La Trek Madone di Simone Consonni: posizione e setup

07.09.2025
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MISANO ADRIATICO – E’ una delle bici più iconiche del gruppo e uno dei modelli di punta di Trek: la Madone. Sotto le gambe di Simone Consonni, velocista del Lidl-Trek, questo mezzo assume un valore particolare. Aerodinamica, guidabilità e sicurezza sono i pilastri di una bici pensata per correre a tutta velocità, ma anche per garantire stabilità nei tratti più tecnici.

In questa intervista, Consonni ci racconta i dettagli della sua Madone, dalle scelte di posizione ai materiali, dalle ruote alle coperture fino alle preferenze per rapporti e pedali. Un viaggio dentro la bici di un professionista (con il professionista) fatto di piccoli accorgimenti che possono fare la differenza quando la vittoria si gioca su pochi watt.

La Trek Madone di Consonni. Qui quella da allenamento con borracce tradizionali e anche la videocamera posteriore montata per l’occasione dell’IBF
La Trek Madone di Consonni. Qui quella da allenamento con borracce tradizionali e anche la videocamera posteriore montata per l’occasione dell’IBF
Simone, qual è la prima cosa che vuoi dalla tua bici?

Sicuramente la sicurezza. E’ un tema molto discusso ultimamente e con questo modello il miglioramento è evidente. A livello di guida e tenuta, anche in discesa, la bici è incredibilmente ferma e facile da utilizzare, soprattutto quando bisogna spingere forte. Noi la portiamo all’estremo, ma questo si riflette anche per chi la usa tutti i giorni sulle strade, che purtroppo sono sempre più pericolose. Per me questa è la caratteristica principale.

Da velocista, immaginiamo che il secondo punto cardine sia l’aerodinamica…

Esatto. Già la “vecchia” Madone era ottima, ma con questa abbiamo fatto un passo avanti. In più le borracce aerodinamiche sono una chicca che dà un vantaggio reale e grazie a Trek e agli altri componenti abbiamo una delle bici più veloci del gruppo. In un ciclismo che va sempre più forte, avere un mezzo così è fondamentale.

Per quanto riguarda la posizione, hai cambiato qualcosa negli ultimi anni?

Non ho stravolto molto a dire il vero. Ho solo accorciato leggermente le pedivelle: da 172,5 sono passato a 170. Il manubrio è da 37, abbastanza stretto, l’attacco da 120 negativo. La mia posizione è rimasta simile, ma mi sono leggermente avanzato e negli ultimi anni ho inclinato sempre di più la sella, anche questa in negativo per avere più stabilità quando spingo. Sono piccoli accorgimenti che aiutano a cercare quel watt in più.

Le selle inclinate, Simone, sono una tendenza che notiamo sempre di più ma la domanda è: non si scivola in avanti?

Secondo me dipende da persona a persona. Io devo dire che non ho troppo questa problematica e penso che sia un discorso legato non solo alla bici e alla posizione ma a tutto il “pacchetto” dei materiali. Mi spiego: con la sella Bontrager e i pantaloncini Santini non ho mai avuto problemi di stabilità di scivolamenti in avanti. Il materiale che abbiamo a disposizione è davvero al top, quindi posso permettermi un’inclinazione più decisa, più racing senza inconvenienti.

Più o meno qual è l’inclinazione della tua sella?

Meno 5°. E’ abbastanza inclinata, ma solo da un anno circa: prima la tenevo a meno 2°. Mi dà la sensazione di avere il bacino più libero. Sono dettagli che scopri anno dopo anno, cercando sempre di perfezionare la posizione. Lo ammetto però: i meccanici soffrono un po’, perché sono molto pignolo! Il mio meccanico di riferimento è Mauro Adobati e sono il suo incubo. Pensate che quando viaggio, nelle trasferte, mi porto sempre reggisella e sella da casa.

Il lombardo in azione nelle fasi che precedono lo sprint. La Trek Madone si adatta perfettamente anche alle sue doti di pistard
Il lombardo in azione nelle fasi che precedono lo sprint. La Trek Madone si adatta perfettamente anche alle sue doti di pistard
Parliamo di ruote: qual è il tuo setup preferito?

Fino all’anno scorso usavo quasi sempre le 51, perché il vecchio telaio Madone era più massiccio. Con questa nuova mi piace alternare le 51 con le 62, soprattutto nelle corse più veloci e con poco dislivello. Sui percorsi misti le 51 vanno benissimo, ma le 62 possono dare quel watt in più che fa la differenza. In questi ciclismo bisogna limare su tutto!

E per le coperture?

Uso quasi sempre le Pirelli da 28 millimetri. Quest’anno non ho fatto molto Nord, ma abbiamo a disposizione anche i 30 millimetri che si usano soprattutto per quelle corse. Con i 28 millimetri però copri la maggior parte delle situazioni, direi il 95 per cento delle gare. Per una Roubaix, chiaramente, serve un setup più particolare.

Cosa ci dici dei rapporti?

Grazie a SRAM uso la cassetta 10-36 con il monocorona. Mi piace molto il 54 denti davanti: con il 10-36 vai dappertutto. Anni fa le corse si affrontavano diversamente e nelle prime ore potevi risparmiarti con il “rampichino” per esagerare il concetto. Oggi se provi a salvare la gamba sei già fuori. Con questo setup invece hai sempre margine.

Le più utilizzate? Le gomme da 28 millimetri
Le più utilizzate? Le gomme da 28 millimetri
Capitolo pedali: da velocista prediligi un attacco molto stretto?

Sì, abbiamo i Time aero (gli XPRO 12 SL, ndr) ed uso la tacchetta fissa. Voglio il piede ben fermo sul pedale, per me è fondamentale. E’ una questione di feeling, di dispersione di energia ma anche si sicurezza.

Molti professionisti oggi prendono la bici con l’impugnatura alta sulle leve. Vale anche per te, Simone?

