sarebbe un errore. L’evoluzione è costante. E andare avanti è la costante del mio mestiere.

Mauro, che obiettivi vi ponete? Visto che è tornato anche il Tour femminile ci pensate ad una doppietta uomini e donne?

Sognare non costa nulla! Ma a me non piacciono troppo i sogni, preferisco gli obiettivi. Quelli puoi raggiungerli con il lavoro. Il nostro primo obiettivo appunto è quello di avere un gruppo solido attorno ai corridori, per supportarli al meglio al livello di staff e materiali. Nella ADQ abbiamo un gruppo misto: ragazze molto giovani e altre più esperte, come Marta Bastianelli e Mavi Garcia. Loro, insieme alle molte 19-20 enni sono un bel mix.

Garcia verso Giro-Tour. Devoti progetta, Gianetti ci crede

08.01.2022
6 min
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L’accoppiata Giro Donne-Tour Femmes continua a tenere banco e poco per volta tutte le possibili interpreti stanno scoprendo le proprie intenzioni. Una di loro è Mavi Garcia dell’UAE Team ADQ, che ha alle spalle una bella storia da raccontare e davanti a sé un 2022 da recitare come protagonista. Dall’anno scorso è allenata da Michele Devoti, diesse e Performance Director della formazione degli Emirati Arabi Uniti, che, dopo una vita tra gli uomini, ha appena vissuto la sua prima esperienza nel mondo femminile.

La spagnola, vincitrice dell’ultimo Giro dell’Emilia (foto di apertura), ha compiuto 38 anni lo scorso 2 gennaio ed è diventata elite solo nel 2015 (quando andò alla Bizkaia Durango dove rimase tre stagioni). Prima era stata campionessa di duathlon, con un argento europeo, un argento ed un bronzo mondiali quando già correva con il team basco. E fino al 2018, stagione in cui firmò per la Movistar (rimanendoci per un biennio) dedicandosi solo alla bici, ha lavorato per dodici anni nell’amministrazione di un’azienda di macchinari del settore alberghiero.

A Tokyo ha ottenuto il 12° posto su strada e il 23° nella crono
A Tokyo ha ottenuto il 12° posto su strada e il 23° nella crono

Quando contattiamo Mavi e Devoti, sono entrambi in Spagna. Lei è a casa sua a Palma di Mallorca dove si sta allenando. Lui è a Valencia per un mini-collegiale in attesa di partire l’indomani per l’Italia e così ne approfittiamo per chiedergli di introdurci la sua atleta.

Michele, la Garcia ha un passato che ricorda un po’ quello di un’altra ragazza che avevi nel 2021, la Reusser (passata alla Sd Worx, ndr).

E’ vero, Mavi è arrivata un po’ più tardi al ciclismo rispetto alla svizzera, ma entrambe hanno un gran motore. Mavi in questo periodo ho dovuto frenarla negli allenamenti, mi sono quasi spaventato. Nei test in soglia ha valori di 5,5 watt/kg. Solo nel 2021 abbiamo iniziato a fare lavori specifici, prima non ne aveva mai fatti. Fra di noi c’è fiducia reciproca. E’ cresciuta tantissimo, grazie anche alla nuova posizione in bici che le ho rivoluzionato dopo la tappa di Prato Nevoso all’ultimo Giro Donne. Ne ha beneficiato subito e poi sino a fine stagione. Abbiamo apportato altri dettagli ed ora sembra un’altra a pedalare. Per me ha ancora un margine di miglioramento di almeno il 10 per cento

Devoti è dallo scorso anno nel WorldTour femminile, dopo aver allenato i pro’ della Gazprom
Devoti è dallo scorso anno nel WorldTour femminile, dopo aver allenato i pro’ della Gazprom
Che calendario avrà?

Lo abbiamo già stilato in linea di massima. Quest’anno dovrebbe fare più di 60 giorni di gare, con almeno tre picchi di forma, che tra l’altro le donne sanno mantenere per lunghi periodi, più degli uomini. Strade Bianche, Cittiglio, Ardenne, campionati nazionali, Giro, Tour, europei, Vuelta e mondiali. E tante altre. In mezzo ai vari blocchi di gare, ci saranno tre ritiri in altura a Sierra Nevada.

Andiamo subito al sodo. L’obiettivo doppietta Giro-Tour è alla sua portata quindi?

Lo dico sinceramente: per me lei è l’unica che può battere la Van Vleuten, anche se non vanno trascurate tante altre avversarie di quel calibro. Sulla carta dovremmo venire al Giro per migliorare il quinto posto del 2021, conquistato facendo i cambiamenti di cui parlavo prima. Dobbiamo però ancora vedere come sarà il percorso. Il Tour invece sembra disegnato per Mavi. Inoltre non possiamo nasconderci perché Mauro Gianetti (Team Principal e CEO dell’UAE Team Emirates, ndr) vuole la doppietta al Tour con Pogacar e la Garcia. Lui ci sta col fiato sul collo (ride, ndr). Ce lo dice tra il serio e il faceto, ma so che ci crede davvero.

