Tormena vince ancora nell’XCE, ma la strada la reclama

10.10.2023
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Gaia Tormena è rimasta a terra. In procinto di partire per Palangkaraya, in Indonesia, per andare a difendere la sua maglia iridata di XC Eliminator, ha saputo che tutto è stato annullato a causa degli incendi della vicina Malaysia (appiccati appena concluso il Tour de Langkawi) per liberare i terreni nelle piantagioni, che hanno generato fumi che hanno invaso tutta la regione teatro dei mondiali.

Così, in attesa degli europei del 29 ottobre in Turchia e di una nuova destinazione iridata per novembre, con la valdostana c’è stato più tempo per analizzare non tanto la caccia al Grande Slam di XCE sempre sfuggitole (intanto la Coppa del mondo è già in carniere), ma il connubio fra Mtb e strada, dove quest’ultima sembra uscirne un po’ penalizzata. E Gaia si presta volentieri ad affrontare un tema per certi versi delicato, facendo parte di un team Devo del WorldTour.

Per l’azzurra 3 titoli mondiali e 3 europei. Quest’anno ha già vinto la Coppa del mondo (foto Instagram)
Per l’azzurra 3 titoli mondiali e 3 europei. Quest’anno ha già vinto la Coppa del mondo (foto Instagram)
Come giudichi la stagione che hai appena vissuto fra strada e Mtb?

La definirei una stagione complicata. Sono 5 anni che sono nel “mondo dei grandi” e finora mi era sempre venuto tutto facile, non ho mai avuto grandi problemi e quindi mi son sempre sentita sulla cresta dell’onda. Quest’anno diverse vicende legate alla bici e non, mi hanno portata ad una piccola crisi, più mentale che fisica. Sono però contenta di averla apparentemente superata e di aver ritrovato il mio equilibrio in questo finale di stagione. Non tutti i mali vengono per nuocere e da quest’anno credo comunque di aver imparato tanto, soprattutto per quanto riguarda il mondo della strada che era fino ad ora per me un po’ sconosciuto. Quindi direi che a questa stagione darei un 7, non di più.

La tua stagione è stata un continuo passare dalla Mtb alla strada e viceversa: quali difficoltà incontri nel cambiare continuamente specialità?

La difficoltà più grande sta forse nella preparazione. E’ importante riuscire a periodizzarla a seconda degli appuntamenti e degli obiettivi a seguire. Anche l’organizzazione non è semplice. Se fino all’anno scorso dovevo sempre avere una valigia pronta, quest’anno ne dovevo avere due.

Quest’anno la valdostana ha corso solo 11 giorni su strada, lavorando per le compagne
Quest’anno la valdostana ha corso solo 11 giorni su strada, lavorando per le compagne
Che esperienza stai vivendo al UAE Development Team e che aspirazioni hai relative alla strada?

Sono sicuramente grata ed entusiasta di poter correre con una maglia come quella del UAE Development Team e mi rendo conto che ci sono tantissime ragazze che vorrebbero essere al mio posto. Questo mi sprona ad impegnarmi al massimo per migliorare. Quest’anno sono stata al servizio delle mie compagne, per il futuro il sogno sarebbe quello di avere la squadra a disposizione per provare a sprintare io.

Finora hai affrontato solo 11 giorni di gare su strada, pressoché tutti nella parte primaverile della stagione: è una scelta adottata con il team?

Assolutamente sì, la scelta di quest’anno è stata quella di sostituire le gare di XCO che fino all’anno scorso facevano parte del mio programma di avvicinamento alla Coppa del mondo XCE con delle gare su strada. Avevamo già concordato che la mia stagione da stradista sarebbe stata anomala. In primavera ho corso sulle ruote strette, adesso sono un paio di mesi che sono concentrata solo sull’Eliminator.

L’intenzione di Gaia è dare maggior sostanza alla sua attività su strada nel 2024, puntando alle volate
L’intenzione di Gaia è dare maggior sostanza alla sua attività su strada nel 2024, puntando alle volate
Pur considerando i tuoi successi nella Mtb, il team ti chiede un impegno maggiore su strada?

E’ chiaro che vorrebbero vedermi correre di più su strada perché sappiamo tutti bene che più si corre, prima si migliora. Però come primo anno non abbiamo voluto esagerare. Il mio corpo ha dovuto adattarsi ai nuovi carichi di lavoro e il rischio era quello di fondere il motore invece che farlo spingere come dovrebbe.

Tutti ti conoscono per i tuoi successi nell’Eliminator, ma su strada che caratteristiche hai e quali sono i percorsi che ti piacciono di più?