Sì, ormai mani alte per il 90 per cento del tempo. Si è visto che è anche più aerodinamico anche quando si spinge. Anche per questo si mette un attacco un po’ più lungo e puoi “simulare” tra virgolette la posizione da crono. La presa bassa ormai si usa solo nelle volate e in discesa.

Però con i tanti dossi che ormai s’incontrano soprattutto negli attraversamenti dei centri abitati non rischi di perdere la presa e di scivolare in avanti?

In parte è vero, ma con le nuove leve SRAM la situazione è migliorata molto. Sono più ergonomiche, rialzate in avanti e ti permettono di stare ore in comodità e in sicurezza in posizione aerodinamica.

Trek lancia tre nuovi colori Project One con un occhio all’ambiente

22.03.2025
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Era la vigilia del Tour de France 2023 quando Trek presentava Project One, un innovativo sistema di verniciatura che offriva al cliente finale la possibilità di scegliere tra una infinita varietà di colorazioni differenti rispetto a quelle di serie. Grazie a questo nuovo sistema diventava possibile realizzare una bici dalla livrea unica. Il progetto del 2023 è andato avanti e di recente si è arricchito di un nuovo capitolo. Nei giorni scorsi Trek ha infatti comunicato di aver ampliato la propria collezione di vernici Project One Signature con tre nuovi colori EnvironOxideTM: Moondust, Desert Mauve e Mojave Red.

Il sistema Trek Project One è nato a pochi giorni dall’inizio del Tour de France 2023
Il sistema Trek Project One è nato a pochi giorni dall’inizio del Tour de France 2023

Attenzione all’ambiente

I tre nuovi colori nascono dalla collaborazione fra il team Project One di Trek e Iron Oxide Recovery, Inc.
Parliamo di un’azienda specializzata nell’estrazione e nel recupero del ferro in eccesso dai corsi d’acqua contaminati. Il ferro recuperato viene utilizzato per creare un’ampia gamma di prodotti, tra cui i pigmenti per vernici.

Questo processo non solo aiuta a ripulire i corsi d’acqua, ma rafforza anche la necessità di estrarre i minerali grezzi di ossido di ferro, tradizionalmente utilizzati per creare pigmenti per vernici. L’utilizzo di vernici a basso impatto ambientale può sembrare ad una prima analisi come qualcosa di trascurabile. In realtà non è affatto così ed è un’ulteriore conferma degli sforzi globali di Trek in materia di sostenibilità. Rappresentano infatti un cambiamento più grande nel modo in cui l’azienda di Waterloo lavora quotidianamente per andare verso un futuro sempre più sostenibile.

Nuove opportunità di colori

Con queste tre nuove aggiunte, i clienti Trek possono ora scegliere tra quattro colori EnvironOxide per realizzare il loro Project One personalizzato. Si tratta di Raw Lithos (disponibile soltanto sulla piattaforma gravel Checkmate SLR), lanciato nel 2024 e che si ispira alla terra e ai terreni desertici. Il nuovissimo Moondust evoca paesaggi lunari bianco sporco, mentre il Desert Mauve gioca con le tonalità geologiche del grigio e del viola. Infine il Mojave Red che abbraccia le sfumature desertiche del rosso, dell’arancione e del marrone.

Le nuove colorazioni sono ora disponibili su tutti i modelli di bici da corsa Trek di alta gamma. Chiunque desideri oggi personalizzare la propria Trek non deve far altro che recarsi presso un rivenditore ufficiale del brand americano oppure utilizzare il configuratore Project one collegandosi alla pagina dedicata: https://trek.bike/ProjectOne.

Trek

Stuyven, Trek e il gravel: prove generali di integrazione

05.10.2023
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Jasper Stuyven, belga della Lidl-Trek che in carriera ha vinto una Sanremo, la Omloop Het Nieuwsblad e anche un Deutschland Tour, è il nuovo campione europeo gravel. Lo ha conquistato domenica scorsa in Belgio, battendo Merlier (11 vittorie su strada nel 2023) e Paul Voss, che da quando si è ritirato corre solo nella nuova disciplina.

Nella settimana che porta da un lato al Lombardia, dall’altro alla Parigi-Tours e al mondiale sugli sterrati, è palese che il gruppo dei professionisti si sia diviso. Gli scalatori si sono dati appuntamento al raduno di partenza di Como, i velocisti (fra cui Stuyven) a Chartes. A Pieve di Soligo si troveranno invece gli specialisti degli sterrati e facce note come Wout Van Aert, Alejandro Valverde e Peter Sagan. Le convocazioni azzurre non lasciano spazio a dubbi. Fra gli altri, troveremo Oss, Velasco e Alessandro De Marchi, mentre fra le donne Realini, Persico, Paladin e Bertizzolo.

Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Lo scorso anno il trentino fu bronzo al mondiale
Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Lo scorso anno il trentino fu bronzo al mondiale

Il punto con Trek

Quando lo scorso anno la rassegna iridata debuttò sulle strade del Vicentino, la considerazione di molti fu immediata. Non appena le aziende produttrici di bici si fossero accorte dell’impatto sul mercato, avrebbero spinto affinché i professionisti delle squadre che sponsorizzano venissero dirottati sulla nuova disciplina.

E’ stato così ad esempio che il Movistar Team, con il favore di Canyon, ha creato al suo interno un team gravel, per far correre l’impensionabile Valverde e Ivan Cortina. E allora ci siamo chiesti: che cosa ha rappresentato per Trek la vittoria di Stuyven agli europei di Oud-Heverlee? Ci ha risposto Jordan Roessingh, Direttore globale – Bici da strada e Project One.

Stuyven ha conquistato a Oud-Heverlee il primo europeo gravel. Domenica si corre il 2° mondiale
Stuyven ha conquistato a Oud-Heverlee il primo europeo gravel. Domenica si corre il 2° mondiale
Le vendite di biciclette gravel rappresentano una parte importante del mercato di Trek?

