Terapia, stretching e palestra: così Covi è tornato in corsa

03.06.2024
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L’infiammazione al tendine che ha rallentato la stagione di Alessandro Covi è rientrata totalmente. Nelle settimane che arrivano il corridore del UAE Team Emirates è pronto a recuperare il tempo perduto. La sua voglia di rivincita l’abbiamo già assaggiata in una precedente intervista, ora è il momento di capire come sia tornato in sella e competitivo. Per farlo ci viene in soccorso Victor Moreno, fisioterapista della squadra che ha seguito Covi durante l’infortunio. 

«Covi ha sentito male al tendine d’achille della gamba sinistra – dice Moreno – durante la Tirreno-Adriatico – ha continuato a pedalare per concludere la corsa. Contemporaneamente, crediamo a causa di una compensazione, gli è venuta un’altra infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio destro. In questi casi è sempre difficile capire la causa scatenante, è possibile che il volume e l’intensità della corsa sia stato un fattore determinante». 

L’infiammazione del tendine d’achille provoca un dolore forte che impedisce gran parte dell’attività sportiva (foto MyPersonalTrainer)
L’infiammazione del tendine d’achille provoca un dolore forte che impedisce gran parte dell’attività sportiva (foto MyPersonalTrainer)

Piccoli cambiamenti

Parlando con Covi era emerso che rispetto alla stagione precedente non era cambiato nulla per quanto riguarda la bici. L’unica cosa ad essere cambiata era la soletta delle scarpe, un modello nuovo che sembrava dargli maggiore stabilità. Tanto da cambiare le tacchette Shimano, passando dalle blu a quelle gialle. L’infiammazione del tendine ha poi costretto Covi a tornare alle blu durante questa stagione. 

«Penso che il problema possa essere legato a questo – dice il fisioterapista – il tendine lavorava maggiormente e ha subito un sovraccarico di lavoro. Cosa che si è ampliata con l’intensità della gara e il volume degli allenamenti. Anche se, ad inizio stagione, durante la preparazione invernale, non aveva dolori. Credo che lo sforzo elevato sostenuto alla Tirreno li abbia portati a galla».

La compensazione dovuta all’infiammazione al tendine d’achille ha provocato una seconda infiammazione al ginocchio destro (foto Instagram)
La compensazione dovuta all’infiammazione al tendine d’achille ha provocato una seconda infiammazione al ginocchio destro (foto Instagram)
Come avete reagito al problema?

Non abbiamo fermato del tutto Covi, ma abbiamo ridotto il carico di allenamento. Si è deciso di fargli fare meno intensità e meno ore in bici, questo è stato un fattore importante per il recupero. Sono state anche apportate delle modifiche alla soletta aggiungendo un poco di spessore per fare in modo che il tendine si rilassasse. 

Che terapia è stata fatta?

Tanto stretching e forza in palestra. Lo stretching riduce il dolore perché allunga i muscoli e “scarica” il tendine. La palestra, invece, è servita per rimodellare il tendine e per mantenere un livello alto generale. Con meno ore in bici era necessario tenere l’atleta allenato e in forma.

Lo stretching aiuta a scaricare il tendine e a guarire l’infiammazione (foto Igea Poliambulatorio)
Lo stretching aiuta a scaricare il tendine e a guarire l’infiammazione (foto Igea Poliambulatorio)
Sono stati utilizzati anche dei macchinari?

Il lavoro del fisioterapista è un mix di tutto. I macchinari servono per ridurre il dolore, nel caso di Covi abbiamo fatto tanta terapia laser e usato la Tecar. Però diventa fondamentale anche la palestra, per potenziare il muscolo. 

Rinforzare il muscolo aiuta a togliere l’infiammazione?

Sì, perché il tendine aiuta il muscolo a svolgere la propria funzione. Se questo è poco allenato allora il tendine si sovraccarica ed è facile che si infiammi. Scientificamente il miglior modo per recuperare da un’infiammazione al tendine è unire alla terapia del lavoro attivo. 

Infortuni a muscoli e tendini sono più frequenti a inizio stagione visto il minor livello di condizione (foto Instagram)
Infortuni a muscoli e tendini sono più frequenti a inizio stagione visto il minor livello di condizione (foto Instagram)
Covi è tornato a correre da un mese, ha recuperato pienamente?

Da due settimane lavora a pieno carico, ma si è trattato di un lavoro progressivo fatto settimana dopo settimana. Ha aggiunto ore in bici e intensità con costanza, per non affaticare il tendine. Il suo preparatore e io abbiamo fatto un lavoro congiunto. Appena finisce una gara mi chiama e mi aggiorna su come sta. 

Ha abbandonato la terapia?

Quella strumentale sì. Non fa più Tecar, laser o altro. Continua però a fare forza in palestra e stretching come lavori di prevenzione. Il suo calendario di gare prevede tanti impegni, ma è sempre controllato per evitare ricadute. 

Fortunato: l’esordio alla Tirreno e i passi verso il Giro

19.03.2024
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Il miglior italiano in classifica generale alla Tirreno-Adriatico è stato Lorenzo Fortunato con la sua 14ª posizione finale. Il folletto dello Zoncolan era al suo primo vero impegno di rilievo con la maglia dell’Astana Qazaqstan Team. Doveva esordire alla Vuelta a Andalucia, ma la protesta degli agricoltori ha rallentato il tutto e dei 450 e più chilometri previsti ne ha corsi solamente 5. Così il primo appuntamento è stato il Trofeo Laigueglia, terminato in 25ª posizione

Dopo la cancellazione della Vuelta Andalucia l’esordio di Fortunato è arrivato al Trofeo Laigueglia
Dopo la cancellazione della Vuelta Andalucia l’esordio di Fortunato è arrivato al Trofeo Laigueglia

L’esordio tra i due mari

Quando sentiamo Lorenzo Fortunato è appena partito verso la Spagna, direzione Catalunya per disputare la corsa a tappe spagnola. 