Non so ancora bene che tipo di stradista possa definirmi, la cosa certa è che non sono una scalatrice! Potrei dire che il mio punto forte siano le volate, anche se nella realtà dei fatti sono consapevole di avere i watt ma di peccare a livello di tecnica/tattica. Riesco a reggere anche alcuni piccoli strappetti, su questo voglio lavorarci tanto in vista del prossimo anno. E poi riesco a guadagnare in discesa (merito della mtb). Il mio percorso ideale non l’ho ancora trovato, ma di sicuro mi piacciono le gare piatte in cui stare ben coperta in gruppo e dare tutto alla fine.

Gaia è sempre stata una funambola sulla bici, una dote che potrebbe servirle anche su strada
Gaia è sempre stata una funambola sulla bici, una dote che potrebbe servirle anche su strada
Fino allo scorso anno si era parlato di te anche per un possibile impiego nella velocità su pista o nel Bmx con le Olimpiadi all’orizzonte: sono progetti ancora in piedi?

Quello della BMX è stato un esperimento. Non ho più lavorato per questa disciplina negli ultimi anni. E’ bella, divertente, magari mi riuscirebbe anche bene, ma già solo per arrivare a chiudere una pista di Coppa del mondo con un tempo decente, facendo tutti i salti mi ci vorrebbe almeno un anno. Il progetto pista l’ho trascurato quest’anno dato l’impegno con la strada, ma mi piacerebbe continuasse in futuro.

I tuoi successi nell’Eliminator stanno andando di pari passo con la sua evoluzione: è una specialità che a tuo avviso si sta affermando e che cosa servirebbe per darle più popolarità?

Secondo me sta crescendo, ma a passi piccoli piccoli. Ogni anno abbiamo qualcosa in più ma per fare il vero salto di qualità avremmo bisogno di più promozione e attenzione mediatica e di grandi nomi di altre discipline che ci facciano conoscere. Anche i percorsi dovrebbero passare allo step successivo. Quello di Aalen quest’anno ad esempio era già next level rispetto ai percorsi soliti. C’erano salti con grandi gap e questo ha portato centinaia e centinaia di persone a vedere la gara. Dobbiamo acquisire professionalità e credibilità.

All’ultimo Giro d’Onore con le compagne nell’Esercito, tra cui Miriam Vece
All’ultimo Giro d’Onore con le compagne nell’Esercito
Quanto è contato l’ingresso nell’Esercito per la tua carriera sportiva?

Entrare a far parte dell’Esercito ha fatto sì che io in primis acquisissi credibilità. L’Eliminator viene visto come una disciplina minore e un hobby per i rider. Grazie alla fiducia datami dall’Esercito, ho potuto dimostrare che non sono una ragazza che si allena e gareggia per hobby in una disciplina minore, ma un’atleta che si impegna tutti i giorni per diventare la migliore. Una ciclista che ha dei sogni e che ci mette l’anima in quello che fa come qualsiasi altro professionista. Sono orgogliosa di vestire la loro maglia e di aver già portato 3 vittorie in Coppa del mondo e la classifica generale di specialità. Ora cercherò di conquistare una medaglia anche agli europei o ai mondiali in segno di riconoscimento del costante supporto datomi durante l’anno.

Tra le tue tante vittorie, una che ti è rimasta più nel cuore?

Ne ho 3 o 4 che mi hanno davvero tanto emozionato, ma se devo sceglierne una la prima non si scorda mai. Villard-de-Lans, maggio 2019, prima Coppa del mondo XCE, prima vittoria e tante tante lacrime dopo il traguardo. Una volta tornata a casa andavo in bici con i miei amici e mi chiedevano di portarmi dietro la medaglia per vederla. Ancora oggi mi emoziono a pensarci.

Gregaria ma non solo. Pellegrini cresce bene

12.09.2023
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Avevamo lasciato Francesca Pellegrini in procinto di salire di categoria, portandosi dietro quell’immagine di terza intrusa nella lotta fra Ciabocco e Venturelli che aveva contraddistinto la scorsa stagione italiana fra le juniores, con belle soddisfazioni anche in consessi internazionali. Approdata all’Uae Development Team con un contratto biennale, la bergamasca si è fatta strada e nella Picto-Charentaise dove la Basilico era stata terza lei era finita poco dietro, quinta.

I suoi piazzamenti e soprattutto la sua abnegazione per le compagne ne hanno fatto un punto fermo della nazionale di categoria, con Sangalli che l’ha chiamata nel team del Tour de l’Avenir dov’è stata una spalla ideale per la Realini. Ma la Pellegrini è questo e altro ancora…

«Rispetto alla ragazza dello scorso anno, alle sfide con Ciabocco e Venturelli molto è cambiato – racconta la Pellegrini – Entrare in un Devo team ti dà la possibilità di crescere piano, attraverso le esperienze che fai anche, anzi soprattutto al cospetto delle più grandi. Ma non è un salto nel buio come poteva essere fino a qualche anno fa, il calendario è commisurato al proprio livello».