Sì, il gravel è diventato una parte molto significativa della nostra attività ed è cresciuto ogni anno da quando abbiamo lanciato il nostro primo modello, la Checkpoint.

Le competizioni gravel sono di interesse commerciale per Trek come azienda?

SÌ. Abbiamo sponsorizzato atleti che gareggiano in molte delle principali gare e sosteniamo anche diversi eventi gravel. Ad oggi, tuttavia, Trek non ha ancora organizzato dei propri eventi.

L’organizzazione dei campionati europei e mondiali è un’opportunità per Trek?

Certamente, la globalizzazione e l’aumento della professionalità nelle corse gravel sono cambiate radicalmente negli ultimi anni. Le gare gravel europee e UCI sono molto diverse dai più tradizionali eventi del Nord America, ma offrono comunque un’esperienza unica, che si abbina ad alcuni degli eventi più popolari che hanno dato il via al gravel. Non penso che questa sia un’opportunità soltanto per Trek, ma per i ciclisti e l’industria nel suo complesso, per far crescere una nuova disciplina nel ciclismo.

Questo il Trek Driftless Team in un video di inizio stagione
Le squadre sponsorizzate da Trek sono state sollecitate affinché agevolino la partecipazione degli atleti alle gare gravel?

Abbiamo uno specifico team di corse gravel, il Trek Driftless Team, che gareggia nei principali eventi gravel principalmente in Nord America. Occasionalmente abbiamo ciclisti di Lidl-Trek che partecipano a eventi in Europa. Jasper Stuyven, appunto, ha recentemente vinto i campionati europei, ma è principalmente una scelta che dipende da loro, senza molta, se non nessuna spinta da parte del team o di Trek.

Il Movistar Team ha formato una squadra per il gravel, potrebbe esserci la stessa intenzione per Trek?

Del Trek Driftless Team abbiamo già detto, mentre Lidl-Trek non ha un programma o piani specifici per il gravel. Questo significa che gli atleti gareggeranno occasionalmente negli eventi. Però sembrano divertirsi e riescono anche bene.

Sul podio dell’europeo, con Stuyven sono saliti Merlier e Paul Voss, che fino al 2016 correva nella Bora
Sul podio dell’europeo, con Stuyven sono saliti Merlier e Paul Voss, che fino al 2016 correva nella Bora
La vittoria di Stuyven agli Europei può diventare un’occasione di marketing? 

Sì, è stata certamente una grande vittoria e qualcosa che sfrutteremo per mostrare il coinvolgimento e il successo di Trek e per spingere le nostre piattaforme per bici gravel race come Checkpoint e Domane.

Il mercato del gravel interessa anche alle ragazze?

Penso che un attributo del gravel, che gli consentirà di crescere ancora, è quanto sia aperto per ciclisti di tutti i tipi. Non importa chi tu sia, negli eventi gravel c’è un posto anche per te

Trek Store: l’appuntamento è per venerdì 2 dicembre

29.11.2022
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Per tutti gli appassionati del marchio Trek, e non solo per loro, il prossimo 2 dicembre è una data da segnare assolutamente in agenda. Venerdì prossimo, quindi fra pochissimi giorni, Trek Bicycle inaugurerà in contemporanea quattro nuovi Trek Store in Italia. Le sedi scelte sono Arezzo, Massa, Verona e Bergamo, esattamente Lallio. Il capoluogo bergamasco ospita anche l’elegante e funzionale sede della filiale italiana del brand americano. Il taglio ufficiale del nastro è previsto per le 17,30 e l’ingresso è gratuito e aperto a tutti coloro che vorranno partecipare.

Una nuova idea di negozio

I quattro nuovi Trek Store vogliono rappresentare un nuovo concetto di approccio al cliente fondato su elementi ben precisi: accoglienza, disponibilità di prodotto, contatto diretto con la clientela e assistenza in 24 ore su tutte le tipologie di bici. Sono queste le basi da cui Trek vuole partire per costruire una nuova idea di negozio, sempre più orientato all’incontro delle necessità di ogni appassionato del mondo bici.

Elisa Balsamo sarà presente al negozio di Verona, la Longo Borghini, invece, a quello di Bergamo
Elisa Balsamo sarà presente al negozio di Verona, la Longo Borghini, invece, a quello di Bergamo

A contatto con i campioni

Nelle intenzioni dello staff di Trek, l’inaugurazione dei nuovi store vuole essere una festa, tanto che saranno previsti dei giochi a premi. Ci sarà però soprattutto la possibilità di incontrare alcune delle “stelle” della formazione maschile e femminile del Team Trek-Segafredo.

Elisa Longo Borghini, vincitrice della Parigi-Roubaix femminile di quest’anno, sarà l’ospite d’onore del Trek Store di Bergamo, mentre la sua compagna di squadra Elisa Balsamo, campionessa del mondo 2021 su strada e vincitrice del campionato italiano 2022, presenzierà all’inaugurazione del Trek Store di Verona. Giulio Ciccone, vincitore della tappa con arrivo a Cogne dell’ultimo Giro d’Italia, sarà presente ad Arezzo. Al Trek Store di Massa gli appassionati di ciclismo avranno invece l’opportunità di incontrare Filippo Baroncini, ex campione del mondo under 23, uno dei giovani ciclisti italiani più promettenti.

Oltre ad avere la possibilità di incontrare i campioni del Team Trek-Segafredo, sarà naturalmente possibile toccare con mano le ultime novità proposte dal brand americano, come la nuova Madone SLR o la Domane+ SLR.