«Ho fatto l’ultimo allenamento venerdì – ci racconta – poi sono andato da un amico a fare dei massaggi e ora mi trovo qui al Catalunya. Quella scorsa è stata una settimana di recupero dopo le fatiche della Tirreno. L’unico allenamento lungo è stato quello di venerdì con 4 ore, insieme al “Ballero” (Davide Ballerini, ndr).

«Ho recuperato bene dalle fatiche – continua – la Tirreno è stata la prima corsa importante della stagione, ma non era in programma. Solo che dopo la cancellazione dell’Andalucia sono stato chiamato in causa: non ero al top della condizione, ma non è andata male. Alla fine in salita ero davanti, più o meno. Nella prima tappa impegnativa, quella di Valle Castellana, ho pagato quasi tre minuti. Nelle altre ho tenuto di più il ritmo dei primi».

La Tirreno-Adriatico non era in programma, ma il risultato è stato positivo
La Tirreno-Adriatico non era in programma, ma il risultato è stato positivo
Di fatto la Tirreno-Adriatico ha stabilito l’esordio in maglia Astana, come lo giudichi?

Positivo tutto sommato. Ci tenevo a fare bene vista la nuova maglia, infatti mi sono fatto trovare discretamente pronto. 

Un esordio tardivo, come hai tenuto il ritmo alto?

In altura sul Teide e poi con tanti allenamenti a casa, l’obiettivo non era essere al 100 per cento fin da subito. Mi sono messo a fare tanto dietro moto e con quello ho tenuto alto il ritmo in vista della Tirreno. I grandi obiettivi saranno più avanti, diciamo con i Grandi Giri e la stagione calda in generale.

Fortunato correrà il Giro con l’obiettivo di vincere una tappa, come nel 2021 sullo Zoncolan
Fortunato correrà il Giro con l’obiettivo di vincere una tappa, come nel 2021 sullo Zoncolan
Il Giro d’Italia sarà un primo obiettivo?

Sì. Finito il Catalunya andrò in altura per preparare la corsa rosa. Correrò meno rispetto al 2023, ma è una scelta presa di comune accordo con la squadra, in particolare con Mazzoleni. Nel ciclismo moderno correre un pochino meno aiuta a essere più brillanti. La scelta di non fare tante gare, ma molta preparazione, è dovuta anche al fatto che al Giro dovrò essere al top nella seconda e terza settimana, quando ci saranno le salite importanti

Quindi niente classifica generale?

Voglio fare come nel 2021, quando ho vinto sullo Zoncolan. Puntare alle tappe, senza stress. La classifica verrà fuori pian piano, ma non è un obiettivo. Alla fine il mio miglior risultato al Giro è un 15° posto finale: meglio una vittoria di tappa. 

Anche perché la squadra ha bisogno di punti e le tappe ne portano di più…

La classifica qualche punto lo porta, vedremo, chiaro che una tappa fa più gola. In Astana però non ho mai sentito questi discorsi. Noi corriamo per vincere, non per raccogliere punti, come fanno anche tanti altri team. In questo ciclismo molte squadre preferiscono piazzamenti sicuri.

Fortunato correrà due Grandi Giri nel 2024, prima il Giro e poi la Vuelta a fine stagione
Fortunato correrà due Grandi Giri nel 2024, prima il Giro e poi la Vuelta a fine stagione
Tu sei stato preso per far bene nei Grandi Giri e provare a vincere, senti questa pressione, in virtù della situazione della squadra nel ranking UCI?

Responsabilità sì, pressione no. In squadra non si respira un’aria diversa. E’ un tema sentito, non siamo messi benissimo, ma non c’è stress a riguardo, soprattutto su noi corridori. Ai piani alti indubbiamente si parlerà di questo, ma noi atleti ne siamo fuori. Dobbiamo fare del nostro meglio, come sempre. 

Alla Tirreno hai detto di non essere arrivato al 100 per cento, pensi di riuscire ad avvicinarti ai migliori? Alla top 5, ad esempio?

Penso che quando io migliorerò, durante la stagione, lo faranno anche loro. Alla Tirreno c’erano corridori che hanno vinto Giro e Tour, insomma il livello era alto. Arrivare nei primi cinque la vedo difficile, avvicinarmi di più assolutamente sì. 

Indossare la maglia di un team WorldTour ha cambiato qualcosa in gara?

Si riesce a correre un pelo più davanti, ma se non hai gambe serve a poco. Rispetto alla Eolo, dove arrivavo comunque con i primi, non sono mai da solo. Questa cosa mi dà una sicurezza maggiore, nel caso di problemi sai che hai qualcuno al tuo fianco. Essere più d’uno nei finali di corsa è utile, al Laigueglia, ad esempio, ero lì in appoggio a Scaroni e Velasco. 

Essere in una WorldTour apre le porte anche ad altri Grandi Giri: farai solo il Giro o ne hai altri in programma?

Dovrei farne due, l’altro dovrebbe essere la Vuelta. Due Grandi Giri in una stagione è un bel cambiamento, il calendario è stato modificato rispetto alle passate stagioni. Anche per questo ho iniziato più tardi del solito. Ora però andiamo verso il Giro, a piccoli passi.

Gandin saluta con qualche rammarico e qualche… sassolino

10.01.2024
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L’addio al ciclismo di Stefano Gandin non è passato inosservato, nonostante il corridore di Vittorio Veneto abbia messo alle spalle una sola stagione da professionista. Ha chiuso la sua esperienza con il ciclismo in maglia Corratec-Selle Italia. La decisione è stata annunciata qualche giorno fa, ma dentro di lui era arrivata ben prima. 