Il Giro d’Italia è stato una scoperta, con un 5° posto su cui costruire il prossimo
Il Giro d’Italia è stato una scoperta, con un 5° posto su cui costruire il prossimo
Insomma vi ha messo addosso un bel carico di pressione. Come la gestirete?

Mavi è una ragazza che affronta bene le tensioni pre gara. L’ho messa alla prova al Giro dell’anno scorso quando le ho chiesto il penultimo giorno di fare un certo di tipo di corsa nella tappa del Matajur. Ed infatti fece un’ottima prova. Se nel 2022 partiremo avendo già risolto tutti quei problemini che avevamo all’inizio dell’anno scorso, allora possiamo fare davvero tanto bene.

E Mavi cosa dice?

La parola ora passa alla Garcia, il cui nome per esteso è Margarita Victoria. Ci accordiamo via messaggio per chiamarla e la troviamo mezz’ora prima che inizi una pedalata indoor sui rulli smart. Dopo la nostra telefonata farà circa due ore. Chissà se, parlando dei suoi prossimi traguardi, le abbiamo dato una motivazione in più durante questo allenamento…

Con Moolman e Van Vleuten, Mavi Garcia tra le favorite di Giro e Tour
Con Moolman e Van Vleuten, Mavi Garcia tra le favorite di Giro e Tour
Mavi, Michele ci ha parlato molto bene di te. Ci ha detto che puoi migliorare ancora del 10 per cento.

E’ una percentuale altissima (risponde divertita, ndr). Non sarà facile fare questo step ulteriore, ma sto lavorando per questo. Lui è stato molto importante per me. Se nel 2020 ho capito le mie vere potenzialità cambiando mentalità, dall’anno scorso so che posso stare davanti nelle gare più importanti. Conoscerò però la mia vera condizione solo quando correrò. Sono molto stimolata a fare una bella stagione.

Che obiettivi ti sei prefissata?

Non lo so, andare forte dove posso. Ho iniziato tardi a correre, so di non essere più giovane e non so per quanti anni andrò avanti ma adesso voglio fare al meglio tutte le corse possibili. Mi sento sempre meglio col passare del tempo e ho tanta voglia di fare le corse, poi vedremo cosa farò.

Devoti sostiene che tu possa essere l’antagonista della Van Vleuten al Giro e al Tour.

Anche questo non lo so. E’ fortissima, ma non c’è solo lei da cui guardarsi. Penso a Moolman e Vollering (rispettivamente seconda e terza all’ultimo Giro Donne, ndr). Poi ci sono Longo Borghini e Cavalli. Non sarà semplice. Sarà importante il supporto della squadra e avere un buon feeling interno. Io potrò contare su Sofia Bertizzolo ed Erica Magnaldi (arrivate quest’anno nella UAE, ndr). Quest’ultima è più scalatrice, ci siamo già allenate assieme qui a casa mia. Penso che lei possa arrivare con me e con le migliori.

Ci è allenata con Erica Magnaldi in Spagna: le due sono ora compagne di squadra (foto Instagram)
Ci è allenata con Erica Magnaldi in Spagna: le due sono ora compagne di squadra (foto Instagram)
Con la Van Vleuten hai un piccolo conto aperto dalla Strade Bianche del 2020. Eri davanti da sola con più di tre minuti di vantaggio a circa 20 chilometri, eppure vinse lei. Che cosa successe?

Stavo bene anche se avevo più di 50 chilometri di fuga solitaria nelle gambe in un percorso così. Finché ho avuto le comunicazioni sui distacchi ero tranquilla perché mi gestivo, ma ad un certo punto nessuno mi ha detto più nulla. Ho fatto un tratto senza sapere i distacchi e quando hanno ricominciato ad aggiornarmi la Van Vleuten era a 30” da me. Comunque al traguardo ero contentissima, perché avevo fatto una grande gara.

Mavi prima di lasciarti… sei un po’ pentita di aver iniziato solo nel 2015?

Non guardo indietro e non ci penso. Dai 7 ai 17 anni ho fatto pattinaggio artistico e poi ho mollato tutto senza un motivo. Diciamo che forse sarebbe stato meglio iniziare a correre in bici cinque anni prima.

Bastianelli, ultimo anno (forse) e tanti buoni propositi

29.12.2021
5 min
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Marta era sul passo di smettere. Aveva pensato di essersi tolta le sue soddisfazioni e la partecipazione alle Olimpiadi sembrava la ciliegina sulla torta. L’ultima volta l’avevamo incontrata in ottobre a Ca’ del Poggio, nel corso di un evento delle Fiamme Azzurre, e la bilancia pendeva decisamente verso il ritiro. Poi le cose hanno avuto un’improvvisa accelerazione. Il UAE Team Emirates ha assorbito la Alè-BTC-Ljubljana in cui la Bastianelli ha corso nelle ultime due stagioni e la novità del progetto, che ha preso il nome di UAE Team Adq, l’ha incuriosita e convinta a restare.