Indirizzi da segnare

Come anticipato l’inaugurazione dei 4 Trek Store avverrà in contemporanea venerdì 2 dicembre alle ore 17:30 con ingresso gratuito. Per chi vorrà partecipare gli indirizzi da tenere a mente sono i seguenti

  • Trek Bicycle Bergamo: Via Provinciale 21, Lallio (BG).
  • Trek Bicycle Massa: Via Roma 5, Massa.
  • Trek Bicycle Arezzo: Via Fiorentina 59, Arezzo
  • Trek Bicycle Verona: Via Roveggia 124/126 Verona

Trek

Trek ancora una volta al fianco di World Bicycle Relief

22.11.2022
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Per il secondo anno consecutivo, Trek ha deciso di supportare World Bicycle Relief nella sua raccolta fondi finalizzata a fornire un mezzo di trasporto affidabile, nel caso specifico una bicicletta, alle comunità rurali e svantaggiate nel mondo. Ancora una volta sara la Buffalo Bike, modello che Trek lo scorso anno ha nominato “Bike of the Year”, ad essere al centro dell’iniziativa. La Buffalo Bike è una bicicletta robusta, progettata in modo semplice e di facile manutenzione, con la possibilità di trasportare persone e carichi pesanti su lunghe distanze e terreni accidentati.

Trek anche quest’anno ha sostenuto il progetto di World Bicycle Relief
Trek anche quest’anno ha sostenuto il progetto di World Bicycle Relief

Superare il 2021

La collaborazione fra Trek e World Bicycle Relief ha portato nel 2021 ad una raccolta fondi a livello globale di 1,8 milioni di dollari. Per il 2022 si vuole superare quella cifra arrivando entro la fine dell’anno a 2,5 milioni di dollari. Per tutte le donazioni che arriveranno attraverso la pagina dedicata sul sito ufficiale di Trek oppure tramite un rivenditore ufficiale, Trek raddoppierà le donazioni effettuate fino ad un massimo di 500.00 dollari.

Bob Burns, vicepresidente Advocacy di Trek Bicycle, ha così commentato la rinnovata collaborazione con World Bicycle Relief: «Grazie alla collaborazione con World Bicycle Relief, siamo stati in grado di superare il nostro obiettivo di raccolta fondi nel 2021 e abbiamo fornito 11.000 Buffalo Bike a comunità localizzate in Africa e Sud America. Stiamo fissando obiettivi ancora più alti quest’anno per portare più Buffalo Bike nelle comunità, al fine di aiutare altri destinatari a vincere la sfida della distanza e raggiungere l’indipendenza».

La Buffalo Bike è un mezzo robusto, studiato apposta per lunghi tragitti in qualsiasi condizione
La Buffalo Bike è un mezzo robusto, studiato apposta per lunghi tragitti in qualsiasi condizione

Una collaborazione storica

Quella tra Trek e World Bicycle Relief è una collaborazione che dura da diversi anni, esattamente dal 2005, quando l’organizzazione fu fondata. Da allora Trek ha lavorato fianco a fianco di World Bicycle Relief per progettare il primo prototipo di Buffalo Bike. Grazie a questo particolare modello di bicicletta ogni giorno studenti, operatori sanitari, agricoltori e imprenditori riescono a far muovere in modo indipendente le loro comunità.

Le biciclette vengono assemblate e distribuite localmente tramite vari rappresentanti del programma, addestrati per fornire manutenzione e assistenza di qualità e contribuire a creare un’infrastruttura sostenibile.

Trek e World Bicycle Relief hanno consegnato ben 675 mila bici
Trek e World Bicycle Relief hanno consegnato ben 675 mila bici

A sostegno delle donne

Grazie alle Buffalo Bike che saranno donate attraverso la nuova raccolta fondi, sarà possibile dare un sostegno concreto alle tante donne e ragazze che ancora oggi in tutto il mondo vivono in contesti difficili. 

Johanna Vega, Program Manager di World Bicycle Relief in Colombia, ha descritto con queste parole l’impatto che World Bicycle Relief e Buffalo Bike hanno avuto sui villaggi vicini a lei: «Le donne e le ragazze che un tempo erano stressate, esauste, in ritardo a scuola, ora possono ridurre di oltre la metà i tempi di trasporto, rafforzare la loro fiducia e non abbandonare il sistema scolastico.  La Buffalo Bike è stata un punto di svolta per tutte queste comunità».

Ad oggi, World Bicycle Relief ha consegnato più di 675.000 biciclette e formato più di 2.700 meccanici sul campo in Africa, Sud-Est Asiatico e Sud America. Ricordiamo che World Bicycle Relief è un’organizzazione no-profit. E’ registrata negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Svizzera e Australia e dispone di strutture di assemblaggio in Colombia, Kenya, Malawi, Zambia e Zimbabwe.

La campagna di raccolta fondi è iniziata lo scorso 7 novembre e terminerà il 31 dicembre 2022.

Trek

World Bicycle Relief

Ganna inventa e Pedersen conclude nell’afa di Saint Etienne…

15.07.2022
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A fugare il dubbio che Pedersen abbia fatto una furbata ad attaccare mentre cercava di prendere qualcosa dalla tasca ha pensato lo stesso Ganna, abituato a dire le cose come stanno.

«Volevamo andare in fuga anche oggi – dice il piemontese dopo l’arrivo – e fare una bella cosa per il secondo giorno consecutivo dopo la vittoria di Pidcock. Per questo sono partito, ma quando Pedersen ha attaccato, non ne avevo più tanta. Al momento del suo scatto avevo la mano in tasca per prendere un gel, ma non credo che se l’avessi avuta sul manubrio, sarei riuscito a stargli dietro».

Pippo che tira per i suoi leader alla Ineos Grenadiers. Pippo che manda giù la crono sfumata e si infila nelle fughe. Poi Pippo che punta all’ultima crono, ma forse non gli basta. Infine Pippo che nel primo Tour prende le misure e porta via la fuga con la stessa sicurezza con cui fino a ieri l’ha fatto Van Aert. Pippo che ancora non ha detto tutto.