«Era un po’ che avevo preso questa scelta – dice Gandin – rimane un po’ di delusione, ma si guarda avanti. Avevo intuito fin da giugno che sarebbe stato difficile rimanere nell’ambiente. La botta morale, o almeno una parte, me l’ha data il Covid che mi ha fatto ritirare dal Giro d’Italia. Mi sono rotto la spalla ad agosto e una volta tornato a correre in Cina, a settembre, mi ero reso conto che la situazione era complicata. E’ stato un peccato, a ottobre c’erano delle belle occasioni per provare a mettersi in mostra, ma non è andata».

La stagione 2023 di Gandin è iniziata in Argentina ed è proseguita con il Trofeo Laigueglia (in foto)
La stagione 2023 di Gandin è iniziata in Argentina ed è proseguita con il Trofeo Laigueglia (in foto)
La Corratec era la tua unica opzione?

No. Ciò che mi ha fatto realmente stare male è stato il fatto che alcune persone nel mondo del ciclismo, che avrebbero dovuto fare i miei interessi, non hanno agito con trasparenza. Qualche squadra a giugno mi ha detto che avrei firmato, mapoi le carte in tavola sono cambiate ed eccomi qui.

Sempre professional o anche continental?

Mi hanno contattato anche delle continental, ma fin da subito ho detto che avrei continuato in squadre professional. Alcune mi hanno anche contattato, ma è andata come detto sopra. 

Con la Corratec c’è mai stato uno spiraglio di rinnovo?

Avevo capito fin da subito che non sarebbe stato possibile. La squadra avrebbe preso dei corridori dal WorldTour, con l’obiettivo di fare punti, e quindi i posti diminuivano. Altri ragazzi avevano un contratto di due anni, mentre il mio era in scadenza. La Corratec non mi ha mai dato parola per il rinnovo, su questo sono sereno: loro sono stati sinceri. 

Nel 2022, quando la Corratec era ancora continental, tre successi di tappa fra Romania e Venezuela (foto Espanalzola Group)
Nel 2022, quando la Corratec era ancora continental, tre successi di tappa fra Romania e Venezuela (foto Espanalzola Group)
Come mai nel 2023 avevi firmato per un anno solamente?

Con la Corratec ho sempre firmato il contratto minino, sia nel 2022 sia nel 2023. Il fatto di aver firmato per un anno solo è legato al fatto che anche se ero neo professionista non ero under 25. I corridori che passano professionisti e sono under 25 devono avere un contratto minimo di due anni. Quando io sono passato pro’, ero già oltre la soglia d’età. 

In che modo giudichi la tua stagione?

E’ stata complicata, si è trattata comunque della prima stagione da professionista. Ho fatto corse importanti come Tirreno-Adriatico e Giro d’Italia. In entrambe ho capito cosa vuol dire essere professionista. Ho fatto errori generali dovuti all’inesperienza e ho capito che il ciclismo è cinico

Facci un esempio…

Nel 2022 io e Rajovic siamo stati i corridori che hanno portato più punti alla Corratec. Io ora smetto e lui è nel WorldTour. Per me in sei mesi, dalla fine del 2022 a giugno 2023, è cambiato tutto, in negativo. Quello che avevo fatto prima era come se fosse stato cancellato.

La maglia dei GPM al Giro di Sicilia 2022. Lo scorso anno il salto tra i pro con la Corratec diventata professional
La maglia dei GPM al Giro di Sicilia 2022. Lo scorso anno il salto tra i pro’ con la Corratec diventata professional
Una sola stagione, anche se a 26 anni, è poco per ambientarsi nel ciclismo dei professionisti?

Sicuramente avevo un anno in meno di occasioni rispetto ai miei compagni, ma quando avevo firmato ero contento e convinto. Non ho rimpianti, sarebbe stato meglio se fosse andata diversamente ma così non è stato. Nonostante sia arrivato tardi al professionismo, ho comunque sofferto: un certo tipo di gare devi anche avere la possibilità di prepararle e di provarle

Come Giro e Tirreno?

Sogni di poter fare il risultato, ma la realtà è diversa. Bisogna partire da piccoli passi. Io per esempio alla Tirreno ho indossato la maglia dei GPM per un giorno. Non è molto, ma per essere la prima partecipazione non è andata male. Al Giro, invece, prima di ritirarmi per il Covid ero riuscito ad entrare in due lunghe fughe. 

Alla sua prima esperienza al Giro (chiuso anticipatamente per Covid) due lunghe fughe per Gandin
Alla sua prima esperienza al Giro (chiuso anticipatamente per Covid) due lunghe fughe per Gandin
Che consiglio ti senti di dare a chi, come te, entra nel professionismo non giovanissimo?

Per chi ha 19-20 anni forse è più semplice, si fa per dire, perché hai un contratto lungo sul quale lavorare. Al contrario, chi è più grande come me ha bisogno di esperienza e di una squadra che ti faccia crescere. Noi alla Corratec lo scorso anno avevamo solamente Conti come punto di riferimento. Quest’anno la cosa è già diversa con l’arrivo di Sbaragli, Mareczko e Bonifazio

Ora sai già cosa farai?

Ho ricevuto qualche proposta. Alcune nel mondo del ciclismo dal lato dell’abbigliamento o dei materiali, comunque fuori dalle gare. L’altra opzione che ho in mente è continuare gli studi e seguire quanto imparato all’ITIS, iniziando così una nuova vita. Vedremo…

Ciclo Appenninica Alte Marche, le strade che ospiteranno la Tirreno

05.01.2024
6 min
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Sono 200 chilometri a misura di ciclista, tracciati in una montagna russa naturale, alimentata dai pendii delle colline e colorata dalla flora e la fauna marchigiana. Si chiama Ciclo Appenninica Alte Marche e rappresenta il fiore all’occhiello di un territorio che ha deciso di puntare sul ciclismo e sul rispetto di chi lo pratica. Sono nove i Comuni che si sono uniti per la realizzazione di questo percorso permanente, promosso e coordinato dal distretto turistico Alte Marche

La dimostrazione che questo è un piccolo paradiso per le due ruote sarà il passaggio della Tirreno-Adriatico in programma il 9 marzo con la tappa Sassoferrato- Cagli(Monte Petrano): 180 chilometri che ripercorreranno per la gran parte la ciclovia, mostrando agli occhi di tutti questa preziosa tracciatura. Sarà l’occasione per ammirare i grandi campioni sfidarsi e battagliare, fino ad arrivare in cima al Monte Petrano, che nel 2009 vide Carlos Sastre arrivare a braccia alzate nel Giro d’Italia vinto poi da Denis Menchov. 