Per la bergamasca finora 25 giorni di gara con 2 vittorie nelle cronosquadre e un 5° posto in Francia
Per la bergamasca finora 25 giorni di gara con 2 vittorie nelle cronosquadre e un 5° posto in Francia
Gareggiando in una gara di categoria come l’Avenir, hai notato differenze rispetto alle altre prove, dove ci sono cicliste più anziane e smaliziate?

Sinceramente non tante, perché il livello della corsa a tappe francese era molto alto. Successivamente ho corso due classiche francesi di livello 1.2 e devo dire che sembrava un po’ la stessa cosa. Diverso è il discorso quando si gareggia contro squadre WorldTour di primo piano, si vede che hanno un ritmo diverso nelle gambe. Per questo i tecnici vogliono che facciamo un calendario commisurato alle nostre possibilità.

Come ti hanno inquadrato nel team?

Nella maggior parte dei casi ho fatto da gregaria alle mie compagne, ma ci sono state occasioni nelle quali i ruoli si sono invertiti. Proprio alla Picto-Charentaies, ad esempio, colei che era stata prescelta come capitana non era in giornata, così la squadra ha deciso di puntare sulla mia volata e il 5° posto è stato un risultato di valore, il migliore in una stagione un po’ particolare.

Con le ragazze dell’Uae Development Team, dove la Pellegrini correrà anche nel 2024
Con le ragazze dell’Uae Development Team, dove la Pellegrini correrà anche nel 2024
Perché?

Si sapeva già dall’inizio che avrei dovuto privilegiare lo studio nella prima parte dell’anno, avendo la maturità al Liceo Scientifico. In primavera sono stata due mesi senza gareggiare. Ora sono più libera, potrò continuare ad allenarmi a casa e voglio investire tutte le mie energie nel ciclismo, anche se ho intenzione di continuare gli studi e fare un corso universitario online. Ma almeno non avrò difficoltà ad allenarmi anche la mattina, prima era davvero impossibile: ad esempio ho fatto tutta la preparazione invernale sui rulli, ora invece potrò uscire anche d’inverno e fare palestra.

In questa stagione però sei risultata un elemento prezioso nelle cronosquadre, facendone vincere addirittura due al tuo team…

Io non sono certo una specialista delle cronometro, ma nelle prove a squadre riesco a dare il meglio, sfruttando il fatto di poter recuperare quando tirano le compagne. Non è molto diverso da quel che si fa nelle gare, quando si danno lunghe tirate per portare davanti la leader.

La Pellegrini si sta rivelando preziosa a cronometro nelle prove di squadra (foto Mabyle)
La Pellegrini si sta rivelando preziosa a cronometro nelle prove di squadra (foto Mabyle)
Viste le difficoltà, sei soddisfatta finora della tua stagione?

Non è stata male, considerando appunto che non ho gareggiato sempre e non mi sono potuta concentrare sull’attività. La stagione era iniziata bene, ma poi mi sono dovuta fermare. In estate ho ripreso trovando presto la forma e mi sto rifacendo.

Come ti sei trovata al Tour de l’Avenir nel correre per la Realini?

E’ stata una bellissima esperienza e sono grata al cittì Sangalli per avere avuto fiducia in me. Io avevo il compito di lavorare nelle prime parti delle tappe, permettendo a Gaia di risparmiare energie. Si vede che ha accumulato esperienze in un team WT, ha un altro passo. Io sono stata contenta del suo podio e anche di come me la sono cavata.

Il team azzurro all’Avenir, con Barale, Ciabocco, Masetti, Realini e Tonetti (foto Mabyle)
Il team azzurro all’Avenir, con Barale, Ciabocco, Masetti, Realini e Tonetti (foto Mabyle)
Il vostro era un gruppo composito, con cicliste del WT insieme ad altre come te, meno avvezze a quel livello…

E la differenza si vede. Io ad esempio arrivavo ai -30 dall’arrivo che sentivo la stanchezza accumulata lavorando nella prima parte, ma altre, quelle già presenti abitualmente nelle prove del massimo circuito, hanno un altro passo, un’altra resistenza. E’ per questo che dico che il WorldTour cambia molto le cose.

E ora?

Ora mi aspetta un’altra trasferta con la nazionale, per una gara a tappe in Olanda, anche questa solo per under 23 in programma dal 15 al 17 settembre, la Watersley Womens Challenge. Poi la mia stagione dovrebbe essere conclusa, a meno che non arrivi una chiamata per la sfida continentale, ma per averla dovrò davvero dare tutto nelle gare che restano…

Carbonari, il bis in Lettonia come trampolino di… rilancio

22.07.2023
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TRAVERSETOLO – Dalla primavera ad oggi la condizione psicofisica di Anastasia Carbonari ha viaggiato su un ottovolante. Non è sempre sinonimo di buoni segnali – ed infatti qualcosa sotto c’era – ma da fine giugno tutto sembra essere tornato sotto controllo.