Un Tour incredibile

E così Mads Pedersen, corridore di 26 anni in maglia Trek-Segafredo, fa sventolare la bandiera danese sul traguardo del Tour, unendosi alla maglia gialla Vingegaard. Lo fa con un’azione che ci ha ricordato i mondiali di Harrogate. Ma mentre in quell’occasione si nascose e puntò sull’effetto sorpresa, questa volta ha indossato i panni del favorito. Ha scremato la fuga. Ha rintuzzato gli allunghi di Houle e Wright e poi li ha staccati in volata. A conferma che gli arrivi ristretti sono il suo forte. Come imparammo a spese di Trentin (e anche nostre, avendoci creduto tanto) in quel mondiale fradicio di tre anni fa.

«E’ un Tour incredibile – dice il vincitore – e vincere questa tappa lo è di più. Sapevo di essere in buona forma e di aver perso alcune opportunità nella prima settimana. Non c’erano molte altre opportunità, per questo è davvero bello essere sul gradino più alto. Non solo per me, ma anche per tutta la squadra. Siamo venuti qui solo con cacciatori di tappe e ora ci siamo riusciti».

La Trek family

La squadra è il filo conduttore. Per questo nei giorni scorsi l’annuncio del rinnovo del contratto è stato celebrato quasi come una vittoria.

«Questa squadra – ha detto nei giorni scorsi – mi ha dato l’opportunità di salire al livello WorldTour. Questo è il mio sesto anno con la Trek-Segafredo e ne ho aggiunti altri tre. Stare con una squadra per nove anni è speciale e questa per me è una seconda famiglia. Ecco perché sono voluto restare. Il nostro gruppo per le classiche si rafforza ogni anno. Aiutare la squadra a migliorare è per me importante».

Partendo da Copenhagen, era lecito aspettarsi che Pedersen pensasse di lasciare il segno. Tuttavia la cifra del Tour 2022 è la follia di certi giorni e di certe andature e occasioni per lui non si sono presentate.

Ganna e Kung, due dei motori più potenti del Tour hanno portato via la fuga
Ganna e Kung, due dei motori più potenti del Tour hanno portato via la fuga

La scelta giusta

Oggi Pedersen ha approfittato del grande forcing di Ganna e Kung, poi ha chiesto a Quinn Simmons di farsi portare nel tentativo e di tirare fino a che ne avesse. E quando il ragazzone di Durango si è spento sull’ultima salita che ha tagliato definitivamente fuori le chance dei velocisti, Pedersen si è ricordato d’essere stato campione del mondo e ha fatto da sé.

«Se la fuga fosse stata composta da più di quattro persone – ha spiegato – il piano era che ci fossimo anche noi. Che ci fossi io. Non sapevamo come le altre squadre avrebbero affrontato l’ultima salita a 45 chilometri dal traguardo e se fossi stato nel gruppo con gli altri velocisti, magari sarei rimasto staccato. Per parecchi chilometri ho pensato che fosse un errore essere in fuga, perché avevamo solo due minuti, ma alla fine si è rivelata la scelta giusta».

La resa di Caleb

I poveri velocisti infatti hanno alzato presto bandiera bianca. Il solo che avrebbe potuto tenere era Caleb Ewan, che però è caduto.

«In realtà oggi mi sentivo davvero bene – dice dopo l’arrivo – avevamo mandato avanti due uomini per controllare la fuga. Poi non so cosa sia successo in quella curva. Non ho potuto evitare la caduta, quindi adesso mi fanno male il ginocchio e la spalla. Ho capito subito che non ce l’avrei fatta. Finora ci sono stati solo due sprint di gruppo, non è sicuramente un buon Tour per i velocisti. In più metteteci la sfortuna! Sono certo che mi riprenderò e speriamo che il vento cambi».

Ewan è caduto e affranto: il Tour non sorride agli uomini veloci
Ewan è caduto e affranto: il Tour non sorride agli uomini veloci

La voce del padrone

Il colpo di grazia agli altri due Pedersen l’ha dato prima attaccando e poi nella volata, anche se Trentin da casa con un messaggio in risposta al nostro ha sottolineato che gli altri due non lo abbiano attaccato davvero a fondo. Forse è vero, forse semplicemente non ne avevano più.

«Non volevo arrivare con troppi corridori – dice – perché altrimenti sarebbe stato troppo difficile controllarli, quindi ho provato ad attaccare e per fortuna il gruppo di testa si è spezzato. Eppure non sono stato sicuro di vincere finché non ho tagliato la linea».

Per Pedersen all’arrivo anche il numero rosso di più combattivo
Per Pedersen all’arrivo anche il numero rosso di più combattivo

Nel segno di Jaja

E mentre nei 31 gradi di Saint Etienne si festeggia un velocista nel giorno in cui i velocisti sono usciti di scena, gli sguardi degli uomini di classifica sono puntati sulla tappa di domani, piena zeppa di salite. Con questo caldo che squaglia l’asfalto e fa scappare le ruote e dopo le fatiche alpine, il giorno di Mende promette di fare male. In quei 3 chilometri al 10 per cento di pendenza media, su cui il 14 luglio del 1995 si impose Laurent Jalabert, l’esplosività di Pogacar potrebbe vedere la prima rivincita su Vingegaard. Anche domani, ragazzi, ci sarà ben più di un motivo per seguire la Grande Boucle.

Questa è la nuova Trek Madone SLR generation 7

30.06.2022
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Vista e fotografata, immaginata e in parte già raccontata, vi presentiamo ufficialmente la nuova Trek Madone SLR della settima generazione. Ancora più aerodinamica e leggera, ancora più rivoluzionaria nel design e nelle soluzioni che da sempre caratterizzano questo progetto. La nuova Trek Madone SLR introduce la tecnologia IsoFlow e abbandona il dissipatore IsoSpeed. Entriamo nel dettaglio del progetto.