Cos’è la Ciclo Appenninica

Il ciclista non viene mai abbandonato. Per i 200 chilometri l’appassionato viene accompagnato costantemente da cartelli e punti di assistenza. Un percorso autonomo al servizio del pedalatore ad ogni grado di utilizzo della bici.

«La Ciclovia Appenninica Alte Marche (CAAM) – dice Alessandro Gualazzi responsabile di AG Eventi – va a coprire tutti i nove Comuni dello SNAI (Strategia Nazionale per le Aree Interne, ndr). E’ una tracciatura interamente tabellata, messa in sicurezza con cartelli di attenzione, segnali stradali molto frequenti. Infatti, si potrebbe fare anche tranquillamente senza avere un navigatore. Ogni incrocio o bivio è segnalato. Ci sono nove stazioni di ricarica, assistenza meccanica e di informazioni. I comuni sono stati ovviamente coinvolti e in questi due anni abbiamo fatto e stiamo facendo una campagna di promozione presso fiere ed eventi. Ora che la ciclovia è operativa, saranno le strutture e i tour operator a darle linfa vitale per animarla.

«Il percorso CAAM – va avanti Gualazzi – può essere affrontato da qualsiasi appassionato. Sono 200 chilometri con 3.500 metri di dislivello. I più allenati la possono concludere tutta d’un fiato, ma per come l’abbiamo pensata, la si può pedalare in più giorni. Le strutture sono sparse nei nove Comuni. Sono presenti come detto le colonnine di ricarica per far sì che anche chi non è allenato e la vuole fare con la e-bike abbia tutto a disposizione per godersela».

Uno sguardo al futuro

Questo progetto vuole animare e rendere alla portata di tutti le Alte Marche, per mostrarne le eccellenze. Tra queste sicuramente, l’enogastronomia è un asset importante di questo territorio. 

«Le Alte Marche – spiega Gualazzi – rappresentano un territorio ricco di cultura, creatività, storia e tradizioni. L’enogastronomia è un altro settore che eccelle da queste parti. Infatti, un’altra chiave di lettura per questo territorio è anche quella di scoprire gli affascinanti borghi, esplorare i tanti spazi artistico-creativi attraverso tappe culinarie che si alternano tra un comune e l’altro. In questo senso stiamo realizzando un itinerario cadenzato da assaggi e soste a tema enogastronomico.

«Stiamo lavorando – conclude Gualazzi – per renderla ancora più accessibile con tracciature che comprendono sentieri offroad che strizzano l’occhio al gravel e alla MTB. L’evoluzione non si ferma e i nove comuni sono volenterosi nel sostenere questo progetto: Acqualagna, Cagli, Piobbico, Apecchio, Cantiano, Sassoferrato, Arcevia, Serra Sant’abbondio, Frontone».

Pedalare in sicurezza

La sicurezza è un argomento molto caro a questo territorio. Su queste strade infatti, si allenava Michele Scarponi e proprio in cima al Monte Petrano è presente un memoriale dedicato al ciclista di Filottrano e alle vittime della strada.

Per uno sguardo tecnico e attento sul percorso ci siamo affidati a Giacomo “Zico“ Pieri, ultracycler di Cagli, classe 1973, mental coach e detentore di record mondiali per everesting. 

«Nella Ciclovia Appenninica Alte Marche – spiega – le strade sono curate benissimo. Il manto stradale è ottimo e il traffico è praticamente inesistente. Le strade con più macchine vengono affrontate per tratti molto brevi. Questo percorso è un modo per scoprire nove Comuni, stretti tra città d’arte e protetti dalle cime del Monte Catria, Monte Nerone e Monte Petrano». 

La tappa

La CAAM è pronta ad accogliere il turismo a pedali in ogni sua forma e declinazione. Tant’è vero che la Tirreno Adriatico ricalcherà gran parte di queste strade nella sesta tappa. Zico su queste strade ci è cresciuto e ha anche raccolto il record mondiale per 11 everesting consecutivi (11 giorni, 23 ore e 46 minuti, con 2.252 chilometri e 89.650 metri di dislivello) sul Monte Petrano su cui sarà posto il finale della sesta frazione.

«Sostanzialmente la tappa è strutturata su un percorso collinare – spiega Zico – quindi non con grandi salite. Insomma tutte colline piacevoli anche da scalare. Non si va mai sopra i 600 o 700 metri di altitudine. Con pendenze che si alternano tra 5 e 7 per cento in salite da 3-4 chilometri. La tappa quindi parte vallonata per poi finire sul Monte Petrano. 

«Per me il Petrano è la salita del cuore – dice Zico – solo quest’anno credo di essere arrivato a 1.200 scalate. Su di essa ho fatto tre record mondiali e ci ho passato anche l’infanzia. Tecnicamente è un’ascesa di 10 chilometri all’8 per cento di pendenza media, che però un po’ inganna. Nel senso che i primi 5 chilometri sono abbastanza ostici, soprattutto i primi 2. Direi che la prima metà è più dura da scalare e la seconda metà si lascia un po’ più pedalare. Però è una montagna abbastanza scoperta dal punto di vista dei venti. Se si trovano condizioni di vento forte diventa veramente dura. Nel 2009 venne fuori una tappa spettacolare e sono sicuro che anche a questa Tirreno il Petrano sarà protagonista e teatro di sfide».

visitaltemarche.it

La Tirreno di Ballerini: solo fatica o anche lavoro buono?