Alla 24enne italo-lettone della UAE Development Team ha fatto bene respirare sia l’aria di “casa” del Baltico sia quella nuova in Emilia Romagna. Carbonari si è riconfermata campionessa nazionale della Lettonia e contemporaneamente si è trasferita a vivere in provincia di Parma. Proprio da qua, dove l’abbiamo incontrata, è cominciata la sua seconda parte di stagione nella quale non mancano obiettivi stimolanti. Il suo piglio è decisamente migliore rispetto all’ultima volta che l’avevamo sentita.

Anastasia iniziamo dalla attualità. Come sono andate le ultime corse?

Recentemente ho corso il Baloise Ladies Tour in Belgio con il nostro team WorldTour. L’ho fatto in sostituzione all’altura. Sono molto contenta, sono andata al di sopra delle mie aspettative. Non pensavo di trovarmi con questa condizione. La concorrenza era piuttosto buona, c’erano sette squadre WorldTour. Il ritmo è sempre stato alto ed è stato importante ritrovarlo. Ho raccolto due top 10 e ci volevano per il morale. Maggio è stato un mese molto difficile che mi aveva buttato un po’ giù. E’ stato un sospiro di sollievo che mi dà ulteriori motivazioni per il prosieguo della stagione.

Cosa è successo a maggio?

Ho avuto qualche intoppo di salute. Me ne sono accorta tra fine maggio ed inizio giugno perché sia al Thuringen che alla Ruta del Sol mi sentivo sempre spossata e con un gran mal di gambe. Facevo fatica a recuperare. Dopo la gara in Spagna abbiamo fatto qualche accertamento e abbiamo scoperto con la dottoressa che in primavera avevo avuto il citomegalovirus. Gli strascichi sono piuttosto lunghi. Ora va meglio fortunatamente, grazie anche alla trasferta in Lettonia.

Al Baloise Carbonari ha ritrovato un buon ritmo gara ottenendo un sesto ed ottavo posto in volata
Al Baloise Carbonari ha ritrovato un buon ritmo gara ottenendo un sesto ed ottavo posto in volata
Lassù hai rivinto il campionato nazionale. Com’è andata?

Quest’anno il campionato baltico si correva ad Alytus in Lituania. Rispetto ad un anno fa il percorso era molto più tecnico e nel finale del circuito cittadino c’era uno strappo in pavé da fare quattro volte. La gara è stata resa dura proprio dalle lettoni, specialmente da Rozlapa e Laizane, perché sapevano che in un tracciato del genere ero più veloce di loro. Giustamente lasciavano a me, campionessa uscente, il grosso del lavoro per ricucire. Nell’ultima curva sono rimasta un po’ chiusa, ho perso qualche posizione e nella volata non sono riuscita a rimontare fino in fondo. Alla fine ho fatto quarta assoluta, ma è stato un risultato buono perché, appunto, non arrivavo da un periodo facile. Ci tenevo a rivincere e poter indossare ancora la maglia di campionessa nazionale. Era importante oltretutto in chiave mondiali, europei o addirittura per una possibile Olimpiade, qualora ci qualificassimo.

A proposito, che effetto ti fa sapere che correrai il mondiale?

Sono molto emozionata. La ero già l’anno scorso per gli europei, figuratevi stavolta dopo che l’anno scorso li avevamo dovuti saltare comprensibilmente per una questione logistica e di costi. Spero poi di correre anche l’europeo in Olanda a settembre. A casa forse sono più elettrizzati di me, ma ho detto loro che cercherò di stare lontana dalle possibili distrazioni o pressioni. Sono contenti comunque di come mi sto preparando.

E’ stata una primavera in salita per Carbonari a causa del citomegalovirus
E’ stata una primavera in salita per Carbonari a causa del citomegalovirus
L’avvicinamento a Glasgow come sta procedendo?

Intanto devo dire che questi grandi appuntamenti mi danno enormi motivazioni e mi mantengono maggiormente concentrata. Essere al via in Scozia sarà una bella soddisfazione, ma sto lavorando per arrivarci nelle migliori condizioni possibili. Sappiamo che il circuito del mondiale ha molti rilanci, da sforzi brevi ma ripetuti. Dopo il periodo sottotono, col preparatore abbiamo analizzato il tipo di gare che sarei andata a fare prima di Glasgow e abbiamo programmato allenamenti più mirati. Che poi è il solito lavoro che facciamo quando so che devo correre con la UAE Team ADQ. Prima dei mondiali correrò in Polonia a fine luglio (il Princess Anna Vana Tour dal 28 al 30 luglio, ndr). Punto ad arrivarci con una buona gamba.

Ad oggi come giudichi la tua esperienza tra le due vostre formazioni?