Pedersen con la nuova Madone alla cerimonia di apertura del TDF
Pedersen con la nuova Madone alla cerimonia di apertura del TDF

Quegli scatti rubati

Le prime annotazioni e i primi quesiti che ci siamo posti risalgono ai mesi invernali, nel periodo in cui i team svolgono i primi ritiri collegiali in Spagna. Un frame-kit bianco, senza scritte e senza loghi, pronto per essere montato. Non un semplice “gesso”, ma una bici da nascondere e non far fotografare. Da tenere nell’ombra e comunque pronta all’uso. Nessuna informazione precisa, bocche cucite ovunque e la nostra volontà di non spoilerare un prodotto.

Le prime notizie della Trek Madone SLR risalgono a quel periodo. Poi sono arrivate le corse che anticipano il Tour de France, il Delfinato in questo caso, gli scatti rubati e comunque ufficiali, le prime indiscrezioni di una bicicletta che è stata completamente ridisegnata, capace di offrire un vantaggio (risparmio di tempo) di 60 secondi su un’ora di gara (a 45 chilometri orari), se comparata con le versione precedente.

Frame e forcella, tra Quinn Simmons eJacopo Mosca, visti e fotografati a dicembre ad Altea
Frame e forcella, tra Quinn Simmons eJacopo Mosca, visti e fotografati a dicembre ad Altea

L’aerodinamica e il peso ridotto

Il progetto è stata sviluppato grazie al contributo dei corridori del Team Trek-Segafredo, in particolare con Mads Perdersen.

«Quando mi è stato chiesto di fornire delle indicazioni – dice l’iridato di Harrogate – le prime richieste sono state rivolte al mantenere l’efficienza aerodinamica della Madone, scendendo con il peso. Avere una bicicletta reattiva e capace di aumentare la velocità rapidamente nelle fasi più importanti dei cambi di ritmo».

Il tessuto OCLV800

Trek Madone SLR 7 generation è più leggera di 300 grammi, un valore enorme se pensiamo che il carbonio utilizzato è l’OCLV800, il medesimo utilizzato per la generazione numero 6. La riduzione del valore alla bilancia, non è stato ottenuto grazie all’introduzione dell’IsoFlow, ma anche grazie all’ottimizzazione delle diverse prospettive di frame e forcella.

Il design e i volumi dei profilati sono completamente variati rispetto al passato. Inoltre l’abbandono dell’IsoSpeed ha obbligato a non snaturare in maniera eccessiva una bicicletta tanto performante e veloce, quanto comoda e stabile. Un punto di riferimento per le competizioni e per i corridori potenti, ma anche per un impiego meno estremizzato.

Mads Pedersen in Norvegia durante una fase di test (foto Tyler Wiles Trek)
Mads Pedersen in Norvegia durante una fase di test(foto Tyler Wiles Trek)

Si parte con l’IsoFlow

Non è soluzione comparabile alla precedente IsoSpeed, perché è completamente differente nello sviluppo e nel funzionamento. IsoFlow non si basa su delle tubazioni sdoppiate e sulla resa tecnica al pari di un dissipatore. E’ una tecnologia maggiormente integrata, che sfrutta la laminazione e le proprietà elastiche del carbonio. Permette al piantone di flettere creando una sorta di compressione: non è regolabile. Il risultato è una guida fluida, confortevole e stabile sulle asperità, che non sacrifica gli aspetti legati alla reattività.

L’asola centrale, quella tra l’orizzontale, il piantone e i foderi obliqui hanno anche una funzione aerodinamica ben precisa, che aiuta a sfruttare l’energia prodotta dalla massima efficienza delle penetrazione dello spazio. E poi si risparmia molto peso, anche se il processo di laminazione è stato complicato. E’ la sezione più complessa della bicicletta, non tanto per il suo design, ma per quello che ha richiesto in fatto di utilizzo e applicazione delle pelli di carbonio.

Come si presenta

Se la osserviamo frontalmente, la forcella e la tubazione dello sterzo nascondo il resto della bicicletta, ma c’è anche un nuovo cockpit integrato. Quest’ultimo è più efficiente ed ha un design con una evidente svasatura nella parte bassa. Ovvero, se prendiamo ad esempio la misura 42, nel punto degli shifters il manubrio ha una larghezza di 39 centimetri, fattore che riduce in maniera esponenziale il drag del corridore nella posizione più aggressiva e nelle fasi di spinta più concitate. Però, grazie ad un rinnovato design della zona dello sterzo, la bicicletta può essere montata anche con uno stem e una piega tradizionali.

La forcella è full carbon, con profili anteriori risicati e piuttosto ampi nelle sezioni laterali. Il profilato dello sterzo è rastremato nel mezzo, con linee più marcate dove si trova l’innesto con i due tubi maggiori, orizzontale e obliquo. L’orizzontale prosegue dritto fino al punto di inserzione del nodo sella, il secondo ha una vistosa maggiorazione nei pressi della scatola del movimento centrale. In questo punto il “grande” volume è funzionale alla rigidità e a sfruttare al massimo l’aerodinamica, dei tubi e del posizionamento delle due borracce.

La zona bottom bracket è larga 86,5 millimetri e usa le calotte del tipo T47, una soluzione mutuata da Emonda e dalla precedente Madone. E’ stato mantenuto il chain keeper 3S di concezione aero.

Da qui si emerge il piantone e adotta una sorta di rientranza fino alla sezione mediana, per allargarsi dove si trova IsoFlow e l’incrocio con gli obliqui. Questi ultimi sono più ampi sopra e si sfinano leggermente man mano che vanno in basso, pur mantenendo costantemente un profilo marcatamente aero di natura Kammtail (abbondante lateralmente, magro frontalmente)

Una veduta posteriore della sezione IsoFlow
Una veduta posteriore della sezione IsoFlow

Cambia anche il seat-post

Il seat-tube si interrompe; c’è il “tunnel” IsoFlow e sopra c’è l’orizzontale con la “pinna” del seat-post. Qui un’altra soluzione tutta nuova.