13.03.2023
3 min
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Alla Tirreno si fatica di brutto. E se magari le prime due tappe in linea sulle strade toscane hanno concesso il tempo per tirare il fiato, la tripletta dalla quarta alla sesta e poi la stessa tappa conclusiva di San Benedetto del Tronto con i suoi 1.700 metri di dislivello hanno segnato le gambe dei corridori. Le tappe e il freddo in cui si è corso nel giorno di Sassotetto. E così la corsa, che solitamente veniva utilizzata da alcuni corridori per fare la gamba in vista della Sanremo, ha forse cambiato profilo e funzione.

Nel WorldTour dal Covid in poi non ci sono più gare di preparazione e tantomeno da prendere sotto gamba. Resta da vedere poi in che modo metabolizzare certe fatiche, come spiegava sabato Davide Ballerini sul traguardo di Osimo. Piegato sul manubrio, cercando l’ispirazione per togliersi dal rettilineo di arrivo e tornare al pullman.

«Tutte queste fatiche – diceva – sono a buon fine? Vedremo. Sono stati tre giorni difficili, anche se è stata dura dall’inizio. Percorsi sempre impegnativi, tappe da cinque ore e passa. Ho cercando di tenere più duro possibile ogni giorno. Poi quando le gambe non me lo permettevano, ho cercato di fare gruppetto. I dati in corsa si guardano relativamente, si cerca sempre di dare il massimo per la squadra. Se poi sarà stato utile, ve lo dirò il mese prossimo…».

Nel giorno di Sassotetto, quinta tappa, Ballerini è stato in fuga
Nel giorno di Sassotetto, quinta tappa, Ballerini è stato in fuga

Prima la Sanremo

Ballerini ha la preferenza scritta nel nome, ma prima della Roubaix che gli mangia i sogni, è atteso sabato prossimo alla sfida di Sanremo, in cui si vede di supporto per Alaphilippe più che primo attore.

«Non sto male – spiegava – anche se oggi (sabato, ndr) ho pagato la fuga di venerdì verso Sassotetto. Però da metà gara sono stato molto meglio e speriamo sia il segno della condizione che sta crescendo. Se così sarà, è quello che volevo perché quest’anno punterò tutto sulle classiche. La settimana di avvicinamento sarà nel segno del recupero. Voglio riposare e recuperare le forze il più possibile fino a Sanremo. Non parliamo della Milano-Torino né di sopralluoghi sul finale della Sanremo. Sono stato a farci un giro il mese scorso. Ho visto bene le discese e so quanto sia importante recuperare bene. Non è una gara facile. Dopo 300 chilometri serve energia. Ovviamente vedremo come sta Alaphilippe. Il mio spazio semmai me lo devo un po’ procurare. Lo avrò solo se riesco a scollinare, ma non sarà facile».

Dopo la tappa di Foligno, Ballerini assieme ad Alaphilippe
Dopo la tappa di Foligno, Ballerini assieme ad Alaphilippe

Corsa d’attacco

Nello stesso giorno di Osimo, la trenata di Van Aert sul Muro di Costa del Borgo ha fatto vedere che anche la condizione del grande belga è in crescita, per cui si va delineando una Sanremo nel segno degli attaccanti, più che bloccata a logiche da velocisti. L’eco delle vittorie di Pogacar dalla Parigi-Nizza rafforza questa sensazione.  Ma Ballerini oppone le mani, come a rifiutare l’invito e chiarisce il suo punto di vista.

«Nella mia testa c’è la Roubaix – ha ribadito prima di sparire fra i corridori alla volta dei pullman – sempre la Roubaix, senza nulla togliere alla Sanremo. Bisogna anche essere realistici, si vedrà sabato se riuscirò a scollinare davanti. Di sicuro in quel caso non mi tiro indietro, però vediamo come sta la squadra, come sta “Loulou”. Sappiamo che lui può fare la differenza come gli è già successo. Quindi vediamo: abbiamo più di una carta da giocarci». 

Fabbro, lavori in corso per un 2023 di rivincite

16.01.2023
4 min
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Il suo contratto è in scadenza al termine di questa stagione. Per Matteo Fabbro la Bora Hansgrohe ha rappresentato una svolta nella carriera che lo ha portato al ciclismo WorldTour al fianco di campioni e con responsabilità mai banali. L’anno scorso, complice una bronchite arrivata in un momento delicato, subito dopo la Tirreno-Adriatico, non è riuscito a disputare corse al livello delle sue aspettative. Il 27enne friulano nel 2020 e 2021 ha dimostrato di essere un ottimo gregario con anche tanto margine di crescita personale.

In cerca del giusto spazio per cogliere l’occasione giusta, viene da sé che il 2023 sarà un anno spartiacque sia per l’età che per la sua carriera. Così Matteo ha accettato di darci qualche spunto e aspettativa sulla stagione alle porte.

A dicembre Matteo Fabbro è stato in ritiro con la squadra a Mallorca
A dicembre Matteo Fabbro è stato in ritiro con la squadra a Mallorca
Sei già stato al caldo per il ritiro invernale?

Sì, abbiamo fatto un ritiro a dicembre a Mallorca e a gennaio siamo liberi. Io andrò per conto mio a Gran Canaria e poi andrò diretto alla Volta a la Comunitat Valenciana il 1° febbraio. 

Come sta andando la preparazione?

Buone sensazioni, tutto nella norma. Abbiamo affrontato una preparazione diversa dall’anno scorso perché nel 2022 era più incentrata sul Giro d’Italia. Quest’anno mi preparo lo stesso per il Giro, ma sto cercando di avere un po’ più spazio nelle corse prima e quindi farmi trovare pronto

Quali obiettivi ti ha indicato la squadra?