Il bilancio col Devo Team è molto buono ma è normale che correre con la WorldTour è sempre stimolante anche per il livello delle gare. Poi torni con una condizione migliore anche se c’è il rovescio della medaglia. Ovvero, facendo poche gare WT, quando le corriamo facciamo un po’ di fatica iniziale. Di certo c’è che sei a contatto sempre con atlete molto professionali. Al Thuringen ad esempio sono stata in camera con Marta (Bastianelli, ndr) e ho imparato molto da lei. Sa sempre come tirarti su di morale e darti il consiglio giusto. Ci mancherà tanto.

Anastasia Carbonari l’abbiamo sempre definita “lettone di Montegranaro”. Cosa ci fa in provincia di Parma?

E’ iniziata una nuova vita (sorride, ndr). Un paio di mesi fa il mio fidanzato è stato trasferito per lavoro, io l’ho seguito ed ora viviamo a Traversetolo. Mi trovo bene e non ho avuto problemi di ambientamento. Siamo un po’ facilitate perché, essendo sempre all’estero, siamo abituate ad andare su strade che non conosciamo. Adesso con le varie app come Strava, Wahoo o Street View riusciamo a trovare tutti i percorsi con le caratteristiche necessarie per allenarci. La zona è bella e nell’arco di pochi chilometri trovo salite lunghe, strappi, tratti vallonati o pianura. Tutto per lavorare al meglio. L’unica cosa che manca è un po’ la compagnia. Nelle Marche uscivo con gli amici dilettanti ed era utile sia per fare la sgambata di recupero che quella per alzare la media. In ogni caso anche questo cambiamento mi ha stimolato.

Carbonari: «La Scheldeprijs con la WorldTour mi ha ravvivata»

08.04.2023
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Ad Anastasia Carbonari serviva una scossa per ravvivare questa prima parte di stagione. Non che finora le fossero mancati alcuni buoni piazzamenti con il Devo Team UAE, ma per una serie di circostanze stava perdendo mordente. Talvolta basta poco avere una scarica di adrenalina ed uscire dal torpore.

Ecco quindi che arriva la chiamata per correre lo Scheldeprijs con la formazione WorldTour e Carbonari si ritrova a vivere situazioni di un anno prima. In ammiraglia c’è “Capo” Arzeni e in squadra una fetta della vecchia Valcar. L’italo-lettone contribuisce al terzo posto di Consonni (dietro Wiebes e Kool) e rinfranca il suo morale per meritarsi nuovamente il posto.

A Carbonari è servito correre la Scheldeprijs per rivivere certe sensazioni e per darsi una scossa
A Carbonari è servito correre la Scheldeprijs per rivivere certe sensazioni e per darsi una scossa
Anastasia partiamo dai primi mesi del 2023. Come sono andati?

Devo considerarli sotto due punti di vista. Soddisfatta per le prestazioni, ora sostengo sforzi più prolungati. Bene anche per i risultati. Seconda a Umag ad inizio marzo e qualche giorno dopo abbiamo vinto la cronosquadre del Trofeo Ponente in Rosa. Lì ho fatto anche un piazzamento nei dieci, così come al Tour de Normandie. Se invece penso alla condizione, speravo di essere più fortunata. Nell’ultimo periodo ho avuta una mezza bronchite. Facevo quasi fatica a tossire per la gola infiammata. Per fortuna non ho avuto febbre né placche. Peccato perché stavo così anche poco prima della Scheldeprijs.

Che sensazione è stata correre quella gara con la squadra maggiore?

E’ stato come un salto all’indietro, condito da tanta emozione. Naturalmente c’era Arzeni in ammiraglia, insieme ad Anna Badegruber, la nostra diesse nel Devo Team. “Capo” ha chiamato anche lei, che è giovane ed ex corridore, per fare un po’ di esperienza. Lui era contento di rivedermi, ci siamo scambiati le solite battute. Ed io avevo bisogno di ritrovare i suoi stimoli, senza nulla togliere agli altri miei tecnici che mi insegnano tanto, ma con lui sono diventata un corridore. Poi c’erano anche Chiara e Karolina (rispettivamente Consonni e Kumiega, ndr). Sono stata contenta di rivederle. Abbiamo corso con lo spirito della Valcar sapendo di essere il UAE Team ADQ, quindi più importante.

Carbonari seconda a Umag dietro Vigilia. Pochi giorni dopo vincerà la cronosquadre del Ponente in Rosa (foto instagram)
Carbonari seconda a Umag dietro Vigilia. Pochi giorni dopo vincerà la cronosquadre del Ponente in Rosa (foto instagram)
Qualcuno ti ha fatto gli onori di casa?