Il reggisella vero e proprio si innesta nel telaio e può essere regolato e piacere, con un serraggio che avviene tramite una bussola interna e una feritoia esterna. La bussola interna può essere posizionata con due orientamenti differenti, aumentano il range di utilizzo di un solo seat-post.

Infine la geometria, che è comune alla Emonda ed è di matrice H1.5. Questa è definita il compromesso migliore, perché è adatta ad un’utenza particolarmente spinta verso l’agonismo, ai pro’ ovviamente, ma al tempo stesso è facilmente adattabile a diverse esigenze e tipologie di richieste.

Le altre cose da sapere

La nuova Trek Madone SLR di settima generazione è sviluppata nella sola versione disc brake. C’è anche una versione SL, ma si basa sul progetto più anziano della Madone. Rimaniamo comunque nell’ambito delle specifiche della generation 7: ci sono i perni passanti con le dimensioni tradizionali 142×12 millimetri per il posteriore, 100×12 per la ruota dell’avantreno. Ci sono i dischi dei freni e possono essere al massimo da 160 millimetri di diametro.

La nuova Trek Madone non è compatibile con le trasmissioni meccaniche. La misura massima consigliata per gli pneumatici è di 28 millimetri, considerando che rimane una extra tolleranza tra la gomma e i foderi di forcella e comparto posteriore. La colorazione deep-carbon-smoke è quella che permette di risparmiare ulteriore peso, a prescindere dall’allestimento. Oltre a questa ci sono altre quattro combinazioni cromatiche, mentre la disponibilità di personalizzazione con la piattaforma ProjectOne arriverà in un secondo momento.

Le taglie, gli allestimenti ed i prezzi

La nuova Trek Madone SLR è disponibile in 8 taglie: 47, 50 e 52, 54 e 56, 58, 60 e 62. Sei allestimenti in totale: 6 e 6 eTap, rispettivamente con il nuovo Shimano 105 Di2 a 12 velocità e con Sram Rival AXS (7699 e 8399 euro). 7 e 7 eTap, con Shimano Ultegra Di2 a 12v e Force AXS (10299 e 10799 euro). Trek Madone SLR 9 e 9 eTap, con il Dura-Ace 12v e Sram Red eTap AXS (13999 e 14999 euro). C’è la possibilità anche del solo frame-kit, che ha un prezzo di listino di 5499 euro.

Tutte le versioni hanno in dotazione le ruote Bontrager Aeolus 51 tubeless ready, nelle versioni Pro per le 6 e 7, RSL per l’allestimento 9. Tutti gli allestimenti hanno in dotazione il nuovo bar-stem integrato e full carbon. Un cenno ai pesi dichiarati, che fanno riferimento alle biciclette complete: 7,1 e 7,4 chilogrammi per le versioni 9 e 9 eTap, 7,5 e 7,8 per le versioni 7 e 7 eTap. Mentre le le 6 e 6 eTap il valore alla bilancia è rispettivamente di 7,8 e 8 chilogrammi.

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Trek Checkpoint SL6, perfetta compagna di viaggio

04.05.2022
6 min
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Il test dell'ultima versione della gravel di casa Trek, la Checkpoint nell'allestimento SL6 eTap

Rispetto al passato la piattaforma Checkpoint viene completamente rivista e ridefinita. C’è il carbonio OCLV500 per le versioni SL e c’è l’IsoSpeed che separa i foderi obliqui del carro posteriore, dal tubo obliquo e dal piantone. Ma ci sono una nuova geometria che viene definita “progressiva” e uno shape dei profilati che avvicina questo progetto alle nuove Trek da strada. Proprio il design delle tubazioni diventa un vero e proprio “family feeling design” dell’azienda a stelle e strisce. Abbiamo provato l’allestimento SL6 eTap.

Una bici tuttofare e anche divertente da usare sullo sterrato (foto Sara Carena)
Una bici tuttofare e anche divertente da usare sullo sterrato (foto Sara Carena)

L’aerodinamica sposa la funzionalità

La zona dello sterzo e la tubazione obliqua in particolare sono mutuati (o accostabili) dalla Emonda. Lo sterzo è sagomato e puntuto, ha quella protuberanza caratteristiche di Trek e la sezione superiore adotta quella caratteristica svasatura con l’inserto specifico.

L’obliquo è abbondante e voluminoso, ma qui c’è anche il vano portaoggetti (e non è una cosa da dimenticare) e proprio come per le stradali, sembra dare ulteriore sostegno all’intera bicicletta.

Non ci possiamo scordare della scatola del movimento centrale, che è larga 86,5 millimetri ed è uguale a quella delle biciclette da strada. Sono ormai lontani i tempi quando le Trek avevano il bottom bracket da 92. Questa bici è funzionale in ogni sua parte, ricca di dettagli e ognuno di questi collima alla perfezione con gli altri e con il concept del mezzo.

Come è fatta e come è allestita

Il telaio è la forcella sono in carbonio monoscocca OCLV500 con IsoSpeed. Entrambi presentano tantissimi punti di ancoraggio per parafanghi e borse da viaggio, che fanno di questa bici una viaggiatrice, ma capace di sorprendere nei percorsi tecnici.

Ha la trasmissione Sram Rival 1×12 e il comparto manubrio in alluminio Bontrager. Il reggisella ha lo stelo in carbonio, con un diametro da 27,2. Si può montare un reggisella telescopico? Si, è possibile, ma non è possibile montare una forcella ammortizzata. In alluminio sono anche le ruote, sempre Bontrager. Il modello è Paradigm Comp con canale interno da 25 millimetri e gommate con i tubeless Bontrager GR1 da 40. Inoltre, la Checkpoint permette il passaggio di pneumatici fino a 45 di sezione ed è possibile montare le ruote da 650b con gomme fino a 2,1”.