Essere di supporto al Giro per Vlasov e, se ci sarà l’opportunità, di giocare le mie carte magari con attacchi da lontano oppure su alcune tappe diciamo che mi lasceranno un po’ più di libertà. Siamo i vincitori uscenti con Hindley quindi avremo gli occhi puntati addosso. Ci ripresentiamo con una squadra forte, ma riconfermarsi non è mai facile. Vedremo a ridosso quale sarà la condizione. A me basta non ammalarmi prima e dover dare forfait come ho dovuto fare l’anno scorso a causa della broncopolmonite dopo la Tirreno-Adriatico.

Per questo il tuo 2022 non ha brillato?

E’ stato un brutto anno. Ho fatto uno stop di tre settimane post Tirreno appunto senza toccare la bici. Una battuta d’arresto così lunga in quel periodo è cruciale per tutta la stagione. Infatti ho iniziato ad avere buone sensazioni e andare forte a fine 2022 come al Lombardia, ma ormai le occasioni erano sfumate. 

Matteo Fabbro è del 1997, è passato pro’ nel 2018. Al termine del 2023 scadrà il contratto con la Bora-Hansgrohe
Matteo Fabbro è del 1997, è passato pro’ nel 2018. Al termine del 2023 scadrà il contratto con la Bora-Hansgrohe
Quali sono i tuoi appuntamenti importanti del 2023?

Dovrei fare Giro e Vuelta, però manca ancora tanto, le variabili sono infinite, quindi mi pongo degli obiettivi più vicini che sono andare forte al Giro e al Catalunya. 

Quindi al giro sarete presenti con altre punte?

Hindley non difenderà la maglia rosa, ma ci saranno Vlasov e Kamna che punteranno alla classifica. Noi saremo tutti di supporto e qualora ci fosse l’occasione saremo pronti a giocarci le nostre carte. 

Ti sei già fatto un’idea dei percorsi?

Quello della Vuelta non è un brutto percorso, ma secondo me il Giro è ancora più duro. Penso che sarà simile a quello del 2020. Ci sono tappe lunghe e specialmente l’ultima settimana non perdonerà. Specialmente quello che verrà sprecato nella prima parte, si pagherà alla fine. Ci sono due crono da non sottovalutare. Sulla carta è a mio avviso più impegnativo del 2022. 

Il tuo contratto scadrà a fine stagione, come vivi questa situazione?

Sicuramente da una parte è uno stimolo. Io sono motivato a riscattarmi dalla stagione scorsa penalizzata dagli infortuni e vicende varie. Ho passato un anno a rincorrere la condizione e sicuramente proverò a farmi vedere nella prima parte. Non farò a malincuore la Tirreno, perché è una corsa cui tengo particolarmente. Però sarò al Catalunya e vedendo il percorso, non è semplice nemmeno quello. 

Fabbro alla Vuelta ha visto crescere la sua condizione dopo un 2022 in salita
Fabbro alla Vuelta ha visto crescere la sua condizione dopo un 2022 in salita
Tornando alla tua preparazione, hai fatto modifiche durante l’inverno?

Ho modificato un po’ la posizione in ritiro e mi sono arretrato leggermente. Poi sono passato al manubrio aero della Roval, perché quello che usavo era un modello precedente. 

Come mai questo arretramento?

Mi sentivo un po’ scomodo. La mia sensazione era quella di non riuscire a chiudermi specialmente quando mettevo le mani basse. Da quando ho iniziato a pedalare questo inverno in ritiro, con i tecnici Specialized abbiamo deciso di fare questa piccola modifica. 

Sono cambiamenti di posizione naturali o è dovuto ad altro?

Ero molto estremo prima, al limite in avanti. Un altro elemento che ha forse inciso è l’aver cambiato le scarpe. Avevo le S-Works ed essendo andate fuori produzione da quest’anno sono passato alle Ares. Siamo arrivati a questa conclusione. Ogni tanto ci sta fare qualche piccolo cambiamento. Poi si parla di millimetri, finezze che a livello mentale rappresentano accortezze che possono aiutare. 

Pogacar e Dmt: c’è l’accordo fino al 2027

19.03.2022
3 min
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Tadej Pogacar e Dmt rinnovano oggi, in occasione della Milano-Sanremo, prima grande Classica della stagione, il proprio e “fruttuoso” accordo di collaborazione. Un “deal” importante, considerando la scadenza di questa partnership di sponsorizzazione che le parti hanno fissato, pensate, al 2027! Ancora 5 anni di contratto e di sviluppo del prodotto attendono dunque il campione sloveno, che con le calzature Dmt ha già fissato nel proprio albo d’oro ben due Tour de France, oltre a Classiche Monumento del calibro di Lombardia e Liegi Bastogne Liegi. E la strada da percorrere, in termini di successi prestigiosi, immaginiamo, sarà ancora molto, ma molto lunga…

Pogacar e Dmt hanno chiuso una collaborazione fino al 2027
Pogacar e Dmt hanno chiuso una collaborazione fino al 2027

Lo sviluppo del prodotto

La collaborazione sportiva tra il brand calzaturiero di Bonferraro di Sorgà (Verona) ed il grandissimo campione sloveno si è avviata nel 2019. Partita come una vera e propria scommessa, la partnership si è rivelata da subito vincente. Nel 2020 Pogacar ha conquistato il suo primo Tour de France a soli 20 anni, lo ricordiamo tutti, con quella crono il penultimo giorno di gara dove ha letteralmente strappato la maglia Gialla al connazionale Primoz Roglic. Dopo un brillante bis in occasione del Tour 2021, oltre alle già citate vittorie nelle “Monumento” Liegi-Bastogne-Liegi e Lombardia, non va dimenticato che Pogacar con Dmt ha lasciato il segno anche alla Tirreno Adriatico e all’UAE Tour (entrambe le due brevi corse a tappe WorldTour sono state “centrate” sia nel 2021 che nel 2022).