Intanto mi ha fatto piacere che avessero preparato per me una maglia di campionessa lettone per il team WT, quindi un po’ diversa da quello che uso di solito. Ho conosciuto meglio Elizabeth Holden, mia compagna di stanza. Poi è stato un onore salire sul bus della squadra e tutto il resto del contesto. Sia lì che in gara ci ha spiegato tutto Trevisi. Lei era la più esperta in squadra e ci ha aiutato tanto. Si è complimentata sia con me che con Linda (la svizzera Zanetti, anche lei atleta del Devo Team, ndr).

In corsa poi come ti sei trovata?

Avvertivo un’ansia buona. Sapevo che ci sarebbero stati ritmi diversi da quelli che facevo ultimamente ma è andato tutto bene. Anzi mi sono sentita parte in causa del terzo posto conquistato da Chiara. Ad un certo punto la fuga di sette atlete aveva ancora un bel vantaggio a venti chilometri dall’arrivo. SD Worx e Team DSM stavano lasciando fare anche se non avevano nessuno là davanti. Così ci siamo incaricate noi di chiudere. Non avevamo nulla da perdere, pur sapendo che Wiebes e Kool ora sono un gradino sopra tutte in volata. Avevamo fiducia in Chiara che non ha nulla da invidiare a loro due e infatti ha dimostrato di essere al loro livello. Ecco perché dicevo prima che mi sembrava di essere tornata ai tempi della Valcar. Mi piace questa filosofia di correre.

Com’è stato il finale?

Il compito mio e di Kumiega era quello di portare Consonni sulle ruote di Wiebes prima dello sprint. E lo abbiamo fatto bene. Poi l’ordine d’arrivo lo conosciamo tutti, ma era importante rispettare le indicazioni. Arzeni era contento e non solo lui. A fine gara Lars Boom (il diesse della SD-Worx, ndr) ha ringraziato Trevisi per il nostro lavoro negli ultimi chilometri, così come la stessa Kool ha fatto con Consonni. Ecco, questo mi ha inorgoglito. Ci voleva per me. La Scheldeprijs mi ha svegliato (dice sorridendo, ndr).

Ora Anastasia Carbonari come si presenterà alle prossime gare?

Torno nel Devo Team con molta più carica. E’ molto motivante correre con la squadra WorldTour. E’ una cosa che fa bene ad ognuna di noi che finora l’ha fatto. Già lunedì a Mouscron voglio fare bene, anche mettendomi a disposizione di compagne più veloci e adatte di me a quella corsa. Fra di noi c’è molta disponibilità ad ascoltarci. Dobbiamo ancora imparare tanto e dobbiamo crescere, però riconoscere con onestà se possiamo fare la corsa o se dobbiamo lavorare per una compagna è fondamentale. E’ un aspetto a cui fanno attenzione di là.

Ex Valcar. Nel finale di Scheldeprijs, Carbonari e Kumiega (a sx) hanno lavorato per tenere davanti Consonni
Ex Valcar. Nel finale di Scheldeprijs, Carbonari e Kumiega (a sx) hanno lavorato per tenere davanti Consonni
Cos’hai notato in UAE del rapporto tra team WorldTour e Devo?

Oltre ai risultati, so che i due staff si confrontano abbastanza con vari report su di noi della formazione development. Guardano come lavoriamo, se siamo unite o come facciamo un lead-out. Vogliono vedere se siamo pronte a ripetere le stesse cose più in grande. Personalmente questo lo ritengo molto stimolante. Il mio obiettivo è quello di entrare nel 2024 nella formazione WorldTour. Mi sto impegnando per farlo sperando di centrare qualche vittoria.

BePink leader dei team italiani. E se diventasse un Devo Team?

14.02.2023
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L’effetto porte girevoli nel ciclismo femminile ha determinato un passaggio di testimone tra le continental italiane. In base al ranking, nel 2023 sarà la BePink a guidare i team del nostro Paese dopo la trasformazione della Valcar in UAE Development (quindi con licenza emiratina), che comanda proprio la classifica della seconda serie portandosi in dote i punti raccolti l’anno scorso.

La BePink ha iniziato la stagione dal 26° posto assoluto, piazza consolidata negli ultimi anni considerando che davanti a lei ci sono team continental con budget più alti e che sono in lizza per passare nel WorldTour. Abbiamo così voluto fare una chiacchierata con Walter Zini, il team manager della squadra lombarda, per capire come vivono l’eredità che hanno raccolto.

Basilico (a destra) ha ottenuto un buon nono posto alla prima tappa del UAE Tour
Basilico (a destra) ha ottenuto un buon nono posto alla prima tappa del UAE Tour
Partiamo intanto dal UAE Tour Women. Com’è andato?