Le nostre considerazioni

La Trek Checkpoint è appagante nel design che risulta moderno, ma non eccessivamente ingombrante. Nonostante integri delle soluzioni non comuni, ad esempio l’IsoSpeed e alcune tubazioni che si spingono verso la ricerca aerodinamica, la bicicletta ha sempre quel tocco “classico” che non stufa, anche grazie ad impatto estetico quasi tradizionale.

Con i tubeless gonfiati correttamente non ha paura di fare qualche drop (foto Sara Carena)
Con i tubeless gonfiati correttamente non ha paura di fare qualche drop (foto Sara Carena)

Una geometria vantaggiosa

Come per la Emonda, anche in questo caso uno dei valori aggiunti del progetto è la geometria, che ovviamente è da contestualizzare nella categoria gravel. Il corpo del pedalatore è sempre ben centrato sul piantone, a tutto vantaggio del comfort, della stabilità e anche a favore di una distribuzione ottimale dei pesi.

L’orizzontale è lungo e aiuta a sfruttare una pipa corta; la stabilità nei tratti tecnici e l’agilità ne guadagnano. Inoltre non si è mai sbilanciati sull’avantreno e il muscolo del diaframma non si schiaccia. La respirazione e il comfort per la schiena ringraziano.

In conclusione

Una bicicletta facile, la Trek Checkpoint SL6 è questo prima di tutto. Va bene per chi vuole smanettare e aprire il gas, magari lontano dalle gare su strada. Nonostante la sua natura “morbida”, non c’è mai quel distacco eccessivo con il mondo road e le sue doti di trazione e stabilità sono ampiamente sfruttabili anche dagli amanti della mtb. E poi è veloce. E’ una bici che può essere caricata come un mulo, adatta al bikpacking, al viaggio e a quell’experience della quale tanto si parla.

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Trek tra le 100 aziende più influenti al mondo

15.04.2022
3 min
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Il celebre magazine americano TIME ha recentemente incluso Trek Bicycle nella sua “TIME100 Most Influential Companies. Si tratta di un elenco che comprende le 100 aziende che hanno in qualche modo avuto, e tutt’ora hanno, un impatto straordinario nel mondo. 

L’elenco finale si è ottenuto analizzando le centinaia di candidature arrivate da ogni settore. Dalla sanità all’intrattenimento, dai trasporti alla tecnologia, dagli editori ai corrispondenti di tutto il mondo, nonché da esperti di ogni tipo di settore. I selezionatori di TIME hanno valutato ciascuno di essi in base a fattori chiave, tra cui pertinenza, impatto, innovazione, leadership e successo.

Trek Bicycle è stata premiata per l’attenzione mostrata nel corso del 2021 verso l’ambiente e per il suo primo Rapporto sulla Sostenibilità.

Immagine promo con la quale è stata annunciata la presenza di Trek nella classifica “TIME100 Most Influential Companies”
Immagine apparsa sul sito di Trek con la quale è stata annunciata la presenza nella classifica “TIME100 Most Influential Companies”

La sostenibilità al centro

Lo scorso anno Trek è diventata la prima azienda di biciclette a portare a termine un audit completo delle emissioni e a condividere i risultati ottenuti nel proprio Rapporto sulla Sostenibilità. Questo rapporto è il primo del suo genere nel settore del ciclismo e ha aperto un grande dibattito su come le aziende di biciclette possano sfruttare la propria posizione per il bene dell’ambiente e delle persone. 

Il rapporto indica in maniera chiara i principali focus sui quali Trek sta lavorando in favore della sostenibilità. Stiamo parlando della riduzione della dipendenza dal trasporto aereo di merci, del consolidamento delle spedizioni ai rivenditori e della riduzione dei viaggi aziendali. Temi molto importanti sono l’aumento dell’uso di energia rinnovabile e di materiali alternativi. A questi si aggiungono la creazione di impianti di produzione a zero emissioni e la rimozione dei rifiuti di plastica.

Trek ha un occhio di riguardo verso la mobilità sostenibile
Trek ha un occhio di riguardo verso la mobilità sostenibile

Tante iniziative

Sono davvero numerose le iniziative messe in atto da Trek in favore dell’ambiente. Recentemente il brand ha creato la Trek Foundation per proteggere il territorio e sviluppare intere reti di sentieri per uso pubblico. Trek ha esteso BCycle, il suo programma di bike sharing, a più città degli Stati Uniti. Fornendo così l’accesso alla mobilità su due ruote a un numero ancora maggiore di persone. 

In Trek sono infatti convinti che un ruolo importante lo debba svolgere anche la singola persona con i suoi comportamenti individuali. 

L’azienda ha lavorato molto per abbattere il costo ambientale per la produzione e spedizione di ogni bicicletta
L’azienda ha lavorato molto per abbattere il costo ambientale per la produzione e spedizione di ogni bicicletta

Il pensiero di Trek

Chiudiamo con una considerazione da parte di John Burke, presidente di Trek Bicycle: «Le biciclette sono molto ecologiche, ma costruirle e spedirle richiede comunque un conto da pagare. Trek Bicycle a luglio è diventato il primo grande produttore di biciclette al mondo a quantificare tale conto pubblicando un rapporto sulla sostenibilità. Abbiamo rilevato che la produzione e la spedizione di ciascuna bicicletta emette la stessa quantità di carbonio di un’auto media che percorre 430 miglia. Contiamo ora di ridurre la nostra dipendenza dal trasporto aereo di merci, utilizzando materiali più sostenibili e consolidando le spedizioni. La nostra speranza è che altre aziende nel settore delle biciclette possano fare la stessa cosa».

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