«Siamo estremamente orgogliosi ed entusiasti – hanno dichiarato Federico e Philippe Zecchetto, i proprietari del Gruppo Zecchetto al quale il brand Dmt fa parte – di poter annunciare il rinnovo fino al 2027 di questo importantissimo accordo di sponsorizzazione con quello che tutti consideriamo il corridore più forte al mondo. Questa è una relazione sportiva unica, siglata da un giovane campione che si affida ad un brand che con lui non vuole porsi alcun limite in termini di successi e di sviluppo dei prodotti futuri».

Pogacar ha aggiunto alla sua già lunghissima lista di successi anche la Strade Bianche, considerata la “sesta monumento”
Pogacar ha aggiunto alla sua già lunghissima lista di successi anche la Strade Bianche, considerata la “sesta monumento”

Il modello preferito? KRSL 

In questi primi anni con Dmt, Tadej Pogacar ha optato per il comfort, il design e per la scelta future-vintage dei… lacci. E indossando il modello KRSL lo sloveno non ha davvero posto alcun limite ai propri sogni di gloria…

Questa specifica calzatura Dmt si caratterizza per essere una scarpa estremamente leggera (appena 205 grammi nella misura 42, la regolabilità dei tacchetti anteriore e posteriore di 8mm…) merito della tomaia ultraleggera e “mono-pezzo” senza cuciture in 3D Engineered Knit – una vera e propria “specialità della casa” in Dmt – della suola anatomica realizzata in fibra di carbonio SL con spessore variabile e delle strutture in maglia estremamente traspiranti a garanzia sia dell’eliminazione dei punti di pressione quanto di un comfort davvero elevatissimo.

Dmt

Val di Cecina e dintorni senza segreti grazie a Tuscany Love Bike

03.03.2022
6 min
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Sulle dolci colline della Val di Cecina, nel Relais La Pieve Vecchia di Riparbella, c’è un team femminile ben organizzato – la Liv Racing Xstra – che ha deciso di passarci il proprio ritiro invernale. Un piccolo angolo di paradiso in provincia di Pisa da cui si vede il mare con le sue famose Spiagge Bianche (già in terra livornese) lontano solo 10 chilometri in linea d’aria. E la mattina, quando il sole inizia a scaldare l’aria, le ragazze della formazione WorldTour olandese partono per allenarsi nei dintorni guidate da una ciclista che indossa la maglia di Tuscany Love Bike.

Ma quali strade fanno? E perché hanno scelto la Costa degli Etruschi – dove si correva l’omonima gara per pro’ dal 1996 al 2017 – rispetto all’attuale Calpe in Spagna? Queste risposte (e tante altre informazioni) ce le dà Silvia Parietti, campionessa italiana nel 2005 ed ora guida cicloturistica sportiva proprio per Tuscany Love Bike. Con lei abbiamo approfondito il discorso della sua attività partendo proprio dal contatto con la Liv Racing Xstra.

Silvia Parietti fa la guida cicloturistica sportiva a Vada, in provincia di Livorno. Nel 2005 vinse il campionato italiano elite
Silvia Parietti fa la guida a Vada, in provincia di Livorno. Nel 2005 vinse il campionato italiano elite.

Bronzini al telefono

«A fine 2021 – racconta la 43enne di Vada, elite dal 1999 al 2009 – mi aveva chiamato Giorgia Bronzini (sono state compagne di squadra alla Gauss nel 2008, ndr) per chiedermi se qua vicino ci fosse una bella struttura che potesse ospitare la sua squadra e se di conseguenza potessi disegnare per loro gli itinerari degli allenamenti. Naturalmente mi sono subito attivata. Non dimentichiamoci che in questa area tra la fine degli anni ’90 e inizio anni 2000 venivano quasi tutte le squadre pro’ in ritiro.

«Le ho trovato da dormire – prosegue la Parietti, che è anche consigliere dell’ACCPI nella campagna per la sicurezza del ciclista – e poi ho creato percorsi, sempre all’interno di un anello di strade, in base alle esigenze dei lavori da fare, come le ripetute. Ho scaricato tutte le tracce gpx da dare alle sue atlete e agli stessi diesse in modo che fossero tutti autonomi. Durante il ritiro sono uscita in bici con loro per qualche giorno, accompagnandole nei posti migliori in cui pedalare con tranquillità».

Il primo ritiro della LIX Racing-Xstra si è svolto proprio in Toscana (foto Michiel Maas)
Il primo ritiro della LIX Racing-Xstra si è svolto proprio in Toscana (foto Michiel Maas)
Silvia quando hai iniziato questo lavoro?

Ho iniziato nel 2009 durante il mio ultimo anno da elite. Già all’epoca disegnavo itinerari per turisti o amici e mi appoggiavo ad altri organizzatori. Poi mi sono messa in proprio aprendo la mia società insieme ad altri collaboratori. Ho fatto tutti i corsi necessari di Federciclismo, alcuni dei quali durante il periodo del lockdown 2020, conseguendo anche i vari brevetti di guida. Mi piace il mio lavoro perché alla fine rappresentiamo un territorio e vogliamo che il cliente rimanga contento sotto ogni forma.

Come è strutturata la tua figura?

A livello di legislazione, non siamo autorizzati a dare informazioni turistiche o artistiche. A quello pensano le guide ambientali, con cui collaboro e che incontro quando porto un mio gruppo in un determinato posto nel quale servono le loro spiegazioni. Su questo servirebbe una maggiore uniformità dando anche a noi l’abilitazione a dare le informazioni turistiche. Certo, durante la pedalata ci può stare che io ne dia, ma in realtà mi limito sempre a raccontare aneddoti legati alle mie precedenti uscite. Oppure legati alla mia carriera, alle ex compagne o alle gare della zona.