Lo avevamo preparato bene a Calpe durante il nostro tradizionale raduno all’AR Diamante Beach Spa Hotel, ma siamo andati negli Emirati senza troppe aspettative. Abbiamo fatto un buon nono posto con Basilico nella prima tappa. Nella seconda invece ha un po’ dormito, rimanendo coinvolta in una caduta. Nello stesso giorno è caduta anche Teolis, costretta ad abbandonare la corsa senza conseguenze. D’altronde c’era molto fermento e nervosismo in gruppo a causa del vento. Nella terza ci siamo fatti vedere mandando in fuga Crestanello. La nota negativa invece è stato il ritiro di Bertolini.

Cosa è successo?

Matilde purtroppo è caduta nella prima frazione in una inversione di marcia attorno ad una rotonda. Una caduta sciocca, quelle in cui rischi di farti più male. Ha battuto la parte destra rompendosi il gomito. Abbiamo fatto subito tac e lastre per capire la vera entità. E’ stato un vero peccato. Lei è giù di morale, ma almeno sta bene e in queste ore stiamo valutando se operarla o meno a Bergamo.

Quest’anno sarete la formazione italiana più importante. Avvertite questa particolare situazione?

Devo dirvi sinceramente di no. Nel senso che noi già negli anni passati volevamo dare una impronta internazionale alla nostra squadra, compatibilmente con il calendario e le possibilità. Abbiamo sempre ragionato con questa ottica per far crescere al meglio le nostre atlete. Diciamo che forse adesso potrebbe essere un motivo d’orgoglio in più nei confronti degli sponsor, cui dobbiamo tanto. Per il resto, ci sono aspetti contraddittori da considerare in questo contesto.

Quali?

Come in tutte le cose c’è il rovescio delle medaglia. Quest’anno non faremo la Roubaix per una incomprensione con gli organizzatori. Speriamo che possano rimediare accettando la nostra richiesta al Tour Femmes. Purtroppo non ci hanno preso alla Liegi e soprattutto alla Freccia Vallone, dove nel 2022 eravamo stati protagonisti con Zanardi che restò a lungo in fuga, vincendo tre gpm. Tuttavia abbiamo ricevuto l’invito al Women’s Tour in Gran Bretagna, una importante gara a tappe WorldTour. Diciamo che alcuni criteri di assegnazione punti e di conseguenza di elaborazione del ranking andrebbero rivisti per la partecipazione a certe corse.

Zanardi ha partecipato agli europei su pista, disputando la corsa a punti (foto Arne Mill)
Zanardi ha partecipato agli europei su pista, disputando la corsa a punti (foto Arne Mill)
Cosa intendi?

Adesso il calendario femminile è sempre più pieno. Non ha senso vedere gare WorldTour in cui partono solo 70 ragazze come al Down Under o altre gare minori in cui sono solo in 40, se non meno. Fare punti lì è più semplice che in altre gare europee storiche. La nostra vittoria WT a Burgos con Vitillo, dove c’erano 120 partenti, non può valere come altre dove c’è meno gente. Oppure come per i campionati nazionali. Vincere in Olanda non è la stessa cosa di farlo in un Paese con partecipazione e livello più basso. Noi fortunatamente siamo sempre riusciti a centrare buoni risultati. Però per una squadra come la nostra è più difficile, tenendo conto che nei Devo team possono correre atlete del WT. Non dico che non sia giusto, ma secondo me bisognerebbe rivedere qualcosa nei regolamenti.

Cosa pensi dei team di sviluppo?

La tendenza delle grosse formazioni sia maschili che femminili è questa. Negli uomini è già avviata da un po’ di anni. Alla fine è stato visto che in pratica costa meno fare un development team che andare in giro a cercare talenti. E’ più conveniente perché così le atlete che hai te le puoi fare crescere come vuoi. Nel giro di poco tempo si arriverà a questa situazione.

La BePink ha raccolto l’eredità della Valcar come miglior team italiano (foto Saccani)
La BePink ha raccolto l’eredità della Valcar come miglior team italiano (foto Saccani)
Quindi, se arrivasse una richiesta, Walter Zini valuterebbe l’idea di fare diventare la BePink un team di sviluppo?

Ad oggi non me lo hanno mai proposto, anche se so che ci sono diverse formazioni WorldTour che stanno cercando. Prima di tutto farei attenzione alle opportunità di crescita delle ragazze. In ogni caso mi potrebbe interessare questa evoluzione, per mettere la mia esperienza al servizio della squadra. Noi sappiamo quanto sia difficile adesso fare attività nel femminile, quindi sapremmo anche come ben comportarci in una nuova eventuale nuova veste. Prima però vediamo di fare una bella stagione come nel 2022. Anzi cerchiamo di fare meglio.

Carbonari, profumo di WorldTour con la UAE Development

02.02.2023
5 min
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Tasto rewind, si torna indietro di cinque mesi esatti. Il 2022 di Anastasia Carbonari era finito il 2 settembre al Simac Ladies Tour contro un pick-up nero a 20 chilometri dalla fine della seconda tappa. La 23enne italo-lettone di Montegranaro aveva avuto paura di compromettere la carriera per la quale il suo diesse Arzeni aveva previsto un futuro nel WorldTour.