«C’era questo progetto nell’aria – racconta – per cui ho deciso che un altro anno lo farò. Poi molto probabilmente smetterò. Ho firmato il contratto a novembre, eravamo all’oscuro di tutto. Non sono una che si prende impegni senza dare il massimo, per cui la volontà è di fare la stagione con la stessa serietà di sempre».

Ecco la maglia UAE Team Adq con cui correranno le ragazze dell’ex team Alè-BTC-Ljubljana
Ecco la maglia UAE Team Adq con cui correranno le ragazze dell’ex team Alè
A ottobre mettesti sul piatto la famiglia…

A Clarissa dispiacerebbe se smettessi, facciamo tutti fatica a immaginare come andrà quando sarò sempre a casa. Le piace che parta e che poi al ritorno le racconti le cose che ho fatto e i posti che ho visto. Ma non posso andare avanti per sempre. Per gli uomini è diverso, loro hanno a casa la moglie che li aspetta. Io ho santo Roberto (in apertura la famiglia al completo, ndr), ma lo vedo che anche lui accusa… la distanza.

Si sussurra che con il nuovo sponsor siano arrivati anche dei soldi in più.

Non particolarmente. Quel che è cambiato è il livello minimo, soprattutto per le giovani che prima prendevano davvero poco. I soldi del minimo attuale non li guadagnavo neppure quando ho vinto il mondiale. Però il fatto che gli Emirati abbiano investito sul ciclismo è importante. Per la loro storia, si tratta di una vetrina importante. Ed è una bella cosa anche per il futuro del ciclismo femminile, dato che il progetto è a lungo termine. Ne trarranno giovamento quelle che stanno debuttando ora.

Come è stata vissuta l’acquisizione all’interno della squadra?

Il gruppo di lavoro è lo stesso, quindi siamo alla finestra e lavoriamo per capire bene tutti i dettagli. Quello che si può dire è che si sta facendo tutto nel segno della grande professionalità. Invece Alessia Piccolo, che la squadra l’ha costruita, è molto dispiaciuta. Ci ha mandato un messaggio di saluto, era il suo progetto. La capisco. Ma è anche vero che con l’avvento del WorldTour non ci possiamo più permettere squadre a conduzione familiare. Dobbiamo tutti ringraziarla per quello che ha fatto. E chissà che in futuro non metta mano a un altro progetto…

Ultimo anno pieno di occasioni: il Tour de France, il mondiale…

Il mondiale è duro, sebbene si dica che sia per velocisti. Il Tour invece è una bella vetrina e ci auguriamo tutte che anche il Giro possa avere un’organizzazione di pari livello. Per quanto mi riguarda, non mi sento di fissarmi obiettivi particolari, ma non mi tiro indietro. Sono sempre la stessa Bastianelli che riprese a correre con la bimba di sei mesi e appena mille chilometri nelle gambe, le sfide non mi fanno paura.

Prima la Roubaix e nel 2022 anche il Tour de France: il ciclismo delle donne cresce
Prima la Roubaix e nel 2022 anche il Tour de France: il ciclismo delle donne cresce
Quindi?

Quindi non lancio proclami, ma lavorerò per essere pronta nelle corse del Nord in cui ho già fatto bene e magari per il Tour. Con l’idea della prima maglia gialla, dato che la tappa iniziale arriverà in volata. Ma è anche vero che ci sono in giro delle velociste fortissime…

Quando hai ripreso?

A fine ottobre, lavorando sul fondo. Adesso sono 3-4 settimane che ho iniziato con i lavori specifici, ma aspettiamo i primi raduni in Spagna, con la squadra e con la nazionale, per trovare la brillantezza. In ogni caso, ho lavorato bene, perché qui in Abruzzo il clima è stato buono e non fa mai freddissimo.

Hai cambiato qualcosa nella preparazione?

Alcuni dettagli, con alcune novità introdotte con Pino Toni, per dare stimoli diversi. Abbiamo introdotto palestra e lavori specifici su misura. A 34 anni non si possono fare grandi cambiamenti.

Marta Bastianelli e sua figlia Clarissa. E tanti auguri a tutti…
Marta Bastianelli e sua figlia Clarissa. E tanti auguri a tutti…
Continui a farti seguire da Erica Lombardi per l’alimentazione?

Lei è entrata a far parte della squadra. Non con la stessa assiduità con cui segue l’Astana, ma ci darà dei buoni consigli. E visto che già collaboravo con lei, continuerò a fare quel che già si faceva e che stava dando ottimi frutti. Però, a parte Marta e i suoi progetti, mi piacerebbe aggiungere una cosa cui tengo molto…

Che cosa?

Siamo rimaste tutte molto colpite dall’incidente di Amy Pieters, compagna di squadra di Elena Cecchini alla Sd Worx, che a Calpe è stata investita in allenamento e ora è in coma. Le siamo tutti vicini. Nonostante siamo di maglie e Nazioni diverse, in questi casi si va oltre. Mi piacerebbe che idealmente ci stringessimo tutti alla famiglia e alla squadra, perché possano superare questo momento così duro. Ci auguriamo che torni presto in gruppo per sfidarci di nuovo…