Qual è il target medio dei tuoi clienti?

Naturalmente, ho sia italiani che stranieri. I primi per la maggior parte arrivano dal Nord e sono per lo più famiglie che vogliono scoprire l’entroterra in modo tranquillo. Dall’estero invece arrivano molti olandesi, svizzeri, tedeschi e britannici. Loro vogliono girare il più possibile, sia su strada che fuori. Un giro classico che tutti mi chiedono e che facciamo è quello in mezzo ai vigneti con fermate di degustazione. Spesso nelle cantine in cui andiamo, faccio arrivare anche altri produttori come quelli di miele, salumi, pasta e olio. Viceversa faccio la stessa cosa quando facciamo tappa in un frantoio della zona. E così via, cerco sempre di coinvolgere le attività con cui lavoro.

La tua Tuscany Love Bike noleggia anche le bici?

No, ma ci appoggiamo a negozianti di fiducia della zona. Lì si possono affittare le bici normali, da corsa ed anche le e-bike. Ora ci stiamo attrezzando anche con le gravel perché sono molto richieste. E’ la moda del momento, ma sono perfette per le nostre strade bianche. Con quelle si respira la vera essenza toscana.

Alaphilippe trionfa a Pomarance (davanti a Van Avermaet e Bettiol) nella seconda tappa della Tirreno-Adriatico 2019
Alaphilippe trionfa a Pomarance nella seconda tappa della Tirreno-Adriatico 2019
La tua zona è terra di ciclismo e di campioni. C’è qualcuno che ti chiede itinerari legati alle grandi corse?

Onestamente è difficile dire quali siano le strade più famose qua attorno. Tra classiche toscane per pro’ o dilettanti, Giro d’Italia o Tirreno-Adriatico abbiamo sempre tante corse. Diciamo che potrei portare più spesso i miei gruppi a Pomarance. Negli ultimi anni ci è arrivata tre volte la Tirreno-Adriatico. Ero presente nel 2019 quando vinse Alaphilippe (nel 2016 successo di Stybar, nel 2017 di Geraint Thomas, ndr). L’aspetto che caratterizza quella zona è il poco traffico. Le strade sono in mezzo al verde dei boschi locali. Un contesto ideale per pedalare e magari trovare l’ispirazione dei campioni.

Qual è la zona in cui porteresti obbligatoriamente un gruppo non necessariamente appassionato di ciclismo?

Difficile dire anche questo. La zona dei soffioni geotermici di Larderello, ad esempio, merita tantissimo. Ma direi senza ombra di dubbio la via Bolgherese, tra Bibbona e Castagneto Carducci. E’ una strada parallela alla Via Aurelia che passa più all’interno delle prime colline. Ci sono i nostri classici mangia e bevi in mezzo alla natura che profumano di vera Toscana. Poi a metà c’è quel bellissimo drittone ondulato di 5 chilometri con i cipressi che porta a Bolgheri. Quello è un giro immancabile a mio avviso. Vi aspetto a farlo assieme, non ve ne pentirete.

DMT Tirreno Adriatico

Dmt alla Tirreno? E’ la scarpa ufficiale

09.03.2021
3 min
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Siete pronti per la Tirreno Adriatico? Bene, perché c’è qualcuno che è ancora più pronto di noi e che ha già allestito truck e mezzi per seguire la Corsa dei Due Mari, tutti i giorni, in carovana, in veste di partner commerciale. Parliamo di Dmt, il brand italiano produttore di calzature tecniche per ciclismo, che della edizione 2021 della “Tirreno” è titolare della qualifica di “scarpa ufficiale”.

KR1: sigla vincente…

Dmt, letteralmente “ai piedi” di Pogacar, Viviani, dei team Intermarchè Wanty Gobert ed Eolo Kometa, e di moltissimi altri atleti in gruppo, “parteciperà” dal 10 al 16 marzo prossimo alla gara WorldTour con un proprio mezzo brandizzato. Questa iniziativa ha il triplice obiettivo di supportare i propri atleti in gara, di promuoversi, ovviamente, oltre a quello di creare una fitta scaletta di incontri itineranti, presso le località sia di partenza che di arrivo di tappa, con la propria rete di rivenditori ufficiali.

Dmt: le scarpe del Tour

«In modo particolare – ci ha confidato Mauro Scovenna, Events specialist Diamant – daremo l’opportunità tutti i giorni e a tutti gli interessati, presso il nostro riconoscibilissimo truck, di provare la fantastica calzata delle Dmt KR1 e delle KR TdF: le scarpe che Tadej Pogacar ha portato al successo al Tour de France 2020. Queste ultime erano state originariamente progettate come prototipo di prova per lo stesso giovane corridore sloveno, che poi però ha deciso di indossarle durante la sua impressionante e spettacolare rincorsa verso la vittoria».

Mauro Scovenna, Events specialist Dmt
Mauro Scovenna, Events specialist Diamant
Mauro Scovenna, Events specialist Dmt
Mauro Scovenna, Events specialist Diamant

Costruzione innovativa

«Un grandioso successo anche per noi di Dmt – continua Mauro Scovenna – la costruzione di queste calzature è decisamente innovativa. E’ caratterizzata da una tomaia senza cuciture e da una rivisitazione della classica/storica chiusura con i lacci. Il comfort è eccezionale, ed è conferito in modo particolare sia dalla leggerezza che dalla traspirabilità e della metodologia di costruzione: la nostra brevettata Engineered Knit, che elimina i punti di pressione adattandosi al piede dell’atleta davvero come un guanto, e permettendo un trasferimento di energia solido, potente e stabile grazie anche alla esclusiva suola anatomica in fibra di carbonio».

dmtcycling.com