Rimandiamo avanti il nastro. Adesso per Carbonari la massima categoria è davvero a portata di mano. La Valcar – che ha mantenuto la propria identità per l’attività giovanile dalle junior in giù – si è trasformata nella UAE Development Team, ovvero la sorella minore della UAE Team ADQ in cui è arrivato “Capo” in ammiraglia. La particolarità di queste formazioni di sviluppo è proprio la possibilità di interscambiarsi le atlete con la prima squadra a seconda del calendario, con la condizione obbligatoria che dove corre un team non può esserci l’altro. Abbiamo quindi voluto sapere da Anastasia come si sta apprestando a vivere questa nuova fase professionale.

Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Innanzitutto come è stato il ritorno in bici?

Ci è voluto un po’ di tempo per superare il momento più brutto dell’incidente perché ripensavo ad un altro che mi era successo qualche anno fa. A settembre ero tornata in auto dall’Olanda, piena di dolori e di preoccupazioni. D’altronde non poteva essere altrimenti con una scapola, cinque vertebre e sei costole rotte. Non ero depressa, ma non l’ho vissuta bene, tanto che ad Arzeni dicevo che non ero convinta di riuscire a ripartire. Poi a novembre ho fatto le prime pedalate facendo attenzione ad ogni minima buca per non sentire nuovamente male e per non sollecitare la schiena e il torace. Ed ora quella botta è un lontano ricordo.

Proprio in quel periodo ti avevano riconfermato alla Valcar. Sapevi già che sarebbe diventata il devo team della UAE?

A dire il vero no. Prima della mia caduta al Simac se ne parlava, ma ancora non si prevedeva una situazione del genere. Ho saputo tutto quando sono tornata dalle vacanze in Lettonia, fatte appena terminata la mia convalescenza. Ho preso subito bene la notizia pensando che fosse una occasione maggiore per crescere e lavorare meglio. Ero rimasta alla Valcar per quello. Adesso ho una motivazione in più per passare nel WorldTour.

Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
In teoria potresti correre con la prima squadra. Cosa sai già dei nuovi programmi?

Noi del Devo Team abbiamo fatto dieci giorni di ritiro a Calpe verso fine gennaio dove ci siamo conosciute meglio e dove ci hanno presentato come sarà il nostro calendario. Tra le due squadre in effetti ci sarà una costante interazione. Capiterà che alcune di noi correranno con loro e viceversa. Il mio debutto è fissato per l’1 marzo con l’Umag Trophy in Croazia. Poi indicativamente dovrei fare corse in Olanda, Belgio e il Liberazione. Salvo cambiamenti, con la formazione WorldTour potrei correre lo Scheldeprijs e il Festival Elsy Jacobs, la gara a tappe in Lussemburgo. La seconda parte di stagione la vedremo più avanti.

Sei pentita di non aver accettato le proposte di altri team WorldTour dove avresti potuto fare un calendario più ampio?

No, assolutamente. Ovvio che il sogno di ogni ragazza è quello di essere e restare nella categoria più alta, ma qui so che posso completare il mio processo di maturazione. Sinceramente non pensavo di avere una esclation del genere se penso dov’ero nel 2021, però so che devo fare ancora esperienza e qui sono nel posto giusto. Il nostro gruppo di lavoro resta la stessa famiglia di prima con un livello generale più alto. Non che non lo fosse l’anno scorso, ma l’ambiente è ancora più professionale.

Ti peserà non poter disputare, almeno sulla carta, gare come Vuelta, Tour Femmes o Giro Donne in cui ti eri fatta conoscere?

Naturalmente per tutte le cose c’è il rovescio della medaglia. Io la sto già vivendo serenamente. Saltare queste corse è un sacrificio che ci sta e che si può fare. Lo vedo come un investimento per il futuro.

A che punto sei dell’escalation di cui parlavi prima?

Sono più consapevole dei miei mezzi, ma ci sto ancora lavorando. Mi sono resa conto di poter essere parte della corsa e di poter avere un mio ruolo. Diciamo che avendo un contratto fino al 2024 con la UAE Development Team so che posso fare le cose con la giusta pressione.

Quali sono gli obiettivi di Anastasia Carbonari per il 2023?

L’idea sarebbe quella di togliermi qualche soddisfazione, sia come risultati che come prestazioni. Punto ad arrivare molto performante al Liberazione, una gara nelle mie corde e che solitamente c’è nel periodo in cui inizio ad andare meglio. Per il resto vorrei confermare il titolo di campionessa lettone, magari vincendo la gara unica che c’è per noi dei Paesi Baltici. E naturalmente correre europeo e mondiale con la mia nazionale.